Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Segui la storia  |       
Autore: shewolf_    18/04/2013    6 recensioni
"-Sedetevi pure.- disse il professore di musica,con un sorriso accennato.
Ecco,per Kimberly,quell'uomo era la prova che la perfezione esisteva.
Non avevano mai avuto musica prima d'ora,era stata una riforma scolastica di settembre dell'inizio dell'anno. [...] Nessuno sporse lamentele,soprattutto dopo aver visto l'insegnante.
Le professoresse lo descrivevano come “un uomo piacente”,giusto per non sforare e mantenere quel decoro che viene loro richiesto in ambito lavorativo.
Tant'è che inizialmente nessuno ci credeva. Cosa potevano sapere delle donne abbastanza attempate,di cosa era ritenuto bello al giorno d'oggi?
E invece.. eccolo lì. Il professore di musica più affascinante che potesse esistere.
Si chiamava Jared Leto,e grazie a lui,musica era la materia più attesa della settimana."
Questa è la prima FF che pubblico su questo sito, spero vi attiri e vi piaccia come è piaciuto a me scriverla :)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 54.

Shove me under you again
I can't wait for this to end
Sober, empty in the head
I know I can never win

-Carino il tuo amico.-

Kimberly sentì questa frase provenire dalla bocca amara del padre, con un tono decisamente sarcastico.

-Peccato non sia qui.- continuò nella sua lamentela.

La ragazza roteò gli occhi con uno sbuffo spazientito. Voltò lo sguardo nella direzione di suo papà, il quale se ne stava con le braccia incrociate al petto, appoggiato alla fontanella di marmo sulla quale avevano pranzato insieme il giorno prima.

Si guardava intorno con quel fare stizzito; labbra increspate in una smorfia annoiata e la gamba sinistra che non la smetteva di martellare contro il suolo.

Se fossero stati su una superficie di gomma, al momento Kim starebbe tremando.

-E’ leggermente in ritardo!- lo riprese, contrariata.

Pareva che al suo vecchio non andasse di trovarsi lì.

Si guardò l’orologio, carica di agitazione. Non aveva mai presentato nessuno a suo padre, questa novità la rendeva non poco nervosa.

Dove si era cacciato Jared?

La sera prima, quando lei gli aveva comunicato la sua iniziativa riguardo a fargli conoscere un famoso produttore, nonché suo padre, il professore si era istantaneamente irrigidito.

Si trovavano nel letto matrimoniale di lui; Jared era supino e fissava il soffitto in uno stato quasi di estasi, mentre la ragazza era poggiata sopra il suo petto, lasciandosi cullare dal dolce sali-scendi che esso compieva.

Sentiva battere il suo cuore proprio sotto l’orecchio, un suono incredibilmente rilassante.

Lui la circondava con il braccio sinistro, con la cui mano le accarezzava il capo, togliendole qualche ciocca sbarazzina da davanti agli occhi e lasciandole un bacio occasionale tra i capelli.

Non riusciva a staccare gli occhi dal soffitto, era incantato in un torpore decisamente piacevole.

Quando decise di dargli la notizia si tirò su un gomito per guardarlo negli occhi.

Solo una notizia simile gli avrebbe fatto distogliere lo sguardo insistente dal soffitto. Il silenzio che si creò fu a dir poco imbarazzante, silenzio che lui interruppe con un secco -Sei pazza?-

-Cosa c’è di male?- domandò lei stringendosi nelle spalle, in modo da farsi più piccola.

Jared si era sollevato su entrambi i gomiti, quello sguardo folle insisteva su di lei. –Come ti è venuta in mente una cosa simile?- sembrava fuori di sé.

-Non capisco quale sia il problema.- fece spallucce Kim, corrugando la fronte.

Di tutta risposta ricevette un -Sei seria?- talmente sentito che portò Jared dallo stare semi-disteso al seduto.

Il fatto che ora fosse più alto di lei la mise in soggezione.

-Ti schiarisco le idee, cara Kimberly.- fece lui con un sorrisetto forzato, ma quella follia perennemente negli occhi. –Di che anno è tuo padre?-

-Del ’69- rispose lei, scrollando la testa.

-Perfetto, di che anno sono io?- ribatté lui, sgranando più del dovuto gli occhi.

-Oh.- fece lei di tutta risposta, mordendosi forte il labbro inferiore. Come aveva fatto a non rendersi conto di quanto fosse un problema questo? –Pessima idea. – si disse da sola.

-Ma per me è diventato talmente normale che al momento non mi è nemmeno passato per l’anticamera del cervello che fosse una pazzia.- si difese subito, prima che lui potesse iniziare ad inveire contro di lei.

L’uomo si piegò su se stesso in un rantolo contrariato. –E adesso?- la voce le arrivò attutita dalle mani, passando però attraverso le fessure delle dita.

-Non importa, Jared.- gli disse portandogli una mano sulla spalla. Il contatto tra le sue dita gelide e la sua pelle accaldata –forse dallo schock- creò un contrasto a cui Jared non poté fare a meno di rabbrividire.

Di tutta risposta portò gli occhi in quelli ingenui e innocenti, si fa per dire, della ragazza.

Lei vi lesse sarcasmo e incredulità.

-Davvero?- rispose lui, amareggiato.

-Certo, è inutile che mi guardi così. È una mia scelta, e poi non ho mai specificato che stessimo insieme io e te. - spiegò, stringendosi il piumone al petto.

Il suo sguardo non era mutato di una virgola, facendola sentire immediatamente in colpa della falsità appena detta.

-Davvero?- ripeté lui, con lo stesso tono, solo leggermente più scettico.

-Siamo rovinati.- fece lei, abbandonando le braccia tra le gambe incrociate. –Mi spedirà in collegio e ti denuncerà.- disse con la tragicità in gola.

-Va bene, non esageriamo. Ormai sei maggiorenne, e basta non sappia che sono il tuo professore. Almeno questo l’hai tenuto per te, vero?- le chiese, un barlume di speranza gli ravvivò la voce.

Lei annuì col capo, incapace di guardarlo negli occhi.

Con un sospiro rassegnato il professore si distese nuovamente, conscio del fatto che quella notte non avrebbe chiuso occhio.

 

Con il passare dei minuti Kim si fece sempre più nervosa. Possibile non l’avesse avvisata che non sarebbe venuto?

Proprio quando sentì Max prendere aria per continuare la sua lamentela, Kimberly lo intravide in lontananza.

Avrebbe riconosciuto quella camminata tra un milione.

-Eccolo!- esclamò frettolosa, andandogli incontro.

Suo padre rese gli occhi già piccoli, due fessure, in modo da mettere a fuoco e capire di chi stesse parlando.

C’erano all’incirca una ventina di ragazzi che passeggiavano nella sua direzione; essendo domenica, a quell’ora del pomeriggio il sentierone del centro era colmo per lo più di adolescenti mano nella mano che passeggiavano guardando le vetrine, e famigliole dirette alle giostre appena allestite in occasione dell’arrivo della primavera.

Quando però si rese conto che la persona verso cui andava sua figlia non era un comune ragazzo ma un uomo un po’ più cresciutello, il volto si contrasse in una smorfia rabbiosa.

Non c’erano dubbi fosse lui, dal momento che si era appositamente fermato per salutarla e ora camminavano fianco a fianco nella sua direzione.

Nel mentre si avvicinavano però Max sentì una sensazione terribile farsi strada dentro di lui, partendo dallo stomaco e diramandosi in vari punti del suo corpo.

Trasalì in questa sensazione che gli fece sgranare gli occhi e spalancare la bocca, gli raggelò le mani e gli fece percepire una scossa alla base della nuca per poi scorrergli lungo tutta la spina dorsale, la quale lo fece vibrare in uno spasmo.

Quell’uomo stava sorridendo a sua figlia, con un calore particolare negli occhi.

La gola si seccò, impedendogli di deglutire o emettere qualsiasi suono; le gambe erano più pesanti del solito e non riusciva nemmeno a sollevarle.

Lui conosceva quell’uomo.

E fu proprio quando quest’ultimo sollevò lo sguardo verso di lui che riconobbe nei suoi occhi esattamente la stessa espressione sconvolta, che lo fece fermare a 6 metri di distanza.

Kimberly fece qualche passo in più del dovuto, ma rendendosi conto che Jared non stava più camminando accanto a lei, si girò velocemente.

Il professore era immobile dietro di lei, congelato, ibernato in una smorfia incredula.

-Jared?- lo chiamò preoccupata, per poi voltarsi di scatto verso suo padre, sul cui volto lesse la medesima espressione colma d’incredulità.

Il professore si sfilò lentamente gli occhiali da sole, gli occhi fissi in quelli dell’uomo che si trovava di fronte.

-Tu..- mimarono le sue labbra, Kimberly vi lesse una smorfia di dolore.

Suo padre invece era ancora contrito nella stessa espressione, la figlia vi lesse mortificazione.

Subito vide Jared serrare la mandibola e percorrere il resto dello spazio con passi grandi e pesanti fino a trovarsi finalmente faccia a faccia con l’uomo che, quasi 5 anni prima, gli aveva portato via la donna che amava.

 

We left this land of shiny lights
I wish I may, I wish I might
When all these dreams have come to end
You wish you were, you're not my friend

Note finali: Tatatataaaaaaaaaan!!! Tatatataaaaaaan!!! Ops questa sigletta l'ho usata con il colpo di scena precedente..
Allora andiamo con gli archi UIII UII UIII UII (se non avete visto psycho non potete capire e mi prenderete per scema, ma tranquille, è tutto programmato)
Alloraaaa????? E' una sorpresa o c'avevate già pensato voi??? Sono stata scaltra come una lince o state sbadigliando dalla noia??? 
Mi rendo conto sia una situazione un pò surreale, ma ogni tanto la vita stessa è surreale quindi ho detto why not e vi ho scataffiato questa novità assoluta.
Avete dubbi, domande, quesiti? Cosa pensate succederà? Il padre come prenderà questa relazione? E moooo'????
Sbizzarritevi ;)
Ps: si ho lasciato gli spazi per illudervi che il capitolo non fosse così deludentemente breve XD Spero che il contenuto vinca sulla lunghezza :)

La canzone è Wish I may dei Breaking Benjamin, canzone che era nei titoli di coda del film "Wrong turn" e che ho impiegato secoli per trovare (ero tecnologica come un..un..un.. non mi viene un termine di paragone appropriato, ma sappiate che ho speso inutilmente un fottio di soldi con l'account iTunes per trovarla anni fa XD)

Sovrastami di nuovo
non vedo l'ora che finisca
Sobrio, vuoto nella testa
So che non vincerò mai

Abbiamo lasciato questa terra dalle luci scintillanti
Vorrei potere, vorrei aver potuto
Quando tutti questi sogni saranno giunti ad una fine
Vorresti essere, ma non sei mio amico.

Non saprei, così incazzata ho pensato fosse perfetta. Come se J si rivolgesse al suo ex amicone... bah, potete anche non apprezzare non è questo il punto ahah.
Ok, io ho terminato, spero vi sia piaciuto e vi abbia prese in contro piede e ovviamente fatemi sapere tutto quello che ne pensateeeeeeeee!!!
bisoux
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: shewolf_