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Autore: evenstar    18/04/2013    4 recensioni
"E' cambiato tutto dopo New York. Vivi delle esperienze al limite e poi tutto finisce. Non dormo più, e se dormo ho gli incubi. Molte persone vogliono uccidermi ma c'è una cosa che voglio proteggere, senza la quale non vivrei"
Dopo New York l'eroe è caduto e al suo posto si è rialzato l'uomo. Riuscirà Tony Stark a sconfiggere i suoi mostri personali e a tornare ad essere quello che era prima? Ma soprattutto, riuscirà a proteggere la persona che gli è sempre stata accanto, in tutti questi anni?
Special guests della storia gli Avengers (chi più, chi meno)
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Natasha Romanoff, Phil Coulson, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pepper si svegliò stordita. Era a terra con le mani strettamente legate tra loro e un brutto taglio sulla fronte che stava ancora sanguinando. Non si ricordava di aver sbattuto, ma doveva essere successo mentre la portavano lì e adesso sia la testa che la guancia, dove l’avevano ripetutamente colpita, le pulsavano dolorosamente al ritmo frenetico del suo cuore. La stanza era buia e fredda e ben presto le braccia iniziarono a formicolarle e a farle male mentre la nausea le faceva contrarre lo stomaco in conati acidi. All’inizio i suoi ricordi furono confusi, immagini sfocate che si rincorrevano nella sua mente spaventata, ma pian piano tutto le tornò alla mente, compreso il biglietto che era stata costretta a scrivere. Una singola lacrima le scivolò sulla guancia prima che riuscisse a trattenere le altre coraggiosamente, rendendosi conto che in quel momento doveva cercare di essere forte, avrebbe avuto tutto il tempo di piangere quando fosse stata al sicuro tra le braccia di Tony. Lui non poteva davvero credere che l’avrebbe lasciato in quel modo, non dopo tutto quello che avevano passato insieme negli ultimi mesi.
Non dopo New York.
Nonostante le sue sicurezze però c’era una parte della sua mente, quella più oscura e profonda, che le continuava a sussurrare come il Tony che aveva visto dopo New York avrebbe anche potuto credere a quel biglietto: avrebbe semplicemente accettato il fatto che lo aveva lasciato, crogiolandosi nella sofferenza e nell’autocommiserazione e abbandonandosi alla depressione. Ripensò a tutti i mesi della gravidanza, al suo timore che lui non fosse pronto e come, invece, l’avesse stupita non solo accettando di buon grado la paternità, ma diventando davvero un padre modello e questo la rassicurò un minimo. Pepper scosse la testa per schiarirsi le idee e finì per procurarsi una fitta di dolore lancinante che le attraversò il cervello, come se una lama rovente le avesse trapassato la testa. Tony sarebbe arrivato, doveva solo resistere fino al momento in cui non lo avrebbe visto buttare giù la porta e giungere a salvarla.
Pepper provò a tirare le corde che le stringevano le mani cercando di liberarsi, ma i nodi non si allentarono e riuscì solo a procurarsi delle brutte escoriazioni sui polsi che iniziarono a sanguinare e bruciare. Cercò quindi di muovere le gambe, ma anche le caviglie erano strettamente legate e riuscì solo a rotolare su se stessa procurandosi ulteriori fitte dolorose alla testa e un senso di nausea spossante. All’ennesimo tentativo di mettersi in piedi le gambe le cedettero e crollò a terra con un tonfo, sbattendo di nuovo la testa. Una serie di lampi luminosi le sfavillarono davanti agli occhi spezzando il buio in cui si trovava, poi sentì che stava di nuovo per perdere i sensi e semplicemente si abbandonò al’oscurità, sperando che almeno lì la nausea le desse pace.
Il capannone si dissolse lentamente, le pareti di cemento furono sostituite da quelle di una casa sconosciuta, ma il buio non l’abbandonò. Lontano, in un’altra stanza, un bambino piangeva disperatamente. Pepper udì il suo nome chiamato da lontano, l’eco di una voce nota e attesa, ma troppo distante perché potesse raggiungerla. Cercò a tentoni una porta, una finestra o qualunque altra cosa le consentisse di uscire da quel posto, ma non trovò nulla e si accasciò per terra chiudendo gli occhi e cercando di pensare.
D’improvviso si ritrovò fuori dalle Industries, davanti a sé l’armatura di Obadiah Stane che la minacciava puntandole contro un mitragliatore. Riconobbe la scena, sapeva che Tony sarebbe arrivato da un momento all’altro distraendo Stane e salvandole la vita. Si girò ansiosa nella direzione in cui sapeva che l’uomo sarebbe arrivato, osservò il cielo scuro aspettando, sperando di poterlo rivedere almeno in sogno, ma nulla successe. Stane le disse qualcosa, qualcosa che lei non sentì troppo occupata a cercare qualche segno dell’arrivo di Tony, poi si voltò come al rallentatore verso di lui e alzò le mani per difendersi, urlando.
Non sarebbe dovuta andare così, Tony era arrivato, l’aveva salvata. Ne era certa, lo ricordava bene. Quello era solo un sogno, un incubo.
O forse no?
E se quella volta Tony non fosse realmente arrivato in suo soccorso?
Se Stane le avesse davvero sparato in quel momento, ferendola a morte e tutto quello che era successo, che lei immaginava fosse successo, da quel momento in poi non fosse stato altro che un sogno?
Tony non arrivò e Pepper sentì solo un rumore sordo prima che una grandinata di proiettili si abbattesse su di lei provocandole una serie di scosse e un dolore sordo in tutto il corpo.
E di nuovo tutto fu solo oscurità e freddo. 
 
- No, no, no – una voce e un getto di acqua gelida addosso la riscossero dal suo incubo, solo per catapultarla in una realtà molto peggiore. – Devi stare attenta, Virginia – disse la voce. – Non vogliamo che ti procuri una commozione cerebrale prima del tempo.
- Che cosa vuoi farmi? – chiese con un filo di voce, cercando di mettere a fuoco l’uomo che le stava davanti e ricordando improvvisamente quello che era davvero successo. Stane era morto, ucciso da lei e da Tony molti anni prima. Lui era davvero arrivato a salvarla all’ultimo minuto rischiando la vita, ma uscendone poi illeso, sfacciato e insolente come al solito.    
- Per adesso niente, non temere. Mi servi solo per attirare qui il tuo eroico fidanzato – le rispose Hammer. – Ah, volevo farti i complimenti.
- Complimenti? – chiese Pepper non capendo a cosa l’uomo si riferisse.
- Sei stata la prima ad incastrare per bene il grande Tony Stark – ridacchiò Hammer guardandola bonariamente e sorridendo come se avesse appena pronunciato una battuta divertente. 
Pepper si morse la lingua fino a farla sanguinare. Avrebbe voluto sputare addosso a quel pazzo tutta la verità, dirgli come stavano le cose realmente tra lei e Tony, ma non sarebbe servito a nulla se non mettere in pericolo Arya.
E probabilmente non le avrebbe nemmeno creduto, quindi rimase in silenzio cercando di restare lucida nonostante il dolore pulsante alla testa.
- Cerca di non svenire di nuovo, Potts. Non voglio dover passare tutto il giorno qui con te per tenerti d’occhio – le disse poi Hammer uscendo dallo stanzone e lasciandola nuovamente da sola.
Pepper si raggomitolò in posizione fetale tenendo le braccia leggermente sollevate per colpa delle corde che la stringevano. Un rivolo d’acqua le scivolò dai capelli sulla fronte andando sulla ferita e facendola sussultare per il dolore. Chiuse gli occhi mentre il mondo le vorticava intorno e le tenebre tornavano a chiudersi su di lei. 
Scese un paio di scalini e si guardò intorno, perplessa. Tutto era deserto attorno a lei, c’erano detriti di palazzi, auto distrutte e proprio alla base della scala che stava scendendo un drone, anch’esso distrutto. Pepper aggrottò le sopracciglia prima di capire dove e quando fosse. Era all’EXPO, proprio la sera in cui aveva fatto arrestare Hammer. La stessa sera in cui aveva scoperto che Tony stava per morire. La sera in cui lui era sceso dal cielo giusto in tempo per prenderla tra le braccia e portarla in salvo. La sera in cui lei e Tony erano diventati “loro”. Pepper vide una luce rossa brillare sul drone ai suoi piedi e, inconsciamente, si volse verso il cielo. Sapeva che le cose non erano realmente andate in quel modo. La prima volta si era avvicinata per cercare di capire cosa stesse succedendo, ignara del fatto che stesse avvicinandosi alla morte. Ma questa volta no, questa volta sapeva che il drone sarebbe esploso, ma sapeva anche che Tony stava arrivando per salvarla. L’avrebbe trovata, come sempre, e l’avrebbe portata su un tetto vicino dove avrebbero discusso, negoziato, battibeccato, ma alla fine si sarebbero chiariti.
Pepper fissò il cielo notturno in attesa di veder comparire il lampo rosso mentre il luce sul drone lampeggiava sempre più rapidamente, frenetica.
Non si mosse, Tony sarebbe arrivato.
La lucetta rossa ormai era quasi fissa, segno che il peggio stava per succedere.
Pepper fissò il cielo nero e si rese conto che Tony non sarebbe arrivato.
Tony era morto.
Quella non era la sera in cui aveva saputo che Tony stava per morire, quella in realtà era la sera in cui aveva saputo che Tony era morto, intossicato dal palladio mentre lei era troppo impegnata nel suo nuovo lavoro da CEO per essere al suo fianco.
Era morto da solo, nel suo laboratorio.
La luce rossa e l’allarme sonoro abbinato erano ormai continui, il suono era acuto, pungente e le trapassava il cranio come una lama; poi le tenebre furono squarciate da un lampo di luce.
 
- Vedo che questa volta hai avuto almeno il buon senso di sdraiarti, prima di perdere i sensi – la voce di Hammer le giunse da lontano mentre Pepper sbatteva freneticamente le palpebre, improvvisamente accecata dalla luce al neon che l’uomo aveva acceso.
- Verrà – mormorò la ragazza cercando di guardarlo con odio mentre gli occhi le lacrimavano per la luce.
- Come?
- Tony verrà, non crederà mai alla storia del biglietto – gli disse.
- Oh, ma lo so. E lo aspetto con ansia. Ho giusto una sorpresa per lui! – le rispose con uno sguardo febbrile e una risata.
Pepper, che fino a quel momento non aveva sperato altro se non che Tony arrivasse a salvarla, in quel momento ebbe paura per lui. Hammer era sempre stato un povero illuso pensando di poter competere con Tony, ma tre anni di prigione potevano averlo cambiato e reso più pericoloso di quanto loro pensassero. E in quel momento più che mai Pepper aveva bisogno di sapere Tony al sicuro, per Arya.  
- Hai me, sono stata io a chiamare la polizia e mandarti in prigione. Lascialo stare – gli disse cercando di farlo ragionare.
- Non ti preoccupare, mi occuperò ANCHE di te.
- Ti prego – mormorò Pepper.
- Ma che dolce – le disse Hammer passandole un dito sulla guancia insanguinata. – Molto romantico, ma del tutto inutile.
- Ti ucciderà – gli rispose Pepper abbandonando il tono supplice e fissandolo con odio, cercando di nuovo di alzarsi solo per crollare a terrà strattonando le corde che la tenevano legata. – Ci troverà e mi porterà in salvo. E poi ti ucciderà. E io sarà qui a godermi la scena.
- Virginia – le rispose scuotendo la testa. – Questo astio non ti si addice – le disse passandole ancora una volta un dito sulla guancia, seguendone il profilo fino alla mandibola. – Una ragazza così dolce.
- Tu non sai niente di me – gli urlò contro la  ragazza mentre Hammer usciva dal capannone, lasciandola di nuovo sola e al buio.
Pepper si accasciò per terra, stremata dalla paura e dalla tensione di quella discussione, e chiuse gli occhi.
Questa volta era a casa, ma la Villa era vuota e desolata. Pepper si diresse con passo incerto verso il centro della sala osservando l’arredamento elegante e impersonale che aveva caratterizzato quella casa fino al momento in cui Arya non era arrivata con la sua incontenibile presenza. Non c’erano tracce della culla, non c’erano peluches in giro, niente biberon, nessun gioco né altro segno che indicasse che in quella casa ci fosse un neonato. Pepper passò una mano sul divano seguendone il contorno, vagando senza meta finché non arrivò alle scale e scese uno scalino, pensando di andare a vedere se Tony fosse nel laboratorio.
Un rumore dal piano di sopra la fermò a mezzo passo. Era il pianto di un bambino, della sua bimba Pepper ne era certa. Tornò sui suoi passi e si diresse al piano di sopra salendo le scale di corsa. Cercò di chiamare Tony, ma nessun suono uscì dalle sue labbra. Seguendo il pianto raggiunse la camera da letto, aprì la porta e scrutò all’interno. Tony era al centro della stanza con la piccola Arya in braccio, cercava di cullarla e calmarla, ma lei sembrava inconsolabile e anche Tony aveva delle occhiaie bluastre sotto gli occhi stanchi. Pepper mosse un passo verso la stanza, ma fu ricacciata indietro da una forza invisibile. Era come se una barriera di gomma trasparente fosse stata posizionata sulla porta della sua camera da letto, impendendole di andare dalla sua famiglia. Tentò nuovamente di entrare e di nuovo venne ricacciata indietro, poi fu troppo per lei. Vedere Arya così vicino, ma non poterla raggiungere, vedere Tony stanco e abbattuto senza poterlo andare a consolare le fece perdere quel poco di forza che aveva. Si fece scivolare contro il muro di fronte alla porta e rimase lì, seduta, ad osservare la sua famiglia così vicina e così irraggiungibile.

Questo capitolo è stato molto sofferto sia per me che per Pepper. Per lei... beh, credo che si capisca abbastanza bene perchè, per me... Ve lo spiego. Questo è stato un capitolo composto solo dal titolo per quasi un mese e ha preso vita solo nell'ultima settimana, su ispirazione notturna. Con il rapimento di Pepper DOVEVA esserci un capitolo su Pepper, su questo non ci piove, ma cosa metterci dentro era tutto un altro discorso. Poi mi è venuta in mente una rappresentazione "onirica", una specie di incubo vigile in cui la poveretta cade per tutte le botte in testa che si prende. E alla fine ne è uscito questo. Spero che alla fine si capisca qualcosa e che il capitolo riesca a trasmettervi un pò dell'ansia, dell'angoscia e della confusione che stava provando Pepper.
Detto ciò ci rimangono due capitoli, uno pensavo di postarlo domenica (turni permettendo) e uno martedì prima... beh dell'anteprima (lo so, mi odiate ma state tranquille, finchè non vedo i titoli di testa ancora non ci credo neanche io :P).
Fatemi sapere le impressioni, buone o cattive che siano!
Ciao
Even 

  
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