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Autore: Jo Scrive    20/04/2013    2 recensioni
Mi è venuta in mente questa storia dopo aver letto Green, che adoro *OOO*
L'avrò letto sì e no 18273638281273271 volte :')
Comunque, eccovi la trama: Annabell Davis, giovane ragazza di Amburgo, viene catapultata in un mondo a lei tutto nuovo, dopo la morte dei genitori in un incidente stradale.
Si trasferisce a Londra a casa degli zii e dei tre cugini: Iris, Sophie, e Nathan.
Loro sono la tipica famiglia ricca di Londra, e Annabell non può certamente desiderare di meglio.
Ma tutto cambierà, la sua vita non sarà più la stessa...
Crea dipendenza, provare per credere
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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– ANNIE SVEGLIATI!

Mi svegliai di soprassalto.

– Forza, alzati o farai tardi per la colazione!

Ci misi un po’ a identificare Iris come la mia sveglia.

– Oh, ciao, Iris.

– Alzati pigrona!

– Arrivo, dammi cinque minuti. – mi rigirai nel letto e qualcosa cadde per terra.

– Se non arrivi veniamo io e Nathan e ti buttiamo giù con la forza.

– Si, si okay. – dissi, ancora tutta assonnata. Iris tornò nella sua stanza e iniziai a cercare il telefono. – Dove l’ho messo? Oh, è caduto.

Lo tirai su e schiacciai un tasto a caso, ma non si accese. Perfetto, scarico.

No, ora devo alzarmi!

Sbadigliai e mi tirai su controvoglia. Avevo ancora gli occhi che mi si chiudevano ma ero abbastanza lucida. E poi ero abituata ad essere in ritardo. Ricordai che quando ero arrivata il maggiordomo dei Parrington aveva messo il caricabatterie in un cassetto…

Eccolo lì.

Mi diressi a tentoni verso il comodino e aprii il cassetto. Mentre prendevo il caricabatterie la mia mano inciampò su qualcos’altro. Misi in carica il telefono e vidi di cosa si trattava: l’album di foto di famiglia. Mi ero completamente dimenticata di averlo portato con me da Amburgo. In un lampo però, mi ricordai che avrei dovuto chiedere a Dalton se i miei erano davvero morti in un incidente stradale.

Aprirlo significa piantarello. Lo porterò via.

Lo misi nella cartella e mi vestii. Mi ravvivai feci una coda abbastanza disordinata, e mi misi il mascara waterproof, che in quel momento era il mio migliore amico.
Scesi le scale con la cartella su una spalla sola e trovai solo Nathan a tavola.

– Uh, Iris fa tanto la sveglia ma alla fine non è nemmeno a tavola… – mormorai, accennando un sorriso a mio cugino, che però rivolse lo sguardo altrove. Decisi così di salutarlo. – Ehm, ciao cugino.

– Ciao.

Questa freddezza non era da Nathan.

Che stia ancora ripensando alla discussione di ieri sera?

– Va tutto bene, cugino? – gli chiesi.

– Si, tutto bene, grazie.

Freddo. Freddo. Freddo. Ho i brividi.

Mi sedetti in fianco a lui. Che dovevo fare, quello era il mio posto.

Arrivò anche Sophie.

– Ciao. –  la salutai.

Lei mi rivolse appena un cenno.

Pff, smorfiosa.

Dopo di lei arrivò zia Adrianne. Lei invece mi baciò entrambe le guance, ma sembrava avesse pianto a lungo e che non volesse darlo a vedere. Nathan lo notò.

Fantastico, di male in peggio.

Arrivò anche Iris seguita dallo zio Parrington. Si sedette vicino a me.

– Fai tanto l’arzilla ma alla fine sono arrivata prima io.

Lei sembrava persa nei suoi pensieri ma quando mi guardò riuscii a vedere i suoi occhi diventare da azzurrissimi ad ambrati. Mi fece solo una linguaccia. Io la ricambiai.

Ma perché gli occhi di Iris cambiano colore?

Non ci diedi molto peso per la seconda volta, ma ora che ci penso avrei dovuto farlo. Parlammo durante tutta la colazione allegramente, ridendo e scherzando. Iris mi ricordava molto mia madre, e questa cosa un po’ mi faceva sorridere e un po’ intristire, ma non lo davo a vedere. Invece, Nathan non disse nulla, era perso nei suoi pensieri e nella sua colazione. Oh, certo, mi chiese cose tipo: “mi passi il burro?” oppure “mi passi il succo?” e questa cosa mi dava sui nervi.

– Ragazzi, voi non dovete andare a scuola? – chiese lo zio Parrington.

– Si. –  acconsentii.

– Oh, di già? –  disse Iris, triste.

– Quando torniamo a casa potrai rimanere nella mia camera quanto vuoi, fino a che non mi odierai talmente tanto da scappare. – le sorrisi.

– Non ti odierei mai, cascasse il mondo.

Già, Iris era come la sorella minore che avevo sempre desiderato.

– Andiamo, cugino?

Nathan si ficcò in bocca un pezzo di pane con burro e zucchero sopra. –  Arrivo Annabell.

Annabell? Okay, la cosa si fa enigmatica.

Prese la sua cartella e aprii la porta – Ciao, famiglia!

Baciai Iris sulla testa. – Ciao, cugina!

– Ciao, Annie!

Io e Nathan ci catapultammo fuori di casa.

– Iris è davvero la sorellina che non ho mai avuto, sai?

Lui continuava a camminare.

– Era buono il pane con burro e zucchero? Mi piacerebbe tanto provarlo…

Non rispose.

– CUGINO – gli urlai in tedesco – potresti almeno degnarmi di uno sguardo?

Lui si limitò a fermarsi e a voltarsi verso di me.

– Oh, alleluia! Ora mi dici che cos’hai?

– Niente, non ho niente.

– Non fare il finto tonto, so che hai qualcosa. Ne ho avuto la certezza a tavola, quando mi hai chiamato Annabell, invece che cugina.

– Cosa c’è di male? È il tuo nome, no?

– Ma tu non mi chiami mai così! Un conto era se mi avessi chiamato Annie, ma Annabell no! Nemmeno Jason mi…

– Ora non mettere in mezzo quello lì, per favore.

– D’accordo. – alzai le braccia in segno di resa – Ora mi dici cosa c’è che non va?

– Come te lo devo dire? Non c’è niente che non va, cugina. Ora va meglio?

– Mi prendi per il culo o cosa? Sono tua cugina, siamo due Note, ti capisco come nessun altro.

– Io non sono come te. – e detto questo si avviò con passo veloce e deciso verso la scuola, ormai di fronte a noi.

Io non sono come te.

Mi avviai anche io verso la scuola.

– BUONGIORNO BELL!

Poteva essere solo una persona.

– Oh, David smettila!

– Ma l’hai vista com’è saltata?

– Ciao Dave, ciao Hope.

– Annie, perdona l’idiota di mio fratello.

– Ehi, sorellina!

– Non chiamarmi sorellina. Siamo gemelli, solo che io sono nata qualche ora dopo.

Dave si rivolse a me – È la più piccola. – mi bisbigliò.

Sorrisi.

– La smetti?

– No, mai. – Dave fece la linguaccia e Hope alzò gli occhi al cielo. In quel momento vidi Nathan con Adrian e circondato da ragazze e ragazzi che rideva. Probabilmente stava raccontando qualcosa di divertente. Eppure, il suo sorriso mi era incredibilmente mancato. Mi correggo: mi manca.

Io non sono come te.

In quel momento suonò la campana di inizio lezione.

– Ciao, Hope, a dopo! – la salutai.

– Ciao sorellina! – la salutò Dave, accentuando l’ ina. Hope alzò gli occhi al cielo e mi salutò con un cenno della mano e ci precedette all’interno dell’edificio. Nel frattempo ero tornata a guardare Nathan, che non aveva smesso di sorridere. Dave mi mise un braccio intorno alle spalle.

– Cos’è successo? – mi bisbigliò.

– ‘Non sono come te’ mi ha detto.

Dave inarcò un sopracciglio. – Okay, useremo la mia tattica per parlarne. – mi fece l’occhiolino.

– Aaaah a proposito – abbassai la voce – mi spieghi come diavolo hai fatto?

Dave si incamminò sempre cingendomi con un braccio e fece spallucce – Teletrasporto. La cosa più semplice del mondo, ma te l’avevo già detto.

Davvero?

– Si, davvero. Rapido ed efficace, non trovi?

Annuii.

  Quindi, mi stai dicendo che sprecheresti quest’abilità per un mio racconto? – gli chiesi.

Sprecare, che brutta parola. Io non spreco, la uso per aiutare un’amica. – mi sorrise.

Io gli sorrisi di rimando. – Grazie. Allora al’intervallo?

– Si, ma ora la morte. ABBIAMO STORIA!

Risi – Scienze? È così terribile studiare i Romani?

– No, è la prof che è terrificante.

– Dave, hai paura?

– No, ma che dici?

– Hai paura, hai paura, hai paura! – canticchiai.

– Voglio vedere quando la vedrai o ti interrogherà o…

– Dave, stai tremando?

– Si, problemi?

– No, nessuno.

– Meglio per te, Ciamania.

Gli sorrisi. – Dai, andiamo a fare storia.

 

– SIETE IN RITARDO!

Si, è davvero terrificante.

– METTETEVI SUBITO AI VOSTRI POSTI! – ci urlò. Io e Dave corremmo in fondo alla classe e ci sedemmo ai nostri posti.

– Te l’avevo detto io…

– SILENZIO! – urlò di nuovo con una voce stridula. – Aspetta, tu chi sei? – disse rivolgendosi a me.

– M-mi chiamo Annabell Davis, sono nuova.

– Bene, Davis, ti avranno detto come esigo che ci si comporti, vero? – feci per aprire la bocca ma lei mi zittì subito. – Io sono Mrs. Finley, ora stai attenta, potrei chiedere qualcosa anche a te.

Annuii e la prof iniziò a spiegare la sua lezione. Fu un incubo, una strage. Ogni persona in quella classe aveva lo sguardo terrorizzato.

Finita la sua ora, avevamo un’ora di tedesco.

Tedesco? Mi prende in giro?

La prof entrò nell’aula salutandoci in tedesco. Quando gli chiesi come stava lei e rimase evidentemente sorpresa, ma mi rispose comunque. Iniziò a spiegare un argomento di grammatica, il passato.

  C’è qualcuno che può intuire come può essere la struttura? –  chiese, ovviamente in tedesco.

Io alzai la mano e le dissi tutto mentre alcuni ragazzi dovevano ancora capire la domanda. Allora la prof si rivolse solo a me.

– Sei tedesca?

– Sono bilingue. Vivevo ad Amburgo, ma mia madre mi ha sempre insegnato l’inglese, come se fossi madrelingua.

– Fantastico. Non ero stata informata di questo. Ti terrò d’occhio, potresti essermi utile.

– D’accordo.

Oltre ad odiare di apparire debole, odio stare al centro dell’attenzione. Tutti i ragazzi e ragazze mi fissavano.

Fantastico, ora penseranno “è arrivata la secchiona, la favorita della prof.”

Passò quindi un'altra ora nella quale evitai di parlare, ma la professoressa, Mrs. Schule, continuava ad interpellarmi. Arrivò l’ora dell’intervallo.

– Vieni, Bell, so io un posto. – mi informò Dave. Mi condusse in un’aula fredda e buia.

Congelo.

Dave si sedette sulla cattedra, dopo aver acceso la luce. – Allora, dimmi tutto.

Iniziai il mio racconto dalla sera prima, gli raccontai di quello che avevano detto gli zii sulla setta, di come aveva reagito Nathan e di come non si fidasse più dei Custodi, di come era uscito spazientito dalla mia stanza e di come mi aveva allegramente ignorato durante tutta la mattina.

– Uau, che bel casino! – fu l’unico commento di Dave.

– Già… cosa pensi che debba fare?

– So com’è Nathan. Quando ha in testa qualcosa non da’ retta a nessuno.

– Fantastico! – mi sedetti di fianco a lui. Sbuffai.

– A che pensi?

– Se Nathan non si fida più dei Custodi è finita.

– Già, non sarete mai pronti. E di conseguenza non potremo vincere la Guerra.

– Oh, Nathan. – mi misi la testa fra le mani.

Se la voce ascolterai, e non la ignorerai, nelle parole la risposta troverai.

Fitta alla bocca dello stomaco.

Cos’è questa... canzone?

Un’altra fitta.

– Bell, va tutto bene?

– No, per niente!

Mi girava la testa. Avevo le vertigini.

Cosa mi succede? Qual è la voce che devo ascoltare?

– Che cos’hai? – mi chiese Dave, preoccupato.

– Fitte alla bocca dello stomaco, vertigini… sai di cosa si tratta?

– No…

Però io sapevo di cosa si trattava.

– AH!

Dopo le fitte, mi sentii strattonata, prima da una parte e poi dall’altra. Udii una nota in sottofondo: un si. Era successo di nuovo. Avevo di nuovo fatto un salto nel tempo.

  
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