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Autore: Lady Po    16/04/2013    8 recensioni
Cloe è una ragazza brillante e creativa, schiacciata dal peso di un cognome importante e contrastata dalla passione per il giovane professsor Bexter. Fin quando a lungo è possibile soffocare i sentimenti? fin quando è possibile nascondere una relazione? Infine, riuscirà l'amore a battere gli schemi sociali? Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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                                                                                Nessuno è più schiavo di colui che si  ritiene libero senza esserlo.
                                                                                            Johann Wolfgang von Goethe

                                                                                    Freedom

Ho sempre sognato la libertà.
La libertà di scegliere, amare o persino di sbagliare.
Mandare all’aria i piani, i programmi, fa di noi persone libere. E’ nelle cose che non ci aspettiamo, nella sorpresa di trovarcele di fronte, che risiede la vera gioia. Ed io, chiusa nella mia gabbia dorata con un destino già scritto da terzi non ho mai provato nulla di tutto questo.
In compenso oggi voglio riappropriarmi della mia vita, provare l'ebbrezza della libertà e bearmi dell'imprevedibilità dei giorni a venire.
Mi giro lentamente verso il posto del guidatore e ritrovo il viso –seppur stanco- di Adam, concentrato sulla guida. Non ha più posto domande da quando l’ho trascinato fuori dall’università. Viaggiamo da più di un’ora e non mi ha rivolto neppure uno sguardo. “La prossima devi girare, siamo quasi arrivati” azzardo.
“Lo so. Conosco perfettamente la strada” risponde telegrafico. La sua mano con un gesto meccanico riporta indietro il ciuffo che ribelle sosta davanti ai suoi magnifici occhi. Sembra nervoso, quasi turbato da qualcosa di cui evidentemente ignoro l’esistenza. Quando ci ritroviamo di fronte alla tenuta Downey, affianca l’auto a quella di mio padre e scende alla velocità della luce.
“Aspetta, dove credi di andare?”  strillo dietro di lui di qualche passo. Adam non si scompone e va avanti come una furia verso il grande portone della tenuta. Affretto il passo e finalmente lo raggiungo, strattonandolo per una manica.
“Si può sapere cosa ti prende?” dico, alquanto stizzita.
“Ho capito cosa vuoi fare, sai? Non te lo permetterò. Non lascerò che rovini la tua carriera per me, andrò via da Princeton. Vado a comunicarlo a tuo padre. Quello stupido accordo non doveva nemmeno vedere la luce, è durato abbastanza” farfuglia in modo confusionario.
 E’ più forte di me, non riesco a non amare quell’espressione corrucciata. Le prime giovani rughe che si affacciano ai lati degli occhi quando il suo sguardo si intensifica e quelle labbra serrate.
“E’ gentile da parte tua Adam ma adesso tocca a me risolvere le cose. E’ giusto che io affronti mio padre, solo così potrò esorcizzare le mie paure ed essere finalmente libera” mormoro. Un tenue sorriso gli increspa improvvisamente le labbra. Sento i suoi occhi scrutatori leggermi dentro, scovando in un angolo nascosto la paura che mi affligge. Paura di sbagliare, di non essere forte abbastanza.
“Verrò con te” sentenzia con un tono che non ammette repliche.
Per un attimo sono tentata di lasciare ancora una volta  il mio destino nelle mani di qualcun altro. Infondo non è tutto più semplice quando sono gli altri a rischiare al tuo posto? No, la libertà ha un prezzo ed è arrivato il momento che io paghi il mio.
“Adam, ho bisogno di affrontarlo da sola. Lo capisci vero?”
Lui china il capo, affranto. Poi annuisce, lasciandomi libero il passaggio. Raggiungo il portone a passo esitante ma poi mi blocco. La sua voce mi arriva dritta al cuore.
“Se hai bisogno, io sono qui amore mio” urla Adam.
Allora mi giro e incontro il suo sguardo rassicurante, caldo e accogliente. E non ho più paura. 
Quando finalmente apro il portone, l’odore della cucina di Camille mi invade le narici. Mio padre sicuramente starà cenando.
Non faccio fatica infatti a trovarlo comodamente seduto nella sala pranzo mentre beve un bicchiere di vino. Quasi si strozza quando mi vede arrivare.
“Cloe che ci fai qui? Ti hanno forse espulso?” chiede in evidente stato di affanno.
“No, papà. Mi sono espulsa”ribatto, usando le sue stesse parole.
“Cosa intendi con mi sono espulsa?”  dice facendomi  il verso.
“Allora? che succede Cloe?” mi esorta a continuare, subito dopo.
“Ho chiuso papà. Ho chiuso con le tue assurde manie di controllo sulla mia vita. Ho deciso di lasciare Princeton” sputo lì, minacciosa.
Le mie parole devono averlo destabilizzato poiché  il suo viso si fa improvvisamente più pallido.
“Stai scherzando vero?” dice qualche secondo dopo.
“No papà, è tutto vero. Non voglio più assecondare i tuo progetti su di me. D’ora in poi sarò io a decidere della mia vita” rispondo, più risoluta che mai.
“Non sai quel che dici, ragazzina”
“Invece si. Ho scoperto dell’accordo papà. Cosa credevi di controllarmi anche da lontano? Beh, spiacente..il teatrino è finito! Sei solo un’ipocrita, uno che la sincerità proprio non sa dove sta di casa” sbraito. Al contempo sento le prime lacrime scendere. Razza di traditrici.
Non ha senso consumarsi per una persona del genere ma non riesco a non sentirmi ferita. Ho di fronte l’uomo che mi ha donato la vita e allo stesso tempo colui che l’ha gestita –neanche fossi un’azienda- fino a qualche secondo fa.
“Come l’hai scoperto?” domanda, ormai pallido come un cencio.
“Non importa come papà
“L’ho fatto per te piccola. Non volevo ti accadesse qualcosa di brutto lontana da casa” tenta di giustificarsi.
“Hai cercato di comprare una persona per seguirmi, te ne rendi conto?”
“Il denaro non è mai stato un problema, lo sai. E il tuo bene è sempre stato al primo posto” si difende.
“Già, il tuo amato denaro. Hai sempre cercato di compensare le tue negligenze dispensando soldi. Non ti sei mai interessato veramente a quello che desideravo. Il nostro rapporto è sempre stato basato su questa sorta di sottomissione implicita che non ha fatto altro che spalancare l’abisso di rabbia e delusione che provo adesso nei tuoi confronti” concludo ormai allo stremo delle forze.
Mi rendo conto di essere stata molto dura nei suoi confronti ma non trovo altro modo per sfogare tutta la rabbia repressa che ho in corpo.
“Cosa hai intenzione di fare?” chiede, desolato.
“Mi iscriverò all’accademia delle belle arti. La stessa che frequenta Joy. Seguirò l’indirizzo di fotografia e moda come ho sempre desiderato”
“Un’università pubblica?” domanda, non celando un velo di irritazione.
“Si, voglio guadagnarmi quello che avrò grazie alle mie forze. Non per il cognome che porto o la prestigiosità della scuola che ho frequentato” concludo soddisfatta.
“Cloe, se tutto questo è una conseguenza dell’accordo che ho stipulato con il professore, ti prometto che lo revocherò immediatamente” esordisce. Un velo di speranza si è impossessato dei suoi occhi. Crede veramente che basti annullare uno stupido accordo per ripristinare le cose tra di noi? Non capisce che delle semplici scuse andrebbero già meglio?
“Non hai capito niente papà. Voglio poter decidere, voglio essere libera di sbagliare e rialzarmi; perché è solo dai propri errori che si impara”. In questo momento non riesco a riconoscere chi tra noi due è il genitore.
Non so perché ma quando lo vedo sospirare con rassegnazione finalmente capisco di avere vinto.
“Mi abbracci?”.
Quelle due parole suonano come una supplica, volta a lenire l’angoscia e lo smarrimento. Mio padre è parecchio scosso.
Decido di mettere da parte l’astio e l’orgoglio per dare a questo rapporto un briciolo di normalità e lentamente lo avvolgo tra le mie braccia.
“Perdonami Cloe” sussurra, mentre una lacrima rotola giù sul suo volto, ancora stretto al mio ventre.
Tutti gli anni di incomprensioni, bugie e sotterfugi spariscono di fronte alla bellezza di un abbraccio sincero tra padre e figlia.
Io, suo testamento genetico, non posso che perdonarlo e ridare all’uomo che ho di fronte la dignità di padre che ho tanto sbeffeggiato.
Dopo un tempo che mi sembra infinito, esco fuori da quella casa. L’aria gelida di gennaio mi investe in pieno, facendomi tremare. Non ho pensato nemmeno a portare una cappotto, era l’ultimo dei miei pensieri.
Adam è dentro la sua macchina ma non appena esco mi corre incontro e senza dire una sola parola mi stringe a sé, traslandomi il suo calore.
“Hai voglia di raccontarmi cosa è successo?” soffia lui al mio orecchio.
“Si. Prima torniamo a Princeton?”.
**
"Dove stiamo andando?" domando, visibilmente perplessa. Non riconosco in quella che stiamo percorrendo la strada di casa mia.
"E' una sorpresa. Vedrai" risponde Adam. La sua aria solenne, è terribilmente buffa.
"Non dovevamo tornare a Princeton?" chiedo, fingendo di essere offesa.
Ah, di nuovo l'aria corrucciata, stavolta velata dal sospetto di avere sbagliato qualcosa.
Non ce la faccio a trattenermi.
"Scherzavo. Sono curiosa di vedere questo posto" mormoro entusiasta.
Alza lo sguardo e mi fa un breve sorriso di sollievo, ridonando al suo bellissimo volto un'aria rilassata. Un secondo dopo prendo la sua mano e la stringo. E' il mio modo per dirgli che andrà tutto bene.
Percorriamo diversi km e ci addentriamo in una radura apparentemente abbandonata. Adam posteggia la macchina e mi aiuta a scendere, cercando di non farmi inciampare per via delle erbacce alte.
E' un posto isolato e nel buio della notte assume un'aria tetra, quasi spettrale.
"Non avere paura" sussurra, raggiungendomi.
Istintivamente afferro la sua mano e insieme ci addentriamo in quel piccolo boschetto dimenticato dal mondo.
Per quanto mi sforzi, non capisco dove abbia intenzione di portarmi. Non riesco a ricollegarlo a qualcosa di familiare.
Attraversiamo gran parte della boscaglia e ci ritroviamo dinnanzi a quello che una volta doveva essere un parco giochi.
Mi giro verso di lui ma prima che possa parlare mi anticipa.
"Questo parco giochi un tempo mi ha visto bambino, ci venivo a giocare di nascosto. Adam Bexter era un bimbo vispo sai?" ride. Una risata malinconica piena di significati celati dal suo fanciullesco entusiasmo.
"Quando sono diventato più grande non ho provato vergogna nel ritornarci. Ho preso tante decisioni importanti in questo posto. Mi trasmetteva pace, purezza. Con il passare degli anni l'ho visto deteriorare fino a diventare un tripudio di erbacce e ferro arrugginito. Allora non ho potuto fare niente, se non contemplare passivo la sua disfatta" dice, mentre giocherella con un sassolino raccolto da terra.
"Continua.." lo incito.
"L'ultima volta che ci sono venuto è stato quando dovevo decidere se accettare o meno l'accordo con tuo padre" mormora, rattristendosi. Ripensando a quell'accordo sento una fitta al cuore. E' stato parecchio duro averlo scoperto da sola. E il fatto che lui me l'abbia tenuto nascosto mi brucia ancora come una ferita aperta.
"Vieni" dice lui, interrompendo il silenzio che si è creato.
"Ti va di sederti qui, vicino a me?" continua, indicando due altalene vicine.
Lo guardo intensamente, in questo momento si sta mostrando in tutta la sua fragilità, è sincero. Lo gridano i suoi occhi.
Mi siedo sull'altalena accanto alla sua e insieme prendiamo a dondolarci.
E' buffo vedere due persone adulte, iniziare a ridere come bambini quando l'altalena raggiunge una velocità tale da avere l'illusione di toccare il cielo.
"Non voglio perderti Cloe" sussurra, non appena riprendiamo fiato.
Oh, non mi perderai amore.
"Ho detto a mio padre che lascerò Princeton" dico tutto ad un fiato.
"Cosa?" domanda lui, sgranando gli occhi.
"Princeton non è la facoltà adatta a me. Ho sempre sognato di studiare altro"
"Dove andrai?" chiede, mentre la sua voce diventa più fievole.
"Mi iscriverò all'accademia delle belle arti, la stessa che frequenta Joy. Ma al contrario suo io seguirò l'indirizzo di fotografia e moda"
"L'accademia di Trenton?"
"Si" rispondo, consapevole dei suoi pensieri in questo momento.
"E così, andrai via piccola Cloe eh?" fa eco lui, quasi stesse parlando a se stesso.
Ora la sua andatura è più lenta e il ferro arrugginito dell’altalena scricchiola di rimando. Un moto di tristezza mi pervade, notando i suoi occhi privi di quella vivacità che ho imparato a conoscere bene. Ma se è vero che il destino lo costruiamo piano piano, facendoci guidare dalle emozioni, allora voglio iniziare a scrivere il mio da oggi.
Salto giù dalla mia altalena e in una falcata lo raggiungo, ponendomi di fronte. Afferro le sue mani e le tengo salde alle mie in una morsa che spero possa trasmettergli tutto l’amore che provo nei suoi confronti.
“Si, è vero, andrò via da Princeton. Hai dimenticato, però, un piccolo elemento..
Se andrò via da Princeton non sarò più una tua alunna. Saremo semplicemente Cloe eAdam, due persone che si amano. Liberi da costrizioni sociali, anche una coppia strampalata come la nostra può farcela. Non mi fa paura la differenza d’età, la  distanza e se per te..” non riesco a continuare la frase, poiché le sue labbra repentinamente si appropriano delle mie.
Oh, come è dolce il sapore della libertà.
Le nostre labbra si attorcigliano fameliche l’una alla ricerca dell’altra. I nostri sapori si mischiano, addolcendo i sospiri divenuti più accelerati. Scioglie le sue mani dalle mie e ne porta una a tenermi la nuca, quasi volesse imprimermi quel bacio. L’altra vaga sul mio corpo fremente.
Può un bacio essere più eloquente di mille parole?
In quel bacio riscontro il suo totale abbandono, la sua dedizione e il suo amore. Protagonista incontrastata è la passione che ci divora; non possiamo fare a meno di sfiorarci e gustare il sapore dell’altro come fosse il cibo più prelibato al mondo.
“Dovremmo andare o rischiamo di prenderci un brutto raffreddore” suggerisce Adam mentre è intento a spogliarmi. Le sue guance rosse sono come fanali nel buio della notte e le sue mani disegnano sul mio corpo autostrade di piacere.
“Hai ragione ma non importa. Penseremo dopo al raffreddore” ribatto, attirandolo definitivamente a me.
La sua scia di baci si fa sempre più intensa ed evitando di cadere ci sistemiamo sopra i nostri vestiti che fungono da materasso sopra l’erba gelida.
Ora il suo corpo possente e delineato è scagliato sul mio, avido del suo tocco.
Seppur è tutto buio giurerei di vedere affiorare un sorriso, un largo sorriso, sulle sue labbra mentre eliminiamo ogni distanza sia fisica che mentale.
Chiudo gli occhi e respiro appieno il suo profumo; forte e deciso si sincronizza perfettamente con i suoi movimenti.
E’ dolce ma esperto, depositario di incandescenti sensazioni che crescono, crescono così tanto da farmi raggiungere la parte più alta e auspicabile di un piacere nuovo, consapevole e libero di manifestarsi in tutta la sua bellezza.
**
La parte più difficile delle partenze è dare l’addio a quelle persone che sono passate attraverso la tua strada e ne hanno rivoluzionato il corso.
Sono un po’ nervosa e continuo a torturarmi le dita mentre aspetto Kevin. Ci siamo dati appuntamento ai giardinetti di Princeton come facevamo abitualmente. Adam non è stato per niente contento della mia decisione ma una parte di me sa che è giusto salutarlo. E’ pur sempre un mio amico, anche se il mio fidanzato sostiene che Kevin possa non considerarsi solo un semplice amico.
“Cloe” mi sento chiamare da una voce familiare ma evidentemente sotto tono.
“Kevin” esulto, abbracciandolo.
“Perché hai voluto salutarmi?” chiede lui, liberatosi delle mie braccia.
“Che domande sono? Non potevo andarmene senza prima averti salutato” affermo, spazientita dalla sua vena critica.
“E’ un addio, giusto? Ti ha costretto lui a liberarti di me, patetico” sentenzia.
“Non mi sto liberando di te, per diamine Kevin ma che ti prende?” chiedo, fissandolo a lungo per capire.
Improvvisamente il suo viso si fa troppo vicino e le sue labbra si poggiano sulle mie. Un bacio duro, risentito. Quando mi desto dal torpore che quel bacio mi ha provocato, la mia mano -quasi avesse propria autonomia- si scaglia sul viso di Kevin con una veemenza inaudita. Un secondo dopo, mi rendo conto del gesto e alquanto frastornata cerco di scusarmi.
“Scu-scusa non era mia intenzione” dico, prontamente.
Il gelido dei suoi occhi mi trafigge, scuotendomi fino in fondo. Che succede? A volte le sensazioni prendono una via del tutto inaspettata.
“Cloe, non tornare da lui. Resta con me” inizia a dire lui.
“Perché?” domando, interrompendolo.
“Perché è con me che dovresti stare, io e te siamo più simili di quanto pensi. E se quello che c’è stato tra di noi è valso qualcosa, allora resta”
“Quello che c’è stato tra di noi, è solo finzione. L’amore è altro Kevin” sputo lì, inacidita.
“L’amore è agire alle spalle?” mi sfida lui. Il suo è un riferimento poco velato all’accordo tra Bexter e mio padre. Se mi avesse sferrato un pugno in piena faccia, avrebbe fatto di certo meno male di quell’affermazione. A volte le parole sono più taglienti di lame affilate.
“Tu non sai cosa significa amare. Non avere la presunzione di giudicare quello che provo per Adam” ribatto, inalberata.
“E così io sarei insensibile, giusto? Cloe, apri gli occhi. Credo proprio di avere scoperto cosa significa amare..” sussurra, avvicinandosi ancora una volta.
Se c’è una caratteristica che descriva a pieno Kevin è senza dubbio la tenacia. Non si arrende facilmente.
“Allora dovresti lasciarmi andare. Volere il mio bene e la mia felicità. Ed io sono felice accanto a lui, mettitelo in testa” dico, indietreggiando di qualche passo.
In questo momento mi sento la preda di un abile predatore.
“E’ un arrivederci, non un addio. Mettitelo in testa” afferma scimmiottandomi, prima di girare le spalle e lasciarmi immobile e senza parole.
Più tardi racconto ad Adam l’accaduto privandolo dei particolari più fastidiosi e la sua reazione non è delle migliori, come immaginavo.
“Stupido ragazzino. Chi si crede di essere? Giuro che..” inizia a dire minaccioso.
“Shhh, io voglio te. Questo gli è chiaro..”
“Pretendo che tu non gli rivolga più la parola. Non scherzo Cloe, non sopporto che possa girarti intorno” afferma con tono burbero.
La sua bellezza non è minimamente scalfita dall’espressione accigliata e dai capelli scarmigliati.
“Si calmi professor Bexter. Io la amo” dico, spiazzandolo.
“Signorina Downey, devo forse ricordarle che non sono più il suo professore?” ammicca lui, rilassandosi.
“Oh, che peccato. Avevo in mente una punizione esemplare..” lo stuzzico.
“Possiamo fingere che lo sia ancora..” ribatte lui roco, prendendomi in braccio, dirigendosi verso la sua camera da letto.
UN MESE DOPO: Trenton.
Saltello nel letto della mia nuova stanza come una forsennata al ritmo di Live my life dei Far east movement e quasi non mi rendo conto che Ben mi guarda trattenendo a stento una risata fragorosa. Allora mi fermo di colpo, rischiando di perdere l’equilibrio e cadere rovinosamente a terra. Oh, in quel caso il mio amico non si tratterrebbe di certo.
“Ben, che ci fai qui?” chiedo allegramente, mentre metto un piede a terra.
“Sono venuto a trovare Joy e la mia ex migliore amica depressa . A proposito l’hai vista in giro?” dice scherzando.
“Scemo, sono felice e allora? Mi vuoi vedere triste come prima?” lo bacchetto.
“Scherzi? Eri una palla al piede. Senza contare che stavi mettendo diversi kg a furia di mangiare schifezze” continua a prendermi in giro.
Mi avvicino a lui, facendo finta di essere furiosa e pronta all’attacco ma poi gli salto al collo, stritolandoglielo quasi.
“Ei voi due, rendetemi partecipe della riunione” esordisce Joy, abbracciandoci entrambi.
Avete mai avuto la sensazione di assoluta felicità? In questo periodo è una costante nella mia vita. Finalmente studio quello che mi appassiona di più, circondata da professori validi e compagni di corso gentilissimi e disponibili a rendermi il materiale delle lezioni che ho perso nei mesi precedenti. Vivo con la mia migliore amica in un appartamento modesto ma carino. Non ho mai voluto fare sfoggio delle mie ricchezze e continuo a non volerlo, tranne quando devo farle dei regali. Joy va pazza per i peluche e i cioccolatini raffinati italiani.
Mio padre non è mai venuto a trovarmi ma chiama ogni settimana per avere mie notizie. Sospetto che non lo vedrò per un bel po’, si sente ancora in colpa per l’accordo con Adam.
Il mio ex professore nonché attuale fidanzato continua a svolgere la sua professione a Princeton e appena ha un giorno libero o nei week end, mi raggiunge inondandomi di progetti e amore, tanto tanto amore. Non avrei mai creduto di poter amare qualcuno totalmente.
“Oggi è San Valentino. Il professore non viene?” mi chiede Ben con un pizzico di sarcasmo. Non ha ancora digerito del tutto la vicenda dell’accordo.
“Non può, domani deve tenere una lezione” rispondo, incupendomi.
“Togli via quel musetto triste, preferisco vederti scatenare come una pazza al ritmo di quella stupida canzone che ascoltavi prima” dice, pizzicando la mia guancia con le dita.
“Hai ragione, amico. Vado a fare qualche foto, la prossima settimana ho un compito importantissimo” dico, dileguandomi.
Trenton mi accoglie con le sue mille luci, il rumore del traffico e la moltitudine di persone che passeggiano. Ognuno con la propria storia, le sue origini, i suoi perché.
Eppure tutte legate a questa magnifica cittadina.
I negozi, le vie, gli edifici sono tutti impreziositi da mille decorazioni a tema con la festa degli innamorati. Non credo in queste feste del consumismo, eppure vorrei poter avere anch’io la persona che amo al mio fianco.
Cammino pensierosa attraverso il lungo ponte illuminato, scattando qualche foto qua e là. Ci sono paesaggi stupendi che lascerebbero senza fiato chiunque. Mi desto dall’incantevole visione del fiume che scorre placido sotto i miei piedi. Oh, quanto vorrei aver preso un autobus e aver raggiunto Adam. Ma quando non puoi tornare indietro l’unica cosa da fare è guardare avanti. E come fosse magia, come se qualcuno avesse ascoltato il mio desiderio, dalla direzione opposta la figura di Bexter fa capolino.
Ha l’aria di un guerriero fiero e solenne mentre avanza a passo deciso verso di me.
Sono talmente felice di vederlo che non presto attenzione all’enorme mazzo di rose blu che ha in mano.
“Per te, amore mio. Per noi” dice non appena mi raggiunge, baciandomi teneramente. Tutto intorno, la vita scorre ai suoi soliti ritmi frenetici.
“Che ci fai qui?” chiedo, appena riesco a prendere fiato.
“Ho rimandato la lezione. Ci meritiamo una serata tutta per noi..”
“Joy e Ben sapevano..” improvvisamente tutto mi è chiaro.
“Si,li ho avvisati del mio arrivo. Ci lasciano casa libera”
**
“E’ tutto squisito Adam” dico, poggiando la forchetta.
E’ stato veramente carino e mi ha preparato una cena con i fiocchi. Era tutto delizioso e semplice come piace a me.
“Abitare da solo, ha i suoi vantaggi. Ho imparato a cucinare da Dio” ribatto strizzandomi l’occhio.
“Modesto eh?”
Ridiamo insieme a crepapelle poi improvvisamente lui si fa serio.
“Voglio che parli a tuo padre di noi. Ho intenzioni serie con te Cloe”
Mormora fissandomi negli occhi. Distolgo lo sguardo per qualche secondo smarrita dalle sue parole e emozionata a tal punto da non sapere cosa dire.
“Questo è per te” continua, donandomi un pacchetto piccolo con un enorme fiocco rosso.
“Cos’è?” chiedo titubante.
“Aprilo” ordina.
Spoglio delicatamente il pacchetto dalla carta regalo che lo fascia e lo apro timidamente.
Due piccolini anellini color argento, brillano alla luce fioca del lampadaio.
Ne estraggo uno e noto all’istante una piccola incisione all’interno.
“Lux et amor” sussurro, leggendola ad alta voce.
“E’ quello che hai portato tu nella mia vita” aggiunge lui.
“E’ bellissima” dico, baciandolo.
Quel bacio troppo casto si trasforma ben presto in qualcosa di più profondo, sentito e tremendamente voluto.
Qualche minuto dopo ci stacchiamo per riprendere fiato e lui ne approfitta per mettere quel piccolo ma grande simbolo al mio dito.
Senza esitazioni faccio la medesima cosa, sono al settimo cielo.
“La prossima settimana ci sarà la presentazione del mio libro su Dante. Vorrei che ci fossi tu al mio fianco, in parte hai contribuito alla sua realizzazione” dice.
“Ma ci vedranno tutti..”
“E’ quello che voglio” conclude, baciandomi ancora.
 
SPAZIO AUTRICE:
Buona sera a tutte!!! Eccoci qui, al tanto atteso epilogo. Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno.. Spero anche che questa storia vi abbia fatto sorridere, emozionare, appassionare.. spero che i miei personaggi vi abbiano tenuto una piacevole compagnia.. le mie speranze sono riposte nei commenti di chi vorrà dirmi la propria opinione. Approfitto per ringraziare chi ha letto la storia e chi l’ha recensita, siete state un grande supporto. Concludo con un dubbio che mi è rimasto..fare o meno un sequel. Beh nell’attesa vi mando un bacio e ribadisco il mio account fb:LADI PO. Presto inizierò anche una nuova storia..seguitemi lì per maggiori info. :)
   
 
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