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Autore: Lou_    15/04/2013    4 recensioni
E se in un giorno piuttosto nuvoloso incontraste all'improvviso un raggio di sole?
Un ragazzo capace di farvi battere il cuore per un solo sorriso, la sua dolcezza, il modo in cui vi parla?
Se capiste di esservene innamorate all'istante come mai prima d'ora?
E se questo ragazzo fosse la morte in persona?
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 12.

 



Harry mi prese tra le sue braccia e, con poca fatica, mi stese sul letto sotto di lui.
Io continuavo a baciarlo, capendo cosa aveva intenzione di fare, senza preoccuparmene davvero.
Avevo bisogno di sentire che tutto quello che stava accadendo fosse reale.
Ne avevo un bisogno di sperato.
Sentii la sua eccitazione premere sui miei jeans, e in quell’attimo smisi di baciarlo, guardandolo intensamente negli occhi.
Aveva le iridi più scure, che mi guardavano imploranti, desiderose.
Mi morsi il labbro, agitata, sentendo lui che si stendeva su di me con leggerezza, passando le sue mani morbide sul mio busto, i miei seni, i miei fianchi.
Non riuscivo molto a ragionare, nella mia testa sentivo che stava per accadere qualcosa di sbagliato, lo sentivo davvero.
Lui intercettò le mie preoccupazioni e, iniziando a sfiorarmi con le labbra il petto, sussurrò tra un respiro affannato e l’altro.
- ‘’Fidati di me, Susan.”
La sua voce roca mi fece rabbrividire di piacere.
Quando sentii poi le sue mani tiepide sul mio inguine, il ricordo di Louis si fece sentire, e mi irrigidii al suo tocco.
Lui sospirò, baciandomi la fronte con dolcezza e stendendosi accanto a me.
Io chiusi gli occhi, sentendomi sbagliata, un ostacolo. Una sensazione di delusione mi invase.
Harry però passò una mano sulla mia guancia, facendomi quindi voltare verso di lui.
Era su un fianco, rivolto verso di me.
Per la prima volta da quando lo avevo conosciuto, lo vidi come essere umano, ma soprattutto come protezione. Respirai e, quasi singhiozzando, mi fiondai tra le sue braccia, rannicchiandomi contro il suo busto e stringendo le mani contro la sua maglia.
Lo sentii sorridere contro la mia testa, e, in poco tempo, mi addormentai.
 
 
 

Un sospiro pesante mi fece aprire gli occhi: la stanza era immersa ancora nell’oscurità, ma dalla finestra socchiusa trasparivano piccoli fasci di luce.
Doveva essere quasi l’alba.
Sbadigliai e, con fatica, mi misi a sedere. Le ferite lungo il corpo di pochi giorni prima non si facevano più sentire, segno della mia guarigione.
Il letto sotto di me era sfatto, le coperte piegate malamente.
In un attimo realizzai che mancava il ragazzo riccio.
Ricordai anche della paura irrazionale dell’altra sera, del mio rifiuto, e me ne vergognai.
Lui era venuto per me, e io lo avevo rifiutato.
Sospirai, imprecando contro me stessa.
Non riuscivo a metabolizzare l’idea che Harry era venuto da me, non riuscivo a capire come avesse fatto. Ormai tutta la mia vita era un continuo punto di domanda; anche adesso del resto.


Se Harry mi aveva abbandonata nuovamente?

Magari per il mio rifiuto?

Magari si era pentito?

E se non lo avessi più rivisto?



Mi rannicchiai su me stessa, sempre più impaurita dalla realtà che mi stava sfuggendo di mano.
Sentii un freddo leggero invadere la stanza, ma non era vento, e riconobbi la cosa come familiare.
Passi strascicati dal balcone poco distante mi risvegliarono dal torpore di poco prima, e sorrisi istintivamente alla vista di due occhi verdi, lucenti, nel buio, quasi come quelli di un gatto.
Quegli occhi si incrociarono ai miei, e li vidi sorridere.
Sentii improvvisamente caldo attorno a me, realizzando quanto fossi stupida a sentirmi così, per lui.
Harry arrossì leggermente, quindi io mi lasciai andare contro il letto, imprecando questa volta a voce alta, ricordandomi della sua abilità di leggermi nel pensiero.
- ‘’Al diavolo’’ sussurrai tra i denti.
Lui alzò invece un sopracciglio e, con sguardo furbo, si stese accanto a me, poggiandosi su un braccio e passandosi la mano libera tra i ricci ribelli.
- ‘’Devi smetterla di usare questa curiosa espressione contro di me” mi rinfacciò lui, non perdendo l’aria sbarazzina.
Io sbuffai, sempre più imbarazzata, nascondendomi il volto contro il cuscino.
- ‘’La notte non dormi?” provai a chiedere, cambiando discorso.
- ‘’No, non ne sento il bisogno, anche se mi sento più stanco. Devo anche capire il perché non ho più le mie facoltà…. E perché mi sento sempre più simile a te, a voi.”
Di nuovo quei discorsi complessi e irreali, che mi scatenavano sempre una forte emicrania per le troppe domande.
- ‘’Te ne andrai ancora?” chiesi titubante, mordendomi quindi la lingua per le mie parole di troppo.
Ci fu un attimo di silenzio preoccupante, che mi fece distogliere la faccia dal cuscino e cercare il suo volto: stava sorridendo, mostrando ancora quelle dannate fossette.
Mi morsi il labbro, frenando la voglia di toccargliele.
Lui distolse lo sguardo da me, imbarazzato e, arrossendo leggermente avvicinò il suo viso pericolosamente al mio.
Il mio respiro si fece affannoso, tutto quello che mi circondava perse importanza, c’ero solo io, lui, e le sue labbra… così rosse. Invitanti.
Sentii il mio viso infiammarsi quando lui strusciò il suo naso delicatamente contro la mia guancia, per poi posarmi baci veloci lungo tutto il mio profilo.
Le mie mani si mossero da sole, infilandosi tra i suoi capelli e tirandoli leggermente.
Harry mugolò di piacere.
Sorrisi, soddisfatta di aver trovato un suo punto debole.
Solo dopo realizzai la situazione, e evidentemente anche lui, che si scansò velocemente da me, quasi scottassi troppo.
Si mise quindi in piedi, allontanandosi dal letto, iniziando a torturarsi le mani.
Nei suoi occhi per la prima volta lessi paura, se non terrore.
Ancora una volta mi sentii inadatta a lui, quasi un errore.
- ‘’Harry…” provai, soffocando le parole in gola, anche io stupita.
- ‘’Zitta!” gridò lui, mostrandomi le spalle.
Io mi portai una mano al volto, spaventata dalla sua reazione.
La tensione nell’aria era palpabile; provai a controllare i miei respiri, sempre meno irregolari.
Attimi di silenzio, quindi lui, passandosi una mano sul viso, si voltò verso di me, serio.
- ‘’S-scusa, i-io sono un idiota, va bene? Mi devo solo abituare a queste sensazioni fisiche che mi fai provare.” Il suo tono era basso, quasi timido.
Mi sentii in un certo senso lusingata dalle sue parole, ricordando l’eccitazione che aveva provato la sera precedente mentre si stendeva su di me.
Lo vidi camminare per la stanza, freneticamente, poi, quasi con un’illuminazione, tornò ad osservarmi, curioso.
- ‘’Come mai sei in questo posto?”
Io scossi la testa, sorpresa dalla sua domanda, e ricordandomi solo allora di mio padre, della sua salute precaria, della sua proposta.
Sospirai, alzandomi quindi dal letto.
- ‘’Dovrei andare a trasferirmi da mio padre per un po’, sai… sta meglio ora” dissi con ovvietà, quasi lo sapesse.
Lo vidi sbiancare davanti a me, di nuovo quello sguardo di terrore in volto.
Si portò una mano alla fronte, appoggiandosi con l’altra al muro accanto a lui.
Corsi in suo aiuto, preoccupata, ma lui mi fece cenno di no con la testa.
Mi bloccai all’istante dov’ero, per paura di disturbarlo.
Di nuovo quel silenzio fastidioso ci avvolse.
Sentii poi un rumore sommesso, leggero.
Un rumore sentito molte volte, troppe in quel periodo.
Un rumore che mi fece stringere il cuore.
Harry stava piangendo davanti a me.
Senza trattenersi, senza nascondersi il viso con le mani.
Piangeva, e io non sapevo come aiutarlo, tanto per cambiare.
 
 
 

 
Lui si sedette sul pavimento, poggiando la schiena contro il muro dietro di sé.
MI sentii triste nel vederlo così, quindi mi avvicinai a lui, non resistendo all’idea di abbracciarlo.
Racchiusi quindi il suo busto, ora tiepido, quasi umano, tra le mie braccia, provando a calmare i suoi singhiozzi, provando a dargli un conforto, anche se non sapevo per cosa.
Finalmente mi guardò, e mi sentii trafiggere il petto da tutta quella intensità.
Allentai il mio tocco su di lui, fissandolo interdetta.
- ‘’…sono stato importante per te, Susan?” chiese dopo qualche attimo lui, di punto in bianco.
Mi morsi il labbro, chiedendomi il perché di quella domanda, temendo ancora di più la mia risposta.
- “certo che si, ma lo sei anche adesso se è per quest…” la mia frase si interruppe contro le sue labbra, avide, morbide, calde.
Sentii la sua bocca aprirsi, cercando un accesso nella mia.
La sua lingua iniziò a muoversi contro la mia, togliendomi il fiato e facendomi rabbrividire: entrambi volevamo quel contatto.
Chiusi gli occhi quando anche le sue mani si spostarono su di me, carezzandomi, tirandomi contro di lui.
Poi, come tutto era iniziato, finì.
In modo improvviso, senza spiegazione, lasciando tutte le emozioni che provai con quel bacio come unico segno del suo passaggio.
Mi sentii quasi usata.
Lui riaprì gli occhi, che notai lucidi, tristi.
Non seppi mai per quanto tempo rimanemmo a guardarci, quella mattina.
O in quanto tempo lui scomparve alla mia vista, lasciandomi sola, seduta a terra, con le ormai familiari lacrime agli occhi. 





Giorno :)
Scusate davvero per questo orribile ritardo.
La scuola adesso sta diventando ingestibile, non so come sia per voi.
Mi raccomando, se dovete fare delle pause dallo studio, fatelo per leggere le mie storie ahahaha scherzo ovviamente c:
Comunque, passiamo al capitolo: come vi sembra?
Probabilmente, confuso, e anche molto.
Ma sapete che vi dico io?
Attendete, che nel prossimo ogni cosa, qualsiasi dubbio, verrà svelato *musicheta decisiva*
No vabbeh comunque, sta storia ve gusta o no?
Sapete che adoro i vostri pareri.
Beh, non smetterò mai di ringraziarvi per ogni cosa, lo giuro.
Mi sento quasi in colpa per il finale ahahah
Fooorse ci sarà un continuo, proprio per i miei sensi di colpa c:
Beh vi lascio, tra un po' aggiorno Reflection, per chi la segue (?)
Bacione,
Lou_

  
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