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Autore: Soe Mame    15/04/2013    3 recensioni
- Un attimo! - intervenne Yugi, con un inquietante sospetto: - Vi hanno dato sei mesi per la realizzazione... quando? -.
Tutti gli sguardi furono puntati sul Regista.
La risposta che arrivò fece gelare il sangue ai presenti: - Sei mesi fa. Oggi è l'ultimo giorno disponibile, dobbiamo consegnare le opening domani mattina. -.
- State dicendo che abbiamo circa quindici ore per girare cinque opening a basso costo? - riepilogò Seto, quasi a denti stretti.
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Qualunque riferimento a fatti e persone è puramente casuale.

OUVERTURE 05
- PRIMO TEMPO -



- Allora, vediamo se ho capito bene... - disse Kisara, portandosi un dito alle labbra: - Il gioco consiste nell'asportare un organo o una qualsiasi parte del corpo. Se lui muore, chi l'ha fatto morire ha perso. -
- Precisamente. - annuì Bakura, con uno strano sorriso più sinistro del solito.
La ragazza fece distrattamente di sì con la testa, quasi fosse pensierosa.
- Aspettate, possiamo parlarne! - urlò l'anziano d'innanzi a loro, sgranando il suo occhio ancora sano: - Discutiamone civilmente! -
- Chi inizia? - domandò Kisara, come se non l'avesse sentito.
Il bandito le porse l'elsa di un pugnale apparso da chissà dove e chissà quando, la lama stretta tra due dita: - Prima le signore. - si limitò a dire, rivolgendo uno sguardo divertito all'uomo bloccato per gli arti dalle invisibili spire di Diabound.
Con un sorriso di ringraziamento, la fanciulla accettò il coltello e si avvicinò al paziente, incontrando con i suoi occhi di zaffiro l'unico occhio visibile sotto quella lunga cascata di capelli ingrigiti dal tempo: lo vedeva, ma non lo guardava, forse ancora persa nei suoi pensieri.
- Vediamo un po'... - mormorò, facendo lentamente scorrere la punta della lama sulla fronte di un ammutolito Aknadin: - Gli esseri umani possono sopravvivere anche senza alcuni organi importanti ma credo che, per iniziare, l'asportazione brutale delle unghie sia meglio di un'operazione così complicata. -
- Aspetta! - gridò l'uomo, con voce roca, cominciando a sudare freddo: - T-tu... tu non vuoi perdere, g-giusto? -
Kisara gli rivolse uno sguardo interrogativo, probabilmente prestandogli realmente attenzione per la prima volta da quando l'aveva incontrato in quel cubo avvolto dal fuoco.
- Ecco... - farfugliò l'uomo, cercando disperatamente una via di salvezza: - Tu non hai conoscenze mediche, ragazza, non puoi porre la tua mano inesperta su una cosa così delicata come- -
- In realtà, ho una laurea in medicina e chirurgia. -
L'affermazione della dragonessa tolse la voce ad Aknadin: l'uomo era rimasto a bocca aperta, l'occhio spalancato in una muta esclamazione di sorpresa.
- Sì, neanch'io avrei mai pensato di prenderla... - gli diede ragione Kisara, picchiettandosi delicatamente la lama del pugnale su una spalla: - Il fatto è che Seto è spesso molto impegnato con la sua azienda e io mi annoiavo ad aspettare che finisse di lavorare... così, ho deciso di passare il tempo leggendo i libri che ha nella sua biblioteca personale e, tra questi, ne ho letti così tanti di medicina che ho deciso di dare gli esami per la laurea. - spiegò, quasi fosse una cosa normale.
Aknadin era ancora paralizzato nella stessa posa.
- Ho anche una laurea in scienze politiche, una in giurisprudenza, una in biologia, una in economia, ho la licenza di allibratrice e su The Sims 2 mi manca un Punto Meccanica per diventare factotum di minimarket! - aggiunse la ragazza, con un sorriso.
Silenzio.
L'occhio dell'anziano roteò fino a posarsi su Bakura, a pochi passi dalla fanciulla: - E t-tu? - farfugliò, rinunciando in partenza a nascondere i vistosi tremiti del corpo: - N-non potrai mai v-vincere contro una d-donna così istruita in c-campo medico! Non c-credo p-proprio che tu abbia f-fatto st-studi del g- genere! - balbettò, ormai incapace di articolare una frase fluida.
Il sorriso sanguinario del bandito si accentuò: - Ovviamente no. - fu la sua candida risposta: - Ma anch'io conosco benissimo il corpo umano. Hai idea di quanta gente ho aperto senza il suo consenso? -.
Silenzio.
L'occhio di Aknadin, ormai lucido per il terrore, corse su Kisara, il pugnale di nuovo in prossimità del suo corpo, particolarmente vicino alla punta dell'indice destro.
- FERMA! - urlò, con tutta la voce che riusciva a emettere: - FERMATI! AIUTO! AIUTO! REGISTA! MI VOGLIONO UCCIDERE! SEEEETH! SEEETH! REGISTAAA! -
- Oh, eccovi! - una voce allegra, familiare, distolse l'attenzione dei due più o meno albini dall'anziano paziente: il Regista si stava avvicinando loro con un gigantesco sorriso capace di mettere in mostra tutti e trentadue i denti, nessuno escluso.
- Avete trovato il signor Aknadin! - constatò, gioviale, raggiungendo il terrorizzato e tremante anziano, sotto lo sguardo indecifrabile dei due giovani.
- Ma signor Aknadin! - esclamò poi, inarcando le sopracciglia con fare stupito: - In che razza di posizione vi siete messo? E' un qualche esercizio ginnico per tenervi in forma nonostante l'età? - domandò, notando l'uomo bloccato in una perfetta X, non potendo vedere l'invisibile coda squamosa attorno alle caviglie e le grosse mani artigliate strette sui polsi.
- MI STANNO AMMAZZANDO, BRUTTO IMBECILLE! - tuonò Aknadin, cercando di divincolarsi dalla morsa serpentina del mostro nero.
- Uhm, non penso che questo caldo vi sia salutare... - fece il Regista, annuendo da solo alle sue parole: - Credo vi alzi troppo la pressione... non temete, le vostre scene sono poche e non c'è pericolo che vi affatichiate troppo! - lo rassicurò, senza abbandonare il suo sorriso.
- MI STANNO TORTURANDO, DEFICIENTE! - le urla irate di Aknadin, ormai sentendosi al sicuro, risuonarono ancora: - C'E' QUELL'ABOMINEVOLE MOSTRO INVISIBILE CHE MI TIENE PRIGIONIERO E QUEI DUE VOGLIONO GIOCARE ALL'"ALLEGRO CHIRURGO" USANDO ME COME PAZIENTE! -
- Allora, ragazze, siate delicate con il signor Aknadin. - si assicurò il Regista, rivolto ad una manciata di truccatrici e costumiste apparse dalle fiamme come mitologiche salamandre. Abbassò la voce: - E' molto debole di salute e tende a violenti sbalzi d'umore. Pare abbia anche le allucinazioni e che reagisca in maniera molto violenta alla vista dei rettili, specialmente draghi e serpenti. Siate pazienti, mi raccomando! -.
Le donne annuirono, estraendo dalle miriadi di tasche delle loro giacche dei pettini, delle spazzole, del fondotinta e dei metri; non appena si avvicinarono al sempre più provato Aknadin, Diabound lo lasciò andare, quasi facendolo precipitare al suolo, venendo a mancare il sostegno.
- Stia attento, signore! - fece una truccatrice, afferrando l'anziano al volo.
- Forse è il caso di recuperare un ventilatore. - propose una costumista, ricevendo svariati consensi.
"Sono circondato da una tribù di idioti." fu l'accorato pensiero di Aknadin, ormai arresosi all'essere praticamente trascinato dalle truccatrici e dalle costumiste.
Tuttavia, riuscì comunque a vedere il lato positivo di quella nuova situazione: non era più nelle mani di quelle due empie creature dai capelli bianchi.
Istintivamente, si voltò verso i due, rimasti immobili dove li aveva lasciati, che lo seguivano con i loro occhi chiari.
Lo seguivano. Lo fissavano da lontano.
Senza. Staccare. Mai. Lo. Sguardo.

- Sì, Altro me. - lo rassicurò Yugi, per la cinquantanovesima volta, accarezzandogli la schiena.
- Davvero? - ripeté Atem, gli occhi viola completamente sgranati: - Sei proprio sicuro? -
- Altro me, le opening sono cinque, ne abbiamo girate quattro, direi che questa che stiamo per girare è l'ultima, no? - cercò di farlo ragionare il più piccolo, senza eccessiva speranza.
- ... davvero? -
Yugi avrebbe sospirato, rassegnato, per la cinquantanovesima volta, ma preferì chiedersi se fosse davvero possibile spalancare gli occhi in quel modo innaturale.
Erano trascorsi circa dieci minuti dalla partenza di Dartz, Raphael, Alister e Valon: il ragazzo dai capelli rossi aveva letteralmente trascinato via quello dal cespuglio castano, probabilmente per impedirgli di pronunciare parole diverse dai saluti; il colosso biondo si era limitato ad un breve commiato, mentre l'ex- sovrano di Atlantide aveva ottenuto la palla con sopra raffigurato il mondo.
Jonouchi e Mai erano rimasti sulla soglia della porta d'ingresso del cubo, probabilmente per vedere i quattro ripartire a bordo delle loro mietitrebbie, stretti l'un l'altra ovviamente per scaldarsi a vicenda e non soffrire troppo il freddo esterno.
Di comune accordo, quella porta rimase aperta: ormai la temperatura all'interno del cubo in fiamme era fin troppo elevata e soffocante, di sicuro le ventate gelide della sera l'avrebbero mitigata e resa perfettamente sopportabile - aveva detto il Regista.
Di contro, nessuno sembrava più far caso alle fiamme divine, quasi fosse normalissimo girare un'opening in un edificio in pieno incendio: Mokuba e Shizuka continuavano a dormire beatamente sulle sedie, vegliati da Rishid e Isis, tornati vicino a loro; Mahad e Mana si intrattenevano con alcune fangirls - la ragazza sembrava particolarmente a suo agio, mentre il giovane sembrava particolarmente a disagio; Seto era perfettamente immobile, braccia conserte e sguardo impassibile, fermo in un punto del cubo in grado di fargli avere la piena visuale sia delle sedie su cui Mokuba si era addormentato sia di un non ben precisato punto più distante; Yugi, inginocchiato accanto ad un Atem seduto per terra, cercava di rassicurare il Faraone, dando prova di pazienza ultraterrena; dall'alto della Regia, Mary lanciava meravigliose occhiate adoranti al giovane sovrano e splendidi sguardi di sufficienza ad un Sugoroku impegnato a rimembrare i tempi passati, quando le radici di liquirizia dovevano sradicarle in prima persona; il grafico, costretto tra Mary, Sugoroku e le chiamate del Regista, era forse più paziente di Yugi; Anzu, Honda, Otogi e Ryou erano crollati a terra, esausti più per la noia che per il troppo lavoro - da loro minimamente sentito.
- E se ci facessimo un bagno? - chiese improvvisamente Honda, alzando lo sguardo.
- ... eh? - fecero Anzu e Otogi, alzando un sopracciglio.
- Ci sono delle vasche! - fece notare il ragazzo dalla capigliatura puntuta, indicando le due grosse vasche piene d'acqua non intaccate dal fuoco divino.
- ... perché ci sono delle vasche? - fu l'unica cosa che i due riuscirono a dire.
- Forse sono dei serbatoi per avere sempre a disposizione acqua potabile? - provò ad indovinare Ryou, perplesso.
- E sarebbero trasparenti, rettangolari e aperti sopra? - osservò Otogi, mettendosi in piedi: - Io direi che sono davvero vasche. Forse servono per girare qualche scena subacquea? -
- Qualcuno sa se nell'ultima... - Anzu quasi si commosse, nel pronunciare quella parola: - ... opening ci sono scene ambientate sott'acqua? -
- Dovremmo impossessarci del copione. - fu la risposta pratica di Honda.
- Tanto il Regista non segue mai il copione. - sorrise Ryou, candido.
- ... però possiamo farci il bagno? - chiese nuovamente Honda, osservando tutta quell'acqua con una certa avidità.
- ... beh, in fondo, mica inquiniamo... - disse Otogi, soppesando l'idea.
- Ah, sarebbe bellissimo farsi un bagno! - sospirò Anzu, salvo poi ricordarsi di non avere con sé alcun costume da bagno. Arrossì violentemente: - Tuttavia, non ho nessuna intenzione di farmi il bagno in biancheria! - borbottò.
La successiva frase di Honda fu quanto di più scontato potesse esserci: - Facciamo il bagno nudi! -
- No, Honda. - lo fermò la ragazza, lapidaria.
- E poi non vi conviene. - sorrise Ryou, le guance leggermente rosate: - Fareste una brutta figura a mostrarvi senza vestiti. -
Senza pensarci, lo sguardo dei tre volò in direzione delle divinità, spaparanzate a mezz'aria come se fossero su una spiaggia volante; su una delle zampe di Ra, Malik, viso sorretto da una mano, gomito che puntellava il ginocchio lasciato scoperto dai pantaloni arrotolati - unico capo d'abbigliamento che si era degnato di indossare -, osservava con una certa insistenza un particolare punto del cubo.
Seguiva ciò che stava succedendo. Lo fissava da lontano.
Senza. Staccare. Mai. Lo. Sguardo.
Un battito di mani portò l'attenzione di tutti i presenti su un solo punto: il Regista era apparso, con il suo eterno sorriso.
- Allora, ragazzi! - annunciò, mentre alle sue spalle facevano la loro candida apparizione Kisara e Bakura - stranamente, fu una visione piuttosto inquietante, nell'insieme.
- Siete pronti per girare l'ultima opening? - chiese, retorico. Ovviamente, alle orecchie dei presenti giunsero soltanto le ultime due parole.
- Perfetto! - trillò l'uomo, di fronte a tutti quegli sguardi gioiosi, per poi rivolgersi alla Regia: - Mary, ho bisogno di te! -
La fanciulla sgranò gli occhi d'arcobaleno, graziosamente stupita: - Io? -
- Sì! - esclamò il Regista: - Scendi, dovrai aiutarmi con alcune cose! -.
Atem sentì un brivido freddo percorrergli la schiena, improvvisamente più teso di prima.
- Oh! - fece Mary, sorpresa; con la grazia di una libellula, posò un piede sul bordo della sporgenza su cui si trovava, ormai privo di vetri, per poi darsi una leggera spinta e volare nell'aria come un magnifico cigno. In un vorticare di soffici capelli color grano, la fanciulla eseguì perfettamente un quintuplo salto mortale, sette avvitamenti, un arabesque a mezz'aria e atterrò soavemente con la punta del suo delicato alluce.
- ... ma scendere normalmente? - osò borbottare Anzu, indecisa sulla reazione da avere.
- La tua invidia non mi tocca. - rispose compostamente la sublime fanciulla, facendo optare ad Anzu un sempre valido facepalm.
- Su, su! - la esortò il Regista: - Mary, il tuo sarà un lavoro estremamente delicato. - sorrise.
La fanciulla gli scoccò un tenero sguardo interrogativo.
Tutti gli altri furono inevitabilmente scossi da un brivido.
Il Regista le mise in mano un sacco che nessuno aveva notato: - Dovrai portare gli oggetti di scena! -.
"In sostanza farà da porta oggetti." fu il pensiero che attraversò le menti dei presenti, sollevati.
Mary fissava il sacco, sbalordita: - Ma io- -
- Forza, ragazzi! Andiamo al pozzo! - quasi urlò il Regista, facendo segno a tutti di seguirlo.
Come una sola persona, tutti - ad esclusione di Isis, Rishid e degli addormentati - seguirono l'uomo, chi in silenzio chi ponendosi domande esistenziali.
- ... pozzo? - ripeté Jonouchi, cauto.
- ... c'era un pozzo? - sussurrò Kisara, stupita: - Io non me n'ero accorta! -
- C'è un grosso buco nel pavimento, in un angolo del cubo. - rispose Seto, freddo: - Probabilmente si riferisce a quello. -.
- E tu che ne sai? - non riuscì a trattenersi Katsuya, sorpreso dalla risposta.
Lo sguardo tagliente di Seto Kaiba lo colpì come una freccia: - Io ho la tendenza a guardare dove metto i piedi. -.
Fu solo l'intervento congiunto di Honda, Otogi, Anzu e Mai che impedì a Jonouchi di scagliarsi come una molla sul presidente della Kaiba Corporation.
- Ti sei divertito a vivisezionare quel vecchio? - buttò lì Malik, con una strana nota d'irritazione nella voce, sceso da Ra non si sa quando né, soprattutto, come.
- Purtroppo non ne ho avuto occasione. - sospirò Bakura, alzando le spalle con noncuranza: - Ma non temere: appena ci sarò riuscito, ti porterò il suo cuore sanguinante in uno scrigno d'oro. -
Il ragazzo dai capelli biondi si fermò, incredulo: - Oh... ma... - balbettò, gli occhi completamente spalancati: - ... che cosa dolce! -
- Se ti facessi trovare nei paraggi, te lo porterei ancora pulsante. - aggiunse il bandito, semplice.
- Non ti preoccupare. - gli disse Malik, l'irritazione completamente svanita dalla sua voce: - E' comunque un pensiero adorabile! -.
Accanto al Regista e al cameraman, nel frattempo, Atem cercava disperatamente di allontanarsi dallo sguardo interessato e dalle lunghe ciglia dell'attraente Mary, stringendo la mano dell'Aibou in una dolorosa morsa che Yugi sopportava stoicamente, cercando di mettersi nei panni del povero Faraone. Mana e Mahad, di fronte a quella scena, erano corsi in aiuto del giovane sovrano: la maga cercava di distogliere l'attenzione della bellissima fanciulla facendole continue domande sullo splendido modo con cui era scesa dalla Regia, Mahad osservava a distanza, severo, l'incarnazione della bellezza, pronto ad intervenire qualora avesse visto una candida mano allungarsi troppo.
Ryou era stato abbandonato a se stesso.
- Eccoci! - annunciò il Regista, distogliendo l'attenzione di tutti e portandola sul grosso buco nel pavimento d'innazi a loro.
Seto aveva ragione: in un angolo del cubo, visibile grazie alle alte fiamme che ne illuminava i bordi, c'era un grosso buco nel pavimento.
- ... che ci facciamo davanti ad un buco nel pavimento? - Mai riuscì a fare quella domanda di cui tutti volevano sapere la risposta.
- E' la prima scena! - spiegò il Regista, facendo segno al cameraman di mettersi in posizione: - Overlap è la più strafiga delle opening, deve essere qualcosa di assolutamente scenografico e d'effetto! - trillò, gli occhi che gli brillavano: - E la prima scena deve riuscire a catturare lo spettatore, portarlo a seguire l'intera opening con interesse sempre maggiore! -.
- ... e lo spettatore sarà attratto da un buco nel pavimento? - fu la perplessa reazione di Mai, le sopracciglia completamente inarcate, mentre svariate teste annuivano per darle ragione.
- Ora vedrete! - disse il Regista, quasi prossimo all'emettere cuoricini: - Al mio segnale, Mary, versa il contenuto del sacco nel buco! -
- Eh? Oh? - fece la fanciulla, fino a quel momento particolarmente presa da faraoniche gnoccherie: - Sì, certo! -.
- E quindi... Azione! -.
All'urlo del Regista, la telecamera si accese e Mary fece come le era stato detto: aprì il sacco che aveva ricevuto e ne buttò il contenuto nel buco.
La luce delle fiamme colpì quegli oggetti stranamente familiari, facendoli risplendere nella loro aurea purezza.
- ... ma quella... - riuscì a dire debolmente Mana, incredula: - ... e... e quella... e... -. Deglutì: - Quella non è la Chiave? E quella non è la Bilancia? E... l'Occhio? -
- Ma quella non è la Collana di mia sorella...? - farfugliò Malik, osservando scioccato il contenuto del sacco precipitare nel buio del "pozzo": - E... e quella non è la... Barra...? -
- Porca pu**ana, quello è l'Anello! - urlò Bakura, riconoscendo il penultimo Oggetto scivolato fuori dal sacco, facendo trasalire Mahad.
- Il Puzzle! - gridarono Yugi e Atem, all'unisono, non appena videro l'ultimo Oggetto perdersi nell'oscurità con un ultimo bagliore riflesso.
- E... Stop! Perfetta! - annunciò il Regista, il cameraman che spegneva la telecamera.
Con uno scatto, Atem, Yugi e Bakura si gettarono sul limitare dello pseudopozzo, lo sguardo scioccato rivolto verso l'oscurità del fondo; Malik li raggiunse, altrettanto scosso, restando in piedi accanto a loro.
- Il Puzzle... - quasi pianse Yugi, la voce che gli tremava.
- Lo... lo recupereremo. - sussurrò Atem, con un tono che di deciso aveva ben poco, serrando i pugni.
- Se mia sorella lo scopre... - pigolò Malik, con voce strozzata, più terrorizzato dalla reazione di Isis che dal destino della sua Barra.
- Ma come ca**o avete fatto a fo**erceli? - tuonò Bakura, quasi ringhiando contro il Regista.
Sotto quello sguardo che pareva reclamare sangue, il Regista sentì il suo eterno sorriso incrinarsi: - Beh... l'Occhio ce l'ha gentilmente dato il signor Pegasus prima di andarsene, la Collana ci è stata ancor più gentilmente prestata dalla signorina Ishtar- -
- Mia sorella vi ha dato la sua Collana sapendo che l'avreste gettata in un pozzo? - si stupì Malik, sgranando gli occhi.
- ... ehm, ci siamo casualmente dimenticati di dirle tutto nel dettaglio. - tossì il Regista, portando il gelo nonostante le fiamme crepitanti attorno a loro: - Quanto alla Barra e all'Anello, li abbiamo semplicemente trovati tra i vostri vestiti. -. Sorrise a fatica, decidendo di rinunciarvi quando si sentì pugnalato da un paio di sguardi.
- E il Puzzle? - gemettero Yugi e Atem, con talmente tanta sofferenza che alcune fangirls nelle vicinanze scoppiarono in lacrime al loro posto.
- Beh, eravate così impegnati ad abbracciarvi affettuosamente che non vi siete accorti del mio assistente che vi stava sfilando il Puzzle! - rispose il Regista, con una risata forzata.
Silenzio.
- ... e la Chiave e la Bilancia? - chiese la voce esitante di Mana, dopo un attimo di titubanza.
- Quelle le avevamo! - esclamò il Regista, sorpreso di quella domanda: - Non siamo riusciti a contattare né il signor Shadi né il signor Karim, ma i loro Oggetti li avevamo! -.
- ... questa cosa non ha senso. - concluse Mahad.
Nessuno sentì la necessità di approfondire il discorso.
- Per curiosità... - disse Malik, gli occhi ridotti a fessure: - Come avete intenzione di tirarli fuori, ora? - chiese, in un sibilo irato.
Il Regista si passò una mano tra i capelli. Fece un profondo respiro. Si morse un labbro. Fece schioccare la lingua.
- Smettetela di prendere tempo e rispondetemi. - tagliò corto il giovane Ishtar, paralizzandolo con il suo tono così secco: - Mia sorella verrà a saperlo tra poco. - gli ricordò, facendolo sobbalzare.
- Atemuccio uccio puccio cucciolo... - cinguettò Mary, inginocchiandosi al suo fianco: - Non devi temere per la sorte del tuo Oggetto. Lo recupererò io! -.
- No! - quasi urlò Atem, gli occhi sbarrati. Di fronte al colorato sguardo perplesso della ragazza, fece un colpo di tosse e ripeté, con voce più controllata: - No, Mary, ti ringrazio. Non sappiamo quanto sia profondo il pozzo, né se ci sia qualcosa di strano dentro. Non è sicuro andarci. -.
La splendida fanciulla si portò le mani di porcellana alla bocca di vetro rosso, profondamente colpita: - Oh, Atemuccio uccio puccio cucciolo, come sei dolce e premuroso! -.
A pochi passi da loro, tutti gli altri rivolsero al Faraone uno sguardo di pura compassione.
- L'Anello... - sussurrò Ryou, fissando il buco, addolorato.
- Credimi, è un bene che tu ti sia liberato di quell'arnese. - gli disse Honda, dandogli una pacca sulle spalle: - A te fa molto male. -.
- Però, sì... - Yugi si alzò in piedi, gli occhi arrossati ora decisi: - Come avete intenzione di riprendere i nostri Oggetti? -.
Il Regista si grattò una guancia, lo sguardo che volava dal cameraman agli assistenti, in cerca di un aiuto che non arrivava.
- Tsk. - fece Bakura, lanciandogli un'occhiata sprezzante.
In quel momento, dal pozzo emerse qualcosa: una figura allungata, che si estendeva verso l'alto per un paio di metri, completamente scura, due braci vive perse tra le fiamme, sette scintillii tra quelle che sembravano gigantesche dita.
- Diabound! - lo riconobbe qualcuno, la voce spaventata.
- Queste entrate in scena... - sospirò Atem, alzandosi, a metà tra l'essere sollevato e l'essere profondamente inquietato. Non per la creatura in sé, quanto vedere il suo tesoro piramidale pendere tra le sue dita.
Diabound lasciò cadere l'Anello, subito preso al volo e reindossato da Bakura: - Dovreste ringraziarmi. - ridacchiò, alla volta del Regista.
Quest'ultimo trasalì e annuì con un po' troppa forza: - S-sì, certo! Ti ringraziamo, Bakura! E grazie soprattutto a te, Diabound! - fece, con una sentitissima nota di nervosismo: - Adesso puoi restituire gli Oggetti ai leggittimi proprietari! -.
Silenzio.
Diabound rimase perfettamente immobile.
- ... adesso puoi restituire gli Oggetti ai leggittimi proprietari! - ripeté il Regista, sempre più agitato.
In tutta risposta, il mostro fece cadere la Barra e la Collana, che Malik afferrò prontamente: - Meno male... - sospirò, notandoli ancora integri.
- Ma questi sono favoritismi! - protestò Mana, gonfiando le guance.
- Ovvio. - rispose Mahad, con voce neutra, preparandosi a scagliarsi contro Diabound per recuperare il prezioso Puzzle del Faraone.
- Quanto vogliamo andare avanti con questa pagliacciata? - s'intromise Seto Kaiba, lo sguardo di ghiaccio puntato sul Regista: - Sono stanco di assistere a simili siparietti che portano esclusivamente alla perdita di tempo. E di tempo non ce n'è quasi più. - sibilò, freddo.
- N-non temete, signor Kaiba! - esclamò il Regista, raggiungendolo più per allontanarsi dal pozzo che per volontà di avvicinarglisi: - Adesso il nostro grafico sta sistemando il logo. - alzò lo sguardo al cielo: - La pietra su cui sono stati forgiati gli Oggetti del Millennio, illuminata. E, su di essa, appare il logo scintillante. - spiegò, improvvisamente rapito dalla propria visione.
Di fronte al volto glaciale del presidente della Kaiba Corporation, il Regista sospirò: - E poi, stavo anche aspettando che altri miei assistenti sistemassero la scenografia per le scene successive. Per questo vi ho fatti venire tutti qui, anche se nessuno di voi doveva girare una scena al pozzo! -.
- E noi ce ne andiamo a spasso per una catapecchia che potrebbe crollare soltanto per lasciare lo spazio per la scenografia? - capì Jonouchi, sconvolto.
- Stai tranquillo. - gli disse Kisara, con dolcezza: - A nessuno di noi sarà torto un singolo capello a causa del fuoco o dell'edificio. - sorrise, con sicurezza.
- Sì, ma, controllate o meno, prima o poi queste fiamme invaderanno tutto! - protestò Katsuya, a disagio.
- Appunto per questo dobbiamo muoverci. - concluse Seto, voltandosi verso la direzione da cui erano giunti: - Andiamo dove hanno allestito le scenografie e poniamo fine a tutto questo. -.
S'incamminò con passo deciso, subito seguito da Kisara.
Nel frattempo, vicino al pozzo si stava consumando una scena nella miglior tradizione "bambini dell'asilo". Diabound - che, ovviamente, agiva soltanto secondo i capricci di Bakura - aveva lasciato cadere l'Occhio, la Chiave e la Bilancia, recuperati dagli assistenti e opportunamente rimessi nel sacco ancor più opportunamente messo in mano a Mary, per tenerla occupata; il mostro aveva lasciato cadere, dopo qualche scambio di occhiatacce tra i due piccoli punk e Bakura, anche il Puzzle - sfortunatamente, a prenderlo era stato il bandito, che ora lo teneva in alto, braccio teso, approfittando del fatto che né il Faraone né, tanto meno, il suo piccolo compagno fossero in grado di arrivare fin lassù.
- Non siamo un po' troppo grandi per cose del genere? - si lamentò Yugi, non potendo credere alla pietosa scenetta.
Ovviamente, sia Mahad che Mana avevano cercato di intervenire, ritrovandosi la testa di cobra della lunga coda di Diabound ad ostacolarli.
Atem, già di per sé pluritraumatizzato e discretamente stanco, fece la cosa più ovvia da fare dall'alto della sua statura: con un gesto secco, strappò l'Anello dal petto di Bakura e fece qualche passo indietro.
Dopo un attimo di sorpresa, il bandito abbassò il Puzzle, contrariato: - Cosa avresti intenzione di fare, sommo re? - chiese, con tono di scherno.
- Niente. - fu la spiazzante risposta di Atem, gli occhi a mezz'asta: - Ti chiedo soltanto di lasciarmi stare per un altro paio d'ore. -.
Prima che Bakura potesse rispondere, il bandito si accorse di avere la mano vuota. Lanciò uno sguardo stupito alla mano che prima teneva il Puzzle, per poi riportarlo sul Faraone: al suo fianco, innocente come sempre, era apparso Yugi, Puzzle tra le mani.
Talmente piccolo che non l'aveva visto.
- E va bene. - disse, alzando le mani: - Vada la tregua di due ore. Siamo tutti stanchi, in fondo. -.
- Già. - concordò, per una volta, Atem: - Se sei riuscito a farti sottrarre tre volte un Oggetto del Millennio, devi essere più provato di me. -.
Yugi si sentì un po' infastidito nel sentire sminuito il suo riuscito recupero ai danni del Re dei Ladri, ma decise di lasciar correre.
- Colpa di Ra. - fu la strana risposta di Bakura: - Tutta quella luce mi dà fastidio. -.
Se Atem fosse stato meno stanco, avrebbe capito cosa intendesse ma, dato che non lo era, fece a meno di ragionarci troppo.
- Tieni. - si limitò a dire, lanciandogli l'Anello: - Due ore. -.
- Gentilissimo, sommo re. - fu la sarcastica risposta del bandito, mentre faceva un nodo al laccio ormai rotto dell'Oggetto.

Tutti i presenti erano tornati sui loro passi, ritrovandosi al punto di partenza.
Effettivamente, era diverso da come l'avevano lasciato: lo spazio prima completamente sgombro era ora riempito di piccole colonnine di vetro alte non più di un metro e mezzo, poste a formare una sorta di corridoio largo all'incirca due metri e discretamente lungo; un'estremità del corridoio era stata lasciata libera, mentre sull'altra era stato posto quello che sembrava un trono d'oro puro, sullo sfondo un grosso fondale ocra con raffigurata una sfinge girata di tre quarti e tanti, tanti giganteschi geroglifici.
- ... wow. - fu l'unico suono alla vista di quella scenografia, emesso da un Jonouchi profondamente colpito.
- Si sono finalmente decisi a fare le cose in grande? - chiese Mai, incrociando le braccia con un'espressione di sufficienza.
Di fronte ad una simile costruzione artistica comprendente un trono, Atem ebbe una pessima sensazione, quel giorno fin troppo ricorrente.
Yugi, istintivamente, gli strinse una mano, come per infondergli coraggio.
- Perfetto, Atem! Sei tu il protagonista assoluto di questa scena! -.
- Sì, sono pronto. - disse, ormai completamente rassegnato: - Che cosa devo fare? - domandò, chiedendosi come fosse possibile essere così fantasiosi nelle torture.
"Beh, anch'io, qualche anno fa, ero piuttosto creativo con le punizioni più o meno mortali..." forse aveva perso il talento? Era colpa di tutti quegli anni in cui non aveva fatto pratica? "Mi sarei dovuto tenere in allenamento." concluse, con tutto il candore del mondo.
- Wow, ma sembrano proprio veri! - la voce trillante di Mana lo riportò alla realtà, facendogli volgere lo sguardo verso di lei: sospesa a mezz'aria, come in quelle ore aveva sempre fatto, ammirava da vicino una statuetta di fattura egizia, posta su una delle colonnine di vetro.
Guardando più attentamente, si accorse che le colonnine di vetro non erano altro che oggetti atti a sorreggerne altri: statuette raffiguranti divinità, statuette a forma di ankh, svariati canopi, statuette di scarabei sacri, statue più grandi posate direttamente a terra.
- E' vero... - ammise Mahad, avvicinandosi a sua volta.
Atem annuì meccanicamente: - Gli scenografi hanno fatto davvero un ottimo lavoro. - riconobbe, sinceramente stupito dalla tanta cura nel dettaglio che fu in grado di notare.
- Oh, ma quelle cose non le hanno mica fatte i miei assistenti! - rise il Regista, portando di scatto tutta l'attenzione su di sé: - E' tutta roba originale, direttamente dal Nuovo Regno! -.
Silenzio.
- ... e da dove... - balbettò Kisara, confusa, mentre Mahad sembrava prossimo al tracollo emotivo.
- Beh, come potrete ben intuire, non è proprio facilissimo entrare in possesso di cose così antiche. - esordì il Regista, serafico: - Così, ci siamo rivolti all'unica persona in grado di potersi impossessare di autentico materiale egizio senza alcun problema: Bakura! -.
- La commissione! - capì Atem, ricordando la strana "commissione" che aveva tenuto occupato il bandito per svariate ore, facendolo arrivare in tempo per la seconda opening.
- Esatto. - rispose il diretto interessato, strappando la parola al Regista con un sorriso sinistro.
Atem sentì la voce bloccarglisi in gola, quasi impedendogli di respirare.
"Quelli sono oggetti che appartengono ai miei antenati..." si rese conto, con un brivido: "Il luogo del loro riposo è stato profanato... di nuovo. Per un motivo come fare una ripresa.".
Strinse i pugni, pervaso da un moto d'ira, conficcando le unghie nella pelle.
Con un gesto secco, puntò un dito accusatorio contro Bakura, la voce ferma ma colma di rabbia: - Tu! - quasi urlò, facendo trasalire gli altri: - Hai rubato nelle tombe dei miei antenati, nelle tombe di esseri umani, per una cosa simile! Meriti la più grande delle punizioni divine! - tuonò, le iridi che si sfumavano di rosso.
- ... eh? -.
Contro ogni aspettativa, Bakura non fece risate di scherno, né si vantò del proprio operato: semplicemente, corrugò la fronte e mise le mani ai fianchi.
- Scusa tanto, sommo re... dove ca**o le trovo le tombe dei tuoi antenati in Giappone? -.
Silenzio.
Atem sbattè più volte le palpebre, cercando di assimilare quella frase. Poi comprese: - Ma... - fece, non ancora del tutto placato: - ... se non nelle tombe dei miei antenati... dove... -.
- C'è un solo luogo, qui a Domino, fornito di autentico materiale già profanato da una tomba egizia. - sorrise il bandito, con una nota malignamente divertita.
- Il museo! - intuì Yugi, fino a quel momento silenzioso e preoccupato spettatore.
- Già. - fu la risposta secca di Bakura.
- Un momento! - la voce di Isis colse di sorpresa i presenti, ancor di più quando ne videro la proprietaria avvicinarsi con uno sguardo irritato che mai le avevano visto: - Attualmente, al museo di Domino, c'è la mia collezione di autentici reperti egizi. - fece notare. Nessuno fece fatica ad indovinare la frase successiva: - Tu hai profanato il mio museo! - esclamò, con un'indignazione tale da sembrare quasi fuori luogo su di lei.
- E non solo! - rise Bakura, stranamente infervorato: - Ho profanato anche tuo fratel- -
- OH, MIO RA! -
La voce di Malik infranse il litigio nascente, portando Isis, Bakura e il resto dei presenti a voltarsi nella sua direzione: un'espressione sconvolta a solcargli il volto, gli occhi sbarrati fissi su una mano, il ragazzo sembrava in preda al panico.
- Cosa succede? - domandò sua sorella, il tono di colpo premuroso, avvicinandoglisi.
- Mi si è scheggiata un'unghia. - fu la risposta di Malik, la voce soffocata.
A quelle parole, Isis trasalì e sgranò gli occhi: - Oh, mia Seshat, è terribile! - esclamò. Cercò rapidamente Rishid con lo sguardo, per poi dirgli: - Presto, prendi il mio beauty-case, c'è un limetta per unghie! -.
- Anche il mio! - aggiunse Malik, impallidito: - Metti che in quello di Isis non c'è... -.
In tutto ciò, la gigantesca sigla WTF? ad illuminazione intermittente galleggiava placida sopra le teste di tutti i presenti, nessuno escluso.
- Su, Atem! - quasi urlò il Regista, facendo prendere a più di una persona un discreto colpo: - E' il tuo momento! -.
Con aria funerea, lo sguardo tornato violaceo, Atem annuì, senza emettere una parola.
- Non dovrai fare nulla di particolare. - gli spiegò l'uomo, improvvisamente professionale e desideroso di finire rapidamente l'ultima opening - gli occhi di ghiaccio di Seto piantati nella schiena dovevano essere un buon incentivo.
- Ossia? - fece il Faraone, ormai conscio della pericolosità di quella frase.
- Niente. - fu la semplice risposta di un sorridentissimo Regista: - Devi solo essere te stesso! -.
In quel momento, Atem sentì qualcosa stringerlo attorno alla vita: quando abbassò lo sguardo, si accorse di un paio di assistenti impegnati a stringerlo in un'imbracatura.
- Tranquillo, niente più scene aeree! - lo precedette il Regista, prima che potesse chiederlo.
- Anche perché tra poco non ci sarà più un soffitto. - notò Jonouchi, alzando lo sguardo verso i numerosi buchi infuocati sopra di lui.
Terminato l'avvolgimento di quella strana corda elastica attorno alla vita, Yugi incontrò lo sguardo di Atem: quando quest'ultimo lesse la preoccupazione nei suoi grandi occhi viola, capì che sarebbe stato meglio non girarsi. Il Faraone, dato che si ritrovava le colonnine di vetro su entrambi i lati, aveva intuito di trovarsi in mezzo a quello strano corridoio, a qualche metro dal trono; tuttavia, non era così sicuro di volersi voltare e scoprire a cosa servisse la corda.
- Il superzoom è pronto? - chiese il Regista, rivolto al cameraman. Quando lo vide annuire, l'uomo tornò a dedicarsi ad Atem e gli porse le mani: - Afferrale, Atem. -.
Nonostante la forte perplessità, il desiderio di finire rapidamente ebbe il sopravvento e Atem, semplicemente, gli prese le mani. Per qualche strano motivo, il Regista cominciò ad indietreggiare, facendolo avanzare; ad ogni passo che faceva, il Faraone sentiva la corda attorno alla sua vita farsi man mano più stretta, quasi lo stesse tirando.
- Perfetto! - esclamò il Regista, gettando un'occhiata oltre le spalle di Atem, ma non accennando a lasciargli le mani: - Tutti pronti? Bene! Al mio via! Tre, due, uno, azione! -.
Fu come un potente pugno in pieno stomaco: un dolore acuto in tutta la zona, il respiro che si mozzava, l'aria che veniva meno, i piedi che si staccavano dal suolo, le braccia che si aprivano istintivamente. E un colpo violento su tutta la schiena, e il quasi cadere in avanti per il contraccolpo.
- Stop! Perfetta! - Atem non si era mai reso conto di come il trillo del Regista sapesse essere contemporaneamente rincuorante e fastidioso.
Trasse un profondo respiro, sentendo una fitta in una parte del corpo che neppure si era accorto di aver battuto. Si portò una mano alla testa, mentre vedeva Yugi, Mana e Mahad accorrere verso di lui: si trovava sul trono - si era schiantato sul trono -, probabilmente era stato legato ad una corda elastica che l'aveva trascinato fin lì.
Se fosse riuscito ad arrivare più o meno vivo alla fine delle riprese, avrebbe potuto fregiarsi del titolo di immortale; se il Regista fosse riuscito ad arrivare più o meno vivo alla fine delle riprese, Atem avrebbe potuto fregiarsi del titolo di santo. Eppure, il Faraone era fortemente in dubbio circa l'acquisizione di uno dei due titoli.
- Altro me! - - Principe! - - Faraone! -
La visuale fu completamente coperta da Aibou e dai due maghi, le espressioni erano un misto di spavento e sollievo.
- Stai bene, Altro me? - chiese Yugi, preoccupato, prendendogli una mano.
Atem annuì, cercando di fare un sorriso rassicurante: - Potrei stare meglio, ma sto bene. Soltanto... - sulle guance calò un leggero velo rosso: - ... credo di aver battuto la schiena. -.
- A me sembra che tu abbia battuto il fondoschiena. - intervenne Mana, con tutta la sincerità del mondo.
- La schiena, Mana. - rispose Atem, alzandosi dal trono e liberandosi in pochi secondi di quell'imbracatura infernale - cercando disperatamente di ignorare il dolore alla schiena.
- Veramente, Principe, si è visto benissimo che hai proprio dato una cul- -
- Mana, se il Faraone dice di aver battuto la schiena, ha battuto la schiena. - chiuse Mahad, impassibile.
Mana decise di aver visto il Principe colpire violentemente il trono con la schiena.
Mentre i tre si prendevano cura del povero Faraone torturato e infortunato, gli altri si scambiavano gli sguardi più vari: terrore, incredulità, ammirazione.
C'era anche chi sembrava particolarmente interessato, e forse non in maniera positiva.
Poco distante dal gruppo più corposo, Seto, Kisara al suo fianco, aveva osservato la scena del Faraone strattonato senza distogliere mai lo sguardo, il volto granitico, gli occhi freddi. Non aveva mosso un muscolo quando Atem si era schiantato sul trono, non aveva avuto la benché minima reazione.
Fu in quel momento, tuttavia, che si portò una mano al cuore, la voce appena un sussurro: - Kisara... -
La ragazza lo guardò, sobbalzando non appena vide il suo sguardo improvvisamente esitante, innaturale.
- ... io... - mormorò Seto, aprendo gli occhi fino a sgranarli: - ... credo... di star provando pietà. -.
Kisara si portò le mani alla bocca, sconvolta: - Oh, Seto... - gemette, con un tremito. Lo abbracciò, incontrando di nuovo il suo sguardo e accarezzandogli la mano sul petto: - Seto, è un'emozione altruistica, puoi controllarla! -.
- E' così forte, Kisara... - sussurrò il presidente della Kaiba Corporation, riuscendo a mantenere il respiro regolare.
- Ma tu sei Seto Kaiba, sei più forte di lei! - gli ricordò Kisara, con un sorriso d'incoraggiamento: - So che le cose sconosciute, soprattutto se emozioni così forti, possono spaventare. Ma tu sei Seto Kaiba! E quello è un semplice sentimento di pietà! -.
Seto annuì, il volto ancora preoccupato, ma lo sguardo era tornato deciso: - Hai ragione. E' stato sciocco tentennare per una cosa simile. Farò in modo che non si ripeta. -.
A quelle parole, Kisara non poté trattenere un sorriso di sollievo: un Seto dispensatore di pietà umana l'avrebbe sinceramente spaventata.
- Benissimo! - l'esclamazione del Regista gli fece guadagnare svariate occhiatacce da tutti coloro che avevano Atem anche solo in lontana simpatia. Così, tanto per.
- La prossima scena sarà un completamento di questa! - spiegò, ignorando completamente tutti gli sguardi poco pacifici: - Non temere, Atem, dovrai semplicemente stare seduto sul trono. - sorrise.
Eppure, Atem non riusciva ad essere totalmente sicuro: "Non può essere così semplice...".
- Soltanto... -
"Ecco."
- ... da questo momento in poi, dovrai girare tutte le scene con il tuo abito da Faraone. -.
Atem sbattè le palpebre un paio di volte, stupito: "In effetti, avrei dovuto prevedere che mi avrebbero fatto girare delle scene con il mio aspetto normale... in realtà ci avevo pensato, mi pare. Ma non mi ricordo.".
- D'accordo... - fu l'unica cosa che riuscì a dire, ancora sorpreso.
- Però... - s'intromise Mana, non appena le venne in mente un particolare: - ... i paraventi sono tutti andati bruciati, no? E allora dov'è che si cambierà, il Principe? -.
Gelo.
- Oh, su! - esclamò il Regista, come se nulla fosse: - Bakura si è tranquillamente cambiato davanti a tutti, Atem può fare lo stesso! -
- Ma lui doveva solo spogliarsi, non cambiarsi d'abito. - precisò Mahad, scoccando un'occhiataccia in direzione del bandito, nei pressi di un Malik e di una Isis ancora impegnati con delle limette per unghie.
Atem sentì un brivido - fu inevitabile: "Vi voglio bene, ma non ho intenzione di cambiarmi davanti a voi.".
E poi, si sarebbe pure dovuto togliere le tonnellate di cipria che si era messo.
- Non temere, Atemuccio uccio puccio cucciolo! - sospirò Mary, apparsa chissà quando vicino a lui: - Puoi tranquillamente cambiarti in un angolo appartato, nessuno poserà i suoi occhi su di te mentre ti cambi! -.
- Assolutamente. -.
Atem ebbe davvero paura: a parlare erano state le fangirls. E non avevano percepito inondazioni di punti esclamativi. Le vedeva, di colpo d'innanzi a lui - "Ma quando si sono avvicinate...?" -, con sorrisi sinistri, con sguardi ancora più inquietanti.
- Non ti preoccupare! - trillò Mana, decisa: - Ti proteggerò io da sguardi indiscreti! -.
- E anch'io! - si aggiunse Yugi, d'istinto.
- Aspettate! - intervenne Anzu, avvicinandosi: - E' meglio che sia protetto da più persone, formiamo una barriera con i nostri corpi! - propose, apparentemente sensata.
- Infatti! - annuì Jonouchi, vicino a lei: - Più siamo, meno possibilità ci sono che qualcuno lo veda! -.
- Concordo! - fece Mai, apparsa anche lei.
Atem sentì di dover provare gratitudine per i suoi amici: si stavano mettendo d'accordo per proteggerlo, per aiutarlo in una situazione così difficile.
Eppure, perché non percepiva tanto gratitudine quanto inquietudine...?
- Non se ne parla. -.
La voce mortalmente seria di Mahad sembrò bloccare tutti: lo sguardo severo, freddo, le braccia incrociate, il Mago Nero incuteva una strana sensazione di timore. Nessuno osò parlare.
- Mi occuperò personalmente della privacy del nostro divino Faraone. - disse, impassibile, per poi voltarsi verso il diretto interessato: - Non temete, mio Faraone. Adesso vi metterò in un luogo in cui nessuno sguardo o individuo potrà mai toccarvi. -.
Quando Atem si ritrovò da solo all'interno di un piccolo cilindro di solidi mattoni, con i suoi vestiti bianchi e blu da Faraone posati su una sedia e una bacinella d'acqua su un'altra, capì che, per il momento, tutta la gratitudine che era capace di provare sarebbe stata indirizzata verso Mahad.
Da dentro il cilindro, non poteva vedere i cannoni al plasma posizionati ai poli e per le diagonali, le trappole disseminate per almeno tre metri di distanza, la fittissima rete di laser incrociati nell'area di due metri e il filo di corrente ad alto voltaggio tutto intorno alla costruzione di mattoni. E, davanti a tutto questo, si ergeva il Mago Nero, sospeso a mezz'aria, immobile e spaventoso nel vortice di fiamme alle sue spalle.
Di fronte a ciò, persino le fangirls furono costrette ad arretrare.
Yugi e Mana, forse, avrebbero potuto avvicinarsi, ma non osarono sfidare la sorte.
Gli altri guardavano e basta, perché fino a quel momento non avevano fatto altro e possedevano abbastanza istinto di autoconservazione da non decidere di cambiare occupazione proprio in quell'istante.
Finalmente, dopo una decina di minuti, Atem bussò alla parete del cilindro; Mahad interpretò il gesto come una richiesta di liberazione, così la torretta e le trappole svanirono, lasciando il posto al bronzeo sovrano ricoperto di gioielli d'oro, una tiara alata tra i capelli punk, il vestito bianco al ginocchio e il lungo mantello blu alle spalle.
D'innanzi a quella visione, più della metà delle fangirls presenti emise suoni non ben identificati, simili ad un incrocio malriuscito tra il suono di tanti campanelli e di svariati clacson.
Tra queste fanciulle, inutile dirlo, ci furono anche Anzu e Mary che, tuttavia, espressero il loro apprezzamento con semplici occhiate e guance rosse.
Mana si esibì con un urlo da stadio: - Vai, Principe! - esclamò, con particolare entusiasmo.
Yugi era semplicemente perso nella contemplazione.
- Ti ringrazio, Mahad. - sorrise il Faraone, alla volta del Mago Nero: - A volte, non so proprio cosa farei senza di te. - abbassò la voce, in modo che le dirette interessate non potessero sentirlo: - Soprattutto quando ci sono le fangirls. -.
- Dovere, mio Faraone. - fu la pacata risposta del Mago Nero, la voce addolcita.
D'innanzi a quel dialogo, Yugi e Mana si scambiarono uno sguardo carico di dubbio ed esitazione.
- ... che dici? - fece Mana, titubante: - ... glielo diciamo, al Principe, che il Maestro è la sua più grande fangirl...? -.
Gli occhi dei due tornarono a Mahad e Atem, quest'ultimo apparentemente non aveva notato i numerosi cuoricini emessi ad intermittenza dal mago che, leggeri e delicati, svolazzavano per un po', per poi cadere a terra.
Yugi trasse un profondo respiro: - Credo che, per ora, possiamo risparmiargli questa notizia. -.
Mana, seria, si limitò ad annuire, concordando con lui.
- Benissimo, Atem! - s'intromise il Regista, raggiungendo il Faraone come se niente fosse: - Ora, siediti sul trono e guarda in camera! - gli disse, riuscendo a non fare una piega quando si sentì trafiggere dagli occhi del Mago Nero.
- D'accordo. - fu la semplice risposta di Atem che, con un fruscio del mantello, tornò a sedersi lì dove aveva così violentemente battuto la schiena, qualche minuto prima.
Il cameraman si posizionò davanti a lui, il Regista alle spalle, insieme ad un assistente con un riflettore.
- Fai lo sguardo migliore che riesci a fare. - gli disse l'uomo, sventolando una mano: - Ricordati che Overlap è destinata ad essere la opening più scenografica e bella di tutte! Devi fare lo sguardo migliore che tu sia in grado di fare! -.
"Non vedo come un Faraone spiaccicato possa essere bello e scenografico - salvo avere gli stessi macabri gusti dell'orrido di Bakura -, ma vabbè." fu l'unico pensiero che il Faraone riuscì a formulare.
Guardare verso la telecamera. L'aveva già fatto nella opening precedente e, principio di assideramento e tentato omicidio a parte, non era stato complicato.
"Lo sguardo migliore..." si ripetè Atem, chiudendo gli occhi.
Sentì il riflettore su di sé.
- Azione! -.
"Lo sguardo migliore...". Senza pensarci troppo, aprì gli occhi.
Dopo pochi secondi, la voce del Regista: - Stop! -.
Il Faraone si rilassò - per quanto poteva -, e guardò l'uomo; non appena vide i suoi occhi sbrilluccicanti, sperò con tutto il cuore che fosse un buon segno.
- Era perfetta, Atem! - trillò il Regista, in maniera paurosamente simile ad una fangirl: - Il migliore che potessi fare, davvero! Ma come hai fatto? -.
Atem sgranò gli occhi, stupito di quella domanda: - ... veramente ho solo guardato in camera. - confessò, innocente.
Gli occhi e la bocca del Regista divennero dei cerchi perfetti. Dopo pochi secondi, lo vide voltarsi per poi dire, con fare sapiente: - Sì, i test confermano che è stato il tuo sguardo migliore. -.
Quando Atem guardò oltre l'uomo, trasalì: una strage.
Almeno tre quarti delle fangirls erano riverse a terra, grondanti sangue dalle narici, le altre lo fissavano con sguardi persi, sognanti; Anzu e Mary giacevano al suolo, apparentemente incoscienti; Yugi e Mana, semplicemente, parevano brillare di luce propria - Aibou sembrava una lampada cinese; Jonouchi e Mai erano impietriti dallo stupore, le bocche spalancate, Jonouchi con uno sguardo adorante; Honda, Otogi e Ryou lo fissavano come se fosse qualcosa di ultraterreno - o forse lo sguardo di Ryou era più tendente alla perplessità; Seto lo fissava intensamente in una maniera che ricordava anche troppo le occhiate che riservava unicamente alle Divinità; persino queste ultime avevano posato i loro divini occhi su di lui; Kisara e Isis si erano portate un pugno al cuore, come se avessero avuto una fitta, gli sguardi fissi forse in maniera irreversibile; Rishid era impassibile come al solito, ma anche lui lo stava guardando; Malik sembrava preda di una violenta lotta interiore - di nuovo -, tra la pura adorazione, il profondo rispetto e l'odio imperituro; Bakura lo fissava con un ghigno molto, molto, molto più inquietante e sinistro del solito; gli assistenti poco ci mancava si gettassero ai suoi piedi per venerarlo; il Regista era prossimo alla trasformazione in fangirl; Mahad era collassato.
- Eh, ha preso anche da me! - la voce di Sugoroku infranse quel momento di fighezza.
- Nonno, quello è l'Altro me, non sono io. - rispose Yugi, un po' affranto.
- Eeeeh, ma sono sicuro che ho legami di sangue anche con lui! - disse il nonno, senza alcuna ragione.
Poco distante da loro, Aknadin, avvolto in un cupo mantello nero, gettò tra le fiamme la bambolina voodoo che aveva fatto ad immagine e somiglianza del Faraone, con tanto di chiodo conficcato all'altezza del cuore, notando che non aveva esattamente ottenuto l'effetto desiderato.
"... oh, Osiride." fu l'unica cosa che Atem fu in grado di pensare, fortemente a disagio di fronte al cataclisma che aveva provocato.
- Benissimo, Atem! - sorrise il Regista, con la sua capacità di mostrare pure i denti del giudizio: - Adesso puoi riposarti per un po', non servi nelle prossime scene. -.
Il cuore di Atem fece un triplo salto mortale che la sua giuria interiore valutò con un dieci pieno: in quel momento, il Faraone comprese di amare molto parole simili, in un contesto del genere.
Semplicemente, annuì e decise di andare a soccorrere almeno Mahad, salvo ritrovarsi il suo adorato Aibou appolipato alla cintura dorata.
Mahad fu raggiunto da una Mana volante, che si inginocchiò vicino a lui, portò la sua testa sulle proprie gambe e lo sventolò con un ventaglio fatto di pacchetti di radici di liquirizia.
Ci vollero almeno venti minuti per riportare alla vita i presenti - e pulire tutto. Certo, il fatto che Ryou si fosse entusiasmato per il lago di sangue aveva fatto pensare male i più che, tuttavia, si erano rimangiati ogni pensiero maligno non appena l'avevano visto con Mocho Vileda, secchio pieno d'acqua e tanta volontà di provare di nuovo l'ebbrezza dell'essere una donna delle pulizie.
- Okay! - richiamò l'attenzione il Regista, battendo le mani e rintronando ancora di più coloro che avevano appena ripreso i sensi: - Le tre prossime inquadrature saranno interamente dedicate alle Divinità! -.
La musica delle tre creature divine partì da sola dallo stereo lasciato in Regia, mentre Ra, Osiris e Obelisco, finalmente, si degnarono di spostarsi dal luogo in cui erano rimaste per non si sa quanto tempo, rivolgendo i loro occhi sovrannaturali sul Regista, costretto ad indossare gli occhiali da sole di fronte a cotanta magnificenza.
- La sequenza è sempre la stessa. - spiegò, pratico: - Prima Obelisco, poi Osiris e, infine, Ra! -.
- Ovvio che Obelisco vada per primo. - disse Seto, con un sorriso soddisfatto che, su di lui, assumeva una strana sfumatura.
- Osiris in posizione centrale, quella più in vista... - sussurrò Yugi, ammirando la maestosità del drago rosso senza abbandonare la presa ferra sulla vita di Atem.
- Ra è il gran finale, la divinità più attesa. - sorrise Malik, semplicemente.
Le parole del Regista avevano portato le divinità ad annuire, pronte a mostrare la loro sboron- magnificenza.
- Questi grandi ammassi informi precipitati dal soffitto potranno esservi utili! - giudicò l'uomo, indicando alle tre grandi star i suddetti ammassi informi sparsi a caso per il pavimento: - Potete usarli per dare un tocco più scenografico alle vostre sicuramente magnifiche performance! Ci penserà il nostro grafico a trasformarle in qualcosa di ancora più maestoso! - spiegò, senza neanche far caso ad un grosso pezzo di cemento infiammato piovutogli a pochi centimetri da un braccio.
- E quindi, tutte pronte! Uno, due... azione! -.
A quanto sembrò, le divinità non si tirarono indietro all'opportunità di usare gli ammassi informi.
In realtà, quando Obelisco andò ad accucciarsi sotto i residui di soffitto, tutti i presenti non poterono esimersi dall'inarcare un sopracciglio - pur consci del fatto che la divinità sapesse benissimo cosa stesse facendo e che di certo il risultato sarebbe stato perfetto; non poterono poi esimersi dal trasalire, quando videro il gigante azzurro emergere, liberandosi degli ammassi informi con un possente pugno verso l'alto, poi portato al fianco con decisione, le dita e il dorso che brillavano di un'intensa luce blu.
Osiris apparve un istante dopo, all'improvviso, sollevandosi da dietro una montagnola di macerie, attorniato dalle scariche elettriche che ormai invadevano la quasi totalità del cubo, ruggendo magnificamente alla volta della telecamera - talmente presa da cotanto splendore da non pensare neppure per un attimo di rompersi.
Infine, Ra fu l'unica divinità che scelse di non usare i pezzi di soffitto, preferendo usare direttamente il soffitto stesso: chiusa in se stessa, a formare una sfera perfetta, discese da uno dei buchi infuocati più grandi, per poi spalancare le ali, le fiamme e le scintille scagliate ai lati, e aprire il becco, facendone uscire il suo verso divino.
- Stop! Perfetta! - trillò il Regista, estasiato: - Magnifica! Divina! Non poteva essere altrimenti, del resto! -.
- ... stavolta si sono decisamente superate. - commentò Jonouchi, sbattendo più volte le palpebre, forse accecato dallo splendore.
- ... già. - concordò Yugi, ancora stretto al Faraone.
Quest'ultimo annuì lentamente: - ... dopo questa ripresa, non credo possa esistere qualcosa di più sborone. -.
Tutti i presenti, nessuno escluso, si ritrovarono a fare di sì con la testa.
- Tsk. - fece Bakura, sprezzante, le mani ai fianchi: - Esibizioniste. - sibilò, squadrando le tre divine e magnifiche creature con un impensabile sguardo di sufficienza.
- Bene, Bakura! - la voce del Regista colpì i presenti come il boato di un tuono, risvegliandoli dalla contemplazione di tal sboron- magnificenza: - Mi fa piacere vederti così pieno di te, dato che sei nella scena successiva! -.
Per tutta risposta, il bandito inarcò un sopracciglio: - Oh, che bello. Finalmente vi siete ricordati della mia esistenza? - ironizzò, avvicinandosi all'uomo con uno svolazzare della sua lunga giacca rossa.
- E dire che gli cederei volentieri almeno la metà delle mie apparizioni... - sussurrò Atem, con un sospiro rassegnato, udito solo da Yugi.
- Si tratta dell'inquadratura del più grande nemico del Faraone! - esclamò il Regista, tuffandosi di nuovo nel suo mondo perfetto e scenografico: - Deve essere una scena carica di pathos, capace di far intuire il grande e maestoso potere del suo nemico millenario! -
- Comincia ad interessarmi. - il sorriso sinistro di Bakura si allargò un po' troppo, la luce nei suoi occhi chiari era fin troppo luminosa: - E ditemi, signor Regista, cosa pensate di fare? - era decisamente interessato, sì.
- Oh, beh... - esordì il Regista, facendo cenno al cameraman di avvicinarsi ad un grande pannello stranamente ancora non raggiunto dalle fiamme: aveva l'aspetto di una parete di roccia marrone chiaro, con sopra incise delle creature stilizzate racchiuse in dei quadrati; era incredibile la sua somiglianza con l'interno del Tempio di Wedjut - e, probabilmente, era proprio ciò che intendeva raffigurare. Gli assistenti dovevano aver probabilmente pensato che quel pannello potesse sentirsi offeso o discriminato, visto il suo essere - attualmente - scampato alle fiamme: così, avevano rimediato posizionandovi davanti due grandi torce accese con il fuoco divino.
- ... l'idea, di per sé, è molto semplice. Tuttavia, se venisse bene, sarebbe molto scenografica! - anticipò il Regista, facendo posizionare il cameraman davanti al pannello e spingendo Bakura davanti all'obiettivo, pur premurandosi di non sfiorarlo neppure per sbaglio: - Per cominciare, un tuo primo piano. - spiegò: - Quando l'inquadratura si allargherà, tu dovrai semplicemente aprire le braccia. -. Lo sguardo del Regista brillò, alzandosi verso la sommità del pannello: - Ed è a quel punto che, alle tue spalle, emergerà Diabound, in tutto il suo oscuro splendore! Le fiamme divine dietro di noi proietteranno la sua nera ombra sul pannello e- -
- Aspetta un attimo. - lo interruppe Bakura, mentre la creatura serpentiforme si palesava alle sue spalle: - Diabound avrebbe più inquadrature di me? - chiese a denti stretti, gli occhi di colpo sgranati.
- Non è proprio esatto. - lo contraddì il Regista, allontanandosi da lui con fare serafico: - Diciamo che ad una simile creatura spetta una degna cornice! -.
Il bandito rimase bloccato, i pugni serrati, gli occhi spalancati. Fu in quel momento che tutti i presenti si resero pienamente conto di quanto stesse succedendo: il Regista era riuscito a lasciare Bakura senza parole.
Non durò a lungo: - ... tu mi stai dicendo che oresama farei da cornice a Diabound? - sibilò, nell'aria si diffuse un forte e irritato suono di sonagli, per quanto Diabound sembrasse fermo e relativamente tranquillo.
- Se proprio vogliamo dirlo chiaramente e senza perderci in inutili giri di parole... - il Regista trasse un profondo respiro, ormai alle spalle del cameraman, improvvisamente scudo umano: - ... sì. -.
Silenzio.
- Proprio non ce la possiamo fare, eh? - sospirò Ryou, pacato, spezzando quell'atmosfera di colpo pesante, soprattutto nei pressi del Re dei Ladri.
- Bakura è l'unico che riesce ad essere messo in ombra da se stesso. - osservò Yugi, premurandosi di tenere la voce bassa e lanciando rapide occhiate a Diabound, senza farsi troppo notare.
La creatura, dal canto suo, non sembrava eccessivamente irritata: forse era per il fatto che sembrava stesse facendo delle prove davanti al pannello, forse era per il fatto che sembrava stesse fissando l'obiettivo della telecamera, forse era per il fatto che sembrava ignorare totalmente Bakura, ma tra i presenti serpeggiava (!) il leggero sospetto che Diabound fosse ben felice di avere tutta l'inquadratura per sé.
- Rimane ancora molto tempo alla fine della contemplazione? - la voce di Seto Kaiba fece scattare il Regista come se si fosse seduto su una molla, spingendolo a richiamare l'attenzione di Bakura e del di lui Ka: - Allora, in posizione! Diabound, vai nel pavimento ed emergi quando Bakura avrà aperto le braccia! E' una sequenza molto semplice, non temete! - esclamò, mentre la creatura si inabissava nel terreno.
Spinto da una misteriosa e ancestrale forza superiore e intellegibile - volgarmente nota come "istinto di sopravvivenza" -, il Regista evitò accuratamente di anche solo avvicinare lo sguardo al volto del bandito: così facendo, notarono gli altri, si risparmiò un'occhiata avida di scarlatta linfa vitale.
In generale, nessuno osò fare troppi commenti ad alta voce, tenendo osservazioni e leggere risate per sé: la misteriosa e ancestrale forza superiore e intellegibile era fattor comune di qualsiasi essere vivente, unicellulare, pluricellulare o Kaibacellulare che fosse.
- Allora... Azione! -.
Come annunciato dal Regista, la ripresa non fu difficile: forse conscio di avere a disposizione soltanto una scarsissima manciata di secondi, Bakura riuscì a rendere più che scenografico un semplice aprire le braccia, facendo svolazzare i lembi della giacca, proprio nell'istante in cui Diabound si innalzò alle sue spalle.
Decisamente, la creatura era davvero molto ben lieta di avere una scena tutta per sé. Ci aveva messo impegno. Tanto impegno. Forse anche troppo impegno.
Questo fu il pensiero che unì le menti dei presenti, quando videro - e udirono - la grande testa nera di Diabound cozzare con violenza contro il soffitto, per poi rovinare velocemente al suolo, trascinandosi dietro il resto del corpo serpentiforme e le grandi ali scure spalancate.
Il boato con cui Diabound cadde a terra risuonò come un terremoto, facendo saltare involontariamente tutti coloro che avevano i piedi ancorati al suolo, tuttavia fin troppo presi da un dilemma interiore per potervi prestare realmente attenzione: era il caso di lasciar uscire una risata o era più sicuro tacere per almeno una decina di minuti?
- ... fai un fermo immagine prima della craniata. - disse il Regista, lapidario, al telefono presumibilmente con il grafico.
L'immensa creatura, nel mentre, giaceva a terra, tramortita, nel silenzio spezzato soltanto dal crepitare delle fiamme divine intorno a loro. Chi per un motivo chi per un altro, nessuno si preoccupò del fatto che Bakura fosse sulla traiettoria del Diabound cadente; pochi istanti dopo, difatti, lo videro apparire sopra le sue spire arrotolate, le braccia conserte, il suo sorriso sinistro improvvisamente trionfante: - Povero Diabound. Povero, povero, davvero. - ridacchiò, saltando giù con nonchalance, sotto gli sguardi spiazzati dei presenti.
- ... Bakura è l'unico che riesce a sfottere se stesso. - commentò Yugi, in un sussurro confuso, accogliendo il consenso dei vicini Atem e Mana.
- Uhm, in realtà, c'è riuscito pure Malik... - fece notare Jonouchi, a bassa voce, Mai che annuiva al suo fianco, incapace di parlare.
- Sono fatti l'uno per l'altro!!!!! <3<3<3<3 - Yugi, Atem, Mana, Jonouchi e Mai trasalirono nell'udire quelle risatine così vicine, accorgendosi solo in quel momento di un gruppetto di fangirls praticamente spalmato loro addosso, gli occhi che brillavano e dei cuoricini che volavano per ogni dove.
Il sopracitato Malik, nel frattempo, era l'unico ad essersi avvicinato a Bakura: a giudicare dall'espressione seccata del bandito, l'altro doveva essersi gettato a capofitto in uno dei suoi passatempi preferiti - alias l'irritare Bakura, passatempo che, nel 100% dei casi, comportava la morte di chi aveva la malsana idea di provarci. Nonostante ciò, Malik ne era campione indiscusso e ancora vivo. Il perché era oscuro ai più e noto praticamente solo a quelle fanciulle dalla vocina acuta che apparivano a sorpresa in qualsiasi posto, da sotto la scrivania a dentro un pacchetto di patatine.
- Perfetto, anche questa scena è fatta! - annunciò il Regista, spostandosi da un'altra parte, seguito fedelmente dal cameraman.
- Ma lo lasciate lì così? - chiese Anzu, indicando Diabound ancora a terra.
- Beh, purtroppo, per lui non c'è niente da fare. - sorrise l'uomo, come se stesse dicendo una cosa divertentissima: - Quando si riprenderà, ci raggiungerà! -.
- ... mi sembra giusto. - borbottò la ragazza, dubbiosa. Scrollò le spalle e seguì tutti gli altri, Diabound rapidamente dimenticato.
- Nella prossima scena... - spiegò il Regista, ad alta voce, guidando la lunga coda di persone verso il maxischermo: - ... ci saranno i Sacerdoti! -.
Mahad trasalì, Mana esultò; Seto si lasciò sfuggire un sibilo di disappunto, Kisara giunse le mani con un sorriso raggiante.
- Sacerdoti? - la voce di Isis anticipò la donna, che apparve al fianco del Regista come spuntata dalle fiamme divine.
- Esattamente! - confermò l'uomo, tranquillissimo: - Una bella inquadratura su tutti e sei i Sacerdoti insieme, con i loro rispettivi Oggetti che brillano! - aggiunse, annuendo da solo alle sue parole.
- Detesto ripetermi. - disse Seto Kaiba, gli occhi ridotti a fessure: - Dunque vi consento anche stavolta di sovrapporre digitalmente quel discutibile copricapo sulla mia testa. -.
- Ma il Maestro si deve sistemare? - chiese Mana, notando tutto il lavoro fatto dalle truccatrici e dalle costumiste per trasformare Mahad nel Mago Nero: - E se poi riapparisse di nuovo, come si dovrebbe fare? Abbiamo poco tempo! -.
- Per me non ci sarebbero problemi con il vestiario... - intervenne Isis, rivolgendo un'occhiata perplessa al Regista: - ... ma non ho visto né Shada né Karim. Se poi dovrete aggiungerli con i vostri mezzi, non sarebbe più ovvio ricorrere direttamente a delle immagini di repertorio, piuttosto che scomodare ulteriormente le truccatrici e le costumiste? -.
In quel momento, i presenti capirono di amare Isis Ishtar.
- Sono favorevole all'uso di immagini di repertorio. - la frase secca del presidente della Kaiba Corporation era traducibile in: - Usate immagini di repertorio. -.
Il Regista non poté far altro che annuire, con un sospiro un po' deluso: - Mi rendo conto. E sia! - prese il cellulare, chiamando nuovamente il grafico: - Via libera alle immagini di repertorio! -.
- Un po' mi dispiace... - confessò Kisara, prendendo la mano di Seto: - Mi avrebbe fatto piacere rivederti in quelle vesti. -. Il presidente non rispose.
- A proposito... - fece l'albina, portandosi un dito alle labbra: - ... Aknadin è qui. Mi chiedo se servirà mai per una qualche scena... -.
A distanza di sicurezza dal gruppo - o meglio, da una certa coppia di capelli bianchi - Aknadin, avvolto in un mantello scuro, sibilò: - E mi avrebbero fatto venire fin qui soltanto per farmi torturare da quei due? Esigo almeno una scena! -.
- Perfetto, perfetto! - trillò il Regista, al telefono: - Sì, sì! Un'immagine dal calendario andrà più che bene, non c'è bisogno di chiederlo! -.
Silenzio.
- ... calendario? - ripeté Atem, gli occhi sgranati: - ... qu-quale calendario...? -. Una scia di colpi di tosse lo portò a guardarsi intorno, lo sguardo sempre più inorridito: - No, un attimo. Di che calendario sta parlando? -.
Isis inanellò una ciocca di capelli intorno al dito, particolarmente concentrata; il volto di Seto era più glaciale del solito; Mana stringeva il suo bastone, cercando di trattenere le risate; Mahad si rese conto di essere l'unico a non essere riuscito a fingersi vago e ignaro in tempo.
- Ecco, mio Faraone... - esordì, le guance che si imporporavano: - ... tutto quel denaro e quell'oro che giungevano a palazzo dovevano pur venire da qualche parte ed era troppo per provenire solo dalle tasse dei cittadini... -
- Avete fatto un calendario erotico? - pigolò il Faraone, scioccato, facendo trattenere il respiro a tutti gli altri.
- No, assolutamente! - lo bloccò il Mago Nero, il volto ormai in fiamme: - Lasciate che vi spieghi! -.

- Allora, è tutto pronto? - domandò Seth, il piede che batteva ritmicamente a terra, nervoso.
- Tutto pronto! - annunciò Shada, mentre Karim finiva di assicurare al muro il telone dipinto, per far sì che non cadesse.
- Finalmente. - sbottò il Sacerdote dal dubbio copricapo blu: - Ci mancano ancora settantadue foto per arrivare al cento pieno, non possiamo permetterci di perdere tempo in questo modo! Mana! -
- Sì? - fece la ragazza, alzando lo sguardo dalla macchina fotografica tra le sue mani.
- Continuerai il tuo apprendistato di fotografa appena avremo maggior tempo a disposizione. - disse l'uomo, glaciale: - Vai a sistemare tutte le altre scenografie, il venerabile Aknadin e il Visir Shimon bastano, per fotografarci. -.
- Oh... - Mana cedette la sua macchina fotografica a Shimon, un po' dispiaciuta: - ... se proprio è necessario... -
- Vengo con te. - annunciò Mahad, avvicinandosi alla sua allieva: - E' meglio che supervisioni il tuo operat- -
- No, Mahad. -
Il Sacerdote Seth aveva parlato.
- Certo, Maestro! - trillò Mana, gli occhi che improvvisamente le brillavano: - Rimanete qui a fare le foto con gli altri Sacerdoti! E, se permettete... - con un gesto secco, la ragazza afferrò un lembo superiore della tunica di Mahad e lo tirò verso il basso, lasciando il mago a torso nudo: - ... dovreste scoprirvi giusto un po' di più! E' un crimine nascondervi così! -.
Incapace di reagire o di ribattere, Mahad fu trascinato davanti al telone da un Seth poco vestito, ormai liberatosi anche del dubbio copricapo.
- Dopo Mahad e me, tocca a Shada e Karim. Aisis, smettila di coprirti in quel modo pudico, apri uno spacco fino alla vita e lascia intravedere un po' o perderemo tantissimi compratori uomini! - Seth si rivolse a Mana, fermatasi giusto per assistere al "servizio fotografico" del suo Maestro: - E tu sbrigati a crescere, non possiamo far sempre affidamento sulle forme di Aisis! -.
- Ti vedo particolarmente tendente all'agitazione. - osservò la Sacerdotessa, intenta a valutare quanto fosse il caso di lasciare scoperto: - Agire d'impulso non ha mai portato buoni risultati. Ritrova la tua calma, Seth, non abbiamo un limite di tempo. -.
- La calma?
La calma? - rispose il Sacerdote, trattenendosi dall'urlare, una mano tra i capelli come per scaricare il nervosismo: - Quel dannatissimo bandito sta distruggendo la nostra economia con la sua sola esistenza! Da quando è comparso lui, tutte le donne si sono fatte più esigenti! Dobbiamo ricordare loro che noi Sacerdoti siamo infinitamente più di gradevole aspetto! E, già che ci siamo... - il suo sguardo azzurro si fece di colpo serio: - ... è il caso di ridisegnare le nostre tuniche. Shada, prendi appunti! Nessuna tunica dovrà arrivare sotto il ginocchio, almeno una spalla deve rimanere scoperta e la tunica di Aisis deve avere una profonda scollatura. Sulle braccia saranno permessi solo ornamenti in oro e vi concedo la presenza del mantello! -.
- Segnato tutto! - esclamò Shada, papiro in una mano e piuma in un'altra.
- Perfetto, possiamo cominciare. - chiuse Seth, soddisfatto: - Dobbiamo terminare in fretta, altrimenti non ci sarà più la luce giusta per fare delle foto a tradimento al nostro divino sovrano. -.
- Ma è legale fare foto di nascosto e rivenderle a prezzi esorbitanti? - chiese Mana, esitante.
Seth le scoccò uno sguardo indecifrabile: - Non ho mai parlato di legalità, Mana. Ora, ti ricordo che la tua presenza è richiesta altrove. -.


Silenzio.
- ... foto di nascosto...? - sussurrò Atem, la voce soffocata.
- Perché credi che l'Egitto fosse un luogo così ricco e fiorente? - ridacchiò Mana: - Le tue foto erano le più costose, Principe, ma erano anche quelle che vendevamo più velocemente! -.
- Ma non facevamo soltanto foto seminudi! - riprese la parola Mahad, ormai carminio: - Molte erano foto artistiche ed eravamo completamente vestiti! Ve lo posso assicurare! -
- Esistono anche i nudi artistici... - osservò Otogi, portando svariati sguardi allarmati su di sé.
- ... foto di nascosto...? -
- Nessun nudo artistico. - tagliò corto Seto, impassibile: - Non è mai stata nostra intenzione decimare la popolazione d'Egitto. -.
- ... foto di nascosto...? -
- E quelle foto ancora circolano? - chiese Mai, stranamente interessata.
- Riuscivamo a mantenere intatti gli involucri terreni degli esseri viventi, non è stato difficile mantenere intatte delle pellicole fotografiche. - spiegò Isis, pratica.
- ... foto di nascosto...? -
- Ma avevate delle macchine fotografiche, tremila anni fa? - domandò Jonouchi, più colpito da quel particolare che da altro.
- Certo, che domande! - rispose Mana, con un ampio sorriso.
- ... foto di nascosto...? -
- Va tutto bene, Altro me? - domandò Yugi, notando un leggero principio di tracollo emotivo ed esistenziale da parte dell'altro punk.
Il Faraone annuì meccanicamente: - ... s-sì... direi di sì... forse. -.
- Non temere! - esclamò il più piccolo, prendendogli le mani, lo sguardo deciso: - Entrerò in possesso di tutte le tue foto e le terrò al sicuro! Nessun altro potrà vederle! -.
- Aibou... - sussurrò il Faraone, non sapendo cosa dire.
... eppure, ancora una volta, ciò che provava non era esattamente riconoscenza. Non sapeva spiegarsi il perché, ma aveva come l'impressione che il piccolo Aibou non meritasse troppa gratitudine.
- Per curiosità... - mormorò Kisara, avvicinatasi all'orecchio di Mana: - ... foto di Seth ce ne sono ancora? -
- Ovviamente. - rispose Mana, con un sorriso un po' malizioso: - Anche se costicchiano un po'. -
- Ma per me c'è uno sconto speciale, vero? - sorrise l'albina, serafica: - Del 99%, ad esempio. -
Il sorriso della Maga Nera si fece più tirato: - Ehm... ssssì, credo di sì. Ecco, vedi, il fatto è che, ehm... - decise di confessare: - ... ce le ha ancora Seth. Dovresti chiedere a lui. -.
La dragonessa sbattè le palpebre, non aspettandosi una risposta simile. Poi sorrise, luminosa: - Allora non avrò problemi ad averle anche gratis! Grazie, Mana! -.
Detto ciò, la più grande tornò al fianco dell'impassibile presidente della Kaiba Corporation, lasciando la maga fluttuante e perplessa.
- Si davano da fare, eh? - commentò Honda, sorpreso da quella rivelazione.
- Io devo ancora riuscire a figurarmi Seto che si spoglia spontaneamente e spinge il Mago Nero e la signorina Ishtar a fare altrettanto. - disse Jonouchi, un sopracciglio alzato.
Una sinistra ondata di sibili sembrò avvolgere il ragazzo dai capelli biondi, facendolo tremare: - Puuuppyyyy... Puuuppyyy... -
- Che c'entrano i cuccioli? - domandò Anzu, rivolgendo un'occhiata confusa al gruppo di ragazze appollaiate su dei pezzi di cemento ad un metro da Jonouchi.
Per qualche strano motivo, Mai digrignò i denti, sussurrando qualcosa come: - E la Dragon, e la Puppy... -.
- Ehi, ci sarei anch'io, eh! - la sublime ed armoniosa voce di Mary, musicale ed eterea anche con un tono arrabbiato, fece improvvisamente ricordare ai presenti della sua esistenza: - Potreste anche rivolgermi un po' più di attenzione, visto che- -
- Perfetto, proseguiamo con la prossima scena! - il Regista si mise in mezzo, coprendo completamente la splendida fanciulla con la sua stazza molto poco armoniosa, soprattutto se paragonata alle sublimi forme sinuose della bellissima Mary: - Anzu in scena, Anzu Masaki in scena! -.
La ragazza sobbalzò, stupita: - Cosa? Di nuovo? -
- Eh, pare che almeno un'inquadratura devi sempre averla! - ridacchiò Jonouchi, spingendola verso il Regista.
- Che fortuna... - sospirò Ryou, mentre alcune fangirls gli facevano delicatamente pat-pat sulle spalle - per poi appoliparsi direttamente alle sue braccia.
- Ma perché? - protestò Mary, sgusciando via dall'ombra che la oscurava, il volto meraviglioso anche nell'ira: - Non ha senso continuare a metterla in scena! -.
- Useremo questo pannello! - spiegò il Regista, prendendo Anzu per un polso e indicandole un pannello apparso dal nulla, raffigurante un insieme di scale e porte probabilmente uscito da un'opera di Escher.
- ... l'interno del Puzzle... - boccheggiò Atem, conoscendo fin troppo bene quel posto.
- Su, Altro me... - fece Yugi, dandogli dei leggeri colpetti sulla schiena: - Ora sei fuori! -.
- Sempre più interessante dell'Anello. - s'intromise Bakura, contrariato: - Un posto circolare con le pareti lisce. Almeno nel Puzzle si può fare qualcosa, nell'Anello ci si può solo rompere le pal- -
- Ecco, sali su questa sedia, così sembri come "sospesa". - diede indicazioni il Regista, facendo salire la ragazza: - Avremmo volentieri usato le imbracature per sollevarti, ma il soffitto è troppo pericolante e non so se ci riusciremmo... -
- Eh, mannaggia... - sospirò Anzu, con un'espressione dispiaciuta che più finta di così non si poteva.
- Metti un piede dietro, ecco, così, brava. Il cameraman ha già fatto una ripresa del pannello senza di te: dopo, ti sovrapporremo all'immagine e sembrerai apparire magicamente. Dovrai soltanto stare ferma e tenere la piastrina davanti a te! -
- Piastrina? - ripeté la ragazza, confusa, mentre due assistenti si mettevano ai suoi lati, armati dei ventilatori che aveva ormai imparato a conoscere fin troppo bene.
- Ecco, tieni! - esclamò il Regista, mettendole in mano quello che sembrava essere un cartiglio di metallo.
In effetti, era un cartiglio di metallo.
- Veramente questo si chiama "cartiglio". - fece gentilmente notare Anzu, mentre si metteva in posizione, portando un pugno al petto e facendo pendere il ciondolo metallico.
- Sì, insomma, il trombocita lì. Tienilo bene in vista, che inquadriamo sia quello che il tuo viso! -
- T-trombocita? - balbettò la ragazza, a disagio, guardando il cartiglio metallico sotto una nuova luce - non necessariamente quella delle fiamme divine.
- Un bello sguardo serio, Anzu! E uno, due... Azione! -.
I ventilatori vennero accesi, il vento le mosse appena la gonna e i capelli. Non fu una ripresa difficile, dato che lei doveva solo stare ferma su una sedia; difatti, lo: - Stop! Perfetta! - del Regista giunse rapidamente e senza problemi, permettendole di scendere dalla sedia e affidare il ciondolo metallico dall'indefinita natura al primo assistente di passaggio.
- E' assurdo! Ridicolo! Insensato! - ricominciò Mary, la fronte lucente liscia, gli splendidi occhi colmi di rabbia: - Quella là è sempre in mezzo, quella scena non ha nessun sens- -
- La prossima sarà una scena di gruppo! - annunciò il Regista, portando tutti gli sguardi su di sé.



Note:
"Escher": Maurits Cornelis Escher, incisore e grafico olandese del Novecento. Tra le sue opere più celebri, la Casa di scale.
"Piastrina": Chi ha l'edizione italiana del manga di Yu-gi-oh!, parte relativa alle Memorie, probabilmente ricorderà il famoso "cartiglio" tradotto come "piastrina". Da lì, mi sono figurata gli antichi egizi in versione miniaturisti che scrivevano i propri nomi sui trombociti - alias, le "piastrine" del sangue.

No, non è un miraggio. Forse.
Alla fine, sì, sono riuscita a scrivere l'ultimo capitolo di questa fanfiction. ... che, tuttavia, si è rivelato fin troppo lungo. E l'ho dovuto dividere in due capitoli. Ma vi posso annunciare che la seconda parte è già scritta!

Scusate il mio terrificante ritardo, davvero. U///U E grazie per aver seguito comunque questa storia. ^^
Il prossimo, come già detto, sarà l'ultimo capitolo. Che poi, in realtà, è questo, l'ultimo capitolo. Che poi- *viene fermata*

*Si guarda intorno*
Spero che questa prima parte vi sia stata di gradimento. ^^ Se avete consigli da darmi o critiche da farmi, dite pure. ^^
  
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