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Autore: aladoni    15/04/2013    7 recensioni
la parola chiave è: quotidianità.
Sono sempre loro. La guerra è finita. La gente è cambiata.
"Mi stai invitando ad uscire, Granger ?" chiede, confuso.
"Pessima idea?" risponde piano lei, desolata.
"Decisamente" concorda lui, sorridendo. "E allora non se ne fa niente, Malfoy. Buona notte"
"Avevo bisogno di questo giochetto, per farmi notare da te?" chiede
Malfoy si accende una sigaretta, senza smettere di guardarla. "No, non ne avevi bisogno, Granger."
"Mi interesserebbe di più sapere che completo intimo hai addos… " Hermione gli rifila un cazzotto sulla spalla. "Malfoy!"
"Eri bello, Malfoy, al ballo del Ceppo. Ero presa da Ronald, questo sì… "
"Alla cena del Lumaclub, ricordi? Eri davvero carina, Granger. L’anno scorso, vestita in quel modo… Eri bella."
"E dunque la Granger ti piace parecchio, Draco!"
"a te quanto piace, quanto ti stai lasciando coinvolgere Herm?" "ho paura"
La guerra è finita, è tutto okay.
Non è più così inconcepibile. Le differenze non sono più così marcate.
Non per chi ha vissuto e sofferto la guerra in prima linea, come loro.
"Oh mio Dio! Malfoy ed Hermione stanno appiccicati sulla stessa scopa!"
Alla fine, c’è pur sempre speranza.
Draco Malfoy ha il Marchio Nero. Hermione Granger non se ne cura più.
Amore, amicizia, legami.
Leggete!
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ci siamo per davvero, questa volta. ecco a voi l'ultimo capitolo. manca solo l'epilogo, e poi è davvero finita. mi sto sentendo male.
ho avuto il blocco dello scrittore per così tanto tempo e vi chiedo scusa! so benissimo quanto sia orribile aspettare un aggiornamento che non arriva MAI, lo so.
Vi aspetto giù, ragazze mie. sperando di avervi emozionato almeno la metà di quanto lo sia io in questo momento. <3 



<< Ultimo pasto prima dell’inizio dei M.A.G.O. Direi che strafogarci è d’obbligo oggi! >>  mormora Ronald Weasley sedendosi sulla panca della tavolata Grifondoro.
<< Come se non ti fossi  mai strafogato in questi sette anni!! >> esclama Dean facendo ridere tutti.
La lunga tavolata è imbastita con tutte pietanze di ogni genere, sapore, colore, forma e dimensione. Non si fanno mai mancare niente, ma oggi gli Elfi delle cucine si sono proprio sbizzarriti. Ci sono biscotti con “In bocca al mannaro” scritti sopra con la glassa, ciambelloni a forma di fogli di pergamena, alcuni cupcakes con su scritto “Forza ragazzi”.
Il magico Trio, Ginny, Neville, Seamus e tutti gli altri prendono posto e si lasciano incantare da tutto quel ben di Dio. Hermione inizia a riempirsi il calice con del succo di frutta, ma ha già addentato un biscotto al cioccolato. Ginny sorride alla migliore amica che non è più l’ombra di se stessa.
Harry e Ron iniziano a fare a gara a chi riempie maggiormente il piatto di pietanze, mentre Neville cerca disordinatamente di tenere in mano il calice pieno di latte, una fetta di ciambellone e gli appunti di Pozioni.
<< Ci siamo per davvero, ragazzi. >> mormora Seamus, facendo calare il silenzio su quella parte di tavolata. << Già. È davvero finita. >> risponde Ginny, sentendosi improvvisamente vuota.
Una parte della loro vita sta per concludersi.
Hermione scuote vigorosamente la testa, facendo volare i suoi ricci da tutte le parti.
<< Non è finita finché non siamo noi a dirlo! E potremmo non farla finire mai. >> asserisce con serietà, facendo sorridere i suoi migliori amici.
Mai, non finirà mai.
<< Propongo un brindisi a tutte e quattro le case della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts! >> esclama Neville Paciock alzandosi in piedi sulla panca. Ron lo sostiene per qualche secondo, vedendolo vacillare vigorosamente.
Tutta la sala ammutolisce di colpo, la preside e i professori compresi.
Hermione sorride e gli passa velocemente il calice stracolmo di latte. I grifoni lo imitano al volo e afferrano il proprio calice.
<< Vai così Nev! >> urla Ron alzandosi in piedi con la fetta di ciambellone in mano e il calice già alto in aria.
Neville, immediatamente rosso per l’imbarazzo ma deciso più che mai a portare a termine questa pagliacciata, gonfia il petto e alza il mento.
<< Propongo un brindisi a tutti gli studenti di questa scuola, dal primo all’ultimo anno, di tutte e quattro le case, di tutte le origini. E propongo un brindisi speciale a tutti quelli dell’ultimo anno, come me e i miei amici. Siamo qui, oggi, grazie a noi…che i professori non me ne vengano, ovviamente… Oggi abbiamo i M.A.G.O e per Godric!,affronteremo anche quest’ultima avventura da veri eroi. E quando usciremo di qui, forse sapendo chi siamo o forse no, ci ricorderemo di ogni minuto passato qui dentro, di ogni viso conosciuto. Perché, se lo vogliamo per davvero, tutto questo non finirà mai. In senso positivo, ovviamente. A NOI! >>  esclama con vigore.
Tutti gli studenti Grifondoro alzano i calici urlando “A NOI!” e lentamente tutti gli studenti delle altre case fanno lo stesso, con dei sorrisi sulle labbra e i vecchi dubbi che si allontanano sempre più. Anche a Serpeverde vengono alzati i calici in aria, uno per uno, pian pianino.
Blaise Zabini e Theodore Nott sono stati i primi.
Draco Malfoy si è unito più lentamente, ma si è alzato in piedi, ben visibile.
La professoressa McGranitt sorride appena e leva il suo calice in aria, mormorando un veloce “buona fortuna, ragazzi”.
 
 
<< Cosa faremo, una volta terminati i M.A.G.O? >> chiede Ron ai suoi due migliori amici.
Sono rimasti solo loro in quella Sala Comune, l’ultima notte prima degli esami.
Loro tre, come sempre. Indivisibili.
Hermione sbadiglia e si stropiccia piano gli occhi. Harry si aggiusta gli occhiali storti sul naso e una macchia di inchiostro ben visibile fa capolino su quel viso stanco.
<< Cominceremo a studiare all’università >> mormora Hermione facendo storcere il naso al suo amico rosso. << Non finiremo mai di studiare! Mai! >> esclama teatralmente, buttandosi a peso morto sul grande divano di pelle rossa, la faccia premuta contro i cuscini.
I suoi due migliori amici scoppiano a ridere, Hermione si avvicina e gli accarezza i capelli, facendolo sorridere.
<< Il Ministero mi ha offerto un ruolo come Auror… posso saltare i primi anni e entrare direttamente nel periodo di specializzazione >> racconta Harry, sedendosi a gambe incrociate per terra. Ron afferra un cuscino e glielo lancia in pieno viso, ma Harry lo afferra prontamente al volo.
<< E quando pensavi di dircelo? >> esclama
<< Volevo… >> inizia Harry, dubbioso.
Hermione si siede accanto a lui e gli lascia un delicato bacio sulla spalla, sorridendo.
<< Voleva valutare da solo le opzioni, vero Harry? Per una volta hai la libertà assoluta e incondizionata di scegliere per te stesso. È qualcosa di così speciale >> dice lei dolcemente.
Harry annuisce sorridendo ai suoi due migliori amici, ai suoi fratelli.
Ron sbuffa e poi gli lancia un altro cuscino, colpendo però Hermione in pieno viso.
Hermione lancia un urletto oltraggiata e scuote la testa, facendo volare tutti i ricci in tutte le direzioni. Harry e Ron scoppiano a ridere, contagiando – alla fine – anche lei.
<< Miseriaccia, non credevo che l’avrei mai detto…ma questo posto mi mancherà >>
Mormora Ron sospirando.
Gli occhi di Hermione si fanno improvvisamente lucidi e lei distoglie prontamente lo sguardo.
<< Oh, miseriaccia…Herm…n-non fare così, dai! >> balbetta immediatamente Ron, rendendosi conto che, là dentro, una delle persone a cui mancherà Hogwarts incredibilmente sarà proprio lei.
Per non parlare di Harry, quella è la sua vera casa.
Hermione sorride e tira sul col naso, asciugandosi velocemente gli occhi.
 << Sono gli ormoni… >> spiega, facendo ridere i suoi amici.
<< Certo, Herm, è come dici tu >> replica Harry stringendo l’amica in un forte abbraccio.
<< Ma ci torneremo, no? Insomma, torneremo a salutare i professori e i fantasmi, giusto? Torneremo a toccare le mura di questo castello…? >> chiede piano lei, la voce da bambina e gli occhi dolci. Ron scoppia a ridere e si lancia ad abbracciare i suoi due amici, facendoli finire con la schiena sul pavimento.
<< OuchRon, ma che diamine…?! >> borbotta Harry schiacciato dal suo amico.
Hermione ride e li abbraccia stretti.
<< Torneremo, Herm. È una promessa >> le dice Ron baciandole dolcemente la fronte.
<< Hogwarts sarà sempre qui per darti il ben tornato a casa >>
 << Rimaniamo ancora un po’ così? >> chiede ancora Hermione, scivolando un po’ più a lato per sistemarsi meglio. Harry sbuffa e arriccia il naso, il vano tentativo di risistemare gli occhiali.
<< Va bene ma…Ron, per l’amor del Cielo, spostati da sopra di me! Mettiti qua! >>
Rimangono così, l’uno abbracciato all’altra, un trio indissolubile, pezzetti di puzzle che, non si sa come, non si sa perché –credeteci,è la stessa domanda che si pongono da sette anni – combaciano alla perfezione tra di loro.
L’ultima notte prima degli esami.
 
 

<< Entrate, io vi raggiungo subito! Devo assolutamente fare una cosa! >> risponde Hermione prima di allontanarsi velocemente dall’aula in cui si terrà il primo esame della giornata. Supera un paio di studenti della sua casa e si passa distrattamente le mani nei capelli, cercando un ordine che non potrà trovare. Era una promessa che deve mantenere. Che vuole mantenere.
Lo vede. Il cuore le batte forte nel petto, come ogni volta.
A due passi da lui, girato di schiena e intento a chiacchierare con Blaise, si ferma e allunga una mano per sfiorargli il braccio. Draco si gira e la guarda, sorpreso. Dalla sera nella Torre di Astronomia non si sono più avvicinati in alcun modo, ma hanno ripreso a guardarsi negli occhi.
E lui, a dire il vero, ha ripreso anche a sperare.
<< Granger >> mormora lui, con voce calma e dolce. Hermione osserva un secondo Blaise, che sorride senza vergogna alla vista di loro due così vicini. Non succedeva da un bel po’.
<< Ciao >> sussurra lei, non più convinta delle sue azioni.
<< Ciao >> sorride Draco, inclinando appena la testa di lato, curioso.
Hermione si passa una mano nei capelli e sospira.
<< Sai che non ne avrai bisogno, ma ad ogni modo… >> inizia lei titubante, poi alza lo sguardo e lo fissa in quello di lui. Gli regala un dolce sorriso, dal sapore di speranza.
<< …Buona fortuna per oggi, Draco. Siamo tutti fieri di te, andrai benissimo. >> conclude dolcemente, facendogli una veloce carezza sul braccio fasciato dalla leggera camicia bianca.
Non gli dà il tempo di rispondere che subito si gira e si allontana, lasciandolo lì, a sorridere come un ebete. << Grazie, Hermione >> dice più a se stesso che a lei, ormai troppo lontana.
Ma sa che è come se l’avesse sentito. Lo sa benissimo. Siamo tutti fieri di te.
Come è dolce il suono della speranza.
 
<< Ho una fottuta paura per i M.A.G.O >>
<< E per quale motivo? Andrai benissimo! Sei un ragazzo così intelligente… >> mormora Hermione accoccolandosi meglio vicino a lui.
<< Ho paura di fare qualcosa di sbagliato, di deludere mia madre… >>
<< Ascoltami bene, non succederà. Non dire idiozie, non deluderai nessuno! >>
<< Promettimi che mi augurerai “buona fortuna” per gli esami, Granger. >>
<< Assolutamente no! È assurdo che tu senta il bisogno di nasconderti dietro a questo stupido cliché per andare bene ad un esame! >>
<< Tu promettimelo e basta. Ne ho bisogno. Ho bisogno di non deludere nessuno. >>
<< Sono tutti fieri di te, Draco. Non deluderai nessuno! >>
<< Promettimelo lo stesso. >>
<< …E va bene! Ti augurerò “buona fortuna”. Promesso. >>
 
 
 
 
<< Siamo quasi alla fine, Albus. Sono decenni che insegno in questa scuola, eppure quest’anno mi si stringe il cuore. Non avrei mai creduto di affezionarmi così tanto a degli studenti…ogni anno c’è qualcuno che mi colpisce maggiormente, ma quest’annata mi uccide: non riuscirò a camminare per i corridoi e non vedere i volti di Potter, Weasley, Zabini, Malfoy, della mia Granger… >>
Minerva McGranitt scuote la testa e rivolge lo sguardo oltre la vetrata della grande finestra, fissando i preparativi per la cerimonia della Memoria.
Sono passati sette anni, eppure sembra un attimo, comparato al futuro che spetta a quelle giovani menti, a quei giovani e promettenti maghi e streghe.
Un battito d’ali e sono già oltre i cancelli di Hogwarts, adulti, indipendenti, soli nelle scelte.
Solo un secondo prima erano piccoli e spauriti, appena entrati nell’immenso castello che sarebbe poi diventato la loro scuola, la loro fortezza, la loro casa.
 
<< Benvenuti a Hogwarts >> disse la professoressa McGranitt.
<< Il banchetto per l’inizio dell’anno scolastico avrà luogo tra breve, ma prima di prendere posto nella Sala Grande, verrete smistati nelle vostre case. Lo smistamento è una cerimonia molto importante, perché per tutto il tempo che passerete qui a Hogwarts, la vostra Casa sarà un po’ come la vostra famiglia. Le quattro case si chiamano Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. >>
 
Solo pochi anni prima, la professoressa McGranitt aveva stretto tra le sue lunghe ed affusolate mani la pergamena con la lista dei nuovi maghi, ormai prossimi al diploma.
Solo pochi anni prima, Albus Silente sedeva in perfetta salute al centro della tavolata dei professori.
 
<< Granger Hermione! >>
Hermione arrivò quasi di corsa allo sgabello e si pigiò il cappello in testa con gesto impaziente.
<< GRIFONDORO! >>
 
E poi Neville Paciock, << GRIFONDORO! >>
 
Malfoy si presentò con aria tracotante, quando venne chiamato il suo nome, e fu esaudito immediatamente: il cappello gli aveva appena sfiorato la testa quando gridò:
<< SERPEVERDE! >>
 
<< Potter Harry! >>
<< …GRIFONDORO! >>
 
E poi fu il turno di Ron, che aveva assunto un colorito terreo. Harry aveva incrociato le dita sotto il tavolo, e un attimo dopo il cappello gridò << GRIFONDORO! >>
Zabini Blaise fu l’ultimo, mandato a Serpeverde.
 
<< Minerva cara, non lasciarti andare allo sconforto proprio tu, che vanti un’imperturbabilità degna della roccia più dura! I nostri ragazzi li abbiamo cresciuti noi, sono quello che sono anche grazie a noi. Sii fiera di questo giorno, sii fiera di quelle menti! >> esclama dolcemente Albus Silente accomodandosi sulla sua poltrona ritratta nella maestosa tela. Si liscia la lunga barba e sospira.
<< Che ragazzi straordinari… >>
<< Mi mancheranno… >> esala la professoressa McGranitt, poggiando per un brevissimo istante la fronte contro il vetro della finestra.
<< Siete proprio dei vecchi rammolliti, lasciatevelo dire! >> esclama il quadro di Severus Piton accanto a loro. Minerva stende le labbra in un leggero sorriso, tornando a sedersi sulla sua poltrona. Albus scoppia in una fragorosa risata, battendo le mani con fare infantile e giocoso.
<< Suvvia, Severus! Scommetto che in realtà mancheranno molto pure a te! >>
 
 
<< Domani daremo i M.A.G.O. Domani sarà il nostro ultimo giorno di scuola. Tempo di fare le valigie ed usciremo da qui, da queste mura. >> mormora Dafne Greengrass sorseggiando il suo whiskey incendiario. Blaise si allenta la cravatta e si versa un po’ di Vodka, lanciando lontano gli ultimi appunti rimasti sul tavolo della Sala Comune Serpeverde. Theo e Pansy si siedono vicino a Dafne, lui le circonda dolcemente le spalle mentre lei si sporge in avanti per farsi servire da Blaise.
Draco è alla finestra, intento a fumarsi una delle sue sigarette.
<< Ci vuole qualcosa di forte >> dichiara Blaise tracannando in un solo sorso mezzo bicchiere di Vodka liscia. Pansy fischia in segno di apprezzamento e lo segue a ruota, tossicchiando appena.
<< Non vi ubriacate ragazzi, altrimenti domani non sarete in grado di sostenere l’esame >> replica Draco avvicinandosi ai suoi amici e sedendosi su una poltrona verde.
<< Ha ragione lui. Ci vuole qualcosa di forte, che non sia alcool. >> dichiara sorridente Theo, facendo sorridere i suoi amici.
<< Dove te la sei procurata? >> chiede Pansy battendo le mani contenta.
Blaise e Draco scuotono la testa con un pigro sorriso sulle labbra, Dafne si appresta a frugare nelle tasche del suo fidanzato ed estrarne la bustina.
<< Un mezzosangue Corvonero, non ho ancora ben capito come faccia a farsela spedire… è roba di ottima qualità >> spiega Theo facendo segno a Draco di darsi da fare.
Malfoy si avvicina ad una cassa di legno e con cura apre uno dei cassetti più interni.
Tira fuori delle cartine e dei filtri più lunghi e si risiede. Blaise lancia sul tavolo un pacchetto di sigarette.
<< Facciamo quest’ultima canna prima degli esami, ragazzi! >> esclama Pansy afferrando il pacchetto di sigarette di Draco.
La loro ultima notte prima degli esami.
 
 
 
Le piume scorrono veloci sui fogli di pergamena, veloci come i pensieri di quei giovani maghi all’interno dell’enorme aula adibita a sala per la valutazione dell’esame di Storia della Magia.
Sbuffi continui, boccette che vengono prontamente riempite d’inchiostro, fronti corrucciate e occhi vigili. L’enorme pendolo alla fine della sala a scandire ogni minuto, ogni secondo di quella prova. Harry Potter si passa stancamente la mano sulla fronte, ritrovandosi ad osservare il grande pendolo, cercando di riordinare i pensieri.
Manca solo un’ora. Osserva il suo tema tutto sgualcito e pieno di correzioni. Geme piano, terrorizzato all’idea di venire bocciato proprio l’ultimo giorno dell’anno.
Accanto a lui, Hermione non ferma un secondo la piuma, forse non respira neanche.
Pagine e pagine impregnate di inchiostro vengono ammucchiate a lato del banco, ordinatamente.
Harry scuote la testa, sconsolato.
Le avevano promesso che, almeno questa prova, l’avrebbero fatta da soli.
Glielo avevano giurato con le migliori intenzioni…
 
HARRY, MA TE CHE DIAMINE SCRIVI?!!!!
 
Un bigliettino tocca velocissimo il pugno di Harry Potter, che prontamente lo afferra e lo fa sparire dalla vista del professor Ruf, attualmente impegnato ad osservare fuori dalla finestra.
Bravo prof, continui pure a guardare fuori!
 
Ho scritto un’intera colonna sulla persecuzione delle streghe nel Medioevo, secondo me è azzeccato. Te? !!!
 
TI AMO!! Io sto cercando di ficcare la rivolta dei Folletti del ’65 e quella degli Orchi nel tema, dici che sto esagerando?
 
Hermione alza un secondo la testa e fissa il banco del suo migliore amico, imbestialita.
<< Psssst! >>
Harry si gira e la osserva confuso. Hermione lo fulmina con lo sguardo e gli fa segno di continuare a scrivere il suo compito, senza interruzioni di alcun tipo. Harry annuisce, ma le indica con un cenno del capo l’altro lato della sala, dove un povero Ronald Weasley sta aspettando una risposta.
Le passa velocemente il bigliettino, attento a non farsi notare. Hermione lo guarda malissimo e si appresta a nascondere la prova incriminata sotto ad una pergamena.
Legge rapidamente le informazioni e sbuffa, contrariata. Cancella rabbiosamente ciò che vi era precedentemente scritto sopra e intinge la piuma nella boccetta d’inchiostro. Lancia uno sguardo ad Harry, che le sorride riconoscente. Hermione Jean Granger sbuffa di nuovo e inizia a scrivere frasi corte ed utili per i suoi migliori amici.
Piega il foglio e intinge un’ultima volta il pennino nell’inchiostro.
Afferra tutti i suoi fogli, si liscia la gonnellina a pieghe e si alza.
Il bigliettino in una mano, il proprio tema stretto al petto.
Passando accanto ad Harry lascia cadere il foglietto di carta, continuando ad avanzare imperterrita. Fiera come una leonessa consegna il compito con cinquanta minuti d’anticipo.
Sorride dolcemente al professore ed esce, lanciano un’ultimissima, rapidissima, occhiata al banco di Draco Malfoy.
 
Harry osserva il bigliettino, piegato più e più volte.
 
Mi avevate promesso che avreste fatto tutto da soli!
Avete 45 minuti, cambiate i termini e per l’amor del cielo, NON FATEVI BECCARE!
 
Un sorriso gli spunta sulle labbra. Si sistema gli occhiali sul naso e impugna nuovamente la piuma. Sorride a Ron dall’altro lato della sala, profondamente rincuorato.
Questa prova è andata.
 
<< Potter! >>
<< Sì, professoressa? >>
<< Sei ancora sicuro di volerlo fare? >>
<< Intende il discorso, domani? >>
Minerva McGranitt annuisce, con sguardo greve.
<< Sì, sì. Ne sono sicuro. >>
<< Ottimo, Potter. Andrai alla grande. >>
 
 
Una mattina si sono svegliati, ed avevano già undici anni. Una lettera di Hogwarts e un nuovo sogno, una nuova consapevolezza: erano a tutti gli effetti streghe e maghi d’Inghilterra.
Sotto l’ombra di una bacchetta magica, di un fedele compagno animale e di alcuni vecchi e pesanti tomi di scuola, degli undicenni hanno iniziato a cambiare le loro vite, una ad una, lentamente.
Compromettendo quelle di alcuni, intrufolandosi in quelle di altri. Nel silenzio, nel frastuono.
Con odio o con amore.
Mille avventure erano passate e mille giornate di scuola erano trascorse.
Come cambiano, a volte, le persone. O le prospettive. O anche il mondo.
Quello cambia repentinamente, ogni giorno, ogni secondo.
Draco Malfoy ed Harry Potter si odiavano profondamente, ora invece è nato quasi un certo rispetto, dettato dalla consapevolezza che si cresce e si matura.
 
<< Non tarderai a scoprire che alcune famiglie di maghi sono molto migliori di altre, Potter. Non vorrai mica fare amicizia con le persone sbagliate…? In questo posso aiutarti io >>.
Allungò la mano per stringere quella di Harry, ma il ragazzo non la prese.
<< Credo di essere capace di capire da solo le persone sbagliate, grazie >> gli rispose gelido.
<< Io ci andrei piano se fossi in te, Potter >> disse lentamente.
<< Se non diventi più gentile, farai la stessa fine dei tuoi genitori. Neanche loro sapevano come ci si comporta. >>
 
<< Paura, Potter? >>
<< Ti piacerebbe >>
 
E che, fondamentalmente, gli ideali per cui un tempo avrebbero fatto anche a pungi – alla babbana – non sono che pregiudizi stupidi e insensati.
 
Hermione Granger e Ronald Weasley si erano presi in antipatia, su quel treno, in quella cabina precisa, appena sette anni prima. Poi era scoccato qualcosa, un sentimento troppo forte, troppo confuso, da essere scambiato in amore. Che poi amore non era, ma semplice, indissolubile, interminabile amicizia.
 
<< Lo stai dicendo sbagliato. Wing-gar-dium Levi-o-sa: devi pronunciare il ‘gar’ bello lungo. >>
<< E fallo te, visto che sei tanto brava! >> la rimbeccò Ron.
<< Wingardium Leviosa! >> La piuma si sollevò dal banco e rimase sospesa in aria a circa un metro e mezzo sopra le loro teste.
 
<< Non c’è da stupirsi che nessuno la sopporti >> disse a Harry >> Quella ragazza è un incubo, parola mia! >>
Harry si sentì battere su una spalla da qualcuno che lo superò. Era Hermione. Le intravide il volto… e si rese conto con stupore che era in lacrime.
 
<< Ti sono corsa dietro! Ti ho chiamato! Ti ho supplicato! >>
<< Lo so >> rispose Ron. << Hermione, mi spiace, davvero… >>
<< Torni dopo settimane – settimane – e credi che dire ‘ mi spiace’ basti a sistemare tutto? >>
 
<< Come hai fatto di preciso a trovarci stanotte? >>
<< Con questo. >> << Il Deluminatore? >>
<< Ti ho sentito uscire dalla mia tasca. La tua voce >> e mostrò di nuovo il Deluminatore
<< veniva da qui. >>
<< Così l’ho tirato fuori. Era una sfera di luce, pulsava, tipo, ed era azzurrina. Ho capito che mi chiamava. La pallina di luce era lì a mezz’aria, ad aspettarmi >>
<< Ha come galleggiato verso di me >> spiegò Ron, mostrando il movimento con l’indice libero, << qui sul petto, e poi…è entrata. È finita qui >> e toccò un punto vicino al suo cuore.
 
Neville Paciock era cambiato, era cresciuto, era un eroe.
 
<< Esistono molti tipi di coraggio >> disse Silente sorridendo. << Affrontare i nemici richiede notevole ardimento. Ma altrettanto ne occorre per affrontare gli amici. E pertanto…attribuisco dieci punti al signor Neville Paciock >>.
 
<< Expelliarmus! >> disse Neville e Harry, colto alla sprovvista, sentì la bacchetta volargli via di mano.  << CE L’HO FATTA! >> esultò Neville. << Non c’ero mai riuscito prima! CE L’HO FATTA! >>
 
<< C’è tuo padre laggiù, Neville? >>
 << Non hai raccontato dei tuoi genitori agli amici, Neville? Non c’è niente di cui vergognarsi! Tu dovresti essere orgoglioso Neville, orgoglioso! Non hanno sacrificato la loro salute mentale perché il loro unico figlio si debba vergognare di loro, sai! >>
 
<< …Prendilo, Neville, qualunque cosa sia. >> Ma Neville aveva già teso la mano, in cui sia madre mise un incarto vuoto di Bolle Bollenti.
<< Grazie, mamma >>
Mentre si allontanavano, Harry fu sicuro di aver visto Neville infilarsi la carta della gomma in tasca.
 
 
Ora Neville avrebbe preso il posto di Harry: sarebbero stati ancora in tre a parte del segreto.
<< Nel caso che siano…impegnati…e tu riesca… >>
<< Uccidere il serpente? >>
<< Uccidere il serpente >>
<< D’accordo, Harry. Tu stai bene, vero? >>
<< Sto bene. Grazie, Neville. >>
Ma quando stava per andarsene, Neville lo afferrò per il polso.
<< Continueremo tutti a combattere, Harry. Lo sai? >>
 
 
<< Chi si è offerto volontario  per dimostrare che cosa accade a coloro che continuano a combattere quando la battaglia è perduta? >>
<< È Neville Paciock, mio Signore! Il figlio degli Auror, ricordate? >>
<< Ma tu sei un Purosangue, vero mio caro ragazzo? >>
<< E allora? >> rispose ad alta voce.
<< Mostri spirito e ardimento e discendi da una nobile stirpe. Sarai un Mangiamorte molto prezioso. Abbiamo bisogno di gente come te, Neville Paciock >>.
<< Mi unirò a te quando l’inferno gelerà. Esercito di Silente! >>
 
Ognuno di loro aveva dato un pezzettino di se stessi in quella battaglia, in quei lunghi anni di maturazione – volati via poi in un soffio, se si considera l’effimerità di una vita -, ognuno di loro era stato qualcuno, poi qualcun altro, poi – forse – finalmente sé stesso.
Harry James Potter.
 
Hermione Jean Granger.
 
Ronald Bilius Weasley.
 
Neville Paciock.
 
Ginevra Molly Weasley.
 
Seamus Finnigan.
 
Luna Lovegood.
 
Blaise Zabini.
 
Theodore Nott.
 
Pansy Parkinson.
 
Draco Lucius Malfoy.
 
 


<< Nessuno ti obbliga a fare questo discorso, amore >> sussurra dolcemente Ginny abbracciando Harry Potter da dietro. Lui scuote la testa e le carezza dolcemente le braccia, sbadigliando.
<< Voglio farlo, davvero. >> replica, sospirando al tocco leggero delle labbra della sua fidanzata sul suo collo.
<< Andiamo a dormire, lo completerai domani >>
<< Solo un ultimo pezzetto… solo pochi minuti ancora >> mormora lui, poco convinto.
Ginevra Weasley ride e gli prende la mano, strattonandolo dolcemente.
<< Su, Harry James Potter! Ho voglia di andare a dormire con te, in questo istante. Tra soli pochi minuti questa voglia potrebbe essermi passata, sai? >> domanda maliziosa, tirandoselo appresso.
Harry ride e lascia il suo lavoro lì, su quella scrivania.
Prende di peso la sua fidanzata e se la porta in camera sua, tra le risate proprie e quelle di lei.
 
 
 
<< Come pensi ti sia andata Pozioni, Dra? >> chiede dolcemente Pansy slacciandosi i primi bottoni della camicetta e raggiungendolo sulla panchina in mezzo al giardino interno. Draco tiene gli occhi chiusi e il volto rivolto verso l’alto, un sorriso tranquillo ad illuminargli il volto.
<< Penso bene. A te, Pan? >> domanda senza smettere di godere di quel meraviglioso sole.
Pansy si accoccola meglio vicino a lui e si lega velocemente i lunghi capelli neri.
<< Mmmh, poteva andare peggio, questo sì. >> risponde pacata poggiando poi il viso sulla spalla di lui, rilassata. Hanno ancora venti minuti prima dell’inizio della prossima prova.
Pansy Parkinson si lascia cullare dal vento caldo - ma non troppo -  di fine Maggio, dai caldi raggi solari che le riscaldano il viso accentuando il rosa sulle sue guance, dal lento e regolare respiro del suo migliore amico accanto a sé. Solo pochi anni prima lei era stata follemente innamorata di lui, ed ora eccoli qua: inseparabili, nonostante tutto.
<< Hermione oggi è venuta ad augurarmi buona fortuna per gli esami >> mormora piano Draco, senza tralasciare apparentemente alcuna emozione. Pansy sorride e apre gli occhi, cercando il volto del suo migliore amico. Anche Draco ha riaperto gli occhi, puntati in un punto imprecisato del giardino.
<< Ti ha fatto piacere, non è vero? >> chiede dolcemente lei, conoscendo già la risposta.
Draco annuisce e la guarda negli occhi, in una muta richiesta d’aiuto.
Pansy sorride ancora di più e annuisce con vigore.
<< Sì, Draco. Per voi due c’è ancora speranza. >> gli conferma, scaldandogli il cuore e illuminandogli il volto.
<< Dici che potrei andare a parlarle? >> domanda ancora, insicuro.
<< Dico che se non muovi il culo ci vado io, amico! >> esclama Blaise Zabini interrompendo quel momento di intimità. Pansy scoppia a ridere e gli fa posto per lasciarlo sedere. Blaise circonda con un braccio le spalle della minuta Serpeverde, lasciandole un veloce bacio tra i capelli.
<< Sul serio? >>
<< Sì cazzo, Dra! Vai! Prima che cominci il prossimo esame, chiedile come è andata >>
Draco annuisce e si incammina. Alle spalle sente l’eco di una risposta
<< E come vuoi che sia andata, è Hermione Granger! >>
 
<< Se mai dovesse durare, la nostra storia dico…ecco, i nostri genitori ne saranno contenti >> mormora Dafne stendendosi sul letto di Theo, gli occhi chiusi e un sorriso pigro.
Theo scuote la testa e chiude la porta della camera, impedendo al suo compagno di stanza di entrare.
Oh beh, peggio per lui.
<< Se mai la nostra storia dovesse durare, me ne fotto del parere dei nostri genitori. Se vorrò sposarti lo farò, Daf. Senza see senza ma.Tu ed io, il resto non conta.
Sono passati gli anni in cui sottostavamo al volere di qualcun altro. Non succederà più. >>
<< Pensi che potrebbe durare? >> chiede piano lei, le percezioni rallentate dalla canna e la stanchezza che si fa prepotentemente largo dentro di lei. Theo si sdraia vicino alla sua fidanzata e l’abbraccia dolcemente, facendosi spazio in quel letto – per loro fortuna – abbastanza spazioso.
Le lascia un dolce bacio sulle labbra – un semplice sfioramento, delicato come un battito d’ali, ma con la forza di un uragano – e posa la testa sul cuscino. Dafne si accoccola meglio addosso a lui, è tutto un gioco di incastri – mani con mani, gambe attorcigliate ad altre gambe, piedi che si sfiorano, petti che si incontrano – dal sapore delizioso.
<< Finirà quando saremo noi a volerlo. Ed io ora, Daf, voglio non finisca mai. >>
 
 
 << Hermione Granger che si stende al sole a rilassarsi anziché ripassare per il prossimo esame: tutti gli studenti di Hogwarts ne rimarranno sconvolti! >> dichiara una voce alle spalle di lei, bassa e soave. Hermione, se non ne conoscesse perfettamente tutti i sintomi e le conseguenze, direbbe con certezza di aver appena avuto un attacco di cuore.
D’altronde, la profondità con cui quella meravigliosa voce affonda, dentro di lei - sempre più vicino al cuore – e automaticamente si espande per tutto il corpo – ogni sua cellula beve di quella voce, di quel timbro – rende Hermione particolarmente inquieta, il cuore che, maledetto traditore!, riprende come a vivere, battendo furiosamente, pompando sangue e ossigeno – e amore – all’interno delle sue vene. Quella voce, ricordo di tanti anni di angherie e soprusi, ma altresì ricordo di tante  - mai abbastanza, davvero mai abbastanza – notti di sospiri, carezze e dolci segreti.
Draco osserva la sua donna, la sua nemesi, la sua incontrastabile nemica, la sua più grande paura e il suo più grande desiderio mentre si tira leggermente su, toccando con la camicia candida il tronco dell’albero a cui era appoggiata, i capelli raccolti in una disordinata coda e gli occhi chiusi, l’espressione beata.
Maledizione Granger, non riesco a fare a meno di te.
Hermione stende le labbra in un pigro sorriso,  cercando di non mostrare il suo tumulto interiore.
Maledizione Draco, perché mi fai questo effetto?
<< Sorprendo tutti tranne te, eh Malfoy? >> risponde con voce calda e allegra.
Un fruscio leggero, pochi passi che li separano, due cuori che battono furiosamente nel petto.
<< Forse perché io ti conosco più degli altri >> replica Draco pacato.
Hermione sorride al paesaggio e annuisce leggermente, consapevole della dolce realtà delle cose.
<< E poi, diciamocelo, sconvolgere l’imperturbabile Draco Malfoy è impossibile >> continua questo giochetto lei, aprendo piano gli occhi e voltandosi a guardarlo.
Lei gli sorride appena, scaldandogli il cuore nel profondo. Nulla a confronto con il tiepido sole di maggio, davvero nulla.
Draco fa ancora un passo nella sua direzione, si china fino a rimanere a pochi centimetri da lei, completamente poggiato sui talloni.
Occhi negli occhi, come l’ultima volta, su quella Torre del castello.
Prima che riprendesse a sorridere, anche grazie a lui.
<< Eppure tu sei riuscita a sconvolgermi, Hermione. >> le dice, piano.
L’eco di quelle parole è come una carezza per Hermione, l’impatto come uno schiaffo – di quelli stranamente graditi, che ti resta il segno e non vuoi che vada più via – e il timbro come un bacio dei suoi, di quelli che la stordivano nel profondo.
Hermione inclina appena la testa, confusa da quella frase. Un ricciolo le sfugge dalla crocchia e Draco si appresta ad afferrarlo e a giocarci dolcemente.
<< Sconvolgerti? >>
<< Sconvolgermi, esatto. Mi ha sconvolto la tua bravura a scuola, in ogni dannata materia, nonostante tu abbia scoperto il nostro mondo solo ad undici anni. Mi ha sconvolto la tua forza di spirito, il tuo coraggio, la tua caparbietà. Lo schiaffo in terzo anno, oh quello mi ha veramente sconvolto! >> ricorda Draco, sorridendole. Hermione arrossisce appena e vorrebbe allontanarsi da lì, prendere aria – come se lì, all’aperto, non ce ne fosse già abbastanza – ma la carezza leggera delle dita di Draco che, casualmente, sfiorano la sua guancia per giocare con quel ricciolo ribelle e quegli occhi dannatamente belli e profondi e così sinceri con lei glielo impediscono.
<< Mi ha sconvolto vederti al Ballo del Ceppo, bella e indifesa per quel cretino – non ti arrabbiare, perché così è – di Weasley. Mi ha sconvolto vederti mentre ti facevi carico dell’Esercito di Silente, affrontando la Umbridge e noi stupidi leccapiedi. Mi ha sconvolto il tuo sorriso alla cena da Lumacorno. Vederti alzare la bacchetta per prima quando morì Silente, cercando di cancellare il Marchio Nero, le lacrime agli occhi e la mano tremante…in quel momento, avrei voluto – non so, è difficile da spiegare -, è come se avessi voluto stringerti tra le mie braccia. Quello mi ha decisamente sconvolto. >>
<< Piantala… >>
<< Mi ha sconvolto vederti partire per una missione suicida con Potter e Weasley, vederti sul marmo di casa mia, agonizzante. Ma queste cose già le sai. >> Draco abbassa leggermente il tono di voce ma lo sguardo no, oh quello proprio no: sempre puntato in quello di lei, ardente e deciso.
Hermione si è involontariamente protesa in avanti, verso quelle mani, verso quel petto, verso quelle labbra e quegli occhi. Verso Draco.
Contro di lui, verso di lui.
È più forte di ogni briciolo di razionalità, di ogni buon proposito.
Contro di lui? Non ci riesce. Verso di lui.
<< Draco... >> sussurra, in un vano tentativo di farlo smettere, di non sentire, di non dover venire a patti con se stessa, con il suo cuore, con lui. Perché il desiderio di abbracciarlo, baciarlo, stringerlo tra le braccia e non pensare più a niente la consumano come una candela accesa, la cui fiamma arde prepotentemente nel suo cuore.
“Draco”, come è dolce il suono della speranza.
<< Quello che forse non sai, mia piccola Hermione, è che quest’anno mi hai sconvolto fin nel  profondo, fino a toccarmi il cuore. Ti sei avvicinata a me all’inizio dell’anno con l’innocente intenzione di instaurare un legame di pacifica convivenza – nonostante tutto, a dispetto di tutti – e hai preteso sempre qualcosa in più da me, prima un semplice ‘buon giorno’, poi un sorriso accondiscendente, poi una stretta di mano. I sorrisi che mi regalavi, i tuoi occhi che si illuminavano quando facevo o dicevo qualcosa che ti rendesse anche vagamente felice, serena… Quando mi hai chiesto di uscire, noi due…io non avrei mai immaginato, mai! Eppure i mesi che sono passati hanno dimostrato esattamente il contrario. Tu ed io come un ‘noi’, che cosa impossibile. Eppure lo siamo stati, un dolcissimo ‘noi’, e nulla mi sembrava più giusto e più sbagliato al tempo stesso. Stare con te mi rendeva – e rende tutt’ora, non posso e non voglio negarlo – felice come forse solo da bambino riuscivo ad essere.
I nostri baci, le nostre carezze…quanto ti ho desiderato, Hermione, tu neanche lo puoi immaginare. Ti desideravo tutta – cervello, anima e cuore. >> le confessa e forse, per la prima volta, lo confessa pure a se stesso. Hermione trattiene il respiro, colpita da quella che, inevitabilmente, ha tutta l’idea di essere una dichiarazione. Se d’amore o di pace, lei non lo sa.
Ma forse è perché ha paura di scoprirlo.
Lei ingoia a vuoto, cercando aria e parole in quel vortice senza senso in cui è precipitata, per colpa di Draco. Ovviamente. È sempre colpa sua.
È colpa sua, se ha scoperto la differenza tra Mezzosangue e Purosangue.
È colpa sua, se si è sempre sentita in dovere di dimostrare a tutti, ma soprattutto a lui, quanto valesse.
È colpa sua, se le notti dei primi anni le passava a trattenere i singhiozzi dopo i consueti insulti.
È sempre, irrimediabilmente, colpa sua.
È colpa sua, se Hermione ha dato il meglio di sé in tutto, dimostrando di essere la migliore strega degli ultimi cent’anni.
È colpa sua, se ha imparato a camminare sempre a testa alta, nonostante tutto e tutti.
È colpa sua, se ha capito cosa significhi avere famiglie diverse, che non si possono scegliere.
È – in parte – colpa sua, se sono riusciti a sopravvivere a Malfoy Manor, l’anno prima.
È colpa sua, se ha scoperto il valore unico del perdono.
Ed è sicuramente colpa sua, se ha provato le emozioni più dirompenti di tutta la sua giovane vita.
Draco Malfoy è stato la costante di quei sette anni, non visibile come Harry e Ron, ma altrettanto fondamentale.
Nei suoi amati romanzi leggerebbe qualcosa come è fondamentale quanto l’aria che respiro.
L’angosciante suono della campanella segna la fine di quella pausa e l’inizio della loro nuova prova.
La fine di quel momento. L’inizio, forse, di qualcosa di nuovo.
Draco sospira e sorride mesto, allontanandosi appena dal volto semplice e pulito di lei.
<< Dobbiamo rientrare >> dice soltanto, una nota di tristezza in quella calda voce.
“Dobbiamo proprio?” formula il cervello – o più probabilmente il cuore – di lei, ma riesce a trattenersi. Si stanno esponendo molto, in quest’ultima giornata.
Draco soprattutto, sta mostrando tutte le sue carte, sta mettendo in atto il piano di gioco migliore, al fine di vincere.
Vincere lei, per lei e con lei.
L’amore è una vittoria ineguagliabile.
Draco Malfoy si alza e le porge la mano, da cavaliere.
Quel cavaliere che senza macchia e senza paura di certo non è, dall’armatura ammaccata e scura, dal sorriso misterioso e accattivante, dagli occhi meravigliosamente sinceri.
Hermione si lascia tirare su, docile tra le sue braccia, ipnotizzata dai suoi occhi.
Dio, quanto vorrebbe baciarla. Ora, davanti a tutti gli studenti che rientrano per sostenere la prova, chissene frega!
<< Andiamo? >> le chiede gentilmente, riscuotendola dal suo stato di torpore.
La mano di Draco ancora intrecciata a quella di lei e l’altra pigramente poggiata sul suo fianco destro. Hermione sente il calore spandersi in tutto il corpo, quel calore che aveva quasi dimenticato, sicuramente rinnegato.
Oh, Draco…
<< S-sì. Andiamo >> balbetta incerta, incamminandosi.
Draco la segue a distanza di pochi passi, sorridendo.
 
 
Dicevano che sarebbe stato facile, che l’adolescenza è un periodo tumultuoso della vita, ma affrontabile.
Zara Jolly non era dello stesso avviso.
L’adolescenza era una fase orribile, dolorosa, faticosa, interminabile. Gli ormoni a palla, i mille pensieri per la testa, la corsa verso un futuro sconosciuto, la rincorsa verso se stessi.
E Blaise Zabini, il suo rompicapo più dolce e amaro allo stesso tempo.
Il suo migliore amico.
Il ragazzo di cui era, irrimediabilmente, innamorata.
Avrebbe tanto voluto tornare indietro a quel giorno, quando lui – “maledetto! – aveva chiesto alle ragazze di Corvonero di accompagnarlo e lei – “cretina!” – si era lasciata trascinare da quella voce roca, da quegli occhi fiammeggianti, da quel suo modo di fare.
Maledetto lui e cretina lei, ecco la verità.
Non avrebbero trascorso delle bellissime giornate, se non avesse mai acconsentito ad uscire con lui.
Non avrebbero mai approfondito il loro legame, se non avesse cercato di fare la distante.
Pessimo, pessimo errore!
E non si sarebbero mai trovati a distanze così misere da non essere neanche calcolabili, se non fosse andata avanti. Più e più volte era successo. Tante le volte in cui si erano trovati a un soffio l’uno dall’altra e tante anche le volte in cui si scostavano, scottati e imbarazzati.
E consapevoli, sempre più, di avere un qualcosa che due semplici amici non avevano.
Eppure non un solo, stramaledetto, misero, semplicissimo passo in più.
Sempre lì, sul filo di un rasoio. In bilico, tra amicizia e di più.
Oggi era il loro ultimo giorno insieme.
Scopriamo le carte, decidiamo il nostro destino, cambiamo il nostro futuro.
Siamo noi gli arbitri.
Ma cosa vogliono, loro due? Lei lo sa. Lui?
 
<< Dovresti chiarire questa situazione, Blaise. >>
<< Ma come? >>
<< Non siete amici, Merlino! Anche i sassi se ne sono resi conto! Siete molto di più. >>
<< Ho paura… >>
<< Non fare come me, Blaise. Non perdere l’opportunità per la paura di rovinare tutto. Io l’ho fatto e ne sto pagando le conseguenze. Ho perso Hermione, non fare la stessa stupidaggine. >>
 
 
<< Questa è l’ultima prova e poi siamo liberi. >> esala Ron, stremato dal compito di Babbanologia.
Manca solo l’orale, solo lui.
Solo venti minuti ancora, e poi non se ne riparlerà mai più.
È finita, per davvero.
Hermione sorride e si sistema distrattamente i capelli, cercando nella folla della Sala Grande delle ciocche bionde. Harry sorride, contento e stravolto.
<< Hai preparato il tuo discorso, Eroe? >> lo prende in giro Seamus, sedendosi accanto a loro.
<< Oh sì. Vedrete! >> annuisce lui, facendo sorridere Ginevra Weasley, orgogliosa e innamorata.
Hermione si siede definitivamente a tavola e aspetta il suo fidato gufo.
Aspetta la lettera del papà.
 
 
Hermione Granger dopo qualche giorno ha ripreso a sorridere e a mangiare.
Accettazione, sopportazione, maturazione.
La fiducia incondizionata nel padre, nei suoi migliori amici, in Draco, l’hanno spinta a reagire positivamente. Verso un futuro.
 
<< Ginny, mi puoi accompagnare in Guferia? Devo mandare una lettera a papà >>
 
<< Mi ha risposto papà >>
 
Con quel sorriso che, piano piano, si era esteso nuovamente anche agli occhi.
Erano tutti molto più sereni, ora che Hermione era tornata in sé.
E Draco, egoisticamente, si riteneva per buona parte responsabile.
Sapeva di aver contribuito, di aver reso ciò possibile, di averle ridato la forza di non lasciarsi abbattere. Lo vedeva nello sguardo di lei, nei suoi sorrisi e quando – casualmente – si incontravano per i corridoi, lei non fuggiva più, ma si limitava a guardarlo serena – grata, innamorata – per poi allontanarsi da lentamente da lì.
 
 
“I quadri con tutti i risultati verranno esposti nel parco centrale, domani 30 Maggio ore 10.30
Albus Silente e tutto il corpo docente sono fieri di voi.
 
Minerva McGranitt.”
 
 
<< E se ci hanno bocciato, Harry? Miseriaccia, un altro anno qua dentro…senza Hermione! >>
<< Non dire sciocchezze, Ronald. Avete superato i M.A.G.O. >>
<< Sarà sicuro così, Ron. Ce l’abbiamo fatta. Ora scusatemi, ma vado a provare il discorso un’ultima volta. >>
Harry James Potter si allontana, aggiustandosi gli occhiali sul naso e sbuffando, esausto.
Hermione e Ron si avvicinano al parco centrale, allestito con fiori bianchi e panche in mogano.
Gli alberi fioriti, il prato di un intenso verde smeraldo – il colore della speranza, necessaria in ogni cellula di noi, per andare avanti, per credere, per sognare, per migliorare il mondo – e un tendone bianco, con sotto la semplicissima lapide dove sono incisi tutti i nomi degli studenti valorosamente morti durante la guerra, nel nome della speranza.
È passato un anno, eppure il dolore non se ne va. Non si dimentica, non si supera veramente mai.
Chi ha perso un fratello, chi un amico, chi anche un semplice conoscente.
Erano tutti fratelli, in quella scuola. L’insegnamento più grande di Albus Silente è stata la lezione sull’amore. Derisa, sottovalutata, incompresa, eppure mai così veritiera.
 
Gli studenti prendono lentamente posto a sedere, gli sguardi persi nel vuoto.
Hermione e Ron prendono posto nel mezzo, non troppo esposti. Non ci saranno solo gli alunni, questo pomeriggio. Genitori, parenti, insegnati, alte cariche del Ministero, giornalisti – nonostante l’aggressivo diniego della professoressa McGranitt.
Hermione e Ron vogliono sentirsi come dei semplici studenti, non vogliono focalizzare l’attenzione. Ed è per questo che si ritrovano seduti vicino a Neville Paciock – con le loro stesse intenzioni – e a Luna. Dietro di loro alcuni Serpeverde, tra cui Dafne e Theo, mano nella mano.
Il quartetto d’archi della scuola inizia a suonare una melodia lenta e profonda, capace di entrare nel cuore di ognuno di loro.
Ad uno ad uno le persone prendo posto, molti preferiscono rimanere in piedi, più o meno lontani dal tendone. Alcune ragazze di ultimo anno, Corvonero e Tassorosso, portano dei mazzi di fiori e li depositano là, ai piedi della bianca lapide. Ginny abbraccia velocemente tutti i componenti della famiglia Weasley, lasciandosi stritolare da George, ancora più alto e magro di prima.
Il Ministro della Magia saluta dignitosamente tutti i presenti, stringendo le mani e abbracciando i più familiari. Molti giornalisti cercano di immortalare il momento nel modo più delicato possibile.
Hermione storce il naso, contrariata. Ron le carezza dolcemente la mano, infondendole serenità.
“è buffo, pensa lei, che tra i due sia lui quello che deve tranquillizzare l’altro.”
Un chiacchiericcio basso e veloce annuncia l’arrivo del giovane Harry Potter, che prende posto vicino alla preside, affianco ai quadri di Albus Silente e Severus Piton.
Sorrisi veloci e lievi cenni del capo. La gratitudine che non si potrebbe mai esprimere a parole.
Minerva McGranitt si avvicina al podio bianco – biaco, bianco, è tutto bianco – e attende pochi secondi. Nel parco cala un silenzio carico di sentimenti contrastanti.
Rispetto. Dolore. Sofferenza. Compassione. Amore. Odio. Insofferenza.
<< Miei cari studenti, professori, carissime famiglie, signor Ministro e tutti voi qui presenti, non starò qui a dirvi che è un piacere vedervi, perché non è così. Non in queste circostanze, non così.
Eppure siamo qui oggi per un motivo ben preciso. Ricordiamo, affinché i nostri cari vivano per sempre nella memoria dei vivi. Ricordiamo, affinché queste persone non siano morte invano.
Ricordiamo i loro volti, la loro risata, le loro gesta, il loro coraggio – indifferentemente dalle loro scelte, perché ci vuole sempre coraggio – e portiamo dentro, con serenità, la consapevolezza di dovere molto a tutti loro. >> dichiara con voce lenta e appesantita dallo sforzo di non commuoversi, non lì, non davanti a tutti. Lei è la pietra miliare di quella scuola, ora. Non può essere debole, non davanti ai suoi amati studenti.
Hermione chiude con forza gli occhi, cercando di calmarsi. Il respiro di Ron si è velocizzato, come quello di Neville, alla sua destra. Fa male, male da morire.
Essere lì, mentre altri non c’erano più.
Fred non stava sorridendo con George – là, accanto a quella donna dai buffi capelli verdi, seconda fila a destra – e Canon non stava scattando le sue insopportabili foto.
Perché, poi?
Chi aveva deciso che sarebbe dovuta andare così, che sarebbero dovuti morire degli innocenti?
Arriva il momento in cui smetti di farti domande, perché ormai non ti interessano più le risposte, troppe scuse non portano mai a niente. Fanno solo peggio, diventa solo più doloroso.
Nel silenzio assoluto Harry prende il posto della sua amata professoressa, sistemandosi meglio gli occhiali. Respira profondamente, cercando di regolarizzare il battito.
<< La vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto, c’è una continuità che non si spezza. Va tutto bene. Sono proprio qui >> e si indica con mano tremante il petto, nel punto esatto dove un cuore impazzito martella prepotentemente << e non se ne andranno mai. Questi nostri amici e conoscenti hanno combattuto per un ideale, sono morti per portarlo avanti. Sono degli eroi, signori. Eroi. Non so dirvi se la loro assenza mi stia uccidendo o fortificando, ancora non lo so. Né, probabilmente, lo saprò mai. >> Harry riprende fiato, scorgendo appena il volto rigato di Ginny, accanto alla madre. Alcune ragazze di Serpeverde si sono allontanate, abbracciate. Fa male, male da morire. Guarda per qualche secondo il volto composto di Minerva McGranitt, che gli sorride appena.
<< A volte, nella mia camera da letto – i miei amici Ron, Seamus e Nev lo sanno benissimo – scoppio a piangere, pensando alla battaglia. Ai morti, al dolore, alla paura. È un periodo della nostra vita che non dimenticheremo mai. Non possiamo mai tornare indietro – voltare le pagine del tempo – pensando magari che potremmo rivivere un momento felice o dire addio ancora un’ultimissima volta… non si può. Eppure, come disse l’uomo più saggio di sempre, ‘non serve a niente nascondersi nei sogni e dimenticare di vivere’, ragazzi.
La vita è qui, davanti ai nostri occhi, è oggi. Onoriamo il ricordo dei nostri amici, del professor Piton, del professor Silente! >> ed ora sorride Harry, le lacrime agli occhi e il sorriso caldo e rassicurante tipico suo. Un sorriso contagioso, che inizia a colpire già le prime file.
<< Amiamo senza limitazioni, perché Lord Voldemort non avrebbe voluto! Rendiamo onore ai nostri amici così. >>
Harry prende fiato e diventa rosso << Ginny, ti amo da morire! >> esclama, facendo ridere molti studenti. << Ecco, così! Perché nascondersi, perché tergiversare? I pregiudizi hanno condotto il Mondo Magico a tutto questo, direi che è ora di farla finita. >>  continua con voce alta, imperiosa.
<< Il tempo è limitato, ce ne siamo resi conto tutti. E quindi non perdiamo tempo! Se le persone che abbiamo amato – e tutt’ora amiamo – ci sono state portate via, affinché continuino a vivere non dobbiamo mai smettere di amarle. E le amiamo anche così, amandoci! Rendendoci felici, sereni.
Dobbiamo impedire che tutto ciò si ripeta, siamo testimoni di una realtà che non dovrà verificarsi più: abbiamo questo compito. Mai più. E ne sono fermamente convinto, tutto ciò è e sarà possibile solo grazie alla nostra forza di volontà. Dobbiamo vivere al meglio il presente – per noi e per loro – tenendo conto degli errori del passato. Mezzosangue e Purosangue, mai più.
Superiori e inferiori, mai più. Abbiate paura di sbagliare – io, personalmente, ho una paura fottuta – perché solo così capirete cosa è giusto. Sono così orgoglioso di essere un alunno di questa scuola, uno studente di questi eccellenti professori, un vostro compagno, un loro amico. Niente potrebbe rendermi più fiero di così. Questo mi fa andare avanti, sapere che li ricorderò e plasmerò la mia vita in base ai loro insegnamenti. Ricordiamoli con un sorriso sereno, ci stanno aspettando – con molta calma si intende! – proprio dietro l’angolo. >> Harry piange, sorridendo.
<< Va tutto bene. >> ripete, facendo scoppiare un applauso carico di significati.
Hermione si alza in piedi per unirsi all’applauso, il volto rigato dalle lacrime e un sorriso stampato su quel volto pulito. Si allontana dalla panca e si allontana ancora un po’, verso il fondo del parco.
Draco Malfoy è poggiato ad un tronco, le braccia conserte e il volto coperto dalla frangia bionda.
Gli occhi lucidi, quello sì.
La vita è qui, davanti ai nostri occhi, è oggi.
Lei non vuole sprecare un solo giorno di vita in più.
Si avvicina a passo svelto verso Draco, che ora la guarda seriamente.
Hermione realizza solo in quel momento di stare ancora piangendo – e disperatamente pure, a dire il vero.
Scuote la testa ridendo e si fionda nell’abbraccio confortante di Draco.
Dal profumo di casa, di sicurezza. Di serenità. 
Draco la stringe delicatamente a sé, lasciandole dei baci tra i capelli. Il sangue che nelle loro vene ha ripreso a correre, impazzito.
Il cuore che ha ripreso a battere.
Non c’è bisogno di dirsi altro. Sono lì, loro due e basta.
E quando Draco le alza delicatamente il volto ancora bagnato dalle lacrime salate e scorge il sorriso di lei, si crea di nuovo quella bolla intorno a loro.
Più forte e resistente di prima.
Quando poi le loro labbra si uniscono per la prima volta dopo troppo tempo – in un bacio salato al sapore di perdono, di speranza, di felicità, di serenità – tutto il resto non conta.
Va tutto bene.





Dunque? uno schifo? il mi ritardo è imperdonabile, eh? lo so, lo so.
il discorso di Harry magari ve li immaginavate diversamente, così come gli esami e tutto il resto.
è stato un mese difficile. credo che una parte del mio "blocco dello scrittore" fosse dovuta anche dal terrore di chiudere questa storia. da una parte voglio, dall'altra proprio no. mi ci sono affezionata, capite? voi no? mi mancherà tutto questo, mi mancherete voi! oh, le smancerie strappalacrime al prossimo capitolo...
che non chiedetemi quando arriverà (anche se il peggio è passato)...ma ARRIVERA'! :)
Semper fidelis, mie care.
Mi fare sapere cosa ne pensate? è da tanto - colpa mia, lo so - che non vi sento. Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento.
As usual, mi trovate
qui, se mai voleste chiedere qualcosa o che so io...

Va bene? vi lascio.
baci mie care, GRAZIE MILLE DI ESSERCI.

Chiara

 
 
 
 
 
   
 
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