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Autore: Believe7    16/04/2013    1 recensioni
Ciao ragazze! Scrivo questa storia perché non sono riuscita a trovare alcuna ff che riguardasse Justin Bieber per quello che è. Il suo personaggio viene sempre stravolto. Chiaramente con questa storia non pretendo di rivelare la verità su di lui, è tutto frutto della mia immaginazione.
Justin Bieber ha rubato il cuore di milioni di persone nel mondo. Riuscirà Haley, la protagonista della mia storia, a rubare il suo? Scopritelo!
Le frasi in corsivo sono i pensieri dei personaggi.
Lasciatemi recensioni!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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“Haley svegliati sono le otto!”. Felicite tentava di svegliarmi.
“Sono sveglia! Come puoi anche solo pensare che io abbia chiuso occhio stanotte?”, risposi acida e stanca. Lei rise. “Sei l’ansia fatta persona. Vieni, zia ha preparato il caffè”
Mi trascinai in cucina, e riuscii a stento a bere una tazza di caffè. Il mio stomaco non voleva saperne di lasciar entrare qualcosa di commestibile che non fosse una bevanda. Ogni volta che sono in una situazione stressante è il mio stomaco a pagarne le conseguenze. Mi sentivo come se dovessi affrontare un esame all’università, ma stavolta non c’era niente su cui essere preparati o meno. L’unica cosa che sapevo era che Justin Bieber voleva vedermi, o almeno così era stato fino alla sera precedente.
“Allora, ci andrai stamattina?”. Eccola lì. Stava cercando di fare la parte indifferente, lo sapevo bene, ma Alice era più nervosa di me.
“Si, per le 11:30 vorrei essere lì, credo..”
“E che ti metti?”, chiese Eleaonor spensierata mettendo i cereali nel suo latte.
“Oh mio Dio, non lo so, che ansia!”. Che stupida, tutta la notte sveglia e non avevo pensato a una cosa così importante! Anzi, in realtà non avevo pensato quasi a niente. Più che altro avevo ricordato. La mia mente aveva ripercorso tutta la giornata precedente, tutte le sue parole, i suoi gesti, le sensazioni che avevo provato. Ma alla stressante questione dei vestiti non avevo proprio pensato.
“Metti la minigonna Haley, è un ragazzo come gli altri e tutti i ragazzi vogliono vedere le gambe delle donne!”. Consigli di seduzione di zia Dolly delle 8:25 del mattino.
“Ok vado a provarmi qualcosa, ma prima devo fare una doccia! Penso di non aver mai sudato così tanto come stanotte!”, dissi catapultandomi alla porta del bagno.
Toc, toc, toc
“Zio Mario esci subito dal bagno, sono in ritardo!”, urlai.
“Ma se non hai neanche un orario per l’appuntamento! Sto uscendo comunque.”
Presi dalla mia camera tutto l’occorrente per una seduta di bellezza che sarebbe stata la più lunga di sempre. Avevo avuto altri primi appuntamenti in precedenza, ma non mi era mai capitato di dovermi preparare per incontrare una superstar. E poi non è che avessi frequentato chissà quanti ragazzi.. Fino all’anno prima avevo avuto un fidanzato, lo stesso da tre anni e mezzo. Quindi tutta la mia esperienza con ragazzi che avessero concluso l’adolescenza si riduceva all’ultimo anno effettivamente. Me lo dovevo far bastare. Mi pareva che la regola della minigonna di zia Dolly fosse effettivamente valida. Ma con Justin Bieber “never say never”, no? Magari invece aveva qualche fissazione particolare. Forse quando usciva con una ragazza in minigonna pensava subito di aver a che fare con un’arrampicatrice sociale. Ci avrei riflettuto sotto la doccia.
Mio Dio, sta succedendo veramente? Signore ti ringrazio per aver ascoltato le mie preghiere. Mia mamma morirà quando lo verrà a sapere, mi ha sempre accusato di essere una stalker quando si trattava di Justin! Dopo dovrei chiamarla, non l’ho più sentita da ieri.
Lasciavo che il getto d’acqua mi bagnasse i capelli e il viso, avevo bisogno di rilassarmi. Forse stavo prendendo tutto troppo sul serio, ma come potevo non essere nervosa?
 
“Alice dove hai messo la mia piastra?”, urlai come una strega dal bagno. Un minuto dopo bussò alla porta con l’affare infernale, e me lo porse.
“Devi stirarmi i capelli Aly, e velocemente anche, e devi mettermi i bigodini giganti!”
I miei capelli mi danno sempre problemi, non somigliano per niente a quelli di Mr. ciuffo d’oro. Sono riccissimi, ma io li porto quasi sempre con le onde alla Belen Rodriguez, per intenderci. Soltanto che ci metto almeno un’ora e mezza per avere quel risultato.
Mentre Alice mi stirava i capelli e infilava i bigodini, io mettevo smalto a mani e piedi. Anni e anni di pratica mi consentivano di adottare posizioni da acrobata, giacché non potevo muovermi, altrimenti avrei rischiato di provocarmi un’ustione di primo grado a causa della piastra bollente.
“Mio Dio Alice, devi essere sempre così delicata?”. Mi aveva appena conficcato una forcina dell’emisfero sinistro del cervello.
“Scusa, sono nervosa stamattina! Comunque direi che sono venuti bene”. Mi guardava attraverso lo specchio. “Si, spero solo che mantengano con questo caldo”. I capelli erano la mia ossessione, ne ero completamente schiava, decisamente.
Per quanto riguardava i vestiti, provai una serie di abbinamenti, ma nessuno mi soddisfò davvero.
“Questo top è troppo corto. Questo pantalone sembra un pigiama. Con questi jeans morirò di caldo. Tacchi così alti di mattina? Sono ridicola. Questa camicetta mi da l’idea di un incontro con la suocera”. Ogni volta che uscivo dalla stanza per mostrare un nuovo abbinamento trovavo da sola un difetto, non lasciando agli altri neanche il tempo di aprire bocca.
Alla fine decisi per una minigonna di jeans, non eccessivamente corta, un top bianco senza bretelle avvitato al punto giusto e ballerine YSL color verde smeraldo, regalo delle mie amiche per il mio ventesimo compleanno, a cui abbinai una borsa di Gucci che avevo fregato a mia madre. La prima cosa che infilai in borsa fu la mia reflex. Non mi sarei lasciata sfuggire l’occasione di avere delle foto di Justin Bieber in accappatoio, qualora avesse aperto la porta in quello stato.
“Sei bellissima”, commentò Alice con un velo di tristezza negli occhi. Sapevo cosa stava pensando.. Le stavo portando via il suo sogno, ne ero la protagonista. Ma infondo quale ragazza non sognava di uscire con Justin Bieber? Mi avvicinai e le accarezzai i capelli. “Lo so cosa stai provando, ti capisco.. Non so cosa dire, vorrei vederti tranquilla”, le sussurrai dolcemente.
“Tranquilla? Al massimo sono felice per te, ma non chiedermi di essere tranquilla perché ho i nervi a fior di pelle. Chiamami più tardi, e scatta tante foto per me please!”. Alla fine mi sorrise e mi aiutò a truccarmi.
“Sei pronta? Guarda che se ti provi a passare di nuovo davanti allo specchio ti lascio qui!”, urlava mio zio dal salotto.
 Ma perché gli uomini non capiscono la psicologia femminile?
“Mario lasciala stare e aspetta, sono le 11:15, sei in orario! Haley non ti dimenticare gli orecchini”, disse mia zia difendendomi. Fortuna che eravamo una famiglia a maggioranza femminile!
“Basta non ce la faccio più, andiamo, o mi verrà l’ esaurimento nervoso!”. Sbuffai, sistemandomi i capelli per l’ultima volta.
Ero pronta. Ero pronta?
Il tragitto da casa al centro non mi era mai sembrato così breve. Troppo breve.
“Haley per favore ogni tanto telefona ok? Già non hai detto niente a nessuno di questa cosa, almeno tua madre potevi avvisarla!”. Ultimo rimprovero prima di scendere dalla macchina.
“Zio ti chiamo io, non ti preoccupare. Grazie, a dopo”, dissi chiudendo lo sportello.
 
 
L’hotel Sacher era dall’altra parte della strada, maestoso, imponente, e.. assediato! Non riuscivo neanche a realizzare quante persone potessero esserci lì fuori. E quanti poliziotti! Appena arrivai la folla stava cantando “Boyfriend”. Erano tutti con la testa rivolta alle finestre dell’ultimo piano, da cui speravano potesse affacciarsi Justin da un momento all’altro.
Mi feci spazio tra le persone, attenta a non farmi calpestare i piedi e a non prendere gomitate in pieno volto. Erano tutti agitatissimi, compresa la sicurezza. Arrivai in corrispondenza dell’ingresso, dove due file di transenne parallele permettevano che almeno uno stretto corridoio consentisse agli ospiti dell’albergo di entrare e uscire. Mi avvicinai a un uomo in divisa sulla cinquantina, era il responsabile. Chiesi di poter passare, un ospite dell’albergo mi stava aspettando.
“Non posso far passare nessuno senza chiave signorina, mi dispiace, ho avuto precisi ordini dal direttore”, mi rispose inesorabile.
Merda!“Mi scusi ma io non alloggio qui, devo incontrare una persona che alloggia nell’albergo, come potrei avere la chiave?”, chiesi nel panico.
“Non è un mio problema signorina, telefoni a questa persona e le dica di venirle incontro all’ingresso. Non avrò alcun problema a lasciarla passare”
Sta scherzando? Da dove pensa che potrei prenderlo il numero di Justin Bieber?! E adesso come glielo spiego?
“Senta io non ho il numero di telefono di questa persona, l’ho conosciuta da poco, mi ha detto che avrebbe avvisato in reception che sarei passata”. Era la verità.
“Guardi signorina questi giochetti con me non attaccano, se sta fingendo di avere un conoscente nell’albergo, tentando in qualche modo di intrufolarsi dentro per incontrare Justin Bieber, mi dispiace ma oggi non è il suo giorno fortunato!”
“Ma io devo incontrare proprio Justin Bieber!”, dissi a voce un po’ troppo alta. Le ragazze intorno si girarono simultaneamente a guardarmi con occhi sbarrati.
Merda!
“Senta signorina, glielo ripeto per l’ultima volta..”
Non ebbe il tempo di finire la frase che il portiere dell’albergo lo prese per un braccio.
Dopo avergli sussurrato qualcosa all’orecchio disse a voce più alta: “E’ tutto ok, la lasci passare”.
Il poliziotto mi guardò sconcertato e allo stesso tempo mortificato. “Sono spiacente signorina, non ne avevo idea”.
Non mi sono mai sentita così potente in vita mia. Ostentando superiorità, non lo degnai di uno sguardo mentre gli passavo davanti. Al contrario, sentivo tutti gli sguardi delle ragazze su di me, così come i loro commenti fatti a bassa voce.
Il portiere mi stava tenendo aperto il portone dell’ingresso. Sapevo perfettamente che aveva ragione ad essere sospettoso, la responsabilità sarebbe stata sua se qualche malintenzionato fosse riuscito ad introdursi senza autorizzazione nell’albergo. Ed ero certa che già diverse persone ci avevano provato.
“Prego, benvenuta all’hotel Sacher”, mi disse cordialmente il portiere, chiudendo la porta alle mie spalle.
Tutta la spavalderia che avevo ostentato fino a un secondo prima andò a farsi benedire. Le receptionist mi guardavano con attenzione, come se stessero cercando di capire che ruolo avrei potuto ricoprire in quella faccenda.
Non sono una prostituta, smettetela di guardarmi in quel modo!
Sapevano già chi fossi, ma vollero mettermi ugualmente in imbarazzo chiedendomi di cosa avessi bisogno.
“S-Salve, dovrei incontrare Justin Bieber. Mi ha detto che vi avrebbe avvisati del mio arrivo..”. Ero diventata bordeaux.
La bionda, che avrà avuto solo pochi anni più di me, mi sorrise come se avesse tutte le risposte, come a dire “lo so bene cosa sei venuta a fare qui”. Glielo leggevo in faccia. Ma chiaramente il suo ruolo le imponeva di mostrarsi professionale, non poteva darmi della prostituta ad alta voce.
“Oh certo, eravamo stati informati del suo arrivo. Avviso subito in stanza”
Digitò velocemente delle cifre sul telefono, e attese che qualcuno dall’altro lato rispondesse.
“Salve Mr. Hamilton, c’è qui la signora che Mr. Bieber aspettava”. Pausa. “Perfetto, arrivederci e grazie”. Il momento più imbarazzante della mia vita dopo che Justin Bieber il giorno prima mi aveva dato della ritardataria al Meet&Greet.
Ancora quel sorriso, adesso la uccido!
“Prego signora, la stanno aspettando. Ultimo piano, Suite presidenziale”
Ma non lo vedi che ho solo venti anni, cretina? Perché ti ostini a chiamarmi signora?
Sorrisi educatamente, e ipocritamente aggiungerei, dirigendomi verso l’ascensore. Lì dentro mi sentii al sicuro da quelle arpie, che avevo sentito mormorare finché non si erano chiuse le porte. Poi l’ansia mi assalì nuovamente. Soltanto sette piani mi separavano da lui. Credevo che stesse per venirmi un infarto.
Le porte del settimo piano si aprirono, e fui costretta ad abbandonare il mio rifugio per affrontare le mie ansie. Subito fuori dall’ascensore c’era un grande specchio ad attendermi, così mi diedi una sistemata prima di percorrere il breve corridoio, alla fine del quale c’erano tre porte. Quella esattamente di fronte a me era la sua camera, lo capì dalla targa dorata accanto allo stipite. Man mano che mi avvicinavo infatti leggevo sempre più chiaramente quelle diciotto lettere: suite presidenziale.
Ecco i crampi allo stomaco!
Era arrivato il momento, non potevo più tirarmi indietro: dovevo bussare. Alzai la mano, ma prima che potessi colpire il legno della porta con il pugno, la porta alla mia sinistra di aprì, ed un omone dalla pelle scura e dal sorriso splendente uscì: era Kenny Hamilton, il responsabile della sicurezza di Justin.
Allora era lui il Mr. Hamilton con cui ha parlato prima la donna gufo.
“Ehi, tu devi essere Haley! Sei ancora più bella che in foto! Io sono Kenny, piacere di conoscerti”.
Mi tendeva la mano. Impiegai qualche secondo a realizzare che avrei dovuto stringergliela. Scossi la testa come per svegliarmi, e lui rise.
“Scusami, sono un po’ nervosa. Si io sono Haley, e il piacere è tutto mio. Di che foto parli?”, chiesi curiosa.
“Fredo ieri al Meet&Greet ti ha scattato delle foto. Lui e Justin me le hanno mostrate.”
Solo a sentire il suono del suo nome mi vennero i brividi. Poi un lampo di odio verso Fredo e la sua Nikon mi attraversò: mi ha fotografata, lo sapevo!
“Abbiamo dovuto mostrarle al portiere affinché ti riconoscesse. Hai avuto problemi ad entrare?”. La domanda di Kenny mi distolse dai miei progetti di vendetta contro Fredo.
“All’inizio con il capo della polizia, credeva volessi infiltrarmi, ma il portiere è arrivato in mio soccorso”, spiegai sorridendo.
“Scusaci ma abbiamo chiesto di essere molto attenti agli ospiti che entrano nell’hotel. All’inizio negli alberghi si infiltravano sempre le fans, ma il vero problema erano i paparazzi. A volte fingevano addirittura di essere dei tecnici delle antenne, pur di entrare e scattare foto inopportune. Così abbiamo deciso di essere più severi, e dare indicazioni precise ai direttori degli alberghi che ci ospitano”
Wow, tutto ciò era incredibile. Attorno a Justin ruotava un vero e proprio sistema di sicurezza brevettato. Non doveva essere facile ogni volta far filare tutto liscio.
“Wow..”, fu l’unica cosa che riuscii a dire, banalmente.
“Scusami ti sto annoiando! Allora, in questo momento Justin sta dormendo e ti consiglierei di non svegliarlo, non tanto perché appena sveglio è intrattabile, perchè credo che con te farebbe volentieri un’eccezione. Il punto è che è davvero stanco, ieri sera c’è stato lo show e poi è uscito con i ragazzi. E’ rientrato quasi sei ore fa”, disse guardando l’orologio.
Ero un po’ delusa, ma allo stesso tempo sollevata. Avrei avuto un po’ di tempo per pensare a cosa gli avrei detto quando lo avrei incontrato.
“Ma puoi aspettarlo in quest’altra stanza, tanto dovrebbe svegliarsi tra un po’”. Bussò alla porta alla destra della suite. Dopo pochi istanti la porta si aprì, e una dolcissimo viso mi stava guardando con aria enigmatica. La piccola Jazmyn era davvero bellissima con quel pigiamino rosa. 

Ciao ragazze! Il momento dell'incontro tra Haley e Justin si avvicina. Pubblicherò il capitolo in cui ne parlo domani sera. Spero che intanto questi vi piaccia, anche se Justin non compare! Lasciatemi recensioni ciaooo! 

  
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