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Autore: IsaLim    17/04/2013    2 recensioni
Immaginate che la maledizione abbia avuto un effetto totalmente diverso, immaginate che abbia riportato tutti indietro nel tempo, come vi sembra? scopritelo ;D
un'altra storia incentrata sul Rumbelle , ma questa volta da adolescenti, raccontata dal punto di vista di quel ragazzo problematico che era Rumpel.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sentì un rumore fortissimo. Si alzò di scatto. Era arrivata, sapeva che ormai era questione di poche ore, ed era arrivata. Si avvicinò alle sbarre della cella che ancora lo tenevano prigioniero. Sapeva che di li a poco sarebbe stato libero di nuovo, ma non sapeva cosa gli sarebbe aspettato. Vide che tutto intorno si copriva di nero, le due guardie caddero e sparirono, poi sentì le gambe non reggere più il suo peso, gli occhi chiudersi, il cuore fermarsi. L’ultima sensazione che provò fu quella di cadere, ma non toccare terra. Di sentire il vuoto, di non sentire più nulla.
 
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Aprì gli occhi, l’ultima cosa che ricordava era di essere andato a letto senza cena, per una risposta che aveva fatto infuriare la madre, di nuovo. Ricordava che era l’ultimo giorno di vacanza prima di ricominciare il liceo. L’ultimo anno di liceo. L’unica preoccupazione quel momento era quella di infilare qualcosa nello stomaco che continuava a brontolare e a lamentarsi.
Scese di corsa, prese un toast dal suo piatto e scappò, letteralmente scappò di casa. Non voleva affrontare sua madre di nuovo, sentirle ancora dire quanto non la considerava, quanto fosse freddo e insensibile nei suoi confronti, quanto fosse cambiato, quanto sembrasse suo padre. Sembrare suo padre? non lo era mai stato come suo padre e non lo sarebbe diventato mai.
 
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Doveva aspettare l’arrivo del pullman tra tutti quei ragazzi alla fermata. Tutti che si squadravano, che cercavano gli amici degli anni precedenti, le ragazzine che si abbracciavano come se non si vedessero da decenni. E a lui sembrava di non avere nessuno.
Una di loro lo guardava incessantemente, e di tanto in tanto si girava a ridacchiare con le amiche. Galline!
Ma che gli importava cosa avessero da dire di lui? Che gli importava della gente a lui?
 
Il pullman era quasi vuoto, solo due o tre ragazzi nei posti in fondo, uno dei quali alto, biondo, bello avrebbe fatto il capitano della squadra di baseball in un telefilm americano. Erano i posti per i super quelli in fondo, per quelli popolari, per quelli fighi, sicuramente. Posò la borsa in un sedile, si sistemò su quello accanto e accese l’Mp3.
 
Get it out get it out get it out
Get your fucking voice
Out of my head

I never wanted this
I never wanted any of this
I wish you were dead
I wish you …
 
Si tolse le cuffiette dalle orecchie per capire cosa dicesse la ragazza che era in piedi, che lo guardava in attesa di una risposta.
“come scusa?”
“…ho chiesto se è occupato…”
“oh no, scusami, siediti”
Le fece posto spostando la borsa, poggiandola a terra.
 
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Erano le 7 del pomeriggio, forse era il caso di rientrare a casa e affrontare il discorso con sua madre.
Chiuse la porta dietro di se, lanciò la borsa a terra e la vide corrergli incontro.
“dove sei stato tutto questo tempo? La scuola credo finisca per pranzo! Che incosciente che sei Rum! Ma credi che tua madre si meriti questo?”
“a letto senza cena?”
Non la guardò neanche in viso, perché non voleva assistere ad un altro piagnisteo, di fronte al quale non avrebbe saputo come comportarsi.
“No, ho preparato quello che ti piace. Vorrei passassi un po’ di tempo con me, mi raccontassi un po’ di come è andata”
Non disse nulla, si avvicinò al tavolo e si sedette.
“quindi? Cosa hai fatto? Hai conosciuto qualcuno? Ti sei fatto qualche amico?
Lo so che da quando ci siamo trasferiti non ti trovi molto a tuo agio, però devi capire, non potevo… Non potevamo rimanere con tuo padre”
Trasferiti… si, giusto, si erano trasferiti… ecco perché non conosceva nessuno, ma… l’aveva dimenticato?
“lo so mamma non preoccuparti, va tutto bene”
“non mi dici niente? Della scuola, com’è?”
“non lo so, ho girato poco, non ho conosciuto nessuno”
 
Il discorso si reggeva a malapena, solo grazie alle mille domande di sua madre, che un po’ lo avevano stufato, ma un po’ gli piaceva che si interessasse a lui, e che avesse dimenticato della sera prima, quando le aveva rinfacciato di non essere stata responsabile, e di averlo fatto crescere senza un padre perché non era stata abbastanza forte per tenersi suo marito accanto. No, lo sapeva, no che non l’aveva dimenticato.
E lui voleva chiederle scusa. Non pensava quello che le aveva detto.
Suo padre era un irresponsabile, un bastardo, un codardo.
 
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Dopo pochi giorni ci si aspetta di non aver ancora fatto amicizia con nessuno, almeno per un tipo come lui, eppure quel Jeff, arrivato il secondo giorno di scuola e piazzatosi nel banco vicino al suo, già gli aveva chiesto di uscire a fare un giro dopo scuola. Ben tre volte! Era bizzarro, quasi si vergognava andare per strada con lui. Anche solo per come si vestiva! Con tutti quei cappelli strani, ogni giorno uno diverso, presi ognuno in un posto diverso, ognuno con la sua storia diversa, che gli avrebbe sicuramente raccontato da un momento all’altro. Poi andava urlando cose alle ragazze, facendo anche ricadere la colpa su di lui. “devi svegliarti”. Lo ripeteva sempre.
“guarda quella li”
Indicava una ragazza castana, i capelli le arrivavano poco sotto le spalle, ma era girata, non le poteva vedere la faccia.
“cosa guardo? La schiena?”
“ma sei scemo?”
 
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 Salirono sul pullman del ritorno. Avevano trovato due posti per miracolo, ed in poco più di tre secondi si era riempito.
Jeff scese alla seconda fermata.
“ciao bro a domani! Ci sei si!? Non è che ti ritrovo all’ospedale con le vene ricucite!!”
“a domani”
gli fece l’occhiolino ed un sorriso e scese.
“scusa, posso?”
La ragazza del primo giorno, gli chiese di nuovo di sedersi accanto a lui. Questa volta l’aveva vista bene in viso. Aveva i capelli castani e ricci, che le arrivavano poco sotto le spalle. Che sia la stessa ragazza a cui Jeff aveva adocchiato il sedere?
“si si”
La gonna corta della divisa le mostrò le gambe quando si sedette. si doveva essere proprio lei.
L’amica mora le coprì con il suo fondoschiena. Fine dello spettacolo.
 
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Quella notte aveva sognato di dover pascolare il gregge al posto di suo padre, troppo ubriaco per farlo da per se.
Che sogni stupidi. Quando c’era di mezzo suo padre erano sempre stupidi. E inutili. L’unica cosa strana era che l’aveva chiamato “Rumpel”. Rum-pel? Pel cosa?
 
 
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SPAZIO AUTRICE:
OOOOOOOOOOk è solo la seconda fan fiction che scrivo… quindi come per la prima non aspettatevi troppo da me XD
Comunque spero che l’idea di una storybrooke “adolescente” vi piaccia =D mi è venuta in mente vedendo su tumblr dei disegni =D
Ora faccio alcuni piccolissimi chiarimenti per chi non avesse capito: Rum è Rumpel ovviamente, e si lo so la madre e il padre erano morti nella FTL quando regina aveva invocato la maledizione, ma qui siamo a storybrooke, frutto della magia ;D ma [piccolo spoiler] tutto è destinato a tornare quello che era U.U
SI, il ragazzo biondo che sta in fondo al pullman è Charming, e Jeff è Jefferson ovviamente XD vi sfido ad indovinare chi sia la ragazza castana [domanda da un milione di dollari]
FINITO, ma se ci sono cose che non vi tornano chiedete pure!!!
 
 scusatemi in anticipo per gli eventuali errori di scrittura o di lingua =D [scusatemi davvero, vivo in Italia 5 anni, ma non sono italiana]
[ah e scusatemi anche a coloro che seguivano “Time”, purtroppo è successo che sono stata fuori per molto tempo, senza possibilità di connettermi ad internet, nel frattempo avevo continuato un po’ quella storia, ma ovviamente, visto che mi vanno sempre tutte giuste, il computer in cui era salvata si è rotto e quindi oltre a quello che vedete qua su EFP, ora, esiste solo un mezzo capitolo in più… mi sono demoralizzata molto, però chissà magari un giorno mi riprende la voglia di continuarla, per questo non la cancello =D]
  
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