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Autore: ShioriKitsune    19/04/2013    3 recensioni
«Naruto».
Quella voce.
Era quella la voce che aveva aspettato di ascoltare.
La voce che, incessantemente, gli aveva dato la forza di combattere. Di vincere.
Solo per poterla udire un’altra volta.
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kushina Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Naruto Shippuuden
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Nota: Sì, questa è una one shot volutamente "senza senso". Mi è venuta così, di getto, e ho deciso di pubblicarla perché in qualche modo mi piaceva. Anche se, rileggendola, mi sono detta: "che cavolo, se l'allungassi magari...". Solo che non volevo rischiare di.. rovinarla, ecco xD Inoltre, ho immaginato quella determinata scena in mille modi. Prima o poi li scriverò tutti. Questo è quello "serio".
Ma, prima o poi, arriverà anche quello "romantico", lol!
Spero vi piaccia questa cosetta!




 

* * * * *



Volontà del fuoco



C'è una giusta misura nelle cose, ci sono giusti confini,
al di qua e al di là dei quali non può sussistere la cosa giusta.
 
[Quinto Orazio Flacco]

 
 
 
 
Non può essere.
 
Naruto Uzumaki non credeva ai suoi occhi.
Rivoli di rosso gli rigavano la pelle, il suo sangue misto a quello del nemico.  
Respirava piano, solo se strettamente necessario, cercando di non consumare quel briciolo di forza rimastagli dopo lo scontro. Con un lato del corpo proteso in avanti, spalancò un po’ di più le palpebre.
 
Mi sto sbagliando, ne sono certo.
 
La pioggia era fitta. Forse troppo. Forse, era ciò che gli dei offrivano loro come ricompensa per aver vinto: pulire la terra dal sangue, lavar via l’atrocità dei peccati commessi.
Naruto schiuse le labbra.
 
Fatti avanti, fatti vedere.
 
Si chinò su se stesso a causa del dolore provocatogli dalla ferita allo stomaco. Avrebbe voluto andare avanti, camminare tra i corpi senza vita dei suoi compagni, ma era bloccato lì, al centro, incapace di fare un passo. Incapace di distogliere lo sguardo dalla figura che, lentamente, si avvicinava a lui.
 
E se fossi davvero tu?
 
Fu costretto ad inginocchiarsi tra le ceneri del corpo nemico.
Era così che era finita, cenere alla cenere.
Naruto serrò i pugni, stringendo i resti di colui che aveva distrutto ogni cosa senza indugi, con un perpetuo sorriso dipinto sul volto.
Non provava pietà. Per la prima volta, non era entrato in empatia con il suo avversario. Ma, al contrario, aveva odiato Uchiha Madara fino a quando non aveva emesso il suo ultimo respiro.
Un flebile sussurro, l’ombra di un ghigno sulle labbra smorte.
«La storia si ripeterà», aveva detto.
L’istante dopo, Naruto gli aveva sferrato il colpo di grazia.
 
Come potrebbe una cosa del genere ripetersi?
 
Alzò lo sguardo, i passi si erano avvicinati. Riusciva ora a distinguere i contorni di quella figura che aveva riconosciuto già prima d’inquadrare.
Sentiva il cuore pompare nel petto, la speranza che si rifiutava di abbandonarlo anche nel mezzo di quella devastazione.
Chiunque, al posto suo, si sarebbe ormai arreso da tempo.
 
«Naruto».
 
Quella voce.
Era quella la voce che aveva aspettato di ascoltare.
La voce che, incessantemente, gli aveva dato la forza di combattere. Di vincere.
Solo per poterla udire un’altra volta.
 
«Mamma?».
Kushina Uzumaki gli strinse le mani.
Era forse un sogno? No, ma non era neanche completamente vero. Quell’incontro stava accadendo nella sua testa, il luogo in cui preferiva rifugiarsi nell’attesa di qualcosa.
O di qualcuno.
«Mamma, potrebbe essere possibile?», mormorò sommessamente. Socchiudendo le palpebre, l’orrore tornava vivo e presente. Come se la guerra fosse ancora in corso.
«È tutto finito», lo rassicurò lei, stringendolo a sé. «Ce l’hai fatta, sei davvero l’eroe di Konoha».
 
Ho vinto, ma a quale prezzo?
 
«I ninja muoiono, Naruto. Fa parte di ciò che siamo. E non c’è morte più gloriosa del sacrificio fatto per il proprio villaggio».
 
Allora perché io devo vivere?
 
Kushina gli carezzò una guancia. «A te è stata tramandata la volontà del fuoco, tesoro. Non è qualcosa per cui dovresti essere triste. Sei vivo per il villaggio, ed è tuo dovere riportarlo agli antichi splendori».
Naruto alzò lo sguardo, incrociando quello di sua madre. «Io.. non ne sono in grado».
«Sì invece, ma non sarai solo». Sorrise appena. «E, per rispondere alla tua domanda.. sì, potrebbe essere possibile».
I due si fissarono intensamente per qualche attimo, fin quando Naruto non la strinse nuovamente a sé.
 
Vorrei poterti abbracciare davvero, anche solo per un attimo.
 
«Tuo padre ed io siamo fieri di te, devi saperlo».
Le sarebbe piaciuto tenerlo stretto a sé per sempre, ma doveva lasciarlo andare. Con riluttanza sciolse la presa del suo abbraccio. «È arrivato il momento di cominciare daccapo».
 
Senza fare in modo che la storia si ripeta.
 
«Sasuke?».
Ogni rumore era ormai cessato, il suo ex compagno di squadra gli era davanti.
Lo sguardo serio, quasi più del solito, la mascella contratta e le labbra serrate in una rivelazione di muta sofferenza.
Quella di un uomo che aveva capito di aver fatto la scelta sbagliata.
In fondo, la foglia era stata anche casa sua.
La sua gente, i suoi compagni, il suo villaggio.
Tutto era stato distrutto.
 
Lo ricostruiremo insieme.
 
«Non è questo ciò che Itachi avrebbe voluto. Non è questo il futuro per il quale mio fratello ha dato la vita».
Le sue mani tremavano, i suoi occhi erano assetati di vendetta.
Ma su chi l’avrebbe sfogata, questa volta?
Naruto gli posò una mano sulla spalla. «Ti avevo detto che, quando ci saremmo scontrati, saremmo sicuramente morti entrambi. Ti avevo detto di preservare il tuo odio e sfogarlo su di me, perché io sono l’unico che può sopportarlo. Ma adesso, adesso che non c’è più niente, adesso che qualsiasi vendetta sarebbe inutile.. ». Fece una pausa, incrociando il suo sguardo. In quell’istante, giurò a se stesso che avrebbe accettato qualsiasi sua risposta. «Cosa vuoi fare, Sasuke?».
L’Uchiha rimase in silenzio.
La vendetta.
La sete di vendetta lo aveva portato a perdere di vista tutto ciò per cui aveva inizialmente deciso di vendicarsi. La famiglia, gli affetti. I valori. Cosa gli era rimasto?
«Naruto, io..».
La sua voce era bassa, malferma.
Naruto non sapeva cos’aspettarsi.
 
Se deciderà di combattere contro di me, combatterò fino allo stremo.
Mi dispiace mamma, forse ti sbagliavi. Non sono io che porto in me la volontà del fuoco.
 
 Gli occhi di Sasuke si serrarono per un attimo.
Poi, arrivò la sua mano tesa, esitante.
L’Uzumaki schiuse le labbra.
«Non combatterò contro di te, Naruto», sussurrò. «Non combatterò contro un amico».
Amico.
Era questo ciò che l’Uchiha aveva tenuto dentro per tutto quel tempo?
Non si sarebbe mai battuto contro Naruto, che era stato l’unico a credere davvero in lui.
L’altro afferrò la mano offertagli.
 
Allora è vero che lo ricostruiremo insieme.
 
«Alleati?», domandò Naruto.
Sasuke annuì, voltando il capo verso il campo di battaglia.
 
I vostri sacrifici non saranno vani.
 
«Alleati».
 
 
 
Con un po’ di fatica, Uzumaki e Uchiha avrebbero ricostruito Konoha.
Insieme.
E lì, nella valle dell’epilogo, un’altra scultura si sarebbe aggiunta alla precedente: quella di un Hokage che tende la mano ad un Uchiha, simbolo della pace che avrebbe regnato incontrastata.
E la storia non si sarebbe ripetuta. 

   
 
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