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Autore: xyoumakemesing    20/04/2013    9 recensioni
E' in un Mercoledì pomeriggio di un Ottobre ormai inoltrato che Louis rivede Harry, dopo quasi tre anni passati a pretendere che lui non sia mai esistito.
(Slash | Larry Stylinson)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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we were a part

of each other, until
we were apart.
   
         - g.w




E' in un Mercoledì pomeriggio di un Ottobre ormai inoltrato che Louis rivede Harry, dopo quasi tre anni passati a pretendere che lui non sia mai esistito.
E' al supermercato, ad un paio di isolati da casa sua, sta controllando distrattamente la data di scadenza di una scatola di cereali al cioccolato, pronto a riporla dentro il carrello mezzo pieno, quando sente la sua voce.
Sono passati tre anni dall'ultima volta che l'ha sentita dal vivo e Louis alza gli occhi, si sposta un ciuffo di capelli dal viso, un brivido di realizzazione gli corre lungo la schiena, e poi si guarda intorno.
Riesce a scorgere solo uno sprazzo di ricci castani e il profilo del fondoschiena di Harry prima che lui scompaia dietro uno scaffale; Louis sente il cuore arrivargli in gola e tutte le emozioni che ha cercato di reprimere in quegli anni raffiorare una dopo l'altra.
Percepisce l'amore, l'eccitazione, la paura, la rabbia, un mix esplosivo che lo costringe a chiudere gli occhi e a prendere un respiro profondo, cercando di rallentare in qualche modo la frenesia che si è impossessata del suo corpo.
Quando riapre le palpebre, si trova davanti il viso dell'ultima persona che avrebbe mai voluto incontrare, proprio quella che ha desiderato strangolare così tante volte da perdere anche il conto, divertendosi persino ad immaginare scenari improbabili della sua morte.
Nick Grimshaw è lì, a pochi metri da lui, intento a scrutare indeciso alcune confezioni di biscotti. E Louis lo sa che stanno insieme, da un anno e mezzo ormai, tutti i giornali ne parlano e Nick stesso non si fa mai mancare l'occasione di ripeterlo durante le sue trasmissioni radiofoniche. E non può fare a meno di odiarlo, di odiare Harry, di odiare sé stesso, di odiare quella sera di tre anni fa,  Harry che urla e piange e impreca contro di lui e Louis che sistema la sua roba dentro due valige ed esce dal loro appartamento senza guardarsi indietro.
Si morde il labbro inferiore mentre scaccia l'immagine delle guance rigate di lacrime di Harry, dei suoi occhi verdissimi che lo implorano di rimanere, di non nascondersi più, continuando a fissare la figura completamente ignara di Nick.
Louis lo vede allungare una mano verso una confezione di frollini alla panna e scuote inconsciamente la testa perché no, ad Harry sono sempre piaciuti quelli al cacao.
Nick butta la confezione dentro il carrello, iniziando poi a spingerlo pigramente, ed è un attimo, Louis non si rende nemmeno conto che lo ha chiamato a gran voce - quando lo fa sfortunatamente Nick si è già voltato verso di lui e lo sta fissando con occhi sgranati.
"Al cacao. I suoi biscotti preferiti sono al cacao" e non sa nemmeno perché lo dice, probabilmente perché il fatto che Nick non conosca ancora Harry lo fa sentire meglio, o magari  perché lui, nonostante siano passati tre anni, riesce ancora a ricordarsi ogni piccolissimo ed inutile dettaglio che lo riguarda, ed è un po' una rivincita, è un po' un implicito vaffanculo, non lo conoscerai mai così bene come lo conosco io.
Prima che l'uomo con il viso da cavallo e quel ridicolo e gigantesco ciuffo possa aprire la bocca, Louis ha già girato i tacchi.





+


Liam è l'unico con cui Louis ha mantenuto i contatti dopo lo scioglimento della band; a volte pranzano insieme, o vanno al cinema, o prenotano una pizza e passano la serata a bere birra e a parlare dei bei tempi andati, e di tutti i se e tutti i ma che riempiono la testa di Louis.
Liam lo ha visto piangere, lo ha visto stracciare il tabloid che mostrava in copertina la foto di Harry e Nick, entrambi sorridenti, che uscivano da un ristorante mano nella mano; lo ha visto abbordare qualche sconosciuto al pub e trascinarlo in bagno a farci sesso, lo ha visto affogare i rimpianti e i ricordi nell'alcool e lo ha visto sgretolarsi lentamente come un biscotto.
E' proprio per questo che Louis lo chiama al cellulare e gli racconta quello che è successo al supermercato. Liam sa dare buoni consigli, sa sempre dare buoni consigli, e Louis non sa perché si arrabbia quando lo sente sospirare e dire: "Harry è riuscito ad andare avanti, Lou. Dovresti farlo anche tu".
O forse lo sa, ed è perché non accetta il fatto che Harry sia riuscito a dimenticarlo.
Mentre lui vive solo di rimpianti e non riesce nemmeno a trascorrere un giorno senza tirare fuori dall'armadio la scatola da scarpe dove ha riposto tutte le loro foto, rivederle e sentirsi uno schifo.




+



Louis fa sesso con un ragazzo diverso praticamente ogni sera per poi svegliarsi da solo, completamente nudo nel suo letto matrimoniale, con l'odore di sesso e sudore addosso e un mal di testa da sbronza atroce.
A lui va più che bene, comunque; è una distrazione, lo aiuta ad ignorare il fatto che la sua vita stia andando a rotoli.
E se poi durante ogni orgasmo si lascia scappare il nome di Harry, fa sempre finta di non ricordarlo il mattino seguente.



+




Evita sempre di accendere la televisione o la radio, evita anche di leggere i giornali  perché Harry è ovunque e Louis non riesce proprio a sopportarlo.
Harry ha la sua carriera da solista e continua a vendere e a girare il mondo e a fare sold out ovunque e a vivere, mentre Louis è bloccato, sospeso a mezz'aria, e non può fare a meno di guardare le loro foto prima di andare a letto, di chiedere a Liam se lo ha visto, se ci ha parlato, se ha fatto nuovi tatuaggi e se indossa ancora la collana che gli ha regalato, non può fare a meno di dimenticarlo e basta.
E vorrebbe prendersi a schiaffi per aver deciso quella mattina di entrare su Twitter - che usa ormai di rado, solitamente per commentare qualche partita di calcio - e leggere le tendenze mondiali, ma immagina che lo avrebbe saputo comunque in un modo o nell'altro.
Harry e Nick si sposano.
Le sue mani tremano e l'iPhone cade sul pavimento, spegnendosi di colpo.





+



Louis odia Nick, lo ha sempre fatto.
Non è giusto che lui sposi Harry, non è giusto che lui possa abbracciarlo e baciarlo e amarlo davanti al mondo intero mentre a lui tutto questo è stato sempre negato.
Si lascia cadere sul divano, avvolto in una coperta di pile e con una bottiglia di birra in mano, e una vocina nella sua testa gli dice che è colpa sua se il suo Harry sta per sposare qualcuno che non è lui. Louis beve un sorso di birra e dice alla vocina di chiudere il becco.



+


E' Liam che trova la busta bianca sul parquet dell'ingresso, qualche giorno dopo, quando apre la porta di casa Tomlinson. E non ha nemmeno bisogno di aprirla perché sa cos'è, ne ha ricevuta una uguale un paio di giorni prima, e pensa wow Harry, era davvero necessario?
Allora si abbassa e la fissa per un po', vorrebbe stracciarla e non dire nulla a Louis perché lo sa, lo sa che ne morirebbe, sa che potrebbe davvero toccare il fondo; allunga una mano e sfiora con le dita la carta da lettere, poi si blocca quando "Liam, hai comprat-- cos'è quella?" chiede Louis avvicinandosi a lui, i piedi nudi che risuonano sul pavimento lucido.
E Liam sospira e solleva lo sguardo, puntandolo su di lui. "L'invito" mormora alzandosi dal pavimento con la busta in mano. E non è nemmeno necessario specificare di quale invito si tratta perché, a giudicare dalla barba incolta dell'amico, dai suoi capelli sporchi, dalle macchie di caffè sui pantaloni del suo pigiama a righe e dalle sue occhiaie, capisce che Louis lo ha già scoperto.
Gli occhi blu del più grande si spalancano per poi posarsi sulla busta bianca, e Louis sente un nodo all'altezza dello stomaco e vorrebbe quasi lanciarsi dalla finestra perché non riesce a credere che Harry abbia avuto il coraggio di invitarlo al suo matrimonio.
Alza gli occhi, osservando atterrito il viso teso di Liam,  poi si affloscia sul pavimento e scoppia a piangere.




+




Liam lo aiuta a stendersi sul letto, gli rimbocca  le coperte e gli bacia una tempia; Louis è così impegnato a piangere tutte le lacrime che ha in corpo che non si rende nemmeno conto che altre due figure hanno varcato la soglia della sua camera da letto, non si accorge del materasso che si abbassa leggermente sotto il loro peso.
Zayn lo abbraccia e Louis si rannicchia contro il suo petto, bagnandogli il collo e la maglietta; Niall gli passa una mano tra i capelli e lancia uno sguardo preoccupato verso Liam che scuote la testa e si congeda con un "Chiamo Danielle e le dico che dormirò qui".
Non dormono comunque, perché Louis continua a piangere e a sussurrare il nome di Harry senza sosta, fino alle prime luci dell'alba.





+
 


Louis si accorge della presenza di Zayn e Niall solo dopo tre giorni, quando finalmente viene fuori dalla sua camera da letto. Li trova entrambi accoccolati sul divano della cucina, intenti a parlare con Liam e Louis aggrotta la fronte perché si stanno tenendo per mano e si chiede quante cose si sia perso durante tutti quegli anni spesi a dimenticare una parte della sua vita. "Uhm, da quando esattamente state insieme voi due?" domanda, grattandosi il mento.
Zayn è il primo che sposta lo sguardo su lui, arrossisce leggermente e poi alza le spalle.
"Due anni" e Louis sgrana gli occhi, spalancando la bocca.
"Perché nessuno me l'ha detto? E con nessuno intendo te, Liam" borbotta, puntando un dito accusatore contro l'amico che ridacchia e si alza dal divano dirigendosi verso il piano cottura. Liam apre qualche sportello della dispensa, tira fuori una confezione di biscotti che lancia a Zayn e poi comincia a preparare il tè.
"Io lo so solamente da ieri" si difende Liam, aprendo tutti gli sportelli della credenza alla ricerca della teiera. Louis aggrotta la fronte e poi si volta a guardare Niall e Zayn che abbassano lo sguardo, imbarazzati.
"Non lo sa nessuno" mormora flebilmente Niall ad un certo punto, alzando le spalle; Zayn gli accarezza con il pollice il dorso della mano.
Louis annuisce, spostando lo sguardo dal biondo al moro ripetutamente. "Okay" dice infine, infilando una mano dentro la confezione di biscotti, "Okay. Ma non nascondetevi. Io l'ho fatto e adesso l'amore della mia vita sta per sposare un altro."
Nessuno parla, l'unico rumore che spezza il silenzio tombale della stanza è quello dell'acqua per il tè che bolle.




+



Inizia - o anzi finisce -  tutto quando una foto di Harry che lo bacia sulla bocca compare inspiegabilmente su Internet.
Louis ricorda perfettamente la sera in cui è stata scattata; sono appena scesi dal palco, e Harry è sempre stato iperattivo dopo ogni concerto e non riesce a stare fermo nemmeno un attimo, parla e ride e agita le mani e Louis, seduto sul divanetto del loro camerino, lo guarda con un sorriso affettuoso sulle labbra.
E poi Harry si lascia cadere sulle sue ginocchia, gli circonda il collo con entrambe le mani e lo bacia, e Louis ridacchia contro le sue labbra ed è felice, perché ha tutto quello che un ragazzo della sua età possa desiderare.
Non pensa nemmeno alla porta del camerino lasciata aperta mentre fa scivolare la mano sotto la t-shirt bianca di Harry, accarezzando con movimenti circolari la sua schiena, e soprattutto non immagina che qualcuno abbia appena scattato loro una foto.
Quel loro piccolo momento d'intimità finisce ovviamente in ogni social network, in ogni rivista e trasmissione televisiva. I loro PR programmano in fretta e furia un'intervista da Alan Carr, cercano di convincere Louis a liquidare la faccenda con un "E' solo un innocuo bacio tra amici", ma Harry è stanco di nascondersi e Louis ha paura.
"E' quello che stavamo aspettando" gli dice accarezzandogli una mano, cercando di convincerlo. Louis scuote la testa, ritrae la mano e poi si volta, "No, è quello che tu stavi aspettando" ribatte con tono per niente amichevole, rifugiandosi poi in camera da letto.





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Louis vorrebbe poter tornare indietro nel tempo, a quando tutta la band è riunita sul divano di Alan Carr e lui dice "E' solo un innocuo bacio tra amici, niente di più" con un sorriso fintissimo sulle labbra; a quando Harry si alza in piedi e, senza dire una parola, esce fuori dallo studio, sotto lo sguardo confuso del pubblico e del presentatore.
Vorrebbe tornare indietro a quando, la sera dopo l'intervista, lui e Harry litigano.
"Pensa alla nostra fottuta band" urla ad un centimetro dal viso del riccio, "Nessuna etichetta discografica ci vorra più. Non possiamo fare questo ai ragazzi, non possiamo!"
E Harry scoppia a piangere e comincia a scuotere la testa, "Non posso farcela, non più" risponde con voce tremante, asciugandosi entrambe le guance con il dorso della mano.
Vorrebbe tornare indietro nel tempo, per impedirsi di dire "Bene, perché non ce la faccio nemmeno io" e, soprattutto, impedirsi di uscire per l'ultima volta dal loro appartamento.




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La band, comunque, resiste più o meno cinque mesi, prima di sciogliersi. Incongruenze all'interno del gruppo, spiegano nella loro pagina ufficiale.
E Louis capisce che tutto quel nascondersi e far finta di non è servito a niente e che ha perso tutto.






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Mancano tre settimane al matrimonio,  e Louis dovrebbe, teoricamente, chiamare Harry per accettare o rifiutare l'invito.
Però non lo fa. Invece, si rannicchia sul divano, la televisione sintonizzata sul qualche stupido reality show e un paio di birre a fargli compagnia, ignorando Liam che cerca di trascinarlo fuori perché "E' una bella giornata, Lou. Ti farebbe bene una passeggiata".
Le passeggiate non servono a chi non sa come incollare insieme i pezzi del proprio cuore, vorrebbe dirgli, ma rimane in silenzio, piega le ginocchia contro il petto e beve un altro sorso di birra.





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Liam andrà al matrimonio di Harry e Louis si sente tradito.
Si barrica dentro la sua camera da letto per tre giorni interi, ignorando la voce ovattata del suo migliore amico al di là della porta che lo prega di uscire e comportarsi da persona matura, sgattaiolando fuori soltanto quando è certo che lui non sia nei paraggi.




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Tira fuori la scatola da scarpe con dentro tutte le loro fotografie, le riguarda per un po' e poi, dopo aver preso un lungo respiro, comincia a stracciarle.
Se Harry Styles è riuscito ad andare avanti con la sua vita, può riuscirci anche lui.




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Non ci riesce, comunque.
E si odia ancora di più per aver strappato le uniche, inconfutabili, prove che dimostravano che Harry è stato davvero suo.






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Tutti parlano dell'imminente matrimonio Stylinshaw e Louis spegne la televisione di colpo, lanciando il telecomando sul pavimento.
Poi balza giù dal divano e decide di andare ad ubriacarsi in qualche locale.
Si spoglia del pigiama, che puzza ormai di alcool, lacrime e rimpianti, gettandolo in un angolo del bagno e s'infila velocemente dentro la doccia.
Due ore dopo, lascia che un ragazzo gli offra tre Gin Tonic e lo trascini poi sulla pista da ballo.
Il ragazzo sconosciuto di cui non si è preso nemmeno la briga di imparare il nome ha gli occhi verdi - e Louis vorrebbe quasi ridere perché il karma è proprio uno stronzo -, i capelli biondicci,  davvero troppi muscoli e una magliettina aderentissima che non riesce a contenerli tutti. Ma è carino, tutto sommato, e Louis lascia che le sue mani lo tocchino dove gli pare.
Se Louis fosse sobrio probabilmente non si struscerebbe così, o per lo meno non davanti a tutte quelle persone che potrebbero riconoscerlo.
Ma Louis non è sobrio e, sinceramente, non gliene frega un cazzo.





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Louis piega il collo da un lato, continuando a muovere i fianchi a ritmo di musica, mentre Ragazzo Sconosciuto - Ken, Kurt o qualcosa - gli bacia il collo, succhiando e mordendo ogni centimetro di pelle a sua disposizione.
"Andiamo in bagno?" gli sussurra poi, mordendogli leggermente il lobo dell'orecchio. Louis annuisce e lo afferra per un polso, trascinandoselo dietro. Il locale è parecchio affollato e ci mettono almeno cinque minuti buoni prima che riescano a raggiungere il bagno; quando fa per abbassare la maniglia della porta, questa si spalanca di colpo.
Louis sgrana gli occhi e schiude la bocca, incapace di muovere un singolo muscolo perché no, tutto ma non quegli occhi verdi, o quella massa disordinata di ricci castani. Tutto ma non Harry Styles.




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La prima parola che Harry gli rivolge dopo tre anni di lontananza, dopo averlo squadrato per un attimo, è "Permesso".
La sua voce è profonda e distaccata e Louis ha la pelle d'oca, ed è così sopraffatto dalla sua presenza da rimanere pietrificato, da non riuscire nemmeno a ricordarsi come respirare in maniera appropriata e ha l'ossigeno bloccato in gola, incapace di raggiunge gli organi che dovrebbe invece raggiungere - il suo cervello, ad esempio.
Harry gli lancia un'occhiata impaziente e fa un passo in avanti, incitandolo a togliersi di mezzo. Ed è così vicino che riesce a sentire il suo profumo e, Dio, tutto ciò che lo circonda improvvisamente sparisce e c'è solo Harry.
Solo Harry, come sempre.
"No" mormora Louis flebilmente, senza nemmeno sapere perché. Il riccio alza un sopracciglio. Louis tossicchia, si schiarisce la gola, si passa una mano tra i capelli sudati con fare nervoso e "No" ripete, con tono più sicuro, "No, non ti farò passare" dichiara risoluto.
Harry scoppia a ridere, ma è una risata senza un briciolo di allegria. "Come, scusa?"
Louis rimane in silenzio per un po', senza distogliere lo sguardo da quegli occhi assurdamente verdi che oh gli sono mancati così tanto da fargli male.
Non può lasciare che se ne vada, non può permettergli di lasciarlo lì, impalato davanti alla porta di un bagno, senza che prima gli abbia chiesto scusa per essere stato un pezzo di merda, e che mi manchi, ti amo. ti prego non sposarlo, torna da me.
"Non andartene" ed esce fuori un po' con tono disperato, una preghiera; Louis abbassa lo sguardo perché sente gli occhi pizzicare e sbatte velocemente le palpebre per cacciare indietro le lacrime. Ken, Kurt o qualcosa si schiarisce la voce per ricordargli della sua presenza, ma Louis lo ignora bellamente.
"Non sono io che me ne sono andato" gli ricorda Harry.
Le sue parole sono come proiettili e, okay, Louis se le merita, merita tutto il dolore che ha provato in questi anni, ma riescono a ferirlo comunque. Strizza gli occhi e si morde il labbro inferiore, perché non vuole piangere, perché se inizia a farlo non sa se riuscirà più a fermarsi.
Eventualmente Ken, Kurt o qualcosa sbuffa e, senza nemmeno salutare, si dilegua tra la folla. Louis se ne accorge solo quando Harry glielo fa notare.
"Il tuo amico ti ha lasciato. Peccato, probabilmente era una buona scopata."
E poi Harry gli afferra una spalla e lo spinge via, facendolo quasi cadere all'indietro, e si allontana; Louis non ha nemmeno il tempo di allungare una mano per afferrargli il maglione o un braccio o qualsiasi cosa gli permetta di farlo rimanere ancora, Harry è già stato inghiottito dalla folla.




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Torna a casa con un taxi e piange durante tutto il tragitto. L'autista gli lancia qualche occhiata preoccupata attraverso lo specchietto retrovisore ma non fa domande; quando arrivano di fronte alla sua abitazione, Louis tira fuori alcune banconote da venti, senza nemmeno preoccuparsi di contarle, e le lascia sul sedile posteriore.
Piange anche dopo aver varcato la soglia di casa sua, si lascia cadere sul parquet, le ginocchia contro il petto, i palmi delle mani piantati a terra, la testa appoggiata alla parete e gli occhi che fissano il soffitto, e rimane lì tutta la notte.





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Liam lo trova ancora lì, la mattina dopo.
Louis ha le guance bagnate e gli occhi arrossati e gonfi; puzza di Gin Tonic e si sente anche un po' patetico, a dire il vero. Ma Liam non commenta comunque, si siede accanto a lui, sul pavimento a gambe incrociate, e gli stringe la mano.




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Mancano due settimane al matrimonio di Harry; Louis vorrebbe chiedere a Liam il suo indirizzo, perché ha bisogno di vedere i suoi ricci e affondare i polpastrelli dentro le sue fossette, e sentire la sua voce, e ripetergli che gli dispiace all'infinito.
Però non lo fa.





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Louis ha preso l'abitudine di segnare con un pennarello rosso i giorni che mancano al matrimonio. Liam gli chiede perché, lui scrolla le spalle e non risponde.
E' molto più semplice così.



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Zayn, Niall e Liam si sono auto-invitati nel suo appartamento; sono seduti sul pavimento del salotto, i cartoni delle pizze sulle gambe e una birra accanto, e parlano di questo e anche un po' di quello. Quando, dalla televisione accesa, si sente la voce lenta di Harry parlare del suo imminente matrimonio - le mani di Louis tremano e la fetta di pizza rimane a mezz'aria - tutti si guardano freneticamente intorno, alla ricerca del telecomando.
E' Niall che lo trova e spegne subito.
Louis si sente gli occhi dei suoi amici puntati addosso e si costringe a calmare i battiti del suo cuore, a mordere la pizza e a chiedere "Quindi?" per esortarli a continuare la conversazione.
Tirano un sospiro di sollievo e Louis si rende conto solo in quel momento che gli sono mancati terribilmente.
E vorrebbe, con tutto il cuore, che Harry fosse lì, accanto a lui, a mangiare la sua pizza, e non ad organizzare un matrimonio che non è nemmeno il loro.



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Harry e Louis, quando erano ancora HarryeLouis, parlavano spesso di matrimoni e bambini, ville in campagna e un cagnone scodinzolante sul vialetto.
Louis non può fare a meno di chiedersi se i loro progetti siano, adesso, diventati quelli di HarryeNick.




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Rivede Harry dopo tre giorni.
Liam lo convince ad abbandonare il suo appartamento grazie alla sua dannata espressione da cucciolo abbandonato sul ciglio della strada, invitandolo a pranzare a casa sua. Louis accetta comunque, perché rimanere a deprimersi nel suo divano non lo aiuta di certo e, a questo punto, accoglie ogni distrazione a braccia aperte.
Infila una felpa grigia e i pantaloni della tuta, quelli che puzzano di meno, e segue Liam dentro la sua Range Rover nera; parlano per tutto il tragitto e litigano un po' su chi deve scegliere la stazione radiofonica e va tutto bene, almeno finché Liam non gli menziona che sarà presente anche Harry e allora Louis comincia ad agitarsi sul sedile, si slaccia la cintura di sicurezza e "Accosta, voglio scendere!" urla, rosso in viso, la mano destra che saetta immediatamente sulla maniglia interna della portiera.
"Non fare l'idiota" ribatte Liam, accelerando quanto basta per impedire all'amico di lanciarsi da una macchina in corsa.
Louis gli lancia un'occhiata gelida, riallaccia la cintura, si abbandona contro il sedile e incrocia le braccia al petto, puntando gli occhi sulle case che scorrono fuori dal finestrino e rifiutandosi di aprire bocca per tutto il resto del tragitto.



+


Naturalmente nessuno parla durante il pranzo; gli svariati tentativi di Niall e Liam di iniziare una conversazione che possa coinvolgere tutti i presenti falliscono miseramente; il silenzio che grava sulla sala da pranzo di casa Payne è teso, fastidioso e imbarazzante - interrotto di tanto in tanto soltanto dal clangore metallico delle posate.
Nessuno alza gli occhi dal proprio piatto di lasagne, e Louis si maledice mentalmente per aver accettato l'invito e vorrebbe solo tornare a casa e piangere per il resto della sua vita.
Harry è seduto dall'altra parte del tavolo, accanto a Liam, ed è bellissimo - come sempre - e Louis vorrebbe davvero alzare gli occhi dal suo piatto e guardarlo, ma non lo fa - Louis non ha fatto molte cose nella vita, probabilmente è la ragione per cui adesso si trova da solo, con il cuore spezzato e la persona che ama in procinto di sposare qualcun altro.
Afferra il bicchiere che ha davanti e lo solleva fino alle labbra, "E' davvero molto buono" commenta, perché non vuole che Liam pensi che sia arrabbiato con lui - anche se lo è, tantissimo. Tutti puntano gli occhi su di lui,  sorpresi che abbia parlato. Louis beve un lungo sorso d'acqua e Liam gli lancia un sorriso pieno di gratudine.
"Louis ha ragione, è buono" Harry tossicchia a disagio quando tutti si voltano a guardarlo. Si passa una mano tra i capelli e il cuore di Louis fa una, due, tre, cento capriole perché gli mancava sentire il proprio nome uscir fuori dalle quelle labbra carnose.
E poi improvvisamente Louis si alza, facendo stridere la sedia sul pavimento, e "Mi dispiace, Harry" bofonchia, senza nemmeno rendersene conto, ignorando gli sguardi degli altri che sono, ancora una volta, tornati su di lui. "Ero così occupato a pensare ai ragazzi, e a quello che la gente avrebbe potuto dire, che ho dimenticato di pensare a me. E a te. E a noi. E mi dispiace."
Nessuno parla; Niall lancia un'occhiata attonita a Zayn che risponde con una scrollata di spalle, Liam guarda Louis a bocca aperta, Harry non ha ancora sollevato gli occhi dal suo piatto e Louis si sente davvero, davvero, stupido.
Sente il sangue di tutto il corpo affluirgli velocemente nelle guance, e stringe i bordi del tavolo con entrambe le mani, così forte da far sbiancare le nocche, sperando che si apra una voragine sotto di lui e lo ingoi seduta stante.
"Potete-- uhm, potete lasciarci soli?" dice ad un certo punto Harry, lanciando delle occhiatine veloci a Liam, Niall e Zayn che lo fissano per qualche momento, perplessi, poi annuiscono e abbandonano freneticamente la stanza.
Il riccio segue la figura di Niall, che è l'ultimo ad abbandonare la cucina, finché la porta non si chiude, poi volta la testa e guarda Louis.
Occhi verdi incontrano occhi blu e il tempo sembra fermarsi improvvisamente.





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Harry si alza dalla sedia, fa il giro del tavolo e si piazza proprio di fronte a Louis. "Pensi che chiedere scusa dopo tre anni, basti?" domanda, una nota di sprezzante sarcasmo che traspare dalla sua voce. Louis abbassa il capo, certo che no, vorebbe dire, certo che non basta, certo che ho sbagliato, ma tiamotiamotiamo.
"Perché non basta, Louis. Non basta. Te ne sei andato e non hai il diritto di scusarti adesso, dopo tre anni." Harry si passa una mano tra i capelli e la sua voce trema un po' verso la fine - Louis stringe entrambe le mani in due pugni, chiamando a raccolta tutta la sua forza di volontà per impedirsi di toccarlo, abbracciarlo, baciarlo.
"Non puoi scusarti adesso che sto per sposare un altro" conclude poi, lasciando cadere la mano lungo il fianco e guardandolo dall'alto in basso.   
"Lo so" dice finalmente, dopo qualche momento di silenzio, quando Harry inizia a fissarlo, aspettando una sua replica. "Lo so" ripete ancora, perché non sa cos'altro dire.
Harry annuisce lentamente, abbassando lo sguardo sul pavimento. "Okay" e il suo tono di voce pacato nasconde una piccola punta di delusione, come se si aspettasse che dicesse qualcosa in più, e Louis sente un orribile nodo al centro del suo petto, che diventa sempre più stretto, stretto, stretto, impedendogli di respirare.
E poi Harry solleva lo sguardo e succede tutto così velocemente, Louis non capisce nemmeno cosa ci facciano le labbra del riccio sulle sue, non lo capisce proprio, ma gli va più che bene.



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Socchiude la bocca, permettendo alla lingua di Harry libero accesso. E' un bacio intenso, disperato, da togliere il fiato; le sue mani percorrono le spalle larghe del riccio, inclina leggermente la testa da un lato e aria, è come se avesse passato tre anni in apnea e solo adesso, con le labbra di Harry premute contro le sue, riuscisse di nuovo a respirare.
Si lascia sfuggire un piccolo lamento quando Harry, qualche momento dopo, si stacca da lui. Si guardano negli occhi per un po' e "Non riesco a smettere di pensarti dalla notte in cui ti ho incontrato al pub" ammette Harry, le guance accaldate e le labbra gonfie e bagnate.
"Non riesco a smettere di pensare a te dalla notte in cui ho lasciato il nostro appartamento" replica Louis, e Harry lo bacia di nuovo.



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Se Louis dovesse descrivere la sua vita, negli ultimi tre anni, con un colore, sceglierebbe il grigio antracite.
Ma, quel pomeriggio, c'è anche un po' di verde - come gli occhi ardenti di Harry, quando aprono la porta d'ingresso e incespicano dentro il suo appartamento e Louis lo spinge contro il muro, le punte dei loro nasi che si sfiorano;
c'è un po' di marrone  - come i suoi capelli disordinati, quando Louis fa scivolare le sue falangi tra i ricci, afferrandone un po' per piegare la testa di Harry da un lato e baciargli il collo;
c'è un po' di bianco - come la sua pelle d'alabastro che profuma di vaniglia e cannella, quando Louis gli sfila la camicia e percorre ogni centimetro del suo addome con la bocca;
c'è un po' di rosso - come le sue labbra dopo averle baciate, o come i succhiotti che ha lasciato sui suoi fianchi magri, o come le sue guance quando Louis cade in ginocchio e comincia a trafficare con la cerniera dei suoi jeans.




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Qualche ora e qualcosa come tre orgasmi dopo, Louis finge di far parte ancora di una band, che questi tre anni non sono mai esistiti,  e, soprattutto, che il ragazzo che dorme nel letto, accanto a lui, non sta per sposarsi con un altro.




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"Ti ho scritto degli sms."
La voce di Harry è roca, un po' impastata dal sonno e dai loro baci; il suo petto è premuto contro la schiena nuda di Louis, entrambe le braccia a circondargli i fianchi morbidi.
Louis si gira tra le sue braccia, l'aria assonnata e un po' stravolta. "Non ne ho ricevuti" mormora piano, premendo l'indice sul succhiotto che gli ha lasciato appena sotto l'orecchio.
"Perché non li ho inviati" spiega Harry, strofinando la punta del suo naso sui capelli scompigliati del più grande.
"Cosa c'era scritto?"
Harry preme le labbra contro la sua tempia, mormorando a bocca chiusa qualcosa di incomprensibile. "Che ti amavo. Che mi mancavi." risponde dopo un po', stringendo maggiormente il suo braccio intorno alla vita di Louis.
"Ma adesso ami Nick", Louis lo sussurra a bassa voce, le labbra che si muovono appena contro la rondine d'inchiostro sul petto di Harry. Il riccio sospira, chiudendo gli occhi per un breve momento, il pollice che disegna ghirigori sulla spalla nuda del castano.
"Non parliamo di lui" replica infine. Louis alza la testa, per guardarlo meglio. Harry gli sorride e poi, con un movimento veloce, lo spinge contro il materasso, sistemandosi a cavalcioni sopra di lui, le gambe divaricate e i palmi delle mani ben piantati ai lati della sua testa. Le numerose collane che decorano il collo di Harry gli solleticano il petto abbronzato, e Louis ridacchia e poi geme improvvisamente, inarcando la schiena e buttando la testa all'indietro, quando le dita sottili e lunghe di Harry si chiudono intorno a lui.





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Louis vorrebbe costruire una fortezza fatta di lenzuola, fermare il tempo e rimanere lì, lì dove tutto è bianco, tutto è Harry, tutto è giusto, per sempre.



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E' ormai sera quando Harry lo saluta con un bacio sulle labbra e un altro sulla punta del naso. "Dammi solo qualche giorno per riflettere" gli dice, aprendo la porta d'ingresso.
Louis annuisce e, prima che lui possa varcare la soglia, gli afferra il viso con entrambe le mani e lo bacia con fare disperato, sperando che riesca a percepire il  ti prego, scegli me, ama me nascosto lì dentro.





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Mancano quattro giorni al matrimonio dell'anno, e Harry non si è ancora fatto vivo.
Louis, rannicchiato sotto le coperte che profumano ancora del loro pomeriggio passato insieme, preme il pollice sul succhiotto che Harry gli ha lasciato sul fianco come promemoria, pregando che ritorni.





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Mancano due giorni e Louis segna un'altra x sul calendario, l'inchiostro rosso come il i suoi occhi pieni di lacrime.




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Liam è vestito di tutto punto: jeans, camicia bianca, scarpe nere lucide, probabilmente di qualche costosa marca italiana; Louis grugnisce, rigirandosi sul divano, infastidito dal ticchettio delle sue scarpe sul parquet, scostandosi il plaid azzurro dal viso, mezzo intontito dal sonno. "Cosa fai?" borbotta, sbadigliando senza preoccuparsi di coprirsi la bocca con una mano.
Liam si volta a guardalo, gli lancia un'occhiata di disapprovazione e, senza dire una parola, comincia a raccogliere le bottiglie di birra vuote, confezioni di patatine e i calzini sporchi che ha disseminato in giro per la stanza.
Il più grande lo guarda con le sopracciglia aggrottate, chiedendosi cosa ci faccia nel salotto di casa sua, quando è chiaro che dovrebbe essere da tutt'altra parte.
"Harry ci ha invitato al suo addio al celibato" dice Liam, arricciando il naso in una smorfia disgustata quando recupera da sotto il tavolo una fetta di pizza che ha l'aria di essere lì da un paio di decenni. Louis sgrana gli occhi, butta il plaid sul pavimento con un calcio e si mette seduto.
"Ha-- si sposa?" e sì, forse ha sperato un po' troppo che Harry mandasse all'aria il suo matrimonio con Nick; nei giorni trascorsi, l'idea che Harry lo abbia solo usato si è fatta prepotentemente largo tra i suoi pensieri, ma Louis l'ha sempre ignorata perché no, non è possibile, Harry non è così.
Ma adesso, adesso, Harry festeggia il suo addio al celibato, come se tra loro non fosse assolutamente successo nulla - come se i loro corpi che si ritrovano, i baci, le carezze, i gemiti soffocati tra le lenzuola non avessero significato nulla.  
Harry ha scelto Nick, Harry è riuscito ad andare avanti con la sua vita senza di lui.
Sente un bruciore al petto, come se qualcuno avesse versato del sale dentro le cicatrici non ancora guarite del suo cuore, e si accorge che una grossa lacrima sta scivolando sulla sua guancia solo quando Liam lo stringe in un abbraccio.

"Shh. Non ci andrò, Lou. Rimarrò con te, okay?" soffia Liam, premendo le labbra sui suoi capelli castani.
Ma Louis scuote violentemente la testa.

Liam è rimasto al suo fianco per tre anni, a fargli da babysitter, a raccogliere e ad incollare quotidianamente i pezzi del suo cuore, e merita di divertirsi, merita di vivere la sua vita.
"Sto bene" lo rassicura, mordendosi l'interno della guancia per impedirsi di singhiozzare. Si asciuga velocemente una guancia con la manica del maglione largo che indossa e rivolge un piccolo sorriso a Liam. "E'-- è tutto bene, davvero. Devi andarci." Liam apre la bocca per ribattere, un'espressione apprensiva sul volto, ma Louis lo interrompe immediatamente, premendogli l'indice sulle labbra. "Esci da questa casa, Payne. O ti butterò fuori a calci!"
E Liam allora ride e annuisce e gli scompiglia affettuosamente i capelli.
 




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Louis passa la serata a deprimersi sul divano, avvolto in una coperta, guardando Love Actually - il film preferito di Harry, giusto perché ha manie masochiste - , una vaschetta di gelato variegato al cioccolato sulle sue ginocchia e una bottiglia mezza vuota di birra sul tavolino davanti a lui, cercando di non pensare troppo al fatto che Harry, in quell'esatto momento, stia festeggendo da qualche parte.
Passa qualche minuto, poi si sente la serratura della porta d'ingresso scattare e Louis aggrotta le sopracciglia, chiedendosi come mai Liam sia rientrato così presto. Probabilmente vuole solo controllare che stia bene, che non stia piangendo così tanto da far uscire suoi occhi fuori dalle orbite, si dice voltando il capo verso la porta.
Il cucchiaino pieno di gelato gli scivola dalle dita, atterrando con un sonoro tump sul pavimento. Spalanca gli occhi, si dimentica persino di respirare, uno sfarfallio all'interno dello stomaco, la consapevolezza che è Harry è lì, in piedi sul corridoio.
"Me l'ha data Liam" si giustifica, sventolando in aria la copia della chiave del suo appartamento. Louis annuisce lentamente, in silenzio. Harry si inumidisce il labbro inferiore con la lingua, si gratta distrattamente una guancia e "Dimmi che non sto facendo lo sbaglio più grosso della mia vita" dice, raggiungendo il divano.
Louis lo segue con lo sguardo, "Quale sbaglio?" mormora appena.
"Scegliere te, Louis" si lascia cadere sul divano, afferra la vaschetta di gelato dalle gambe del più grande e la abbandona sul tavolino, accanto alla birra. Poi gli prende le mani - e a Louis è sempre piaciuto il modo in cui, le sue mani, sembrano perdersi dentro quelle grandi di Harry -  occhi negli occhi.
"Ho abbandonato un uomo che mi ama, il giorno prima del nostro matrimonio, e mi sento l'essere più orribile del pianeta. Dimmi che non sto sbagliando."
Louis fa segno di no con la testa, lasciando andare un lungo respiro che non sapeva nemmeno di aver trattenuto.
"Dimmi che non te ne andrai" chiede ancora Harry, gli occhi imploranti e terrorizzati,  accarezzandogli il dorso della mano con il pollice. "Dimmelo, Lou."
"Mai più" risponde Louis, e suona un po' come una promessa.



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Louis non sa come abbia fatto a sopravvivere tre lunghi anni senza Harry.
Adesso, con i loro petti premuti insieme, le sue gambe strette intorno alla vita del riccio, il volto nascosto dentro l'incavo del suo collo, e le mani enormi del più piccolo che lo toccano ovunque gli pare quasi impossibile.
Cattura le labbra di Harry in un bacio lento, gentile, che sa di ti amo, mi sei mancato, di cioccolata calda quando fuori nevica, di tramonti, di tutte le parole che vorrebbe dirgli se solo avesse più fiato.
Harry è il primo a staccarsi, dopo avergli lasciato un paio di veloci baci a stampo, e Louis apre gli occhi, trattenendo un lamento. Il più piccolo sorride, affondando lentamente dentro di lui, come se avessero tutto il tempo del mondo - e in fondo, lo hanno - , e Louis accarezza con il pollice la fossetta sulla sua guancia sinistra, strizzando gli occhi quando Harry sfiora il punto giusto dentro di lui, gemendo contro la sua bocca.
"Perché mi hai invitato al matrimonio, Harry?" domanda senza fiato, qualche minuto - o forse ore - dopo, quando hanno entrambi raggiunto i loro orgasmi e Harry gli bacia pigramente il collo, ancora sepolto dentro di lui perché è come tornare a casa, Lou, voglio restare ancora un po'.
Harry ridacchia contro la sua pelle, "Volevo che tu interrompessi la cerimonia, sarebbe stato tutto molto drammatico."
Louis scoppia a ridere, scuotendo la testa incredulo. "Se non volevi sposare Nick, potevi semplicemente non accettare la sua proposta" dice con voce rauca, schiarendosi la gola subito dopo.
Harry solleva il volto, le sue labbra sono rosse e gonfie e invitanti e Louis vuole baciarle di nuovo. E lo fa. Perché ha avuto paura per una vita intera e, adesso, chi se ne frega.
"Non ho mai voluto sposare nessun altro, eccetto te" gli confida il riccio, uscendo lentamente dal suo corpo. Louis si lascia scappare un lieve mugolio, sentendosi improvvisamente vuoto. "Pensavo solo che avrei potuto rimpiazzarti, in qualche modo. E Nick era lì e mi amava e non so, sembrava un'idea intelligente."
"E tu lo amavi?" domanda allora Louis, un po' insicuro.
Harry gli schiaffeggia un braccio, un po' oltraggiato "Amo te, Louis. Ho scelto te. Sceglierei sempre te, anche tra mille anni."
Louis gli sorride, "Anche quando sarò vecchio e grasso e con pochi capelli?"
Il riccio annuisce con veemenza. "Anche quando non mi amerai più" aggiunge serio.
"Questo non accadrà mai."
E poi Louis lo bacia ancora, e ancora, e ancora, perché sono stati tre lunghi anni ed è come tornare a casa.







Uhm, ciao?
E' da una settimana, più o meno, che cerco di scrivere un'altra OS, e poi, all'improvviso, mi è venuta in mente l'idea per scrivere questa e ho
lasciato perdere l'altra. Spero vi piaccia e che non ci siano molti errori perché non mi va di ricontrollare.
A presto :)




  
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