Faith,16 anni, un peso per i suoi genitori e per la società.
Affidata ai nonni materni in piena adolescenza, per l’assenza continua del padre e per la dipendenza dalla droga della madre, si trasferisce a Londra nella speranza di “migliorare” le sue condizioni di vita.

Lasciare la propria casa da bambina è un’esperienza traumatica. Mi ricordo di quel giorno. Di quella casa piena di ricordi. Delle valige lasciate di fronte alla porta di camera mia.
Mi guardai i piedi e un occhio mi cadde sul parcquet color castano, che mi ricordava tanto il legno degli alberi difronte a casa. La nonna mi passò una mano davanti agli occhi per farmi riprendere dai miei pensieri.

Con voce dolce e rassicurante mi disse:” Piccola, non agitarti. Andrà tutto bene” Mi lanciò un sorriso e poi prese le mie valige prima di prendermi per una mano e accompagnarmi giù per le ripide scale.
Lanciai un’ultima occhiata alla porta di casa, prima che si richiudesse dietro di me. Una lacrima mi rigò il viso.
Salii in macchina sapendo che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei rivisto casa mia.
Il nonno mi lanciò un’occhiata dallo specchietto retrovisore.

“Non ti preoccupare. Ritornerai a casa. Non ora ,ma ci ritornerai” Disse sorridendomi mentre fissava la strada.
“In realtà non mi interessa tornare in quella catapecchia puzzolente” Dissi lasciandomi scappare qualche lacrima.

Sapevo di non essere per niente brava a mentire. Io soffrivo in silenzio eppure loro se ne erano accorti. I nonni in questo non hanno rivali.
Arrivammo all’aeroporto in anticipo. Io e la nonna scendemmo portandoci dietro le pesanti valigie.
Presi la sua mano e la strinsi forte, sapendo che lei e il nonno erano le uniche due persone che mi erano rimaste accanto. La guardai e un sorriso improvvisamente apparve sul mio volto. Sapevo che quello sarebbe stato un nuovo capitolo della mia vita. Qualcosa di diverso da quello che avevo sempre visto e sentito. Qualcosa di differente dai continui abusi fisici e psicologici.
Ci sedemmo sulle panchine che davano sulla pista d’atterraggio. Rimasi quasi affascinata da tutto quel viavai di aerei che atterravano con grazia. All’improvviso un’immensa tristezza mi colpì. Ripensai al mio passato, a casa mia, ai vicini ,agli amici di famiglia che ci venivano a trovare regolarmente. Cercai di nascondere i miei sentimenti guardando il cellulare. Misi il silenzioso per non essere disturbata durante la mia permanenza all’aeroporto. Mi girai a guardare la gente che correva da una parte all’altra. Seguivo con lo sguardo ogni ragazzo, bimbo, bimba, madre o padre che mi passasse accanto. A un certo punto la nonna mi toccò la spalla. Mi girai verso di lei.

“Faith, guarda quanti bei giovanotti che ci sono qui.” Mi disse con un sorriso a 32 denti.
“Nonna, ho visto. Ma tu hai già il nonno” Dissi io scherzando per poi scoppiare a ridere.
“Sempre la solita. Guarda che io dicevo sul serio. Ho notato anche che quel bel giovanotto è lì da un po’,e non ha mai smesso di fissarti” Disse lei con un tono compiaciuto.
“Starà guardando te, nonna. Non sottovalutarti, sei una bella donna” Iniziai ad arrossire nel notare che davvero quel ragazzo mi stava guardando.
“Faith, vai da lui. Io aspetto qui” Mi sorrise prima di darmi una piccola spinta per spronarmi ad alzare le chiappe.
“Uff, va bene .Ma quanto sei insistente!” Dissi brontolando sotto voce.


 Ehi,spero vi piaccia.Questo è la mia prima FF ;) 
Lasciatemi una recensione,così posso migliorare :) 
Un bacio,V <3