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Autore: Pan17    19/04/2013    8 recensioni
"Sei molto più carina quando sorridi"
Io mi fermo, rimango indietro di qualche passo e sconvolta, ti guardo.
Cavoli.
Il tuo viso così bello sotto tutti gli aspetti non riesco a vederlo, ma nella mia mente già lo immagino.
Arrossisco poi quando ti volti verso di me e prendendomi per le spalle mi porti dinanzi a te.
"Rimani dove posso vederti." mi dici.
"So badare benissimo a me stessa!" Ti urlo contro, mascherando la mia timidezza.
"Certo certo"
Porca miseria.
Non pensavo oggi facesse così caldo..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Goten, Pan, Trunks | Coppie: Bra/Goten, Pan/Trunks
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutte :)


Come avevo promesso ecco la seconda parte! Con due giorni di ritardo perché ho aggiunto alcune cose. xD 

Voglio ringraziare chi ha letto ma soprattutto chi ha recensito lo corso capitolo! Grazie mille a: amore mio ti amo, Shiori_chan, Soly Dea, Kira16, Nannola98 ed Heavenly97. 

Grazie a tutte voi :). 

Infine vorrei dire che, visto che esattamente un mese fa era la loro festa, voglio dedicare questo capitolo a tuuuuutti papà.

A quelli che ci stringono ancora la mano e a quelli che dobbiamo Alzare lo sguardo al cielo per lasciare spazio al vento che ci ricorda la loro carezza, A quelli che Papà lo sono diventati usando il cuore, e a quello baciano un pancione in attesa di Diventarlo.

Buona lettura 

 

 

P.S. La canzone finale è Mockingbird di Eminem, dedicata a sua figlia Hailie e a sua nipote (adottata) Lainie.




 




 

"Pan hai detto?" 

Gli occhi scuri e profondi della bambina dai capelli turchesi erano puntati su di lei. 

Ella aveva dipinta sul viso un'espressione di sgomento da vari secondi, come se ad aver detto o fatto chissà quale stranezza fosse stata Bibi, che dal canto suo, non poteva non scrutare la bimba che le era di fronte con altrettanta espressione confusa. 

Non passarono molti secondi prima che al di sopra della ragazzina, sbucò la testa di un uomo non molto avanti con l'età, dall'aria simpatica e divertente, affiancato da  un bambino imbronciato. 

Il più grande dei tre somigliava molto a suo nonno Gohan, i tratti somatici erano pressoché simili, e le movenze e il sorriso le ricordavano in parte quelle delle madre. 

"Chi è questa bella bambina?" Chiese perciò l'uomo dai capelli sbarazzini. 

La bambina dall'aria sgomenta si voltò lentamente verso il padre e con fare molto lento e quasi irritante prese a spiegargli quanto si erano dette pochi minuti prima. 

"Papà" disse con tono grave "lei è la figl..." 

"Bibiiii corri a prepararti che dobbiamo.." 

La voce alta e mascolina della madre si diffuse per tutto l'ambiente che circondava casa Son: Pan era sopraggiunta vivace e baldanzosa dinanzi l'entrata di casa di nonna Chichi, ma per qualche strana ragione non riuscì a terminare la frase, arrestando di colpo anche i suoi pesanti passi.

La nipotina di Gohan allora alzò lo sguardo per cercare un cenno da parte della madre, che tuttavia non vi fu: Pan aveva gli occhi fissi sull'uomo dai capelli scuri, che restituiva lo sguardo alla stessa maniera. 

Bibi poteva percepire tensione, paura e sgomento nello scambio di sguardi fra quei due adulti, e, mentre i bambini che aveva di fronte guardavano la scena meravigliati e felici, lei sembrava essere l'unica completamente confusa. 

"Pan?" Esclamò l'uomo.

"Zio Goten" sussurrò con voce tremante la mamma. 

Zio... Quell'uomo era lo zio di sua madre? E quei bambini i suoi figli?

Nella frazione di un secondo zio e nipote si unirono in un forte abbraccio, sotto le espressioni sorridenti dei tre bambini.

"Così tu saresti mia nipote? 

Piacere sono Bayu" proruppe la bambina dagli occhi teneramente scuri, avvicinandosi a lei e porgendole la mano. 

La moretta la strinse e in un attimo si presentò anch'ella, catturando l'attenzione del ragazzino nervoso che era accanto alla sorella.

"Smettila Bayu. È una cugina più che altro." sbuffò quello.

"No lei è nostra cugina" corresse la figlioletta di Bra, indicando la donna che stava abbracciando il padre "questa bambina è nostra nipote!" 

Bibi non diede molta importanza alle argomentazioni della cugina o zia che fosse, ma continuando ad osservare la scena felice, chiese alla piccola Saiyan: "Bayu come si chiama la tua mamma?" 

"Mamma? Si chiama Bra! Lui è mio fratello Ved e poi c'è mia sorella Caryl." 

La bambina dagli occhi celesti la guardò per un secondo: quella Bayu era la figlia di zia Bra. 

Zia Bra era bella ed era la migliore amica della mamma.

Zia Bra era nata in quel giorno di tanti anni prima. 

E quello era un giorno speciale.

Bibi osservò nuovamente la madre e si sentì straordinariamente felice per lei.

Bra e Pan. Pan e Bra. 

Suonava davvero bene.

 

 

*

 

 

Le braccia inaspettatamente calde e confortevoli dello zio erano forti come quelle di suo padre, le spalle ricche di venature e rientranze, ma sempre allenate e ampie le ricordavano quelle dell'Amato nonno, che lei conosceva alla perfezione, tante le volte che l'avevano ospitata: lo zio Goten era cresciuto in quegli anni più di quanto non avesse mai fatto in tutta la sua vita. 

Il corpo da ragazzino di un tempo si era fatto da parte per lasciare spazio al fisico di uomo maturo e forte; però la classica aria da ragazzino ribelle.. Quella non l'aveva mai abbandonata; si sentì rincuorata da quel contatto così familiare, che per un secondo dimenticò tutti i problemi dovuti a quell'incontro.

Quando poi l'abbraccio venne sciolto, i due si sorrisero ripresero a scherzare come se ancora fossero due 'normalissimi' ragazzini.

"E questo ti deve bastare per... Tutta la vita più o meno!" La prese in giro Goten. 

"Che avaro! Non ti abbraccerei più nemmeno se tu fossi l'unica fonte di riscaldamento sulla terra." Rispose la Saiyan mora.

Avvolti nell'atmosfera calda ed allegra del momento i due adulti passarono alle presentazioni: Pan riconobbe praticamente da subito due dei tre gemellini che nove anni prima aveva stretto fra le sue braccia e prese a far loro le feste, mentre Goten rimase sconcertato nel venire a sapere che quella graziosa bambina fosse nient'altro che la figlia di sua nipote. 

Non fece però in tempo a dar voce ai suoi dubbi, che la madre, Chichi, scorgendo l'allegra combriccola dal balcone invitò tutti loro ad entrare. 

In casa, dopo aver superato un primo momento di euforia generale, tutti presero a parlottare fra loro, ricoprendo ancora una volta di mille domande la povera figlia di Videl mentre i bambini, sotto la custodia della bella Chichi, attendevano che la donna scrivesse loro la ricetta per il dolce da preparare alla bella Bra. 

Quando poi fu passato fin troppo tempo ed arrivato il momento per il secondogenito di Goku di ritornare a casa propria, Pan avvertì una strana sensazione dentro di se. 

Cosa avrebbe dovuto dire? 'Salutami Bra'?

Impossibile. Dopo tutti quegli anni era vergognoso uscirsene con quella frasetta quotidiana e fredda; eppure Goten sicuramente le avrebbe parlato del loro incontro. 

Era una cosa a cui non aveva pensato fino a quel momento ma... Come avrebbe dovuto comportarsi? 

Appena alzò lo sguardo per salutare il fratello di sua padre, la Saiyan si ritrovò il viso di quello a pochi cm di distanza. 

"Vieni con me!" Esclamò il moro. 

Dopo un primo momento di sgomento, anche la figlia di Gohan rispose: "Non posso..." 

"Perché non puoi?" 

"Ecco.. Vedi.. Stavo per andare a salutare nonno Satan." 

Goten scorse chiaramente la paura e la preoccupazione nello sguardo della mora, che non esitò a dargli le spalle.

"E Bra? Avrai mai tempo per lei?" le urlò contro Goten. 

La Saiyan avvolse le proprie braccia attorno a se stessa. "Io verrò Goten... Verrò a scusarmi" 

"Oggi è anche il suo compleanno" 

"Lo so, zio Goten... Lo so" 

I familiari, rimasti in silenzio per tutto il tempo, non mancarono in quel momento di esprimere i propri pensieri. 

"Dovresti andarci" esclamò Gohan.

"La faresti contenta." urlò la nonna dalla cucina. 

"Avanti tesoro" la incoraggiò la madre. 

Stesi sul comodo divano, il figlio ed il fratello espressero il loro consenso. 

"Sono otto anni che Bra non fa altro che aspettarti" le sussurrò lo zio. 

A quelle parole, che le fecero rinascere la speranza nel cuore, Pan non disse nulla; si diresse lentamente e sorridente verso la porta d'ingresso, salutando contemporaneamente i genitori e la nonna. 

Esultanti, Goten e i figli imitarono i gesti della saiyan;  seguirono poi la piccola Bibi e il giovane Goren. 

In lontananza il primogenito della Saiyan prima di spiccare il volo come gli altri udì la voce di Junior. 

"Ehi Goren perché più tardi non passi a Satan City? Vai a dare un occhiata alla scuola!" 

Il moro non seppe ben spiegarsi la motivazione per la quale il fratello della madre gli stesse urlando quel consiglio, eppure da subito per qualche strana ragione quell'invito gli era parso come un'idea grandiosa.

Spiccò il volo anch'egli, pronto a rincontrare quella zia che nei suoi primi anni di vita gli aveva catturato il cuore.

 

 

*

 

 

"Caspita Pan... una figlia!!! 

Ma io avevo pensato che qualcosa fosse cambiato nella tua vita: non so un cane, un dinosauro, una nuova palestra, una nuova mossa ma... Una figlia era completamente lontano dai miei possibili pensieri!!!"

Goten non riusciva a contenere l'emozione. 

Come sempre. 

Era cresciuto fisicamente ma dentro era sempre un bambino. 

"Prima che tu possa continuare con l'argomento 'figlia e nuova vita', ti dico da subito che voglio aspettare Bra." lo interruppe la mora.

Quando erano arrivati alla casa dello zio e della migliore amica, Pan era stata leggermente sollevata nel constatare che Bra non fosse in casa; non perché non avesse voglia di vederla ma piuttosto perché ogni istante, ogni secondo e ogni minuto erano fondamentali per organizzare un discorso che fosse abbastanza accettabile dopo tutti quegli anni di assenza.

La Saiyan si guardò intorno: la tappezzeria e la disposizione dei mobili era rimasta immutata da quando era andata via; il tappeto su cui i bambini avevano combinato pasticci su pasticci, il tavolo su cui il suo amato Scricciolo faceva i compiti mentre lei salvava la turchese dall'esasperazione, la tv che di sera per tutto il tempo in cui era stata ospitata in quella casa avevano tutti guardato ininterrottamente, e il divano su cui lei e Trunks, colpiti dall'insonnia, avevano trovato un punto di incontro nove anni prima, prima di riessere catturati dal vortice della passione.

Non era cambiato niente. 

E la cosa le fece stranamente piacere. 

Era davvero possibile ricominciare la da dove avevano interrotto?

 

 

*

 

 

"Secondo te questo è necessario? Non credo che è abbastanza." esclamò Bayu rivolgendosi alla cugina. 

"Si, è necessario. Ma possiamo mischiarlo con questo, che è dello stesso colore!" rispose Bibi, assorta nel preparare il dolce con la turchese. 

"Questa piccolina è proprio in gamba" 

"Bayu! Mi chiamo Bibi" la ammonì la più piccola.

Ved e Goren guardavano la scena agghiacciati. 

"Io il vostro dolce non lo mangio" prese posizione il figlio di Pan. 

"Nemmeno io se è per questo!" Sbuffò invece il cugino. 

Le due ragazzine non fecero però caso alle lamentele dei rispettivi fratelli, ma continuarono a selezionare tutti i possibili cibi da inserire nell'impasto, e abbandonandosi spesso a discorsi e risate, per imparare così a conoscersi meglio.

"Bibi per quanto starete qui?" chiese improvvisamente la più grande delle due.

"Per sempre, credo." 

"Quindi tu, tua madre e Goren vi siete trasferiti definitivamente?"

La nipotina di Videl osservò la ragazzina che le aveva posto la domanda. "Anche mio padre." sussurrò, provocando nella turchese un inaspettata euforia.

La figlia di Bra allora chiese alla piccola come mai il padre non fosse con loro, ricevendo così prontamente una risposta fredda e distaccata.

"Ti mancherà tantissimo... " constatò la sorellina di Ved.

Bibi alzò gli occhi dall'impasto. "Non me ne frega nulla!" 

Bayu rimane agghiacciata dalla durezza delle parole della bambina dagli occhi celesti; per un secondo rimase immobile finché poi poco dopo trovò il coraggio di parlare. "Ma è tuo padre." 

"Non ci parlo mai. Per me non è mio padre. Vorrei non averlo mai avuto. Sto bene con mio fratello e la mamma." rispose allora la moretta con fare infastidito.

La cugina però sembrava non voler arrendersi, e continuò così a rimanere sullo stesso argomento; forse per stupore, o per tristezza la figlioletta di Goten non seppe far a meno di far capire alla piccolina quanto fossero anormali i suoi pensieri.

"Ma è diverso. Avere un papà è... Fantastico! Ci sono cose che puoi fare solo con un padre." 

Bibi, avendo terminato tutti i possibili ingredienti, decretò la fine della preparazione dell'impasto e prendendo la scodella molto attentamente, lo mise in forno. 

Quando si voltò per chiedere alla cugina cosa avrebbero fatto nell'attesa, la vide attendere una risposta con uno sguardo strano ed inquieto.

Si affrettò a rispondere, considerando poco carino non dare delle spiegazioni ad una così preoccupata Bayu. "Questo puoi pensarlo tu, che l'hai sempre avuto. Io non ho contatti con lui, non abbiamo un rapporto padre-figlia." 

A quelle parole, la turchese avvertì inaspettatamente una sensazione di tristezza insinuarsi nel suo cuore; osservò a lungo la bambina che aveva pronunciato quei terribili pensieri, poi si voltò verso il fratello che con altrettanta espressione sgomenta ricambiò lo sguardo della sorella. 

"Ma Bibi tu n..." 

"Bayu, scusala. A Bibi non piace parlare di questo argomento. Piuttosto state attente a non bruciare il dolce, dai." disse Goren, interrompendo la discussione sul nascere. 

Bibi non aveva mai conosciuto l'amore per un padre, o la sensazione di essere amata dal proprio papà? 

Agli occhi di Bayu, che, sebbene giocasse a fare la grande era pur sempre una bambina, quello appariva come la peggiore delle tragedie.

 

 

*

 

 

Sebbene avesse promesso a Goten che avrebbe sbrigato le sue commissioni velocemente, Bra quasi non si era resa conto di quanto si fosse effettivamente prolungata a lavoro; se non fosse stato per Caryl che l'aveva avvertita dell'ora tarda, probabilmente nemmeno se ne sarebbe accorta. 

Non appena giunse dinanzi casa però la calma prese possesso della sua mente: sapere di aver l'occasione di passare la giornata con la sua famiglia in tutta calma e serenità era davvero importante per Bra. 

Prendendo la mano di sua figlia, la bella turchese entrò lentamente per la porta principale, urlando al contempo: "Siamo tornate!". 

Con grande velocità Goten apparve dinanzi la porta. 

"Ciao amori miei" sorrise nervoso. 

Bra lo guardò di sottecchi. "Che fai Son? Mi nascondi l'amante in casa?" 

Sensualmente si avvicinò al fidanzato, lasciandogli un profondo bacio sulle labbra, a cui il Saiyan rispose senza problemi, abbracciando al contempo la compagna.

La povera Caryl, imbarazzata dalla scena a cui stava assistendo, scappò immediatamente verso la sala da pranzo, coprendosi gli occhi. 

I due genitori risero dell'innocenza della bambina, e presero a baciarsi di nuovo almeno finché degli strani rumori non catturarono la loro attenzione.

Insospettita la bella turchese corse verso la stanza da cui proveniva il frastuono, prima ancora che Goten potesse fermarla; quando giunse a destinazione rimase stupita dalla scena che aveva dinanzi gli occhi: la piccola Caryl spaventata e confusa era accerchiata non solo dai suoi fratelli ma da altri due estranei, che lei proprio non riusciva a riconoscere. 

Un uomo e una bambina. 

No. Sicuramente non li aveva mai visti prima! 

"Chi sono?" chiese confusa al suo ragazzo.

"Ehm... Colpa mia." 

Quei suoni messi insieme fra loro, provocarono nella turchese una sensazione di tensione ed ansia. 

Riconobbe la voce. 

Ma la sua mente sembrava voler negare quel pensiero, poiché sapeva che era impossibile che lei fosse tornata. 

Si voltò lentamente, e in rapidi istanti i loro occhi si incontrarono; un'immensa distesa di celeste andò così a schiantarsi contro un vortice nero. 

Rimasero immobili a fissarsi per vari minuti, incapaci di credere al loro senso visivo, finché Pan non fece la prima mossa. 

"Bra" sussurrò. 

A quei suoni la turchese indietreggiò spaventata, andando a colpire il corpo del moro, in piedi dietro di lei.

"Avanti Bra." Sussurrò dolcemente il figlio di Goku, accarezzandole le spalle.

La figlia di Vegeta a quel punto, staccandosi dalla stretta del fidanzato urlò: "Che ci fai lei qui?" 

I presenti rimasero spaventati dalla reazione della donna. 

"Bra..." Provò a spiegare Goten con tutta la dolcezza possibile, come se stesse parlando ad una delle sue bambine "Pan é venuta per te"

"Per me?" chiese quella indifesa. 

"Certo." 

A passo lento, la turchese si avvicinò alla Saiyan mora, mostrando sul proprio volto un'espressione furiosa. 

"Pensi che adesso dovrei perdonarti? Pensi che dopo tutto questo tempo io debba far finta di nulla?" Continuò ad urlare. 

"No Br.."

"No! Tu.." Esclamò indicando la mora "tu sei.." 

Il fiato sospeso di Pan rivelava tutta la sua tensione: come sospettava, Bra era furiosa e lei non avrebbe mai potuto placare quella rabbia che l'amica covava dentro da anni. 

Ne aveva tutte le ragioni del mondo. 

Guardava il suo viso dispiaciuta: aveva disegnato sul volto l'essenza stessa dell'ira , e non lasciava trasparire null'altro se non quella. 

Come doveva comportarsi? 

Provò a parlare più volte, ma sempre venne interrotta dalla donna, che improvvisamente da sicura e infuriata divenne tremante e angosciata. 

"Tu.." disse, prima di dar sfogo all'emozione del momento. 

Pan chiuse gli occhi pronta a sentire il peggiore degli insulti uscir dalla bocca della sua migliore amica. Attese tristemente il momento in cui Bra le avesse vomitato addosso tutto l'odio che provava, ma prima che potesse sentire anche solo un'altra sola parola, ecco che un corpo così familiare le si gettò addosso, tremante. 

"Tu sei la mia migliore amica" terminò la turchese. 

La mora ricambiò l'abbraccio e sorrise, felice di aver ritrovato un così grande tesoro. 

Dietro tutti i presenti tirarono un sospiro di sollievo.

 

*

 

 

"Ed io che pensavo di essere picchiata!" rise la figlia di Videl, ormai scampato il pericolo. 

Goten rise. "Da Bra? Impossibile..." 

"Senti Son. Devo ricordarti quante lotte ho vinto?" Esclamò la turchese. 

I tre risero dinanzi l'atmosfera piacevole e perfetta che si era andata a creare così in poco tempo; i ragazzi osservavano la scena felici, e  poco a poco tutti si riunirono attorno alle due donne. 

"A proposito chi è questa graziosa signorina e questo bel giovane?" chiese entusiasta la turchese. 

La bambina corse dinanzi alla zia presentandosi. "Mi chiamo Bibi. Sono la figlia di Pan." 

A quelle parole, la sorella di Trunks rimase perplessa.

 "Figlia?" Urlò, non riuscendo a credere a quelle parole.  

Pan, intenta nell'osservare ancora tutti e tre i suoi nipotini, promise di spiegare tutto alla compagna il prima possibile; Bra, allora, accarezzando la piccola Bibi e alimentando i suoi occhi della bellezza di quest'ultima, lasciò che per un po' la curiosità le rodesse l'anima. 

"Non ti somiglia molto." Constatò. 

"Si è la copia di mia mamma." Spiegò Pan.

Bra prese ad osservarla nuovamente ma dopo un pò, avendo scorto anche un bel giovane dall'aspetto distinto, la giovane turchese lasciò per un secondo la secondogenita di Pan, recandosi invece vicino la persona che tanto la incuriosiva. 

"E allora questo è il tuo nuovo compagno?" Chiese con fare ammiccante. 

Goren rise. 

E Pan sconvolta si affrettò a chiarire: "Bra, ti presento Goren"

In pochi istanti il volto della turchese si illuminò del tutto, e con un salto improvviso si lasciò catturare dalle braccia del nipote. 

"Il mio Goren" urlò, facendo le feste "il mio bellissimo nipotino!"

"Okkei basta così" si lamentò il secondogenito di Goku, staccando la compagna dal corpo del nipote. 

"Per informarvi: il mio compagno è questo" urlò la mora, lasciando vedere una normalissima foto di famiglia. 

La turchese corse a vedere. "Mmm niente male. 

Ma come..?" 

"Adesso ti racconto tutto" sorrise la mora, interrompendola.

 

 

*

 

 

"Papà puoi venire un secondo perfavore?" 

La voce stranamente calma e rattristata di sua figlia gli giunse immediatamente all'orecchio. 

Con fare impacciato e preoccupato prese Bayu per mano, conducendola nell'ampia cameretta che condivideva con la sorellina Caryl. 

"Cosa è successo?" Chiese Goten preoccupato. 

"Dobbiamo aiutare Bibi" 

"Perché? che ha Bibi?" 

"Lei... Non va d'accordo con suo papà!" Ammise la piccola. 

Il Saiyan invece sempre più confuso, cercò di spiegare alla figlia quanto questo non fosse del tutto strano in una famiglia... Soprattutto se la famiglia in questione era quella di Pan! 

"No papà non capisci!!" Urlò invece quella. "Sai Bibi cosa mi ha detto? Che lei avrebbe voluto non avere del tutto un padre! Che non ne ha bisogno! 

È terribile!" 

Uno dei migliori pregi di Bayu era proprio quello di prendere a cuore ogni situazione che lei considerasse ingiusta e recuperabile. 

La maggior parte delle volte finiva col ficcarsi nei casini ma alla fin fine tutto ciò che faceva era sempre per il bene degli altri.

E Goten adorava quel lato della sua bambina, che lo rendeva infinitamente orgoglioso di essere suo padre. 

La piccola, vedendo che la risposta del padre tardava ad arrivare aggiunse: "Io non posso credere che ci sia anche solo un bambino che non conosce la bellezza di essere amati dal proprio papà" 

Ridestatosi dai suoi pensieri, il Saiyan espirò profondamente e accarezzò il viso di sua figlia: effettivamente quelle non erano parole che si addicevano ad una bambina.

Nemmeno lui riusciva ad immaginare una vita senza aver conosciuto suo padre; non sapeva cosa significasse non volergli bene. 

Lo amava con tutto se stesso.

Quella di Bibi era... Triste come situazione. 

Si mise in ginocchio e prendendo la mano di Bayu, le chiese con decisione. "Va bene. Cosa hai in mente?" 

L'espressione della piccola turchese cambiò repentinamente, e la bimba sfoggiò sul proprio volto un bellissimo sorriso. 

"Io avevo pensato..."

 

 

*

 

 

Bayu aveva tanto insistito affinché andassero entrambe a fare un giro e a Bibi sinceramente non dispiaceva. 

Ved e Caryl sarebbero rimasti a casa 'ad accertarsi che la situazione proseguisse al meglio', anche se la figlioletta di Pan non aveva per nulla capito a cosa si riferissero. 

Goren invece aveva espresso il desiderio di correre a vedere la sua futura scuola; lei invece non aveva alcuna voglia di osservare il 'piccolo carcere' in cui sarebbe stata rinchiusa dal giorno seguente. 

Tutti e tre dinanzi l'entrata della sala da pranzo, pronti ad assalire le madri non appena ne avrebbero avuto l'occasione; passò del tempo prima che vi fu qualche attimo di silenzio fra le due, ma nessuno in quell'istante ne parlò. 

"Lui l'ha più sentito?" stava chiedendo zia Bra alla mamma. 

Pan rimase qualche secondo in silenzio. Solo dopo si decise a parlare: "No, io no. Sai, solo G..." 

"Mamma!" urlò improvvisamente il primogenito della Saiyan. "Noi tre andiamo a fare un giro! Torniamo fra poco! Ciao" 

Con furia pressoché inspiegabile, il moro accompagnò fuori la porta sia lei che la figlia della zia, invitandole poi ad essere prudente.

Spiccò il volo verso strada via del tutto diversa.

Dopo un primo momento di confusione le due bambine presero a camminare senza meta.

Quel giorno erano tutti troppo strani!

 

 

*

 

 

Aveva dimenticato quanto fosse pure e bella l'aria attorno alla sua migliore amica; sebbene fossero passati tanti anni Bra non era cambiata. 

Era sicuramente molto più matura ma dentro era la solita ragazzina di sempre che le dava mille consigli, e che non smetteva mai di preoccuparsi per lei. 

Era da sempre stata la classica amica- spalla su cui piangere, ed aveva fatto tanto per lei. 

E invece Pan che aveva fatto per la turchese? 

Era scappata via. 

Lasciandola sola, senza preoccuparsi di come si sarebbe sentita lei.

In quell'istante stavano discutendo della loro vita in tutti quegli anni ma c'era una cosa che la Saiyan mora aveva sempre pensato di dirle, e quello era il momento adatto, visto che erano sole nella stanza.

"Mi dispiace per quello che ti ho fatto." Sbottò improvvisamente. 

"Come?" 

Allo sguardo confuso della migliore amica, Pan esitò per un secondo ma poi alzandosi dalla sedia e sbattendo le mani sul tavolo urlò: "Mi dispiace di aver litigato con te, e di essere sparita per tutti questi anni.

"Ma non dirmelo come se fosse una minaccia di morte" esclamò spaventata la turchese, poi dopo essersi abbandonate a delle piacevoli risate, continuò: "Pan sono stata molto arrabbiata con Te e probabilmente lo sono ancora, ma so perché sei andata via. 

Non mi sento di dirti nulla. Se poi ci sono altre motivazioni di fondo, allora me le dirai quando ti sentirai pronta. 

A me basta ch.."

Non fece in tempo a terminare la frase che la figlia di Gohan la interruppe: "Io farò di tutto per farmi perdonare."

"Speravo che le dicessi"

 

*

 

 

L'aria che si respirava in città era del tutto diversa da quella che aveva avvertito sui Monti Paoz, anzi addirittura poteva giurare che essa fosse molto più simile all'aria tipica della Città del Nord. 

Forse meno fredda. 

Quando vi abitava, Bibi diceva sempre che ogni volta che respirava a fondo sentiva i polmoni bruciargli, tanto il gelo che regnava in quel luogo! Ed era stata molto felice quando quella mattina aveva potuto constatare che la città dove avrebbe vissuto era invece calda e accogliente. 

Si era sentita davvero a casa... soprattutto sui monti Paoz. 

Non sapeva come spiegarselo ma le era sembrato che una strana forza misteriosa aleggiasse su quella confortevole casa, che aveva il profumo di fresca campagna. 

Non che le dispiacesse la città dell'Ovest comunque: era molto più all'avanguardia della città in cui era cresciuta, ed era grande ed affollata. 

Per quale assurdo motivo si sentiva legata a quei luoghi in maggior misura rispetto alla città in cui era cresciuta?  

Questo non riusciva a spiegarselo. 

Probabilmente le incredibili storie che le raccontava Goren da una vita avevano avuto un certo effetto sul suo cuore, e le avevano permesso di legarsi così tanto a quel posto.

"Ehi piccolina tutto bene?" la richiamò Bayu dai suoi pensieri. 

"Mi chiamo Bibi" si lamentò la bambina "comunque si sto bene.solo che vorrei sapere dove mi stai portando" 

La piccola figlioletta di Bra le sorrise calorosamente ma non rispose subito alla domanda della cugina, e solo dopo aver camminato per alcuni minuti si decise a parlarle. 

"Perfetto!" esultò la turchese, guardandosi l'orologio.

La figlia di Pan rimase per un secondo interdetta.

"Cosa?" chiese curiosa. 

"Bibi io vado a fare un servizio, puoi aspettarmi li?" 

La moretta volse il capo verso il punto indicato dalla cugina, e, scrutando un alto cancello scuro oltre il quale vi era un'immensa distesa verde, chiese entusiasta: 

"È un parco?" 

Bayu sorrise dinanzi all'ingenuità della bambina. "Certamente. Puoi andare a dare uno sguardo se vuoi! 

Ci vediamo qui davanti fra un'ora!" 

Detto ciò la figlia di Bra corse verso la direzione opposta, voltando alla prima traversa che trovò verso il proprio cammino. 

Appoggiandosi al muro la piccola turchese si affacciò di poco per controllare i movimenti della figlia della zia, quando una mano grande e calda le si appoggiò sulla spalla. 

Con scatto fulmineo si librò in aria, pronta a scagliare uno dei suoi migliori attacchi, che non avrebbe scalfito più di tanto un uomo dalla media corporatura, ma che quantomeno le avrebbe permesso di guadagnare tempo e scappare. 

"Papà!" Esclamò entusiasta la bambina riconoscendo la figura di Goten. 

"Bayu se tu riservi questo benvenuto a tutti quelli che ti prendono alla sprovvista, non ti rimarrà nemmeno più un amico. Lo sai?" La canzonò il moro. 

La figlia invece, ben più interessata alla sua piccola missione, non diede retta ai piccoli scherzi del padre. "Quale scusa hai usato con mamma per venire qui?" 

"Le ho detto che passavo a prendere delle carte in palestra. Non mi posso dilungare infatti" spiegò il ragazzo, puntando gli occhi sulla nipotina, che pian piano si avvicinava al maestoso cancello di ferro. 

"Finalmente si è decisa ad entrare" sussurrò la piccola turchese. "Io la seguo." 

"Sta attenta e osservali!" 

"D'accordo! Ah Papà?" 

Goten si fermò giusto in tempo prima di spiccare il volo, e guardò la figlioletta con aria interrogativa. 

"Ci sono probabilità di rimanere in vita quando la mamma scoprirà tutto questo?" 

Bayu, da sempre la più intraprendente e la più pestifera dei tre fratellini, non aveva paura di nulla: non aveva paura del buio, non aveva paura del dolore, non aveva paura del sangue, non aveva paura nemmeno di nonno Vegeta, a differenza della sorellina Caryl! 

Ma se c'era una cosa di cui la turchese aveva il terrore, allora quella era senza dubbio la mamma! 

Bra infatti era amorevole ed acconsenziente con tutti i suoi tre figli, ma non riusciva mai a risparmiarsi quando uno di loro faceva qualcosa di sbagliato. 

E Bayu combinava guai in continuazione... Incessantemente! Uno dopo l'altro... anche quando la colpa non era del tutto sua veniva sgridata e messa in punizione. 

Il papà, però, cercava spesso di smuovere la compassione della mamma, entrando in aiuto della figlia, anche se il più delle volte invano.

Il moro allora si mise in ginocchio e poggiando le mani sulle spalle della figlioletta sussurrò: 

"Se lo scoprirà!" 

Bayu rise. "Mi piace questo tuo ragionamento Papà! Allora facciamo attenzione a non farci scoprire!" 

Con questa promessa i due si lasciarono per qualche oretta, e mentre Goten tornava a casa in fretta e in furia per non insospettire la compagna, il piccolo frutto del loro amore si inoltrava silenziosa nell'immenso parco, dove la dolce Bibi, ne era sicura, avrebbe compreso il senso di tutto. 

 

 

*

 

 

Goren non avrebbe mai pensato che tornare a casa gli avrebbe procurato una tale gioia. 

In qualche modo rivedere i luoghi della sua infanzia gli aveva procurato un senso di sicurezza e di conforto, sapere che tutto era rimasto immutato nel corso di quei lunghi anni aveva avuto un effetto benefico sulla sua anima. 

In fondo quella era stata un po' la sua paura per tutto il tempo che aveva vissuto nella città del Nord: sapeva che un giorno la madre avrebbe costretto tutti a far ritorno a casa, ma non sapeva se poi avrebbe trovato tutto come l'aveva lasciato, o se un cambiamento radicale si sarebbe presentato dinanzi ai suoi occhi.

Era ben consapevole di aver assunto a riguardo un atteggiamento infantile e stupido, ma nel profondo il desiderio di Goren era semplicemente quello di 'cancellare' gli anni in cui aveva vissuto lontano da casa sua; anche se in tutto quel tempo aveva trovato nuovi amici e una ragazza a cui voler bene, non aveva mai potuto dimenticare le prime persone che gli erano state vicino: la sua famiglia, Junior che da sempre oltre ad essere suo zio era anche il suo migliore amico e Mi-chan, che, nonostante l'allontanamento di tutti quegli anni, era ancora la sua più grande amica. 

Vedere che tutto era rimasto come prima aveva fatto crescere in lui la speranza che anche tutta la sua vita potesse tornare ad essere sempre la stessa.

In fondo al suo cuore era quello che aveva sempre sperato.

Riportandosi così alla realtà, Goren prese a camminare velocemente verso la scuola in silenzio, limitandosi ad osservare l'ambiente circostante. 

Avvenne tutto all'improvviso. 

Una folata di vento e il primogenito di Pan si ritrovò il volto coperto da un grande foglio di carta bianco, quasi interamente riempito da scritte di svariati colori. 

Allontanò il pezzo di carta e lo osservò per lungo tempo: erano appunti scolastici; alzò il viso per ridare il foglio al suo possessore e per la prima volta incontrò il suo sguardo. 

Un angelo dai setosi capelli biondi e dagli occhi castani stava ferma dinanzi a lui, attendendo. Le guance erano leggermente rosate, ricoperte di quel lieve rossore che poco si addiceva allo sguardo tagliente appartenente a quella ragazza. 

"Grazie" gli disse quella con una punta di imbarazzo, dopo aver ricevuto indietro i suoi appunti. 

Poi così come era arrivata andò via, salutando il ragazzo con uno sguardo al contempo dolce e malizioso.

Senza sapersi dare spiegazioni, Goren se ne sentì inaspettatamente attratto, e come fosse un magnete, prese a seguirla.

 

 

*

 

 

Un'immensa distesa verde si ergeva dinanzi ai suoi occhi, e una momentanea sensazione di libertà prese possesso della piccola figlia di Pan. 

La bimba cominciò a correre e a roteare fra l'erba corta e ben curata di quel bellissimo posto, finché stesasi su di essa, prese ad osservare il candido cielo azzurro. 

Bibi da sempre aveva un debole per i grandi parchi, che le davano una sensazione di purezza e di gioia nel cuore; ed inoltre amava osservare il cielo e le nuvole, fra le quali tanti anni prima il nonno di sua madre era scomparso. 

O almeno Goren così le aveva detto.

La sua attenzione fu presto catturata dallo strano verso di un animale che le arrivava forte e chiaro agli orecchi; non ci impiegò molto a capire che quel suono proveniva dalla parte più alta dell'immenso albero vicino, nascosta dalle mille foglie che lo decoravano. 

Si avvicinò ad esso e guardandosi intorno, spinta dalla solita curiosità, si alzò in volo fino a raggiungere la sorgente sonora: Bibi si trovò di fronte ad un piccolo e strano uccello alato, dal becco squadrato e lungo, e dagli occhi piccolissimi. 

La bambina rise. "Come sei brutto!" 

Quasi ad aver compreso le parole della piccola Saiyan, lo strano animale prese a volarle minacciosamente attorno e a starnazzarle continuamente nelle orecchie. 

Bibi provò più volte a scacciare il volatile, finché non potendo più sopportare quel continuo fastidio lo colpì con la mano, allontanandolo per un po'. 

Inaspettatamente la sua attenzione fu completamente catturata dalla lucentezza di un oggetto sferico, depositato sul nido che quell'uccello stava custodendo; la moretta prese la sfera in mano e rigirandosela fra le mani si lasciò del tempo per riprendersi dallo shock. 

"Non mi ha mentito..." sussurrò sconvolta. 

Prontamente, la Saiyan mise la sfera nel  piccolo sacchetto di stoffa che portava costantemente con se e guardandosi intorno per assicurarsi che la bestiolina non fosse nei paraggi, tentò di scendere in volo dall'albero.

Prima che potesse attuare il suo intento, l'uccello tornò alla sua personale battaglia, dando addosso alla bambina, la quale perdendo l'equilibrio, si ritrovò in una frazione di secondo stesa a terra e tutta dolorante. 

Presa da un moto d'ora, prese ad urlare, con lo sguardo rivolto verso il cielo: "Mmm torna qui brutta bestia! La prossima volta ti brucio con le mie stes..." 

"Piccola ti sei fatta male?" 

Una voce maschile e stranamente dolce le risuonò nella mente, e ancora tutta dolorante la bambina si voltò verso l'uomo che aveva parlato.

"Un angelo" sussurrò stupefatta, sbarrando gli occhi.

L'uomo rise. "Sono tutto fuorché un angelo." 

Sebbene l'uomo avesse ammesso di essere un comunissimo mortale, la moretta non poté far a meno di pensare a quanto quell'uomo fosse inusuale e bellissimo: i capelli non erano ne corti ne lunghi, molto sottili e di un colore così delicato ed elegante che le faceva venir voglia di toccarli, e gli occhi erano di un celeste così intenso, che ad un solo sguardo conferivano una sensazione di calore dentro al cuore. 

Per Bibi questi erano sentimenti sconosciuti.

Il lilla gli diede la mano per aiutarla ad alzarsi, e quando finalmente ebbero appurato che stesse bene, egli esclamò: 

"Trunks, piacere." 

"Bibi. Piacere mio" rispose la mora. 

E fu a quel punto che la vide.

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Una bambina probabilmente della sua età, apparve al fianco dell'uomo stringendogli forte la camicia che portava; era davvero molto bella: vestiva con abiti eleganti e costosi, e aveva dei capelli turchesi perfettamente curati ed organizzati in delle trecce. 

Ma la cosa che colpì Bibi maggiormente fu senza dubbio il suo sguardo freddo e minaccioso, che per ironia della sorte era proprio rivolto verso di lei.

"Papà, andiamo ad aspettare la mamma da un'altra parte?" Chiese quella, senza toglierle gli occhi di dosso. "Tu perché non vai da tua madre e tuo padre?" Chiese poi rivolgendosi alla nuova arrivata.

"Io sono qui da sola." Rispose la figlia di Pan tranquilla. 

"Non possiamo lasciarla sola." Sorrise l'uomo alla figlia. "Bibi questa è mia figlia Iku" 

La moretta salutò la figlia dell'uomo sconosciuto, ma non ricevette risposta; o almeno finché il padre non le ordinò di farlo. 

"Perdonala" disse il lilla alla piccola Saiyan " all'inizio si comporta con tutti così. È solo un po' gelosa." 

"E di chi?" Rispose l' interlocutrice. 

A quel punto Iku parlò: "Di mio padre. Ovvio. Non ti avvicinare a lui!" 

Bibi scoppiò a ridere. "Ne ho già uno di padre. Mi basta e avanza." 

Sebbene non se lo sarebbe mai aspettata, quelle parole riuscirono in parte a placare l'antipatia che quella bambina aveva avuto da subito nei suoi confronti. 

Solo da quel momento infatti, le due riuscirono a parlare normalmente; conoscendosi limitatamente al poco tempo che riuscirono a stare insieme. 

Bibi appurò che sebbene quella Iku fosse molto strana, era davvero una brava bambina; il suo unico terrore era perdere il padre ed anche se la figlia di Pan non riusciva proprio a comprendere quella paura, in parte riusciva a rispettarla. 

Anche quel signor Trunks la incuriosiva moltissimo! Era davvero gentile e di bell'aspetto, ma sotto sotto, ne era sicura, era come tutti. 

Le bambine trovarono così il tempo di conoscersi assieme al lilla, ma anche di litigare: su chi fosse la più forte ad esempio. 

Bibi era sicura di essere imbattibile! D'altronde lei era una Saiyn, quelle due persone dovevano essere comuni esseri mortali senza dubbio. 

Come poteva far capire loro di essere la più potente? 

Non riusciva a far finta di nulla: odiava quando la sua forza veniva messa in discussione. Lo odiava SEMPRE!

"Amore!" 

Nel bel mezzo di una piccola lotta dimostrativa, la voce marcata e sensuale di una donna richiamò l'attenzione dei presenti. 

Iku, che fino a quel momento non aveva fatto altro che stuzzicare l'orgoglio di Bibi, improvvisamente assunse un'aria realmente infantile e dolce. 

Con le braccia tese corse verso la bella donna, dall'aria infinitamente antipatica. "Mammaaaa" urlò fra le sue braccia. 

Un po' confusa, Bibi guardò il lilla in cerca di spiegazioni e lo trovò intento nell'osservare la scena dispiaciuto. 

Che stava succedendo?

"Ciao Trunks" disse la donna con fare sensuale. 

"Misaki" ripeté l'uomo freddo. 

"Vi siete divertiti?" 

"Parecchio!" 

Non seppe spiegarselo ma Bibi avvertì improvvisamente una sensazione di freddo;

 sbuffò, infastidita da quella brutta atmosfera. 

La donna prese ad osservarla intensamente. "Chi è?" Chiese all'uomo  "Un'altra piccola vagabonda da te gentilmente raccolta?"  

"Misaki, ti prego di non riferirti né a questa bambina, né a mio figlio in quel modo!" Sbottò leggermente infastidito il lilla. 

La bambina dai capelli turchesi allora voltandosi verso il papà, urlò:

"Papà sono solo io tua figlia"

Il signore dagli occhi celesti accarezzando sua figlia, ammonì la donna che era di fronte, incolpandola del comportamento eccessivo della loro piccola.

"Certo certo" la donna mise allora a terra sia figlia, invitandola a salutare. 

Con grande sorpresa di Bibi, Iku si diresse verso di lei per prima. "Grazie per non aver dato tanta confidenza a mio papà. Adesso andrai via... Vero?"

"Si" 

Avuto conferma, la bambina corse allora ad abbracciare il padre. 

A quella scena Bibi avvertì inaspettatamente una morsa allo stomaco.

Non riusciva a spiegarselo ma... Le veniva da piangere.

 

 

*

 

 

Passo dopo passo, nel più totale silenzio aveva seguito quella bellissima ragazza per lungo tempo, magari facendosi passare dinanzi agli occhi degli altri come un poco di buono. 

Eppure aveva cercato di assumere un atteggiamento indifferente e normale anche quando la bella dagli occhi intensamente castani si era voltata lentamente, regalandogli un bellissimo sorriso. 

Però in quei momenti, Goren lo sentiva: il suo cuore, che prendeva velocità esageratamente e che spiccava il volo verso luoghi lontani e ignoti. 

E tutto per un sorriso. 

Se avesse saputo Junior, l'avrebbe deriso fino alla morte.

Però c'era qualcosa in lei che l'aveva catturato, incantato, e che ad ogni sguardo non faceva altro che incatenarlo a quella misteriosa e buffa persona. 

Quale ridicola follia.

Eppure non poteva negarlo, anche se quella strana attrazione era moralmente sbagliata, soprattutto nei confronti della sua fidanzata che aveva dovuto lasciare nella lontana Città del Nord e che amava immensamente. 

Su quello non aveva avuto mai dubbi, né ne aveva al momento.

In quell'istante era solo curioso... e attratto, ma non come un normale diciassettenne può essere attratto da una ragazzina. 

Non in quel senso. 

Credeva.

Passo dopo passo, la solare ragazza lo condusse dinanzi un altissimo ed ampio edificio, posto dinanzi la scuola dove il figlio di Pan era solito recarsi da bambino. 

Goren non ci mise molto a riconoscerlo: era il liceo che il nonno Gohan, la nonna Videl e sua madre avevano frequentato da giovani, e che dal giorno seguente avrebbe goduto anche della sua presenza. 

Senza volerlo, la piccoletta l'aveva condotto alla sua meta originaria, per ironia della sorte. 

Senza staccarle gli occhi di dosso, egli si appoggiò contro il muretto dell'edificio scolastico. 

La misteriosa biondina, con un sorriso appena accennato, parlava con un'altra ragazza dalla corporatura esile, dalla bassa statura e dai lunghi capelli rossi raccolti in una coda, abbandonandosi di tanto in tanto a delle armoniose risate. 

Ma le ragazze in quella città erano tutte minuscole? 

O forse era lui troppo alto?

"Perché non sei venuta oggi?" stava chiedendo la rossa all'amica. 

"Scusa ieri ho fatto tardi a lavoro e stamattina non mi sono svegliata! Ecco i tuoi appunti" 

La ragazza bionda allora consegnò la montagna di fogli che aveva in mano alla sua compagna goffamente ed in modo quasi comico, tanto che suscitò in Goren un leggero risolino.

"Lascia stare amico. Prima di avvicinarti a lei dovrai avere meno capelli di quanti ne possiedi al momento!"

Una voce maschile, marcata ma palesemente scherzosa, lo distolse dalla sua momentanea occupazione; con gesto meccanico Goren volse il capo verso la sorgente di quel suono: un ragazzo biondo, forse della sua età, poco più basso di lui. Provando una prima simpatia per quello strano studente, il Saiyan decise di continuare la conversazione.

"Leggo una punta di malizia nella tua voce." constatò allora, ritornando con lo sguardo sulla ragazza dai favolosi occhi castani.

"Ma figurati" rispose quello, imitando il gesto di Goren.

"È una ragazza facile?" 

La curiosità del nipote di Gohan era davvero molto chiara, tant'è che il giovane biondo dopo avergli lanciato uno sguardo furtivo e meravigliato, ritornò alla posizione precedente, abbellendo il viso con un sorrisetto spavaldo . "Non credo ma si dice stia con un uomo più grande." spiegò.

"Uomo?" 

"Già"

Il nervosismo prese possesso del Saiyan: la situazione gli stava sfuggendo di mano eppure lui non riusciva a fare alcunché per smettere di ossessionarsi con quella biondina. 

Continuò ad osservarla.

Era davvero molto bella.

"Però é bella" diede voce ai suoi pensieri.

"Altroché. È il sogno proibito della maggior parte di noi." 

Fu a quel punto che Goren volse lo sguardo di scatto verso il compagno che aveva appena conosciuto e

dopo essersi ricomposto, sorrise; come se stesse parlando con un amico di vecchia data, constatò: 

"Noi? Non mi sbagliavo allora: Anche il tuo!" 

Il nuovo arrivato rise insieme al primogenito della bella Pan, riscontrando una certa simpatia nei suoi confronti. "Sei un tipo attento, non c'è che dire. In passato le ho dato i tormenti lo ammetto... Adesso non più." 

Goren annuì e,non riuscendo ancora a placare la sua sete di curiosità, continuò l'interrogatorio.

"E Quella con i capelli rossi accanto a lei?" 

"Lei è la sua migliore amica. 

Ma te la sconsiglio: è un vero maschiaccio e non esiterebbe a prenderti a pugni." lo avvertì il biondino, simulando un'espressione terrorizzata e, scatenando così le risa del Saiyan che, rivedendo nella descrizione della rossa fatta dal compagno l'immagine della madre, affermò con sicurezza: 

"Sono sicuro che mi ci troverei."

Seguirono attimi di silenzio, nei quali i due si limitarono a fissare le ragazze, intente nel salutare tutti i loro conoscenti. 

Dopo pochi attimi fu il ragazzo più basso a prendere parola per primo, chiedendo al Saiyan se abitasse nelle vicinanze e presentandosi. 

Il suo nome era Hiro e anche lui, come tutta quella gente che riempiva il cortile, frequentava quella scuola. 

Goren ugualmente si presentò, spiegando ad Hiro di essersi ri-trasferito da pochissimo, e che anche lui dal giorno seguente avrebbe frequentato quella scuola. 

"Beh benvenuto all'inferno, amico!" ci scherzò su il suo interlocutore.

Goren rise, poi continuando la sua piccola indagine, chiese innocentemente:"E loro?" 

"Quelle due sono Zoey e Kotomi" 

Al suono di quel nome,il figlio di Trunks sentì le forze abbandonarlo a poco a poco e il cuore perdere sempre più battiti; strabuzzò gli occhi e con un filo di voce chiese:

"Come scusa?" 

"Sono Zoey e Kotomi" ripetè il biondo, non notando il comportamento del nuovo amico.

Il nipotino di Videl, passandosi una mano fra i capelli, prese a camminare avanti e indietro percorrendo una parte del perimetro del muretto, finché col respiro affannato, mettendo il compagno con le spalle al muro, gli chiese agitato:

"CHI DELLE DUE È KOTOMI?" 

Hiro, spaventato da quel comportamento, guardò sconvolto il suo nuovo amico mentre dinanzi quell'espressione di sconcerto Goren non poté far altro che lasciare le spalle del ragazzo e ripetere la stessa domanda con più gentilezza.

"Perfavore chi delle due è Kotomi" 

"La ragazza bionda." rispose quello meccanicamente. 

Il Saiyan avendo avuto conferma dei suoi peggiori timori, cominciò ad agitarsi sempre di più, domandandosi cosa avrebbe dovuto fare, come si sarebbe dovuto comportare.

Giunto, ormai al limite di sopportazione, il povero Hiro diede una spinta al compagno, con l'intento di farsi spiegare e calmarlo ma con sua enorme sorpresa, quel Goren non si spostò nemmeno di un millimetro, ma, come se non avesse avvertito nulla, continuò a farfugliare parole senza senso.

"Senti un po'... Questa Kotomi abita nelle vicinanze?" 

Il primogenito di Pan ricordava con precisione che la famiglia di Kotomi era da sempre ospite in casa del Maestro Muten e che questa era parecchio distante da Satan City, o almeno lo era per un comune essere umano.

Hiro, sempre più sospettoso, rispose quasi di malavoglia. "Si a quattro passi da qui!" 

"Ah... "

"Sei sicuro di stare bene?"

"Non è lei." 

Il respiro di Goren cambiò drasticamente, e i muscoli, rimasti fino a quel momento tesi, si rilassarono gradualmente.

L'amico appena conosciuto sembrò trovar pace allo stesso modo, e comprendendo almeno in parte ciò che il "nuovo studente" stava pensando, provò quasi un senso di tenerezza nei suoi confronti, che aveva così tanto a cuore una ragazza. "Chi pensavi fosse?" 

Il Saiyan sospirò, poi sorridendo, spiegò:

"La mia migliore amica che non vedo da anni. Ma ora che ci penso più che così, la mia Kotomi potrebbe essere un'infantile ragazzina dalle codine bionde, tutta sorriso ed emozioni"

"E come mai eri così agitato prima?" 

"È una storia lunga" lo avvertì il nipote di Videl. 

"Ho tempo. Per oggi ho finito la scuola" rispose sorridente il giovane terrestre, dando uno schiaffo sulla schiena al ragazzo che gli era di fronte. 

Goren anche a quel contatto sembrò non provare alcuna sorta di fastidio tanto che il biondino cominciò a chiedersi ironicamente se il nuovo amico fosse umano oppure no. Nel frattempo, il ragazzo dai capelli scuri e sbarazzini aveva già preso a parlare:

"Quando ero piccolo, non stavo mai con le bambine. Kotomi era probabilmente l'unica col quale passavo del tempo! All'inizio non la sopportavo, poi sotto consiglio di mia madre mi sono avvicinato a lei. 

Continuavo a non capirla, ma fingevo e andavo avanti; dopo un po' è nata un'amicizia vera. Ho scoperto tante cose su di lei, l'ho protetta e lei mi ha sempre aiutato... Anche quando avevo perso la fiducia nella mia famiglia, lei c'era! 

Poi sono andato via e Kotomi non l'ho più cercata!

Adesso devo farmi perdonare, e lo devo fare con un grande gesto.

Devo farle capire che mi dispiace sul serio! Con la vostra Kotomi invece c'ho provato spudoratamente, se lei fosse stata la mia Mi-chan sarei finito nei guai: questo non avrebbe giovato al nostro rapporto!"

"C'hai provato con Kotomi? ma stai sch... 

No! non voglio saperlo!" esclamò teatralmente lo studente conosciuto da pochi attimi, poi riprendendo un espressione seria, continuò:

"piuttosto alla tua Kotomi hai detto che saresti tornato?" 

"No, te l'ho detto:non la sento da quando sono andato via" sbuffò il figlio di Pan.

"Beh sai com'è Goren.. Uno pensa di tornare per fare delle sorprese, ma alla fine le sorprese le trova lui"

Il Saiyan voltò il capo di scatto verso il nuovo amico.

Cosa voleva dire?

 

 

*

 

 

"Ciao tesoro. 

Ci sentiamo presto." sussurrò l'uomo dai capelli lilla, abbracciando la sua bambina. 

"Ciao papà" rispose quella tristemente. 

Quando poi la signora dai lunghissimi capelli castani prese la figlia per mano, allontanandola dalle braccia del padre, il presidente non si mosse ma rimanendo in ginocchio, attese che la figura della ex compagna e della piccola fossero ormai invisibili all'orizzonte. 

Fino a quel momento aveva mostrato alla piccola turchese, che girava il capo continuamente per lanciare dolci occhiate al papà, un sorriso fantastico; ma non appena le due sparirono, il presidente si alzò lentamente per poi poggiarsi sulla panchina dove era seduto precedentemente. Sbuffò.

Bibi, rimasta in silenzio fino a quel momento, si avvicinò lentamente per continuare a parlare con quell'uomo strano e simpatico, ma non appena le fu vicino, sussultò, notando la piccola patina di acqua, che stava coprendo i suoi occhi. 

Stava piangendo. 

Per la sua bambina. 

La piccola figlia di Pan provò ad immaginarsi Bisc quella mattina, in preda ad un silenzioso pianto per essere stato costretto a dividersi dalla sua famiglia per tanto tempo. 

La sua mente sembrava non voler materializzare quella fantasia; forse perché quel pensiero era così improbabile che anche solo immaginarlo sarebbe stato impossibile. 

Invece quell'uomo... Quell'uomo era diverso. 

L'amore che provava per la sua bambina era davvero illimitato, davvero andava oltre ogni confine, tanto da indurlo a fare un'azione tanto strana per un'adulto, quale piangere.

Lei non aveva mai visto piangere nessun adulto, ma vedendo il viso sofferente di quella persona, non poté non constatare quanto fossero teneri e 'nudi' gli uomini in quelle occasioni. 

Salì con molta facilità sulla panchina di legno, e sedendosi chiese dolcemente: 

"Non la vedrai per un po'?" 

Trunks girò il volto verso la moretta che aveva parlato e accarezzandole il capo, spiegò: 

"No, andrò a trovarla presto." 

"Allora perché piangi?" 

Il lilla ritornò con lo sguardo verso l'orizzonte. "È difficile vivere lontano dai tuoi figli, vederli andar via e non poter passare più tempo con loro." 

La figlia di Pan non seppe trovare una vera motivazione, ma sentì il suo cuore accelerare sempre di più finché anche le sue guance non assunsero una lieve tonalità rossastra.

"Hai altri figli?" Chiese proseguendo l'argomento, nell'intento di non lasciar trasparire le sue emozioni. 

"Si. Ho un altro figlio, più grande. 

Ma non lo vedo né sento da anni." Sospirò lui. 

"Come mai?" 

"Vive lontano con la madre.

Ma non mi sembra il caso di raccontare queste cose deprimenti ad una bambina." tagliò corto il presidente, sorridendo alla moretta.

Bibi sorrise di rimando all'uomo, poi rispettando il suo desiderio di cambiare argomento, decise di dar voce ai tuoi pensieri. "La mamma di tua figlia è davvero una serpe! Che antipatica" 

Il Saiyan esplose in una rumorosa risata, che si protrasse per vario tempo e che in parte fu in grado di donargli il buon umore. 

La sorellina di Goren sorrise, e continuando il gioco, chiese: "Ehi che hai da ridere?" 

"Scusami, mi hai ricordato una persona." spiegò quello ancora intento nel ridacchiare. "Tu le somigli molto per certi aspetti" 

La piccola Saiyan a quella frase balzò subito in piedi. "Se è come me, allora la voglio conoscere."

"Mi piacerebbe fartela conoscere, ma non posso" 

"E perché?"

Trunks sospirò. "È la madre di mio figlio, quello che non vedo da anni." 

"Ah" mugugnò la bambina "scusami, ma perché questa madre non ti fa vedere tuo figlio?"

"Non penso sia la madre a proibirlo. In passato ho provato a contattarlo, ma si è sempre negato. Ce l'ha con me." 

Bibi rivolse lo sguardo verso il viso triste del presidente. "Che spreco. Un papà che vuole così bene al figlio, ma che non può vederlo." 

"Gli voglio bene, nonostante tutto.

Com'è normale che sia per un padre." sottolineò il Saiyan, generando tristezza nella piccolina, che cadde seduta nuovamente sulla panchina.

"Non è vero" 

"Cosa?" 

"Non è vero che ogni padre vuole bene in questo modo al proprio figlio." si lamentò lei.

Trunks chiese spiegazioni circa la strana affermazione che la piccola aveva appena fatto. 

La risposta di lei non tardò a venire. "Mio padre è molto freddo con me.

Pensa solo a viziarmi, ma noi non parliamo mai o non litighiamo mai! 

Mamma dice che è per la sua timidezza ma non c..."

"Sarà sicuramente così." la interruppe il figlio di Bulma "comunque un po' capisco ciò che provi."

"No, non puoi capire" negò la sorellina di Goren. 

"Mio padre ha un carattere particolare" spiegò il lilla, catturando l'attenzione della bambina "a prima vista sembra un uomo scorbutico, in collera col mondo, violento e apatico. 

Non si abbandona a smancerie e poche volte mostra un lato prettamente paterno. Anzi quasi mai.

A volte spaventava anche a me.

Però io lo so che mio padre darebbe la vita per la sua famiglia, perché anche se non lo dimostra a noi ci tiene molto." 

Bibi abbassò il capo pensierosa, poi poco dopo scendendo giù dalla panchina, esclamò allegra: 

"Io devo andare, ne riparleremo un giorno!" 

"Ma non c'è nessuno! Sei sola..Vuoi che ti accompagni?" Chiese sorridente il Saiyan. 

"No c'è mia cugina che mi aspetta qui fuori. Senti... Ma tu vieni tutti i giorni qui?" 

"Si, durante la pausa per schiarirmi un po' le idee. E tu?" 

Bibi regalò al presidente un sorriso ancora più grande, e prima di correre verso l'uscita di quel bellissimo parco, urlò: "Da domani anch'io verrò tutti i giorni!"

Si lasciarono così, tra un sorriso e l'altro i due nuovi amici, e fra mille pensieri ritornarono alla vita di sempre. In attesa di un nuovo incontro, ripensarono agli attimi passati insieme con allegria e spensieratezza; ad entrambi non poté non scappare una leggerissima risata.

 

 

*

 

 

"Ciao Bibi. Sei in ritardo" puntualizzò la bella Bayu, appoggiata al cancello del parco. 

"Scusami" rispose dispiaciuta l'altra. 

"Hai conosciuto qualcuno?" chiese, fingendo di non sapere nulla, la piccola turchese. 

Bibi si affrettò a rispondere. "No nessuno" 

Bayu sorrise dinanzi alla buona riuscita della sua missione, e, prendendo la cugina sottobraccio, la condusse verso la propria casa. 

In silenzio.

 

 

*

 

 

Non seppe ben spiegare la motivazione, ma Goren quel giorno non chiedette più alcuna informazione al suo compagno Hiro, non perché ne avesse avuto abbastanza ma perché la provocazione del compagno, che probabilmente conteneva grande verità, rispecchiava profondamente le sue paure.

Lasciò perdere la bella biondina, e per un certo istante allontanò dai suoi pensieri anche la sua Mi-chan; si fece accompagnare dall'amico nella segreteria della scuola per portare tutte le pratiche per l'iscrizione, facendosi inserire nella classe del suo unico conoscente.

Poi, promettendo al compagno che si sarebbero visti il giorno seguente, andò via in silenzio, camminando a testa bassa e meditando su tutto ciò che quella giornata gli aveva offerto e sperando in fondo al cuore, di poter chiarire quelle strane emozioni, che quel giorno erano sorte nel suo cuore. 

Quando trovò la voglia di alzare la testa e percorrere la sua strada come un normale diciassettenne confuso, ebbe l'impressione che qualcosa di strano stesse accadendo in quella giornata. 

Incontrare una bella biondina e seguirla incantato poteva anche andar bene. 

Scoprire che quella ragazza andava nella stessa scuola che dal giorno dopo avrebbe frequentato anche lui, poteva essere accettato. 

Venire a sapere che la biondina in questione si chiamasse come la sua migliore amica.. Beh per quanto fosse strano, poteva accettare anche quello. 

Ma ritrovarsela davanti anche durante il tragitto del ritorno, nonostante avesse perso molto tempo a scuola... Beh quello davvero era troppo. 

Chi era quella misteriosa ragazzina bionda e bella, che aveva su di lui quello strano effetto? Perché in qualche modo se la ritrovava sempre davanti?

E pensare che dal giorno seguente l'avrebbe vista quasi ogni giorno. 

Senza nemmeno pensarci, Goren prese a camminare a passo spedito con l'intento di raggiungerla, senza farsi troppi problemi quella volta. 

Giunto in prossimità della ragazza, egli alzò la mano per toccarle la spalla e richiamare così la sua attenzione, ma prima che potesse muovere qualsiasi muscolo del corpo, ecco che il violento spostamento del liscissimo manto biondo di capelli preannunciò una reazione della bella.

"Cerchi guai, piccolo impiastro?" chiese acida la ragazza, osservando il conoscente. 

Non appena i loro occhi si incontrarono e la bella biondina si rese conto di avere davanti il ragazzo di poco prima, arrossì violentemente e cambiò atteggiamento. "Ma sei tu! Ehm.. Scusa io credevo tu fossi un'altro... Ehm... Un'altra persona!" 

La mente di Goren, però, era ormai lontana, approdata a quel giorno non così lontano di nove anni prima: una bambina dalle bionde codine e dalla svolazzante gonna celeste in posizione di attacco gli urlava contro scherzando. 

"Cerchi guai, Piccolo Son? Vuoi combattere?"

 

Le parole uscirono sole dalle proprie labbra, come se non potesse fare a meno di tenerle dentro. "M..Mi-chan?" 

La ragazza dinanzi a lui rimase per un secondo basita, poi con una semplice frase diede conferma ai pensieri di Goren.

"Conosci il mio nome?" stava chiedendo con gentilezza. Eppure il moro proprio non seppe rispondere prontamente a quella semplicissima domanda, la gioia di averla ritrovata e la paura di aver rovinato tutto con quel flirt quella mattina si stavano confondendo dentro il suo cuore.

Poi, spinto da un moto di coraggio, parlò con non poca emozione: "Mi-chan sono io...Goren!" 

La ragazza dinanzi a lui sbarrò immediatamente gli occhi, cambiando nuovamente atteggiamento.

"Goren?!" chiese mostrando un'espressione triste mista ad incredulità. Poi voltando il viso di lato, e socchiudendo pian piano gli occhi, esclamò con disprezzo:

"Mi dispiace! Non so di chi tu stia parlando."

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"Cosa? Kotomi guardami. Non mi riconosci più?" urlò il povero Goren, sconcertato dalle parole dell'amica. 

Era lei senza dubbio. 

Troppe coincidenze. E quella strana attrazione, sintonia. 

Lei era la sua Mi-chan.

La biondina gli lanciò uno sguardo e con estrema lentezza prese a pronunciare una sentenza.

"Ora che ci penso... Conoscevo un Goren una volta..."

A quelle parole il figlio di Pan si rilassò visibilmente e con entusiasmo prese ad aiutare Kotomi a far chiarezza fra i suoi ricordi: "Come minimo. Ero il tuo migl..." 

"... Ma è morto! Adesso evita di seguirmi." lo interruppe la ragazza, per poi andar via a passo veloce verso l'orizzonte.

Seduta stante, il ragazzo non seppe pensare ad una risposta opportuna, non riuscì a pensare nemmeno ad un modo per fermarla. 

L'idea che tutti quegli anni Mi-chan lo avesse considerato all'altro mondo prese pian piano possesso della sua mente. Perché lei era sicuramente Kotomi, perché l'avrebbe riconosciuta ovunque anche senza gonna o senza codine. 

"Morto?" Sussurrò scioccato.

Il problema era: cosa era stato detto a Kotomi per spiegare la sua scomparsa? 

E perché dirle una cosa del genere? 

Non aveva senso...

Avrebbe indagato. Senza dubbio.

Dal giorno seguente non le avrebbe dato tregua!

 

 

*

 

 

Quel giorno i festeggiamenti per il compleanno della bella principessa dei Saiyan continuarono fino a sera inoltrata, interrotti semplicemente da qualche telefonata da parte di familiari.

Giunto così il buio sulla città, Pan e i suoi due figli lasciarono la piccola famiglia per dirigersi sui lontani Monti Paoz. 

Bra non avvertì alcun senso nostalgico nel vedere la propria migliore amica andar via, perché sapeva che l'avrebbe rivista il giorno dopo, il giorno successivo e ancora ancora. 

Osservando la moretta di più e il suo adorato Goren in lontananza, capì di essersi riappropriata almeno in parte della sua vecchia vita, mentre scrutando la nuova nipotina, capì che da quel momento in poi tutto sarebbe stato più completo. 

Quel giorno, la notte aveva un'atmosfera diversa: non vi era più nulla di nostalgico e triste nel suo silenzio e nella sua quiete.

 

 

*

 

 

"Buonasera principessa" urlò Goten, irrompendo nella spaziosa camera da letto, pronto a terminare la giornata nel migliore dei modi. 

Bra si limitò a regalargli un dolcissimo sorriso. 

"Che bello. Mi era mancato" constatò l'uomo. 

La turchese baciò appassionatamente il fidanzato, conferendogli grande felicità. "Ti ringrazio Son." 

"Non ho fatto nulla io. Però devo dire che sono felice che tu ti sia ripresa!" esclamò il moro, poggiandosi sopra al letto con l'intento di stare un po' più vicino alla sua ragazza. "Prima eri così antipatica e depressa che Ti sono uscite le rughe proprio qui, guarda" 

"Sei piacevole come un pugno nello stomaco! Ma d'altronde cosa mi aspetto da un contadinotto dei bassi fondi?"

A quelle parole, che Bra aveva pronunciato con la solita aria altezzosa, il moro esplose in una fragorosa risata. 

Fu pronto a risponderle per le rime, stando sempre al gioco, ma ancora una volta fu la turchese a prendere per prima parola.

"Che hai in mano?" chiese curiosa.

"Questa?" Goren guardò l'oggetto che stava stringendo nella mano sinistra da un po'. Lo passò alla sua bella e spiegò: "È la foto della famiglia di Pan. L'ha dimenticata." 

Bra rise. "È sempre la solita sbandata" 

Entrambi osservarono la foto, felici che per una volta il viso di Pan apparisse sereno e felice come un tempo. Poi presero ad ammirare il resto dei componenti della famiglia.

"Però è incredibile come la figlia assomigli al compagno!" fece notare Goten.

La figlia di Vegeta sembrò discordare dall'idea del fidanzato. "Ma quando mai! È la copia di Pan!" 

"Ti sbagli... Guarda! Padre e figlia hanno gli stessi occhi..." 

Bra avvicinò l'immagine al viso, con l'intento di mettere a paragone il colore degli occhi dei due; non appena dovette accettare che il ragazzo aveva avuto buon occhio nel notarlo, trovò subito una prova a suo favore, e con fierezza canzonò il ragazzo:

"Ma Pan non ha mai detto che Bibi ha gli occhi di Bisc. Lei ha detto che Bibi ha gli occhi di Videl!!!" 

Il Saiyan rimase confuso dalle parole della figlia di Bulma, ma convinto di aver ragione continuò la discussione, e prontamente affermò: "Ho passato più di quarant'anni della mia vita con Videl in casa e posso dirti che il colore dei suoi occhi è molto più chiaro!" 

"Perché allora Pan avrebbe dovuto mentirci?" chiese Bra spazientita.

"Le sarà sfuggito o si sarà imbrogliata!" 

Goten e il suo difetto di farla troppo facile! Era una cosa che la Saiyan proprio non tollerava ma che comunque aveva imparato con gli anni ad accettare; in quel caso però il suo adorato Stalker non l'avrebbe avuta vinta così velocemente. 

Non quando si parlava della sua migliore amica.

"Qualcosa non mi torna."

"Io ti posso solo assicurare che questi non sono gli occhi di Videl... Sono più come i tuoi, ecco." Esordì il ragazzo, aprendo così la mente alla sua compagna.

"Come i miei dici?" Sussurrò la turchese accarezzando la parte della foto che ritraeva il visino della bambina.

"Si, Son hai proprio ragione!" 

Una piccolo sospetto si fece largo nella mente della turchese, che non tardò a spiegare al fidanzato la sua ipotesi. "Son, mi sa che otto anni fa Pan in passato si è cacciata proprio in un bel guaio!"

"Cosa?" chiese incuriosito Goten, ancora lontano dalle tesi della compagna.

 

 

*

 

 

Il leggero venticello primaverile si insinuava nella grande camera del ragazzo dai capelli d'ebano attraverso i quasi invisibili spifferi delle vecchie, anzi vecchissime finestre. 

Il suono dell'acqua che si scagliava contro i massi rocciosi a fondo cascata risuonava vivido e forte nella mente del povero insonne, assieme ad un fastidioso stridio di animali selvatici che come di consueto, accompagnava le notti quotidiane della vita sui Monti Paoz. 

Goren percepiva questo e molto altro, rigirandosi nel letto della sua vecchia e confortevole stanza, in prenda a mille e più pensieri, che naturalmente gli impedivano di abbandonarsi alla stanchezza conseguente ad un viaggio alquanto scomodo, a forti emozioni seguite al ritrovamento della sua famiglia, all'incontro di un nuovo amico e di una creatura quasi angelica, e al ricordo incessante di quella buffa bambina dai capelli biondi che lo conosceva meglio di chiunque altro.

Analizzando punto per punto, magari avrebbe avuto anche la capacità di trovar soluzione a tutto, e rassicurarsi ma quei pensieri si affollavano così caotici nella sua mente che qualsiasi voglia di soffermarsi a turno su ciascuno di essi risultava vana.

Eppure Goren non se ne sentiva intimorito ne tantomeno ne era uscito sconfitto: tutti quei particolari che gli davano pensiero, altro non erano che l'ennesima prova dinanzi a cui la vita lo stava ponendo, e lui avrebbe accettato la sfida senza alcun problema. 

E non avrebbe perso, soprattutto perché in gioco vi erano i suoi sentimenti.

Cullato dalla sicurezza del momento, si lasciò sopraffare dalla stanchezza e pian piano permise al suo corpo di rilassarsi sul morbido e grande materasso, chiudendo contemporaneamente le palpebre con un movimento lento e tardo. 

Con suo sommo piacere anche l'ambiente circostante sembrò aver trovato una momentanea pace, almeno finché il cigolio fastidioso e insistente della porta, che lentamente veniva aperta, gli entrò prepotentemente in testa; non gli fu necessario aprire gli occhi per capire chi fosse: non era un segreto che Bibi s'intrufolasse spesso nel letto del fratellino per trovare un po' di compagnia o semplicemente per scambiare quattro chiacchiere prima di addormentarsi.

"Goren" 

Il suono della vocina acuta e dolce fu la conferma dei suoi sospetti. 

"Dormi?" 

Il moro non aprì gli occhi, ma anzi voltandosi dal lato opposto del letto, diede le spalle alla sorellina: la bambina, infatti, approfittava spesso della sua pazienza per semplice convenienza, dato che lei al contrario dormiva molto poco.

"Bibi ho avuto una giornata piena.

Torna in camera tua" le disse, allontanando per un po' la solita gentilezza che lo contraddistingueva. 

A quelle parole la piccola Son non diede una risposta, ma silenziosamente si avviò verso l'uscita, trascinandosi quasi a fatica.

Rimasto solo, Goren, ormai pronto a terminare quella giornata, non riuscì a trovar pace, e rigirandosi più volte nel letto in cerca della giusta posizione, cominciò a tormentarsi circa la triste e silenziosa visita della sorella. 

Quando c'era di mezzo Bibi per Goren era difficile rimanere impassibile, quindi com'era prevedibile si alzò pigramente per dirigersi nella stanza accanto. 

Aprì lentamente la porta, e vide la sorellina stesa sotto le coperte, intenta nel stringere a sé una piccola sacca dalla forma sferica; la stanza non era illuminata da nulla se non dalla luce fioca e rilassante della luna, tuttavia il ragazzo apprese da subito che la piccola non stava dormendo. 

"Mi fai un po' di spazio?" chiese gentilmente, avvicinandosi al letto. 

"Vattene via" 

"Sei arrabbiata? Mi dispiace Bibi. 

Ero nervoso. Sono venuto apposta per scusarmi e per accertarmi che tu stia bene!" spiegò teneramente il moro.

La piccolina prese a percorrere con le dita dei tratti irregolari sulla sfera che aveva accanto, e abbassando lo sguardo, cominciò: 

"Il letto è troppo piccolo per dormirci in due" 

Goren sorrise. "Bugiarda. Questa era la stanza di Ju quando eravamo bambini. E questo letto ce lo siamo litigati per anni, era molto più lungo e spazioso del mio. 

Alla fine come sempre ha vinto lui!"

Si sedette accanto alla bambina e, passandole una mano sui capelli, chiese curioso: "Cosa nascondi in quella sacca?" 

"La verità delle tue parole" rispose la secondogenita sorridente, dinanzi un Goren stupito e non completamente consapevole di quello che aveva appena udito.

"Eh? Di questo volevo parlarmi?"

Bibi alzò lo sguardo angosciato verso il fratello, e sedendosi accanto a lui, cominciò a spiegare, non senza un certo imbarazzo: 

"Zio Goren è davvero un papà bravo ed affettuoso..." 

"Beh si, ma non dirglielo potrebbe montarsi la testa" rise il moro, interrompendola. 

Bibi sorrise di rimando, poi abbassando di nuovo il capo continuò: 

"Sembra che tu lo conosca molto bene..." 

"Per forza, ho passato in questa casa più della metà dei miei anni. 

Ma imparerai a conoscerlo anche tu"

"Infatti... Tu conosci molto bene tutti quanti" sottolineò la piccola Saiyan. 

Il fratello le lanciò un breve sguardo confuso. "Vero" 

La moretta, allora, stendendosi sulle gambe di Goren e dando sfogo alla sua tristezza, giunse infine al punto cruciale. 

"Allora tu conosci anche il mio papà?"

In quel preciso istante, il cuore del ragazzo sembrò fermarsi improvvisamente, e l'angoscia, che fino a quel momento aveva visto dipinta solo sul viso della bambina, si  riversò pian piano nel suo animo; anche tutti i rumori di assestamento della casa cessarono, e fuori la natura circostante sembrava essersi completamente ammutolita dopo quella domanda.

"Bibi" cominciò lentamente e non senza accenni di tensione "perché mai adesso te ne interessi?" 

La piccola Son si alzò lentamente e guardando dritto negli occhi il fratello, gli spiegò di aver avvertito una strana sensazione di calore nel momento in cui aveva visto lo zio e i suoi bambini scherzare e scambiarsi abbracci, e spiegò di aver incontrato un padre insieme alla sua bambina al parco. 

Poi calò per un po' il silenzio fra i due. 

La bambina mora non se la sentì di proseguire il racconto della giornata però nella sua mente, le immagini di quell'incontro si susseguivano imperterrite: quegli occhi di quel colore azzurro così bello, che si erano colmati di calde lacrime non appena la figlioletta era partita, non li avrebbe mai potuti dimenticare. 

Per la prima volta aveva avvertito tenerezza nei confronti di un uomo, e soprattutto di un papà; aveva letto nell'intenso dolore di quel momento l'essenza vero del sentimento che unisce due persone: un uomo ed una donna, e non un uomo ed una donna qualsiasi ma un papà ed una figlia.

E inaspettatamente si era sentita appagata dal pensiero che magari quella persona che aveva contribuito a metterla al mondo stesse da qualche parte in quella città, e che si abbandonasse alle stesse lacrime che quell'uomo dai capelli lilla aveva versato per sua figlia. 

Quel pomeriggio le era sorto nel cuore un'improvvisa voglia di vedere e toccare quelle piccole gocce d'acqua sul viso del suo vero padre, e magari poi mostrargli anche le sue.

Peccato che l'avesse capito solo in quell'istante.

"Perché in tutto questo tempo quando la mamma voleva parlartene hai sempre rifiutato?" Goren fu il primo a prendere parola, visibilmente preoccupato per il cambio di direzione della sorella.

"Non ne avevo voglia Goren. Io sono strana: io non voglio bene a Bisc come si vuole bene ad un papà, anche se mi ha cresciuto lui.

Io posso volergli bene solo come una persona vuole bene ad un'altra, e mi è simpatico perché fa felice mamma. 

Ma non è il mio papà e non capisco perché mamma voglia fingere che invece è così" si lamentò la Saiyan, ormai desiderosa di cacciar tutto fuori. 

Il maggiore l'ammonì: "Non dire così. Tutto quello che nostra madre ha fatto, l'ha fatto per noi! Lei cerca sempre di far del bene, anche se combina mille guai. 

Anche quando ero piccolo, mamma mi ha mentito sulla vera identità di mio padre; ci ho messo un po' a capire che l'aveva fatto per me.

È grazie a lei che ho avuto la possibilità di avere un papà fantastico al mio fianco per tanti anni." 

"Come hai fatto a voler bene a qualcuno che non era tuo papà?" 

"Beh quando ho scoperto di essere figlio di un'altro uomo, ormai era troppo tardi. Per me mio padre era solo e sempre il compagno della mamma, perché ero cresciuto con questo ideale e perché lui mi aveva dato tutto l'amore necessario. 

Con te è diverso: la mamma per evitare errori passati non ti ha illuso e tu non hai avuto la voglia di affezionarti a Bisc come padre." 

Goren spiegava questo e tanto altro alla sua piccola Bibi, e la bambina, sebbene fosse un'argomento delicato e difficile, sembrò carpire e assorbire ogni informazione importante. 

Quando poi, il fratellone ebbe finito del tutto, la piccola senza troppi peli sulla lingua chiese: 

"Quando hai conosciuto il tuo vero padre sei rimasto deluso?"

"All'inizio si... Poi.. Beh lo sai: Ryo continua a chiamarmi periodicamente quindi tanto male non è." si limitò a sorridere il ragazzo. 

Sebbene il primogenito non avesse dato alla bambina una risposta del tutto negativa, lei non poté non focalizzarsi su tutto quello che di terribile vi era nella prima affermazione del fratello. 

E così avvenne il suo cambio di rotta: forse per paura di rimanervi delusa o per reale benessere nella sua vita, Bibi decise di non voler conoscere suo padre, di non rischiare tutto quello che di buono la mamma aveva costruito per lei fino a quel momento.

"Forse mi perdo tanto ma... Io non voglio un padre. Ho già il fratello migliore del mondo!" esclamò dolcemente la bambina, alzandosi sul materasso, e regalando un abbraccio al Saiyan. 

Egli rispose senza troppi indugi. 

"Bibi non dire così. Ne parleremo un giorno con la mamma."

La bambina annuì: "Adesso sto meglio. Puoi tornare a dormire in camera tua." 

Ridendo, il ragazzo si avviò verso la porta, felice di aver aiutato la sorellina. 

"Goren aspetta" urlò la bambina, non appena il ragazzo fu sotto lo stipite. 

"Dimmi" 

"Com'era il mio papà? Te lo ricordi?" chiese lei ingenuamente, non ancora pronta a lasciar andar via quella piacevole sensazione di calore.

"Non lo dimenticherei per nulla al mondo." Sospirò il moro. "Era un uomo forte e simpatico, e credo lo sia tutt'ora. Gestisce una grande azienda, ed in passato ha aiutato la mamma, nonno Goku e gli altri nelle battaglia perché lui.. Beh... È come noi!" 

"Davvero?" la piccola ne sembrò entusiasta. 

"E poi..."

"Poi?"

"Tu hai i suoi occhi, Bibi" 

E con quella affermazione, il ragazzo lasciò la stanza e la sorellina, immersa nei suoi pensieri. 

Quando, poco dopo, la piccola Son corse a rifugiarsi sotto le coperte lo fece con uno stato d'animo completamente differente da quello con cui ne era uscita. 

Prese la palla e la mise accanto a se, prima di sprofondare in un dolcissimo sogno. 

In fondo le bastava questo. 

La sua vita andava bene così com'era, e sapere che suo padre era una brava persona era già abbastanza.

Tuttavia nei suoi sogni di bambina il papà era accanto a lei: un eroe nelle vesti di un angelo, che, tenendola stretta a se in ogni istante e versando lacrime di gioia, le cantava la melodiosa canzone di quel carillon che da tempo non ascoltava più. 

I suoi occhi erano di un azzurro intenso e splendente, i suoi capelli sottili e di un colore molto chiaro, tendente al lilla.

Sapeva che si stava lasciando suggestionare dalla realtà, e in particolar modo da quell'incontro che sebbene fosse stato casuale, le aveva aperto il cuore, ma andava bene così.

Forse quello tra lei e quel signor Trunks era stato un inizio decretato dal destino; e anche se i loro incontri futuri non sarebbero stati allo stesso modo improvvisi e casuali, non aveva alcuna intenzione di rinunciarvi.



 

IL DIARIO DI TRUNKS...

 

I know sometimes things may not always make sense to you right now

But hey, what daddy always tell you?

Straighten up little soldier

Stiffen up that upper lip

What you crying about?

You got me

 

I know you miss your mom and I know you miss your dad

Well I'm gone but I'm trying to give you the life that I never had

I can see you're sad, even when you smile, even when you laugh

I can see it in your eyes, deep inside you want to cry

'Cause you're scared, I ain't there?

Daddy's with you in your prayers

No more crying, wipe them tears

Daddy's here, no more nightmares

We gon' pull together through it, we gon' do it

  
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