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Autore: Giulia23    15/04/2013    6 recensioni
A causa della sua amica Bonnie, Caroline si ritrova catapultata nel passato al fianco di Klaus, Signore indiscusso dello Hampshire. Ma un'importante ed inattesa missione la attende e dovrà rimanere al fianco del suo nemico se vorrà portarla a termine.
< Non preoccupatevi Caroline, non vi farò del male.> non era un mostro, almeno non in quel senso. < Giurate.> sussurrò lei fissandolo negli occhi quasi per voler leggervi attraverso.
Klaus si trovò a rispondere ancor prima di riuscire a capire l’importanza e lo sforzo sovrumano che quella promessa avrebbe comportato.
< Giuro.>le disse sorridendole e facendo un passo verso la sua direzione. Questa volta Caroline non indietreggiò. No, era rimasta abbagliata da quel dolce sorriso. Il primo sincero e spiazzante sorriso che la ragazza aveva visto comparire su quel volto irresistibile.
Caroline annuì.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ragazzi eccomi qui col secondo capitolo! Spero che la fanfiction vi piaccia! Volevo ringraziare bulmass e Mery1992 per i commenti che hanno fatto al primo capitolo! Avere delle buone recensioni o solo degli incoraggiamenti all’inizio è essenziale, almeno per me quindi davvero grazie mille!
Detto questo … buona lettura e ricordatevi di dirmi cosa ne pensate!!
 
 
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Dire che si sentiva scombussolata era dir poco. Stravolta, terrorizzata, confusa, sola, intimorita e completamente  spaesata erano i termini giusti.
Caroline si sedette davanti al mobiletto fornito di un grande specchio ovale che si trovava nella “sua” camera. Osservò per l’ennesima volta il suo riflesso. L’acconciatura elaborata e le morbide onde lasciate cadere ad incorniciarle il viso le davano un’aria eterea, quasi irreale.
Si diede un pizzicotto sulla guancia.  <  Non è un sogno Caroline e tu sei reale!> disse cercando di apparire convinta mentre parlava alla sua immagine riflessa. Sospirò sconfitta.
C’era un’unica cosa a cui non aveva effettivamente pensato fino a quel momento troppo presa a sopravvivere agli sbalzi d’umore di Klaus. Come sarebbe tornata a casa?
Una parte di lei sperava che Bonnie avesse già pensato a risolvere quel “piccolo” problema tecnico ma l’altra parte le suggeriva che in fondo lei era sacrificabile. Insomma messa al confronto con tutte le vite che avrebbe potuto salvare mettendo fuori gioco Klaus era vero, la sua vita appariva insignificante. Ma una paura più profonda le attanagliava l’anima. E se i suoi amici non erano semplicemente disposti a rischiare il tutto per tutto per riaverla indietro?
Caroline scrollò la testa in cerca di pensieri positivi ma non c’era proprio nulla da fare. Decise che guardarsi intorno sarebbe stato un ottimo passatempo.
Anche quella stanza rifletteva l’impeccabile gusto di Klaus, ma contrariamente alla stanza dell’ibrido era più piccola. I colori del legno e delle decorazioni erano più tenui e sul letto a due piazze troneggiava  un’intarsiata e lussureggiante testata. Già anche quella stanza aveva il suo fascino.
Per non parlare della piccola biblioteca che rivestiva una delle pareti della stanza. E dei quadri. Non aveva avuto il tempo di osservare quelli che decoravano la stanza di Klaus ma aveva già potuto osservare quel tratto deciso ma gentile, quella pennellata rude, quasi violenta sulla tela. Erano quadri di Klaus.
Si avvicinò ad un magnifico dipinto raffigurante un ponte su un ruscello. L’intero quadro era inondato dalla luce del giorno e fiori e vegetazione verdeggiante completavano il capolavoro. Una cascata colmava lo sfondo con la sua forza dirompente. Chissà se quel posto fosse esistito davvero. Se sì, le sarebbe tanto piaciuto andarci. Notò con stupore che la vernice era ancora fresca, poteva notarlo dalla brillantezza quasi lucida dei colori ed il suo olfatto da vampira non poteva mentirle. L’odore della pittura era ancora forte. Lesse la data dipinta all’angolo dell’immensa tela.
1532.
 < Sono nel 1500?>  si domandò stupita Caroline. Il Rinascimento.
Per un attimo sperò di trovarsi a Roma per poter stringere la mano di Michelangelo, poter osservare gli affreschi della Cappella Sistina o poter parlare con Tiziano e Leonardo. Che forse pensandoci bene era già morto nel 1532... Mm… non era mai stata molto brava in storia dell’arte.
< Sua Signoria Lord Niklaus vi attende al piano inferiore.> tutti i suoi magnifici sogni furono interrotti dall’ingresso di quello che sembrava avere tutta l’aria di un maggiordomo. “ Si, del ‘500 però.” Pensò tra sé e sé la ragazza accennando un sorriso incredulo.
 < Non conosco la strada e la villa mi sembra piuttosto grande. Mi fareste il favore di accompagnarmi?> le domandò lei gentilmente.
L’uomo rimase a fissarla per un attimo di troppo con gli occhi sbarrati e l’espressione smarrita. Ad un sorriso imbarazzato di Caroline si riebbe dallo shock e le porse il braccio per scontarla dai MIkaelson.
 < È un piacere per me signora.>
 < Oh no, per favore chiamatemi Caroline.> disse la ragazza accennando un sorriso genuino prima di lasciar scivolare l’altra mano al suo fianco. Controllò con disinvoltura che il pugnale si trovasse ancora ben ancorato alla sua giarrettiera e decise che quello sarebbe stato in assoluto il posto più sicuro e più strategico dove custodire la sua unica garanzia di ritorno a casa.
All’improvviso un’illuminazione scioccante le attraversò la mente. Se avesse pugnalato Klaus , Rebekah non sarebbe mai arrivata a Mystic Falls, non avrebbe mai buttato giù Elena da quel ponte … La sua migliore amica non sarebbe mai dovuta diventare una vampira, non avrebbero dovuto andare in cerca della cura e Jeremy non sarebbe mai morto. Si, questa volta non poteva assolutamente fallire. La vita di tutte le persone a lei care era nelle sue mani.
 < Grazie mille Gustave.> la sentì proferire gentilmente al servo che l’aveva accompagnata in sala. Klaus non si era perso una sola parola della loro conversazione. Caroline aveva chiesto all’uomo chi vivesse insieme a lui nel palazzo. Quando il servo, che aveva appena appreso chiamarsi Gustave, le aveva detto che tutti i fratelli Mikaelson si trovavano nella reggia l’aveva sentiva trattenere il respiro quasi spaventata.
Quella ragazza doveva ancora spiegargli molte cose. E l’avrebbe fatta parlare anche a costo di spaventarla.
Caroline lasciò il braccio del servitore e lo salutò con un sorriso prima di posare lo sguardo su Klaus. La stava fissando con aria dura, seduto con disinvoltura su una sedia di imponenti dimensioni come quelle che circondavano il lungo e rettangolare tavolo che riempiva quella che doveva evidentemente essere la sala da pranzo.
Caroline rabbrividì non appena i suoi occhi freddi e circospetti si posarono su di lei.
 < Felice di rivedervi Caroline. Prego sedetevi al nostro tavolo.> solo allora la vampira si accorse che Elijah era seduto alla destra di Klaus, che naturalmente sedeva a capo tavolo.  “ Il solito idiota con manie di potenza” pensò Caroline alzando gli occhi al cielo. Klaus la fissò dubbioso ed accennò un sorriso.
 < Sapete che non è conveniente parlare con i servitori, tanto meno essere gentili con loro.> le disse Klaus fulminandola con lo sguardo.
Caroline lo fissò di rimando quasi sprezzante.  <  Beh dalle mie parti essere gentile con le persone è un pregio, non qualcosa di cui ci si deve vergognare.> disse con fierezza mentre si accomodava vicino ad Elijah.
Klaus sorrise divertito e alzando la mano, cominciò ad oscillare l’indice in segno di dissenso.
 < No, no, no.>  bofonchiò divertito.
Caroline non capì a cosa si stesse riferendo e lo guardò perplessa.
 < Qui, amore.> le indicò la sedia alla sua sinistra.
La ragazza lo guardò imbufalita e non mosse un muscolo.
 < Quando vi ho detto che non avreste dovuto lasciare il mio fianco ero letterale.> la canzonò fin troppo divertito per i gusti di Caroline.
La ragazza sbuffò pesantemente e si alzò dalla sedia.
 < Sempre a dimostrare di essere il maschio alpha è?> bofonchiò ricordando il ballo anni ’20 in cui Klaus l’aveva obbligata a ballare con lui.
Klaus sorrise genuinamente della sua battuta.
 < Siete contento ora?> domandò scocciata la ragazza mentre si metteva seduta vicino a lui. Quei vestiti erano davvero ingombranti, constatò Caroline mentre si sistemava.
 < Si.> rispose sincero l’ibrido guardandola con la coda dell’occhio e regalandole un sorrisetto divertito.
 < Quindi da dove avete detto di venire Caroline?> le chiese in tono gentile il fratello di Klaus.
La ragazza rivolse la sua attenzione ad Elijah.
 < Non l’ho detto.> rispose secca. Un po’ le dispiaceva riservare lo stesso trattamento di Klaus anche al gentile Elijah, ma non era ancora riuscita a pensare ad una balla abbastanza credibile da essere creduta.
Klaus mandò giù a fatica il sorso di vino che stava bevendo. Divertito dalla risposta di Caroline e dalla faccia spiazzata del fratello.
 < Non prendertela fratello, la ragazza sembra non conoscere la buona educazione, se non con i servi. Quale suo padrone sta a me educarla.> il doppio senso  delle sue parole non passò inosservato a nessuno in quella stanza.
 < Voi non siete il mio padrone.> disse Caroline con fare di sfida.
L’umore di Klaus cambiò in un battito di ciglia. Non amava che la sua posizione, guadagnata in anni ed anni di complotti e stragi, venisse messa in discussione.
Afferrò la mano di Caroline e con uno strattone la avvicinò a lui.
 < Dovrete iniziare a portarmi più rispetto Caroline. Posso sempre contrattare i termini della vostra permanenza in questo luogo.> il gelo del suo sguardo la paralizzò. Klaus era nato per comandare, per essere un leader e per incutere terrore alla gente. Solo adesso che per la prima volta, quelle minacce erano rivolte a lei, Caroline se ne rese veramente conto.
 < Da dove venite?> le rivolse una domanda che era un ordine.
Caroline fissò quelle iridi di ghiaccio con terrore.
 < Le Americhe.> disse in un soffio.
L’espressione dubbiosa dell’ibrido la fece pentire immediatamente della sua risposta.
 < Siete una prostituta?> domandò perplesso l’uomo.
 < Klaus non mi sembrano domande da fare …> ma prima che Elijah potesse venire in suo soccorso, Caroline strattonò la mano, liberandosi dalla presa ferrea di Klaus e lo guardò con disgusto.
 < Cosa diavolo vi viene in mente!> gli urlò quasi contro.   < Come osate? Solo perché una persona è gentile con il prossimo, non si da delle arie da prima donna come voi o non ha una palazzo, non vuol dire che sia una prostituta! E poi io vi sembro una prostituta? Ah no, non rispondetemi, potrei uccidervi!> sbottò Caroline.   <   Inoltre non tutte le donne che vengono dalle Americhe sono prostitute! Si può viaggiare anche in senso contrario sapete? Non è che l’oceano Pacifico ha un solo senso di marcia!> continuò. Ricordava che all’epoca l’America era un continente tutto da scoprire, il fatto che qualcuno potesse essere emigrato in quelle terre ed aver fatto ritorno era improbabile. Per non parlare del fatto che gli unici “occidentali” che vi vivevano erano i pionieri, i coloni e per quanto riguardava le donne … beh le prostitute.
 < Prima donna?> domandò Klaus scoppiando a ridere come Caroline non lo aveva mai visto fare. Si copriva goffamente la bocca con la mano, cercando di darsi un contegno che le sue risa non avevano. Poco dopo anche Elijah lo seguì. Caroline si alzò dalla sedia e rimase a fissarli indignata.
 < No, ti prego resta amore. Non volevamo offenderti.> bofonchiò tra le risa Klaus mentre l’afferrava per un braccio.
 < Cosa avete da ridere?> domandò con tono meno iroso. L’atmosfera si era fatta stranamente rilassata.
 < Vedervi dare in escandescenze è un vero spettacolo Caroline.> le disse Elijah con un sorriso divertito.
Anche Caroline scoppiò a ridere e si accomodò di nuovo al fianco di Klaus che la guardava con una strana scintilla negli occhi. Sembrava felice.
Si, quell’uomo era assolutamente bipolare! Ma come faceva a farla tremare di paura un attimo prima e farla sentire così a suo agio l’attimo dopo?
“Questa è tutta colpa della tua mente bacata Caroline!” Si ammonì la ragazza.
< La cena è servita.> Gustave fece un piccolo inchino e fece cenno  a tre ragazze di farsi avanti.
Bene, stava morendo di fame.
Klaus tornò serio e con un gesto della mano acconsentì alle ragazze di avvicinarsi a loro.
 < Prego amore, devi essere molto affamata.> le disse Klaus con un sorriso sghembo che scomparve l’attimo dopo.
Caroline fissò inorridita la ragazza che si ergeva al suo fianco. Non portava alcun vassoio, alcun calice di sangue fresco, diavolo nemmeno i conigli che Stefan tanto adorava! Quanto avrebbe voluto vedere un coniglio in quel momento!
La ragazza allungò un polso davanti a lei e con orrore Caroline notò che era già stata morsa, più volte.
 < È così che vi nutrite?> domandò quasi senza voce Caroline, non riusciva a staccare gli occhi dal polso della ragazza.
Klaus la guardò perplesso.   <  Siamo vampiri amore, come dovremmo nutrirci?>
Caroline sentì un tonfo al cuore guardando il viso esangue e spento della ragazza. Doveva essere stata soggiogata.
Si alzò in piedi e prese la giovane serva per le spalle.  <  Guardami. Dimenticherai tutto quello che ti è successo qui dentro, nessuno ti ha mai fatto del male. Tornerai dalla tua famiglia e vivrai una vita felice e spensierata lontano, lontano da qui. Corri!> e detto questo la ragazza sembrò risvegliarsi e in un attimo fuggì fuori dalla stanza.
Klaus afferrò Caroline per un braccio e con uno sgrullone la fece girare. Gli occhi gialli ed infuocati dell’ibrido la fecero raggelare. Si, questa volta aveva proprio superato il limite.
 < Come osi?> le urlò totalmente fuori di sé Klaus.
 < Come osate voi! Approfittarvi di povere fanciulle soggiogandole! È un abominio! Ricordo bene quando lo fecero a me, è orrendo!> gli urlò contro Caroline senza nemmeno rendersene conto.
Una parte di lei sapeva di dover abbassare i toni, Klaus avrebbe potuto ucciderla in qualsiasi momento. Anzi era sbalordita che non lo avesse ancora fatto, ma l’altra parte di lei, quella umana, le diceva di dover fermare quello scempio. Ed era lì più forte che mai. Ricordava bene cosa Damon le avesse fatto, non avrebbe mai permesso a nessun altro di distruggere così la vita di un’altra persona.
Proprio mentre Caroline fissava con coraggio il volto infuriato di Klaus, aspettando il colpo che l’avrebbe molto probabilmente portata alla morte, contro ogni aspettativa gli occhi dell’ibrido tornarono normali ed uno sguardo spiazzato e triste prese il posto della furia che vi aveva letto poco prima.
 < Andate nelle vostre stanze.> le ordinò lasciandola andare. Caroline non se lo fece ripetere due volte e grazie alla sua super velocità da vampiro arrivò nella sua camere in un secondo.
< Molto interessante la nostra nuova ospite Niklaus.> osservò Elijah con aria concentrata.
Klaus annuì sovrappensiero.  <   Dovrò insegnarle un po’ di educazione se vuole restare in questa casa.>
 < Oserei dire che è una fanciulla gentile, fratello. Forse fin troppo … umana. È una piacevole sorpresa sapere che c’è ancora uno di noi in grado di sentire qualcosa di così puro.>  disse quasi incantato dall’animo di quella ragazza.
 < Già … ha un fuoco dentro che noi abbiamo perso da molto tempo, non è vero fratello?> osservò quasi stregato Klaus mentre fissava la porta dalla quale Caroline era scomparsa.
< Credo che ci farà bene averla intorno.> disse Elijah prima di uscire dalla stanza.
 
 
 
 
Caroline si sentiva infuriata. Aveva voglia di rompere qualcosa. No peggio, aveva voglia di uccidere qualcuno. Quel lato ferino e selvaggio la spaventava sempre, essere un vampiro aveva i suoi effetti collaterali come l’assoluta incapacità di controllare le proprie reazione e la sete … “Oh, mio Dio la sete” pensò Caroline portandosi un mano alla gola. Da secca era diventata infiammata ed ora le bruciava come l’inferno.
Se solo avesse potuto uscire e …
 < Un momento. Non sono sua prigioniera, posso uscire.> osservò Caroline felice.
Si diresse verso la porta della sua stanza. Chiusa a chiave.   <   Perfetto.> bofonchiò irritata. Chi l’aveva chiusa a chiave poi?
  <  Mi sottovaluti Klaus.> sussurrò la ragazza mentre facendo forza sulla maniglia, la ruppe attenta a fare poco rumore. Un sorriso di vittoria le illuminò il volto quando riuscì ad aprire la porta ma appena messo un piede fuori due guardie le sbarrarono la strada.
 < Oh ma stiamo scherzando?> sbottò la ragazza spazientita.
 < Non può lasciare la sua stanza, ordine di Sir Niklaus.> le disse l’uomo armato di spada.
 < Perfetto! Prima una porta chiusa a chiave e poi … > Caroline riuscì a percepire il battito rilassato dei loro cuori.   <  Umani.> disse in un sospiro strozzato.
Una fitta di dolore le attraversò la gola lasciandola senza fiato. Doveva allontanarsi da loro.
 <  Amore.> la sua voce familiare la prese alla sprovvista. Caroline si voltò di scatto verso Klaus, gli occhi iniettati di sangue, i canini scoperti e le vene attorno ai suoi occhi gonfie. Si gettò contro di lui attaccandolo al muro.
Klaus alzò le mani in segno di resa e la fissò esterrefatto.
 <  Mandali via, subito!> gli ordinò Caroline mentre schiacciava la gola di Klaus con il braccio.
L’ibrido sembrò capire all’istante il senso delle sue parole.
 < Andatevene.> ordinò senza staccare gli occhi da lei.
Le guardie fuggirono a gambe levate, spaventate dalla scena che si era loro parata davanti. I loro cuori battevano all’impazzata e pompavano sangue nelle vene dilatate dalla paura.
Caroline scrollò la testa obbligandosi a concentrarsi su altro che non fossero quei cuori impazziti.
Lasciò andare piano la presa su Klaus e chiuse gli occhi prendendo respiri profondi.
Senza nessun preavviso le forti mani dell’ibrido le circondarono il volto e la obbligarono a guadarlo.
Quegli occhi di un blu più scuro del suo la pietrificarono. Limpidi come l’acqua sembravano preoccupati. Sentì i canini ritirarsi.
< Hai bisogno di nutrirti. Vieni.> disse con voce calma, suadente. Klaus la prese per mano e rimase a fissarla, serio.
“Al diavolo! Non potrebbe andare peggio di così” Pensò Caroline ed annuì ancora un po’ scioccata dalla sua stessa reazione di un attimo prima.
Si ritrovò a correre con velocità vampiresca dietro Klaus che teneva fermamente la sua mano.
In un battito di ciglia si trovarono all’aperto.
Caroline si guardò attorno. Erano in un bosco. Il suo sguardo tornò perplesso su Klaus che la stava fissando a debita distanza con fare enigmatico.
 < Avevi fame, eccoti servita.> disse indicando teatralmente con una mano il bosco attorno a lui.
Caroline lo fissò stupita. Non si aspettava tanta …attenzione da Klaus. Avrebbe persino potuta chiamarla premura.
 < Non voglio ritrovarmi senza serve per cena.> disse con tono glaciale, quasi a giustificare il suo atto gentile.
La ragazza lo guardò disgustato. Come aveva potuto pensare per un solo istante che lui fosse … gentile?
 < Bene.> sbottò Caroline divenendo dura e fredda come lui. Avrebbe giocato alle sue regole.
 < Vuoi rimanere qui a guardare?> gli domandò irritata, incrociando le braccia al petto.
Klaus accennò un sorriso sinistro.  < Non ti lascerò cacciare da sola. Ci sono cose pericolose nel bosco e poi potresti scappare.>
 < Dio non voglia!> sbottò irritata Caroline facendolo sorridere in modo malizioso. Caroline gli rispose con una leggera smorfia che lo lasciò spiazzato.
La ragazza si voltò dandogli le spalle felice della reazione dell’ibrido e si concentrò su quello che la circondava.
La gola le faceva un male cane.
Aprì gli occhi di scatto e si indirizzò a velocità sovrumana contro un cervo che stava pascolando ad una ventina di chilometri da dove si trovavano.
Si avventò sul suo collo senza tentennamenti ed una volta che quel liquido caldo le inondò la gola si sentì subito meglio.
Era strabiliante l’effetto che il sangue aveva su di lei. La faceva sentire viva, tutte le sue terminazioni nervose si riaccendevano magicamente, inebriandola.
Prosciugò l’animale in pochi minuti ed una volta finito si alzò in piedi aggraziata.
Klaus l’aveva raggiunta ed aveva osservato tutta la scena in disparte, incantato. La ferocia e al tempo stesso l’eleganza con la quale Caroline si era avventata sulla sua preda e l’aveva finita lo avevano ammaliato.
Aveva potuto percepire il brivido d’eccitazione che la caccia le aveva donato, aveva quasi potuto assaporare il gusto del sangue caldo ed impregnato di terrore di quell’animale.
Era da ormai troppo tempo che non si sentiva così eccitato nel cacciare nonostante le sue prede urlassero e fossero più divertenti da inseguire.
Caroline si voltò ad osservare il sorriso sadico che illuminava il viso di Klaus. La stava fissando quasi trionfale.
 < Cosa c’è?> le domandò lei scocciata.
 < Ti impegni tanto per apparire come la brava samaritana ma …> l’ibrido si avvicinò in un secondo a lei prendendola alla sprovvista. Col pollice pulì l’angolo della bocca di Caroline sporco di sangue e lo portò alla bocca per leccarlo.
Quella scena era stata così seducente che la ragazza si trovò a fissarlo incantata.
 < Sei come me in fondo.> finì lui posandole l’altra mano sulla vita.
Caroline fissò le sue soffici labbra ancora posate contro il pollice e deglutì. Maledetta caccia, la rendeva ogni volta così su di giri.
Posò entrambe le mani sul petto di Klaus e con forza lo spintonò lontano da lei. L’ibrido la fissò stupito.
 < Puoi combattermi quanto vuoi amore, ma io e te sappiamo che mi vuoi.> disse in modo così sicuro da farla andare su tutte le furie.
 < Io non ti voglio Klaus, come non ti ho mai voluto prima e mai ti vorrò in futuro! Oh Dio! Sei così asfissiante a volte, possibile che non ti dai mai per vinto?> gridò Caroline sperando che le sue parole non svelassero l’estrema irritazione che provava anche per le attenzioni future dell’ibrido.
Klaus la fissò estremamente irritato. Fu di nuovo vicino a lei in un istante e l’afferrò per le braccia.
 < Klaus.> sospirò spaventata la ragazza. L’ibrido strinse la prese mentre la fissava furente.
 < Quella ragazza che hai gentilmente liberato dalle mie grinfie era venuta da noi spontaneamente. Come tutte le altre Caroline. Sono ben pagate e con quei soldi aiutano la loro famiglia, non le uccidiamo. Avrai notato che non ci sono vampiri al nostro servizio, ci piace che le nostre faccende rimangano tali, non vogliamo diffondere l’isterismo in città. Ad ogni modo complimenti amore, hai spedito quella giovane ragazza e la sua famiglia verso morte certa. Sai quanto è doloroso morire di fame?> gli domandò sadico mentre leggeva negli occhi della ragazza un rimorso disarmante.
Caroline trattenne un singhiozzo. Klaus le stava facendo davvero male. E non si trattava solo del dolore alle braccia.Lei pensava di aver fatto la cosa giusta liberando quella ragazza, voleva solo aiutarla.

 < Lasciatemi.> disse fuori singhiozzando. Klaus si allontanò da lei fissandola con distacco.
 < Adesso tornate nella vostra camera e vedete di non uscire da lì fin quando non sarò io ad ordinarvelo. Non vorrei dover rimediare ad altri vostri pasticci.> il tono gelido di Klaus la ferì come lei non si sarebbe mai aspettata. Come poteva giudicarla in quel modo?
Lui! Lui che era un assassino senza scrupoli! O forse erano state le sue azioni sconsiderate a ferirla, le conseguenze che ne erano derivate. Quella era una dannatissima altra epoca, avrebbe dovuto pensare prima di comportarsi da eroina in gonnella.
Caroline voleva piangere ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di farlo davanti a lui.
In un battito d’ali fu di nuovo al castello e poi sù nella sua camera. Batté con forza la porta dietro di lei e si gettò sul letto, in lacrime.
Voleva tornare a casa.
  
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