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Autore: Kaleidoscope_    18/04/2013    1 recensioni
Quelle parole mi rimbombarono nella testa. Non volevo crederci. L'idolo che ho adorato per tutto questi anni poteva avermi detto ciò?
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Io sono innamorato di te, ma io sono Tom DeLonge e Tom DeLonge non può innamorarsi.
 
Quelle parole mi rimbombavano nella mente, non poteva essere vero.
Decisi di non darci troppa corda perché, oltre al fatto che aveva la febbre, mi aveva preso in giro già troppe volte per i miei gusti.
Alex poteva essere una via di mezzo per evitare altri problemi con Tom, malgrado non mi piacesse l'idea di usufruire di lui.
Per quanto mi dispiacesse, dovevo dimenticarmi dell'idea che Tom ed io potessimo avere una storia. Potevamo essere solo amici.
Ero una ragazza strana, non ero fatta per lui e lui non era fatto per me.
Ecco, dopo tutti queste riflessioni, l'importante era riuscire a convincermi di ciò.
Verso le cinque mi addormentai, quando vidi che la situazione era tranquilla, ma mi risvegliai dopo un paio d'ore dato che Mr. Hoppus non era abile nell'entrare in casa senza far casino.
Inizialmente sentii dei rumori e andai verso la porta con un coltello preso al volo in cucina. Mi avvicinai e lui in tutta risposta urlò come un isterico.
“Oh cazzo, mi hai fatto prendere un colpo! Ti sembra il modo di accogliere le persone in casa?!” ansimò, tenendosi una mano nel petto.
“Certo perché è normale rientrare alle sette del mattino senza avvisare. Dove sei stato?”
“Ero con la tua amica, ci siamo divertiti un po'.”
Si formò un ghigno sul suo viso, tremendamente somigliante a quello di Tom. Quei due dovevano essere stati separati alla nascita.
“Okay, non voglio sapere altro. Ti chiedo solo di non farla soffrire, se ci devi andare a letto per poi illuderla, non lo fare. Lei tiene molto a te e se le mentirai le farai solo del male.”
Lui stette zitto per una ventina di secondi, guardandomi attentamente. Non riuscii a sostenere il suo sguardo.
“Stai per caso facendo qualche allusione a Tom?” chiese incrociando le braccia.
“E se anche fosse? Non sono comunque affari tuoi, visto che non è stato l'unico a mentirmi sull'amnesia.” risposi fredda.
“Non potevo dirti la verità, l'avevo promesso a Tom e poi mi aveva assicurato che sarebbe durata poco quella cazzata, non sapevo che fini avesse!”
“Ha avuto il fine di farmi soffrire, tutto qua. Comunque sia, non si scherza su queste cose. Ti credevo una persona migliore.”
“Guarda che non ero l'unico a saperlo, anche Ev-” si bloccò, probabilmente non avrebbe dovuto dirlo.
Evelyn lo sapeva e nemmeno lei aveva proferito parola.
“Vaffanculo, non mi posso più fidare neanche della mia migliore amica! Mondo di merda!” imprecai davanti a lui, probabilmente svegliando Tom.
Presi al volo un giubbotto e uscii da casa mia.
Mi diressi verso una destinazione ancora sconosciuta, ma volevo sfogarmi.
Chiamai Alex, che mi rispose dopo cinque squilli con una voce assonnata.
“P-pronto?”
“Alex sono Giorgia..”
Dopo aver nominato il mio nome il tono della sua voce cambiò, sembrava preoccupato.
“Giorgia? Che è successo?”
“Posso venire da te? So che sono le sette del mattino ma tu in questo momento sei l'unica persona con cui vorrei stare.” risposi con voce tremante.
“Ma certo, ti passo a prendere subito a casa tua.”
“No, no! Non sono a casa, sono davanti alla fermata dell'autobus!”
“Fermati lì, mi vesto e sono lì!”
Chiuse la chiamata senza aspettare una mia risposta, penso si fosse veramente preoccupato per me.
Arrivò dopo cinque minuti, salii in macchina e in poco tempo fummo a casa sua.
Dato che nel tragitto non parlammo, appena entrammo mi chiese il motivo della mia “visita mattiniera”.
“Ho litigato con Tom e Mark, e Evelyn è una stronza.”
“Di Tom non mi stupisco, dato quello che ti ha fatto. Cos'è successo con Mark ed Evelyn?”
“Sai, Tom mi ha mentito su un'altra cosa. Ma a parte questo, Mark ed Evelyn l'hanno sempre saputo e non mi hanno detto nulla. Mark, beh è il migliore amico di Tom. Ma Evelyn...è la mia migliore amica! Adesso per me sarà difficile fidarmi di qualcuno... mi ha delusa.” conclusi il discorso con un sospiro.
“Beh, sinceramente mi sembra strano che Evelyn abbia fatto una cosa del genere, magari non pensava che te la prendessi così tanto. Comunque, oggi resti con me. Per quanto ti possa tornare difficile, di me puoi fidarti! Adesso però fammi un sorriso!”
Ne accennai uno e lui mi strinse forte in un abbraccio. Dopo essersi staccato, mi prese per mano e mi portò in camera sua.
“Adesso riposati, hai delle occhiaie spaventose.”
Mi limitai ad annuire e lui si mise a fianco a me, abbracciandomi.
Caddi in un sonno profondo, sarebbe servita una guerra nucleare per svegliarmi.

 
Evelyn's point of view
 
Ero in casa con Mark.
“Evelyn, devo dirti una cosa.”
“Dimmi” risposi, cercando di rimanere il più tranquilla possibile.
“L'amnesia di Tom è una balla.”
Mi voltai di scatto, fissandolo con gli occhi spalancati.
“Che cosa?”
“Sì, è una messa in scena per farsi perdonare da Giorgia”
“Mark, tu sai che se lei lo viene a sapere siamo finiti, vero?”
“Lo so, Tom ha in mente un piano, non so di cosa si tratti però. Tu però devi stare zitta, devi promettermi che non glielo dirai.”
“N-non lo so, cioè è la mia migliore amica e non voglio tenerle nascoste delle cose del genere. Non posso!”
“Evelyn fallo per me! Ti prego, tu promettimi che non le dirai nulla!”
Non sapevo cosa fare, tenere o non il segreto?
Era una grandissima bugia e sapevo che Giorgia odiava le bugie.
Mark si voltò e mi guardò. Fissai i suoi meravigliosi occhi azzurri.
“Mi prometti che se lo viene a scoprire, non le dirai che anche io lo sapevo?”
“Prometto. Ti fidi di me?”
Sì.” risposi decisa.
Lui per tutta risposta si avvicinò e, prendendomi il viso tra le mani, mi baciò.
Sapevo che avevo fatto un'enorme cazzata ad accettare di mantenere il segreto, ma sapevo che di Mark potevo fidarmi.
Il bacio divenne più passionale, le nostre lingue combaciavano alla perfezione, era un momento perfetto. Mi trascinò sul divano e fui presto sopra di lui.
Le sue mani ruvide si intrufolarono sotto la mia maglietta e iniziarono a toccare il mio seno, provocandomi piccoli gemiti.
Mi staccai per un attimo e lui mi guardò confuso.
“Aspetta. Non qui, è scomodo!”
Alzò un sopracciglio, formando quell'espressione che ho sempre amato, ma subito dopo mi prese in braccio e salì le scale. Dopo qualche indicazione trovò la mia camera e chiuse la porta a chiave.
Si riattaccò alle mie labbra appena arrivammo sul letto e io non tardai a sfilare la sua maglia blu della Hurley. La cosa fu presto reciproca, continuò a baciare il mio seno, finché non scese e mi tirò giù la zip dei pantaloni – che mi tolse in pochi secondi -.
Si fermò per guardarmi e un ghigno comparve in entrambi i nostri visi.
“Sei sicura?” mi chiese quasi timidamente.
“Oh, eccome se lo sono!” risposi decisa, provocandogli una piccola risata.
“I tuoi?” continuò.
“Sono al lavoro.”
“Tuo fratello?”
“Siamo soli, Hoppus!”
Lo riattirai a me e lui ribaltò le posizioni, mettendosi sopra di me. Sentivo che qualcosa premeva sulla mia coscia, così gli tirai giù i pantaloni insieme ai suoi boxer. Dopo essersi liberato delle mie mutandine ed essersi messo un preservativo, entrò in me con una spinta forte. Gli accarezzavo i capelli mentre sentivo il suo respiro sul mio collo.
La mia camera si riempì di forti gemiti e ansimi di entrambi, avevo sempre sognato quel momento.
Aumentò la forza nelle spinte, così avvinghiai le gambe al suo bacino. Quando raggiungemmo il culmine del piacere, rovesciai la testa all'indietro e urlai il suo nome.
Si alzò per buttare il preservativo, intanto mi misi sotto le coperte e lui non tardò a raggiungermi.
Appoggiai la testa sul suo petto, i nostri cuori battevano in sincrono. Il mio però, batteva per lui.
“Amo il sesso mattutino.” disse tirando un sospiro di sollievo subito dopo.
Accennai una risata e mi strinsi di più a lui. Stavo provando qualcosa di forte, una sensazione indescrivibile. Ma sapevo che quel che desideravo accadesse, era impossibile.
Mentre accarezzava i miei capelli rossi – non molto lunghi – decisi di porgli una domanda.
“Mark” sussurrai timidamente.
“Mh?”
“Posso farti una domanda?”
“Certo”
“C-cosa sono per te?” balbettai incerta.
Non mi rispose subito, ci mise una ventina di secondi.
“Sai, è strano perché non so bene come risponderti. Non sei una qualunque, sei...speciale. Non sono come HotPants, non scopo con ragazze a caso. Sei interessante, ecco. L'unico problema è che hai 10 anni meno di me e questo fatto non aiuta, mi sentirei un po' pedofilo.”
“A parte il fatto che se sono consenziente la pedofilia non c'è, non sembrava che la mia età ti interessasse fino a qualche minuto fa!”
Decisi di buttarla sull'ironico, in realtà mi dispiaceva ma non volevo ammetterlo.
Lui sorrise e mi scompigliò i capelli.
“Mh, potremmo essere scopamici.”
Lo guardai interrogativa.
“Scopa-che?”
“Scopamici! Amici che scopano. Anche se tu sei più di un'amica, ma ci potremmo accontentare!”
Mi sedetti di scatto e lo guardai scioccata.
“Che?!” esclamai esterrefatta.
Mi guardò confuso senza rispondermi.
“Sei serio?” replicai.
“Certo che sono serio!”
L'idea di essere la 'scopamica' di Mark Hoppus era decisamente allettante.
Oltre tutto, aveva detto che ero più di un'amica. 'Perché non provare?' pensai. Presi la mia decisione definitiva e la dimostrai lanciandomi su di lui, premendo le sue labbra sulle mie.
Lo sentii sorridere su di esse e in quel momento mi sentii davvero felice.
“Mark Hoppus, io ti adoro!” dissi subito dopo essermi staccata.
“E io adoro te!” mi rispose accarezzandomi una guancia.
Ci alzammo e ci vestimmo. I vestiti erano sparsi ovunque.
“Hai visto il mio reggiseno?” chiedo cercando vicino al letto.
Lui si voltò e distolse velocemente lo sguardo.
“N-no ma copriti perché qua-alcuno si sta risve-egliando-o!”
Scoppiai a ridere e decisi di prenderne un altro dall'armadio.
Lo presi per mano e lo portai al piano di sotto.
“Piccola, ho fame!”
“Ma se abbiamo fatto colazione due ore fa!”
“Appunto!”
“Sono le undici, non puoi aspettare l'ora di pranzo?”
Cacciò un labbro fuori e fece gli occhi dolci. Come dirgli di no?
“E va bene.”
Decisi di preparargli un piatto di pasta al sugo che divorò in men che non si dica, lasciandomi a bocca aperta. A fine pasto si tasto lo stomaco e a me scappò una risata.
“Che c'è?” mi chiese interrogativo.
“Emh, no niente, non pensavo mangiassi così tanto!” continuai ridendo.
Sollevò un sopracciglio ma non rispose, si alzò dirigendosi verso di me e mi prese per mano.
Mi trascinò verso l'uscita di casa, ma ci bloccammo subito dopo aver sentito l'urlo di una donna. E non di una donna a caso.
“Evelyn! Dove stai andando?”
Mia madre lo conosceva alla perfezione, le parlavo sempre della band e del mio amore verso Mark, ma mi ripeteva sempre che ero troppo piccola per lui – se mai fosse accaduto qualcosa -.
Mark sbiancò e mi lasciò la mano, io sbuffai.
“Ciao anche a te, mamma. Sto uscendo con questo essere umano chiamato anche Mark Hoppus”
“Ma sei proprio una maleducata! Non me l'hai neanche presentato!”
Arrossii dalla vergogna, mia madre si poteva definire anche lei una fan dei blink.
Lo vidi sorridere, per poi prenderle la mano e lasciarci un bacio sopra.
“Incantato di conoscerla, signora.” disse semplicemente.
Stavo per scoppiare a ridere ma mi trattenni vista la reazione di mia madre.
“Oh, che ragazzo educato! Ho sempre detto ad Evelyn che tu sembravi il più simpatico...e direi anche il più carino!”
“MAMMA!” la ripresi scocciata.
“Tranquilla, tutte le mamme dicono questo di me, sono abituato!” fece per rassicurarmi.
Penso che lei non capì il doppio senso, forse era troppo presa a squadrarlo dalla testa ai piedi.
“Mamma, adesso noi usciamo.”
“Hai ripassato chimica?”
“Ti ho detto che non la capirò mai! E' inutile studiarla!” esclamai.
“Te la spiego io! Era una di quelle poche materie che capivo, sia lodata la mia professoressa!”
“Ecco mamma, mi può aiutare lui! Potremmo ripassare dopo cena!” dissi con gli occhi che luccicavano.
“Sai che non mi piace vederti studiare in compagnia, ti distrai.”
Cacciai un labbro in fuori e Mark mi imitò.
“Ti prego!”
Sbuffò, ma il suo sguardo si intenerì.
“E va bene, ma solo se prenderai un bel voto nel compito di lunedì!”
“Fuck yeah!” urlammo insieme io e Mark.
Ci guardammo e ci scappò una risata, prima di salutare mia madre e andarcene a fare un giro per Firenze.
Prendemmo la sua auto e dopo qualche indicazione arrivammo in centro.
Mi mise un braccio sulla spalla e a piedi ci dirigemmo verso Piazza del Duomo.
Parlammo del più e del meno : di mio fratello, di sua sorella, delle nuove canzoni che avevano in progetto. Lo fermarono anche per qualche autografo e qualche foto e io mi sentii tremendamente fortunata a rimanere di fianco al mio idolo per tutto il tempo.
Era un tipo ancora più interessante di quanto me l'aspettassi, sarei stata a parlare con lui per tutta la mia vita.
Decisi di portarlo a vedere i monumenti più famosi di Firenze, quello che lo colpì di più fu la statua di David.
“No scusa, chi ha fatto 'sta scultura?” chiese stranito.
“Michelangelo Buonarrotti, perché quella faccia?”
“Ma il suo pene è minuscolo!”
Con quella frase riuscì a farmi piangere dalle risate.
“Hoppus tu finirai per farmi morire!” dissi tra una risata e l'altra.
“E' vero! Non ho mai visto un pene così piccolo! Oh forse sì, quello di Tom.”
“Basta, ti prego!” continuai ridendo.
Dopo un bel respiro, mi asciugai le lacrime e ripresi a camminare con Mark.
“Piccola, sono stanco e ho fame!” disse dopo pochi minuti.
“Di nuovo?”
“Ma sono le sei!”
“Torniamo a casa allora, mia madre starà preparando la cena!”
“Amo quella donna. Ti piacerebbe diventare mia figlia?”
“Emh no, vai benissimo come scopamico!”
Rise e mi prese per mano, incamminandosi verso il parcheggio dove aveva lasciato l'auto.
Sarà stato lontano circa 10 minuti a piedi, ma siccome il fato mi odiava, dopo pochi minuti iniziò a piovere.
Indossavo un golfino leggero sopra una maglia a maniche corte, infatti dopo poco fui completamente zuppa.
Nonostante questo, mi divertii, dato che io e Mark iniziammo a correre come due bambini che giocano.
Ridevamo, scherzavamo, era un momento perfetto.
Arrivammo nel parcheggio ed entrammo velocemente nei sedili posteriori dell'auto per asciugarci.
Devo ammettere che vedere Mark Hoppus bagnato dalla testa ai piedi è alquanto eccitante.
“Oddio mi è colato tutto il trucco! Devo sembrare più ridicola del solito”
“Veramente sei ancora più sexy”
Arrossii per l'ennesima volta e mi tolsi la maglia per asciugarmi.
“Prima che tu dica qualcosa, ti dico solo di non pensare male”
“Ah” disse con fare sconsolato che mi fece sorridere.
Mi spostai i capelli zuppi dietro l'orecchio, tra noi si era formato uno strano silenzio.
Lo guardai, mi stava fissando e mi sentii un po' in imbarazzo.
“Qualcosa non va?” chiesi intimidita.
“No, nulla. Mi piace guardarti”
Alzai un sopracciglio e lo guardai confusa.
“Sei bella.” si limitò a dire, prima di accarezzarmi la guancia con le nocche della sua mano.
Si avvicinò un po' e fece strofinare i nostri nasi, per poi iniziare a lasciare una scia di baci sul mio collo.
Mi tolse la maglia ed istintivamente tolsi anche la sua, facendo fare la stessa fine ai nostri pantaloni.
 
Fare sesso due volte nella stessa giornata e per lo più con Mark Hoppus. Not bad.
 
Questa volta però, le sue spinte erano più calme, sembrava che volesse metterci più dolcezza.
Le sue mani mi avvolgevano il corpo, questa volta c'era qualcosa di diverso. Sembravamo più uniti.
Più le spinte aumentavano, più il piacere faceva lo stesso. Arrivati al massimo piacere, venimmo insieme con un gemito più forte di tutti gli altri. Uscì dal mio corpo, ma rimanemmo abbracciati.
Gli accarezzavo il collo, lui faceva lo stesso con i miei capelli ancora umidi.
Avevamo ancora il respiro affannato, ero veramente stanca.
“Mi hai sfinita, Mark.”
“Sono fiero di me. Dai adesso vestiamoci e andiamo a casa prima che i tuoi si preoccupino.” disse ridacchiando dopo avermi dato un bacio sulla fronte.
Annuii e dopo esserci rivestiti – con i vestiti ancora umidi – tornammo a casa.
Durante il tragitto mi addormentai, volevo ricaricarmi un po' dato che avrei dovuto studiare dopo cena.
Arrivati a casa, Mark si irrigidì perché si ritrovò davanti mio padre. Effettivamente a primo impatto poteva incutere un po' di paura, ma alla fine era un'uomo buono. Lo adoravo.
Mentre lui si presentava a mio padre, mia madre venne verso di me.
“Ma che ci fate conciati così?” chiese mia madre.
“Eravamo in centro e ha cominciato a piovere! Jake è in camera? Volevo chiedergli se aveva dei vestiti per Mark”
“No è uscito con Luca, vai a prendere qualcosa tu”
Annuii e andai verso Mark.
“Mark andiamo in camera di mio fratello a prenderti dei vestiti, ti cambierai lì”
“Emh, ok!” rispose facendo un cenno di saluto a mio padre.
Salimmo le scale e lo portai nella stanza.
“Forse riesco a trovare qualcosa di decente. Hai conosciuto mio padre?” chiedo frugando nell'armadio di mio fratello.
“Sì, pensavo fosse peggio, invece è pure simpatico!”
Sorrisi, porgendogli una maglia nera, un paio di dickies grigi, boxer e calzini.
Si spogliò tranquillamente davanti a me, rimanendo nudo.
“MARK! Ci sono i miei giù, copriti!” lo ripresi ridacchiando.
“Ma che c'entra! Non sono qui!” fece lui per giustificarsi, per poi mettersi i vestiti.
“Bene, adesso vado a cambiarmi”
“Posso venire anche io?”
“Vuoi che mio padre ti castri?”
Lo vidi sbiancare e fare cenno negativo con la testa. Gli feci una linguaccia per poi andare a mettermi qualcosa di asciutto.
Indossai un paio di leggings neri spessi e una maglia del medesimo colore dei Cure.
Quando uscii dalla stanza notai che Mark non c'era, così scesi le scale e lo trovai intento ad apparecchiare la tavola.
“L'avete già schiavizzato?” chiesi avvicinandomi per aiutarlo.
“Veramente si è offerto lui!” puntualizzò mia mamma.
Lui alzò lo sguardo e mi sorrise, per poi spostarlo sulla mia maglia.
Spalancò gli occhi e si avvicinò.
“T-tu, questa maglia, vuoi farmi per caso morire?” mi sussurrò all'orecchio.
“Sapevo che ti avrebbe fatto piacere, sono una delle mie band preferite.” feci con lo stesso tono di voce.
“Sarebbe un peccato doverla togliere...” continuò.
Gli diedi un pugno allo stomaco, ma l'unica cosa che comportò fu una sua risata.
Appena la cena fu pronta, ci sedemmo a tavola e mio padre naturalmente non tardò a fargli delle domande.
“Allora Mark, tu vieni dalla California, giusto?”
Si limitò a fare cenno positivo con la testa dato che stava masticando un boccone di carne.
“E sarai fidanzato immagino!”
Diede un colpo di tosse prima di ingoiare il boccone e parlare.
“Veramente no, mi frequento con una ragazza, ma nient'altro.”
“Alla tua età devi divertirti, fai bene!”
Fece un cenno di approvazione e continuando a mangiare. Continuarono a parlare, più o meno l'argomento era la musica, mio padre era un musicista da ragazzo e quindi si sentiva nel suo ambiente.
Lasciati vuoti i nostri piatti, Mark ed io ci alzammo ed andammo in camera a ripassare chimica.
“Quale argomento non ti torna?”
“La parte dell'atomo e quella sulla mole...” risposi perplessa.
Gli mostrai quel poco che avevo scritto in classe, lui ripassò qualcosa per rinfrescarsi la memoria e iniziò a spiegarmi tutto, passo per passo.
Dopo tre ore e mezza, verso le 2 di notte, finimmo e finalmente riuscii a capire quel fottutissimo argomento.
“Non so come tu ci sia riuscito!”
“Assicurati di far scrivere bene il nome sulla mia statua”
Scoppiai a ridere per l'ennesima volta in quella giornata.
“Ma dove te le trovi?!”
“Qua!” fece indicandosi la tempia.
Iniziai ad avere sonno, così sbadigliai.
Mark senza dire nulla, si alzò e mi prese in braccio, posandomi sotto le coperte del mio letto.
“Tu adesso dormi e noi ci vediamo domani mattina! E' tardi, alla tua età a quest'ora stavo già dormendo!”
“Sembri mio padre! Almeno sdraiati un po' con me”
“E se arrivano i tuoi?”
“A quest'ora dormiranno, dai vieni qui!” continuai tirandolo per un braccio.
Alla fine cedette e si stese con me, abbracciandomi. Pochi minuti dopo mi addormentai.
Mi risvegliai verso le 11, ma non sentii nessuno al mio fianco.
In compenso, trovai un bigliettino, naturalmente di Mark.
 
Scusami.
-Mark
 
Non capii il senso di quella parola. Perché doveva scusarsi?
I miei pensieri furono interrotti da una chiamata. Era Giorgia.
“Gio!”
“Tu, bastarda che non sei altro. Non ti voglio più vedere. Mi hai mentito. Pensavo fossi la mia migliore amica ma a quanto pare mi sbagliavo. Sappi che non voglio sentire nessuna scusa, non tollero le bugie e lo sai perfettamente. Non credevo fossi così. Ti avverto che sarà inutile cercarmi a casa, perché non mi troverai. Me ne vado.
Non feci in tempo a controbattere che buttò giù la telefonata.
Come aveva fatto a scoprire tutto?
Era stato sicuramente Mark. Mi fidavo di lui e lui mi aveva presa in giro.
Dovevo andare da Giorgia, a costo di girare tutta l'Italia, io dovevo trovarla.





Kaleidoscope's space :
Hola (?)
Ho scritto per due giorni di seguito, questo capitolo è venuto un po' più lungo degli altri, spero di non avervi annoiati :C
Ringrazio
Waves of Joy, Hotaru182 e shapeshifter per aver recensito il capitolo precedente!

 
  
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