Okay, okay, con calma… è finita la benzina. E si gela… e io non metto piede fuori finché non siamo al rifugio! Mi dispiace Chad, ma io non mi muovo. Già non sto bene, il conato di prima mi ha spiazzata. Mi sta guardando negli occhi. Io scuoto la testa in un No. No, mi dispiace, vorrei aiutarti, ma no.
- No. Non
posso, non ce la faccio. – sussurro. Sento dei lamenti e mi giro. Jenny si è
svegliata. Apre lentamente gli occhietti e si guarda intorno. Che bella che è,
me ne sorprendo sempre di più… e poi, quando avrà dei fidanzati… oh… cucciola.
Mi sta guardando negli occhi e sorride. Ma poi, evidentemente si ricorda di
quello di prima e abbassa lo sguardo, dispiaciuta. Io sorrido. – Stai
tranquilla tesoro, è tutto passato. – lei sorride luminosa e si sporge in
avanti, per abbracciarmi. Mi giro completamente verso di lei, quando sento uno
spintone. Poi un altro e un altro ancora. Che cosa diamine sta succedendo?
Guardo oltre al finestrino e lo vedo. Che spinge la macchina. Sbuffo, mi passo
una mano sulla faccia poi sorrido alla bambina. – Jenny, stai ferma lì, okay?
Io vado ad aiutare Chad. – le strizzo l’occhio e scendo dalla macchina
stringendomi fino allo spasmo nella giacca. Vado accanto a lui e comincio a
spingere. Caspiterina quanto pesa… lui mi guarda, lo so, me lo sento. Mi sento
il suo sguardo addosso e non so il perché. Che c’è? Non si può neanche cambiare
idea adesso? Alzo gli occhi al cielo, plumbeo perfetto!, e sbuffo. In una
decina di minuti arriviamo al rifugio. Io vado a prendere Jenny, mentre Chad
svuota il bagagliaio della macchina, visto che ci sono cose che devono stare al
caldo. Apro la porta e spalanco la bocca. È bellissimo!
- Wow! –
esclama Jenny, saltando giù e cominciando a scorrazzare per l’enorme salone.
- Attenta
tesoro c’è un tappe – troppo tardi. Si è inciampata ed è caduta a terra,
battendo il mento. – to. Aspettami arrivo. – sghignazzo, per poi prenderla in
braccio. Le bacio una guancia, mentre il suo labbro inferiore comincia a
tremare. Poi scoppia in un pianto disperato. Si aggrappa alla mia maglia,
mentre Chad scuote la testa divertito. Si avvicina e mi prende Jenny dalle
mani, lanciandola in aria e facendole così dimenticare la botta. Però, devo
ammettere che ci sa fare con i bambini. Sorrido, poi mi avvio all’esplorazione della
casa. Wow. Splendido. Al pian terreno c’è la cucina, il salone e una veranda
abbastanza larga da poter contenere un letto matrimoniale, con una tettoia
trasparente. Poi, al piano superiore, ci sono due camere da letto, una con un
letto matrimoniale e una con il lettino dei bambini… poi… ci sono due bagni e
un balcone, più stretto della veranda, ma anche lui ben fornito.
- Ehi! Qui ci
sono due persone che stanno morendo di fame!! – sento Chad che ulula dalla
tromba delle scale. Ma per chi mi ha presa, per la sua servetta?? Ma oh!
- Tay, io ho
fame! – piagnucola la mia bambina. Okay, per lei scendo e faccio da mangiare,
per lui… NO! Ma come sono crudele… e mi piace! Scendo trotterellando le scale,
per avviarmi in cucina.
- Cosa vuoi
mangiare amore? – chiedo, guardando l’orologio. Beh… sono le sei e mezza… io e
Jenny abbiamo fame… Chad non conta, mi prende come schiavetta… let’s go, si
mangia! La bambina si porta un dito al mento e alza il viso al soffitto, poi si
illumina e mi sorride.
- Frittelle! –
gongola battendo le manine. Io la guardo, poi guardo l’ora ed infine faccio no
con la testa. Al massimo, al massimissimo, dopo cena. Lei mi guarda e si
imbroncia, incrociando le braccia al petto.
- Se vuoi… le
frittelle te le può fare il tuo papà per un giorno. – sorrido sadica, mentre
lui sbianca. Ah! Dolce vendetta. Che bella. Sghignazzo, mentre Jenny comincia a
torturare Chad con le frittelle. Io mi giro verso i fornelli. Prendo una
pentola e mi do da fare. Una pasta. C’è la pasta, vero? Aspetta… un modo per
tenerla occupata… - Stella, vuoi aiutarci a fare la pasta? – chiedo a Jenny,
che subito mi sorride radiosa. Annuisce vigorosamente con il capino e scende
saltando dalla sedia. Io mi metto un grembiule, ne do un altro a Chad, che
ovviamente non ha capito cosa sta succedendo e uno straccio lo metto al collo
di Jenny. Almeno non avrà delle macchie di farina sulla maglia! Le passo la
farina, mentre io mi avvio con le uova in mano. Svuota il sacchetto di farina
sul tavolo. Ovviamente, si è sporcata il viso. Quanto è bella. Scoppio a ridere
e lo fa a ruota anche Chad, appoggiandosi al tavolo con la fronte. Avanti però,
altrimenti non la finiamo mai più sta pasta… apro le uova e comincio a
impastare. Metto un pizzico di sale. Chad mi guarda sbalordito. Che credevi,
che no fossi capace a fare della pasta??? – Tesoro, come la vuoi la pasta? –
chiedo, passandole un pezzetto di pasta. Lei lo prende a pugni. Non vorrei
essere nei panni del pezzetto… rabbrividisco. Lei si toglie i capelli dal viso
con una manica e mi sorride.
- Tay, Tay, la
posso fare poi io? – esclama, saltellando sulla seggiola. Io annuisco.
- Aspetta,
vuoi al sugo o bianchi o come altro? – faccio nuovamente io, impastando con
forza il resto.
- Sugo! Sugo
rosso rosso, come il tuo bracciale! – trilla Jenny indicando il mio
braccialetto. Sorrido, mentre con una mano chiamo Chad a finire di impastare.
Mi avvio ai fornelli. Ne accendo uno e metto un pentolino sopra. Apro il
mobiletto in alto a destra e prendo la passata di pomodoro. La verso tutta nel
pentolino. Poi, senza farmi vedere, aggiungo del ketchup. A me piace. Poi
prendo della cannella e ne metto un po’ dentro. Assaggio. Okay, perfetto.
Comincio a mescolare. Mescolo, mescolo e mescolo… passano dieci minuti. Okay,
direi che è a posto. Al massimo poi lo faccio scaldare prima di metterlo sulla
pasta. Mi giro e non vedo più Chad, solo Jenny con un coltello in mano. Perché
ha un coltello in mano?
- Perché hai
un coltello amore? – chiedo con gli occhi fuori dalle orbite. Se lo becco
quello lì!!
- Tay, stai
tranquilla. Sono capace ad usarlo, sai? La mamma mi ha insegnato! – mi risponde
lei, alzando di scatto la mano col coltello. Io mi avvicino, ma lei mi si mette
davanti. – No Tay, nono. Avevi detto che facevo io. Quindi ora vai con Chad in camera.
– trilla, spingendomi sul primo gradino delle scale. Io la guardo confusa. Mi
fa paura quel coltello. Ha solo cinque anni… e poi scusa…
- Poi chiamami
quando devi metterle a cuocere, okay? – biascico poco convinta, mentre salgo il
secondo scalino. Lei annuisce, poi torna al tavolo ad usare il coltello. Beh,
almeno è quello senza punta. Salgo al piano di sopra. Faccio per aprire la
porta, quando mi sento buttare a terra. Rimango schiacciata. Ma chi diavolo è
che si butta fuori da una stanza con la carica di un muflone? Ovvio: CHAD
DANFORTH. Ahia, la testa! Maledizione, perché deve essere così… così… così
vicino. Oddio, togliti da lì… togliti, non riesco a respirare! Lui si appoggia
ai gomiti e alza la testa dal mio petto. Bella mossa, ora togliti del tutto.
Siamo appiccicati. E non solo perché lui è sopra di me in una posizione
alquanto equivoca ed imbarazzante, ma perché un pezzo di pasta è rimasta
attaccata alla sua maglia ed ora anche alla mia. Gran bella mossa. – Giusto per
curiosità, hai intenzione di toglierti, o vuoi rimanere sopra di me per tutta
la giornata? – sbotto, movendomi sotto di lui. Chad sghignazza, poi si alza.
Ecco, sono di nuovo in posizione eretta. Che bello tenere i piedi a terra e non
la schiena!!! Okay, altra cosa. Siamo nuovamente appiccicati, sta cavolo di
pasta!!!! – Okay, togliti la maglia. – dico. Lui mi guarda strano… sì, okay
Tay, hai detto un’altra grande idiozia.
- Perché? –
chiede infatti lui. Secondo te perché??? Perché voglio saltarti addosso e non
ho voglia di toglierti la maglietta?? Oddio. Non l’ho pensato? Va beh, finché
rimane nella mia testa va ancora bene…
- Se vuoi puoi
lavartela da solo la maglia. Per me è anche meglio, sai? – incrocio le braccia
al petto, mentre lui scoppia a ridere e si toglie la maglia. – Certo, il
signorino non è capace a lavarsi la roba da solo… - sussurro a bassissima voce,
più a me stessa che a lui. Prendo la maglia e mi avvio nel bagno, dove la
appoggio al lavello. La lavo dopo. Sento un urlo disumano venire dalla cucina
di sotto, così corro giù ed entro ansimante in cucina. Eccola, Jenny seduta
sullo sgabello, con davanti uno straccio con dentro, evidentemente, la pasta
che ha fatto lei.
- Tay, la
metti dentro? – mi chiede con un sorriso, ma appena io sbircio nel pacchetto,
lei scuote la testolina ed indica la pentola. Io sbuffo e svuoto la pasta nella
pentola con l’acqua che bolle, attenta a non guardarla. Piccola misteriosa
Jenny. Quanto ti amo!
- Amore? Io
vado un attimo fuori, okay? – le stampo un bacio sulla guancia e attraverso il
soggiorno, per aprire la porta finestra e… fantastico. Davvero, davvero
fantastico. Neve. Tanta, tanta neve. Ma cazzo! Certo, io amo la neve. Ma
non così. Cioè, a sciare okay, ma non per rimanere rinchiusi un una baita!
Questa è solo colpa sua. Sì, solo colpa sua.
Salgo le cale
a due gradini alla volta, entro in camera e gli prendo il polso, trascinandolo
giù. Lo lancio violentemente alla portafinestra, poi mi appoggio allo stipite e
incrocio le braccia. Sgrana gli occhi. Si gira verso di me ed io lo fulmino. -
È inutile che mi guardi cos’, è solamente colpa tua. –
- Ehi, mica ho
fatto nevicare io! – strilla, con la voce più alta di un’ottava. Trattengo a
stento un sorriso. Fa morire dal ridere.
- No, ma è
colpa tua se siamo venuti qui! – ribatto, riducendo gli occhi. Prendo il
telefono e compongo il numero di mia zia. Speriamo che prenda. E… sì, evvai!
- Pronto? -
- Zia?, sono
Tay. Senti, è successo un casino… ha nevicato e… e siamo rimasti bloccati. Puoi
chiamare tu? Perché io non ho idea di chi e cosa chiamare. – già, gran bella
spiegazione. Fantastica.
- Certo, va
benissimo. Uhm, saluta la mia bimba e anche Chad. Ah, ecco, ricorda che lei
deve andare a dormire alle 9, massimo 10 di sera. – okay, okay. Perché me l’ha
detto? – Ciao amore. – e chiude. Cavolo, si vede troppo che è la sorella della
mamma. Non ti da neanche il tempo di rispondere! E così… fantastico, sono
rimasta bloccata in una baita con Danforth e Jenny. Perché mi hai fatto questo?
Cosa succederà in questa giornata?? Booooooooh! *Lo scopriremo solo vivendoooo*!!!!
Ciau ciau allora, scusate,
ma non ho tempo per ringraziare. Grazie a tutti, baci!