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Autore: zorrorosso    15/04/2013    2 recensioni
”Un mostro! Un mostro vi dico! Il volto gli colava dalla testa come se fosse stato spellato! Come se fosse morto, tuttavia in vita, si muoveva e camminava... "- Alcuni segreti non possono essere svelati con facilità! ***mentre sto preparando questa storia per traduzione ed editing, verranno aggiunti dei capitoli "prequel"***
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aramis, Athos, Cardinale Richelieu, Duca di Buckingam, Milady
Note: Cross-over, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di Uomini e Mostri...'
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Risposte al quizzone malato del capitolo precedente:
Re/Regina di quadri- Luigi XIII e La regina Anna
Asso di picche-Cardinale Richelieu
Re/Regina di Picche- Duca di Buckingham e Milady
Regina di cuori- Constance
Jack cuori-D'Artagnan
Jack fiori-Porthos
Jack picche-Athos
Jack quadri-Aramis
Re di fiori- Re Carlo I
 
Questo capitolo ha colto anche me un po' di sorpresa!
E' cominciato, proseguito e finito senza quasi che me ne accorgessi!
 
Ed ora e' meglio che vada prima di dimenticarmi di avere una vita al di fuori di MS/Word...
 

Capitolo 11
Porti, locande e commensali

 

 
 
Poco piu' avanti, dall'altra parte della barca, nella stessa acqua torbida del canale sul molo, dove Aramis era affondata senza piu' risalire, una piccola cannuccia galleggiava tra le onde basse.
In mezzo a pezzi di legno ed altri rifiuti, le alghe, le foglie ed altri liquami, era praticamente impossibile da notare, se non da occhi esperti o da chi avesse, in precedenza, notato qualche cosa di strano.
L'acqua stessa, faceva trasparire a mala pena la luce e, cosi' torbida, mascherava i tratti e l'aspetto fisico di chiunque, anche a distanza molto ravvicinata.
 
Il Duca si appoggio' ai bordi della barca, guardando distrattamente tra quelle onde sporche e la cannuccia spari' immediatamente.
"Maledizione! Milady che fate? Non dovevamo portarlo con noi ed aspettare che i suoi compagni venissero a riprenderlo?"- disse controllando con la donna il punto dove il moschettiere era appena caduto e l'acqua ancora ribolliva del suo respiro.
"Si, si, lasciatemelo ripescare! Presto tornera' a galla. Volevo solo... ripulirlo un pochino!"- disse lei impassibile, osservando quel punto ormai calmo.
 
Tuttavia nessuno, da quel punto, torno' veramente a galla.
I due aspettarono per diverso tempo.
In un'attesa nervosa e irrequieta, il Duca e la contessa continuavano a guardarsi con comune dubbio.
 
Dell'altro tempo passo': era molto di piu' di quello che ci metterebbe una persona per annegare.
"Credete sia riuscito ad allontanarsi sott'acqua come avrebbero potuto farei i suoi compagni?"- chiese il Duca, non ricordandosi di come Milady conoscesse in dettaglio tutte le abilita' e le debolezze di ogni singolo moschettiere ed avesse gia' visto in quella frase trasparire un sospettoso indizio.
 
La donna non rispose subito. Controllo' il pelo dell'acqua girando attorno alla barca con estrema minuzia, alla ricerca di qualsiasi segno che potesse dimostrare la presenza di qualcuno immerso, anche in profondita'.
"No, non lui, anzi tutt'altro..."- rispose con tono assente, concentrata su ogni piccolo fuscello, filo d'erba, straccio e quant'altro si potesse trovare in quell'acqua torbida.
Non noto' nulla di troppo insolito, ma raccolse veloce una piccola cannuccia che galleggiava stesa in superficie, proprio attaccata all'altro lato dell'imbarcazione.
Era un piccolo strumento piegato, simile ad un flauto leggermente lungo e senza note.
 
"Credete sia morto?"- chiese il Duca, restio nel volersi tuffare e controllare di persona in tutta quella sporcizia.
"No! se cosi' fosse, galleggerebbe di gia'"- commento' la donna scrutando preoccupata quell'oggetto.
"Potrebbe solo tornare a galla tra qualche giorno! E se i moschettieri fossero qui, non potremmo piu' ricattarli adesso! Che bel lavoro avete fatto, mia cara!"- il Duca rimbecco' subito la donna irritato da quel comportamento. Poi fece segno ad una nave da guerra, pronta ad accoglierli, di attendere dell'altro tempo.
 
Milady neppure si volto'.
Rimase impassibile, con il capo chino su quell'ogetto misterioso. Dai lati del velo, i suoi boccoli di un castano dorato ricadevano sulle guance. I suoi denti bianchi affondarono sulle labbra purpuree, come se stesse pensando intensamente a qualche cosa o qualcuno.
Ancora qualche momento, prima che le sue sopracciglia si aggrottarono ed i suoi occhi si strinsero: l'angolo delle sue palpebre tremo' a quel pensiero, che le trafisse la mente scrutando quell'arnese un'ultima volta.
"Devo dire ai miei uomini di scrutare il fondo del canale e cercare il suo cadavere?"- chiese il Duca turbato dal silenzio della donna.
 
"Athos!"- disse la donna tra i denti -"I moschettieri sono gia' qui! Dovete dare l'ordine di perlustrare tutto il molo... Tutta la costa, se necessario! Non tralasciate nessuna locanda, nessuna stiva e nessun barile! Tenetevi pronti ad attaccare in qualsiasi momento!"- continuo' alzando la voce e mettendosi in guardia.
 
***
Athos appoggio' un ginocchio sulla parte piu' alta dello stomaco del suo compagno e spinse le costole con le mani piu' volte, nel tentativo di fare uscire acqua dai polmoni.
Qualche momento prima, la sua sagoma esile colava a picco sul fondo del canale, senza neppure tentare di rimanere a galla, mandando a monte il suo personale piano d'attacco.
 
Aveva seguito quella carrozza fin dalla sera prima e, approfittando del fatto che il suo cavallo non doveva tirare nessuna vettura, era riuscito ad arrivare al porto con sufficiente anticipo, in modo da notare quello che stava succedendo: due flotte inglesi, una navale ed una aerea, attendevano il ritorno di un importante capo di stato inglese e dei suoi nuovi ordini.
Di certo non poteva essere il Re inglese: una personalita' del genere non poteva passare inosservato a corte, in piu', il nuovo sovrano britannico era salito al trono solo da qualche mese e non si sarbbe mai potuto sognare di armare una flotta simile personalmente. Non solo mancava di esperienza, ma anche dell'appoggio popolare.
E chi, se non il Duca di Buckingham, era cosi' desideroso di attaccare in guerra la Francia?
Era da tempo che ne aveva l'intenzione e, se fosse sopravvissuto alle eplosioni della Torre di Londra avrebbe di sicuro giurato vendetta contro i moschettieri.
In piu' era una delle poche persone che avrebbe potuto fornire sufficiente protezione politica a Milady, quasi a farla considerare come una donna libera, capace di aggirarsi al Louvre senza essere questionata in alcun modo!
Tutti i pezzi di quel marchingegno cominciarono lentamente a quadrare.
Il Duca sarebbe potuto essere l'ospite misterioso del Cardinale, la persona che lo voleva morto, il collaboratore segreto che difendeva Milady da un'ispezione a palazzo.
 
Provo' un senso di rabbia e compassione, per il vano tentativo di Aramis di tenerlo all'oscuro di tutto.
 
Fu in quel momento, subito dopo l'arrivo al porto di Calais, che decise di tendere un agguato ad una delle barche che era stata legata poco prima ad una bitta, i cui marinai aveva ascoltato parlare in inglese ed allontanarsi di nuovo verso le navi piu' lontane dal molo.
 
Senza essere visto, si era arrampicato al muro interno della banchina e si era immerso sotto la superficie, da dove non poteva avere una vista molto chiara di quello che stava succedendo, ma poteva udire anche il minimo rumore proveniente dall'imbarcazione.
Ascolto' chiari i passi e la voce di quello che a tutti gli effetti pareva il Duca di Buckingham, ma non senti' ne' la voce ne' passi di Milady o Aramis.
Attese in silenzio.
 
I passi del Duca si aggiravano nervosi su quel piccolo vascello.
Ancora qualche minuto e sarebbe spuntato fuori dalla superficie dell'acqua con una lama affilata, un grosso pugnale che avrebbe presto premuto sulla gola del Duca ricattandolo.
Coperto dalla chiglia dell'imbarcazione, da quel punto non poteva scorgere Milady ed Aramis salire la piccola scaletta, ma avrebbe potuto notare la barca piegarsi ed ascostare chiaramente i loro passi.
 
L'unica cosa che avrebbe dovuto fare Aramis era semplicemente distrarli dalla sua presenza, ma era sicuro che, con Milady che conosceva bene le loro debolezze, avrebbe potuto aspettarsi l'imprevedibile.
 
E l'imprevedibile accadde proprio allora, quando il corpo dell'amico si privo' dell'aria dei suoi polmoni, probabilmente in un urlo soffocato di spavento ed affondo' verso la superficie fangosa: cosi' agile sui tetti ed altrettanto inesperto sott'acqua, nei pochi minuti successivi, aveva presto esaurito tutti i suoi respiri.
 
A peggiorare le cose ci si era messo anche il suo giudizio.
Attese dell'altro tempo, nella speranza che Aramis riemergesse e prendesse fiato o si potesse trarre in salvo da solo, in modo che lui avesse potuto continuare da solo quel piano d'attacco, quasi dimenticandosi di quella remota fobia dell'amico che a detta sua sembrava terrorizzarlo, ma che fino a quel momento era riuscito in qualche modo a compensare e a mascherare. 
Dalla bocca dell'amico usci' un fiotto d'acqua fangosa ed incomincio' a tossire affannosamente.
Si alzo' di colpo, gli occhi spalancati, gran parte dei capelli, di solito ruffi e spettinati ora ricadevano su parte del viso, mentre il resto di esso colava a pezzi su quella che sembrava una scarnificazione priva di sangue, dalla quale trasparivano le guancie dal colorito bluastro ed il mento.
Una seconda pelle, una maschera orrenda.
 
Athos lo guardo' fisso negli occhi senza dire una parola.
Quegli occhi chiari, erano l'unica cosa di lui che nessuna maschera avrebbe potuto mai coprire.
 
"C-Che ci fate voi qui?"- disse Aramis con voce maschile, toccandosi il volto.
 
Athos squadro' il suo compagno con lo sguardo pieno di dubbi e domande, ma non era sconcertato dalla scoperta allo stesso modo di Milady, impressionato come la Regina oppure meravigliato come Constance.
Senza dire una parola, tolse la parrucca dalla testa del compagno, appesantita dall'acqua e dalle alghe, per notare, al di sotto, la capigliatura bionda, legata stretta in un concio
 
"Beh, non mi e' mai piaciuto il vostro naso. E' un bene che non sia veramente il vostro..."- riusci' ad affermare Athos, continuando a fissare quello che una volta era il suo compagno d'armi, Aramis, in attesa di spiegazioni.
 
Aramis si tocco' quel volto colato con incertezza.
In un primo momento cerco'di raddrizzare e riattaccare guance e naso al proprio posto, nel disperato tentativo di tenere in piedi il suo travestimento, ma questa volta gli occhi blu del suo commilitone erano puntati proprio su di lei e non su qualche altra dama.
 
"Allontanatevi! Sono malato! Sono gravemente malato di lebbra..."- continuo' poi, tenendosi la bocca con una mano ed allontanandolo con l'altra, sempre imitando una voce maschile.
 
Athos scosse la testa ed abbasso' lo sguardo sulle sue vesti bagnate che mostravano un corpo si' esile, ma dai tratti decisamente femminili.
"Non credevo che la lebbra privasse gli uomini certe parti e glie ne donasse altre..."- affermo' con tono impassibile, aspettandosi dalla persona che gli stava di fronte cessasse quella inutile menzogna ormai rivelata.
 
Non c'era piu' nulla da nascondere: la donna agguanto' con le dita, dalle nocche leggermente nodose, quei pezzi di materia color carne di cui faceva parte la sua maschera: guance, mento e naso di un colorito che mai cambiava, vennero strappati velocemente via per mostrare un viso ora roseo e decisamente piu' simile a quello di un essere umano che ad un mostro, parecchio gia' visto di recente.
 
Athos la scruto' ammutolito, mentre la giovane abbassava lo sguardo imbarazzata.
Subito l'uomo le sferro' un pugno poco doloroso sul braccio.
"Questo e' per la messa in scena che avete fatto in casa vostra!"- disse quasi sgridandola.
"Au!"- rispose lei senza reagire troppo. In effetti sia lui che Porthos usavano sferrarle pugni molto piu' dolorosi.
Athos la colpi' poi con un altro pugno, sull'altro braccio, piu' forte, ma neanche questo cosi' forte come quelli di cui si ricordava:
"Questo e' per esservi presentata al Cardinale all'improvviso ed aver fatto saltare il nostro piano!"- disse lui.
"Au... Io non ne sapevo..."- si giustifico' lei, questa volta con voce femminile.
"Sarete pure un buon tiratore o una brava spia, ma in quanto a mentire sono certo che rimarrete sempre l'Aramis che ha combattuto al mio fianco per tutti questi anni! Voi sapevate!"- dicendo cosi' l'attacco' con un terzo pugno, che sembro' non andare volutamente a segno.
"Quello era per avermi distratto sott'acqua, mentre stavo cercando di attaccare da solo il Duca di Buckingham"- disse quasi piu' calmo.
 
Lei abbozzo' un mezzo sorriso:
"Non tutto il male viene per nuocere! Sono certa che, se vi foste avvicinato al Duca, almeno una delle centinaia di navi all'orizzonte non avrebbe esitato a fare fuoco su tutta la costa!".
"...E non esitera' a farlo lo stesso!"- la rimbecco' Athos tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
Lei accetto' quell'aiuto, ma, una volta in piedi, l'uomo le strinse i fianchi e la bacio' immediatamente, uno di quei baci improvvisi e selvaggi, che erano dedicati di solito alle dame piu' attraenti, verso la fine di un ballo.
Le guance della giovane si fecero di un rosso vivo, non solo il segno del fatto che si era appena ripresa da quel brutto tuffo in acqua.
 
"...E questo e' per essere la piu' attraente baronessa che abbia mai conosciuto!"- disse l'uomo.
"Non posso credere che, con tutti i bagni profumati, tutta la salvia e la menta che mastico da mattino a sera, abbiate proprio scelto questo come momento migliore per..."- rispose lei confusa, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi blu ed il suo sorriso convincente.
"Allora considerate una fortuna il fatto di esserci bagnati nella stessa acqua puzzolente!"- Athos alzo' le spalle e sorrise, colto di nuovo da quel senso di pericolo incombente che tanto adorava.
 
"Moschettieri? Moschettieri?"- urlavano delle voci dal forte accento inglese, proprio sopra le loro teste. Athos aveva trasportato la giovane nello scantinato di un magazzino navale, nella speranza di non essere scovati immediatamente.
Sospettava, pero', che il Duca o chi per lui, notando in qualche modo la sua presenza a Calais, non avesse esitato a perlustrare ogni angolo del porto.
Si attaccarono subito ad un angolo del muro e spensero tutte le lampade, respirando lentamente al buio.
 
I due soldati cominciarono a perlustrare tutto lo scantinato, videro piu' volte la luce della loro lampada avvicinarsi, senza illuminarli, quando un secondo gruppo di voci raggiunse il primo.
Athos, piu' allenato a quella lingua straniera, tese l'orecchio ed ascolto' con attenzione.
 
"Che ci fate qui?"- disse il secondo gruppo di guardie.
"Cerchiamo i moschettieri! C'e' stato detto di cercare ovunque! Facciamo quello che ci e' stato chiesto di fare!"- disse uno dei primi due entrati.
"E a voi chi ve l'ha ordinato di dare la caccia ai moschettieri? Non doveva essere una parata questa?"- chiese ancora una guardia del secondo gruppo.
"Una parata? Avete per caso bevuto troppo? Di quali parate state parlando?"- chiese ancora un uomo del primo gruppo.
I quattro soldati si allontanarono insieme, continuando a parlare senza che i due potessero ascoltarli piu', condussero quella conversazione all'esterno del magazzino.
 
"Non ho capito, Athos, di cosa parlavano quei soldati?"- chiese Aramis confusa da quelle frasi, pensando di aver frainteso le loro parole confuse.
"Qualcuno ha dato ordine a quei soldati inglesi di darci la caccia..."- rispose lui indeciso.
"...Non a tutti i soldati!"- lo corresse la giovane ricordandosi le parole della seconda coppia di guardie.
 
Athos la prese per un braccio e la trascino' ai piani superiori, di nuovo verso il molo, nel tentativo di seguirli e continuare ad ascoltare la loro conversazione, ma una volta all'aria aperta, giunto il crepuscolo ed arrivata la sera, era veramente facile perdere le persone che passeggiavano nell'oscurita'.
 
Privi della loro uniforme, sia Athos che Aramis sarebbero stati impossibili da riconoscere come guardie reali anche dagli stessi marinai francesi del porto.
All'orizzonte, anche sulle le navi delle flotte sia aeree che navali, avevano da tempo acceso le loro lampade ed ora le loro luci calde illuminavano l'acqua piu' di un cielo stellato.
 
In lontanzanza appariva come uno di quei giochi di luce, dove mille candele avvolte da lampade di carta, venivano disperse nei laghetti dei giardini reali nelle notti d'estate.
I due osservarono l'orizzonte dalle acque scure quasi incantati da quello spettacolo silenzioso. Athos la trattenne verso di se, stringendola per le spalle in un delicato abbraccio e lei non pote' fare a meno di baciarlo una seconda volta.
***
La stanchezza prese quasi subito il sopravvento su di loro ed abbandonata la costa del molo, si diressero verso una delle poche locande ancora illuminate nella speranza di rifocillarsi e sapere di piu' di quella serie di eventi che stavano capitando a bordo di quelle navi in quei momenti.
Oppure di quei soldati inglesi che perlustravano il porto da cima a fondo.
 
A scapito delle strane vesti e del fatto che fosse una donna, fu Aramis che cerco' per prima di entrare nel locale, ma nell'aprire la porta, un uomo volo' verso di lei, come se fosse stato lanciato da un poderoso titano.
Con una mossa veloce, la ragazza schivo' l'uomo, che ricadde a terra inveendo in inglese contro qualcuno all'interno della locanda. Athos ed Aramis fecero un passo indietro senza dire una parola per lasciarlo fuggire via, troppo stanchi per convincerlo a parlare.
Subito dopo entrarono e videro Porthos e D'Artagnan, ancora in alta uniforme sedersi ad un tavolo.
I due, forse non aspettandosi di trovali li', non si accorsero subito della loro entrata.
 
"Se ci vogliono vivi, D'Artagnan, prima ci devono prendere! E poi che ci fanno qui tutti questi inglesi, mi domando? Che cosa vogliono da noi?"- chiese l'uomo a D'Artagnan, che lo stava ascoltando preoccupato da quella strana lotta.
"Potrebbe essere proprio come sospetta Constance e la sua amica, protebbe essere che il Duca di Buckingham sia davvero ancora vivo?"- chiese il giovane pensieroso.
"L'abbiamo visto morire! C'eravate anche voi!"- ribatte' Porthos, versando del vino per lui ed il compagno.
 
"Ehi! Voi!"- disse poi l'uomo rivolto una cameriera che stava servendo diversi boccali.
"Si?!"- chiese la donna, voltandosi sicura.
"Cos'e' questa storia delle guardie inglesi? Da dove sono spuntate fuori e perche' ce l'hanno con noi queste guardie reali?"- chiese risoluto senza quasi notare i due compagni che si avvicinavano al loro tavolo.
 
"Quali delle due? Ci sono due eserciti inglesi che girano in citta': quelli che i marinai chiamano i nuovi e i vecchi. Non che siano veramente nuovi o veramente vecchi, ma e' un modo che hanno loro di dire per chiamarevecchi quell'esercito che e' venuto qui tempo fa e che non ha mai attraccato prima di oggi. Loro ce l'hanno con voi, hanno detto piu' volte d starvi dando la caccia: sono i vecchi che vi stanno cercando e sono disposti a qualsiasi prezzo per le vostre teste!  I nuovi invece, con molte meno navi, sono arrivati da giorni ed hanno attraccato subito, ma non si capisce bene il perche'..."- spiego' lei alzando le spalle e distribuendo ai tavoli quelle grosse caraffe di terracotta.
 
"Voi non abbiate da temere! Finche' non vi trovano da soli, noi non consegneremo mai un moschettiere agli inglesi!"- sorrise un uomo da un tavolo vicino, alzando il suo boccale a Porthos e D'Artagnan.
***
 
"Ah voi, Porthos, riuscite sempre a fare amicizia con tutti!"- disse veloce Athos sedendosi al tavolo, nello stupore di D'Artagnan.
Anche Porthos si volto' stupito verso il loro capitano, ma i due alzarono subito lo sguardo verso Aramis al suo fianco, sgranando gli occhi dallo stupore.
"Avanti sedetevi"- disse Athos alla giovane, che incrociando gli occhi dei suoi compagni, rimase immobile di fronte alla sedia.
 
"Che ne avete fatto di Aramis? Ve lo siete mangiato? Perche' siete vestita... Ooh... Athos volete per cortesia spiegarmi per quale ragione questa giovane dama di corte si trova qui a Calais ed indossa le vesti del nostro compagno?"- chiese perplesso Porthos, che blocco' immediatamente l'impulso di prenderlo per il collo.
"Perche'... Porthos, vedete, questa dama di corte e' il nostro compagno!"- cerco' di spiegare Athos, nell'incredulita' degli altri due.
"Si come no! E voi non siete voi, ed io non sono io..."- continuo' lui, portando le mani ai fianchi e volgendosi verso D'Artagnan, ancora a bocca aperta per lo stupore.
 
"Il nostro compagno dice la verita', Porthos."- disse Aramis, cambiando tono della voce. Improvvisamente, non solo le vesti ma anche la voce di quella donna gli fecero prudere le mani. Non che Porthos avesse mai picchiato una donna, non che ne fosse veramente consapevole di averlo mai fatto.
"Che diavolo e' questa stegoneria?"- chiese meravigliato da quelle parole.
 
"Non e' una stregoneria, e' solo allenamento. E' la stessa cosa che fanno gli attori delle compagnie teatrali, solo al contrario! Loro imitano i suoni che fanno le donne quando parlano ed io quelli che fate voi uomini. Come quei cacciatori che imitano il suono dei volatili! Mica sanno volare e tantomeno covano uova! Eppure il suono e' lo stesso..."- spiego' di nuovo Aramis, suonando questa volta con la voce della baronessa d'Herblay.
 
"Non e' una cosa strana?"- chiese Porthos ad Athos, crollando in un senso d'indecisione: se di fronte a lui ci fosse stata una donna, avrebbe dovuto inchinarsi e fare le sue reverenze come un vero cavaliere, come Aramis avrebbe soltanto voluto attaccarlo un'altra volta alla parete di qualche scantinato e lasciarlo marcire li' finche' non si fosse ravveduto da quelle strane tonterie.
 
Athos sospiro'.
Aveva molte domande da porre lui stesso a quella donna, ignorava molte cose, ma riteneva questa sua prima spiegazione un inizio.
Dopotutto Aramis,  anche come baronessa, era sempre stata molto riservata e non aveva mai risposto a tutte le sue domande che lui usava fargli.
 
Aramis mise le mani ai fianchi e balzando sulla una sedia, guardo' Porthos negli occhi con sguardo serio: erano gli stessi occhi che non avevano mai mentito, e non avrebbero mentito mai, a nessuno dei suoi veri amici.
"Sono Aramis! Trattatemi come avete sempre fatto!"- ordino' ferrea.
D'istinto, Porthos la prese per il collo della camicia e l'attacco' al muro della locanda con relativa violenza.
"Siate maledetto!"- ringhio' lui tra i denti, mentre lei, piu' per provocazione che per cortesia, emise un flato dall'odore disgustoso del canale nel quale, qualche ora prima, aveva rischiato di annegare.
 
Soddisfatto da quel confronto, l'uomo lascio' andare la giovane che si aggiusto' il colletto sporco di fango e la giacca ancora umida, sorridendogli con lo stesso senso di adempimento.
"Avete ragione: siete proprio Aramis!"- commento' lui alzando le sopracciglia.
***
 
Un altro gruppo di guardie inglesi fecero ingresso nel locale, a detta degli altri clienti e dei marinai, questo era un gruppo di quelli che loro definivano i nuovi: era relativamente nutrito e non fece neppure caso alle divise di Porthos e D'Artagnan, al contrario di quello che era successo con la rissa di poco prima.
 
Al centro del gruppo, un militare dai folti riccioli mori, veniva trattato come un capitano o una persona di rango molto alto al confronto degli altri commensali.
Questo non sedeva a capotavola, ma al centro della tavolata, ben protetto da guardie a destra e a sinistra, con il muro rivolto alle sue spalle.
 
Athos scambio' uno sguardo con gli altri moschettieri che annuirono in senso d'intesa e si diresse da solo verso quella tavolata, con due brocche ricolme di vino.
 
"Questa e' per voi! Un dono mio e dei miei amici!"- disse lui colmando i calici di tutti quei commensali, tra le risa e i canti dei soldati. Il militare moro, quello che sembrava un capitano, chino' la testa verso il moschettiere con una reverenza troppo altolocata per un branco di soldati di bassa lega.
"Vi ringraziamo molto di questo vostro regalo!"- disse poi alzandosi e volgendosi verso il tavolo dei moschettieri.
 
Fece cenno poi verso Athos di fare un brindisi in loro onore e bere dal proprio calice, ma non appena accosto' le labbra alla bevanda, un'altra guardia copri' il bicchiere con la mano impedendogli di bere e bevve lui stesso per primo.
Il militare sorrise e fece un altro piccolo inchino, i suoi boccoli mori cadevano sull'armatura metallica mentre uno degli altri soldati annui' e solo dopo questa conferma gli fu concesso di bere dal proprio calice.
 
Athos volse lo sguardo verso il piccolo tavolo dei suoi amici, per poi continuare ad assistere a quella scena particolare. Non ricordava di capitani delle guardie inglesi provvisti di tante buone maniere, ma anche tanti sospetti come quel gruppo di fronte a lui.
Alcuni dei soldati inglesi fecero cenno agli altri moschettieri di unirsi al loro tavolo e questi accettarono, vagamente interdetti dal ricordo del battibecco avuto poco prima, con le altre guardie.
 
"A cosa dobbiamo la vostra visita in Francia?"- chiese Athos all'uomo.
"Una visita di piacere... Una... Normale presentazione tra vicini di casa! In fondo ci divide solo questo piccola strisca d'oceano, poco meno di un giorno di viaggio..."- disse lui con un sorriso.
 
"Siete voi quelli che stanno organizzando una parata?"- chiese di nuovo Athos
"Oh si! Una grandissima parata! I militari in alta uniforme! Le navi volanti che Buckingham ha fatto costruire apposta per l'occasione! Un bello spettacolo per il Re di Francia! Ci stiamo preparando da mesi"- rispose lui, quasi illuminandosi in quella descrizione e gesticolando in modo strano, quasi come se stesse parlando ad una corte.
"Da mesi?! Spiegatevi meglio!"- chiese Athos, colto dall'interesse per quel discorso e quei gesti.
 
"Beh vedete, io sono relativamente... Nuovo nel mio incarico ed ho avuto solo poco tempo per organizzarmi, sono arrivato solo dall'altro ieri e mi sto preparando in questi giorni. Al momento sto esplorando un po' la zona... Tuttavia il mio... Amico, il Duca di Buckingham, ha cominciato questi preparativi molto tempo prima: e' arrivato qui, ha preparato il mio arrivo, mi ha accolto con le sue guardie... Presto sara' la volta per noi di raggiungere il Palazzo del Louvre!"- aggiunse, nella preoccupazione del moschettiere.
"Vedo che i vostri amici fanno parte delle guardie reali, sarebbe un piacere per me essere scortato proprio da loro"- disse quello che sembrava un militare ad Athos.
"Sarebbe per noi un'onore! Sono il loro capitano e, se mi direte il vostro nome, glie lo posso chiedere immediatamente!"- rispose Athos con un falso sorriso.
 
"Chiamatemi pure Sua Maesta!"- disse lui con una leggera reverenza.
 
A quelle parole tutti i commensali si azzittirono e, tranne quelli francesi, si inchinarono verso il giovane sovrano dai lunghi capelli neri, che fece un sorriso, un saluto e cenno di continuare le loro conversazioni.
 
Athos si volto' verso Aramis, la prese per le spalle:
"Aramis, quest'uomo risulta essere Sua Maesta' Re Carlo d'Inghilterra e lui stesso non e' per nulla a conoscenza dei piani di Milady o il Duca di Buckingham. Pensa di essere qui per una parata diplomatica!  Basta nascondere quello che sapete! Ditemi tutto, nei minimi dettagli!"- pronuncio' a voce bassa, per non farsi sentire, ma con estrema decisione.
 
"Il Duca di Buckingham e' vivo?"- chiesero all'unisono D'Artagnan e Porthos.
"Vivo e vegeto! Era lui l'amico misterioso di Richelieu! Per giunta la nostra amica ne sa molto piu' di noi! Quindi parlate Aramis!"- esclamo' Athos nervoso.
Lei scosse la testa e a quegli occhi blu fissi sui suoi non trovo' piu' ragione di omettere i fatti di cui era a conoscenza, anche per conto della Regina.
 
"Il Duca di Buckingham ha minacciato il Cardinale Richelieu di attaccare la Francia diverse volte se voi non foste stato consegnato suo prigioniero in qualche modo: voleva la vostra testa per primo! E avete visto anche voi adesso! Il porto e' zeppo di navi e le guardie comadate da lui ci danno la caccia! Che altro volete sapere?"- disse lei preoccupata per le sorti dell'amico.
 
Athos si alzo' ed abbandono' il tavolo, nella sorpresa del sovrano.
"Dove andate cosi' all'improvviso?"- chiese lui alzandosi.
"Voi non andate da nessuna parte senza di me!"- gli sussurro' Aramis in un orecchio, tirandolo per un braccio.
Tutti i commensali si voltarono per assistere a quella scena, come se fosse un'interessante lite tra due amanti passionali come, a detta loro, solo i francesi sanno essere.
 
I due si fermarono, incrociando i loro sguardi in una tensione simile a quella prima del combattimento tra due felini e, come loro, si interruppero colti da un'idea comune. L'uomo bisbiglio' qualche cosa nell'orecchio della ragazza che annui' pensierosa e fece una specie d'inchino.
 
Athos fece una nuova reverenza al Re e disse:
"Maesta', ci sono delle curiosita' di cui il Duca di Buckingham vi ha tenuto all'oscuro"- affermo', guardandolo fisso negli occhi.
"Non voglio essere io, ne uno dei mei compagni a rivelarle... Vorrei che le scopriste da solo!"- continuo' sicuro, nell'affermazione dei suoi compagni.
 
"Oh non c'e' problema, amico mio! Glie le posso chiedere domattina all'alba! Si trova proprio tra una di quelle navi che vedete all'orizzonte!"- rispose il sovrano indicando le luci sul pelo dell'acqua che ancora si scorgevano dalla finestra.
"Perche' non glie lo chiedete proprio adesso?"- domando' Athos con fare sarcastico.
"E' buio, mandare una barca presso la sua ammiraglia potrebbe provocare un incidente! E poi io non ho tutta questa fretta..."- si giustifico' il sovrano alzando le spalle.
 
"Ma noi si!"- ribatte' Porthos in un inglese sommario.
 
"Innanzi tutto, Maesta', potreste cercare quattro volontari disposti a bere e pernottare in questa locanda per almeno due giorni e due notti?"- chiese Aramis alla tavolata di guardie.
 
A quelle parole calme e convincenti, tutte le guardie alzarono la mano nella speranza di essere scelte per un incarico tanto facile.
  
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