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Autore: Laylath    15/04/2013    1 recensioni
Che cosa sarebbe successo a tutti loro? Potevano continuare a proteggersi a vicenda?
In poche ore gli uomini di Mustang ricevono l'ordine di trasferirsi negli angoli più pericolosi del paese: gli scacchi vengono allontanati dal loro re.
E' il pedone che, in poche ore, deve fare i conti con le paure e i dolori della separazione e alcuni tremendi sospetti; perché ogni pezzo è indispensabile alla vittoria finale.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Team Mustang
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Qualche mattina dopo il cortile dell’ospedale era più tranquillo del solito. In genere c’era un viavai di pazienti e visitatori, ma in quel momento non stava passando nessuno. Si vedevano solo due soldati, seduti su una panchina.
“Perché non siamo andati anche noi a prendere il sottotenente Havoc alla stazione?” si lamentò Fury con il broncio.
“Breda è più che sufficiente. – gli rispose Falman seduto a braccia conserte – Noi aspetteremo qui il loro arrivo e quello del dottor Marcoh”
Il ragazzo fissò l’acciottolato del giardino dell’ospedale per qualche secondo e poi alzò lo sguardo verso l’edificio, nel punto dove c’era la camera del colonnello.
“Cosa pensa che gli stia dicendo il generale Grumman?” chiese pensieroso. La visita del generale quella mattina era stata del tutto inaspettata: il colonnello aveva chiesto loro di uscire e questo voleva dire che le questioni che si dovevano trattare erano davvero importanti.
“Secondo me quello che ti ho detto qualche sera fa – disse Falman guardando anche lui verso quella direzione – Credo che il colonnello stia per diventare generale dell’est.”
“Ma può diventarlo? – chiese il giovane riflettendo – Fra colonnello e generale ci sono diversi gradi di mezzo”
“In condizioni normali è ovvio che il colonnello dovrebbe avere prima altre promozioni. Ma, considerato quanto è successo, non penso che possano venire fatte opposizioni per questo salto di carriera… in fondo il suo contributo alla battaglia finale è stato enorme”
Fury annuì sorridendo, rassicurato dalle parole di Falman.
Era veramente felice di aver di nuovo la quieta compagnia del suo compagno. Stare seduto con lui su quella panchina a godere di quella soleggiata mattina primaverile lo faceva sentire tranquillo e rilassato. Alzando gli occhi al cielo domandò
“E’ molto diverso il cielo a Briggs?”
“Il cielo è sempre lo stesso, Fury – gli spiegò l’uomo – cambia solo il posto dove stai tu. Però devo ammettere che tra quelle montagne innevate assume una purezza tutta particolare. E’ come se fosse incontaminato”
“Un giorno vorrei proprio vederla la famosa parete di Briggs. E’ così enorme come dicono?”
“Sono certo che ti lascerebbe a bocca aperta.”
“Però vorrei solo vederla: non mi piacciono i posti troppo freddi. E, da quello che mi ha detto, Briggs è esageratamente freddo” affermò con decisione il giovane
Falman ridacchiò e gli diede un colpetto sulla spalla
“Un soldato piccolino come te farebbe fatica con tutta quella neve: è meglio tenerti al caldo. Però ti prometto che un giorno ti porterò a visitare quel posto, magari in primavera quando fa meno freddo”
“Davvero lo farà, signore?” esclamò Fury con gli occhi che gli brillavano per l’emozione
“Certamente…”
Avrebbe anche aggiunto altro, ma scattò improvvisamente in piedi e si mise sull’attenti. Fury guardò in avanti e imitò subito il suo compagno, mentre il generale Grumman usciva dall’ospedale accompagnato da diversi soldati tra cui il tenente Hawkeye.
Proprio la donna, dopo aver scortato l’uomo per metà cortile si staccò dal gruppo e andò a raggiungere i due colleghi.
“E’ andato tutto bene, signora?” chiese Fury come si fu accostata a loro
“E’ tutto a posto, sergente. Non c’è nulla di cui preoccuparsi”
“Ma cosa si sono detti il generale e il colonnello?”
“Questo non lo so. Io ero fuori dalla stanza, assieme al resto della scorta; – sorrise - ma a prescindere da quello che succederà noi dobbiamo essere pronti a fare quello che ci ordinerà il colonnello, capito?”
“Certo, signora”
Rivedere il tenente in divisa dopo tanto tempo faceva sicuramente un certo effetto. L’ultima volta era stato quando si erano salutati prima che lui partisse per Fotcett e allora c’era tanta tensione nella sua persona. Adesso era tornata la figura autorevole e rassicurante di sempre, nonostante la leggera fasciatura che si vedeva sporgere dal colletto della divisa.
“Signora, posso chiederle una cosa?” domandò perplesso
“Dimmi pure”
“Perché non chiede al dottor Marcoh di guarire del tutto anche la sua ferita?”
La donna lo fissò sorpresa e poi sorrise
“La pietra filosofale per quanto potente ha comunque dei limiti e non potrà essere usata per sempre. – spiegò – Come puoi vedere per la mia ferita è bastata la comune medicina. Preferisco che guarisca da sola e che il potere della pietra venga usato per chi ne ha davvero bisogno, come Havoc o il colonnello”
Fury stava per ribattere, ma Falman disse
“E a proposito di Havoc, eccolo lì assieme a Breda”
Il sergente girò lo sguardo verso i cancelli dell’ospedale e si illuminò felice.
“Sottotenente!” esclamò correndo verso i due che avanzavano
“Ehi, Fury! – sorrise Havoc dalla sedia a rotelle, stringendogli la mano – Allora, ragazzo, ne hai di cose da raccontarmi, vero?”
“Tantissime, signore!” annuì con entusiamo il giovane, mentre venivano raggiunti da Falman e dal tenente.
“Bentornato, sottotenente Havoc” sorrise la donna
“Salve, signora – salutò il biondo accendendosi una sigaretta e mostrando il suo sorriso furbo – Mi si dice che il colonnello ha bisogno di me, e quindi eccomi qui pronto a riprendere servizio”
“Non hai perso tempo. Sei venuto già in divisa” commentò Falman
“Beh, le infermiere saranno pur soggette al fascino di un militare, no?”
“Mi dispiace per te – esclamò Breda – ma con il colonnello in pigiama non hai nessuna possibilità”
La faccia di Havoc fu così comica che tutti scoppiarono a ridere.
Ridendo, Fury pensò che l’aria primaverile era davvero adatta ad incorniciare quel quadro così idilliaco: si respirava finalmente un clima sereno, come le tante volte che avevano scherzato durante le pause dal lavoro. Adesso Central City gli sembrava meno ostile del previsto.
 
“Crede che farà male?” mormorò il ragazzo rivolto a Falman.
Stava osservando con apprensione il dottor Marcoh che tastava la schiena di Havoc, steso prono sul letto che fino a due giorni prima aveva ospitato il tenente
“Non credo… altrimenti avrebbe come minimo avvisato” ammise il suo compagno
“Bene, ho individuato la lesione – annunciò il medico dal volto sfregiato annuendo e prendendo il mano la pietra rossa. Poi si rivolse ad Havoc – Ora rilassati”
“Come vuole, dottore”
Fury era incerto se osservare o meno la scena, timoroso di vedere qualcosa che lo impressionasse. Ma prima che potesse prendere una decisione, vide che dalle mani del dottore veniva sprigionata una luce rossa e calda: ne rimase così affascinato che trattenne il fiato mentre Marcoh posava con delicatezza quella luce sulla schiena di Havoc.
Fu questione di nemmeno cinque secondi e poi il bagliore smise.
“Ho finito” disse il medico annuendo.
“Cosa? – si stupì Havoc – Ma non ho sentito nulla”
“Provare per credere, soldato. Muovi le gambe”
Havoc lanciò uno sguardo scettico al dottore e provò a muovere gli arti inferiori. Fu un gesto esitante, ma la gamba destra si piegò, seguita dalla sinistra.
“Oh merda… ha funzionato davvero!” esclamò sorpreso rotolando su se stesso e sedendosi nel letto. Nello stupore generale si alzò in piedi, appoggiandosi alla testiera del letto.
“Non è necessario esitare così – disse Marcoh – sei completamente guarito”
“Ah si?” chiese distrattamente l’uomo muovendosi per la stanza e accorgendosi che era vero. Arrischiò anche a saltare lievemente sul posto e non accadde nulla.
“Wah! – esclamò Fury rompendo quel silenzio – Signore! E’ guarito davvero!”
Havoc lo guardò sorpreso, come se il ragazzo gli avesse appena rivelato la più grande verità del mondo. Poi rise e si accostò a lui.
“Ho bisogno di un’ultima prova! – e prima che qualcuno potesse dire o fare qualcosa, lo prese per la vita e con una rapido movimento lo sollevò sopra la sua testa con un solo braccio, tenendolo per lo stomaco – Allora sergente! Come ci si sente a guardare il mondo da una prospettiva così alta, eh?”
“Sottotenente, no!” esclamò il tenente accostandosi a lui con le mani protese verso Fury, seguita immediatamente da Falman
“Che cosa sta facendo quello scemo?” gli fece eco Mustang dal suo letto, intuendo la follia che si stava consumando
“Niente capo! – sghignazzò Breda – Havoc ha appena deciso di far provare a Fury l’ebrezza del volo. Come va lassù, ragazzo?”
“Mi mettà giù, per favore!” supplicò Fury annaspando e trovando appoggio per le mani sulla testa bionda del suo superiore
“Beh, se sollevare un nanetto come te e non mi crea problemi di cedimento, direi che sono guarito davvero! – ridacchiò Havoc, alzando lo sguardo su di lui – E poi di che ti preoccupi Fury, ti farei mai cadere?”
Fury smise di agitarsi e incontrò quegli occhi azzurri e luminosi. I due rimasero in silenzio ad osservarsi per qualche breve istante e alla fine Fury sorrise.
“Non mi farebbe mai cadere, signore. Però… sto seriamente rischiando di rigettare su di lei la colazione, se non la smette di premere sul mio stomaco!”
“Cosa? - esclamò Havoc inorridendo e affrettandosi a farlo scendere – Non ci provare!”
Quell’ultima scena provocò le risate generali di tutti quanti, e alla fine il colonnello disse
“Bene, è una scena che ho evitato volentieri di vedere!”
“Come promesso ho guarito prima il suo uomo – disse Marcoh, facendosi serio e rivolgendosi a Mustang – Adesso le ridarò la vista, colonnello: così potrà adempiere a quanto promesso”
Il militare annuì e anche tutti i suoi uomini si fecero seri.
Per un tacito accordo, un feeling fortissimo, mentre il bagliore rosso della pietra filosofale splendeva davanti al viso del colonnello, tutti i suoi uomini si misero in riga davanti a lui, posizionandosi sull’attenti.
Osservarono con meraviglia il colonnello che teneva le palpebre abbassate. Poi si girò verso di loro e le sollevò lentamente. Gli occhi scurissimi si posarono su ciascuno di loro, orgogliosi e determinati; e c’era implicito l’ordine a cui avrebbero sempre obbedito: seguitemi.
“La sua squadra è pronta a qualsiasi azione, signore!” esclamò il tenente facendo un perfetto saluto, imitata immediatamente da tutti gli altri.
Mustang annuì, come se quella fosse la più normale giornata d’ufficio. Poi si rivolse al dottor Marcoh con un sorriso.
“Non si preoccupi dottore: la mia squadra mi aiuterà a ricostruire Ishbar… e io non potrei chiedere un sostegno migliore”
 
Il sole stava iniziando a calare dolcemente, tingendo il cielo della sera di un caldo rosa.
Mentre aspettava gli altri, Fury, seduto sulla stessa panchina di quella mattina, osservava dolcemente un passerotto che mangiava alcune briciole a pochi centimetri da lui. C’erano voluti diversi minuti prima che l’uccellino accettasse di avvicinarsi così tanto al soldato, ma alla fine si era convinto e si era messo a zampettare accanto alla sua gamba, sempre più vicino.
“Per favore, non ti spaventare… va bene?” mormorò il giovane, prendendo un'altra manciata di briciole dal fazzoletto che aveva in grembo. Le sistemò nel palmo della mano che portò, con mosse lente, davanti all’uccellino. Sulle prime il volatile fece un leggero balzo indietro e cinguettò perplesso.
Poi, con timidezza, avanzò verso quell’umano così gentile e provò a dare lievi beccate alle briciole più sporgenti dal palmo.
Quando si convinse a salire sul palmo della mano, Fury trattenne il fiato per la meraviglia e non osò muoversi, temendo di spezzare quel momento incredibile…
“Sergente  maggiore a rapporto!” gridò una voce immediatamente dietro di lui.
L’uccellino volò via con un frullare frenetico d’ali e il giovane fece un balzo in avanti con il cuore che gli saltava in gola. Si alzò in piedi e si mise sull’attenti con il battito a mille e rimase sconcertato nel vedere Havoc che aggirava la panchina e scoppiava a ridere.
“Sottotenente…” sospirò rassegnato
“Hai la faccia di uno che ha perso almeno dieci anni di vita, Fury. Adoro prenderti di sorpresa” rise l’uomo lasciandosi cadere a sedere sulla panchina e pulendola dalle briciole col palmo della mano.
“Sì, ma a furia di levarmi anni di vita ad ogni scherzo, rischio di morire giovane” ribattè Fury raccogliendo il fazzoletto da terra e mettendoselo in tasca.
“Non credo. Hai la pelle dura, sergente – disse Havoc facendosi tranquillo e tirando fuori il pacchetto di sigarette – più dura del previsto, a quanto ho saputo”
Fury si sedette accanto al suo superiore e annuì
“Ha parlato con il tenente e con il sottotenente Breda, vero?”
“Con loro e anche con il colonnello e con Falman… ho voluto sentire tutti i punti di vista su di te”
“Davvero?”
“Certo, ragazzino. – ammise il biondo fissandolo con serietà – Quando ti dissi che avrei voluto essere lì in trincea ad aiutarti non scherzavo. In fondo ti ho insegnato io a tenere in mano decentemente una pistola, no?”
Fury non potè far a meno di tornare col pensiero al cadavere con gli occhi azzurri. Gli occhi di Havoc avevano proprio lo stesso colore, ma erano così diversi… così vivi e rassicuranti, nella loro sfacciataggine.
“Le avevo promesso che l’avrei resa fiera di me, signore” mormorò
“E l’hai fatto… anche se hai rischiato un po’ all’inzio, vero?”
“Adesso che non può più per gli aghi, mi prenderà in giro per quando sono scoppiato a piangere al telefono con il sottotenente Breda, vero?”
“No – sorrise Havoc arruffandogli i capelli con quella mano che sapeva di tabacco – Ringrazio il cielo che tu abbia pianto. Nella mia esperienza ho visto soldati che non sono riusciti a reagire come hai fatto… non hanno avuto la forza di versare lacrime, di tornare ad essere vivi.”
Fury non seppe cosa dire e fissò il cielo.
“La possibilità che ti chiudessi malamente in te stesso era la cosa che mi spaventava di più  - continuò il ragazzo biondo facendo un profondo tiro con la sigaretta – Non posso dimenticarmi di quanto eri timido e riservato quando sei entrato in squadra…”
“Signore, è anche vero che non le stavo proprio simpatico all’inizio…”
“Vuoi stare zitto?! – esclamò Havoc – Per una volta che cerco di fare un discorso serio!”
“Mi scusi!” arrossì il sergente
“Ora ho perso il filo… dannazione.”
“Il mio ingresso in squadra?” suggerì Fury
“Ah sì… beh arrivi tu con tutte le tue rondelline, le tue radio, la tua secchionaggine del cavolo. Mister “ho completato l’Accademia in un solo anno invece che in due”. E’ vero: non ti ho reso le prime settimane facili, lo ammetto… ma il carattere timido, peggio di un coniglio, non me lo sono inventato io.”
Fury non disse niente, temendo una nuova sfuriata. Sapeva che Havoc stava cercando di esprimere i suoi sentimenti e la cosa ovviamente gli riusciva difficile. In genere per lui l’amicizia si dimostrava con le battute o con gesti ecclatanti come quello di stamattina: affrontare argomenti seri non era facile. Tuttavia vedendo che ormai il biondo era bloccato, si arrischiò a parlare
“Una cosa che mi ha sconvolto è che, eccetto rari casi, nella trincea non ci sono amicizie. – iniziò – Solo qualcuno che si ritrova o che viene trasferito insieme. Io… avrei voluto che ci fosse lei con me, signore, forse più di tutti gli altri lei avrebbe saputo...”
“Ti avrei coperto le spalle più degli altri, lo so. Avrei fatto in modo che reggessi meglio l’impatto con quella follia.” ammise Havoc
“Sarebbe stato sempre orribile… però…” era difficile trovare le parole senza rischiare di scatenare qualche battuta.
“Però avresti avuto la mia spalla su cui poggiarti e questa è una bella differenza… vero, fratellino?”
Fury annuì a quelle parole, arrossendo lievemente per quel “fratellino”.
Ma in fondo che cosa erano loro se non fratelli? Falman gli avrebbe sempre indicato la stella polare, Breda gli avrebbe sempre arruffato i capelli e Havoc l’avrebbe sempre sollevato da terra, senza farlo mai cadere. Una volta aveva detto al tenente che in fondo loro erano come una famiglia… ed Havoc era senza dubbio un perfetto fratello maggiore.
“Ecco il colonnello con gli altri” lo avvisò quest’ultimo alzandosi in piedi, mentre il resto della squadra si avvicinava a loro.
“Ci dispiace interrompere questo magico idillio” esclamò Breda
“Al diavolo, ciccione. Avevo un paio di cose da dire al sergente, tutto qui.”
“E dai ragazzi, è tutto a posto!” annaspò Fury mettendosi tra loro due
“Mi mancavano queste scene – disse sarcastico Mustang sistemandosi meglio la divisa – se avete finito di fare gli idioti potremmo anche andare via da questo posto. Ne ho avuto abbastanza di stare in quel letto.”
“Quali sono le disposizioni, signore?” chiese Falman mentre si avviavano
“Rimaniamo qui a Central per una quindicina di giorni ancora – iniziò Mustang – giusto il tempo di far insediare il nuovo Comandante Supremo Grumman… e di ricevere la nomina come generale dell’Est”
“Congratulazioni, signore!” sorrise Havoc
“Dopodichè – continuò il bruno, come se quella nomina fosse più che scontata – torniamo al quartier generale ad East City. Ci sono molte cose da fare e non possiamo perdere tempo: la questione di Ishbar per prima.”
E iniziò a sciorinare una serie di disposizioni alle quali tutti annuivano all’unisono. Faceva davvero uno strano effetto vedere queste scene al di fuori di edifici militari.
“Però, prima di tutto, – concluse il quasi generale dell’est – siccome mi sento buono, ho deciso che stasera andiamo tutti a cena in questo fantomatico ristorante di specialità dell’ovest di cui si parla tanto. E per ringraziarvi dell’ottimo lavoro svolto in questa missione… pagherò io”
“Questa me la devo segnare, capo!” esclamò Breda
“Lei è un grande, colonnello! Poter di nuovo camminare mi ha fatto venire una gran fame!” gli fece eco Havoc
“E’ molto gentile da parte sua” disse formalmente Falman
“Sì! Che bello! Andiamo a mangiare tutti insieme!” esclamò Fury
“Andiamo Breda, facci strada” sospirò il colonnello
 
“Me ne sto già pentendo…” borbottò Mustang osservando i suoi sottoposti che li precedavano di una decina di metri e che sembravano pronti a combinare danni peggio di un gruppo di bambini
Il tenente che camminava accanto a lui si limitò a sorridere
“I ragazzi sono solo felici di essere tutti insieme. – disse – Per loro vuol dire molto che la squadra sia di nuovo riunita”
“Già. Sai tenente…lo so che importerà a pochi, però quei quattro avrebbero…”
“Avrebbero cosa, signore?”
“Quando ho capito che la faccenda andava oltre Scar, ho temuto per loro ogni momento. E loro avrebbero potuto fuggire via, chiedermi di tornare ad East City e io non avrei obbiettato… anzi avrei firmato loro quell’ordine senza pensarci due volte. Invece sono rimasti ad affrontare qualcosa che era decisamente troppo grande per loro e che poteva… anzi, ha seriamente rischiato di ucciderli tutti.”
“Non l’avrebbero mai lasciata, signore, lo sa bene” sorrise il tenente
“Sono stati fantastici – continuò Mustang guardando Fury che ascoltava Falman parlare, mentre Havoc e Breda ridacchiavano dandosi pacche sulle spalle – non si sono persi d’animo nemmeno quando tutto sembrava perduto. Sono rimasti uniti per quanto ci fossero distanze incredibili tra di loro: si sono confortati a vicenda, sapendo che uno era accanto all’altro… che fosse nella parete di Briggs o nelle trincee di Fotcett, che si combattesse contro Creta o contro la perdita della possibilità di camminare. Loro… tenente, loro sanno poco o niente di alchimia, eppure sono stati un perfetto cerchio alchemico”
“Signore?” lo guardò sorpresa la donna. Gli occhi neri del colonnello fissavano con meraviglia quel quartetto di militari.
“Uno a nord, uno ad ovest, uno a sud…e uno che poi è tornato ad est. Erano ai quattro angoli di Amestris, e hanno creato un cerchio di energia invisibile… una specialissima alchimia, solo per loro quattro. E noi due ne eravamo al centro, in qualche modo protetti e coinvolti.”
“Sì è vero… e quando uno aveva bisogno d’aiuto, gli altri riuscivano sempre a sostenerlo. Così è stato per Havoc quando è stato ferito e così è stato per il nostro piccolo sergente, quando la trincea lo stava per uccidere.”
“Lui è quello che mi ha fatto temere di più, ma grazie ai suoi compagni ce l’ha fatta anche questa volta. - ammise Mustang – E’ che non ha ancora ventidue anni, ma appena sarà possibile, tra un annetto, una bella promozione a maresciallo se la merita, così come promuoverò Havoc e Breda.”
“Fury è davvero maturato così tanto da quando arrivò da noi più di tre anni fa – disse il tenente – Anche quando stava per partire ed era spaventatissimo ha sempre cercato di mostrarsi coraggioso per rassicurare tutti gli altri”
“Anche se era difficile credergli… non sapeva proprio nascondere la sua paura”
“Ma, nonostante tutto, ha trovato la forza di dare conforto a me” sussurrò la donna
“Eh?”
“Pensavo che le radio di Fury sono ancora a casa mia”
“Ah sì, la sua strumentazione infernale. Beh, di certo sarà un vero piacere vederlo tornare a gingillarsi con le sue radio: – sorrise Mustang – è difficile pensare a Fury senza cuffie al collo per molto tempo, vero? E’ un po’ come pensare ad Havoc senza una sigaretta in bocca”
“O come Falman senza un libro, o Breda senza qualcosa da mangiare” rise il tenente
“Sai tenente, se ci fosse una storia che narrasse tutta questa vicenda, quei quattro sarebbero solo citati… gli uomini del grande alchimista di fuoco che ha aiutato i fratelli Elric a salvare il mondo. Probabilmente solo noi due sappiamo cosa hanno realmente passato e che coraggio incredibile hanno avuto: sono semplici soldati… eppure c’è molto da imparare da loro. Sono così dannatamente orgoglioso che siano i miei uomini”
“E allora dimostri più entusiasmo ad andare a cena con loro. E poi, insomma, non penso che si comporteranno così male, per quanto siano un po’ euforici”
“E per festeggiare: oggi facciamo ubriacare Fury!” gridò la voce di Havoc
“Cosa?!” protestò l’interessato
“Cosa dicevi a proposito del loro comportamento, tenente?” ridacchiò Mustang
“Niente, signore: – sospirò lei – mi accerterò solo che si contengano il minimo indispensabile e che non riducano il sergente come altre volte”
“Sarà una bella impresa… come quella che hanno fatto loro. - poi si rivolse al gruppo –  Ehi voi, ricordatevi che se riducete Fury a un relitto, poi dovete pensare anche rimetterlo in piedi entro domani mattina”
“A qualcuno potrebbe interessare il fatto che io non voglia bere?”
"Ovviamente no, Fury!" ridacchiò Breda

 
  
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