"Sei cresciuto troppo in fretta Haz..."
Harry odia Eleanor. La odia profondamente. Odia i suoi capelli, i suoi occhi, il suo orrendo naso, il suo falso sorriso che spunta quando cerca un approccio con lui, il suo fisico, la sua bocca. Ma la cosa che odia più di tutte è il fatto che lei può stare con Louis quando vuole. Il suo Louis. Suo e basta. Harry non ha alcuna voglia di metterlo in condivisione con nessuno, nè tantomeno con lei.
Quante volte ha tentato di confessare tutto al suo "migliore
amico". Quante volte ha voluto baciarlo, delicatamente, senza avere
paura di essere rifiutato, senza avere paura di rovinare tutto. Ma
semplicemente non può. Non può e soprattutto non vuole.
Non sopporterebbe l'idea di lasciarlo scivolare via dalla sua vita, di
non vederlo più la mattina, appena sveglio, aggirarsi per casa
con fare ancora addormentato e sperduto.
Harry si rigirò nervosamente il cappello di lana tra le mani. Era in ansia per quello che aveva da dirgli Louis: quella mattina era uscito allegro e, senza dargli spiegazioni, gli aveva detto che aveva una notizia per lui e che gliel'avrebbe riferita al suo ritorno.
Harry stette ad aspettare tutta la giornata, fin quando, verso le
sei del pomeriggio, finalmente sentì la serratura scattare e la
voce di Louis squarciare allegramente il silenzio della casa.
-"Hei Haz, sono tornato!" Disse il ragazzo entrando in cucina con un gran sorriso stampato sul viso.
-"Eccoti finalmente." Harry cercò di non sembrare troppo
duro e ammorbidì l'atmosfera con uno dei suoi sorrisi, appena un
pò forzato.
-"Ho una grande notizia!" Louis era molto euforico quel giorno, e
il tutto spaventava Harry, che cercava disperatamente di nascondere
l'ansia.
-"Dimmi allora!" Disse, sempre più preoccupato.
-"Si, dunque... Da dove inizio? Sono così felice!" Rispose il liscio ridendo.
-"Forza, arriva al sodo, non ho tutto il giorno." Harry
cercò di ridere, ma qualcosa all'inizio dello stomaco lo
bloccò.
-"Ok, ora mi calmo." - Louis fece un gran sospiro - "Voglio chiedere ad Eleanor di sposarmi."
Improvvisamente tutti i sospetti e le paure fondate di Harry
divennero reali. Il piccolo aveva tanta voglia di piangere, andare via
e non tornare più. Un enorme peso si era posizionato in mezzo al
suo petto, e non aveva alcuna intenzione di andarsene. Restò
immobile, traumatizzato e distrutto, a pensare. Pensare a
cosa avrebbe potuto fare, a cosa avrebbe potuto dire.
-"Devo andare Louis." Riuscì a dire solo questo. Si
alzò dalla sedia, prese il cappotto che aveva abbandonato la
sera precedente sul divano, uscì di casa sbattendo la porta con
violenza e lasciò lì, solo nei suoi dubbi, il povero
Louis, ancora ignaro della distruzione che aveva provocato all'interno
del cuore del più piccolo.
L'unica cosa che Harry poteva fare era chiamare Nick, sfogarsi,
ubriacarsi e perdere la testa, fino a dimenticare tutto, fino a far
finta che andasse tutto bene, che Louis lo amasse e che Eleanor non
fosse mai esistita.
-"Nick vienimi a prendere." Disse il riccio tra le lacrime non appena l'amico rispose al telefono.
-"Hei Harry, amico, che hai?"
-"Niente, vienimi solo a prendere."
-"A casa tua?"
-"No." - Harry urlò quella negazione con tutta la forza che
aveva in corpo -"mi faccio trovare davanti al solito bar, fai in
fretta."
-"Dieci minuti e sono li." Disse il ragazzo poco prima di chiudere la chiamata.
Harry restò fermo, con il cellulare ancora poggiato
all'orecchio, e continuò a piangere. Singhiozzava
silenziosamente, con il viso rivolto verso il muro. Non gl'importava se
qualcuno l'avesse visto, non gl'importava nemmeno dei paparazzi che
l'avrebbero tartassato di domande se solo lo avessero visto in quello
stato. Il suo unico problema in quel momento era Louis. Quello stupido
Louis e quella stupida proposta che voleva fare a quell'altrettanto
stupida fidanzata.
Si asciugò le guance con un gesto veloce, tentando di
rimuovere le lacrime che continuavano a scorrere imperterrite sul suo
viso dai lineamenti infantili, e si incamminò verso il bar, dove
si sarebbe incontrato con Nick.
Nick era già li. Preoccupato, al solo sentire la voce del
suo caro amico, aveva afferrato le chiavi della macchina ed era
scappato fuori di casa, per poterlo raggiungere il prima possibile.
-"Harry che è successo?" Chiese premuroso il ragazzo,
poggiando una mano sulla spalla del riccio che si trovava di fronte a
lui. Harry non rispose. Scoppiò nuovamente in lacrime e lo
abbracciò, bisognoso di un contatto fisico. Bisognoso di
protezione, di essere amato.
-"Andiamo da qualche parte Nick, lontano da qui. Portami da
qualsiasi parte." Lo supplicò il minore, senza dare alcuna
spiegazione.
-"Harry, che hai? Dai dim..." Il ragazzo non lo fece finire.
-"Andiamo via Nick, non voglio stare ancora un secondo di
più qui davanti." Le parole uscirono come un ruggito dalla bocca
del ragazzo.
-"Va bene Haz."
-"Non chiamarmi così, cazzo." Urlò Harry. Le lacrime
scorrevano sempre più veloci sul suo viso. Bagnavano tutta la
maglietta, la felpa e il giaccone di Nick, che, shoccato, lo guardava,
incapace di capire lo stato d'animo dell'amico.
-"Andiamo." Nick lo afferrò dalla manica della felpa e lo fece salire in macchina.
Solo dopo essersi seduto e dopo aver poggiato la testa sul
finestrino, Harry riuscì a calmarsi e, tra una lacrima e
l'altra, riuscì a spiegargli tutta la situazione.
-"Scusami per prima Ni, ero fuori di me, non sapevo che fare..." Concluse alla fine.
-"Tranquillo Harry! Stasera ci divertiamo." Disse il ragazzo ridacchiando, sapendo già dove sarebbero andati.
I due giovani arrivarono al locale predestinato che era già
sera inoltrata. All'interno una puzza di alcool e fumo saturava l'aria,
premettendo già il modo in cui avrebbero passato la serata la
coppia di ragazzi.
Tra un drink e l'altro e una birra e l'altra, Harry si
ritrovò ubriaco marcio solo alle undici. Non ragionava
più, non era mai successa una cosa del genere, mai era stato
male per una persona, o meglio, mai era stato male per una persona
tanto quanto stava male in quel momento per Louis. Il suo Boo.
L'affiorare di quel nome alla mente gli fece risalire le lacrime che,
nuovamente tornarono a rigare il suo bellissimo volto.
Aveva bisogno di un contatto, e la persona più vicina in quel momento era Nick.
Senza avere la più pallida idea di cosa stesse facendo si
alzò dallo sgabello e andò a cercarlo. Lo trovò
poco dopo, a chiacchierare con un ragazzo e a bere una birra.
-"Nick..." Lo chiamò Harry, poggiando un braccio ad una colonna di fianco a lui, tentando di non cadere a terra.
Il ragazzo si alzò dal tavolo, disse qualcosa al tizio di fronte a lui e andò dall'amico.
-"Che hai Harry? Vuoi che ti riporti a casa?"
-"No." -ridacchiò il riccio avvicinandosi all'orecchio dell'altro- "Facciamolo Nick."
Queste parole suscitarono nel giovane una strana sensazione
di felicità. Ma come avrebbe potuto? Harry amava Louis, non lui.
L'avrebbe fatto solo per colmare un vuoto, per non sentirsi solo, poi
se ne sarebbe pentito amaramente la mattina dopo e, probabilmente, non
gli avrebbe nemmeno parlato più.
-"Harry, tu sei ubriaco marcio. Io ora ti riporto a casa e
tu non fai storie." Disse Nick, di malavoglia, sapendo comunque che
quella fosse la scelta giusta da fare.
-"Ma io voglio farlo ora." Piagnucolò il riccio, appoggiandosi sempre di più alla colonna.
-"Harry, per favore, non pensi a Louis? Tu ami Louis. Non
fare scelte avventate, specialmente ora che sei ubriaco." Tentò
di farlo ragionare Nick.
Il ragazzo spalancò gli occhi, ormai pieni di lacrime
dopo aver sentito il suono di quel nome. Tutti i ricordi gli tornarono
alla mente. La prima volta che lo vide nei bagni di X Factor, il giorno
in cui presero casa assieme, il loro primo concerto, la prima volta che
gli fece battere il cuore, il primo gesto dolce da parte sua.
Sembravano vecchi momenti, ormai irrecuperabili. Vecchie memorie che
riaffioravano nelle torbide acque della mente, completamente annebbiate
dall'alcool.
Il riccio riprese a piangere e si poggiò sulla spalla di Nick.
-"Ti riporto a casa Harry..." Disse l'amico, incapace di fare o dire qualsiasi altra cosa.
Lo fece poggiare su di se e lo trascinò fino
all'automobile, lo fece sistemare sul sedile e gli allacciò la
cintura. Ci sarebbe voluta un'ora e mezza di strada prima di poter
arrivare all'appartamento dei ragazzi.
A metà strada Harry si addormentò; sopraffatto
dall'alcool e dalla stanchezza chiuse gli occhi. Ogni tanto Nick lo
sentì mugugnare, chiamò il nome di Louis un decina di
volte, e pianse, pianse fino a non avere più lacrime. Sapeva
come si sentiva. Tu, innamorato del tuo migliore amico e lui che
pensava a tutt'altra persona. C'era passato un paio di volte.
Era l'una quando arrivarono finalmente davanti casa del riccio.
-"Harry, scendi. Sei arrivato a casa." Disse Nick con tono freddo.
-"Mmm..." Mugugnò il più piccolo girandosi dall'altro lato.
-"Dai Haz..."
-"Aspetta Lou, ancora cinque minuti, per favore..."
Continuò Harry chiudendo sempre più forte gli occhi. A
Nick venne da piangere, quanto avrebbe voluto essere al posto del
ragazzo dagli occhi azzurro cielo... Ma non poteva.
Strattonò Harry dalla spalla finchè non aprì gli occhi.
-"Ciao Ni..." Disse, ancora ubriaco e incosciente.
-"Avanti Harry, torna a casa." Rispose Nick ad occhi bassi.
-"E va bene, a domani Ni." Harry aprì la portiera,
poggiò un piede a terra, cercando di trovare la stabilità
e poi poggiò anche l'altro. Dopo aver riacquistato nuovamente
l'equilibrio il ragazzo mosse un passo, poi un altro e un altro ancora,
fino ad arrivare davanti alla porta di casa.
-"Ah, Nick..." Il riccio si girò, aveva dimenticato
il giaccone sul sedile dell'amico, ma quello già non c'era
più. Decise di non farci tanto caso. Infilò la chiave
nella toppa, ma nemmeno il tempo di girarla che:
-"Dove sei stato?" Un Louis preoccupato e con l'aria
incazzata spalancò la porta di casa, precedendo Harry che, alla
vista dell'amico, spalancò gli occhi, nuovamente pieni di
lacrime.
-"In
giro." Rispose freddo. Allungò una mano per scostare il liscio
di fronte a lui, ma era senza forze. Ritirò il braccio e si
poggiò sulla spalla di Louis.
-"Sei ubriaco marcio Haz. Scommetto che hai anche fumato,
eh?" - Il ragazzo lo prese da un fianco e lo trascinò con se
fino al divano. -"Si può sapere che ti è preso oggi?"
Il riccio spalancò gli occhi. Cosa intendeva per "che
ti è preso oggi"? Non si era minimamente accorto dei sentimenti
che nutriva il minore per lui?
-"Che mi è preso oggi Louis? Vuoi seriamente sapere
che mi è preso oggi?" - Sbraitò il piccolo fuori di
sè. -"E va bene Lou, te lo dico, ma poi non incazzarti con me,
perché sarà solo e soltanto colpa tua, tua e di nessun
altro.
Mi è preso che mi hai spezzato il cuore, me l'hai
distrutto, con quella stupida dichiarazione. Non ti sei mai minimamente
preoccupato di ciò che io provavo per te, di tutte quelle notti
insonni ad aspettare il tuo ritorno, delle tue uscite con la tua
amatissima ragazza che mi facevano stare male per giorni, di tutti gli
sguardi che ti lanciavo ogni volta che eravamo sul palco. Non ti sei
mai preoccupato di nulla, hai fatto finta di non accorgerti di quello
che provavo per te. Sapevi quanto mi facesse male vederti scherzare
sulla nostra relazione quando sapevi che io la prendevo sul serio. Ma
in fondo che t'importava? Tu avevi Eleanor, tutta per te, sempre pronta
a farti fare una scopata ogni volta che stavi un po' giù. Sempre
presente, tutta buona e cara con tua madre. Non ti sei mai preoccupato
dei mille sacrifici che facevo e che ho continuato a fare per te, tutte
quelle volte che ti ho parato il culo di fronte ai manager, di fronte
alla tua famiglia, di fronte ai ragazzi. Non mi hai mai detto nemmeno
un grazie, non mi sono mai sentito dire "grazie" da parte tua.
Ma sai che c'è Lou? Sono stanco. Sono stanco di te,
di Eleanor e di tutte le cazzate che mi hai raccontato fin da quando
siamo diventati amici. Perchè si, io ti consideravo un amico.
Per me eri un appoggio, una spalla su cui piangere, un confidente. Ho
sbagliato a conoscerti, ho sbagliato ad innamorarmi di te." Harry si
ritrovò senza fiato. Aveva sputato tutto in faccia a Louis, come
veleno. L'aveva fatto sentire male, l'aveva fatto sentire una merda,
l'aveva fatto sentire esattamente come si era sentito lui quel
pomeriggio.
-"Io..." Louis tentò di parlare.
-"No Lou, non voglio alcuna spiegazione, non voglio sentire
nulla. Anzi, me ne vado, vado a stare da Nick." Quel nome. Il maggiore
odiava quel ragazzo. Non faceva altro che portargli via il suo migliore
amico, e anche in quel momento lo stava facendo. Anche se stavolta non
era colpa sua.
-"No Haz, per favore." Lo supplicò.
-"No Louis, non chiamarmi così, Haz non è mai esistito, tu non mi hai mai conosciuto, io non sono mai esistito per te." - Harry marcò con odio le ultime due parole. -"È tardi Louis, hai avuto tre anni per capirlo."
Si alzò di scatto dal divano, tentando di non perdere
l'equilibrio, e salì sopra a prendere la sua roba, lasciando
Louis ancora seduto per terra, incapace di muoversi e di ragionare.
Come aveva fatto ad essere così cieco, così
stupido, da non capire che stava facendo del male al suo migliore
amico, al suo piccolo Harry? Si alzò di scatto e salì le
scale, fino ad arrivare alla porta della camera del riccio.
-"Harry aprimi, per favore." Sbattè forte i pugni sulla porta. Dall'interno nessuna risposta.
-"Io... Io lo so che avrei dovuto stare più attento,
che avrei dovuto accorgermene, ma tu non mi hai mai fatto capire nulla,
ti sei sempre tenuto tutto dentro, non me ne hai mai parlato, non
potevo stare ad aspettarti." Cercò di dire il maggiore.
Improvvisamente la serratura dell porta scattò ed uscì Harry, con un borsone in spalla.
-"Io sono stato tre anni ad aspettare che tu ti accorgessi di me Louis, tre maledettissimi anni."
-"Io avevo una ragazza..." Tentò di giustificarsi.
-"Vaffanculo
Louis." Disse tra le lacrime. Lo scostò e andò via. Scese
le scale e uscì di casa sbattendo la porta. Era uscito dalla
vita di Louis creando un enorme trambusto all'interno del suo cuore.
Louis
scoppiò in lacrime. Si chiese nuovamente come aveva potuto
essere così cieco. Come era riuscito a restare così
indifferente di fronte ai travolgenti sentimenti che il minore nutriva
per lui? Era stato il solito stupido orgoglioso. Sapeva lui stesso che
ciò che provava Harry non era semplice amicizia ma, come sempre,
si era dato dello sciocco. Un ragazzo non si sarebbe mai innamorato di
lui, figuriamoci se l'avesse fatto proprio il suo migliore amico!
"Sei
un coglione Louis" continuava a ripetergli la voce nella sua mente "ti
amava, ti amava come nessuno mai aveva fatto, nemmeno Eleanor ti ama
così tanto" la voce non faceva altro che ripetergli questo. Il
liscio lo sapeva. Sapeva da solo che Eleanor non lo amava sul serio, ma
lui, per chissà quale motivo, voleva provare comunque a
conquistarla. "Coglione". Si diede quell'aggettivo una ventina di volte
in solo pochi secondi. Cosa avrebbe fatto senza il suo Haz che la
mattina lo svegliava con un "Buon giorno Boo"? Cosa avrebbe fatto senza
di lui che lo rassicurava ogni volta che sbagliava qualcosa e si dava
del fallito da solo?
"Chiamalo Louis" disse di nuovo la voce nella sua mente.
Il
ragazzo non ci pensò due volte. Uscì il cellulare dalla
tasca e andò tra i preferiti. Il primo numero in lista era il
suo.
Uno squillo, due squilli, tre squilli. Nessuna risposta. Era così naturale che non gli avrebbe risposto.
"Scrivigli un messaggio" disse la vocina. Louis tirò su con il naso e aprì i messaggi.
"Haz
sono io. Ti prego Haz, perdonami. Sono stato uno stronzo, un coglione,
però ti prego, trova la forza di perdonarmi. Perdonami come mai
nessuno ha fatto.
Non riesco a trovare le parole per dirti quanto mi dispiace.
Scusami, tuo Lou."
Rilesse il messaggio un paio di volte e finalmente lo inviò.
Stette
tutta la notte ad attendere. Ad aspettare anche una misera risposta, ma
niente. Il riccio non aveva intenzione di perdonarlo. O almeno per il
momento.
Harry
sapeva che non sarebbe riuscito a stare lontano da Louis per più
di una settimana, ma per il momento doveva farlo. Doveva riuscire a non
cedere ai suoi sentimenti, doveva riuscire ad essere forte.
Il
telefono gli squillò nella tasca dei jeans, lo estrasse e lesse
il nome: "Lou <3". Il riccio si mise a piangere mentre guardava il
display del cellulare continuare a dare quel numero che tante volte
aveva chiamato in momenti di sconforto. Lo fissò fin quando non
smise di suonare e apparì la scritta che annunciava "chiamata
persa".
Pochi
minuti dopo arrivò un suo messaggio. Harry lo lesse, col cuore
in gola. Le lacrime continuarono a scendere, sempre più
velocemente. Poteva Louis essersi seriamente pentito per ciò che
aveva fatto? Per ciò che aveva detto? Ad Harry venne l'istinto
di rispondergli, di dirgli che sarebbe tornato da lui. Ma non lo fece.
Doveva provare esattamente ciò che aveva provato lui in quei tre
lunghi anni, doveva soffrire le stesse pene che aveva sofferto lui.
Così, con il cuore stretto in una morsa, Harry riposò il
cellulare nella tasca, entrò finalmente in macchina e
guidò fino a casa di Nick.
-"Chi è?" La voce gracchiante e assonnata di Nick rispose al citofono.
-"Ni, sono io! Apri." Disse il riccio.
-"Cazzo ci fai qui Harry? Vai a casa." Rispose Nick, infastidito come non mai dalla visita dell'amico.
-"Merda Nick, aprimi! Sto crepando dal freddo qua sotto." Sbraitò Harry incazzato. Il rumore metallico del portone che si apriva fu la risposta che ricevette.
Il
ragazzo salì le scale e arrivò al secondo piano. Di
fronte alla porta spalancata del primo appartamento a destra stava Nick
Grimshaw in tenuta da notte.
-"Si
può sapere che ci fai qui alle due e mezza del mattino?"- Lo
scrutò per bene con occhi attenti. -"E con un borsone in spalla,
persino!" Disse irritato osservando la sacca che portava Harry sulla
schiena.
-"Ti prego Nick, ti chiedo di ospitarmi solo per qualche settimana, non chiedo altro."
-"Ah, qualche settimana, appena!" Rispose sarcastico l'amico.
Harry lo guardò, a testa bassa.
-"Entra va, scemo!" Il riccio alzò il viso, gli andò incontro e lo abbracciò.
-"Grazie Ni!" Disse riconoscente.
-"Questo
è niente, per te..." Nick abbracciò forte Harry. Sperava
che in quel breve soggiorno sarebbe cambiato qualcosa, ma in cuor suo
sapeva quanto l'amico amasse Louis, e sapeva anche quanto sarebbe stato
cattivo se solo avesse provato ad allontanarli più di quanto
già non lo fossero. Così, nella sua mente, si
limitò a trovare un modo per non fargli pesare troppo la
lontananza dal suo amato.
Three Weeks Later
Erano le undici del mattino.
Harry
Styles venne svegliato dal tintinnio della suoneria del suo cellulare
che annunciava l'arrivo di un messaggio. Si chiese chi fosse
quell'idiota che l'aveva risvegliato così bruscamente dal suo
sonno. Allungò un braccio sul tavolino vicino a sè e
recuperò l'aggeggio.
"Ho bisogno di te,
Lou."
Quelle parole. Quattro semplici parole risvegliarono nel riccio sentimenti che aveva dimenticato.
Erano
ormai tre settimane che provava solo rancore nei confronti di quel
ragazzo dagli occhi azzurri che gli aveva spezzato il cuore, che non
l'aveva più degnato di una chiamata per scusarsi, di un
messaggio.
Quel
messaggio, però, poteva significare solo una cosa. Questa volta,
Louis Tomlinson, aveva il bisogno fisico di stare con Harry, di
trovarlo vicino a lui la mattina appena sveglio, di sentire il suo
profumo sul cuscino, di sentirlo ridere ad ogni sua battuta cretina, di
vederlo sorridere per lui.
Mai
era riuscito a rendersi conto di ciò che provava per il minore
finchè non lo perse, finchè la sua assenza non divenne
insostenibile.
Il
riccio ricacciò indietro le lacrime, si alzò dal divano,
infilò una maglia e uscì velocemente di casa, senza
scarpe. Non c'era tempo per quelle piccolezze.
Noncurante
della folla di ragazzine che lo seguivano urlando fermò il primo
taxi che gli passò vicino e gli indicò la strada per casa
sua. Sua e di Louis, si intende. Arrivarono in una decina di minuti, ma
al momento di scendere il conducente lo fermò.
-"Ragazzino, devi pagarmi." Styles sgranò gli occhi, il portafoglio era a casa, non aveva monete con se.
-"Mi dispiace, ma non so come..." -improvvisamente gli venne un'idea -"Mi dia un pennarello!" Disse.
L'autista
lo guardò interrogativo ma comunque soddisfò la sua
richiesta. Il ragazzo firmò la maglia e gliela diede.
-"Dica
che è di Harry Styles e se la venda, guadagnerà il triplo
di ciò che ho da darle io. Buona fortuna!" Il ragazzo si
fiondò fuori dalla portiera e lasciò incredulo e sorpreso
l'autista, che, tornato a casa, avrebbe sicuramente fatto la sorpresa
più bella di tutte alla propria figlia.
Harry
salì gli scalini che portavano al pianerottolo a due a due,
arrivato di fronte alla porta si accorse che era aperta. Col cuore in
gola il ragazzo si infilò dentro, chiamando a gran voce il nome
del maggiore. Gli occhi cominciarono a pungere a causa delle lacrime,
fin quando, dalla cucina, uscì un Louis un po' troppo
trasandato, con la barba cresciuta e le occhiaie scavate. Alla vista
del riccio qualcosa si risvegliò all'interno del suo cuore,
sentimenti restati sepolti per tre settimane riaffiorarono alla sua
mente. Lo osservò come mai aveva fatto in vita sua. Il torso
nudo, per chissà quale motivo, i piedi scalzi, probabilmente a
causa di una dimenticanza e i capelli arruffati. Era perfetto nella sua
imperfezione.
Il riccio si accorse dello sguardo interrogativo del ragazzo di fronte a lui, si guardò e allargò le braccia.
-"Ho
dovuto vendermi la maglia per arrivare fin qui." Disse con un
sorrisetto che gli fece spuntare quelle magnifiche fossette che tanto
erano mancate a Louis.
-"Fottuto
pezzo di merda, come ti permetti a tornare dopo tre settimane in cui
non ti degni di cercarmi?"- Urlò il maggiore andando verso di
lui, con gli occhi pieni di lacrime. Gli si buttò sul petto e lo
strinse forte. -"Non andartene mai più, per favore."
Harry
si beò di quell'abbraccio, di quella stretta così
bisognosa di affetto e d'amore. Lo allontanò e lo costrinse a
guardarlo negli occhi. Smeraldi e Acquamarina si scontravano e si
cercavano.
-"Perché non dovrei? Perché dovrei restare?" Lo interrogò il minore.
-"Perché
mi sono accorto quanto insostenibile sia la tua assenza, perchè
ho capito quanto per me Eleanor non conti nulla, perché senza di
te non riesco a stare nemmeno un giorno, mentre con lei potrei stare un
mese senza sentirla e non sentirei lo stesso senso di vuoto che sento
quando manchi tu..." Harry lo bloccò poggiandogli l'indice sulle
labbra.
-"E
potrei continuare ad elencare altri mille motivi per cui senza di te
non posso stare." Continuò Louis, nonostante il dito che aveva
poggiato il riccio sulla sua bocca.
-"Come sei sciocco Lou, mi bastava anche solo un semplice motivo per restare." Disse Harry sorridendo.
-"Però
ti prego Haz, trova nel tuo cuore la forza di perdonarmi, trova di
nuovo la forza di restare." Disse tra le lacrime Louis, fissando il
piccolo negli occhi.
-"Ti
perdono Lou. Come potrei non perdonare la persona che amo?
Perché si Lou, sono innamorato di te, sono innamorato di tutte
le tue imperfezioni, del tuo essere non curante quando qualcuno ti
parla, del tuo essere impulsivo. Sono innamorato dei tuoi occhi, che si
trasformano in un mare in tempesta quando qualcosa non ti va a genio.
Sono innamorato delle tue labbra sottili, sempre pronte ad aprirsi in
un magnifico sorriso. Sono innamorato delle tue mani, così
delicate e più piccole delle mie. Sono innamorato di te e di
tutte le tue piccole cose." Gli confessò Harry con le lacrime
agli occhi. Per la prima volta non aveva paura dei suoi sentimenti, per
la prima volta si sentiva libero di aprire il suo cuore a Louis. Quel
ragazzo che tanto l'aveva fatto soffrire, che l'aveva lasciato
nell'agonia di non poter parlare, ma che ora gli stava facendo
confessare tutto, perché bisognoso di quelle parole per poter
andare avanti.
-"Ti
amo Harry."- Louis disse solo questo, si alzò sulle punte, per
baciarlo, e si mise a ridere -"Sei cresciuto troppo in fretta Haz." Gli
sussurrò a fior di labbra.
-"Pazienza..." Il riccio chiuse gli occhi e sorrise, prima di poggiare le sue labbra su quelle del maggiore. Quel
bacio. Erano tre lunghi anni che il piccolo lo desiderava, tre lunghi
anni prima di poter finalmente confessare l'amore che nutriva per
l'amico.
Fu
un bacio casto, niente scontri di lingue, niente di niente, era
caratterizzato solo da un impellente bisogno di essere amati l'uno
dall'altro, di non essere più rifiutati.
I
due ragazzi stettero abbracciati per un tempo indeterminato, molto
lungo probabilmente. Poi uno dei due parlò, mosso dalla
curiosità di sapere ciò che li attendeva.
-"Ma,
Louis... Cosa penseranno gli altri di noi? Voglio dire, ci
accetteranno?" Chiese il piccolo, spaventato da ciò che
avrebbero potuto dire i manager e i ragazzi se avessero scoperto
ciò che c'era in quel momento tra di loro.
-"Harry,
io non so cosa potrebbe accadere, non so nemmeno cosa potrebbero dire
dopo averci scoperti, ma ricorda una cosa amore mio, qualsiasi cosa
accada, qualsiasi cosa diranno, non riusciranno a separarmi da te,
è chiaro?"- Aggiunse il maggiore con aria seria. -"Ti ho perso
già una volta, non ho intenzione di perderti di nuovo."
-"E
non mi perderai." I due ragazzi si diedero un'altro bacio, più
passionale di quello precedente ma con una stessa nota di dolcezza.
Quest'ultimo
era una promessa, una promessa silenziosa. Ma si sa, in questi casi,
nessuna parola può essere abbastanza forte da poter esprimere un
sentimento così grande. I due ragazzi si accontentarono di
questo. Si accontentarono di quel silenzio, pieno di dubbi e
incertezze, che però prometteva loro un futuro carico di
speranze e meravigliose prospettive.
Spazio autrice:
Ma salve a tutti! Ho incominciato a scrivere questa fan fiction alle 4 del mattino di tre giorni fa, normale no? ^w^ Spero che dopo tutti i miei sforzi e dopo un'intera nottata a srivere riceverò anche qualche minima lode T_T
Spero vi sia piaciuta, recensite se vi va :') un bacio!!
Spazio autrice:
Ma salve a tutti! Ho incominciato a scrivere questa fan fiction alle 4 del mattino di tre giorni fa, normale no? ^w^ Spero che dopo tutti i miei sforzi e dopo un'intera nottata a srivere riceverò anche qualche minima lode T_T
Spero vi sia piaciuta, recensite se vi va :') un bacio!!