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Autore: Adele Emmeti    18/04/2013    9 recensioni
Per quanto tempo Amy dovrà ancora sopportare la freddezza di Sheldon, per quanto ancora dovrà frenare ogni sua voglia di amare e di essere amata? Ed è così che, armata di un anello riportante la dicitura ''sexy killer'', e di un piano fortemente ardito, si appresta a compiere la trasformazione dell'amato...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Assicuratasi che le scimmie stessero dormendo, nelle loro cuccette morbide, e che non vi fossero sigarette nascoste sotto ai materassini di spugna, Amy chiuse il laboratorio e si diresse verso casa.

Una volta dentro, accese il computer e notò che Sheldon, quella sera, aveva un'aria piuttosto contrariata.

«Cos'hai Sheldon? Leonard ha provato nuovamente a modificare la temperatura del termostato?».

«No, Amy».

«Penny ha chiamato ancora Flash: ''quello nel pigiamino rosso''?».

«No».

«Hai trovato del formaggio nel toast, che ti ha aumentato esponenzialmente i livelli di tirosina, per cui la produzione smodata di catecolamine non ti permetteranno di approcciarti serenamente ad un sonno tranquillo?»

«Nemmeno, quello è stato ieri».

«E allora dimmi, cosa ti affligge?».

«Osserva, non noti nulla di insolito?».

Amy lo controllò per bene, mentre Sheldon scuoteva lentamente il capo.

«No Sheldon, non noto davvero nulla di insolito».

«Oh Amy, i miei capelli! Non lo vedi? Sono di 175 mm più lunghi del mio consono taglio! Il mio barbiere è nuovamente in ospedale, sembrava si fosse ripreso, sembrava così volgarmente in salute, con le sue tonde, rossastre guanciotte da bevitore occasionale. E invece mi sbagliavo, o meglio, i segni che il suo corpo palesava erano soltanto mere illusioni. È chi ne pagherà maggiormente le spese sono io, costretto a portare questi fastidiosi mm che mi distraggono dai pensieri più importanti».

«E come ti distrarrebbero?».

«Stai scherzando?».

Amy restò in silenzio, ondeggiando al suo solito, alla ricerca di una risposta razionalmente accettabile.

«Guarda», disse Sheldon, e fece un gesto col capo, così che il ciuffo, oltremodo insolente, si scomponesse con tale veemenza, da ruotare perfino dall'altro lato della riga dei capelli.

«L'essere consapevole che il mio fascino, ora anche selvaggio, possa risvegliare i desideri delle ''pollastrelle-estrogeno-dipendenti'', ed indurle a sviluppare fantasie o sogni erotici sulla mia persona, mi distrae irrimediabilmente!».

Amy restò interdetta.

«Beh, Sheldon, io credo che...che tu non debba preoccuparti, insomma, non sono poi così lunghi come...Oh dannazione hai ragione, sei un maledetto figo da paura!».

Sheldon annuì con remissione. «Lo so...».

«Ora cercherò di dormire, chi sa che domani il mio buon vecchio amico, non scolli il sedere da quella camera di ospedale e torni a manovrare sapientemente le forbici!».

«Buonanotte Sheldon, a domani».

«Buonanotte Amy».

Amy si adagiò nel letto, spense le luci ed iniziò a contare le scimmie, affinché l'immagine del suo ragazzo, così stuzzicante e contemporaneamente asettico come una camera di colture cellulari, non le rovinasse il sonno.


Nell'auto parcheggiata accanto al portone, Amy si sbottonò la camicia color fango, perché il caldo dell'ormai prossima estate, iniziava a farsi sentire.

Sheldon uscì dal palazzo e si infilò in auto, con una insolita scioltezza. Aveva i capelli leggermente spettinati e un cenno di barba.

«Sheldon, è tutto ok?».

«Sì, perché?».

«Non ti sei rasato stamattina?».

«Lasciamo stare, non soltanto i miei capelli complottano contro il mio desiderio di restare moderatamente appetibile, ora anche il rasoio è rotto, e le lamette che Penny mi ha offerto di prestarmi, avevano l'aria di essere stati usati sotto una doccia, sulle sue forzute gambe da contadinotta».

«E Leonard?».

Sheldon la guardò stupito.

«Hai ragione, anche a Leonard cresce la barba, sarà ormai abbastanza adulto...non ci avevo pensato! Peccato che sono in ritardo».

Arrivati all'università, salirono verso l'ufficio di Sheldon.

Entrati, egli si sbottonò la giacca leggera e se la tolse.

«Non avrei dovuto metterla, fa davvero caldo. Ok Amy ora ti prendo gli aggiornamenti del contratto che ti avevo accennato».

Nel fare questo, Amy notò che Sheldon indossava una camicia verde oliva, e che questa era sbottonata di un'asola sul collo. Ebbe un sussulto.

«Sheldon...cos...cosa hai addosso?».

«Intendi la camicia? Oh, beh...diciamo solo che oltre ai capelli incontrollabili e alla peluria irrefrenabile sul viso, persino la mia maglietta del venerdì è finita tra gli abiti puliti di Leonard, e ho quindi dovuto rilavarla».

«E non potevi indossare la maglietta di un altro giorno?».

«Sei matta? Se la maglietta del venerdì manca, l'abito immediatamente successivo per diritto, è la camicia elegante del venerdì, quella deputata alle occasioni. Se anche quella mancasse, ci sarebbe la divisa sportiva del venerdì, poi la casacca per le escursioni del venerdì, la giacca invernale del venerdì, il pigiama del venerdì, il costume di Halloween del venerdì, il costume da cosplay del venerdì e solo dopo tutto questo, ci sarebbe la maglietta di un altro giorno della settimana!».

Amy annuì, e non poté fare a meno di notare come il suo ragazzo, in tale veste, fosse sexy in modo quasi illegale.

«E sai cosa ti dico? Che messo così, mi sento quasi diverso».

«Diverso?».

«Sì, mi sento quasi...non saprei...è come se il mio fascino prendesse il sopravvento sulla ragione, non so se mi comprendi».

Amy iniziò a farsi vento con le mani.

«Sì, ti capisco».

«Spero che...». Sheldon le si avvicinò lentamente, facendo oscillare le braccia e ammiccando.

«Non ti dispiaccia se...». Sheldon le scostò i capelli dalla spalla.

«Se mando al diavolo i programmi del giorno, e ti porto via sulla mia moto ruggente, per approdare sulla prima spiaggia e fondere il mio corpo al tuo, come farebbero due elettroni di due elementi fortemente elettronegativi, in un legame covalente...irreversibile».

Amy fece un urlo di felicità e gli saltò al collo, per poi prenderlo per mano e trascinarlo via, con una velocità tale che avrebbe fatto invidia al Flash dei tempo buoni.

E avrebbero raggiunto la moto parcheggiata in un angolo del cortile, se soltanto il verso di una scimmia cappuccino della sveglia, sul comodino, non la fece aizzare sudata e sconvolta.

Si alzò e corse in cucina a prendere il telefono.

«Pronto...ciao Selly, ti ricordi quella polverina che mi hai mostrato l'altro giorno?...sì quella, ecco, ti avevo detto che non avresti dovuto darmela se te l'avessi chiesta, ma questa è un'emergenza. Ne ho il disperato bisogno».


Leonard apparve in salotto con una strana giacca, color cachi, e i bordini rivestiti di pagliette.

«Come sto?». Disse, aprendo le braccia e incrociando le sopracciglia sotto agli occhiali.

Sheldon scostò lo sguardo dal monitor del computer, e lo fissò.

«Sapevo che sarebbe successo un giorno, ma non credevo che tale giorno fosse tanto vicino».

«Successo cosa?».

«Che avessi finalmente ammesso di essere un impostore, un finto fisico mediocre, laureato e con un dottorato di ricerca, per ammettere che in realtà provieni da un circo decaduto, dove hai sfruttato la tua bassezza e la forma rettangolare della tua testa, per fingerti ''l'uomo-lego'', e imitare il verso delle anatre in migrazione, data l'estrema somiglianza della tua voce alla loro. Pessima recitazione mio caro LeGonard, l'ho capito fin dal primo giorno».

Leonard sbuffò e si tolse la giacca.

«È che vado ad una cena con i colleghi di teatro di Penny, e saranno tutti eccentrici e fuori dal comune, sai...tutti tipi un po' particolari, artisti senza meta, sognatori ed intellettualoidi. E io sembrerei solo un patetico maestrino ordinato e perfettino, senza alcun senso artistico».

Sheldon si sollevò ed avanzò di un passo, prendendosi le mani dietro la schiena.

«Premesso che, mio caro amico, sembreresti un patetico maestrino senza alcun senso artistico, anche se ti presentassi con la Guernica tatuata sull'intero corpo, vorrei farti notare come il gruppo di cui hai parlato, descrivendolo come un covo di eccentrici artisti intellettualoidi, sia il gruppo di cui Penny ne rappresenta una parte».

Sheldon lo guardò aspettandosi che capisse.

«E...vuoi continuare a definirli così?»

Leonard guardava verso l'alto, incrociando le dita sull'addome.

«Ok, metto la giacca che ho messo stamattina in laboratorio».

Alla porta si udì bussare, e Sheldon andò ad aprire. Era Amy, con due cartoni di pizza.

Intanto Leonard si era cambiato alla svelta ed uscì salutandoli.

«Pronta per la serata Hulk?».

«Certo Sheldon, facciamo in fretta, altrimenti la pizza si raffredda!» disse sorridendo, quasi forzatamente.

«Oh Amy, sono così contento di questa serata che ho deciso, tieniti forte, di farti indossare i pugni di plastica firmati da Stan Lee, per i primi dieci minuti del film, e per altri dieci minuti mezz'ora prima della fine!»

«Wow...non sto più nella pelle».

Sheldon sorrise contraendo i muscoli in modo insano.

«Vai a prendere i dvd, io intanto passo le pizze nei piatti».

Sheldon corse in camera, Amy, invece, aprì i cartoni della pizza, e dopo essersi guardata in giro, sfoderò un anello dorato con un teschio intagliato nella plastica, riportante sulla base la scritta: ''sexy killer'', e lo aprì. Al suo interno vi era della polvere che riversò sulla pizza attentamente, controllando che si camuffasse con la salsa, senza che destasse sospetti.

Sheldon apparve dal corridoio e si apprestò a inserire il dvd. Si sedettero poi sul divano, e, tagliate le pizze, la maratona Hulk poté iniziare.

Alla fine del primo tempo, delle pizze non restava che l'odore. Amy fingeva di seguire, ma con la coda dell'occhio fissava il fidanzato, con un certo nervosismo ed una quasi eccitazione.

Ma nulla accadde e Sheldon rimase attento e preso fino alla fine del film.

«Oh, stupendo. Bene ora passiamo alla versione del 2008!».

Si alzò dal divano e si diresse verso la camera da letto.

Amy decise, allora, di riabbottonarsi il colletto della camicia, e stava pensando che avrebbe rinfacciato all'amica quanto le loro ricerche fossero rimarcabilmente meno degne di fondi della propria, quando Sheldon apparve con una maglietta a maniche corte, e le braccia scoperte.

«Non sembro un po' Bruce Banner, con questi bicipiti da fuori?».

Amy ebbe un sussulto e si risbottonò il colletto.


Quando Penny arrivò davanti alla porta di casa, Leonard cercava ancora di cancellarsi i baffi disegnati sul labbro.

«L'avessi fatto, almeno, a fine serata, non avrei dovuto fingere di stare con Super Mario per l'intera cena».

«Oh andiamo! I tuoi amici sembravano una combriccola di pagliacci! Martha aveva le treccine sollevate alla ''Pippi calze lunghe'', Paul indossava una cravatta a pois rossa e gialla, su una camicia di seta celeste ed una giacca a fiori che puzzava di incenso, e poi quel tipo con i boccoli biondi imbeveva la bistecca nella crema di soia del mio tiramisù, dicendo che gli ricordava tanto il corpo martoriato della società, che si immerge nel candido e soffice mantello della superficialità!».

«E tu...ti sei disegnato dei baffi indelebili con un pennarello».

Leonard si sistemò gli occhiali e mise le mani sui fianchi.

«Credevo fosse divertente».

Entrarono in casa ma si bloccarono subito sull'uscio, quando videro che Sheldon era disteso, con i piedi sul bracciolo del divano, la testa sulle gambe di Amy e le braccia scoperte quasi del tutto.

«Buonasera...ragazzi».

«Ehi belli! Venite dentro, forza! Come è andata la serata?».

Leonard e Penny avanzarono, a piccoli passi e guardandosi intorno.

Sheldon si mise seduto ed Amy li guardò sorridendo come non mai.

«Sei per caso...ubriaco?».

«No Leonard, perché?».

«No...no niente, chiedevo, così, tu Penny? Sei ubriaca?».

«Forse un po' sì, forse un pò». Gli rispose stando al gioco.

«Allora farai meglio ad andare a dormire, piccola...biondina sbarazzina».

Penny continuò a restare sbigottita.«Perfetto allora...a domani».

«A domani! Fai sereni sogni!».

Penny si trascinò fuori Leonard e lo prese per il colletto:«Aveva un fratello gemello e l'avete tenuto nascosto per tutto questo tempo?».

«Sono senza parole quanto te».

«Buonasera ragazzi, vado anche io, domani io e Sheldon andiamo a fare una passeggiata nei boschi, e dobbiamo alzarci presto!». Amy li sorpassò e si diresse verso le scale, salutandoli con la mano.

Leonard guardò dentro e vide Sheldon che gli sorrideva mentre si accarezzava i capelli, spettinandoli.

«Non lasciarmi solo con lui stanotte, ti prego». Disse voltandosi con occhi di terrore verso Penny.


Erano da poco passate le dieci del mattino, quando Howard bussò alla porta dell'ufficio di Sheldon, e vi entrò.

Il suo sguardo mutò dall'annoiato, allo stupito, al disgustato.

«Ehi Howy! Come mai da queste parti?».

Sheldon sedeva spaparanzato sulla poltroncina, i suoi capelli erano scomposti e al vento, una leggera barbetta gli ricopriva il viso, e una camicia azzurra gli donava un'aria sinistramente angelica.

«Sheldon?».

«Sì, sono io, posso aiutarti in qualcosa?».

Howard entrò a piccoli passi, fissandolo. «Ti senti bene? Hai per caso...bevuto?».

«No, no. Perché tutti mi chiedono se ho bevuto?»

«No...così, per sapere, tu hai bevuto Alex?».

Alex era in un angolo, spaventata, mentre sistemava delle cartelline, e negò scuotendo la testa.

«Ehm...ecco, io sarei venuto per chiederti se...se domani sera, essendo il compleanno di Bernadette, vi andava di passare da casa a bere qualcosa, però tranquillo, perché so perfettamente cosa ne pensi dei regali, per cui ti dico subito che per quanto riguarda te, nessuno si offenderà o ti farà pesare, nel mondo più assoluto, qualcosa nel caso in cui tu venga a mani vuote». E gli sorrise forzatamente.

«Ma cosa dici...sciocchino? Certo che voglio venire, e certo che voglio portare un regalo alla tua stupenda mogliettina dalla voce per nulla stridula e tintinnante!»

Howard e Alex si guardarono, ed entrambi ebbero un brivido lungo la schiena.


Quella sera, Leonard bussò alla porta di Penny, e questa corse ad aprire.

«Notizie?».

«No, continua a dire che non ha bevuto». Entrarono e chiusero la porta.

«Gli hai chiesto se ha per caso battuto la testa? Se ha assunto qualche droga? Se ha avuto delle visioni?».

«Sì, o meglio, ho finto di fargli un test intitolato ''dimmi cosa hai fatto nelle ultime ventiquattro ore di preciso e ti dirò chi sei''».

«Pazzesco, non posso crederci, sembra un altro. Prima è venuto a bussarmi, e l'ha fatto con un solo colpo netto. Poi mi ha chiesto se avessi delle candele da prestargli, e ha detto che stasera cucinerà con le sue mani, perché Amy capisca quanto sia fortunata ad averlo al suo fianco. E mi ha detto anche: sei gentile, grazie, senza che nessuno lo costringesse!»

«A chi lo dici. L'ho visto andare al bagno due volte in più rispetto alla tabella di marcia, l'ho visto poi spostare la mia giacca senza che corresse subito a lavarsi le mani, e mentre uscivo mi ha detto: hanno chiamato prima pensando che qui ci vivesse un avvocato, ma io ho risposto che oltre a due formidabili fisici prestanti, non ho visto nessun altro! E ha riso senza sembrare un criceto con l'asma. Capisci? Mi ha definito formidabile fisico prestante!».

«Da non credere».

Restarono a pensare, fissando il pavimento.

«E stessimo soltanto esagerando?».

«Cosa?».

«Sì, magari...non so, ha visto un film o sentito qualcuno dei suoi idoli che...ha iniziato ad essere gentile col prossimo, e sopportabile, e drasticamente meno fastidioso, petulante, egocentrico e arrogante...e ha pensato di imitarlo».

«Uhm...non saprei. Magari sì, magari ha parlato con la madre, che gli ha ricordato di essere umano».

«Giusto! Vedrai che adesso, torniamo dentro, io gli chiedo la nuova password per la connessione e lui mi dirà qualcosa del tipo: Penny-ora-basta-arrenditi, e poi ci racconterà qualcosa sul perché...gli orientali hanno tutti i capelli lisci, o in che modo la marmotta sceglie il partner sessuale!».

Leonard annuì e si diressero insieme verso l'appartamento, si fecero coraggio ed aprirono la porta Effettivamente, tutto sembrava regolare. Sheldon era in cucina, intento a versarsi del tè nella sua solita tazza, ed entrambi tirarono un respiro di sollievo.

«Eccovi qui! Vieni Penny, puoi sederti al mio posto se vuoi, tira una bella arietta fresca».

Leonard, fece un salto, si piombò su di lui, lo prese per le spalle ed iniziò a scuoterlo. «Esci da questo corpo! Sheldon se ci sei sappi che noi non ti abbandoniamo! Uscirai di qui te lo prometto! Te lo prometto Sheldon!».

«Ehi ma che diavolo ti prende!» lo scostò, liberandosi dalla presa.

Leonard si allontanò ansimando e Penny lo abbracciò tenendogli la testa sotto al collo.

«Beh in effetti è tardi, meglio se andate, la mia Amy sta arrivando e devo ancora sistemarmi!».

Penny si diresse verso l'uscita, portandosi Leonard con sé, e con aria afflitta e preoccupata, si richiuse la porta alla spalle.


Quando Amy entrò in casa, delle candele costeggiavano il divano e il tappeto ai suoi piedi. Dei piatti decorati e luccicanti, guarnivano la tavola ed una bottiglia di vino svettava, maliziosa, tra di essi. Sheldon comparve dal corridoio, con una camicia di seta blu notte, sbottonata di due asole, dei pantaloni grigi gessati e delle scarpe lucide a punta. «Oh Sheldon, tutto questo per me?».

«E per chi altro allora? Accomodati pure». Le disse, tenendosi le mani in tasca, e ammiccando con sguardo languido.

Amy iniziò ad agitarsi, a strofinarsi le mani e a respirare a fatica.

«Bene, allora iniziamo pure!».

«No!» irruppe Amy, ma si riaddolcì subito dopo. «Perché prima non...metti un po' di musica, eh? Sceglila tu». Sheldon accolse l'idea e si incamminò verso la camera. Allora Amy ricacciò l'anello ''sexy killer'' e versò l'intero contenuto nel bicchiere di vino.

«Con questo siamo a quattro».

«Hai detto qualcosa?». Sheldon era già di ritorno.

«No no, niente affatto».

«Bene allora, spero che il mio pasticcio di granchio sia di tuo gradimento!» e accostarono i bicchieri in un brindisi tintinnante.

Il giorno dopo, Penny uscì di casa, sistemandosi il maglioncino giallo della divisa del ristorante, e nel frattempo Amy uscì dall'appartamento, con gli abiti stropicciati e i capelli arruffati.

Le due rimasero immobili sul pianerottolo.

Si fissarono in silenzio.

«Suppongo che tu abbia passato la notte qui».

Amy annuì.

«E...suppongo che, tu abbia passato la notte con Sheldon».

Amy annuì ancora.

«E quindi avete », «Sheldon mi ha permesso di dormirgli accanto nel suo letto!!».

Penny imbronciò le labbra, e scosse il capo.

«Grazie al cielo».

«Cosa?».

«Niente, dicevo...che forza! E come è stato?».

«È stato...è stato stupendo, mi ha persino chiesto di smuoverlo un pochino nel caso in cui russasse, per evitare di sforzare troppo il cuore nel sonno, sai com'è, e l'ho fatto per ben tre volte!».

Penny scosse ancora il capo.

«Sono davvero, davvero molto contenta per voi. Ormai, come dire, avete preso il volo!».

«Eh già!» le due iniziarono a scendere per le scale e l'idea che Sheldon fosse ormai irreparabilmente stato impossessato dagli alieni, si palesò nella mente di Penny, come mai era successo prima.


Alla festa di Bernadette, Raj si presentò in estremo anticipo, per iniziare a bere quanto bastasse perché potesse godersi qualsiasi tipo di conversazione.

«Mi hai detto che verranno le colleghe di Bernadette».

«Sì, Raj, verranno stai tranquillo».

«E tu ne hai vista qualcuna? Sono carine?».

«Tranne quella che ha un occhio più alto dell'altro, e quella che ha l'attaccatura dei capelli quasi continua alle sopracciglia, sì, le altre sono carine».

«Oh perfetto. Il cioccolatino al latte più intrigante della contea, è pronto a scendere in campo. Restate in fila piccole, ce n'è per tutte!». E fece ondeggiare un tovagliolo rosso a mo di slip in uno streep-club. Howard glielo tirò da mano, e Raj si ricompose.

«Senti, ascolta bene, Sheldon mi ha dato l'aria di essere un po'...cambiato, te l'ho raccontato no? Ecco, per me questa sera è importante, devo farmi perdonare le ultime cinque lavatrici non fatte per colpa dell'ultimo Assassin's creed, e la festa deve andare alla perfezione, mi devi aiutare. Teniamolo d'occhio ok?».

«Ci puoi contare, l'ho detto anche a Stuart, è venuto con me».

«Non l'ho visto, dov'è?».

«In bagno, dice che da quando vive nel suo negozio di fumetti, vedere una vasca dal vivo lo emoziona e rattrista al tempo stesso».


Il buffet era pieno di panini e di bandierine della NASA, la musica andava e un bel po' di gente gironzolava ormai da quasi un'ora per la casa.

Penny e Leonard bevevano in un angolo, e sfogliavano l'album delle foto del matrimonio di Haward, con la speranza di intravedere qualcosa tra le gambe della signora Wolowitz.

«Se la fissi per due minuti intensamente, ti sembra quasi di intravedere Howard».

«Sì...hai ragione».

«Penny, quello è il sottomento, devi andare più su».

Ad un tratto, Sheldon e Amy apparvero sull'uscio della porta.

«Salve a tutti gente, e tanti auguri Bernadette!».

«Ciao Sheldon! Ciao Amy!»

«Questo è da parte nostra, l'abbiamo scelto insieme questo pomeriggio al centro commerciale, e ripeto, abbiamo fatto shopping insieme al centro commerciale! Io e Sheldon. Come una vera coppia!».

«Wow, un set di crema per il corpo, bagnoschiuma e sali da bagno. È stupendo ragazzi!».

Amy la prese in disparte per un secondo, e la fissò con gli occhi gonfi e la voce spezzata dall'emozione. «No, è stupendo il fatto che ne ho comprato anche uno per noi, con il suo effettivo consenso!»

«Guardalo». Leonard stringeva il bicchiere e sussurrava a Penny.

«Ormai la peluria è diventata una curata barbetta da figo, i capelli hanno un velo di gel sbarazzino, e la camicia sbottonata gli conferiscono quell'aria da individuo con un minimo di senno, che mai avrei pensato di ritrovare guardandolo».

«Devi arrenderti Leonard, Sheldon è...cambiato, in meglio forse, non lo so. Ma è cambiato!».

«Dice cose che hanno senso, riesce a ridere spontaneamente alle battute, inarca il bacino in avanti come se fosse un playboy, e...non dice più ''bazinga'' da quando ha scambiato il dentifricio con la pasta scrostante delle pentole!» Leonard si sollevò e si diresse, quasi in lacrime, verso il bagno.

«Ti vedo solare Amy, scommetto che le cose vanno alla grande».

«Oh sì, Bernadette, vanno alla grandissima, non vedo l'ora che continuino!».

«Ma tu e Sheldon...avete...».

«No, no ancora no, diciamo che stiamo aspettando di trovarci...in un luogo più consono, sai, quel Leonard, sempre tra i piedi...».

Bernadette diede un sorso alla bevanda.

«Oh, scusami un attimo, torno subito».

Amy si accostò al tavolo e prese un bicchiere, lo riempì di champagne e vi versò dentro la polverina dell'anello. «Con questo otto, siamo in dirittura di arrivo caro utero, in dirittura di arrivo!».

Si accostò a Sheldon e gli porse il bicchiere.

Sheldon conversava con due giovani donne, ma si interruppe ed accettò la bevanda.

«Grazie Amy, sai, ne avevo proprio voglia». Diede un lungo sorso.

«Sai una cosa? Sei davvero...come dire...particolarmente attraente questa sera. Mi considereresti spudorato se ti chiedessi, di restare ancora da me questa notte? Ma ti avverto, potrei avere qualche problema nel prendere sonno».

Amy ebbe un mezzo svenimento. Si mantenne a stento sullo schienale del divano e poi cercò di ricomporsi. «Niente affatto caro, resto volentieri a farti compagnia».

«Ti ringrazio» e dopo averle sorriso, le si avvicinò baciandola sulla fronte.

In quell'istante la musica si interruppe. Tutti restarono a guardalo e Leonard, appena uscito dal bagno, riscoppiò in lacrime e vi tornò dentro.

Penny lo seguì. «Ehi tesoro, non credi di esagerare un po'? È pur sempre il tuo amico di sempre, pur sempre Sheldon, versione restaurata!».

«Non capisci Penny, Sheldon era per me...il termine di paragone per l'asessualità più assoluta della storia. Guardare lui, per me, era come quando affianco a Haward, cercavamo di avvicinare le ragazze. Per quanto facessi schifo, lo stargli accanto mi rendeva inevitabilmente più attraente. Se anche Sheldon diventa attraente e alla moda, sarò io il patetico senza speranza, irrecuperabile e paranoico, patologicamente nerd, dell'appartamento!».

Penny gli si sedette accanto, sul bordo della vasca, e gli accarezzò i capelli.

«Ma...tesoro, tu non sei patetico e paranoico, e patologicamente...nerd».

Leonard sollevò la testa e la guardò negli occhi.

«Ok, forse un po' sì, ma non arriverai mai ai livelli di Sheldon, nemmeno se ti impegnassi con tutte le tue forze, nemmeno se iniziassi ad imitare ogni suo gesto e parola, nemmeno se ti facessi fare un incantesimo da una strega nerd!».

Leonard sorrise, e le diede un bacio sulle labbra.

«Grazie Penny».

«Prego tesoro!».

«E poi...se anche lo diventassi sono sicuro che tu non mi lasceresti mai da solo! È così?».

Penny imbronciò la bocca e socchiuse gli occhi.

«Beh...certo che no».

«Ti vedo un po' indecisa».

«Indecisa? Ma che dici?» ridacchiò in modo isterico.

«Sì, è la stessa faccia che hai fatto quando ti ho chiesto se potevo trasferirmi da te!».

«Oh su, ti ho detto che non ti lascerei, ora torniamo di là e prendiamo qualcosa da bere, ti va?»

«Aspett...».

Leonard avrebbe insistito per ancora un'oretta buona, ma appena aperta la porta del bagno, qualcosa li inchiodò.

Sheldon era inginocchiato al centro della stanza e fissava il vuoto sorridendo. Tutti gli altri erano in cerchio e cercavano di comprendere cosa stesse farfugliando.

Amy gli si avvicinò.

«Sheldon...cosa stai facendo?».

«Shhhh, non vedi con chi sto parlando?».

Amy guardò nella direzione verso cui egli indirizzava lo sguardo arrossato e compiaciuto, per poi tornare su di lui.

«Sheldon, non c'è nessuno...davanti a te».

«Oh. Amy taci! Non la stia ad ascoltare, non sa quel che dice».

Amy iniziò a sudare e si guardò intorno. «Tranquilli, si è dato al...Buddhismo e sta pregando! Ok Sheldon, posso almeno sapere con chi parli?». Gli sussurrò all'orecchio stizzita.

«C'è Leonard Nimoy non lo vedi! E poi dietro di lui...oh guarda il mio ormai amico Stephen Hawking».

«Dai Sheldon, sollevati, ci guardano tutti!».

«Signor Nimoy, è un piacere per me, da sempre suo fedele fan, averla a così pochi cm, tanto che potrei intravedere il segno delle punte in lattice applicate alle sue orecchie, perfette orecchie, aggiungerei».

Leonard decise allora di avanzare e di abbassarsi accanto a lui.

«Sheldon, sei sicuro di stare bene?».

«Guarda Leonard, ti sta puntando!».

«Chi?».

«È Batman, dice che potresti aiutarlo a sistemare la batmobile, infilandoti tra le ruote».

«Ok, adesso ci alziamo, e beviamo un po' d'acqua».

«No no aspetta! Ho l'impressione che quel piccoletto dall'aria malvagia mi stia osservando».

«Quello è il cuginetto di Bernadette, Sheldon».

«No! Ho capito chi è...allontanati piano Leonard...senza fartene accorgere...piano».

«Ma di cosa stai parlando?».

«Dove hai nascosto l'anello? Non lo porto io al collo vero? Non lo porto io al collo??».

«Sheldon...stai vedendo Gollum?».

Sheldon fece un balzo all'indietro ed urlò parandosi il petto con le braccia.

«Non riuscirai ad averlo! È mio! Il tesoro è mio!».

«Ok ragazzi, aiutatemi a prenderlo dobbiamo portarlo in ospedale».

Penny, Raj e Howard gli si avvicinarono e fecero per immobilizzarlo, quando Sheldon smise di contorcersi e si sollevò in piedi.

«Dov'é il bagno?».

Bernadette gli indicò la porta ed egli si fiondò, vomitando persino l'anima, sotto gli occhi di tutti gli invitati. Poi uscì tenendosi la bocca e zoppicando, con un occhio socchiuso e l'altro sbarrato.

«Vedo tutto blu. Ho la tachicardia e credo che ormai ci siamo».

«Per cosa??» urlò Amy.

«Sono finalmente tornati a prendermi per riportarmi sul mio pianeta natale». E di colpo svenne.


Il medico uscì dalla stanza numero 24, tenendo in mano una cartellina blu, con un fiocchetto rosa all'estremità destra.

I ragazzi gli si avvicinarono e Leonard prese parola.

«Cosa può dirci?».

«L'ha...l'ha messo mia figlia, non io. Mia figlia».

«Cosa?».

«Il grazioso fiocchetto di Hello Kitty».

Leonard lo fissò interdetto.

«Ah, si riferisce al suo amico. Sì, certo. Beh da quello che è venuto fuori dalle prime analisi, sembra che il signor Cooper avesse in circolo una grossa dose di un qualcosa...che oserei definire: ''l'elisir della felicità''».

«In che senso?».

«Che si tratta di un cocktail, alla maggior parte di noi sconosciuto, di farmaci, che comprenderebbe benzodiazepine varie, stimolanti sessuali, blandi sedativi, una punta di ketamina, e, in ultima analisi...direi una spruzzata di Red Bull».

Penny, Raj, Howard e Leonard restarono sgomenti.

Amy iniziò a dondolare e a strizzarsi le mani.

«Non so bene se il vostro amico abbia cercato di uccidersi, o se qualcuno abbia cercato di farlo diventare...una sorta di ninfomane, disinvolto, pacifista, amorevole, aggraziato e maledettamente sensuale».

I ragazzi si voltarono verso Amy.

«Ok, ok sono stata io. Lo ammetto. L'ho avvelenato io. Ma non sapevo che avrebbe avuto un crollo! Pensavo che sarebbe...semplicemente cambiato, gradualmente, fino a raggiungere la perfezione, che mi avrebbe poi chiesto di sposarlo, portandomi su una spiaggia deserta, piena di...colorate conchiglie e cuori disegnati nella sabbia, e che saremmo vissuti così fino alla fine dei nostri giorni, i quali sarebbero stati brevi perché consumati dall'ardore della nostra irrefrenabile...passione».

Leonard le si avvicinò. «Lo abbiamo quasi perso, un'altra dose e si sarebbe messo con braccia e gambe sulle rotaie alla stazione, convinto di esser finalmente diventato quel grazioso trenino parlante, che gli regalò la nonnina al suo decimo compleanno!»

Amy si mostrò sconvolta e rattristata, così Penny intervenne:«Leonard, non trattarla così, sappiamo tutti quanto sia difficile essere amici di Sheldon, immagina solo per un istante quanto sia difficile essergli compagno!».

«Leonard, ti prego. Non deve sapere cosa ho fatto! Ti scongiuro! Se sa che l'ho indotto a farsi crescere la barba e ad aver comprato un regalino a Bernadette per il suo compleanno, non mi parlerà per il resto della sua vita!».

Leonard fece un profondo sospiro, guardò gli amici e tacitamente ebbe il loro consenso.

«Va bene, sarà il nostro segreto, ora, però,...non ci resta che inventare una scusa abbastanza plausibile, verosimile e razionale, che possa convincerlo e che non gli permetta di sviluppare alcun dubbio sulla di essa veridicità».


Sheldon era sveglio e sedeva nel suo lettino di ospedale, indossando i guanti in lattice che l'infermiera, sfiancata dalle sue richieste, gli aveva procurato. I ragazzi comparvero alla porta della camera.

«Oh, ragazzi, finalmente».

«Ciao Sheldon, come va?». Entrarono tutti.

«Dicono di avermi fatto una bella pulizia, ma non ho ben capito a cosa si riferiscano, sto impazzendo! Ricordo solo che ero in camera a prendere L'Hulk del 2008, quando ho iniziato a vedere tutto offuscato, ed una strana vocina interiore mi ha come preso per mano e messo a dormire nel letto, assicurandomi che sarebbe andato tutto bene. Ora mi sveglio in questa stanza e nessun camice bianco del reparto è in grado di dirmi cosa mi sia accaduto!».

I ragazzi si guardarono, occhi negli occhi. Amy era agitata e la bocca asciutta la ostacolava nel pronunciare parola.

Leonard decise, allora, di intervenire.

«Ascoltami, non sarà facile ma dobbiamo dirtelo. Sheldon...».

Raj bisbigliò qualcosa a Howard e questo sussurrò:«lo so ma è il massimo che siamo riusciti a concepire!»

«Sheldon devi sapere che...degli alieni hanno provato a rapirti, lo hanno fatto introducendo una luce bianca nella tua stanza, lo hanno fatto per studiarti e ci sono riusciti. Ti hanno sedato e tenuto con loro per circa una settimana. Noi ti abbiamo cercato ovunque, e solo dopo attente analisi, essendo arrivati alla conclusione che non potevi che essere stato rapito da loro, ci siamo riuniti e abbiamo preso il tuo manuale delle emergenze, capitolo diciannove, paragrafo sette. Abbiamo trovato la tua preghiera, scritta nella lingua che tu hai decretato essere la più probabilisticamente presente nell'universo, e l'abbiamo letta. Dopo due giorni ti hanno riportato a casa ed adagiato sul letto. Noi li abbiamo ringraziati e se ne sono andati. Ecco perché poi ti abbiamo portato in ospedale a controllare che non ti avessero sottratto nulla di anatomico».

Sheldon era rimasto a bocca aperta, e seguiva attentamente Leonard.

«E come sarebbero stati questi presunti alieni?».

«Non lo sappiamo, ci hanno cancellato la memoria».

«Se vi hanno cancellato la memoria come ricordi tutto questo?».

«Perché Raj ha ripreso tutto con una telecamera dall'inizio delle ricerche, ma non ha fatto in tempo a riprenderli mentre ti lasciavano sul letto».

«E dove sarebbe la registrazione?».

«Distrutta».

«E perché mai l'avete distrutta?».

«Perché l'FBI ci ha intercettati, e quando ci ha scoperti, ci ha sottratto tutte le prove esistenti e minacciati di morte se mai qualcosa di ciò che è accaduto esca dalle nostre bocche, fino alla fine dei nostri giorni».

Sheldon non rispose.

«E non avremmo dovuto dirtelo! Ma la voglia è stata troppa e allora abbiamo rischiato! Potremmo tutti morire adesso se tu accennassi qualcosa a qualcuno...e anche tu potresti morire!». Intervenne Amy.

Sheldon incrociò le braccia e si guardò intorno. Poi iniziò a scuotere il capo ed emise dei sogghigni divertiti.

«Oh poveri voi...venite qui a raccontarmi queste storie...».

I ragazzi trattennero il fiato.

«Ma state continuando a credere, e lo so bene, che il mio manuale delle emergenze sia solo un inutile spreco di carta! Oh mio caro, accurato, minuzioso, dettagliato manuale delle emergenze...chi sa in quanti pezzi sarei adesso...senza di te!».

































   
 
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