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Autore: tartufo    15/04/2013    1 recensioni
Blaine osservò per vari secondi il ragazzo che gli stava davanti, un unica domanda gli martellava nella testa.
“Cosa sei?” chiese guardandolo in volto.
Il ragazzo sorrise dolcemente, e prima di cadere al suolo svenuto, disse solamente una parola.
“Aiutami”.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dovevo aggiornare prima di Pasqua, ma rileggendo, mi sono accorta che non mi piaceva quindi ci ho rimesso mano cambiando un po' di cose.

La storia è tra le seguite, preferite, ricordate da tantissime persone, un record per me, che vi ringrazio tantissimo e sopratutto alle persone che hanno lasciato un commento utilizzando un po' del loro tempo.

Domani inizio una nuova avventura lavorativa quindi spero di tornare presto, se non mi trattano come un mulo da soma.

Ancora grazie mille e a presto.

Tartufo.

 

 

 

 

La neve cominciava inevitabilmente a sciogliersi, le strane sculture formate dal ghiaccio, perdevano lentamente la loro forma, goccia dopo goccia gli alberi si liberavano dalla morsa del freddo, e nonostante il timido sole alto nel cielo, all'interno della foresta sembrava un altro mondo, un altro tempo.

Max camminava lentamente, non c'era fretta, i suoi passi non erano più attutiti dalla candida neve, ma risuonavano ogni qualvolta che incontrava nel suo cammino una piccola pozza d'acqua, non c'era bisogno di fare silenzio.

Mentre imboccava un sentiero che non conosceva, con la mente offuscata da pensieri malsani ma tremendamente bisognoso di realizzarli, si rese conto di aver camminato per lungo tempo, di essersi allontanato dal villaggio come mai gli era capitato prima, era quasi tentato di tornare su i suoi passi, qundo la vide.

Era uno splendido esemplare si disse, nonostante la magrezza dovuta alla scarsità di cibo, che in realtà, era un punto a suo favore, sarebbe stata troppo debole per riuscire a fuggire, il ragazzo si leccò avidamente le labbra, pregustando il momento in cui avrebbe sottomesso la ragazza con sembianze animali, davanti ai suoi occhi, si aprivano milioni di possibilità, miliardi di momenti di puro piacere per lui, e immenso dolore per le sue vittime.

Max percorse il tratto che lo separava dalla lupa senza esitazione, l'animale, per niente sorpreso del suo arrivo lo osservava, aveva avvertito la sua presenza molti minuti prima, quando ancora era lontano, protetto dalla vicinanza del villaggio, quando ancora poteva tornare indietro, quando ancora era al sicuro, cosa che ormai non era più.

Lei non si sarebbe mai avvicinata a quella preda, il rischio era troppo grande, e anche se erano giorni che non mangiava, doveva fare attenzione, perchè in ballo non c'era solo la sua vita, adesso che era sola, doveva prendersi cura dei cuccioli.

"Sò cosa sei..." esordì Max con un sorriso sinistro sulle labbra.

"Ho visto cosa puoi diventare, e se farai tutto ciò che ti chiedo, il vostro segreto rimarrà tale... prometto..." disse, portandosi una mano sul cuore.

La lupa drizzò le orecchiè piuttosto sorpresa, era abbastanza intelligente da capire a cosa si stesse riferendo l'umano, peccato che l'aveva scambiata per qualcosa che decisamente non era, peccato per lui ovviamente, lo scrutò per un momento catalogandolo nella sezione umani stupidi, immaginava cosa doveva aver scoperto, il problema era che non sapeva di cosa era all'oscuro.

L'animale non si prese nemmeno la briga di mettere insieme una strategia, era troppo semplice, gli andò incontro lentamente, con calma, continuando ad osservare quel sorrisetto idiota che molto presto si sarebbe trasformato in una maschera immobile di dolore e terrore.

"Brava..." disse inginocchiandosi nel terreno.

Fù l'ultima parola che pronunciò.

La lupa gli fù addosso senza esitazione, con un unico morso gli perforò il collo, tranciando un enorme pezzo di carne, si sentì un unico e agghiacciante grido, poi il suo corpo crollo disteso in avanti.

 

Quando i ragazzi arrivarono, la lupa si stava ancora occupando del suo corpo, mordeva e lacerava la carne come un animale che non mangiava da tempo, Santana si avvicinò a Brittany distogliendola da quello spettacolo, fiutò l'aria riconoscendone la puzza immonda e il suo cuore si fece più leggero, ringraziò mentalmente la Dea, non per la fine che aveva fatto Max, ma per non aver avuto l'occasione di trasformarsi in un mostro, perchè se le cose fossero andate diversamente, forse lei stessa l'avrebbe ucciso.

"Se lo meritava..." erano uscite come un pigolio e nessuno se lo aspettava, eppure quelle parole erano state pronunciate da Brittany.

I quattro ragazzi si guardarono a turno negli occhi, tutti, chi più chi meno, conoscevano Max, un silenzioso cenno d' assenso circolò tra di loro.

 

 

In quel momento correva come se all'improvviso, dopo un lungo letargo, le sue energie fossero finalmente ricomparse, forse perchè l'aveva sentito dentro la sua testa, con quel suo modo tenero di chiedere le cose, o forse perchè aveva perso qualcosa, si, il senso di colpa che lo consumava come un cancro, si sentiva strano, meglio, per non essere stato direttamente la causa della sua morte, meglio perchè nessuno dei due era un mostro, meglio perchè solo in quell'istante aveva capito che si erano trovati per un motivo, era stato un attimo, eppure si erano trovati per completarsi, e stava maglio, davvero, rimaneva solo quella sensazione di solitudine e perdita, ma anche rabbia e ingiustizia che arrivavano ad intermittenza.

Non ci mise molto a raggiungerli, le sue zampe quasi non avevano toccato terra, era sfrecciato nella vegetazione come un fantasma, e lo era, il fantasma di ciò che era stato un tempo.

Sebastian se li trovò di fronte e mentre riprendeva fiato, venne quasi distratto dallo spettacolo macabro che si stava consumando a pochi metri da loro, si riscosse con un brivido e ancora trafelato latrò:

"Era un lupo... lui era un lupo...".

Kurt e Santana lo osservarono interdetti cercando di afferrare il senso di quelle parole.

"Ti prendi gioco di noi? Vuoi che ci accada quello che è successo a voi?" Kurt sputò quelle parole con rabbia, pentendosi all'istante della sua reazione meschina, vedendo come lo sguardo di Sebastian era finito a terra, mortificato.

"Mi dispiace... io... ho solo... non voglio illudermi... non voglio vedere Blaine, Santana e Brittany sperare in qualcosa che in realtà non è possibile...".

"Che succede?" Blaine si avvicinò a Sebastian guardandolo dritto negli occhi, posandogli una mano sul muso, cercando di trasmettergli quanto fosse dispiaciuto per lui, quanto capisse il suo dolore, come una sorta di empatia.

Sebastian si immerse senza volere in quegli occhi, ritrovandosi a pensare che fossero davvero dolci, dolci come quelli di David, come quelli della lupa, no, decisamente non poteva essete un illusione, troppi pezzi combaciavano.

"Lei è venuta da me..." Sebastian riprese a latrare.

"I suoi occhi, per un attimo è stato come averlo davanti, e tu lo sai... i tuoi occhi, li hai ereditati da Elizabeth, è un legame che ci portiamo tutti dietro...".

Sebastian non ci pensava da tempo.

Eppure Burt gli aveva detto quelle parole solo pochi giorni prima.

"... per me, invece sei importante, tengo a te, come se fossi mio figlio, non scordarlo..."

Sebastian tremava, il musetto sporco di sangue affondato nella morbida pelliccia, il suo corpo diventava sempre più freddo e lui aveva paura in quel bosco così grande.

L'aveva trovata così, addormentata in mezzo agli alberi, e continuava a ripetersi: "Quando la mamma si sveglia, andrà tutto bene...".

Quello fù il giorno in cui incontrò per la prima volta Burt, il giorno in cui entrò nel branco, il giorno in cui gli venne detto che la mamma era sempre con lui, l'avrebbe trovata guardando in qualunque specchio d'acqua, Burt era stato davvero un padre per lui.

Sembrava passato tanto tempo da quando si era immerso in quel ricordo, invece era solo un attimo.

"Ha partorito da umana e poi l'ha lasciato... Pensava di non essere amato, invece era il Richiamo, non lo avrebbe mai abbandonato altrimenti... È una cosa senza precedenti... così chiara, Kurt... non mordere i tuoi simili...".

Siamo velenosi, velenosi, velenosi... Le regole, Kurt le conosceva bene.

"Kurt, se fosse vero...", la voce di Santana tremò al pensiero di poter essere felice, Brittany la prese per mano avvertendo il calore in quelle parole.

"Kurt?", Blaine attendeva di conoscere i nuovi sviluppi.

"Sebastian dice... che David, era... un lupo...".

E mentre Kurt continuava a parlare, Blaine spalancò gli occhi, poteva crederci, ormai poteva credere a qualunque cosa, dopotutto non sapevano nulla dei genitori di David, era stato trovato davanti alle porte della chiesa, poi una curiosità che aveva attraversato velocemente la sua mente si materializzò come un piccolo pezzo mancante.

La lupa che qualche giorno prima aveva salvato, quella che sembrava persa ma in realtà girava sempre intorno alla stessa lapide, quella lapide che aveva scatenato l'ira del piccolo Timmy, la lapide di David.

"Combacia tutto..." disse in un soffio.

Blaine prese il volto di Kurt tra le mani, costringendo i loro sguardi ad incatenarsi.

"Kurt, tutti i pezzi sono al loro posto, possiamo... possiamo stare insieme ora..." disse, mentre grosse lacrime rigavano il viso di entrambi.

"Dio, la Dea... non c'è niente di sbagliato in noi...".

"Ho paura di perderti..." rispose Kurt singhiozzando.

"Ti prego, fidati di quello che sento, noi... siamo destinati a stare insieme..." disse Blaine lasciando la presa sul suo viso e porgendogli il polso.

Era arrivato il momento, Kurt vide il proprio braccio muoversi, le dita tendersi, pronte a stringere il polso di Blaine, ancora una volta la sua natura da lupo, prendeva il sopravvento sulle sue paure da umano.

Era così vicino, eppure il suo corpo non toccò Blaine, l'impatto con il terreno fù del tutto inaspettato, mentre un enorme lupo nero lo sovrastava tenendolo inchiodato al suolo, ringhiava: "Non toccarlo!!", ma non sembrava intenzionato ad attaccare, Kurt non aveva paura, rimase solamente scioccato mentre l'animale lo fissava negli occhi trasmettendogli l'unico messaggio che non avrebbe voluto sentire.

Kurt non aveva bisogno d'aiuto, eppure Blaine non riuscì a non intervenire cercando di allontanare l'animale, che sotto il suo tocco divenne immediatamente mansueto, Sebastian e Santana osservarono la scena senza sapere cosa fare.

"Eri tu l'altro giorno?" , domandò Blaine.

Per tutta risposta l'animale afferrò con i denti la stoffa dei pantaloni e si mise a tirare, come se avesse voluto trascinarlo o quantomeno intimargli di muoversi.

"Vuole che lo segui..." spiegò Kurt notando l'incomprensione sul volto del giovane.

Il lupo mollò la presa sulla stoffa, sollevò la coda e attese che Blaine l'afferrasse, poi iniziò a camminare.

"Avete visto?" chiese Kurt sperando di non ottenere una risposta.

Sebastian non disse nulla, sfuggendo al contatto visivo, Santana pronunciò un debole incredulo si.

 

 

La lupa era veloce, se non si fosse fermata varie volte per annusate, come se non fosse sicura della strada percorsa, Timothy l'avrebbe sicuramente persa di vista, oltretutto era distratto, era come se in quell'animale, scorgesse qualcosa che non aveva mai notato.

 

 

Beth era stanca, senza fiato, essere rinchiusa in quel modo aveva reso i suoi arti deboli, pigri, come se avessero scordato il significato di libertà.

Correva quasi per inerzia, il suo corpo voleva mollare, mentre la sua mente urlava, doveva arrivare a casa, doveva aiutare zia Rachel.

Poi si fermò, solo un attimo, solo per riprendere fiato, mentre il fiato svanì del tutto per la gioia.

 

Quin scattò immediatamente riconoscendo l'Essenza, in quei giorni l'avevano sentita più volte, eppure ne avevano sempre perso le tracce, questo non l'aveva scoraggiata, anzi, l'aveva spinta a continuare, cercare ancora e ancora, perchè la rabbia che la possedeva durante le ricerche la rendeva lucida, non si sarebbe mai arresa, sopratutto perchè sapeva di poter contare su Puck, che in quel momento correva al suo fianco, e Finn, che sentiva l'Essenza di Rachel come se fosse stata legata a quella della loro bambina.

Quel giorno però era diverso, perchè mentre correvano, l'Essenza non svaniva, era a ogni passo, sempre piu intensa, sempre più reale, sempre più vicina e quando finalmente svoltarono per lo stretto sentiero, lei era li.

Quin si fermò a vari metri di distanza, come se avesse avuto paura di andare avanti e distruggere quella visione, Puck si fiondò sulla piccola Beth come se non ci fosse stato un domani, Finn osservò la scena commossò, con una speranza in più nel cuore e l' Essenza di Rachel che sembrava abbattersi contro il suo corpo.

Beth si divincolò dalla stretta affettuosa del padre e con lentezza si avvicinò alla madre.

"Mamma..." chiamò fermandosi a pochi centimetri di distanza, Quin avvicinò titubante il muso a quello della figlia, concedendo ad entrambe una carezza che mancava da troppo tempo.

Una di fronte all'altra, sembravano immagini che riflettevano il passato ed il futuro.

" Adesso va tutto bene... piccola mia... torniamo a casa".

Beth si allontanò da quel gesto, sapendo che avrebbe avuto tutto il tempo di recuperare l'affetto che aveva perso.

"Dobbiamo aiutare zia Rachel..." disse mentre si rimetteva in viaggio per la strada inversa e racontava loro quello che era avvenuto in tutto quel tempo.

 

 

Quando il grande lupo nero si fermò, si trovarono di fronte uno spettacolo al di fuori dell'ordinario, umani e lupi insieme, come se non ci fossero state differnze, segreti, bugie, sentimenti repressi, tutto stava per essere svelato e le verità rivelate.

 

"Finn ti prego, ascoltami... Puck, no!!".

"Rachel, papà!!" Urlarono contemporaneamente Kurt e Blaine.

Rachel con le braccia tese, difendeva l'uomo che l'aveva imprigionata, mentre quest'ultimo, indifeso e tremante guardava un punto indefinito attraverso gli alberi.

Beth fermò con una supplica suo padre, anche se le aveva imprigionate, sapeva che c'era qualcosa dietro, aveva visto due tipi di sguardo in quell'uomo.

Il lupo nero si frappose tra Rachel e Finn, una calma innaturale lo attraversava mentre Finn lo trapassava con lo sguardo e continuava a latrare minaccioso.

Una freccia sibilò nell'aria conficcandosi nel terreno, a pochi passi dal corpo di Finn.

 

 

Li aveva seguiti, ma non avrebbe mai immaginato di incontrarlo, certo non lo aveva mai visto, e poteva essere anche un altro gli diceva la testa, eppure appena era apparso, il suo cuore aveva iniziato a battere furioso nel petto, come poteva ignorare quel segno.

Era li, l'assassino di suo fratello.

Timothy scocco una delle due frecce per mettere in fuga il lupo che minacciava la ragazza, e il padre di Blaine, senza successo.

"Timmy, no, metti giù l'arco, non capisci!!" sentì urlare da Blaine, ma la sua concentrazione era tutta sul mostro che si era portato via David.

"Ha ucciso mio fratello!"

Era accaduto tanto tempo prima.

" Timmy, perchè piangi?" Timothy tirò su col naso, voltandosi per nascondere le lacrime, perchè quelle parole l'avevano ferito e nel profondo, sapeva che avevano detto la verità.

"Ehi..." disse David sollevandogli il mento per asciugargli il viso.

"Perchè ti importa, noi non siamo niente, lo sanno tutti, la gente parla...".

"Non importa quello che dice la gente, e non importa se non abbiamo un legame di sangue, per me, sei il mio fratellino, e sarà sempre così..." disse spettinandogli affettuosamente i capelli.

"Dicono che papà non mi vuole bene, e fà male perchè è la verità, nessuno mi vuole bene...".

"Io te ne voglio, non dimenticarlo mai..." disse, mentre lo stringeva in un abbraccio.

Quel mostro si era portato via l'unica persona che gli avesse dimostrato afetto.

Tese l'arco con tutte le sue forze, gli rimaneva solo una possibilità e non avrebbe sbagliato.

"No!!" più di una voce aveva urlato e l'aria si era riepita di latrati, ma erano in sottofondo, lui sentiva solo il sibilo rilassante della freccia che gli veniva incontro.

 

Se non fosse stato per il nome, non lo avrebbe mai riconosciuto, e non avrebbe riconosciuto nemmeno la sua via di fuga.

Aveva provato ad annientare se stesso, privarsi del cibo e dell'acqua non era servito, l'istinto di sopravvivenza lo aveva sempre soprafatto, ed ora eccola li, la soluzione era sempre stata davanti a lui, non doveva uccidersi, solo lasciarlo fare a qualcun altro.

La vide arrivare, e sorrise mentre si conficcava nella sua carne.

Mentre cadeva al suolo, un intenso odore di muschio lo avvolse, Lui era venuto a prenderlo.

"Kurt...", doveva assolutamente chiedere due cose prima di ricongiungersi al suo Dave.

"Non... non raccontate la ve... verita a Timothy... e ti prego..." chiese mentre le sue parole diventavano sempre più deboli: "Vorrei stare... affianco a lui..." disse chiudendo gli occhi.

Tutto era immobile, tutti erano paralizzati, una figura si mosse rapida tra gli alberi senza essere vista, Brittany piangeva in silenzio e Timothy si sentiva vuoto, aveva aspettato anni per quel momento, e non sentiva nulla.

Avrebbe voluto sentire qualcosa, aveva passato gli anni ad odiare, e ora non aveva più nemmeno questo, solo la consapevolezza che nessuno lo amava.

Si inginocchiò al suolo mentre le lacrime scorrevano copiose, senza rendersene conto, Beth si avvicinò al corpo del giovane e guardandolo negli occhi, si rese conto di quanto fosse solo, di quanto soffrisse e sentì quel dolore propagarsi nel proprio corpo, togliendole il respiro.

Quando aprì gli occhi, lei aveva un corpo nuovo, e lui la osservava come se non avesse mai visto nulla di più bello in tutta la sua vita.

Tese le dita, sentendo l'insano desiderio di sfiorarla, di annullare quella strana magia avvenuta sotto i suoi occhi.

Kurt la vide, era bellissima come la madre, e con un cuore grande, come quello di Puck, anche se non lo dava a vedere, nonostante quello che aveva fatto, la piccola Beth non lo aveva respinto, com'era sorprendente la natura.

"San, portali via, prima che Puck faccia qualche sciocchezza..." senza rendersene conto, diventava più consapevole della posizione che un giorno avrebbe occupato.

Santana prese Brittany per mano, e con quella libera, accarezzò l'insolito manto dell'amico che era rimasto scioccato, l'avevano ritrovata da così poco, non erano pronti a vederla crescere, a separarsene nuovamente.

Mentre si allontanavano, Santana l'anciò un ultimo sguardo al povero Sebastian riverso a terra, e iniziò a pregare con tutte le sue forze la Dea, di proteggere Kurt e Blaine.

 

"Kurt...", Rachel lo guardava emozionata.

"Non sei più un cucciolo, sapevo saresti stato bellissimo da umano, e il tuo compagno non è da meno...", disse sorridendo.

"Rachel, pensavamo fossi morta, tu e la piccola Beth...".

"Mary?", sussurrò l'uomo facendosi più vicino, mentre dalle labbra di Blaine si udì un gemito colmo di pena.

"Non toccarla!" latrò minaccioso Finn.

"Rachel?".

"Lui ci ha... costrette a seguirlo, abbiamo lasciato delle tracce di sangue, per farvi credere di essere state uccise, e ci ha richiuse in casa, c'era un passaggio sotto la cantina...".

Blaine sgranò gli occhi, al ricordo di quella botola di cui non aveva mai saputo nulla, era stato così vicino ad aprirla.

"E stato... gentile... non ci ha mai fatto del male... nei momenti di lucidità, è come se sapesse cosa siamo, sono certa che lo sappia, me lo ha detto, ma come? Poi cambia, come ora, continua a chiamarmi Mary, ma non so chi sia...".

"Mary era mia madre..." disse Blaine osservando il volto perso di suo padre, che a quelle parole parve riscuotersi e notarlo.

"Blaine hai visto, la mamma e Cooper sono tornati, saremo di nuovo una famiglia felice...".

Il grosso lupo nero nascose il muso sotto le zampe uggiolando piano.

Blaine osservò la ragazza che aveva di fronte, in effetti, se la si guardava attentamente, qualche tratto poteva ricordare vagamente sua madre.

"Papà la mamma e Coop sono morti, ricordi?" disse piano per non spaventarlo.

L'uomo scosse la testa, come per smentire quelle parole.

Finn guardò Blaine e poi l'uomo che doveva essere suo padre, sentì piano piano la rabbia scemare, sapeva che Rachel aveva un enorme cuore e un infinito amore da dare, non per niente si occupava dei cuccioli, ma solo in quel momento si rese conto, che grazie a lei, lui diventava migliore.

"Cosa facciamo? Conosce il nostro segreto, ma non è questo che mi preoccupa, ma il fatto di lasciarlo in queste condizioni, ho paura di ferirlo lasciandolo... e Blaine non potrà prendersi cura di lui una volta trasformato." disse Rachel.

"Portiamolo da mio padre, lui saprà certamente cosa fare...", propose Kurt, cercando l'approvazione di Blaine.

"Tesoro, sei molto carino, ma mi occuperò io di lui..." disse una dolce voce femminile attraverso la vegetazione, Blaine sentì come una scossa lungo la schiena, mentre il lupo nero si metteva in piedi in attesa.

Quando la vide uscire dalla vegetazione, Blaine seppe che era stato tutto un sogno, si sarebbe svegliato e come ogni giorno sarebbe andato a caccia, magari con occhi diversi, ma sempre con lo stesso intento.

"Caro..." disse avvicinandosi a Richard, suo marito, il padre dei suoi figli.

L'uomo spalancò gli occhi, guardando entrambe le donne che gli stavano vicino, finchè un lampo non attraversò i suoi occhi, lasciò la presa su Rachel, che con un balzo in aria si trasformò liberandosi degli indumenti, finendo finalmente addosso al suo Finn, e tendendo le braccia abbracciò la sua vera Mary.

"Mamma?", fù l'unica parola che Blaine riuscì a pronunciare.

"Blaine... perdonami, io... io ho dovuto lasciarvi...".

"Perchè?".

"Cooper aveva bisogno di me...".

"Coop?".

Il lupo nero si avvicino sollevandosi sulle zampe posteriori, poggiando quelle anteriori sulle spalle di Blaine, poi, come un enorme cagnolone gli leccò affettuosamente una guancia, solo allora Blaine si accorse di quanto fossero familiari quegli occhi.

"Coop...", disse meravigliato, mentre quest'ultimo scodinzolava felice.

"Credevo foste morti!! Papà mi ha fatto credere... Dio!!".

"Tuo padre era arrabbiato Blaine...".

"Spiegami allora, perchè?".

"Io e tuo padre ci amavamo così tanto tesoro, ma quando scoprì quello che ero, rimase terrorizzato, mi disse che era spaventato, non era facile accettare un cambiamento così, e io lo capiì immediatamente che era sincero, così decisi di lasciare il branco, rimanere umana, sapevo che non sarebbe durata, che il Richiamo prima o poi si sarebbe fatto sentire, ma contavo sul fatto, che con il tempo, tuo padre si convincesse a fare il grande passo.

Il tempo passava e quando sentii per la prima volta il Richiamo, fù facile ignorarlo, avevo scoperto da poco di essere in dolce attesa, il mio piccolo Cooper stava arrivando e non avevo nessuna intenzione di allevarlo senza padre, la stessa cosa accadde con te tesoro.

Sentii altre volte il Richiamo, ma ogni volta, c'era un ginocchio sbucciato, una brutta febbre da curare, un aiuto con i compiti, la vostra voce copriva il suono del vento, ero così felice, la mia vita da umana era perfetta.

Ero convinta di poter vivere così per sempre, ma mi sbagliavo.

Il giorno che avvenne, tu non eri in casa, avevo mandato Cooper al mercato del villaggio vicino, ed ero in apprensione perchè stava impiegando troppo tempo a tornare, uscii fuori ad aspettarlo, quando lo vidi, sotto forma di lupo, l'aria che fino a poco prima era stata immobile si trasformò in un gelido venticello".

Mary sospirò piano prima di continuare.

"Aveva vinto alla fine... Non potevo lasciare Cooper, così spaventato, così smarrito, ignaro di quello che stava accadendo... ma sapevo, di poterti affidare alle cure di tuo padre...".

"Mi ha cresciuto con una bugia, ero arrabbiato, avrei potuto commettere l'errore più grande di tutta la mia vita se non fosse stato per Kurt..." disse, intrecciando le dita con lui.

"Non potevo tradire il segreto del branco Blaine, e tuo padre l'ha mantenuto per me, se potessi tornare indietro, non cambierei nulla di quello che ho fatto, perchè siamo qui, alla fine, e anche se non sappiamo cosa accadrà, siamo insieme, siamo una famiglia, ed è tutto ciò che conta..." disse avvicinandosi e poggiando la sua mano a quelle già unite dei ragazzi.

"Cosa mi accadrà ora? Cosa sono?".

"Non lo sò tesoro, fino a ieri pensavo di essere unica, invece c'era un altra giovane lupa, Cooper si è trasformato, non nel modo che conosco, mentre David non si è mai trasformato, eppure ha incontrato la sua anima gemella, forse se si fossero incontrati più tardi, anche lui si sarebbe trasformato come è accaduto a tuo fratello... Sò solo una cosa, dobbiamo aspettare, perchè non voglio rischiare di perderti... lo capisci?" chiese rivolgendosi a Kurt.

"Lo capisco, e non tornerò al branco, se non con Blaine...".

"Ma il Richiamo?" chiese Blaine.

"Tua madre ha resistito anni...".

"Si è quella di David invece? Era un neonato quando l'ha lasciato... non sono sicuro Kurt, non voglio vederti soffrire..." disse interrompendolo.

"Andrà tutto bene... te lo prometto...".

 

(un mese dopo)

La baita era ancora spoglia ed impersonale, eppure non era un problema, il solo stare insieme, rendeva quel luogo la loro casa, non avrebbero preferito nient'altro.

Kurt osservava ogni gesto, ogni movimento di Blaine, notava ogni sopiro infastidito, come cercasse di distrarsi dai mille dubbi che lo tormentavano, come attendesse impaziente di trasformarsi, come avesse paura che magari non sarebbe accaduto.

Tutta la sua famiglia lo aspettava, e lui penava all'idea di deluderli.

Mentre un innaturale silenzio li circondava, la porta venne aperta, rivelando sulla soglia Santana e Brittany.

Blaine sorrise nel vederle, le due ragazze riempivano le loro giornate impedendogli di pensare, impedendogli di deprimersi ancora di più.

"Come vanno le cose?" chiese Kurt.

"Il ragazzino è sveglio, gli abbiamo mentito riguardo a Sebastian, ma penso che nel profondo, una vocina gli dica la verità... Puck non se ne fà una ragione, li segue ovunque, dice che sono troppo giovani e deve controllare che il ragazzo tenga le mani al loro posto..." disse trattenendo una risata.

"Comunque è troppo spaventato e confuso per provare anche solo a sfiorarla, non fanno che guardarsi... arrossire e abbassare lo sguardo... sono così..." interruppe la frase per cercare un qualche termine melenso e allo stesso tempo offensivo.

"Sono così dolci..." concluse Brittany sospirando e appoggiando la testa sulla spalla della sua compagna, Santana ci pensò per un attimo, poi sorrise, alla fine era proprio il termine giusto.

"Voi guando avete intenzione di fare il "grande passo"?" chiese Blaine, vedendole così affiatate, sperando che nella sua domanda, non trasparisse quella piccola nota di gelosia che non riusciva proprio a scacciare.

"Oh, noi abbiamo deciso di aspettare ancora..." dissero spensierate.

"Aspettare cosa?" chiese lui sbalordito.

"Aspettare che anche tu e Kurt possiate stare insieme".

Blaine si alzò in piedi, facendo cadere la sedia a terra.

"Siete due stupide, sprecare tutto questo tempo... potrei non trasformarmi mai!! disse lasciando la baita in malo modo.

Santana fece per seguirlo, forse per consolarlo, forse per dargli una scrollata e urlargli di reagire, Kurt la fermò, dicendogli che aveva solo bisogno di stare con i propri pensieri.

Avrebbe comunque saputo dove trovarlo.

 

 

Blaine aveva preso a recarsi sempre li quando era arrabbiato, era come se il posto gli infondesse calma, anche se a volte, pensava potesse essere lo scenario del loro futuro.

Era in piedi, contemplava le due lapidi vicine, l'ultimo desiderio di Sebastian era stato esaudito, lui stesso aveva scavato la fossa durante la notte, si era sentito così vuoto e impotente in quel momento.

La notizia delle due giovani lo avevano completamente sopraffatto, non sapeva se poteva sopportare anche questo, la felicità di altre due persone era sulle sue spalle, e lui era così spaventato.

Si sedette al suolo e portando le ginocchia al petto si mise silenziosamente a piangere.

 

 

Era tardi quando finalmente tornò alla baita, nonostante l'ora, Kurt lo aspettava sveglio, seduto con la schiena contro le assi di legno, in modo da non addormentarsi.

Blaine gli si inginocchiò di fronte prendendo il suo viso tra le mani.

"Mi dispiace... vorrei non farti preoccupare così..." disse poggiando le labbra sulle sue.

"Blaine, in un modo o nell'altro, noi staremo insieme, non c'è nulla che potrà dividerci, devi solo crederci...".

Gli occhi di Kurt erano così sinceri, che in quel momento fù facile per un attimo, allontanare i brutti pensieri, anche se sapeva sarebbero ricomparsi, mentre le mani di Kurt accarezzavano il suo viso, c'era una sorta di pace nella sua testa.

Kurt aveva il potere di fargli vedere solo le cose positive, e lo faceva con le mani, con gli occhi, con le labbra.

Blaine si ritrovò completamente disteso su Kurt nel pavimento gelido, mentre accarezzava con la lingua le sue labbra, sentì le mani di Kurt insinuarsi tra i suoi ricci e spingerlo con gentilezza ancora più vicino, insinuò la lingua attraverso le sue labbra dischiuse fino a rimanere intrappolato, mentre Kurt la succhiava timidamente Blaine gemette leggermente, perche oltre ai baci e alle carezze casti non erano mai andati, era come se Kurt si stesse concedendo a lui, per dirgli "sono tuo, mentalmente, ma anche fisicamente".

Blaine tracciò una lunga striscia di baci dall'orecchio al collo mentre le dita del suo compagno vagavano sulla sua schiena liscia, lasciando tracce bollenti, fino a stringere le sue natiche e spingerlo contro il suo bacino, facendolo sussultare per il piacere.

Blaine si sentiva così insicuro, mentre Kurt sembrava essere completamente a suo agio e sicuro di quello che faceva.

"Kurt, io..." Blaine non sembrava trovare le parole.

"Qualcosa non va? Tu non... vuoi?" chiese Kurt, mente il suo lato umano tremava a disagio.

"No!! Io... Dio, ti desidero da morire... ma, non sò cosa... e tu sembri così...".

Kurt sembrò capire perfettamente cosa cercava di dirgli.

"Blaine, lasciati andare, ascolta l'istinto, è facile, dopotutto, siamo entrambi animali..." disse mentre i suoi occhi diventavano di un blu intenso.

"Io... potresti... insomma...".

In un secondo Blaine si ritrovò schiacciato dal peso del corpo di Kurt che strusciava deliziosamente sul suo.

"Meglio?" sibilò Kurt al suo orecchio, prima di torturare il suo lobo con baci e piccoli morsi.

Blaine sospirò deliziato da tutto quel calore.

In poco tempo si ritrovarono senza vestiti, finalmente liberi e decisamente più ricettivi in ogni senso, la pelle di entrambi formicolava ad ogni tocco, le sensazioni amplificate dovute all'attesa, all'aspettativa di ciò che sarebbe accaduto.

Kurt baciò ogni punto del corpo di Blaine, dalle falangi, ai palmi delle mani, i polsi, le braccia, e le spalle possenti, tracciò il suo petto con graffi e baci umidi e frettolosi di scoprire altro, ma anche scrupolosi come se ogni punto fosse importante come quello precendente e quello successivo.

Blaine iniziò a gemere piano, sentendosi sempre più accaldato e desideroso, si mise a spingere il bacino contro quello di Kurt per sentire di più e darsi solievo, senza sapere che Kurt aspettava solamente che gli desse un segno di come si sentiva a suo agio immerso in tutte quelle emozioni nuove.

Entrambi erano elettrizzati, mentre i loro membri si sfioravano e man mano sfregavano con più forza.

Kurt si allontanò scendendo a baciare lo stomaco di Blaine lasciandolo senza fiato per la perdita di contatto, stuzzicò la pelle morbida con i denti, passando la lingua sul suo ombellico, finchè con un movimento veloce accolse la sua erezione in bocca.

Blaine gemette, mordendosi la mano per evitare di urlare per il piacere, mentre Kurt succhiava e leccava, si muoveva con la testa su e giù, tenendo un andamento lento e cadenzato che stava facendo impazzire il suo compagno.

"Kurt, ti prego..." disse Blaine supplicandolo.

Kurt allontanò la bocca continuando però a massaggiare gentilmente con la mano, allargò le gambe di Blaine e diede una leccata alla sua apertura facendolo sobbalzare e aprire gli occhi di scatto, per la scossa di piacere, continuò a concentrarsi su quel punto finchè non sentì il membro di Blaine diventare ancora più duro e il ragazzo gemere parole senza senso.

Si stese nuovamente sopra di lui, spostandogli i capelli umidi di sudore dal viso con una leggera carezza e mentre lo guardava negli occhi, ci vide all'interno amore e lussuria insieme, tanto da farlo ringhiare.

"Non fermarti... voglio sentire tutto, voglio essere un unica cosa con te..." chiese Blaine, sapendo che non avrebbe ricevuto un no come risposta.

Kurt si sollevò leggermente, non volendo allontanarsi troppo, si posizionò meglio tra le sue gambe, poggiando il suo membro nell'apertura di Blaine e facendo una leggera pressione, scivolando lentamente all'interno, si muoveva piano, si bloccava quando le mani di Blaine stringevano più forte i suoi bicipiti fino a rilassarsi, allora riprendeva a muoversi, sentendo Blaine stretto tutto intorno a lui, sentendo il piacere che lo avvolgeva lasciandolo stordito.

Quando fù tutto dentro, Blaine ansimava e quella visione era qualcosa di spettacolare, le sue mani scesero sul fondoschiena di Kurt intimandogli di spingere, da prima piano, mentre si baciavano e respiravano l'uno nella bocca dell'altro per calmarsi, poi Blaine chiese timidamente: "Di più...".

Kurt prese un ritmo sempre più veloce e deciso, facilitato dal leggero strato di sudore che si era formato, quando sentì di essere vicino a raggiungere il piacere, spinse ancora assecondando il movimento del bacino con i tocci sul membro di Blaine, finchè entrambi non esplosero.

Ancora abbracciati e ansanti si guardarono negli occhi.

"Ti amo così tanto..." dissero entrambi, notando come fossero in perfetta sintonia, si alzarono dal pavimento stringendosi dolcemente nel loro piccolo letto, si addormentarono felici, ancora per un pò, ancora per poco.

 

 

Blaine aprì gli occhi con un sospiro tremolante, si portò una mano al viso, per allontanare quel senso di colpa che gli faceva attorcigliare lo stomaco, senza risultati, solo in quel momento si accorse di come la sua pelle fosse invecchiata, le mani che un tempo erano state giovani, ora erano solcate dai segni del tempo e stanche, il tempo era passato, e lui aveva rovinato tutto, la sua vita e quella di Kurt, la vita delle persone che avevano creduto che fosse possibile, avrebbe dovuto mollare.

Le coperte erano gelide, c'era troppo spazio attorno a lui, mosse il braccio per cercare quel corpo che ormai era diventato solo quello, un corpo vuoto che si era spezzato, soprafatto dalle decisioni che era arrivato a prendere solo per lui, aveva scelto di stare con lui per non perderlo, eppure si erano persi ugualmente, forse nel modo peggiore.

Piegò la testa di lato e lo vide.

Kurt era li, come tutte le mattine, seduto accanto alla finistra, contemplava con un sorriso triste e sguardo vuoto, qualcosa che molto probabilmente nemmeno vedeva, Blaine pensava, che si fosse creato un mondo tutto suo dove era finalmente felice, e in quel mondo erano insieme.

Ma era anche convinto, che il suo Kurt fosse ancora dentro quel corpo che non rispondeva più, perchè ogni volta che lo allontanava, cercando di ri portarlo al luogo a cui apparteneva, immancabilmente tornava indietro, tornava da lui.

"Kurt..." sussurò mentre accarezzava lentamente il suo viso, avrebbe dato qualsiasi cosa per vedere brillare ancora quegli occhi, e quelle guance tingersi timidamente di rosa.

Qualunque cosa.

 

Blaine si svegliò madido di sudore, lo sentì scorrere lento lungo la schiena, come unghie affilate che scavano la pelle, era solo nel letto, e questo lo fece tremare dalla paura mentre il cuore martellava nel petto colto dall'improvviso panico.

Osservò le sue mani ed erano ancora lisce, senza macchie ne imperfezioni, era ancora giovane, aveva ancora tempo, e Kurt era li.

La finestra spalancata, le mani giunte, poggiate delicatamente sotto il mento, che osservava avido la prima neve caduta, un vento leggero soffiava invadendo la piccola stanza e dalle sue labbra fuoriuscivano piccole nuvolette calde.

Blaine si sollevò svelto dalle coperte, afferrò saldamente Kurt per le spalle e finalmente la vide, quella luce nei suoi innocenti e bellissimi occhi, quella luce che aveva avuto il terrore di non scorgere mai più. 

Kurt sorrise dolcemente anche se la stretta era un pò dolorosa.

"Voglio che te ne vada...".

Furono le ultime parole che Kurt sentì pronunciare a Blaine e fù l'ultima volta che sorrise.

 

(5 anni dopo)

La prima neve, Kurt la odiava e la amava, poi la odiava nuovamente, non era riuscito a mettersi alla prova con il Richiamo, Blaine lo aveva allontanato prima, e anche se sapeva che l'aveva fatto per non farlo soffrire, questo non significava che non lo faceva ugualmente, tutti i giorni, in ogni momento, sopratutto quando andava davanti alla baita, e aspettava per ore che lui uscisse, ma non lo faceva mai.

Certo che soffriva, ma questo non gli aveva impedito ogni santo giorno di recarsi li e aspettare, in cinque anni, non aveva saltato un giorno, era come avere un appuntamento e ogni giorno portava lo stesso messaggio.

"Non mi arrendo, non farlo nemmeno tu".

 

Ogni giorno, alla stessa ora, il suo cuore accellerava i battiti, perchè lui era a così pochi passi di distanza, sarebbe stato così semplice colmare quella distanza, ma lui non poteva uscire, non poteva permettersi di averlo così vicino, non poteva permettersi di veder realizzate le proprie paure, allora si appoggiava alla porta, chiudeva gli occhi e rimaneva immobile ad ascoltare il suo ululato.

 

Kurt si muoveva leggero per raggiungere Blaine, non doveva arrivare in ritardo, sapeva che lui lo stava aspettando, mentre avanzava, nuovi passi si unirono ai suoi, era diventata quasi un abitudine, all'inizio stavano a distanza, quasi per non disturbare il suo dolore, poi, mano a mano che i giorni passavano e le stagioni si susseguivano, gli si erano affiancati per lenirlo quel dolore.

Il non sapere, rendeva l'agonia ancora più intensa, non poteva fare nulla, solo aspettare, e aspettare, per Kurt, era come essere incatenato, avrebbe voluto solo poter agire.

Quel giorno erano in tanti, si sentiva amato, anche se l'Amore con la A maiuscola, era nascosto dietro quelle quattro mura.

C'era una strana sensazione nell'aria ed era certo che non era l'unico ad avvertirla, vedeva i suoi compagni, i suoi amici, la sua famiglia, fiutare l'aria, qualcosa era mutato, il vento aveva cambiato direzione.

Kurt si posizionò in attesa, come al solito, le zampe anteriori rigide, pronte a sopportare la nuova sconfitta di quel giorno e quelle posteriori pronte a supportare innumerevoli ore immobile.

Al suo fianco Cooper osservava a momenti alterni, prima la baita, poi Kurt, forse non erano partiti con la zampa giusta, ma avevano trovato una cosa in comune, l'amore per Blaine, ed era una cosa che non li avrebbe mai divisi.

Poi c'erano Mary e Richard, dopo tanti anni, finalmente, anche lui aveva deciso di fare un sacrificio, di ripagare quello che aveva fatto lei per tanto tempo, l'amore trova sempre la sua strada, e Kurt ne era certo, a costo di aspettare anni, anche lui avrebbe avuto il suo lieto fine.

Suo padre e sua madre dietro di lui, erano il suo sostegno, il sorriso e le espressioni fiduciose che ogni giorno lo accompagnavano, non lo abbandonavano mai.

Poi c'era Santana, la sua migliore amica, non doveva dimostrarlo eppure l'aveva fatto per molto tempo, dopo anni di testardagine supportata, e di suppliche, era rinsavita, e finalmente al suo fianco camminava la sua compagna, lui stesso aveva assistito alla trasformazione, Brittany era una ragazza splendida ed era diventata una splendida lupa.

Brittany si avvicinò felice, sfregando il suo muso contro quello di Kurt, le piaceva la sua nuova vita, aveva passato pomeriggi interi a descrivergli minuziosamente tutti gli aspetti amplificati che il suo nuovo essere gli aveva regalato e Kurt aveva un buon odore, e questo le dava il diritto di strofinarsi, lui la trovava adorabile e lo faceva sentire meno solo.

Santana si avvicinò a Kurt, imitando il gesto d'affetto di Brittany e lanciando una lunga occhiata a Cooper, c'era molta curiosità nei suoi confronti, era tutto un mistero e non avevano modo di verificare nulla, lui non aveva manifestato nessun dubbio nessuna incertezza, attendeva quello che il destino aveva in serbo per lui.

 

"Avanti, chiamalo..." Santana glielo chiedeva tutti i giorni e Kurt rispondeva sempre nello stesso modo.

"San, mi sente solo ululare...".

"Sente che ci sei, meglio che non fare nulla no?"

Kurt sospirava, perchè avevano ragione entrambi.

Sebbene nel suo cervello quel "Blaine..." risultasse più una supplica sussurrata, il suo essere lupo gridava quel nome con tutta la forza che aveva.

 

Blaine spalancò gli occhi incredulo, la finestra si aprì improvvisamente spinta da quella calma brezza prepotente.

 

La porta si aprì cigolando piano, senza rendersene conto, Kurt si mosse in avanti, come attrattò da un forte magnete.

Blaine comparve alla porta stordito, l'aveva sentito, aveva capito, il vento accarezzò il suo viso scompigliandogli i capelli e Kurt lo vide, il suo immenso e splendido sorriso accecarlo.

Poi il corpo di Blaine, fù scosso dai tremiti.

 

Fine.

  
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