Nel porgergli la tazza da tè, tentava di sfiorarlo casualmente, guidata dal capriccio impudico che la martoriava come la curiosità più sconveniente.
Lui sembrava aver colto quei goffi tentativi, e ritirava la mano prima che lei potesse assaporarne la consistenza, o verificarne il calore.
Ritraendosi ai giochi sinuosi di quella voglia nelle mani, delle mani.
Temendo, forse, che potesse risvegliare la sua.