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Autore: darkronin    17/04/2013    1 recensioni
“Voi non siete l'unico popolo. Né siete l'unica minaccia. Il mondo si sta riempiendo di esseri fuori dal comune che non possiamo controllare”
La Terra e i suoi abitanti sono davvero al sicuro, ora che la minaccia dei Chitauri è stata debellata, o quella che si è abbattuta su New York era solo l'avanguardia di una guerra più complessa e articolata?
- - - - Crossover Avengers-X-men col Marvelverse più in generale (come dovrebbe essere in realtà)
- - - Personaggi principali aggiuntivi: Wolverine, Deadpool, Gambit, Rogue, Nightcrawler, Spiderman – nella seconda parte anche Antman, Wasp, i Fantastici4.
- - Limitate apparizioni di personaggi già noti: Thor, Loki, Odino, Hulk, Jane Foster, Erik Selvig, i senatori Stern, Kelly e Boyton.
- Altri, per ora secondari ma non meno importanti ai fini della trama: Sinistro, Emma Frost, Jean Gray, Ciclope, Xavier, Mystica, Magneto, Morph, Donna Ragno, DareDevil, Angelo, Tempesta, Kitty Pride, Colosso, Psylocke, Fantomex, Visione, Daisy, DumDumDugan, Contessa Allegra Valentina di Fontaine, Norman Osborne, Hela e Sigyn
+Riferimenti a Civil War, Dark Reign
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ira degli eroi'
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  38.    Nuove conoscenze.






Natasha rimase come imbambolata mentre lui faceva manovra, incapace di spiccicare parola, forse confusa da come erano evolute le cose. Senza dire una parola, risistemò il sedile e si voltò verso il finestrino, paesaggio circostante che scorreva man mano più veloce fino a diventare un'unica macchia indistinta in perenne mutamento, il gomito sul bracciolo della portiera, le dita che, di nascosto, indugiavano piano sulle labbra tumide, quasi cercasse di rievocare l'esperienza appena conclusasi.
Ma non lo ingannava.
Quando Nat diceva una cosa, era quella. E che lei, ora, l'avesse baciato non significava nulla. Non doveva significare nulla. Perché lei era abile a manipolarlo, sfruttando i suoi punti ciechi. Aveva provato a manovrarlo in un modo ma lui non si era lasciato vincere; quindi, ora, cercava di giocare la carta della persuasione: convincerlo che lei fosse cambiata. Ma perché mai avrebbe dovuto?
Mise da parte quei pensieri quando, dopo aver svoltato su una strada sterrata e averla percorsa per diversi minuti, raggiunsero un cancello piantato nel mezzo del nulla. Abbassò il finestrino e lasciò che il sensore gli scansionasse la retina. Il cancello si aprì con uno schiocco acuto, lasciandoli avanzare sulla stradina protetta dalla fitta vegetazione. Che però non era quella che avevano visto fino a un attimo prima: in un batter di ciglia erano passati dal clima umido della East Coast umido a quello semi-arido della West Coast. Entrambi gli agenti sapevano che il cancello che avevano appena varcato aveva azionato una Tasca-Pym attraverso cui lo spazio e il tempo venivano azzerati ed era così possibile spostarsi ovunque nel mondo in pochi istanti.
La strada che stavano percorrendo continuava ancora per un chilometro. Ed in fondo alla via, da una fenditura della montagna, faceva capolino l'ingresso alla grotta-laboratorio dei coniugi Pym. Davanti ad esso, in paziente attesa, una donna dai corti capelli scuri - vestita di una gonna nera abbinata a un'elegante giacca Chanel con cintura d'orata che faceva il paio con la camicetta color bronzo- sorrideva alla macchina dello S.H.I.E.L.D. che parcheggiò il muso giusto a mezzo metro da lei.
Natasha valutò che, effettivamente, Janet Van Dyne, che era prima di tutto figlia -e in secondo luogo moglie- di grandi scienziati, aveva una classe innata ed sembrava cosa naturale che avesse potere sulla moda del momento quanto le attrici più quotate di Hollywood. Solo che lei non aveva un costumista o un fashion stylist sempre al seguito ma era dotata di gusto innato per gli abbinamenti eleganti.
A differenza di lei, a cui importava più che i suoi abiti fossero pratici e comodi, così da poter sempre difendersi, soprattutto nel caso in cui il nemico conosceva tutti i suoi punti deboli.
Clint scese per primo e andò incontro a Janet, che gli rispose calorosamente (troppo calorosamente per i gusti della spia) cominciando subito a rievocare l'ultima volta che si erano incontrati. La rossa si tenne a distanza, braccia incrociate sotto il seno, appoggiata alla carrozzeria dell'auto, aspettando il buon cuore del compagno. Ma fu la donna ad accorgersi della scortesia dell'arciere. Si volse verso di lei e le porse affabile la mano “Nessuno ci ha presentate... Janet”
“Agente Romanoff” replicò lei ricambiando il gesto con una stretta fredda e sbrigativa.
“Venite, vi offro un caffè... mi dispiace solo che mio marito non ci sia... ma forse è meglio così...” replicò strizzando l'occhio a Clint.
“Non ce l'avrà ancora con me?” replicò quello sorpreso.
“E' … molto geloso...” rispose la donna guidandoli lungo i canaloni della grotta fino a una stanza, simile a un container, arredata in modo caldo e accogliente, in netto contrasto con l'ambiente circostante.
“Geloso?” replicò Natasha non cogliendo appieno il sotteso
Janet guardò prima lei, poi Clint “Siamo solo colleghi...” le rispose lui, lanciando un'occhiata amara alla donna dai capelli rossi.
“Beh... io ed Henry, anni fa...” disse allora lei ritirando i due espressi in cialda dalla macchina e servendo loro da bere “Avevamo rotto in modo molto violento...”
“Come sempre...” commentò l'arciere divertito.
“Non infierire...” sbuffò lei alzando gli occhi al cielo “E niente...” aggiunse stringendosi nelle spalle “Clint mi è stato vicino... e una sera... beh... cose che possono succedere tra amici” concluse sbrigativamente Janet “Almeno, quando entrambi si trovano nello stesso momento con gli stessi bisogni...” precisò.
“Certo... chi non ha uno scopamico nell'agenda...” replicò Natasha con sufficienza, lanciando un'occhiataccia al collega che, invece, sorrise biecamente senza aggiungere altro. Atteggiamento che lasciò la rossa perplessa: voleva vederla gelosa? Ma perché se gli si era arresa? O, forse, voleva dimostrarle che poteva avere qualunque donna, motivo per cui l'aveva respinta una volta conquistata?
“Appena ti ho visto...” proseguì Janet imperterrita “Ho pensato fossi quella tale... come si chiama... Belova... Yelena Belova, giusto Clint?” domandò senza però dargli il tempo di rispondere “Mi fa una testa tanta su questa donna misteriosa e sono curiosa di conoscerla. Tu ne sai nulla?” domandò pettegola.
“Yelena?” domandò con un sorriso tirato: il suo nome in codice. Quello che aveva usato a Budapest. Quello con cui, sia lui che Wade, l'avevano conosciuta al loro primo incontro “Certo, come no...” replicò fissando il collega in modo molto eloquente.
“E com'è?” domandò ancora galvanizzata la donna che sembrava essere uscita, in tutto e per tutto, da una rivista di gossip.
“Janet... noi saremmo qui per parlare di lavoro. E' una cosa abbastanza urgente...” Disse Clint sviando il discorso
“Henry mi ha chiamato cinque minuti fa... so già tutto...” disse la mora stilosa in risposta “Era da Reed...”
“Quindi ha parlato con Coulson...” commentò la spia alzandosi da tavola, finendo la sua bevanda.
Janet assentì “La nostra risposta è sì: ci uniamo volentieri al gruppo. Ma, per non gravare troppo sulle spalle di Stark ed essere facilmente reperibili, ce ne andremo a stare al Baxter Building. Anche se con le nostre Tasche ci impiegheremmo un istante da qualunque angolo del globo...”
“Nostra o tua, la risposta?” replicò Clint “Henry lo sa che ci sono anch'io?”
“E' stato lui ad accettare senza consultarmi, come sempre. E' tutto gasato all'idea di chiudersi in laboratorio a giocare al piccolo chimico con Reed e Tony, solo per poi fingersi perennemente offeso... Già mi immagino la scena: me e Susan a sistemare i loro casini...” sbuffò indispettita allargando le braccia a illustrare la scena che si svolgeva nella sua mente “Quanto a te, non ti preoccupare...” disse strizzandogli ancora l'occhio “Non ti farà nulla di male... c'è troppa gente che può fermarlo...”
“Non ne sarei così sicuro...” replicò quello lasciandosi andare sullo schienale della sedia. “E' capace di recuperare qualche formica gigante intrappolata nell'ambra come in Jurassic Park, pur di farmi la pelle”

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Logan e Jean-Philippe erano riusciti, con molta pazienza (e un briciolo di ipnosi da parte dell'uomo in bianco) a far uscire Betsy dalla sua camera e a portarla fino in cucina, entrambi convinti che una tazza di latte caldo e miele, nonostante la stagione, potesse aiutarla a sentirsi meglio. Ma non appena ebbero messo piede in cucina, videro Kurt e Kitty congelati ai loro posti, quasi fossero il fotogramma di qualche filmato che li vedeva battibeccare continuamente: avevano lo sguardo fisso sul piccolo televisore e l'aria smarrita.
Wolverine fece appena in tempo a scorgere un paio di immagini del notiziario e Fantomex ad avvicinarsi al frigo, sollevando il passamontagna per bere, che l'elettrodomestico esplose in un boato fragoroso, riportando i due giovani mutanti coi piedi per terra. Dall'apparecchio si levò un denso fumo nero e una pioggia di scintille prese a sfrigolare isterica dalla scatola.
“Psylocke!” protestò la giovane Kitty. Ma le parole le morirono in gola vedendo lo sguardo terrorizzato dell'altra mutante.
Wolverine scrutò Fantomex che aveva sgranato gli occhi: la donna era stata capace di liberarsi dalla sua ipnosi troppo facilmente. Come già era successo poche ore prima, quando aveva aggredito un ignaro Nightcrawler, reo soltanto di esser passato davanti alla porta della sua camera.
“Scusate...” balbettò Betsy, infilando la porta come stordita, ma troppo tardi perché i due uomini non notassero le lacrime che già le rigavano il volto.
“Betsy!” la chiamò Logan avviandosi all'inseguimento della mora, tallonato dal collega col passamontagna di nuovo calato sul volto.
“Ma sempre appresso alle donne, lui?” sbuffò Kitty quando lei e Kurt furono nuovamente soli.
“Kitty, per favore!” sospirò l'altro prendendo la ragazza per un braccio, pronto a teleportarsi.
Quando batterono gli occhi e si ritrovarono nel giardino sul retro della scuola, Kitty lo fissò piacevolmente sorpresa “Quindi...” commentò, indicando il congegno che il teleporta aveva al polso “... non inficia le tue capacità mutanti!”
“Non è mica uno dei collari dell'M.R.D.” replicò quello quasi offeso.
Un urlo strozzato interruppe la loro schermaglia. Notarono che in molti si erano riversati, come loro, all'esterno, seguendo la telepate e i mutanti dietro di lei. Videro Wolverine afferrarla e rovinare a terra con lei che, incurante delle escoriazioni, si abbandonò a un pianto disperato.
Kurt levò gli occhi dalla scena, per non vedere la sofferenza della povera ninja: le erano bastati pochi fotogrammi per riconoscere nella bestia blu alata, di cui parlava il notiziario, il suo ragazzo mentre loro due erano rimasti shockati a osservare la distruzione portata da quel mutante inferocito.
Warren era apparso irriconoscibile: un incarnato così emaciato e cadaverico da dare alla sua pelle un'inquietante sfumatura azzurrina, ali metalliche e rigide ma, soprattutto, una furia omicida così lontana dal temperamento tranquillo e fermo del giovane miliardario che loro conoscevano. E quel nuovo Angelo Distruttore aveva puntato direttamente, nella sua prima comparsa, giusto alle Worthington Industries. Non poteva trattarsi di una coincidenza. Psylocke non sapeva che aspetto avesse e, essendosi scontrata con lui di notte, sapeva solo di un certo riflesso metallico nelle sue ali oltre che della sua mutata indole. E nonostante tutto, l'aveva riconosciuto immediatamente.
“Kitty...” domandò Kurt poco dopo, tirando l'amica per la maglia. Aveva lo sguardo fisso all'orizzonte e gli sembrava di aver visto qualcosa di strano. “Hai visto anche tu?”
Lei seguì il suo sguardo e tacque alla ricerca di quello che il compagno poteva aver visto. “Non è che hai le allucinazioni?” chiese, dopo un minuto buono, durante il quale non era successo proprio nulla di rilevante.
“Avevo detto che saresti stata l'ultima!” ringhiò una voce furente sopra le loro teste, tacendo i due giovani mutanti, di nuovo pronti a bisticciare, e congelandoli nella loro posizione..
Tutti alzarono lo sguardo al cielo e videro il mutante, che aveva tanto sconvolto la telepate in quei pochi giorni, levitare sopra le loro teste, le ali spalancate e immote, il corpo rigido e teso. Grida sgomente si sollevarono tra coloro che ancora non sapevano nulla della trasformazione occorsa a Warren. C'era chi si chiedeva chi fosse o cosa gli fosse successo, straniti dalla reazione di Logan, che aveva sguainato gli artigli e urlava a tutti di mettersi al riparo; da quella di Scott, arrivato trafelato sul luogo; da quella di Betsy che, alla vista dell'uomo, si era immobilizzata, combattuta tra la disperazione e il terrore.
“Dov'è Xavier? Dov'è l'uomo che aveva detto mi avrebbe aiutato e che è sparito quando ho avuto bisogno? Al sicuro nella sua bella stanza sotterranea, immagino! E dov'eravate tutti voi, falsi amici, quando gli umani mi torturavano?”
“Torna coi piedi per terra, Warren!” urlò Logan mettendosi nella traiettoria tra il mutante e la sua ex ragazza “Noi siamo ancora tuoi amici...”
“Amici, Wolverine? Amici?” replicò con acido sarcasmo il mutante alato spiegando ulteriormente le ali “Chi? L'uomo accanto a te che non aspettava altro che avere campo libero per portarmi via Bets?”
“Ma per favore!” replicò l'interessato finendo di caricare, con tutta calma, le sue pistole. “Come se avessi dovuto aspettare che tu ti facessi da parte, se fossi stato davvero interessato...”
“Voi difendete quella gentaglia che sono gli esseri umani.” continuò l'ex-Angelo, ignorando la risposta di Jean-Philippe “Pensate sia possibile una convivenza pacifica con quei macellai... E per pensare una cosa del genere, o siete della stessa pasta o siete dei codardi e vi siete abbassati al loro livello. Io non sono né l'uno né l'altro!”
“Ti sei schierato con Magneto?” domandò Scott allibito.
“Non diciamo scemenze!” replicò quello divertito. Batté le ali tra loro, quasi a creare una leggera corrente d'aria, ma ciò che si mosse da lui fu una gragnola di piume metalliche che andarono a colpire i tre mutanti nel suo raggio d'azione.
“Porta Bets al riparo!” urlò Logan al collega in bianco (che non se lo fece ripetere due volte e sollevò Psylocke di peso) non appena intuì le mosse del loro interlocutore impazzito, poco prima di mettersi a schivare lame e a distruggerne altre, coadiuvato da Scott. Alcune, tuttavia, andarono comunque a segno, costringendo Ciclope a terra per il dolore.
“Magneto... un altro pagliaccio che non è degno del mio potenziale.” Disse Angelo prendendosi una pausa e godendo nel vedere gli ex amici agonizzanti “Non temete, quando avrò finito con voi, mi occuperò anche di lui. Tante belle parole e alla fine gioca solo a fare il terrorista.”
Kitty e Kurt non attesero un momento di più e corsero al fianco dei due mutanti davanti a Warren. Con loro videro muoversi anche Piotr, la pelle che si trasformava rapidamente nella patina di metallo organico indistruttibile e il corpo che cresceva di volume.
“Colosso sta indietro!” sibilò Wolverine “L'acciaio non può nulla contro il vibranio o l'adamantio e noi non sappiamo ancora...”
“So bene che, se toccato dal vibranio, il mio corpo torna automaticamente normale e so altrettanto bene di non essere invulnerabile nemmeno all'adamantio. Ma posso tentare di proteggere gli altri, almeno per un po'!” replicò il russo chinandosi su Ciclope e trasmettendogli il suo potere.
“Ah... questi russi... tutti dannatamente cocciuti!” ringhiò l'altro. Quindi chiamò Nightcrawler “Kurt... portami vicino ad Angelo... E mira bene, che avrò un solo tentativo..” l'ammonì “Scott...distrailo a modo tuo” ordinò mentre Kurt l'afferrava per un braccio e, insieme, si smaterializzavano sopra Warren. Il teleporta si ritrasportò, quindi, a terra, lasciando che Wolverine tentasse di conficcare i suoi artigli nelle carni del loro assalitore durante la sua caduta. Ma l'angelo biondo lo scansò con noncuranza, quasi fosse un insetto fastidioso. Il canadese ringhiò e piroettò su se stesso per atterrare con un balzo felino. “Summers!” sbottò “Si può sapere che cazzo combini? Dormi, forse? Dammi una mano, anzi, un occhio!” sbraitò verso il ragazzo che si teneva il braccio dalla cui ferita fluiva copioso sangue fresco.
“Non tutti guariscono in fretta come te: ho il braccio paralizzato!” urlò di rimando mentre un forte vento si alzava e faceva turbinare in aria gli oggetti troppo leggeri che non fossero ancorati a terra.
“Warren!” tuonò la voce di Ororo Monroe dall'abbaino più vicino. Gli occhi si erano velati di una patina biancastra che la faceva sembrare quasi cieca. Alzò le mani al cielo e un fulmine si abbatté sul mutante. Warren fu costretto ad atterrare, stordito dalla potenza di quel colpo. E Logan ne approfittò per scagliarsi contro di lui. Ma Angelo, ancora una volta, scansò il colpo e si librò in aria, più veloce di quanto chiunque potesse immaginare
“Pensavi di farmi il solletico, Tempesta?” ringhiò improvvisamente focalizzato solo sulla donna “Sono un uomo nuovo, ora. Guarisco molto più in fretta e sono l'equivalente alato di Wolverine! E nessuno è mai riuscito a fermare lui, come pensi tu di riuscire a fermare me?” In un lampo le fu addosso, la mano serrata gelidamente intorno al collo, e tutta la furia distruttiva di Ororo cominciò a scemare rapidamente.
“E' velocissimo!” allibì Kitty che si sentiva impreparata ad affrontare un nemico come quello.
“Scott!” urlò ancora Logan “Coprimi! Colosso... mandami fin laggiù! Ho un'idea...”
Mentre l'uomo d'acciaio acchiappava Wolverine per il giubbotto e si preparava a lanciarlo come una palla da rugby, Ciclope lasciava saettare l'energia dei suoi occhi: il primo colpo bruciò il dorso della mano di Warren. Per la sorpresa e il dolore, Angelo allentò la presa, liberando Ororo che si accasciò senza forza. Kurt ne approfittò: si smaterializzò sul tetto, si aggrappò alla donna e sparì immediatamente, per ricomparire con lei all'interno della villa.
Altri colpi investirono il mutante che si era chiuso a guscio dietro le sue ali, quindi Colosso approfittò di quel momento per scagliargli contro Wolverine.
L'impatto degli artigli di adamantio contro le ali metalliche risuonò tutt'intorno, mentre i due carambolavano giù dal tetto. Ali che dovevano essere di un metallo organico, come la pelle di Colosso, visto che gli artigli del canadese le trapassarono come burro, senza provocare, però, nel mutante, alcuna reazione.
E lo schianto al suolo non colse Logan impreparato che, nella caduta, si era spostato in modo tale da atterrare a cavalcioni di Warren. Passato l'iniziale momento di stordimento, piantò le ginocchia sulle ali dell'altro per impedirgli strani scherzi. Intrappolò sotto il peso delle gambe anche i polsi, si puntellò al terreno mentre affondava la mano libera tra i capelli biondi e li agguantava come non fossero stati altro che un paio di fogli di carta straccia. Prima che chiunque potesse intervenire, Logan gli sollevò la testa e gliela sbatté violentemente contro il terreno. Warren soffocò un gemito e Logan ripeté l'operazione un paio di volte, prima di lasciarlo andare. Strinse il pugno ora libero e cominciò a colpirlo al volto senza pietà. Continuò per lunghi, interminabili istanti, finché qualcuno non gli si aggrappò al braccio, urlando di smetterla. “Vuoi ucciderlo?” strepitò Kitty prima che lui se la scrollasse di dosso.
“Se sarà necessario, sì!” ringhiò lui
“Pensa a Betsy!” urlò Ciclope alle sue spalle, arrancando col sostegno di Colosso.
“Logan, fermati!” intimò anche la voce del professore. Wolverine alzò lo sguardo e scandagliò il giardino ma del professore nessuna traccia: doveva avergli parlato direttamente per via telepatica. “Fermati...” ripeté con meno urgenza, ora che aveva attirato la sua attenzione “Mi sembra che le onde cerebrali di Warren si siano modificate. Portalo in infermeria!”
“E certo!” ringhiò aprendo il pugno e afferrando Angelo per il bavero “Il lavoro sporco lo fanno sempre gli altri, no?”
“Ti sento, Logan! E, anche se non devo giustificarmi con te, ero da Cerebro, che è insonorizzato, nel tentativo proprio di rintracciare Angelo. Come sai non posso correre ma quando l'ho localizzato tu eri già intervenuto...”
“Sì, sì...” replicò infastidito il mutante. Non gli piaceva affatto quando il professore non era presente durante gli attacchi ma, ancora meno, gli piaceva che si infilasse nella sua testa senza preavviso. Caricatosi Warren sulla spalla sotto lo sguardo esterrefatto dei compagni, si avviò, quindi, verso l'ingresso della villa.






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Ciao a tutti, scusate il ritardo, ma sono sotto esame e ho un attimo perso di vista il calendario...abbiate pietà.

Dunque, eccoci di nuovo da Tasha e Clint. Il discorso su quel bacio non si conclude certo qui. E neanche la storia con Janet, che trae spunto dalla separazione tra lei e Henry e della conseguente liason/tradimento con l'arciere (in Vendicatori Divisi ammette di aver temuto di essere rimasta incinta).

Quanto a Warren... beh...lui compare tra le fila dei Vendicatori, quindi mi sentivo in dovere di raccontare una parte -ben nota- della sua storia e di amalgamarla alla trama. Ma, ora che Warren entri nel gruppo, dovranno passare molti altri capitoli. Tempo che riempirò prendendo spunto dalle vicende della Uncanny X-Force (in cui sono coinvolti DP e Wolvie. Quindi vedremo l'evoluzione del rapporto che vede coinvolti Psylocke e Fantomex)
   
 
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