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Autore: hermypotter    31/08/2004    11 recensioni
Una one-shot sulla coppia Tom/Bellatrix! Per la mia tesorina Ray! Dedicata completamente a lei, ogni singola riga!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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—Bella...

—Mamma, no.

—Tesoro, ti...

—No, mamma. Ora vai.

Bellatrix Black era appena passata dalla barriera che separava la stazione di King Cross al binario 9 e tre quarti. Il suo bel volto dagli occhi, semicoperti dalle palpebre pesanti, di un nero stupefacente, era duro mentre convinceva la madre ad andarsene, ma si rilassò e si sciolse in un sorriso(piuttosto raro da parte sua: non tradiva la natura di Serpeverde) quando Tom Riddle, uno dei più bravi Serpeverde del suo corso, si avvicinò a lei.

—Ciao Bella. Trascorse buone vacanze?

Bellatrix prese il controllo del carrello su cui era posato il suo bagaglio, levando bruscamente le mani di sua madre dalla sua spalla e andando verso il treno al fianco di Tom, lasciando la madre sola.

—Insomma. Quella stupida di mia madre mi sta sempre dietro.

Tom rise, chiudendo gli occhi. I neri capelli brillavano alla luce del sole settembrino. Bellatrix lo osservò: quanto le piaceva quel ragazzo. Più cresceva, più si faceva bello. Erano passati sei anni, dal loro arrivo a Hogwarts, e la ragazza pensava che Tom non potesse diventare più bello di così. Quando riaprì gli occhi, Bellatrix rimase a fissarli. Erano di un azzurro-blu stupefacente, freddo, ma allo stesso tempo dolce, per quanto gli occhi di un Serpeverde potessero esserlo.

Salirono sul treno. Tom prese il baule di Bellatrix.

—Oh... Grazie— fece lei, arrossendo un poco e aggiustandosi dietro l’orecchio destro una ciocca di capelli neri, liscissimi e lucidi, lunghi fino al fondoschiena.

—Ti ho mai detto che i tuoi capelli sono meravigliosi?

Tom poggiò sul pavimento del treno il baule della ragazza. Aveva il volto rosso dallo sforzo: era un ragazzo che raramente faceva troppo movimento fisico, preferiva passare il tempo libero sui libri, preferibilmente di Arte Oscura. Era sempre stato appassionato delle arti oscure, fin dal primo momento a Hogwarts. Era il più bravo in Pozioni, Incantesimi, Cura Delle Creature Magiche... Era il migliore. Era il prefetto di Serpeverde, e l’anno dopo sarebbe uscito dalla scuola con il massimo ai M.A.G.O. e con una scintillante spilla da Caposcuola come ricordo. Viveva in un orfanotrofio Babbano: il padre se n’era andato appena la moglie gli aveva rivelato di essere una strega. La donna che aveva messo al mondo Tom, sua madre, se ne andò da questa terra dopo il parto.

Bellatrix non rispose, non si fidava neppure della propria voce, che sapeva sarebbe stata piccola e timida: ciò non le avrebbe fatto onore, così decise di annuire lievemente e di salire sul treno per cercare posto.

Tom, dietro di lei, tirava il suo baule. Passarono davanti a diversi scompartimenti, e ogni ragazza che li vedeva sospirava e salutava(con un piccolo moto delle dita e il braccio “incollato” al fianco) Tom, che altezzosamente riservava sguardi solo a Bellatrix.

La ragazza sapeva che stava per diventare una delle più odiate, per avere gli sguardi di Tom, uno dei più affascinanti di Hogwarts, ed essere la cugina di Sirius Black, il più sexy che Hogwarts avesse mai visto secondo molte.

—Bellatrix.

La ragazza si fermò di fronte a uno scompartimento. Chiuse gli occhi, riconoscendo la voce che fin troppe volte aveva sentito.

—Sirius.

Bellatrix era entrata nello scompartimento di suo cugino e dei suoi stupidi amici. Lanciò loro un’occhiata. Suo cugino indossava già la divisa scolastica, naturalmente con i colori di Grifondoro, così come tutti gli altri suoi compagni. Aveva i capelli neri indomabili, che ricadevano sugli occhi dello stesso colore con una strana e distratta eleganza che faceva sognare molte ragazze di Hogwarts. James Potter, accanto a lui, era il secondo in classifica: occhi nocciola, dietro occhiali rotondi, e la fronte coperta da un ciuffo di capelli neri, che non faceva che risistemare, lanciando occhiate alla Evans. Questa aveva lunghi capelli rossi, ora raccolti in una coda, e brillanti occhi verdi, che lanciavano piccole occhiate a Potter, cercando di non farsi accorgere: patetici, quei due. Lui che ci provava in tutti i modi con lei, e la Evans che faceva la dura, quando sbavava anche lei dietro a Potter. Remus Lupin era subito terzo tra i più famosi ed affascinanti di Hogwarts, con i suoi penetranti occhi marroni e i capelli mori, nonostante non fosse tutta questa bellezza, aveva un gran fascino. Peter Minus era il solito stupido, piccolo, grassottello, con due occhi acquosi e un naso da topo.

Dietro Bella entrò Tom. La tensione ormai si tagliava con il coltello: pochi mesi prima, c’era stata un’amara sconfitta alla Coppa delle Case per Grifondoro. Con gli ultimi cinque punti, assegnati a Tom, Serpeverde aveva strappato la coppa agli avversari. Gli occhi azzurri di Tom si strinsero in due fessure.

—Potter, Black, Lupin, Evans e Minus… Com’è che vi fate chiamare? I Malandrini…— fece in tono divertito.

Bellatrix accennò un sorrisetto sarcastico. Incrociò le braccia al petto. Potter si era alzato in piedi.

Vai con la tua Bellatrix —sibilò.

Perché no…—mormorò Tom di risposta.

Bella arrossì lievissimamente, per poi fulminare con lo sguardo Potter.

—Tu pensa alla tua mezzosangue Evans, Potter!

—Chiedile subito scusa!

Anche Black e Lupin si erano alzati in piedi, e Potter aveva fatto un passo avanti.

—Non prendo ordini da un Grifondoro.

Così detto, Bellatrix si voltò, facendo volare per aria i neri capelli, aveva aperto di scatto la porta dello scompartimento ed era corsa fuori. Tom, dopo essersi scambiato uno sguardo di sfida con i tre, aveva detto a Black:—Ti saluta tua cugina…— per poi uscire alla volta di Bella.

 

 

 

 

 

Il viaggio in treno era quasi terminato, finalmente. La campagna selvaggia e disordinata fuori del finestrino era a stento visibile nell’oscurità che era calata, ma si poteva percepire lo scroscio dell’acqua sui prati e nei campi.

Una voce magicamente amplificata informò i passeggeri che sarebbero arrivati alla stazione di Hogsmeade in poco e consigliavano a chi non l’avesse ancora fatto di mettersi le divise. Ricordavano poi di lasciare i bagagli sul treno, poiché sarebbero stati portati al castello in seguito.

Bellatrix finì di chiacchierare con le sue amiche nello scompartimento, mentre infilavano le divise. La ragazza si osservò nel vetro: la spilla di Prefetto scintillava sul mantello nero. Si aggiustò la cravatta verde e argento, sistemò il colletto della camicia sul maglioncino e lisciò le pieghe della gonna, vertiginosamente corta. Era la stessa da sei anni, ed era più mini che mai, ma Bella non se ne curava, e andava in giro con quella gonnellina a pieghe che le lasciava scoperto troppo.

Le ragazze finirono di chiacchierare, e Bella vide Tom passare davanti al loro scompartimento, diretto verso l’inizio del treno.

Scattò in piedi.

—Devo andare nella carrozza dei prefetti! Scusate, ci vediamo dopo! Tenetemi il posto in carrozza! —esclamò alle amiche, per poi uscire di corsa.

Arrivò nella carrozza dei Prefetti e dei Capiscuola. Trovò la Evans e Lupin, prefetti di Grifondoro, Tom, prefetto di Serpeverde, Bones e Prewett per Tassorosso e Gedeon e Falley per Corvonero.

Ascoltò a malapena il Caposcuola, troppo impegnata a guardare Tom, i suoi capelli che ricadevano sugli occhi azzurri…

Quando il Caposcuola finì di parlare, andò con la Evans a controllare l’uscita del primo scompartimento. Tom andò con Prewett, Lupin con Gedeon e Falley con Bones.

—Ti piace Riddle, eh, Black? —sogghignò la Evans mentre aspettavano di fermarsi alla stazione.

—Non so di cosa parli, Evans.

—Oh, sì che lo sai —ridacchiò imperterrita quella stupida.

—Stai zitta, o non saprai più neanche come ti chiami, oltre a non sapere affari non tuoi —rispose gelida Bellatrix, mentre la mano si avvicinava pericolosamente alla bacchetta.

—Siamo sulla difensiva, eh?

—Evans, ti avverto…

Erano arrivati alla stazione. Frotte di ragazzi sciamarono dagli scompartimenti per andare verso il portellone che metteva in comunicazione il treno con la stazione.

—Calmi! Piano! Ehi, tu, dove vuoi andare? Attento al gradino… Spostati! Fermo con quel topo! Se rifai quella cosa ti becchi una punizione, Helling!

Le solite frasi di rito dei prefetti. Le due ragazze scesero dallo scompartimento, ma la Evans se ne andò con le sue amiche, mentre Bella venne raggiunta dalle altre ragazze.

-Andiamo?— chiese Fedora Reid, una delle sue migliori amiche.

Le ragazze si avviarono verso la carrozza più vicina a loro. Bellatrix sorrise alle bestie invisibili che trainavano le carrozze, i Thestral, e salì, per trovarsi insieme a Tom.

—Oh!... Tom…! —fece imbarazzata Bella. Sapeva che dietro di lei le amiche si scambiavano occhiatine eloquenti, gomitate e risatine.

Tom sorrise.

—Forza, Bella! Siediti!—risero le amiche dietro la ragazza.

Bellatrix si voltò verso le ragazze, indecisa su quale fattura lanciare, poi mantenne la calma, mosse le labbra a formare le parole:—Siete morte —e si sedette vicino Tom.

Fedora si sedette accanto a lei, e Eufemia Barcley e Fulvia Rush di fronte ai tre. Per tutto il viaggio rimasero in silenzio. Quando arrivarono, subito le tre ragazze scesero, lasciando Tom e Bellatrix da soli.

—Emh… —Bella si schiarì la gola, cercando di interrompere il silenzio imbarazzante.

—Shh… —sussurrò Tom, premendo un dito sulle labbra della ragazza, per poi baciarla.

Emozioni diverse si mescolarono nella mente di Bellatrix. Felicità, imbarazzo, paura, rabbia… Non sapeva se essere imbarazzata, impaurita, felice o arrabbiata. Ma a lei piaceva Tom… Così ricambiò il bacio, rendendosi conto solo in quel momento della sua fortuna, e sapendo che sarebbe stata odiata da tutte le ragazze. Ma non le importava, pensò, mentre passava le braccia attorno al collo di Tom…

 

 

 

 

 

Dopo un quarto d’ora scesero dalla carrozza. Tom non faceva che sorridere a Bellatrix, guardandola continuamente.

Quando entrarono nel salone, era in pieno svolgimento lo Smistamento, così nessuno li notò. Bella si illuminò, vedendo che Fedora le aveva tenuto il posto.

—Ti sei fermata a pomiciare con Riddle, eh? —sghignazzò l’amica, quando Bellatrix raggiunse il tavolo.

—Zitta, scema! —ringhiò.

—Dai, non te la prendere a male! Allora, che è successo? —chiese eccitata Fedora.

—Ci siamo baciati —disse tranquillamente Bellatrix.

E allora?

—Allora cosa?

—Bella, lo dici come se fosse la cosa più naturale del mondo, quando non lo è! Ti sei baciata con il ragazzo più sexy di Hogwarts! Dopo Sirius… —precisò con tono sognante.

Piantala di sbavare dietro a mio cugino, se lo conoscessi scapperesti di casa per non averlo sempre la domenica a pranzo! —rimbeccò la ragazza acida.

—Vabbè… —Fedora fece un gesto come a scacciare una fastidiosa mosca, poi continuò curiosa. —Allora, uscirai con Riddle?

—Se me lo chiede lui. —sentenziò orgogliosa.

—Mh, se tutte le femmine fossero come te, saremmo ancora tutte zitelle! —fece spazientita, ma divertita, l’amica.

Bellatrix le mostrò la lingua sorridendo.

Il preside Dippet si alzò.

—Benvenuti a un nuovo anno ad Hogwarts —fece con voce profonda. —Ora che i nuovi studenti sanno la casa in cui rimanere per questi sette anni di permanenza… Sia servita la cena!

Elfi domestici arrivarono, carichi di vassoi. Una decina di elfi si fermarono davanti al tavolo dei Serpeverde, posarono i vassoi, fecero un profondo inchino e, schioccando le dita, sparirono.

Tutti cominciarono a mangiare. Qua e là si sentivano chiacchiere sparse sulle vacanze, i ragazzi conosciuti…

Finalmente finì il banchetto e, dopo il discorsetto del preside, tutti si diressero verso i dormitori. Bellatrix raggiunse Tom: dovevano guidare i ragazzi del primo anno.

—Eccomi —sorrise Bella.

—I ragazzi del primo anno qua! Venite! —stava intanto chiamando Tom. Poi si voltò verso Bella e le sorrise.

Non parlarono mentre conducevano i ragazzi ai sotterranei e nella sala di ritrovo.

—Femmine, in quel corridoio là —e Bella indicò un corridoio a destra del fuoco che scoppiettava —la prima porta a destra, quelle a sinistra sono tutte chiuse a chiave.

—Per i maschi, quel corridoio a sinistra, sempre prima porta, ma a sinistra. A destra ci sono solo quadri. —spiegò Tom.

—Ora forza, andate tutti a dormire!

—Gli orari? —fece una ragazzina con gli occhiali e le codine.

—Ve li daranno domani mattina —rispose paziente Tom. Bella si intenerì, e rimase a guardarlo mentre rispondeva ai dubbi dei primi. Com’era dolce… Poi si rese conto di cosa stava pensando, così riprese il suo cipiglio duro e freddo.

Se avete finito… Potete andare. I vostri effetti personali sono già stati portati nelle stanze —tagliò corto Bellatrix.

Tutti, piano piano, sciamarono verso i dormitori. Erano rimasti solo Tom e Bellatrix.

—Emh… Allora… Buo… —fece per dire Bella, ma Tom si avvicinò, le mise un dito sulle labbra e le scostò i capelli dalla faccia, per poi baciarla. Bellatrix gli passò le braccia attorno al collo per la seconda volta per quella sera, mentre lui la posava delicatamente sul divano della Sala Comune…

 

 

 

 

 

 

 

—Stanotte sei stata con Riddle?

Era mattina, e Fedora e Bellatrix erano nella Sala Grande, facendo colazione mentre facevano finta di leggere gli orari. In realtà Fedora aveva voluto sapere perché l’amica non si era fatta vedere al dormitorio fino alle tre.

—Zitta… —sibilò Bellatrix sopra il suo orario, occhieggiando il martedì sul suo orario.

—Dai, dai, racconta a zia Feddy! —ridacchiò l’amica.

—Sì, ok? —bisbigliò Bella, improvvisamente rossissima.

—Dio, fai invidia a Weasley con quel colorito! —sghignazzò Fedora.

E che avete fatto?

—Dai che abbiamo Trasfigurazione.

—Va bene… Ma prima o poi qualcosa mi devi dire. Poi quando avrò in braccio un pargolo urlante…

—Sì , Fedora…

 

 

 

 

 

 

 

Un anno dopo

11 giugno 1953

 

 

Ma Bella, ragiona…

—No, Tom, io non ragiono! Abbiamo finito la scuola!

—Lo so, appunto…

—A te importa solo del potere!

Ma

—Tu metti il potere prima di tutto, Tom! Prima dell’amore…

Le lacrime rigavano il viso di Bellatrix mentre urlava contro Tom nella Sala comune. Erano gli ultimi giorni di scuola, così erano tutti a godersi il sole di giugno.

—Bella…

—No, Tom, ora mi ascolti. Io ti ho detto che avremmo potuto vivere insieme dopo la scuola. Ora la scuola è finita, ti ho chiesto una decisione e tu… Mi dici che non puoi, vuoi il potere… Ami troppo il potere!

—Bellatrix, per la Madonna, mi vuoi ascoltare? Possiamo vivere insieme…

Ma quando avrai il potere! Lo so anche io questo, ma non è lo stesso! Vuol dire che dopo che hai ottenuto ciò che ami di più ti dedichi ai tuoi passatempi… Non mi sta bene!

—Bellatrix… —Tom tese debolmente una mano verso Bella, per abbracciarla.

—No, Tom… Non voglio il tuo abbraccio.

—Ѐ la scelta migliore.

—Hai scelto da solo. A me non ha chiesto niente nessuno. Sappi che... Comunque vada… Io ti amerò sempre.

 

 

 

 

 

 

Quarant’anni dopo

Ufficio Misteri

 

 

 

 

—Tom…

Lord Voldemort si voltò: Bellatrix Lestrange era entrata nella sua stanza. Sobbalzò nel sentirsi chiamare Tom. Era tanto tempo che nessuno lo chiamava così. Cosa poteva spingere Lestrange a chiamarlo così?

Gli… Ali Auror.. Hanno ucciso tutti… Sono troppi… -ansimò la donna. Voldemort vide una ferita sul suo fianco.

Il panico, per la prima volta da molto tempo, attanagliò Lord Voldemort. Quanti erano?

—B…Bella…

Hanno ucciso Rodolphus… Lo hanno ucciso! —gemette con una mano sugli occhi Bellatrix.

Lord Voldemort rimase colpito: non credeva amasse così tanto l’uomo che aveva sposato. Sembrava strano, ma Bellatrix aveva sposato Rodolphus non per vero amore, ma perché era l’unico che le piacesse… Dopo Tom. L’aveva fatto per dimenticare Tom, e la delusione.

Ho… Paura… Non voglio morire… —pianse Bellatrix.

Lord Voldemort si alzò lentamente dalla sua sedia, mentre già si sentivano gli urli degli Auror.

—Non… Puoi fare nulla? —singhiozzò Bella.

—Lo sai —sorrise tristemente —che dopo lo scontro con Potter… I miei poteri sono quasi morti…

—Tom…

—Bellatrix… Io… Ti devo dire… Mi dispiace… —strinse fra le braccia la donna, che intanto stava chiudendo gli occhi, e ansimava sempre più forte per via della ferita.

—No.. Bella… Non morire… Ti prego… Io.. Devo dirti che sei più importante di qualsiasi altra cosa… Anche del potere… Sono stato così stupido…

Urla sempre più vicine.

—Io ti amo… Sei la donna della mia vita… Ma l’ho capito troppo tardi…

Bellatrix diede un gemito. Si sentivano passi in vicinanza.

—Bellatrix… No… —singhiozzò Tom.

Bellatrix aprì un occhio e rivide il suo Tom, quello dagli occhi azzurri… Dolci… Ma freddi… I capelli neri… La disperazione sul volto… Le lacrime che rigavano il suo bellissimo volto…

—T..Tom… —sorrise debolmente, sollevando una mano e sfiorando il viso dell’uomo.

—Bellatrix… —fece con un sorriso abbozzato Tom, ma le lacrime che ormai inondavano il viso.

—Ti amo… —fece piano Bellatrix.

Stavano per buttare giù la porta.

—Anche io, Bella… Comunque vada…

  
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