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Autore: Arthea    18/04/2013    4 recensioni
''Draco fissò per un attimo Harry, poi guardò quello che restava del suo pasto e gli rivolse uno strano e lungo sorriso.
E Harry si sentì leggero: tutto quel cianciare attorno a lui era praticamente scomparso. Pareva che nella Sala Grande, ora, ci fossero solo lui e Draco.''
Non sono una scrittrice.
Sono solo una fan di Harry Potter che ha deciso di raccontare una bella ma triste storia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Non era la prima volta che veniva punito per essere uscito di nascosto dal castello come non era la prima volta che Piton lo beccava. Altri 20 punti in meno per Grifondoro. Praticamente un classico.
Dovette sorbirsi dieci minuti buoni di ramanzine e di rimproveri prima di poter finalmente tornare al dormitorio e pensare, pensare che alla fine stava davvero accadendo quello che per mesi aveva temuto eppure, alla fine di tutto, sperato.
Piton lo accompagnò di persona al ritratto della Signora Grassa che dormiva sonoramente (d'altronde erano le due di notte); le ci vollero tre richiami e l'intervento di un Gazza in vestaglia marrone scuro con Mrs Purr in braccio per svegliarsi. Oh, lo minacciò di espellerlo senza alcuna pietà se solo si fosse permesso di gironzolare nel castello di notte ancora una volta.
Prima di congedarsi Piton lo esaminò da capo a piedi come per cercare qualche dettaglio fuori posto: per sua fortuna aveva nascosto la Mappa del Malandrino nei pantaloni e il Mantello dell'Invisibilità sotto la veste da mago.
Entrò nella Sala Comune che era vuota, silenziosa. Calciò con rabbia un libro che giaceva a terra dimenticato da qualche studente che andò a finire dall'altro capo della stanza. Si afflosciò sul divano appoggiando il pugno chiuso sulla fronte. Era furioso. Non era riuscito a vederlo nemmeno quella sera.

 

Il mattino dopo Draco si svegliò placidamente. Vedeva oscillare agli spifferi del vento le tende verdi del suo letto, attraverso le quali filtravano le luci delle candele che illuminavano il dormitorio; doveva essersi svegliato in anticipo. Udì in un punto imprecisato alle sue spalle un suo compagno di dormitorio che formulava incantesimi nel sonno e rumori sordi di studenti appena alzatisi provenienti dalla Sala Comune.
Ma lui non si mosse.
Rimase nella stessa posizione a lungo, la testa affondata nel cuscino, incapace di muovere qualunque muscolo del corpo ma il suo cervello, invece, lavorava frenetico.
Chissà perché tutto gli sembrava ovattato, come se quelle che stesse guardando non fossero le sue braccia, le sue mani; era come se un grosso troll di montagna gli avesse appena dato una forte bastonata in testa. Era come se quella che stesse vivendo non fosse più la sua vita. Tutto quello che era abituato ad avere, a credere e a pensare era cambiato o scomparso. Chi era ora Draco Malfoy?
Le ciocche bionde gli cadevano sugli occhi, Tiger si stava svegliando, avrebbe dovuto di lì a poco affrontare un altro inutile e insulso giorno scolastico.
Se Piton non fosse stato il direttore della sua casa, pensò, e quindi straordinariamente comprensivo nei suoi riguardi, molto probabilmente non avrebbe potuto permettersi di uscire la notte indisturbatamente senza che gli altri insegnanti e Gazza ficcanasassero in giro. La scuola era iniziata da una settimana appena e lui da una settimana esatta, al calar delle tenebre, usciva da solo dal dormitorio per assolvere ai piani che il Signore Oscuro gli aveva assegnato. La notte porta consiglio, si dice. Ma nel caso di Draco, portava solo altri problemi.

 

- Perchè Piton ti ha assegnato 30 centimetri di pergamena in più nel compito di domani? - chiese Ron mentre lui, Harry e Hermione uscivano dall'aula di Difesa Contro le Arti Oscure. - Insomma, oggi te ne sei stato prodigiosamente tranquillo, niente frecciatine, niente casino durante la lezione... -
- Perché ieri notte sono uscito di nascosto dalla sala comune, immagino - ripose Harry alzando le spalle.
- Che cosa? - urlò Hermione facendo girare alcuni ragazzi li vicino - ma sei impazzito? Non è che tutta questa storia del prescelto ti ha dato alla testa? E di grazia, perchè saresti uscito? -
- Non... riuscivo a dormire. -
Ron e Hermione si guardarono.
- Beh - fece Ron - quando non si riesce a dormire è del tutto plausibile uscire dalla sala comune col rischio di incontrare Gazza e qualche altro insegnante per farti espellere, punire, avvelenare, uccidere... -
- Ron! - lo rimbeccò Hermione giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli. - Santo cielo, Harry, non fare più cose avventate! Questo non farà altro che incrementare le voci che girano sul tuo conto! -
- Quali voci? - domandò Harry voltandosi verso Hermione che lo guardò con la sua tipica espressione da 'ma bisogna sempre spiegarti tutto?'
- Oh, insomma, Harry Potter, il Prescelto, colui che salverà il mondo dei maghi dall'Oscuro Signore Lord Voldemort... oh, per l'amor del cielo, Ronald, piantala... che vaga da solo di notte nel castello, magari nel tentativo di studiare un piano geniale per sconfiggere definitivamente Colui-che-non-deve-essere-nominato! Già eri popolare prima, non aggiungere altra benzina sul fuoco. Stai soltanto accrescendo tutta quella fama che tu stesso dici di odiare. Perciò, quando fai qualcosa, rifletti e conta fino a dieci. Quanto ci scommetti che Piton avrà detto agli altri insegnanti della tua scappatella di stanotte e di conseguenza ora anche tutti gli studenti lo sapranno? -
- Davvero? - Harry si voltò così di scatto verso Hermione da farsi male al collo.
La sera precedente aveva miseramente fallito e oramai non poteva più rimediare. Ma alla fine, forse, l'essersi fatto beccare da Piton non era stato poi un vero e proprio fiasco. Era quello che voleva. Non che lo sapesse tutta la scuola, no di certo, ma solo una persona in particolare.

 

Quando entrarono nella Sala Grande per la colazione, Harry constatò che Hermione aveva ragione. Appena varcò l'entrata, alcuni ragazzi di Tassorosso si voltarono verso di lui, dei Corvonero eccitati parlottavano tra loro, dei ragazzini del primo anno di Grifondoro bisbigliarono così forte al suo passaggio che riuscì a cogliere alcune frasi:
''Stanotte è uscito da solo, quindi? Wow!''
''Chissà cosa sta architettando! Secondo te me lo firma un autografo sul cappello?''
E mentre andava a sedersi, ormai abituato a quel costante vociare attorno alla sua persona e non facendoci neanche più caso, con la coda dell'occhio intravide Draco Malfoy al tavolo dei Serpeverde: un brivido di eccitazione gli pervase la schiena.
Mezza tavolata di Serpeverde lo indicava, alcuni gli facevano dei gestacci, altri lo guardavano e ridacchiavano ma Draco era tutto concentrato sul suo pasto.
All'improvviso però, Goyle gli bisbigliò qualcosa nell'orecchio e da impassibile, l'espressione di Draco divenne quasi sorpresa. Quando Goyle si staccò dall'orecchio di Malfoy, squadrò Harry dall'alto in basso con un ghigno malvagio e disgustato stampato in faccia e tornò a sparlare con altri suoi compagni.
Doveva averglielo detto.
Doveva avergli detto che ieri sera era uscito di nascosto dal suo dormitorio per chissà quale ragione. Era fatta. E lui ora sapeva.
Draco fissò per un attimo Harry, poi guardò quello che restava del suo pasto e rivolse al piatto uno strano e lungo sorriso.
E Harry si sentì leggero: tutto quel cianciare attorno a lui era praticamente scomparso. Pareva che nella Sala Grande, ora, ci fossero solo lui e Draco.

  
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