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Autore: Lavandarose    15/04/2013    5 recensioni
Logan è un ragazzo che ha avuto tutto dalla vita: automobili, una bella casa e donne che gli si gettavano ai piedi. Una vita al massimo. Ma che succede se all'improvviso perdi tutto il tuo prestigio e i tuoi soldi?
Storia sesta classificata al contest "Grazie all'Amore"
Storia vincitrice del premio Originalità
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick Forum ed Efp: Lavandarose

Titolo storia: I graffi del cuore

Pacchetto scelto: verde/pistola

Introduzione: Logan è un ragazzo che ha avuto tutto dalla vita: automobili, una bella casa e donne che gli si gettavano ai piedi. Una vita al massimo. Ma che succede se all'improvviso perdi tutto il tuo prestigio e i tuoi soldi? Storia vincitrice del Premio Originalità.

 

 

Logan aveva avuto tutto dalla vita. O meglio: aveva avuto tanto, ma non era mai stato abbastanza. Prima una laurea in giurisprudenza in un'Università prestigiosa, poi un lavoro stimolante in un studio di avvocati famoso, con la caratteristica di fare tanti soldi facili, subito.

Automobili, una bella casa e donne che gli si gettavano ai piedi.

Chi avrebbe voluto una vita diversa da questa? Durante le sue feste serali nella piscina della sua villa ripensava raramente alla vita di prima, agli sforzi che avevano fatto i suoi genitori per permettergli di studiare.

Sì, era a loro grato per tutto quello che avevano fatto, ma in fondo non era un po' anche loro dovere?

Era l'unico figlio e immaginava che i suoi vecchi dovevano essere fieri di quel che era diventato.

E' vero, si faceva sentire e vedere poco, ma aveva da fare. E poi ogni mese mandava dei soldi a casa, perché anche loro stessero bene. E anche per tacitarsi un po' la coscienza.

Poi il momento della svolta.

La crisi economica aveva iniziato a colpire le banche e i mutui delle case.

"Poco male", aveva pensato lui, " noi avvocati non avremo mai questi problemi".

Ma si sbagliava, e come se si sbagliava. La crisi a poco a poco aveva iniziato a colpire vari settori lavorativi di tutta la società, e anche lo studio di Logan aveva avuto una sorta di contraccolpo.

Non tantissimo, per carità, ma quel tanto che bastava per una riduzione dello stipendio, dei benefits e di alcuni privilegi.

Insomma, nel giro di qualche settimana Logan era passato da socio full time a part time.

Era stato un duro colpo per le sue ambizioni lavorative e per la sua idea di essere una persona al top.

Ma il peggio per lui doveva ancora arrivare.

Trovandosi con tanto tempo libero, aveva deciso di passare un po' più tempo con gli amici e le persone che frequentava. In fondo aveva sempre aperto casa a tutti, aveva messo a disposizione casa sua a chiunque, sicuramente avrebbe avuto qualcosa in cambio, giusto?

Sbagliato.

Il tenore delle telefonate era stato più o meno questo: - Oh, Logan, ciao, sì ho saputo che sei part time ora. No, mi spiace, ho tanto da fare, ma prometto che ti chiamo presto! -

Logan all'inizio aveva pensato di essere stato molto sfortunato: com'era possibile che tra tutti i suoi amici solo lui era stato messo a part time? Possibile che tutti loro avessero mantenuto un lavoro e la crisi non li avesse neppure sfiorati?

Non era possibile.

Infatti, non lo era.

Piano piano Logan era venuto a sapere che anche gli altri avevano dei problemi lavorativi, ma che avevano deciso di non farsi vedere con lui, visto che era l'unico del gruppo a cui era stato ridotto l'orario di lavoro.

Farsi vedere in giro con un "perdente" per essere associati a lui? Mai.

Così Logan si era ritrovato da solo, senza amici, a passare lunghe serate nel silenzio della sua grande casa.

Poteva sembrare qualcosa di molto sciocco, ma la depressione si stava impadronendo di lui.

Solo, dopo una vita passata a vivere in modo superficiale, cercando sempre l'approvazione degli altri e ostentando i suoi soldi, bhé questa nuova vita lo stava uccidendo.

Ma gli era rimasta Mary.

Almeno lo sperava.

Mary era una ragazza che stava frequentando da poco, una modella che aveva conosciuto una sera da lui.

L'aveva portata qualche amico, non si ricordava neppure chi.

Alta, bionda, con un fisico da urlo, la ragazza aveva subito attirato l'interesse di Logan.

Facevano coppia da qualche settimana. Da alcuni giorni Mary era in un'altra città per lavoro e si erano sentiti poco.

Il ragazzo decise di chiamarla al cellulare.

- Sì? - la voce di lei gli sembrava un po' frettolosa.

- Sono io, ti disturbo? -

- No, solo che sto facendo le prove -

Un attimo di silenzio, poi lui riprese: - Volevo sapere quando tornavi -

- Ancora non so, ci sentiamo quando finisco le prove -

- Ma va tutto bene, Mary? -

- Ma sì, dai va tutto bene, ora devo andare -

Lei riagganciò e a Logan rimase l'amaro in bocca di essere stato scaricato.

Com'era possibile? Le aveva dato tutto quello che desiderava, come anche agli amici cui aveva aperto casa.

E ora eccolo lì, solo e senza nessuna prospettiva di cambiamento di vita.

Ma sarebbe stato sempre così?

Logan non riusciva nemmeno a pensarci.

Solo. Era solo e si sentiva uno schifo.

Così, per qualche giorno aveva fatto passare le giornate in una maniera quasi automatica. Si alzava, andava al lavoro, poi il pomeriggio tornava a casa e si parcheggiava davanti alla televisione. Non stava neppure notando i piccoli miglioramenti della sua vita: il lavoro stava pian piano riprendendo e gli avevano paventato un full time di nuovo a breve.

Ma Logan aveva solo annuito senza nemmeno parlare. Il vuoto che gli si era creato attorno era pari a quello che sentiva dentro.

Aveva capito che la gente che lo aveva frequentato finora lo aveva fatto solo per i suoi soldi e per la sua posizione sociale.

Non perché era "figo", come aveva sempre creduto.

"Lo sapevo che non dovevo riporre nulla nei sentimenti e nelle persone", pensava stizzito mentre a casa si imbruttiva sul divano.

Poi una sera nemmeno la televisione gli bastò più.

Si annoiava, era triste e si sentiva solo.

Non solo, si vergognava di come si sentiva.

Si alzò dal divano e si diresse verso il suo studio. Forse poteva studiare qualche caso. Finalmente il lavoro aveva iniziato a riprendere.

"Meglio che tenga occupata la mente", pensava.

Si sedette alla sua sedia e aprì qualche fascicolo. All'improvviso si accorse che doveva prendere qualche appunto, ma non trovava la matita.

Aprì un cassetto e frugò, ma non trovò nulla. Spinse una mano ancora più verso il fondo del cassetto e sentì qualcosa di freddo. Che cos'era?

Strinse le dita attorno a questa cosa che sentiva e la tirò verso di sé.

Ma che cosa era? Una pistola?

Ma certo, era la pistola del suo papà, quella che usava quando da piccolo lo portava al poligono di tiro...

Improvvisamente Logan sorrise, rivivendo alcuni episodi della sua infanzia.

Eccolo, in braccio a suo padre nella loro cucina.

"Papà stava pulendo la pistola e, quando sono arrivato io,l'ha messa lontano da me e mi ha preso in braccio", pensò l'uomo sorridendo da solo.

Poi risentì la voce sua e del genitore.

- Papà, che stai facendo? -

- Sto pulendo la mia pistola, Logan -

- Posso vedere?-

- No tesoro, le pistole sono delle armi e delle armi si deve avere rispetto. Puoi vedere papà che la pulisce, ma stando lontano -

- E la usi? Spari? -

- Certo -

- Qui in casa? -

- No, se non voglio che la tua mamma mi uccida! No, vado in un posto che si chiama poligono di tiro. Lì posso sparare fino a che voglio senza fare del male a nessuno, e solo su alcune cose che si chiamano bersagli! Ricorda Logan: non si deve mai usare un'arma contro un altro essere umano. Non si deve mai far del male alla gente. Bisogna vivere bene, in pace con se stessi e rispettando ciò che si è -

Le ultime parole del padre riecheggiavano nella sua testa.

Si girava la pistola tra le mani. Quella era il simbolo del legame che si era creato tra lui e il suo papà.

Da quel giorno appena poteva Logan andava al poligono con il padre. All'inizio doveva stare molto indietro, seguendo le procedure di sicurezza. Poi però era cresciuto e alla fine il papà gli aveva permesso di provare qualche colpo.

Anche lui aveva iniziato a sparare e questo lo aveva legato ancora di più al genitore.

Sorrise ancora mentre ricordava quando aveva ricevuto in regalo la pistola.

Era la sera prima del suo diploma. Il papà lo aveva raggiunto in camera.

- Così, domani ti diplomi! -

Il ragazzo, disteso su letto, lo aveva guardato eccitato.

- Sì!E poi via all'Università finalmente! -

Il papà si era seduto sul letto accanto a lui. - A me e a mamma mancherai moltissimo. Andare in una città nuova, solo...Ma sappiamo che ce la puoi fare. E per farti sentire meno la mancanza di casa, ho pensato di darti questa -

Il ragazzo strabuzzò gli occhi.

- La tua pistola? Ma papà... - Logan sapeva quanto il padre tenesse all'arma.

- Sì, ma senza pallottole - scherzò il genitore - è solo un ricordo, non un incitamento a usarla!-

Logan lo aveva abbracciato e aveva sentito tutto l'amore del padre nei suoi confronti.

Poi la vita lo aveva un po' portato a essere quello che era diventato.

Ma come aveva fatto a dimenticare da dove proveniva? Quali erano le sue radici?

Come aveva potuto scordare l'amore dei suoi genitori, quelle persone che lo avevano fatto studiare con mille sacrifici. E che lo amavano così tanto da accettare il fatto che si stava staccando da loro per vivere la sua vita "dorata".

Sempre tenendo in mano la pistola, allungò l'altra per prendere il cellulare.

Richiamò il numero in memoria.

Suo padre rispose quasi subito.

- Pronto? -

- Papà, sono io, Logan -

- Logan! Cosa c'è? E' successo qualcosa? -

Al ragazzo venne una stretta al cuore. Non li chiamava così da tanto tempo da far loro pensare a una disgrazia?

Come aveva potuto?

- No papà, tutto bene. La mamma? Tu? -

- Stiamo bene, da poveri vecchi. Che ci racconti? -

Logan strinse la pistola con la destra.

- Sto bene, ci sono tante novità, alcune belle, altre un po' meno. Volevo sapere. Vi... vi andrebbe se io venissi a pranzo da voi questa domenica? -

- Ma sarebbe bellissimo! E' parecchio che non ti fai sentire e vedere! Come mai questa decisione? -

- Ti spiegherò! - disse lui guardando la pistola ancora nella sua destra.

- Bene, allora a domenica, mamma sarà felicissima -

- Ciao -

- Ciao -

Ecco fatto, semplice no? Semplice e familiare. Come aveva potuto dimenticare i suoi genitori?

Ora sì, ora sarebbe andato tutto bene. Non avrebbe più dovuto cercare l'amore al di fuori, l'amore era dentro di lui e nelle persone che lo amavano davvero.

Sentiva che un equilibrio si stava ristabilendo.

Ripose la pistola nel cassetto e per la prima volta dopo tanti giorni tornò a sorridere con gioia.

Sarebbe andato tutto bene.


 

SESTA CLASSIFICATA

Lavandarose con I Graffi del Cuore

STILE: 4/5

STRUTTURA: 5/5

ORTOGRAFIA, SINTASSI E LESSICO: 8/10

ATTINENZA AL TEMA: 13/15

CARATTERIZZAZIONE PERSONAGGIO: 14/15

ORIGINALITA’: 10/10

GRADIMENTO: 4/5

PROMPT UTILIZZATO: PISTOLA -> 10

TOT: 58/65


 


 



 

   
 
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