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Autore: Yanothing    17/04/2013    1 recensioni
La mia prima ff basata a grandi linee su una storia vera.
Un amicizia che comincia all'età di sedici anni, periodi molto difficili, problemi con alcool e farmaci, il mondo della musica punk-rock, un amore sano e puro, continue sfide che si infrangono contro le vite dei personaggi, sopratutto contro la vita dell'eterno giovane Billie.
"Portami indietro a un’ora fa, il tempo sta fermo mentre gli anni passano".
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Le storie che la penna di Billie Joe ha raccontato accompagnate da una calda linea di basso, un' energica batteria e una chitarra travolgente hanno portato i Green Day su una barca diretta verso il successo interplanetario.
Milioni di persone hanno comprato il disco uscito da poche settimane, milioni di persone hanno sentito girare per la radio American Idiot e trovano solo tanta verità in quelle parole, ci si rispecchiano milioni di giovani e in loro cresce nuovamente un desiderio di ribbellione. Oltre al piano sociale il nuovo album dei Green Day ha occupato un posto spirituale in tantissima gente che si è riavvicinata alla musica trovando in essa una forza e una libertà unica.
Ci sono milioni di storie intrecciate tra loro, milioni di storie che la gente, delle volte pur non volendo, non riesce a non classificare come vere, storie della vita di ogni giorno, storie che, anche se in minima parte, rispecchiano ognuno di noi.
I Green Day stanno scalando le vette delle classifiche, vengono nominati in decine di concorsi, da quelli più popolari a quelli più prestigiosi, occupano la scena della musica del tempo e i cuori sia di fan di vecchia data che di nuovi fan.
Il tour è grandioso, stadi pieni, sold out, milioni di persone che cantano canzoni tipo Are we the waiting come se fossero cori da stadio, i loro vecchi successi che esaltano la maturità che è cresciuta in quei tre ragazzacci di Berkeley che ora tornano a dominare la scena della Bay area nonostante le numerose critiche che continuano a caratterizzare la loro carriera.


Lasciai scorrere le dita sul vecchio ritaglio di giornale ingiallito che tirai fuori dalla tasca dei miei logori pantaloni neri, facevo fatica a leggere quelle parole poiché mi bruciavano gli occhi a causa della forte sbronza. Sospirai, erano passati tre anni da quell'articolo, tre anni da quello che era sembrato il giusto passo per la nostra carriera. Poi un forte crollo psicologico mi bloccò nuovamente. Mi succedeva spesso e purtroppo per un cantautore questo non era una buona cosa, non riuscivo più a scrivere nemmeno una sola parola anche se le idee che mi frullavano in testa erano infinite, eppure non mi importava poi tanto, non eravamo mai stati una band che pubblicava un disco all'anno e andava anche bene, altrimenti saremmo finiti col parlare delle solite quattro stronzate no?
Mi lasciai cadere di peso con la schiena contro il pavimento e distesi le gambe, le sentivo doloranti, avevo ballato e saltato un po' troppo su quello che definivano palco quei gestori dei bar dove suonavamo con una band side project chiamata Foxboro hot tubs. Erano concerti all'insegna del divertimento e dell'alcool, con continue allusioni al sesso e alla droga; non mi dispiaceva di certo quella routine, ma il riprendere a bere e il gestire una vita all'insegna della libertà e del divertimento mi stavano facendo crollare nuovamente in un burrone che conoscevo bene, e ogni volta quando rimanevo solo dopo un concerto, io col mio post sbronza, avevo come paura che i miei demoni potessero tornare a torturarmi.
Sapevo bene cosa sarebbe successo se quel baratro si sarebbe riaperto, sapevo a cosa andavo incontro, eppure ogni volta che mi ritrovavo in mano una birra mi ripetevo "è solo per divertirsi un po'", per lo meno i miei soliti problemi d'ansia e d'insonnia non avevano ancora fatto il loro ingresso in campo, quindi poteva anche trattarsi di una mia eccessiva preoccupazione, non volevo che quel Billie Joe tornasse, era un alter ego che avevo, almeno così speravo, distrutto, non poteva tornare, non glielo avrei permesso, ora ero più adulto, avrei avuto la forza di combattere, avrei avuto il coraggio di affrontare la vita senza alcun aiuto chimico.
Mi rimisi seduto e mi passai una mano tra i capelli, allungai un braccio verso il piccolo frigo che c'era vicino al letto e tirai fuori una birra, la mandai giù velocemente, sentendo l'alcool correre velocemente al cervello, un'altra botta di vita pervase il mio corpo. Sorrisi e, facendo leva su un braccio, mi tirai su a fatica, la testa girava e gli occhi rimanevano a stento aperti, arrivai al bagno barcollando e mi poggiai con tutto il peso al lavandino, il peggior post sbronza che mi possa ricordare.
Mi specchiai e rimasi a fissare il mio riflesso per minuti infiniti, non distinguevo più il verde dei miei occhi, avevo le guance rosse e mi sentivo continue vampate di calore, sudavo come se fossi stato chiuso in una sauna, le gambe tremavano e avevo un fastidioso tic all'occhio, mi sciacquai il viso con l'acqua fredda e per qualche secondo mi sentii un po' meglio, bagnai anche i capelli rimanendo piegato in avanti, con la testa infilata sotto il getto del rubinetto, mi alzai di scatto e sentii la testa girare più di prima, mi misi una mano sulla fronte e sentii un conato di vomito salirmi su fino in gola, mi piegai nuovamente e vomitai tutte quelle sostanze nocive che avevano invaso il mio corpo.
Sciacquai la bocca sentendo un sapore dell'alcol che si era fatto un giretto nel mio stomaco mischiato al sapore acido dei succhi gastrici. Mi osservai nuovamente allo specchio e sorrisi, ora si che mi sentivo meglio, tornai in camera e mi buttai a letto puntando gli occhi sul soffitto, mi infilai sotto le coperte e in quel preciso istante squillò il cellulare, era sulla scrivania non molto lontana dal letto, infondo tutto quello che c'era in quella piccola stanza non era molto lontana dal letto, non ebbi le forze di alzarmi così mi allungai verso la scrivania, rischiando di cadere, ma riuscii a prendere il cellulare e rispondere.
Amore!...si, tutto bene..e tu?..ehm no..f-forse qualche birra..ma no...tranquilla Adie ho b-bevuto al concerto...n-no...tranquilla..okay ti lascio dormire...ti amo anch'io.
Si preoccupava troppo e forse aveva pure ragione, ma infondo sapevo bene che quel post sbronza non aveva niente a che vedere con quei post sbronza che mi passavo sulle panchine dei parchi, pensando a come sarebbe il mondo se nella mia vita molte cose sarebbero andate diversamente, se non avessi incontrato Adrienne, se i Green Day non avessero avuto successo, se non avessi mai conosciuto Mike e Frank, se non vivessi ad Oakland, se mia mamma non lavorasse in un fast food, se non fossi stato l'ultimo di sei fratelli, se non avessi avuto due figli, se non mi fossi mai lasciato con Amanda, se avessi continuato gli studi, se mio padre fosse qui. Quei post sbronza dove sprecavo le lacrime in quantità industriali, quei post sbronza dove tutte le tossine rimanevano in corpo anche dopo un copioso rigurgito di alcool.
Mi distesi in posizione fetale, spensi il lumetto color oro poggiato sul comodino e portai le gambe al petto cingendole con le braccia, chiusi gli occhi e avvicinai il viso alle ginocchia facendo quasi poggiarci contro la fronte, le labbra si piegarono in un sorriso amaro, la verità era che non capivo bene come mi sentivo, ero felice ma al contempo sentivo uno strano vuoto allo stomaco, uno strano sapore amaro in bocca, sentivo che mi mancava qualcosa, o forse sentivo che qualcosa doveva succedere, eppure ero tranquillo, mi sentivo bene, sentivo come un emicrania agrodolce nella mia testa. Ripensai alle parole di quell'articolo che portavo spesso con me e sorrisi, ero fiero del lavoro che avevamo fatto, ero fiero di quello che avevamo affrontato, però sentivo come se ora doveva arrivare l'alba di un nuovo giorno, le dita della mia mano destra si mossero istintivamente, sentivo come l'impulso di prendere una penna e scrivere, scrivere ovunque potessi, su una maglietta, su uno scontrino, sulla squallida carta da parati giallo uovo dell'albergo, era una sensazione bellissima, sentivi le idee scorrerti a cavallo ai tuoi neuroni, milioni e milioni di parole che viaggiano alla velocità della luce, l'ispirazione ti colpisce in tutto il corpo, ti fa irrigidire, ti fa sgranare gli occhi, ti coglie alla sprovvista. Vorrei evitare di alzarmi, ma la paura di dimenticare tutto era troppo forte, non potevo correre questo rischio, mi alzai di scatto buttando per terra il piumino bianco, cominciai a frugare nel mio zaino e tirai fuori un vecchio quadernetto, una specie di agenda che avevo trovato in un cassetto di casa, una di queste con la rubrica nelle ultime pagine, la copertina in finta pelle rossa era morbida e aveva gli angoli logori. Aprii il libricino cominciando a sfogliare le pagine per trovarne una pulita e, presa la penna, mi fiondai in quel mare con la mia piccola imbarcazione, la penna cominciò a scorrere, le parole cominciarono a prendere forma, la canzone cominciò a materializzarsi.

She puts her makeup on
like graffiti on the walls of the heartland
She's got her little book of conspiracies right in her hand
She's paranoid like endangered species headed into extiction
She's one of a kind
She's the last of the American girls
...

  
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