Nota
Importante per
È
una cosa ma sembra un’altra, forse! Vi chiedo di non
cestinarla
subito solo per come appare!
Posterò
due volte a settimana… il lunedì
e il venerdì!
Spero
che questa piccola FF vi piaccia!
Ho
messo giallo, non perché io abbia in mente di mettere scene
lemon nella ff… magari ci saranno, si ma dette in maniera
lieve… come se loro
stessero in camera, al buoi e noi ci affacciassimo a quello spiraglio.
Tutto
qui. Più che altro perché so tenere a freno la
penna tanto quanto so tenere a
freno la lingua. Mai!
Se
mi sono dimenticata di qualche avvertimento ditemelo^^!.
E
lui lo guardava…
-
I ATTO -
Ad
osservare suo cugino che sedeva tutto solo in altalena. Sedeva
spesso lì, ma non dondolava mai.
Stava
lì, curvo, con lo sguardo perso per ore.
Muto!
Durante
il giorno taceva, ma di notte… avvolto dal manto di
Morfeo, parlava, a volte urlava, come se fosse posseduto da qualche
cosa.
Non
aveva mai chiesto al cugino perché si agitava
così tanto nel
sonno perché un po’ sapeva già la
risposta.
E
non gli piaceva. Tutto ciò che aveva a che fare con il LUI,
non
gli piaceva.
Magia!
Papà
e mamma gli avevano detto che non doveva mai pronunciare
quella parola. Che Magico era sbagliato, strano, anormale,
malato… ma era
davvero così? E, se si, quella malattia era contagiosa?
Perché allora sua madre
non aveva mai buttato fuori di casa il moro? Ma ogni volta che glielo
chiedeva,
lei sviava la domanda.
Gli
concedevano sempre tante attenzioni, i genitori, allora
perché
non facevano mai quello che voleva lui in quei momenti?.
Del
cugino sapeva poche, pochissime cose: viveva a casa sua, non
aveva genitori, era anormale.
Una
volta, durante una chiacchierata con gli amici, aveva sentito
uno di loro dire “per i miei genitori io sono
speciale” un altro ha detto “per
loro io sono diverso dagli altri. Dopo, solo DOPO, si accorse che anche
lui per
mamma e papà era speciale, diverso e… se dicevano
che LUI era diverso allora…
anche lui era come il cugino!
Ovviamente
queste considerazioni se le era fatte e tenute per se.
La
sua attenzione si focalizzò di nuovo sul cugino, che ora
aveva
la testa volta a cielo.
Sembrava…
in attesa… si, come se aspettasse qualcosa…
qualcuno… .
Doveva
essere importante visto che continuava a maltrattarsi le
mani e a guardare ansioso sopra di se.
Benché
fosse luglio, tirava una discreta arietta fresca e, fosse
stato per lui, a quest’ora starebbe bello tranquillo a casa a
giocare con uno
dei suoi tanti videogame, tuttavia, non gli dispiaceva per nulla spiare
il
cugino, per poi andare a riferire al padre che faceva cose strane, e
facendogli
beccare una punizione coi fiocchi.
Improvvisamente
il volto del cugino s’illuminò.
Fece
saettare lo sguardo in cielo e tutto ciò che vedeva era un
puntino nero tra le nubi, che si avvicinava sempre di più.
Poco
dopo un gufo reale si appoggiò sulla spalla del cugino che,
non stando più nella pelle, si era alzato. Lo vide
accarezzargli piano la
testolina. E il volatile si godette quelle attenzioni ben volentieri,
poi il
moro gli prese dalla zampetta una lettera.
Il
cugino sembrava volersi immergere in quel pezzo di carta
ingiallita, se la stava mangiando con gli occhi e a tratti arrossiva,
sospirava
e… d’un tratto il sorriso che gli illuminava il
volto sparì e si lasciò cadere,
come sfinito, sull’altalena.
Prese
il gufo che era appollaiato sulle sue spalle e lo abbracciò
come se ne dipendesse il destino dell’umanità o,
almeno, della sua umanità.
-Mi
manchi-
Gli
sentì dire un po’ a intervalli, come se fosse
scosso dai
singhiozzi tipici sei pianti.
Guardò
più attentamente e… infatti stava piangendo.
Suo
cugino piangeva per qualcosa scritto in quella lettera.
Facendo
due più due, si poteva capire che il moro era in
comunicazione con i suoi simili. La cosa, però, gli puzzava.
___________________________