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Autore: teabox    18/04/2013    2 recensioni
Un giorno, in futuro, quando Sherlock Holmes sarebbe diventato solo una storia da raccontare ai più curiosi, Pip avrebbe puntato il dito ad una foto appesa al muro. Avrebbe indicato l’uomo di spalle ed avrebbe detto: “quello è Sherlock”. E quando inevitabilmente le avrebbero chiesto della donna accanto a lui, Pip avrebbe risposto: “quella è Miss H., ovviamente”. Avrebbe sorriso, poi, al ricordo di quei giorni e avrebbe raccontato del modo stravagante in cui li aveva conosciuti.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: grazie mille Lisbeth17, IrregolarediBakerStreet ed emme per i commenti gentilissimi. E grazie mille a chi si è fermato a leggere! Ho i miei dubbi su questa storia, ma spero davvero che vi piaccia e/o vi diverta. Si vedrà, immagino. Di nuovo, grazie mille!
Capitolo corto, ma buona lettura!






Hampstead Heath

 

Era stato quattro mesi più tardi - almeno quattro mesi più tardi - che Molly aveva trovato una di quelle riviste di annunci immobiliari incastrata sotto la porta del suo appartamento. Era stata arrotolata e fermata con un elastico. Quando l’aveva tolto, era cascata una chiave sul pavimento e la rivista si era aperta su di un annuncio marcato in rosso. Un appartamento in Hampstead Heath - uno di quelli in cui aveva sempre sognato di vivere un giorno - e una nota scritta in un angolo. Non sapeva se fosse stata la calligrafia di Sherlock, non l’aveva mai vista, ma il messaggio era nel suo stile. “Prendi quello che trovi e lascialo dove sai”.

 

Era entrata nell’appartamento quella sera stessa e su di un tavolo incastrato nel bovindo del salotto aveva trovato ad attenderla un piccolo pacchetto avvolto in carta marrone. L’aveva preso e messo nella sua borsa, al sicuro. Non si era guardata attorno chiudendo la porta dell’appartamento, né quando era uscita per strada. Si era diretta, invece, al luogo dove era andata la prima volta - deposito bagagli di Charing Cross - e aveva lasciato il pacchetto. Era sembrata una cosa ridicola, sospetta addirittura, ma l’uomo che l’aveva preso non aveva fatto domande.

Molly era tornata a casa, le spalle un po’ curve, lo sguardo fisso sul marciapiede.

 

*

 

Sherlock l’aveva fatta seguire. 

Solo per essere sicuro che Molly facesse esattamente come richiesto, aveva detto alla ragazzina - “chiamami Pip” - e lei lo aveva guardato con un’aria divertita. 

«Come vuoi, capo.»

Quando “chiamami Pip” era tornata, Sherlock l’aveva fatta sedere in un angolo con un libro e una mela, e l’aveva fatta aspettare mentre lui aveva cercato di analizzare dei campioni. Evidentemente Pip non era una lettrice, perché dopo cinque minuti aveva abbandonato il libro e l’angolo, e si era avvicinata. 

«Che fai, capo?»

«Niente che capiresti.»

Lei aveva fatto una smorfia che Sherlock aveva ignorato. 

«Era tipo triste, sai», aveva detto Pip masticando la mela. «Non che siano affari miei, eh. Però, tipo, era davvero triste.»

Sherlock aveva continuato a concentrarsi sul microscopio. «Molly ha fatto quello che le ho chiesto, che fosse triste o meno non è rilevante. E per tua informazione, aggiungere “tipo” ogni due parole non è solo grammaticalmente scorretto, ma anche decisamente irritante.»

Pip aveva dato un’altro morso alla mela. «Tipo che ti dà fastidio?»

Sherlock si era voltato a guardarla. «Esattamente

Lei aveva alzato le spalle. «Eh, capo. A me dà fastidio che non t’interessi che la tua amica è triste, ma cosa ci posso fare? Sopporto. Grazie per la mela.»

Aveva lanciato il torsolo centrando il cestino in un angolo della stanza e se n’era andata con un cenno di saluto.

Sherlock era tornato al microscopio e ai campioni da analizzare.

Non aveva importanza, si era detto. Se non era felice, Molly era triste. E quando non era triste, allora era felice. Semplicemente, non sapeva vivere senza sentire qualcosa. Non era colpa sua, si era detto. Non era davvero colpa sua.

  
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