CAPITOLO
4
EDWARD
ELRIC
Ling
sbuffò.
La
sera era calata da un pezzo sull’accampamento, e il caldo opprimente del giorno
aveva lasciato posto a un freddo penetrante che giungeva fino alle ossa, e un
forte vento alzava pesanti nuvole di sabbia. Cionondimeno, il giovane imperatore
continuava imperterrito la sua passeggiata perlustrativa intorno al campo,
scoccando di quando in quando un occhiata preoccupata verso la lettiga che, da
ormai tre giorni, ospitava quel misterioso ragazzo; Ling era quasi del tutto
sicuro della sua identità, ma c’era la questione degli auto-mail da risolvere:
dov’erano finiti? “Edwald, se sei davvelo tu, svegliati.. Ci sono delle pelsone
che ti stanno aspettando.” Mormorò il nativo di Xing, mettendosi a sedere sulla
sabbia. In cielo, una stella cadente lasciava la sua scia. Quella medesima
stella che era passata sopra Central City.
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“Senta,
signor Hohenheim. Posso farle una domanda?”
Era
notte, e solo una fioca luce di accampamento rompeva la cappa di buio che
avvolgeva il deserto: due viaggiatori, seduti l’uno di fronte all’altro intorno
al fuoco, scambiavano di quando in quando due parole. quello che sembrava, anche
se di pochi anni, all’apparenza, il più giovane, un moro dall’aria simpatica e
sbruffona, si rivolse all’altro. “Posso farle una domanda?” ripeté
egli.
Il
biondo alchimista alzò lo sguardo verso il suo compagno di viaggio con aria
interrogativa: “Mi dica.” Disse solo, poggiando la tazza accanto a se, e
allacciando le mani tra loro. Il generale Hughes si rassettò gli occhiali, e
prese fiato: “Mi chiedevo, perché mi ha aiutato?” chiese l’uomo, prendendo la
sua tazza da terra. Il suo compagno lo fissò negli occhi scuri: “C’è una ragione
per cui si deve aiutare una persona?” rispose l’uomo, con un furbo sorriso sotto
i biondi baffi.
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Lan
Fan scese dalla lettiga, senza fare alcun rumore.
Era
rimasta a vegliare il ragazzo fino a sera tardi, ma non v’era stato alcun
miglioramento, e la sovrana temeva che non si sarebbe mai più svegliato. Lacrime
di rabbia e impotenza scesero rabbiose dai suoi occhi color del mare, lacrime di
tristezza per il timore di veder morire quel ragazzo con cui avevano vissuto
fantastiche avventure al limite del possibile… . Non se lo sarebbe mai
perdonato.
Prese
a camminare lentamente, misurando i suoi passi verso l’interno del deserto,
sentiva il bisogno di muoversi, di dissipare quella sensazione orribile che le
opprimeva l’anima.
Sentì
le sue gambe non rispondere più ai comandi, e muoversi frenetiche, spingendola a
correre via, lontano. Quando, finalmente, riuscì a riprendere possesso di tutte
le sue facoltà, si lasciò cadere sulla sabbia soffice e fresca. Se la passò sul
viso, cercando di fermare i battiti del suo cuore agitato, raggomitolandosi su
se stessa; quando finalmente riuscì a ritornare al campo, una dolce luce rosata
stava avvolgendo l’intero deserto dell’Est.
Era
l’aurora.
Rinvigorita
dalla luce che stava nascendo, la sovrana rientrò nella lettiga, e si accorse
solo in quel momento, che gli occhi del ragazzo, fino a poche ore prima chiusi e
gonfi, ora erano aperti, e l’incantesimo di due laghi d’oro puro la prese e la
conquistò, con la dolcezza di un sorriso. Quel sorriso che aveva accompagnato
lei e il marito in quei due anni di rimorsi.
“Edwald-san,
sta bene?” domandò la ragazza, dandogli alcuni sorsi d’acqua da bere. Il ragazzo
bevve avidamente quel nettare, sentendo finalmente quel terribile calore che gli
infiammava le vene, chetarsi e sentendosi finalmente libero di respirare un po’;
“Ma cosa…” sussurrò quello, cercando di mettersi seduto, “Shh, zitto. Sono io,
Lan Fan, si ricorda di me?” chiese la ragazza, con voce rotta dall’emozione. Il
giovanotto chiuse gli occhi, scavando nei suoi ricordi, e rivide il volto di una
ragazza, molto giovane, ma dagli occhi di fuoco, decisa più che mai a proteggere
il suo signore… .
Era
tornato finalmente a casa.
“Lan
Fan… Certo che mi ricordo.” Cercò di dire Edward, ma dalla sua bocca ne uscì
solo un gorgoglio strozzato; “Non si sforzi… Adesso è al sicuro. Si riposi,
parleremo dopo.” Disse decisa l’imperatrice, costringendolo a mettersi
sdraiato.
Edward
ringraziò con un caldo sorriso, e scivolò nuovamente tra le maglie
dell’incoscienza. Col cuore che le batteva a mille nel petto, Lan Fan corse
fuori dalla lettiga, e si scagliò come un toro selvatico inferocito nella tenda
dove il marito riposava di un sonno inquieto: “Ling, Ling!!! Alzati!! S’è
svegliato, sta bene!!” urlò la donna, scuotendo il marito, sdraiato a terra
sulla stuoia da viaggio. Con un mezzo grugnito di disappunto, il giovane uomo
aprì un occhio color dell’ebano, e fissò la moglie: “Che…?” sbadigliò quello.
“Edwald-san s’è appena svegliato!” ripeté la donna, con gli occhi colmi di
lacrime di felicità. Non appena le parole della consorte giunsero al cervello
dell’imperatore, egli strabuzzò gli occhi, e dopo nemmeno un secondo le saltò al
collo, baciandola appassionatamente: “Ce l’hai fatta. L’hai salvato.” Disse
solo, con un bellissimo e radioso sorriso, baciandola nuovamente. All’orizzonte,
il sole, sorgendo, dava l’inizio a un nuovo, sfavillante
giorno.
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Quando
il Comandante giunse al Quartier Generale, tutti rimasero letteralmente a bocca
aperta dallo stupore nel vedere che il Flame Alchemist stava fischiettando
allegramente; era da almeno due anni che Roy Mustang non sorrideva più, e
vederlo addirittura modulare un allegra canzoncina era una specie di miracolo. A
lunghi passi, i suoi sottoposti lo videro dirigersi verso l’ ampio ufficio
che condivideva con la sua squadra, cercando di nascondere un moto di sorpresa
per ciò che stavano vedendo, e chiedendosi quale sarebbe stata la reazione dei
collaboratori più stretti dell’ex Colonnello: essi, infatti, erano già presenti
da alcune ore e si stavano prodigando nel chiudere tutte le veneziane e impedire
così alla luce di entrare; da quando era diventato Comandante Supremo, Roy
Mustang detestava la luce del Sole, e aveva ordinato di chiudere tutti i
possibili spiragli che davano sul’esterno, usando solamente le lampade interne
sulle scrivanie, dando all’intera sala un aspetto molto spettrale. Quella
mattina, però, non appena il Comandante ebbe fatto il suo ingresso nella stanza,
fu dato un ordine che mai si sarebbero aspettati di udire. Non quella mattina,
almeno. La vigilia dell’anniversario della morte di Edward: “Su, cos’è questo
buio? Apriamo le finestre, facciamo entrare un po’ di luce in questo loculo!”
esclamò l’uomo, fischiettando allegramente un nuovo incalzante motivetto. Breda
e Fury erano letteralmente a bocca aperta: “Capo, si sente bene?” chiesero,
impauriti da quel repentino quanto inaspettato cambiamento. Roy piroettò su se
stesso, con molta grazia, fissandoli con un radioso sorriso: “Certo, mai stato
meglio! Forza, diamo una parvenza di normalità a questo posto, e poi tutti
fuori!! Si va in missione!” esclamò l’uomo. Mormorii diffusi avvolsero la
stanza, non avevano mai visto il loro Comandante sorridere in quel modo.. Doveva
essere accaduto qualcosa di bello. Decisamente. “Forse le ferite stanno
cominciando finalmente a guarire…” sussurrò Havoc, prendendo in braccio il
piccolo Hayate che gli lasciò un piccolo “regalino” sulla divisa;
“Ahhhhhhhhhhhhh!!” sbraitò il militare, cercando di ripulirsi e correndo da una
parte all’altra dell’ufficio. Tutti, scoppiarono a
ridere.
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Alcune
ore dopo, Edward s’era svegliato completamente e faceva colazione con i suoi
amici; quasi gli andò di traverso il boccone che stava ingoiando quando, quasi
come se la cosa non lo riguardasse minimamente, Ling gli comunicò che era
diventato imperatore del paese di Xing: “COSA?!?! E me lo dici così??” urlò il
Fullmetal, tossendo rumorosamente; “Ahaha! Già, amico, e non è tutto!” ribattè
il ragazzo, pregustando con innato sadismo la reazione del compagno, “E cioè? Ti
prego, non dare altri shock a questo povero cuore malandato!” domandò Edward con
un po’ di timore, “Mi sono sposato!!!!!!!!!!” strillò il moro, saltando al collo
della moglie, seduta accanto a loro. Si erano messi a sedere sotto una tettoia,
montata in pochi minuti da Foo, e l’atmosfera s’era subito animata con voci e
risate; “Che faccia che hai fatto!” rise Ling, facendogli le boccacce, proprio
come ai vecchi tempi, quando si stuzzicavano per un nonnulla. “Ahahah, no, a
parte gli scherzi.. Sono contento per voi, ero sicuro che prima o poi sarebbe
successo, davvero! Ero certo che, prima o poi Lan Fan ti avrebbe impalmato!”
sorrise Fullmetal, scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi color oro.
“Devo ringrazialti.” Disse Ling, dopo alcuni istanti di silenzio, “Si, devo
ringrazialti. Se non fosse stato pel te, non avlei mai avuto il colaggio di
dichialalmi a Lan..” disse il ragazzo, abbracciandolo, “Ci sei mancato, pazzo di
un alchimista.”
Ed
si trovò spiazzato, non se lo aspettava. Le sue braccia si strinsero alla vita
dell’amico, ricambiando l’abbraccio: “Anche voi, te lo assicuro… Ma ora sono
tornato, e sta pur certo che l’Alchimista d’Acciaio non ha alcuna intenzione
di andarsene un'altra volta, lo
giuro.”
SCUSATE,
MA NON CE LA FACEVO A RESISTERE!! QUESTO è UNO DEI MIEI CAPITOLI PREFERITI, E
VOLEVO CONDIVIDERLO IL Più PRESTO POSSIBILE CON VOI. DA QUESTO MOMENTO, CERCHERò
DI AGGIORNARE IL Più REGOLARMENTE POSSIBILE, LO
PROMETTO.
Lady
Greedy: Macchè Kami-sama, è Shun-sama che è sadica! ^^
Grazie..
Liena:
TESO!! Grazie per i complimenti, non sai quanto mi hai fatto felice. Come sai,
la sottoscritta è un filino sadica, ma spero che tu continui a
seguirmi!!
Aduah:
Ciao! Vedi che Ed s’è salvato? Grazie di cuore^^
WINRY-93:
Ciao!! Visto che ho aggiornato in fretta?? Chiedo perdono per il capitolo breve,
ma voglio mantenere un minimo di suspence^^
CON
CIÒ, VI SALUTO E VI ABBRACCIO!
ALLA
PROSSIMA
SHUN-SAMA