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Autore: _Cthylla_    16/04/2013    2 recensioni
Un'astronave spezzata in due, due fratelli, i cui destini si incrociano con quelli di autobots e decepticons. Ma...è davvero tutto come sembra?
I buoni sono davvero buoni? Ed i cattivi...lo sono tutti poi così tanto?
Dal capitolo 1:
"Spectra Specter trovava meravigliosa quella sfera di colore azzurro che, seppure in realtà non fosse così, sembrava risplendere di luce propria invece di scippare senza pudore quella di una grande stella non poi così lontana da lei. La giovane cybertroniana, uno scricciolo blu e bianco con grandi occhi azzurri che sembravano abbracciare l’Universo intero, rivolse una fuggevole occhiata al mech blu e nero seduto accanto a lei, apparentemente impegnato a pilotare l’astronave. - più che un pianeta sembra un gioiello - osservò la ragazza. Il suo compagno di viaggio accolse quell’affermazione con un breve sospiro. - può essere. Ma io e te non siamo qui per la sua bellezza…- il tono dell’uomo si raddolcì un po’ - …sorellina. Lo sai, no?"
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arcee, Nuovo personaggio, Soundwave
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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TSB14

Megatron aveva ritenuto indispensabile ultimare le riparazioni della Nemesis.

Quando sarebbero andati a Cybertron l’astronave sarebbe stata meno protetta e, a giudicare da quel che era successo quando c'erano lui e tutti gli ufficiali (tranne Dreadwing) presenti, era meglio evitare altri possibili disastri come quello.
Per di più, pur avendo sentito parlare dell’Omega Lock in cui avrebbero dovuto portare le Chiavi, i Decepticon non avevano ancora idea di dove fosse. Di conseguenza la Nemesis era rimasta in costante movimento per ridurre i rischi di un nuovo attacco e i Decepticon non avevano combinato praticamente niente di nuovo.

Se Spectrus non li avesse attaccati tempo prima probabilmente non si sarebbero neppure curati di decodificare le coordinate dell’Omega Lock mettendosi semplicemente a cercarlo per tutta Cybertron, e magari ci avrebbero messo meno; ma l’attacco c’era stato, con tutte le conseguenze del caso. Tra le altre cose, la sezione B21 era ancora inagibile e Spectrus Specter era diventato lo spauracchio per quei pochi vehicons nella B21 che erano sopravvissuti. Se possibile, a quei soldati faceva più paura lui di Optimus Prime. Prime non avrebbe mai, mai utilizzato del Tox-En, non li avrebbe chiusi nella sezione condannandoli spietatamente ad una morte orribile.

In tutto ciò l’unico che se la godeva, eccetto che per qualche fitta di inquietudine per più e più motivi, era Starscream.
Non era ridiventato il secondo in comando ma, dopo aver ricevuto una sgradevole controllata al cervello da parte di Megatron (l'aveva fatto per verificare le sue intenzioni), era stato definitivamente riaccolto nei ranghi. Poi naturalmente c’era Spectra, che era sempre insieme a lui.

Nel rapporto tra Spectra e Soundwave infatti si era creato uno schema: lei provava ad avvicinarlo, lui la evitava o la ignorava completamente; lei restava malissimo ogni volta per quella reazione, dato che non capiva il motivo, Soundwave stava male perché la vedeva star male a sua volta, ma non diceva nulla; lei andava da Starscream, sempre pronto a consolarla in ogni modo, lui stava sempre peggio.

A ttrarre vantaggio da tutto ciò era proprio il seeker argentato, che tra sé e sé pensava che, se come tecnico e come combattente Soundwave era in gamba, in amore era un vero disastro.

Starscream sapeva che Soundwave probabilmente lo avrebbe fatto a pezzi, se solo avesse potuto, soprattutto perché ogni tanto si divertiva anche a tirare la corda aggredendo all’improvviso le labbra di Spectra e toccandola davanti a lui. Soundwave se ne andava sempre prima che Spectra riuscisse a staccarsi, e Starscream metteva sempre a tacere le proteste della ragazza.

“Nn penso che gli importi, come vedi se n’è andato e non ti cerca neanche”.

A quella triste verità, o meglio, a quella menzogna che sembrava la pura verità, Spectra non sapeva mai cosa rispondere. Le venivano gli occhi lucidi, ogni tanto piangeva e a quel punto era Starscream a tirarla un po’su con qualche battuta, facendo l’idiota o, ancora, guardando dei film insieme, parlandole, e facendo con lei qualunque cosa che la distraesse. La cosa era resa anche più facile dal fatto che adesso Spectra e Starscream dormivano insieme.

Soundwave non aveva voluto che stesse nel proprio alloggio né che lavorasse più con lui. Se voleva togliersela dalla testa era bene che gli stesse lontana.

Era convinto di non essere più nei pensieri di Spectra, ma sbagliava, e se anche fosse stato davvero come pensava lui avrebbe ugualmente potuto dirle la verità, invece se ne stava zitto e lavorava, lavorava, lavorava per non pensare, rinunciando in partenza a lei.

Spectra Specter, dal canto suo, sostituiva semplicemente il lavoro con lo stare vicina a Starscream. Si sentiva morire ogni volta quando provava ad andare da Soundwave, a parlargli, e lui se ne andava o la ignorava del tutto. Perché faceva così? Non lo capiva proprio, non pensava di avergli fatto qualcosa di male e, per di più, Soundwave aveva ancora la sua Scintilla.
Starscream la attraeva. Quel mech le piaceva veramente tanto e viceversa. Nonostante Spectra fosse stata chiara fin da subito, dicendogli e continuando tutt’ora a ripetergli di essere innamorata di Soundwave, Starscream non si dava per vinto. Le stava facendo scoprire cose che lei non avrebbe mai immaginato, che la facevano andare fuori di testa dal piacere, che la facevano stare bene, sentire viva…e donna. Era sempre accanto a lei, dimostrava di voler stare con lei in ogni senso possibile, mentre il "principe" di cui era innamorata la faceva stare male con la sua totale indifferenza.
Aveva sperato che, migliorata la gamba, anche il rapporto con Soundwave magari si sarebbe evoluto in qualcosa più di un’amicizia, invece da quando era tornata era come se per lui non esistesse.
Megatron aveva un bel dirle che Soundwave faceva così perché aveva da fare, ma anche prima pur avendo da fare e aveva sempre avuto tempo da dedicarle, aveva sempre cercato la sua compagnia, cosa che non accedeva più.

- A che pensi?

Era talmente assorta nei suoi pensieri da essersi dimenticata di essere in braccio a Starscream, nella loro stanza. - Sempre alla stessa cosa. Alla stessa persona - mormorò.

Starscream fece uno sbuffo irritato. - Lo pensi ancora anche se ti fa stare male? Pensa a me, invece - la esortò con estrema sfacciataggine - Io finora ti ho dato solo piacere in tutti i sensi o sbaglio? E non ci siamo ancora connessi, a quel punto sì che…

- Starscream-

- Dimmi se sbaglio a dire quel che dico. Ti ho mai fatta piangere? No. Ti ho mai ignorata? No. Non io - abbassò drasticamente il volume della voce - Quel folle di Soundwave sì.

- Soundwave non è folle - lo difese Spectra.

- Pazzo o stupido, una di queste due cose. Se tu fossi innamorata di me come lo sei di lui, saprei apprezzarlo e me ne sarei accorto, soprattutto. O forse si è accorto anche lui ma non ricambia, essendo di una freddezza e menefreghismo senza pari, e proprio perché non gli importa nulla cerca di allontanarti ignorandoti senza nemmeno dirti le cose in faccia - buttò lì, mentendo e sapendo di mentire.

Il brutto era che, vedendo come si erano messe le cose, a Spectra stava venendo lo stesso pensiero. - Non è così. Soundwave non è così, ok? - ribatté, per nulla convinta di quel che aveva appena detto.

- Aprirai gli occhi e mi darai ragione. L’unica cosa che mi dispiace è che tu stia male a causa sua.

Sarebbe bastato che Soundwave sentisse quella conversazione per rendersi conto di come stavano davvero le cose, invece era sempre intento a decodificare il database di Iacon, senza mai ricaricarsi o quasi, e a rendere il sistema di sicurezza della Nemesis assolutamente impenetrabile.
E a chiedersi quasi inconsciamente per quanto tempo lui, Soundwave, avrebbe retto prima di crollare.
Parlando di “distrazioni” dalla tristezza, Spectra e Starscream non erano ancora arrivati alla connessione vera e propria ma avevano fatto cose per le quali Soundwave, intercettandole per sbaglio mentre lavorava, per poco non aveva spaccato la console.
Avrebbe voluto essere lui a farle provare quelle sensazioni. Avrebbe dovuto essere lui il mech di cui Spectra sospirava il nome in una seducente litania, non Starscream. Ma era arrivato tardi, e non potendo andare lì e terminare Starscream non volendo ferire Spectra ulteriormente poteva solo starsene lì fermo a farsi male.
Soundwave stava facendo tutto da solo. Starscream era la rovina di se stesso in generale, ma anche l’ex gladiatore in quel frangente sembrava fare di tutto per eguagliare quel primato.

Non si era più tolto il visore. Prima che Spectra sparisse quando stavano insieme finiva sempre per toglierselo, da prima che lo avvertiva come una protezione era diventato una scomoda barriera di cui quando era solo con lei voleva liberarsi, ora invece sentiva di averne bisogno più che mai. Era grazie a quello che manteneva il controllo su si sé, che si ricordava chi era.

Odiava che Spectra stesse con Starscream. Anche lui aveva fatto cose assolutamente orribili (peggio di quante ne avesse fatte lui stesso per quel che sapeva) cose per le quali al massimo avrebbe dovuto solo guardare Spectra da lontano invece di metterle le mani dappertutto, e non solo quelle, ma per quanto Soundwave pensasse di essere meglio di lui non riteneva di esserlo abbastanza.
Sapere che le stava facendo del male, perché vedeva come lo guardava quando non le rispondeva in alcun modo, lo faceva sentire sempre più indegno. Si sentiva una larva di mech quando vedeva i suoi occhi lucidi, quando lei se ne andava via zoppicando ancora leggermente.

- Hai fatto progressi?

Soundwave indicò a Megatron i monitor.

- Bene. Se non altro qui riesci a fare qualcosa di costruttivo - commentò il leader dei Decepticon in un tono tagliente che con Soundwave non aveva mai usato.

Nemmeno lui era molto contento della coppia Spectra/Starscream. Anzi, dire “non era molto contento” era un eufemismo, non era felice per niente. Per quanto quella giovane femme in certi casi fosse riuscita a inquietarlo aveva davvero preso a cuore la sua sorte. Ciò era dovuto perlopiù a una natura sinceramente buona e gentile che Megatron non aveva visto in nessuno da eoni (era inevitabile considerando il suo passato di minatore, poi gladiatore, poi rivoluzionario e infine il presente da signore della guerra) e gli seccava non poco vederla insieme a qualcuno che riteneva totalmente inadatto. Allo stesso tempo però sapeva che la cosa non lo riguardava, al di là dell'essere contro la politica da sempre vigente nella Nemesis: con chi stare era una decisione che doveva prendere Spectra e nessun altro. Voleva inoltre voleva che Spectra fosse più tranquilla e serena possibile, e al momento stava così quando era insieme a Starscream, mentre quando si incontrava con Soundwave era costantemente sul punto di piangere. Il tono tagliente di Megatron era dovuto anche a quello: sapeva che Soundwave era ancora innamorato di lei, ma quello zuccone del suo amico sembrava stare facendo di tutto per spingerla tra le braccia di un seeker argentato che non aspettava altro. In certe cose era sempre stato un disastro anche quando era più giovane, e da vecchio non era migliorato.

Megatron era anche convinto che Starscream sapesse come stavano davvero le cose, come tutti, e che quindi stesse godendo come un matto. Soundwave era sempre stato “avanti” rispetto a lui, ora invece lo stava soprassando alla grande in quel campo.

- Adesso staccati da quei maledetti monitor e ascoltami. È un ordine.

In perfetto silenzio, Soundwave si voltò verso di lui.

- Questa storia deve finire.

Soundwave fece partire diverse registrazioni. Spectra che parlava con Starscream, che rideva con Starscream. Quelle che l’avevano quasi fatto diventare matto le tenne per sé.

- Cosa vorresti dire, che sta bene? Se è quel che intendi allora lascia che te lo dica, non hai capito assolutamente niente. Quasi piange ogni volta che vi incontrate e tu la ignori, la stai gettando tra le sue braccia di Starscream senza nemmeno provare a fare qualcosa. Mi viene il dubbio che non la ami poi così tanto.

Come poteva dire che non l’amava?!
A lui, che sopportava le provocazioni di Starscream solo per non darle un dispiacere smontandolo pezzo per pezzo? Che la lasciava stare con lui nonostante si sentisse in modo schifoso ogni volta che li vedeva insieme?

- Non è così che le dimostri di amarla, amico mio, ti stai dimostrando solo stupido, scusa se te lo dico.

Solo quando Megatron disse così Soundwave si rese conto di averlo detto ad alta voce. Comunque non aggiunse altro.

- Se la vuoi davvero, Soundwave, fai qualcosa. Te lo dico prima come amico che come comandante - gli diede le spalle e si incamminò verso l’uscita - Un tecnico depresso non lavora come un tecnico che sta bene, oltretutto.

Detto questo se ne andò.

Soundwave si voltò nuovamente verso i monitor e se possibile riprese a decodificare con più foga di prima.
O meglio, a tentare di farlo.

Accesso negato.

Accesso negato.

Accesso negato.

- Fatti decodificare, dannazione a Primus! - sbottò in preda alla frustrazione prima di colpire la tastiera con un pugno e lasciarsi cadere in ginocchio, togliendo il visore e lanciandolo via, odiando di stare piangendo come una stupidissima protoforma, perché significava…

"Significa che io..."

Si scopre di essere al limite quando un giorno, per una stupidaggine, vengono le lacrime agli occhi e non si riesce a ricacciarle indietro. Quando una parola, un gesto insignificante, un “accesso negato” colpiscono tanto a fondo da fare un male indescrivibile.
Non significa essere fragili o deboli, significa aver sopportato già troppo a lungo, aver detto di sì al posto di no o aver lasciato correre. Significa aver risposto sempre “Sto bene”, o averlo lasciato credere a chiunque guardasse.

Soundwave era arrivato al limite.




***


Di Spectrus Specter si potevano dire molte cose ma non che fosse un completo imbecille.
Non gli era servito molto tempo per notare che tra Optimus Prime ed Arcee c’era un ”qualcosa” di indefinito. Forse non avrebbe dovuto prendere e andarsene quella sera.

"Che Prime abbia fatto la sua mossa?"

Nonostante ciò, Spectrus era tranquillo. Non era nemmeno irritato, seccato o che di simile. A lui non importava niente di Arcee se non per andarci a letto.
A quel punto forse era meglio mettere in chiaro le cose con quella sciocchina insignificante…

- Arcee, cara… sarò franco, il tuo atteggiamento ultimamente mi sta dando l’idea che ci sia qualcosa di cui magari dovremmo discutere o dovrei essere informato.

Arcee trasalì. Da languida che era, la stretta di Spectrus era diventata ferrea. Minacciosa.

- Non… non so di che parli. Non ho cambiato atteggiamento…

- Fammi il favore e smettila di raccontarmi stupidaggini. Non ne sei capace. Puoi ingannare Optimus con le tue scarsissime doti di attrice ma non il sottoscritto - disse freddamente il mech.

D’altra parte lui si riteneva un professionista della menzogna, e come sapeva dirle sapeva anche riconoscerle molto facilmente.

- Non capisco cosa intendi… - cercò di sviare la donna, ma la stretta aumentò ancora, tanto da farle quasi male.

- Lo capisci eccome. Tu e Optimus Prime, la sera che abbiamo perduto le Chiavi Omega. Dimmi cosa è successo - le prese il viso e la fece voltare verso di sé - Ora.

Anche Arcee ora lo guardava freddamente e si stava innervosendo. - Mi stai minacciando?

- Dipende da te.

A quel punto Arcee non si trattenne più, non sopportava più l’atteggiamento di Spectrus, quando era troppo era troppo. - Optimus Prime mi ha baciata, è successo questo! Da quel momento ho qualche dubbio che sia il caso che io e te continuiamo a stare insieme, soprattutto perché sono stufa di essere trattata in questo modo!

Rimase allibita quando alla fine di quel vibrante sfogo lo vide semplicemente fare spallucce.

- D’accordo.

- Come sarebbe?!

- se vuoi stare con Santo Optimus, fai pure. Per me non è un problema, tanto dovrai comunque continuare a connetterti col sottoscritto - stroncò sul nascere ogni domanda di Arcee con un’occhiataccia - Non gli piacerebbe sapere che gli hai mentito. L’hai preso "leggermente" in giro per aiutarmi in un piano che lui non avrebbe mai approvato, rendendoti mia complice. Lasciami pure e mettiti con lui, non ho problemi con la cosa, ma continuerai a connetterti con me, altrimenti sono disposto a dire tutto.

- Non ti crederà. Crederà che lo fai per ripicca - tentò di difendersi Arcee.

- Siamo due contro una. Anche Wheel Jack sa. Si chiamano precauzioni, Arcee.

Wheel Jack sapeva, Ecco perché era arrivato così rapidamente. E anche lui, come aveva finto bene lo sconcerto…

- Tu sei-

- Cosa? Ho detto che puoi stare con Optimus, ti ho dato la mia disponibilità a una relazione aperta, sono molto indulgente.

Quel bastardo l’aveva fregata. E adesso? Non poteva mettersi con Optimus e tradirlo con Spectrus, sarebbe stato troppo disonesto. Quindi che doveva fare? Certo, era stato solo un bacio e poi Optimus era praticamente fuggito, ma Arcee ormai aveva capito cosa significava. 

- Come puoi farmi una cosa del genere?

- Sei tu che mi costringi, tesoro. Io ti ho detto che hai la mia Scintilla, e tu cosa fai? Mi tradisci col capo. Molto disonesto da parte tua, credevo che fossi meglio di così.

La guerriera Autobot non sapeva proprio come uscirne. Le cose andavano sempre peggio: tra Spectrus e i Decepticon con le quattro Chiavi Omega in mano, per risolvere tutto ci sarebbe voluto un miracolo.
Il brutto era che, nonostante tutto, Spectrus riusciva comunque a farla sentire in colpa. Non che fosse complicato, Arcee si dava sempre la colpa di tutto. Tailgate morto? Colpa sua. Cliff morto? Colpa sua. Spectrus che si comportava in quel modo? Forse era colpa sua che l’aveva tradito, e così via, come tante persone più o meno giovani e insicure che finivano invischiate in relazioni tossiche.

- Non… non era previsto.

- Ma hai apprezzato. Sbaglio?

Arcee abbassò gli occhi.
Non voleva dire più una parola, non per quella sera.

   
 
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