ARMAE FULGOR
In un freddo porticato,
Illuminato da un solo glorioso raggio di luce,
Tre donne si disperano, piangono, ma in silenzio,
Perché i loro uomini stan giurando,
Fieri e incuranti, di impugnare la spada
Incuranti della morte, dei figli e degli affetti
In pose abbandonate
Sono rassegnate al destino, e tristi,
Avvolte nell'ombra, con i mantelli scuri coprono i bambini:
Immagine dei loro amori
Che troppo presto stan perdendo
Ora un braccio alza le spade
E un'antica voce declama il giuramento
e dà benedizione, dà augurio:
"Roma Victrix!" urla a gran voce.
E un singulto muove allora l'aria intorno
Mentre la luce danza sulle spade
Se ne stanno ritti e fieri,
Deciso è lo sguardo fisso innanzi a loro.
Con voce nervosa rispondono prima della battaglia:
"Roma Victrix!" all'unisono,
Stringendosi nell'ultimo abbraccio
Non c'è paura nei loro occhi,
Né risentimento, né la viltà di chi codardo fugge.
Solo nei loro occhi brilla la consapevolezza del rischio.
Ma insieme han giurato, nel momento
In cui la coscienza cambia per sempre.
E insieme daranno la vita per la propria terra
Impugnano le armi,
I muscoli si tendono, e stringono
Il freddo metallo che pesa sulle loro giovani braccia
E che presto sarà intriso di sangue
Per la gloria, l'onore e la libertà.