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Autore: Another world    16/04/2013    4 recensioni
"Grazie a te, ho capito quanto bello sia il mondo"
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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“Grazie”

 
Girovagavo tra le strade deserte della città, tirava un vento gelido ed io avevo addosso solo una felpa.                 
Non sapevo neanche io come mi sentivo, ero arrabbiato,deluso,triste, ma al tempo stesso mi sentivo libero, ero lì, solo in una strada deserta, cullato dal vento e dagli odori della mia città, lontano da quelli che dovrebbero essere i miei genitori ma che in realtà erano soltanto un’alcolista e un violento bigotto.
A pensarci bene, sapevo come mi sentivo. Ero stanco. Stanco dei miei genitori, stanco di essere solo,stanco...di dover vivere così.
Sentii un rumore provenire dalle mie spalle e di colpo mi risvegliai dallo stato di trans in cui vegetavo da quando ero scappato di casa, avevo camminato fino a raggiungere la zona industriale della città, che a quell’ora della notte era frequentato da barboni e delinquenti.
Nonostante tutto, fui preso dal panico,cominciai a correre e mi infilai nel primo capannone aperto, solo allora ripresi a respirare normalmente.
Non ce la facevo più.
Mi guardai intorno, non c’era nessuno,solo una luce proveniva dal fondo del capannone. Presi velocemente in considerazione l’idea di scappare ma, pensandoci, mi resi conto che un assassino non avrebbe di certo acceso un fuoco e sicuramente avrebbe messo qualcuno a sorvegliare l’ingresso.
Stavo  diventando paranoico, bene.
Non so cosa mi spinse ad avvicinarmi, forse il freddo, forse la curiosità o forse semplicemente non mi importava più.
Vicino al fuoco c’era un uomo, fissava il fuoco con sguardo spento come se lo stesse guardando ma non lo stesse vedendo per davvero. Mi avvicinai per osservarlo meglio e probabilmente mi sentì, perché si giro a guardarmi, ma con tranquillità come se non fossi uno sconosciuto appena apparso alle sue spalle. Così girato potei osservarlo meglio, indossava dei jeans consunti, una felpa sbiadita e un cappotto sbrindellato, aveva la pelle scura ed era alto e massiccio. Più che un barbone mi ricordava un nobile gentiluomo caduto in disgrazia che, nonostante tutto, riusciva a conservare la sua aria aristocratica e fiera.
Rimanemmo a fissarci per non so quanto tempo, fino a quando:

“Ciao”

Aveva uno strano accento, era come il miscuglio di tanti accenti insieme.

“Salve...ehm...signore, mi dispiace esserle piombato alle spalle in questa maniera...io...vado”

Mi voltai verso l’uscita ma il curioso accento di quello strano tizio mi fermo ancora.

“Non mi hai disturbato, ragazzo. Sono sempre solo, un po’ di compagnia non mi farà male! ”

Ci pensai un po’, restare lì al caldo e al riparo o uscire al freddo, da solo. Decisi di restare. Infondo, non avevo fretta.

“Bene! Come ti chiami ragazzo?”

Sembrava davvero contento della mia decisione.

“Ethan, signore”

“Oh su Ethan! Dammi del tu e chiamami Jaques! Non sono davvero così vecchio”

Jaques,che nome strano. Non sembrava neanche della nostra epoca.

“Ha un bel nome signo...Volevo dire, hai un bel nome Jaques! Anche se non sembra molto moderno, Come mai ti hanno chiamato così? Genitori appassionati di storia?”

“In realtà,non ho mai conosciuto i miei genitori. Mi hanno chiamato così i monaci francesi che mi hanno cresciuto. Jaques è il nome con cui nell’antica Francia venivano chiamati i fuorilegge e i bambini abbandonati o rinnegati. Significa,letteralmente, ‘’SENZAFACCIA’’ ”

“Non hai mai conosciuto i tuoi? Ritieniti fortunato!”

Mi guardò con dubbioso, alzando un sopracciglio. Quindi,mi affrettai a spiegare:

“Mi creda, si è risparmiato una gran rottura di scatole. La famiglia è solo un peso”

“Interessante teoria ragazzo. Sei il primo che mi dice una cosa del genere in realtà, di solito le persone, quando dico loro che sono orfano, fanno una faccia imbarazzata e iniziano una serie infinita di scuse. Ti va di spiegarmi in che senso ‘’Mi sono risparmiato una gran rottura di scatole’’? ”

Non mi piacque il tono ironico con cui lo disse. Ma infondo,cosa poteva saperne lui?

“Prova ad immaginare come ci si sente quando tua madre lavora tutto il giorno e tornando a casa non ha il tempo per te perché troppo occupata a scolarsi un paio di bottiglie di vodka o a litigare con tuo padre. Padre, che tra l’altro non fa altro che sperperare i pochi soldi che abbiamo con scommesse e dosi di cocaina e che tornando a casa è troppo fatto o è troppo arrabbiato per considerarti. Secondo te com’è dover bloccare ogni volta i tuoi genitori mentre litigano prima che si facciamo male davvero e andarci sempre di mezzo, finendo all’ospedale un giorno si e l’altro pure? Secondo te come ci si sente eh? Non sai niente della mia vita, Jaquen. Quindi, dovresti evitare di usare quel tono. ”

Respiravo affannosamente, avevo iniziato ad urlare. Non sapevo neanche io perché stessi dando di matto. Non mi era mai successo prima e di certo non era la prima volta che qualcuno mi prendeva in giro.
In più non capivo perché avessi detto cosi tanto ad un tizio che conoscevo da neanche cinque minuti. Nessuno sapeva dei miei, a scuola i compagni e i professori credevano facessi uno sport violento, qualcosa tipo hockey o rugby, per cui non facevano domande quando mi presentavo a scuola con un occhio nero o con un braccio rotto, e io non avevo mai fatto niente per smentire quella voce. Le persone vedono quello che vogliono vedere infondo.
Forse, avevo raccontato, a Jaques dei miei perché ormai non mi importava più,volevo dirlo a qualcuno,volevo che qualcuno capisse, che mi notasse, e perché no? Che magari provasse anche un po’ di compassione per me.
Tanto...avevo deciso ormai.

“Ti senti meglio ora?”

Avevo iniziato a fissare il fuoco perso nei miei pensieri quando la sua voce mi distrasse. Alzai lo sguardo e lo fissai dubbioso.

“In che senso?”

“Tenersi tutto dentro, deve essere un bel peso per un ragazzino. Perché non lo hai mai detto a nessuno?”

“Come fa a sapere che non l’ho mai detto a nessuno?...Anzi no! Lasci stare,non mi interessa. Nessuno sa niente, perché a nessuno interessa. Sono sempre stato il ragazzo strano, quello asociale e pieno di lividi, nessuno ha mai provato ad avvicinarsi a me. Sono una specie di tappezzeria, se ci sono o no, non fa differenza. Sono solo,non ho amici, a chi avrei dovuto dirlo secondo te?”

Avevo sempre fantasticato sul momento in cui avrei finalmente raccontato tutto a qualcuno, avevo sempre pensato che mi sarei sentito più leggero, rilassato, magari...felice. Ma non provavo niente, ero apatico. Come al solito.

“Ti va di sentire la mia storia?”

Annuii soltanto, un po’ spiazzato dalla domanda.

“Fui abbandonato sulle porte di un convento di clausura Francese quando avevo poco più di un mese. Fui allevato dai monaci del convento con amore, fino all’età di 5 anni. Ai monaci non era permesso avere contatti con l’esterno, quindi quando il vescovo venne a sapere della mia esistenza, fui cacciato dal convento. Le persone che avevo creduto mi volessero bene mi avevano abbandonato,troppo spaventati per la loro incolumità per difendermi. Ero solo. Ho dovuto imparare presto a cavarmela da solo, ho rubato, ho mendicato e mi sono persino prostituito. Non sono fiero delle cose che ho fatto, ma era l’unica maniera per sopravvivere. Verso i 13 anni iniziai a lavorare per un ricco uomo d’affari coinvolto in loschi affari. Aveva bisogno di qualcuno che portasse avanti i suoi sporchi affari senza fare domande, io ero la persona perfetta. Arrivai ad uccidere quelle persone per quell’uomo, ma era necessario. Il mio sogno è sempre stato quello di viaggiare, ma per farlo mi servivano soldi. Lavorai per quell’uomo fino a quando non compì 18 anni, avevo messo abbastanza soldi da parte per viaggiare per un po’ senza dovermi preoccupare di niente,così mi licenziai e partii per la Spagna. Il punto è che anche se vesto come un barbone, ho avuto una brutta infanzia e non ho nessun legame, sono l’uomo più felice del mondo. Perciò, anche se la tua è una brutta vita ora, non sai quello che potrebbe succederti in futuro. ”

Detto questo, mi sorrise.

Iniziai a pensarci, aveva ragione, non sapevo cosa mi riservava il futuro, avrei potuto formare bella famiglia, avere un bel lavoro, vivere una bella vita... non lo scoprirò mai,però.
Guardai Jaquen negli occhi e sorridendo gli sussurrai un

“Grazie”

dopodiché, me ne andai. Non fece niente per fermarmi, sembro semplicemente prendere atto della mia decisione. Aveva capito.
E lo avevo fatto anche io. Arrivai fuori dal capannone, stava sorgendo il sole, mi fermai un attimo a fissarlo, volevo imprimermi questo momento nella memoria. Mentre i timidi raggi di sole iniziavano ad illuminare pigramente le case, io presi la pistola che avevo tenuto per tutto il tempo nella tasca della felpa, e rimasi ad osservarla, in qualche modo mi sentivo diverso, volevo uccidermi, volevo davvero mettere fine alla mia vita. Ma ora mi sentivo meglio, in pace con me stesso, conoscere Jaquen mi aveva fatto capire che nonostante non lo conoscessi personalmente, c’era il bello nel mondo, e questo mi bastava, andava bene cosi.
Mentre premevo il grilletto sorrisi, stavo finalmente bene.

 




Spazio dell’autrice:
SAAALVE PIPOOOL!
Ho sempre desiderato scrivere “Spazio dell’autore ”cajhicdjaoa. Mi sento così figa, insomma lol
Btw, lasciamo perdere me che fangirlizzo e passiamo a cose più serie(?). Ho scritto questa storia per un compito di italiano, e dopo essermi auto- convinta di aver preso un 5 perché la storia faceva schifo, mi sono ritrovata con un 8- e la professoressa che se anche non me lo ha detto esplicitamente è convinta che voglia fare la stessa fine di Ethan. Dopo la professoressa, l’hanno letta: Mio padre,mia madre e tre miei amici. Tutti sono rimasti sconvolti dalla fine che ho fatto fare ad Ethan (Si beh, sconvolti. Più o meno...) Così dopo essermi consultata con la mia migliore, nonché beta, ed essere praticamente stata costretta da Donato, ho deciso di pubblicare la storia. Siete d’accordo sul fatto che Ethan si sia ucciso? Oppure voi l’avreste fatta finire in modo diverso? Vorrei davvero sapere il vostro punto di vista :3
Infine i ringraziaaamenti: *Rullo di tamburi*
Un grazie va alla mia beta, Camilla, che nonostante si una rompicoglioni continua a sopportarmi. Ti lovvo <3
Grazie anche al mio rompicoglioni personale. Senza di te, non l’avrei mai pubblicata, Bro.
E un grazie va anche alla mia professoressa di italiano, che nonostante sia una balengona, da sempre delle tracce fighissime ai compiti!
Fatemi sapere cosa ne pensate,per favore.
Another world
  
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