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Autore: Lucia98_    20/04/2013    5 recensioni
Riuscirà Eggman a trasformare Mobius in Eggmanland?
In questa storia Eggman ha un nuovo diabolico piano e il nostro eroe Sonic The Hedgehog dovrà vedersela col dottore, con la raccolta dei Chaos Emeralds, con sentimenti inattesi e con nuove appassionanti ed emozionanti avventure! ^^
Questa è la mia prima fan fiction e spero di lasciare soddisfatti i lettori e coloro che credono in me! :)
BUONA LETTURAAAAAAAAAAA! :D
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“Credimi, non si capisce il vero valore di ciò che abbiamo finché non lo si perde…”
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“Non rilassarti troppo, Eggman. Qualsiasi cosa tu abbia in mente di fare, non riuscirai mai a metterla in atto perché te lo impedirò con ogni mezzo. Parola di Sonic the Hedgehog!”.
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[SonAmy; KnOuge]
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dal momento che sono passati tre mesi dall’ultimo aggiornamento di questa fan fiction, ritengo che sia utile schiarire la vostra (e anche e soprattutto la mia) memoria con un brevissimo riassunto dei due capitoli immediatamente precedenti, spero che non ve la prendiate e che queste poche righe vi siano di aiuto per la lettura: il fulcro del capitolo 10° è la notte del ricatto e della cocente sconfitta di Sonic a Glyphic Canyon; nell’ 11° c’è lo scontro tra Shadow ed Eggman, che si conclude con la fuga del dottore; in seguito i nostri due ricci preferiti, tratti miracolosamente in salvo dalla corrente, riprendono conoscenza, (per il momento) si riconciliano e si dirigono a casa Prower. Capitolo 12°: anche Shadow si reca a casa di Tails, per informare il volpino del presunto tragico accaduto, ma viene interrotto dall’arrivo di Sonic e Amy. Shadow si reca a Casinopolis per comprare il vestito a Rouge e nel frattempo, Sonic e Tails parlano con Amy per avere più informazioni sul piano di Eggman. Infine il capitolo si conclude con una piccola scena Sonamy che non potevo evitare: è sera e Sonic riaccompagna Amy a casa sua. Bene! Fatta questa piccola introduzione (spero non vi sia pesata) siamo finalmente giunti al capitolo 13°! Buona lettura! <3

-CAPITOLO TREDICESIMO-

Persuasioni e accondiscendenze


Il sole era ormai calato del tutto dietro alle montagne trascinandosi dietro tutto il romantico colore rosa del tramonto e lasciando il posto alla luna e alle prime stelle, mentre le tenebre cominciavano ad avvolgere Emerald Town col loro manto scuro quando Shadow the Hedgehog giunse finalmente all’abitazione di Tails. Si avvicinò alla porta lentamente, ripensando al fatto che quello stesso pomeriggio aveva accennato al volpino e a Sonic che probabilmente sarebbe tornato a casa Prower in tempo per ascoltare le informazioni che Amy avrebbe riferito loro riguardo ai propositi di Eggman e ai progetti nascosti che teneva gelosamente custoditi nella sua fredda base di metallo, ma uscire in fretta dalla sfavillante Casinopolis andando controcorrente mentre un’impressionante folla inondava le strade del centro della città si era rivelata un’impresa più ardua del previsto. Tutto sommato però Shadow pensò che ritardare il suo arrivo non era stato del tutto inconveniente, considerato che se avesse recapitato il suo piccolo acquisto in presenza di Amy e soprattutto di Sonic, la sua reputazione sarebbe stata marchiata a vita. Insomma, se Sonic avesse visto The Ultimate Life Form con un sacchetto di un negozio di vestiario femminile d’alta moda, non gli avrebbe sicuramente scontato un po’ della sua punzecchiante ironia, e se c’era qualcosa che Shadow non aveva la minima voglia di sopportare erano proprio le sue battutine. Pensò quindi che avrebbe bussato alla porta e consegnato il pacchetto a Tails, poi si sarebbe accordato con lui per la partenza della mattina seguente e se ne sarebbe tornato a passare la notte in un luogo ancora da definire.

Il problema fu che quando Shadow era proprio sul punto di bussare alla porta di casa Prower notò subito che c’era qualcosa che non quadrava: guardando attraverso la finestra rotta che dava sul salotto vide che quello era inspiegabilmente vuoto: insomma, Shadow capì subito che in casa non c’era anima viva. Non solo non c’era Tails, ma neanche Rouge, e la cosa gli sembrò singolare se non sospetta: che potesse essere stata opera di Eggman?

Entrò nella casa passando dalla finestra del salotto per non essere notato e fece una rapida ispezione di stanza in stanza per verificare i suoi sospetti, ma fortunatamente non vide nulla che potesse far pensare ad un attacco, e decise di andarsene lasciando il sacchetto in salotto, in modo tale che fosse notato senza il bisogno di doverlo dare a Tails di persona. Ma mentre posava il pacchetto sul tavolino, il suo sguardo fu catturato dal Chaos Emerald bianco, che splendeva di luce flebile nella teca vitrea del salotto.

Tails se n’è andato e ha lasciato così incustodito lo smeraldo?  Deve essere proprio fuori di testa per la stanchezza…”, pensò Shadow fissando la pietra, poi aprì la vetrina e la prese in mano. “Forse è meglio che questa se ne stia un po’ con me, prima che la trovino i tirapiedi di Eggman… Comunque è davvero strano che Tails se ne sia andato portandosi dietro Rouge così senza preavviso …”

Il riccio nero decise che non vi era necessità di arrovellarsi ulteriormente per cose che non lo riguardavano, e uscì da casa Prower stringendo in mano il Chaos Emerald.

Non appena si guardò intorno per controllare se ci fossero movimenti sospetti i suoi interrogativi si dissiparono: il suo sguardo fu catturato da un aereo dalle fattezze dinamiche che si allontanava a grande velocità solcando le nuvole scure: era il Tornado X e al suo interno c’erano senz’altro sia Tails che Rouge.

Shadow sospirò, poi strinse leggermente le palpebre per mettere meglio a fuoco l’immagine del veicolo aereo e cercare di capire la sua destinazione. Dove poteva avere intenzione di andare Tails portandosi dietro Rouge ferita gravemente e per di più in piena notte? La risposta era una e semplicissima e Shadow la colse al volo. Infine, senza perdere altro tempo, andò a riprendere il sacchetto che aveva appena recapitato, uscì di nuovo dalla casa e infine prese la rincorsa e si precipitò dietro al Tornado.

***

Il volpino strinse la cloche di comando del Tornado X.

-Vedrai Rouge, lui si prenderà cura di te e guarirai presto!- Disse poi a bassa voce, rivolgendosi gentilmente alla donna pipistrello che aveva delicatamente adagiato sul sedile a fianco di quello del guidatore, adeguatamente abbassato per far sì che lei potesse stare più a suo agio.

La ragazza non rispose; stava stesa sul sedile con gli occhi leggermente aperti che fissavano il vuoto, in uno stato di trance che le permetteva di alleviare lievemente il dolore che le opprimeva il fianco destro.                                                                                                                              Tails le rivolse la bozza di un sorriso, e anche se era consapevole che probabilmente lei non l’avrebbe visto, sperava ugualmente di infonderle un po’ di coraggio e di conforto.

Il Tornado X volava silenziosamente sfiorando il cielo notturno, mentre la placida luce della luna accarezzava il suo metallo e passava attraverso i suoi rivestimenti vitrei, illuminando timidamente i suoi due passeggeri, poi il muso del veicolo infranse le nubi che stava attraversando e davanti agli occhi del volpino si aprì uno spettacolo mozzafiato: sopra il cielo scuro, sotto il mare nero e scintillante e sospesa in aria la fluttuante Angel Island con le sue alture e le sue cascate, dipinte dalla luna in un poetico quadro a tinte bianche e nere, incorniciato dalle stelle.

-Eccoci, siamo arrivati!- Esclamò il volpino, poi spinse delicatamente la cloche verso di sé, preparandosi ad effettuare un morbido atterraggio. Si avvicinò sempre più a quella singolare terra levitante fino a che non si trovò sopra di essa. La sorvolò lentamente per un breve tratto, fino a che non giunse nel punto prestabilito per effettuare la manovra di discesa.

L’aereo scese moderatamente fino a che non fu sul punto di toccare terra, allora Tails fece abbassare il carrello di atterraggio; infine, dopo aver percorso un breve tratto a terra l’aereo perse del tutto la velocità e si fermò.

Anche se la manovra di arrivo fu eseguita con cura e quanto più attentamente possibile, sollevò un bel po’ di vento e l’inevitabile rombo del motore catturò l’attenzione dell’abitante dell’isola, che, in qualità di guardiano del Master Emerald, fu subito messo in guardia da quel fragore sospetto nato dal nulla e in piena notte.

Quando Knuckles si sporse dalla sua abitazione per vedere cosa stesse accadendo riconobbe subito le fattezze del Tornado X, e scocciato si avvicinò al veicolo fermo poco lontano dall’altare dello smeraldo gigante.

-Sapevo che prima o poi o tu o Sonic sareste venuti a pregarmi di tornare da voi, ma sinceramente pensavo che avreste cercato di importunarmi in un momento meno inopportuno!- Ringhiò Knuckles a Tails non appena vide che quest’ultimo si accingeva a scendere dall’aereo.

-No, non preoccuparti, Knuckles, non sono affatto venuto per questo… in verità avevo intenzione di chiederti un favore… altrettanto importante…- Rispose Tails senza guardarlo in faccia mentre saltava giù dal posto di comando del suo amato aereo.

-E cosa ti spinge a credere che sarei disposto a farti questo “favore”?- Ribatté acida l’echidna, sottolineando con spregio la parola, che più di “favore” gli puzzava già di “insostenibile e seccante impegno”.

-Semplicemente il fatto che non si tratta di me… né di Sonic.- Rispose garbatamente Tails una volta a terra e dopo essersi avviato verso la parte sinistra dell’aereo.

-Allora sentiamo! Di chi si tratterebbe?!- Esclamò sempre più seccato Knuckles, che stava ritto davanti al Tornado X, con le braccia incrociate sui fianchi e un’espressione non esattamente indulgente.

Tails aprì il portellone del veicolo e prese con garbo Rouge tra le sue braccia, poi fece roteare le sue code e si avvicinò in volo verso l’echidna, infine rispose mormorando:

-Di lei…-

Tails sperava che la visione di Rouge in quello stato potesse addolcire un po’ l’orgoglio incrollabile di Knuckles e magari l’avesse spinto ad accettare la richiesta che aveva intenzione di fargli. Alla vista della ragazza e dello stato in cui era Knuckles rimase immobile, le braccia gli caddero lunghe e distese, aprì leggermente la sua bocca e spalancò gli occhi percorrendo con le sue iridi viola il corpo semidormiente della ragazza. Rimase a fissarla per qualche istante, soffermandosi sulla lieve macchia di sangue che tingeva di rosso la garza che le stringeva la vita, poi fece un sospiro e si voltò leggermente per interrompere quella visione e per troncare sul nascere patetici moti di compassione.

-Knuckles… ti scongiuro…- Lo pregò Tails, cercando di essere il più persuasivo possibile. –Non ti sto chiedendo di tornare ad aiutarci perché sono consapevole che sei arrabbiato con Sonic per tutti gli errori che ha commesso nei tuoi confronti e per i rischi che ha fatto correre a tutti quanti… ma almeno non voltare le spalle a lei…-

-Sentiamo… cos’hai intenzione di chiedermi?- Domandò Knuckles, cominciando a stare un po’ meno sulla difensiva ma senza smettere di mostrarsi insofferente.

-Ecco… mentre tu non eri presente Eggman ha ricattato Sonic con Amy e l’ha costretto a consegnargli tutti gli smeraldi che…- Cominciò a spiegare Tails, per contestualizzare un po’ la sua proposta e non saltare troppo rapidamente alla vera e propria richiesta, ma prima che potesse concludere la frase l’echidna lo interruppe bruscamente:

-COSA?!?! Quel riccio ha dato ad Eggman tutti gli smeraldi che abbiamo sudato per recuperare?!?!- Esclamò in preda ad un incredulo attacco d’ira.

-Sì… ma se non l’avesse fatto per Amy non ci sarebbe stato scampo… è stato costretto… ti prego, Knuckles, lasciami concludere… sarò rapido…- Disse gentilmente il volpino, cercando in qualche modo di contenere il carattere focoso dell’altro.

Knuckles annuì svogliatamente e lo lasciò proseguire.

-Nonostante tutto Eggman non ha rispettato i patti e Sonic ed Amy sono precipitati da un canyon… però, al contrario di quello che mi ha detto Shadow, sono riusciti a salvarsi e sono tornati…- Proseguì Tails, cercando di mettere insieme alla meglio i pezzi del puzzle della notte precedente, di cui  non era ancora riuscito a ricostruire del tutto gli eventi.

-Sì, sì, sì, e poi vissero tutti felici e contenti! Vieni al punto, volpe!- Lo aggredì acidamente Knuckles.

-Il punto è che domani dobbiamo già ripartire alla ricerca degli smeraldi e… insomma… bisognerebbe che mentre noi siamo fuori qualcuno si occupasse di lei…- Mormorò con tenacia il volpino, guardando con compassione il corpo della ragazza che teneva in braccio.

La faccia di Knuckles era stupita se non sconvolta, poi lui, cercando di mantenere una calma che fremeva dalla voglia di sfuggirgli, disse:

-Dunque, vediamo un po’ se ho capito bene: ho sgobbato con te e il tuo amichetto blu per recuperare tre Chaos Emeralds che poi da un giorno all’altro sono stati consegnati ad un pazzo che vuole conquistare il mondo; ho rischiato la vita in una grotta ricolma di neve, in una foresta con le sabbie mobili e in un vulcano attivo che per poco non ci arrostiva tutti e adesso dovrei anche fare da balia a… a… a una ladra di gioielli?!-

-Esatto.- Fu la limpida risposta del volpino, che, a causa della sua intolleranza alle polemiche, rimase imperturbabile a quel commento così malevolo.

-Ma dico, mi hai scambiato per lo scemo del villaggio?!- Chiese scocciata l’echidna.

-Senti, Knuckles… io non ho intenzione di stare qui a sentire tutte le tue interessantissime questioni. Se non hai intenzione di farlo per me non c’è problema! Ma non importa che tu faccia tutte queste storie: dimmi “No, non voglio farlo” e non se ne parla più. Ti ho chiesto un favore per Rouge, ma se vuoi abbandonarla di nuovo è una scelta tua, per lei troverò un’altra sistemazione! Scusami se ti ho fatto sprecare parte del tuo preziosissimo tempo!- Sentenziò Tails, leggermente deluso dal comportamento così immaturo dell’echidna, poi fece dietrofront e iniziò a roteare di nuovo le sue code, quando:

-Aspetta, Tails!- Lo interruppe Knuckles. Il volpino si girò per sentire cosa volesse aggiungere, e l’echidna proseguì: -Per… per quanto tempo dovrei farlo…?- Chiese con goffa timidezza. Le parole di Tails avevano avuto uno strano effetto su Knuckles: già prima era nel dubbio se tornarsene ad Angel Island e voltare le spalle ai suoi amici e a Rouge fosse stata la cosa giusta da fare, e adesso che il suo comportamento scorretto era stato messo in luce in questo modo, non riuscì più a trattenere il suo animo gentile e l’impulso del suo cuore altruista; inoltre quel “se vuoi abbandonarla di nuovo” fu il colpo di grazia che fece crollare le granitiche difese del suo orgoglio. La risposta di Tails era stata concisa e fredda, e lui l’aveva interpretata quasi come un rimprovero, al quale però non poteva permettersi di sottostare; inoltre aveva notato che la cera del volpino era tutt’altro che bella e che la stanchezza dominava il suo corpo e la sua mente, e non se la sentiva di rimandarlo a casa ancora più frustrato.

-Ti do la mia parola che si tratterà al massimo di quattro giorni.- Rispose Tails, voltandosi di nuovo verso di lui.

Knuckles tacque per un istante, poi:

-Be’… se si tratta solo di quattro giorni… ma cosa dovrei fare… di preciso?- Aggiunse timidamente, Cercando di mascherare il suo tono leggermente imbarazzato con un aspetto fiero e accigliato, che però contribuiva soltanto a farlo sembrare ancore più impacciato.

-Devi tenerla in casa tua, farla stare stesa e ogni tanto cambiarle la garza, in modo che la ferita sia sempre asciutta e pulita… tutto qua…- Sentenziò Tails.

-Allora… credo che… insomma, forse potrei anche… va bene…- Affermò Knuckles a bassa voce.

-Come?- Chiese Tails, costringendolo a ripetere a voce più alta.

-HO DETTO CHE VA BENE! Va bene, lo farò!- Gridò arrossendo d’ira e di vergogna l’echidna.

-Meraviglioso! Grazie davvero, Knuckles! Sapevo di poter contare su di te!- Esclamò il volpino senza troppo entusiasmo, forse perché consapevole e già prima sicuro dell’accoglienza positiva della propria richiesta. Detto questo le rifilò Rouge tra le braccia e gli chiese di aspettare un attimo lì. Knuckles rimase rigido e impietrito, tenendo la ragazza in braccio con una certa freddezza, forse per un improvviso moto di repulsione o, più probabilmente, perché non era abituato a tenere un contatto così “fisico” con lei.

Tails tornò al Tornado, aprì la cassetta medica, vi estrasse tre rotoli di garze sterili e le infilò in un sacchetto di plastica insieme al tubetto di una pomata e ad un piccolo flacone di disinfettante; infine si diresse verso la vicina capanna di Knuckles, cosa che fece irritare leggermente il padrone di casa:

-Ehi, EHI! Che stai facendo?!- Sbraitò questi quanto meno gridando possibile per non disturbare la ragazza.

-Ti porto queste cose in casa, dato che tu sei impegnato a tenere lei!- Rispose candidamente Tails, mentre apriva la porta di legno dell’abitazione.

-Forse ti sfugge che questa è casa mia, e non puoi fare come ti… Ma cosa diavolo c’è in quel sacchetto? Non devo mica badare a lei per un mese!- Ribatté Knuckles, avvicinandosi lentamente al volpino.

-Ecco, mi era sfuggito di dirti che oltre alla benda, ogni tanto dovresti metterle del disinfettante e una moderata dose di questa crema… è davvero miracolosa per cicatrizzare!- Disse Tails sorridendo.

Knuckles lo guardò come avrebbe guardato un pazzo. Poi sospirò e con rassegnazione disse:

-Ogni… tanto, quanto?-

-Almeno tre volte al giorno ogni giorno! Poi, quando vedrai che la ferita comincerà a rimarginarsi anche meno!- Rispose il volpino, appoggiando il sacchetto vicino alla porta della casa. –Vuoi una mano per portarla dentro?- Chiese poi, ma Knuckles rispose che non ce n’era bisogno: entrò in casa mentre Tails teneva la porta aperta per facilitargli il passaggio, e dopo essersi chinato adagiò la ragazza pipistrello sulla sua branda con una delicatezza non del tutto conforme al suo stile.

-Che vuoi volpe?!- Chiese l’echidna, dopo che ebbe notato che Tails lo guardava con una certa consapevole malizia.

-Che tu prenda questo!- Rispose Tails allungandogli il sacchetto con i medicinali necessari per la perfetta guarigione della ragazza.

-Sì, sì.- Tagliò corto Knuckles, strappandogli il sacchetto di mano. –Vai pure, Tails, vai!- Aggiunse poi, incitando bruscamente il volpino a levare le tende e a tornarsene ad Emerald Town.

Tails gli fece un cenno di saluto e:

-Grazie ancora Knuckles, per essere stato così gentile e disponibile!- concluse. La risposta di Knuckles fu un verso incomprensibile che Tails non si sforzò neanche tanto di decifrare, infine quest’ultimo uscì dalla capanna dell’echidna scuotendo leggermente la testa e sorridendo, tornò al suo amato velivolo e dopo il decollo sparì di nuovo tra le scure nuvole della notte, percorrendo nel cielo la strada contraria.

***

Al contrario di quello che è lecito credere, la notte all’interno della Techno Base non fu del tutto ristoratrice per il dottor Eggman. Anche se finalmente si era liberato della “disgustosa mocciosa” e poteva finalmente usufruire di nuovo della sua sfarzosa camera e soprattutto del suo mastodontico letto, non approfittò di questa allettante possibilità, ma spese gran parte del tempo aggirandosi per la base, come un falco che vola silenziosamente sulla sua rupe: la sua presenza è tacita ma riesce comunque ad incutere timore e apprensione. Proprio così, come un falco, Eggman osservava nei diversi reparti della sua base i suoi subalterni e ciò a cui stavano lavorando.

Aveva una strana sensazione, mentre camminava nei freddi corridoi metallici del suo regno in miniatura, pensò che non aveva mai sentito la sua bramata Eggmanland così vicina. Era sicuro di aver organizzato un piano dalla grandezza incontrastabile; aveva corso dei rischi, ma in fondo aveva sempre tenuto i fili del grande teatrino che la sua mente geniale aveva organizzato. Ogni cosa che aveva fatto o che aveva detto aveva una propria funzione, una propria utilità: non aveva mai agito a caso, aveva calcolato ogni minimo dettaglio.

Questa volta era veramente diverso. Perché? Perche non aveva sbandierato ai quattro venti ciò che aveva intenzione di fare, aveva tenuto a freno le sue manie di esibizionismo e così aveva messo il suo più acerrimo avversario in una condizione scomoda e sfavorevole: l’ignoranza, che porta quasi sempre all’autodistruzione. Sonic non sapeva praticamente niente di quello che stava tramando Eggman, era soltanto al corrente che il dottore stava cercando di recuperare gli smeraldi per costruire una gigantesca creatura, evidentemente un enorme mecha. Ma questa era la verità? O era semplicemente ciò che Eggman voleva che Sonic sapesse? Il dottor Robotnik aveva indiscutibilmente le redini della situazione, e non doveva lasciarsele sfuggire di mano proprio adesso, che il suo sogno era così vicino.

Così entrava in ogni settore della sua base per osservare personalmente come procedessero i lavori in corso.

Appoggiò il suo dito pollice sul piccolo quadrante di riconoscimento digitale del settore E-2  e la femminile voce meccanica scandì: “Accesso consentito”. Entrò lentamente e sulla sua bocca si formò lentamente un sorriso diabolico; si appoggiò con le mani alla balaustra della passerella del piano superiore della gigantesca stanza: vide uno spettacolo che la sua mente giudicò meraviglioso: milioni di piccoli automi operai rumoreggiavano e si davano da fare intorno all’immenso robot adagiato a terra, come tanti minuscoli Lillipuziani alle prese col grande Gulliver steso dormiente e  immobile. Sulla passerella del piano su cui si trovava pattugliavano una ventina di droidi di sicurezza, mentre all’abnorme piano inferiore Omicron presiedeva sui robot operai e “dirigeva le operazioni”.

Uscì dal settore soddisfatto e si incamminò verso un’altra stanza.

Alla digitazione del codice d’accesso, la porta si aprì lentamente con il suo solito scorrimento meccanico. Eggman entrò ed essa si richiuse immediatamente alle sue spalle: davanti a lui si stendeva per una distanza esorbitante una stanza piena delle bozze di strani macchinari, che a prima vista potevano ricordare dei carri armati, solo che al posto del cannone avevano un grande rullo, con impresso in rosso il logo del dottor Robotnik. Come per il progetto E-2, intorno a questi improbabili mezzi muniti di rullo lavoravano decine e decine di robottini, intenti ad assemblare, incidere, avvitare le parti mancanti, portate anch’esse da altri robot più grandi e robusti, che sfilavano in una continua processione dal lontano e retrostante piano inferiore. Il gigantesco piano in cui queste macchine venivano costruite era infatti collegato tramite due larghissime scale mobili ad uno inferiore, dal quale provenivano luci rosse e inquietanti fumi: la fonderia, comune al misterioso settore in questione e all’ E-2.

-DS-115!- Esclamò il dottore.

Il droide incaricato di supervisionare l’ala nord del settore che rispondeva a quel nome si fece strada fra i suoi piccoli subalterni, e si avvicinò al suo creatore.

-A che punto è la costruzione?- Chiese Eggman senza guardare il robusto robot dai rivestimenti blu, ma rimanendo a fissare i piccoli operai meccanici immersi nel loro lavoro.

-Sono desolato, dottore. Raggiungiamo a mala pena il 65%...- Rispose il robot, ma non riuscì a concludere la frase, perché vide che l’espressione del dottore da apatica era diventata cupa, quasi adirata; così cercò di alleggerire la situazione correggendosi: -… nell’ala nord, intendo! Ma l’ala est è davvero avanti! Supera il 73%!-

-State facendo un buon lavoro… fai dare un po’ più di olio di gomito ai tuoi operai dell’ala nord, 115.- Scandì Eggman, mentre la sua espressione si rilassava leggermente, ma rimaneva comunque tesa.

-Signorsì, dottore!- Rispose il robot, poi tornò al suo lavoro, ringraziando il cielo o ciò in cui un robot può credere per aver fatto essere il dottor Eggman così inspiegabilmente indulgente con lui.

Ma che strano, mi sembrava di aver capito che l’E-2 e l’E-4 fossero allo stesso punto… come aveva detto Omicron? Sì… -saranno pronte non appena anche E-2 sarà ultimato.- Eppure E-2 è all’ 86% della costruzione, mentre le macchine dell’ E-4 ad un misero, insignificante 65%! I casi sono tre: o non è vero che l’E-2 è così avanti e appare avanzato solo esternamente, o in queste ultime ore i lavori nell’ E-4 sono improvvisamente andate a rilento, entrambe improbabili, visto che ho appurato con i miei occhi che procede tutto piuttosto rapidamente, o… Omicron mi ha detto una cosa per un’altra.”  Tali erano i pensieri del dottore, quando, ormai uscito dal settore E-4, si incamminava verso la piccola stanza blindata dove custodiva gelosamente i suoi quattro Chaos Emeralds. Vi entrò e li fissò fluttuare nel cilindro vitreo con meraviglia, mentre sui suoi occhialini scuri si riflettevano i colorati bagliori delle gemme.

-Be’, se così fosse, il caro signorino Omicron si starebbe proprio cacciando in guai grossi e ne dovrebbe pagare le conseguenze, non è vero, piccolini miei?- Confabulò il dottore, rivolgendosi alle pietre,  orgoglioso della sua insuperabile condizione di genio.

Uscì dalla stanza e gongolando si incamminò verso la grande sala dove erano radunati i robot d’attacco. Diede l’input ai loro sistemi interni risvegliandoli dal loro stato di trance e lasciò loro la direttiva di andare in quaranta nel luogo che poi sarebbe stato indicato loro dall’Egg-fly, per recuperare un altro Chaos Emerald da aggiungere a quelli in suo possesso.

-Non dobbiamo uccidere nessuno, dottore?- Chiese uno dei robot più grandi e armati dell’esercito meccanico, probabilmente il “generale” di un manipolo di droidi, aspettandosi la singolare risposta affermativa che era stata più volte ripetuta negli ultimi giorni.

-Uccideteli tutti.- Fu l’agghiacciante risposta. –Anzi! Tutti tranne 001!- Si corresse Eggman.

Dal momento che Sonic ha osato sopravvivere, deve vivere ancora e vedere il SUO carissimo pianeta Mobius diventare il MIO regno!”

Detto questo lasciò le sue truppe robotiche a prepararsi eccitate in vista della loro nuova missione, e se ne tornò nella sua grande
sala comandi, per chiamarvi a rapporto l’Egg-fly e tirare le somme della situazione all’interno della sua base.

***

Correva con passo furtivo sull’isola fluttuante di Angel Island e le ombre della notte lo rendevano quasi invisibile, se non fosse stato per la luce dello smeraldo che stringeva in mano e per i suoi inconfondibili brillanti occhi cremisi. Shadow aveva aspettato che il Tornado avesse di nuovo solcato il cielo in direzione di Emerald Town da circa una ventina di minuti prima di usare il Chaos Control per recarsi sull’anomala isola fluttuante. Orientandosi grazie all’attrazione che lo smeraldo gigante esercitava sul Chaos Emerald di cui lui era in possesso e alla sua arcinota velocità, riuscì a raggiungere il centro dell’isola in breve tempo e non appena si trovò davanti al santuario marmoreo cessò la sua corsa.

Si guardò intorno, per verificare dove fosse il guardiano del Master Emerald ma non lo notò e decise di non perdere altro tempo: così si avvicinò alla rudimentale abitazione dell’echidna, collocata in mezzo agli alberi di un piccolo e rado boschetto non lontano dall’antico altare di pietra. Si addentrò lentamente tra la silenziosa e oscura vegetazione boschiva e raggiunse la casupola; aprì delicatamente la porta di legno per evitare eventuali cigolii e si intrufolò nella capanna. Facendosi luce con l’energia del Chaos Emerald, raggiunse un malandato tavolo al centro del modesto monolocale e vi posò finalmente il suo acquisto, lieto di essersene finalmente liberato. Sollevato dal fatto che non avrebbe più dovuto girovagare nella notte con un tale acquisto per le mani, si voltò per tornarsene rapidamente sui suoi passi, ma la sua attenzione formidabile non poté evitare di notare che in basso, poco più a destra del tavolo c’era Rouge, rannicchiata su un umile brandina.

Si avvicinò silenziosamente a lei e la guardò con apatia dall’alto in basso, giusto per controllare in che condizioni fosse: non gli era mai capitato di vedere la frivola e arrogante donna pipistrello in uno stato simile. Allungò lo smeraldo in direzione della sua vita e vide che la ferita era fasciata alla meno peggio con un quantitativo esorbitante di bende messe un po’ a casaccio, e quasi interamente ricoperte di quella che teoricamente doveva essere una “moderata dose” di pomata: la sua medicazione era abbastanza in disordine, ma ad un occhio attento non sarebbe di certo sfuggito che all’improvvisato medico che aveva praticato il medicamento non mancava la buona volontà di adoperarsi per lei.

Shadow scosse leggermente la testa e si abbassò piegando le ginocchia; poi allentò leggermente la garza che fasciava il bacino e la pancia della ragazza, strinse nella mano sinistra lo smeraldo e concentrò l’energia che la pietra riusciva a fornirgli nel palmo della mano destra. Piccole scariche elettriche e di luce chiara avvolsero la mano del riccio, lui le guardò, sorrise di fronte alla manifestazione delle sue straordinarie capacità, e portò la mano quasi a contatto col fianco della donna pipistrello, pensando che se l’energia del Chaos era in grado di permettergli di sterminare in un batter d’occhio un gran numero di robot, sarebbe anche stata capace di risanare, almeno in parte, la profonda ferita della ragazza.

Mentre le sfiorava il fianco, Shadow lanciò una rapida occhiata al viso di lei e notò che i suoi occhi si stavano lentamente aprendo e che le sue labbra tremanti stavano cercando si proferire invano qualche sillaba di sollievo o di ringraziamento.

-Su, reagisci Rouge! Non vorrai mica startene agonizzante in questa topaia quando raderò al suolo Eggman e tutti i suoi stupidi burattini e porrò fine a tutte queste stupide assurdità!- Disse a bassa voce Shadow, senza smettere di far affluire l’energia bianca dello smeraldo dalla sua mano al corpo di Rouge.

-Se non esci da questa topaia entro un massimo di cinque secondi vedrai chi sarà la prima persona che verrà rasa al suolo!- Ringhiò con aggressività una voce alle sue spalle, che spinse il porcospino nero a voltarsi e a constatare che dietro di lui, ritto e in posizione di attacco stava Knuckles, visibilmente irritato dalla sua presenza.

-Ehilà Rosso,- Rispose Shadow senza mostrare un minimo cenno di reazione alle parole provocatorie dell’echidna. –Accogliente e gentile come sempre, non è vero? Mi raccomando, non smentirti mai!- Aggiunse poi, dopo essersi rialzato in piedi.

-Cosa sei venuto a fare qui?!- Ribatté velenoso Knuckles, senza cambiare atteggiamento.

-Mah, passavo di qui e ho pensato di farvi una visitina… poi già che c’ero ho deciso di dare un piccolo aiuto a Rouge in modo che potesse starsene in questa capanna il meno possibile, non importa che ti agiti così! Ah, dimenticavo, hai ragione! Ho invaso il tuo patetico territorio e adesso da bravo cane da guardia mi vuoi scacciare… non preoccuparti, me ne vado subito, Rosso!- Rispose con sfrontatezza il riccio nero, consapevole del fatto che stava alterando i nervi del suo interlocutore in modo assai poco prudente.

-Vattene ora, Shadow, prima che il “cane da guardia” ti faccia del male! E… non azzardarti mai più ad avvicinarti a Rouge! Non hai il diritto di giudicare il lavoro degli altri, né tantomeno di prendere iniziative su cose che non ti riguardano! Capito?!- Fu la secca risposta dell’echidna, che cominciava davvero a perdere le staffe.

-Va bene, va bene! A cuccia! Ora me ne vado!- Rispose Shadow, che, in tutta sincerità, non aveva la benché minima voglia di continuare quella patetica conversazione senza tema. Poi si allontanò da Rouge, scansò con un braccio Knuckles dalla porta della capanna e, dopo aver mormorato un rapido “ci vediamo!” sfrecciò via da Angel Island, mentre Knuckles seguiva con la fronte corrucciata e gli occhi socchiusi i suoi rapidissimi movimenti.

Quando l’immagine di Shadow non fu altro che un ombra soffusa quasi totalmente inglobata dal buio della notte, il guardiano del Master Emerald scosse leggermente la testa, richiuse la porta della sua dimora e si avvicinò lentamente alla sua insolita ospite.

Piegò le sue ginocchia e alzò leggermente la benda eccessivamente untuosa. Il suo animo fu invaso da una sorta di sollievo e di rincuoro quando vide che grazie a quell’inaspettato (e da parte sua quasi sgradito) intervento di Shadow, la sua ferita si era quasi del tutto rimarginata e, soprattutto, che l’espressione del volto della pipistrella si era in parte distesa.

Maledizione,” pensò scocciato Knuckles. “quell’incapace ha distrutto tutto il mio lavoro… tanta fatica per nulla! Poi se Tails ha chiesto che tu te ne stessi a casa mia, un motivo ci sarà! Perché deve sempre immischiarsi per fare vedere che lui è più potente, è più forte, è più brillante… è più… tutto degli altri!” Poi una vocina dentro di lui lo ammonì e gli fece pensare che non aveva motivo di indignarsi tanto se Shadow aveva contribuito per “facilitargli il lavoro” e per farla sentire meglio. Scosse la testa e pensò che il suo comportamento era stato, come spesso gli accadeva, un po’troppo impulsivo, poi si soffermò per un istante a guardarla dormire, abbozzò un sorriso e decise che avrebbe passato il resto della notte dentro casa, per esserle vicino nel caso si fosse svegliata.

Dal momento che più o meno controvoglia aveva permesso che la ragazza occupasse il suo rudimentale giaciglio, Knuckles prese a tastoni l’unica sedia che stava intorno al tavolino di legno in mezzo alla stanza, vi si sedette e appoggiò i gomiti al tavolo, per cercare in qualche modo una posizione che gli potesse conciliare il sonno, ma quando stese le braccia per stirarsi un po’ le sue mani urtarono una strana superficie liscia. Knuckles si alzò di scatto dalla sedia e stringendo le palpebre per vedere con più nitidezza nel semibuio del rustico monolocale, si accorse che la superficie che aveva toccato era un sacchetto. Un sacchetto di carta.

Di che diavolo si tratta adesso?! Deve averlo lasciato Shadow…” Pensò curioso, mentre lo avvicinava a sé. “Bah…Giuro che se Tails ha mandato quello sbruffone a  portarmi altri rotoli di garza e altri intrugli in tubetto presto serviranno a lui!” Constatò poi, molto garbatamente, prima di aprirlo. Dapprima non capì bene di cosa si trattasse, ma quando lo tirò fuori si rese conto che non poteva essere altro che un abito per Rouge. “Be’… Avrebbe potuto darmelo subito lui invece di scomodare mr. Perfezione!” Aggiunse poi, senza mettere in dubbio che il pacchetto fosse stato un  pensiero di Tails.

Knuckles scrutò la salopette con poca convinzione e uno sguardo indecifrabile, poi la ributtò dentro il sacchetto come se si fosse trattato di un rifiuto, rifilò il tutto ai piedi della brandina di Rouge e si ributtò sulla sedia, per poi appoggiare le braccia conserte sul tavolo e la testa all’interno di esse, ed abbandonarsi al sonno.

***

Finalmente l’alba. Il sole nacque con serenità nel cielo rosaceo, accarezzando con i suoi tiepidi raggi brillanti l’erba e le foglie degli alberi e tingendo di colori accesi il manto soffice delle nuvole mattutine. Gli uccelli cominciarono a cinguettare serenamente e il loro canto si insinuò nelle sue orecchie, fino a che non si fece più nitido e lui non si rese conto che era nata una nuova giornata. Sonic the Hedgehog si stirò contorcendosi e si mise a sedere. Dopo essersi sfregato ripetutamente gli occhi con le mani e aver fatto un sonoro sbadiglio piegò la testa da un lato e poi dall’altro, per sgranchirsi ancora meglio. Riacquistata del tutto la lucidità si accorse di essere sul “comodo” tetto di casa Prower, e si rammentò che la sera precedente, dopo aver riaccompagnato Amy a casa e aver fatto una bella corsetta per sfogarsi e sentirsi più carico per la giornata successiva, era poi tornato da Tails e aveva deciso di dormire sul tetto per godersi appieno il meraviglioso cielo notturno stellato, almeno fino a che non era letteralmente crollato per la stanchezza.

Si svegliò felice, con il sorriso sulle labbra. Sembrava quasi che si fosse dimenticato della particolare serie di eventi che avevano sconvolto l’ultima settimana sua e dei suoi più cari amici; non dava segno di ricordarsi di sconosciuti piani di Eggman, di misteriosi settori, del fatto che uno dei suoi più validi alleati non era più dalla sua parte, della valanga di sensazioni discordanti che stavano letteralmente mandando in cocci il suo giovane migliore amico e della povera Rouge. Volle aprire gli occhi pensando soltanto ai lati positivi, guardando il bicchiere come mezzo pieno, anche se, a dir la verità, qualsiasi cosa ci fosse nel bicchiere, non raggiungeva affatto la metà per lui e i suoi alleati. Ma che importava? Avevano pur sempre un Chaos Emerald mandato letteralmente dalla fortuna, non era completamente da solo e, cosa che lo rincuorava senza dubbio più delle altre, Amy era di nuovo accanto a lui, per aiutarlo, per sostenerlo, per stringergli la mano qualora il suo ottimismo fosse venuto meno.

Si alzò in piedi, fece un profondo sospiro ad occhi chiusi lasciando che l’aria fresca del mattino gli solleticasse i polmoni, poi si sporse dal tetto e aprì la finestra di camera di Tails, infine vi si gettò dentro con una capriola gridando euforico:

-BUONGIORNO SCHEGGIA!- Ma il suo entusiasmo dovette frenare bruscamente non appena il riccio si accorse che il volpino non era a letto e che esso era completamente rifatto.

Sonic si grattò la testa con leggera delusione, poi richiuse la finestra e scese al piano inferiore domandando per circa una decina di volte il soprannome dell’amico, ma senza ottenere risposta.

-Ehi, Scheggia, sei qui?- Domando ancora Sonic entrando nella cucina. Il risultato fu lo stesso ma in compenso ad aspettarlo in cucina dentro ad un piccolo piatto di porcellana c’era un uovo al tegamino, la solita colazione che il volpino aveva preparato per l’amico. Sonic scosse la testa e si ficcò l’uovo in bocca, poi notò un altro piatto sul tavolo e ritenne che Tails si era dovuto alzare molto presto per aver già fatto colazione ed essere uscito di casa.

Pensò che molto probabilmente doveva essere nel suo garage-officina a trafficare col Tornado X o con qualche altro marchingegno di sua invenzione e decise di andare a controllare. Stava quasi per uscire quando, dopo aver lanciato un’occhiata in salotto alla teca di vetro per poco non sputava tutta la colazione: Rouge e lo smeraldo erano scomparsi. Entrò di soprassalto nel salotto per controllare di non aver avuto una di quelle strane visioni che capitano quando hai ancora il cervello semi-atrofizzato dal sonno, ma imprecò nel constatare che era proprio vero. Alzò gli occhi al cielo, ma prima di saltare a conclusioni affrettate, si precipitò nel garage per vedere se Tails aveva spostato là la pietra per sicurezza o se la stava usando a seguito di qualche idea geniale.

Alzò del tutto la saracinesca semichiusa, inondando di luce il garage. Il volpino, ritto davanti al suo piano di lavoro teneva in una mano il radar mezzo sventrato e nell’altra una sorta di piccolo cacciavite; indosso portava la sua tuta blu di lavoro e attaccata ad un occhio aveva una grande lente che evidentemente serviva per permettergli di capire meglio in quel groviglio di fili di rame colorati. Sul suo tavolo c’era una bella finestra con i contorni di legno dipinti con tinta arancio acceso.

-Buongiorno Sonic!- Esclamò il volpino con voce quasi spenta, ma opportunamente camuffata dal sorriso che tentava di illuminargli il volto.

-Sì… anche a te… è tanto che sei sveglio Tails?!- Chiese Sonic avvicinandosi a lui e guardando preoccupato se riusciva a scorgere sulla superficie di lavoro del volpino la pietra scomparsa.

-Be’… più o meno…- Rispose l’amico, riportando i suoi occhi attenti sul radar.

-E sai dirmi perché il Chaos Emerald è sparito?!?! Ce l’hai tu per caso?- Domandò Sonic, sperando ardentemente in una risposta affermativa.

Tails sbiancò e gli cadde di mano il piccolo cacciavite.

-No… non è possibile… non possono averlo rubato…non può essere sparito…- Rispose mortificato.

-E invece è proprio così!!- Ribatté Sonic frustrato, dopo aver scosso la testa con rassegnazione.

-E’ tutta colpa mia Sonic… ieri sera sono uscito di casa per portare via Rouge e mi sono dimenticato di portarlo con me…se l’avesse preso Eggman..? sono veramente desolato… io… mi dispiace…- Aggiunse Tails abbassando la testa. La stanchezza della notte precedente l’aveva veramente distrutto: era talmente occupato a pensare a portare Rouge ad Angel Island che non aveva considerato il Chaos Emerald… possibile che ad un Mobiano attento come lui fosse sfuggita una cosa simile? A dire il vero no, ma le sue possibilità erano veramente al limite e commettere un simile errore in tali condizioni è senza dubbio accettabile.

Sonic continuò a scuotere la testa, poi disse:

-Ah… sei stato tu a portare via Rouge da…- e qui Sonic si lasciò sfuggire un sorrisetto, poi, cogliendo da sé l’inopportunità del discorso in tali circostanze, cambiò argomento: -comunque no Scheggia… non può trattarsi di Eggman… quel megalomane avrebbe sicuramente mandato come minimo una ventina di robot scelti per sgraffignarsi lo smeraldo perché adesso lui ha tutto da perdere e non può permettersi sconfitte…poi se li avesse inviati me ne sarei sicuramente accorto dato che ho dormito sul tetto!-

-Ma non se non eri presente! Io sono andato via subito dopo che tu sei andato con Amy a casa sua e non c’era nessuno a controllare lo smeraldo! Fra l’altro se è vero che Eggman adesso ha dei problemi di mezzi a disposizione non manderebbe mai più di una decina di robot ad attaccarci… non li spedirebbe così nella tana del lupo...- Rispose Tails, togliendosi la lente dall’occhio e guardando negli occhi l’amico.

-Ehi, frena Scheggia! Egg-body non sa che il sottoscritto è sano e salvo! Quindi per lui la nostra non è più “la tana del lupo” e per fronteggiare te da solo avrebbe potuto inviare benissimo un numero cospicuo di comunissimi robot d’attacco… poi come cavolo avrebbe potuto sapere quale sarebbe stato il momento giusto per mandare i robot? A meno che non ci spiasse non era in grado di sapere quando la casa era…- E qui Sonic dovette interrompersi così bruscamente perché il suo sesto senso avvertì come se una strana presenza intorno a loro avesse fatto un rapido scatto, e si voltò repentinamente verso la parte superiore della porta del garage.

Già… a meno che non ci spii…” Ripeté Sonic nei suoi pensieri, e continuò a fissare quel punto stringendo le palpebre intorno alle sue iridi verdi.

-Sonic?!- Lo chiamò Tails, distogliendo l’attenzione dell’amico dal guardare così il vuoto.

-Sì?- Rispose quello voltandosi verso di lui.

-Pensavo che forse non dobbiamo preoccuparci in questo modo… magari lo smeraldo l’ha semplicemente preso Shadow per allenarsi o per fare chissà cosa…- Mormorò Tails, che cercava tutte le possibili spiegazioni che potevano in qualche modo escludere l’intervento di Eggman.

-E’ possibile…- Rispose concisamente Sonic corrucciando la fronte.

-Tutto bene Sonic?- Chiese il volpino scrutandolo con i suoi occhioni azzurri, si era reso conto che c’era qualcosa che non andava, ma non aveva ancora inquadrato bene cosa fosse.

-Credo che da qui in avanti non potremo più permetterci errori, Scheggia…- mormorò il riccio con tono serio -dobbiamo stare molto attenti e calcolare quello che può avere in mente quel folle grassone… ha veramente tutti e quattro gli assi nelle sue maniche taglia extra large…- Sussurrò in aggiunta, ma nonostante il tono ironico della sua risposta, la sua espressione era tutt’altro che  incline agli scherzi.

Nessuno dei due sapeva che lo smeraldo era veramente nelle mani di Shadow, e nemmeno che non c’era stato nessun intervento né spionaggio da parte di Eggman, dal momento che quest’ultimo era troppo impegnato ad aspettare il rapporto dei sei robot inviati a perlustrare Glyphic Canyon per mandare qualche spia direttamente a casa Prower; per questo Tails si sentiva in colpa per la sparizione di quel quinto smeraldo che aveva riacceso l’animo di tutti.

Ma proprio mentre stava per aprire bocca per proferire altre mortificate scuse per la sua mancanza, si sentì una voce argentina provenire dall’esterno del garage, che faceva la sua entrata in scena con un gaio “Buongiorno a tutti!”. Né Tails né tantomeno Sonic ebbero qualche dubbio del fatto che la voce appena sentita appartenesse ad Amy Rose.

-Buongiorno anche a te Amy!- Esclamò Tails facendole un cenno di saluto con la mano. Sonic invece la salutò con un cenno della testa e le rispose con un sorriso.

-Che stavate facendo di bello? Programmavate la nostra partenza?- Chiese la ragazza entrando nel garage e avvicinandosi agli altri due.

Dal tono pimpante della sua voce era chiaro di quanto la riccia fosse eccitata ed entusiasta all’idea di fare un viaggio alla ricerca di un Chaos Emerald; solcare il cielo col Tornado e rischiare la vita per seguire Sonic nelle sue pazze avventure l’aveva sempre elettrizzata e adesso che le cose tra lei e Sonic si erano aggiustate e che si era un po’ schiarita le idee riguardo alla posizione di Eggman nei loro confronti sentiva che il loro viaggio sarebbe stato decisamente mozzafiato.

Sonic colse immediatamente l’entusiasmo della ragazza, e alzò gli occhi al cielo maledicendo quel momento in cui aveva acconsentito a farla venire con lui e Tails: insomma, il riccio sapeva fin troppo bene che quasi sicuramente nel luogo in cui sarebbero dovuti andare avrebbero trovato un po’ di quelle gradite sorpresine che Eggman aveva preso il vizio di mandargli dietro; e che presto l’allegria di Amy si sarebbe spenta.

Tuttavia pensò di non fare il guastafeste e di non rovinarle subito quella carica che le stava dando l’entusiasmo; e si limitò a non toccare nemmeno l’argomento di un probabile attacco.

-A proposito, cosa stavi facendo, Scheggia?- Chiese così il riccio.

-Stavo apportando un po’ di modifiche ai sistemi interni di questo vecchio radar per renderlo un po’ più preciso e veloce e soprattutto per farlo smettere di incantarsi e di andare in tilt sul più bello!- Rispose il volpino candidamente senza togliere gli occhi dal piccolo dispositivo. Poi infilò i cavetti su cui stava lavorando dentro il corpo rivestimento metallico del radar, lo riavvitò e diede una spolverata alla sua superficie, fiero del suo lavoro completato.

-Ma…- Esordì Amy –Non avevi costruito un nuovo radar recentemente? Che fine ha fatto?- Chiese poi.

-Eheh! Il nuovo radar era così felice di starsene sepolto sotto due metri di neve ghiacciata che ci spezzava il cuore l’idea di doverlo portare via! Così abbiamo deciso di accontentarlo lasciandolo ad Ice Paradise!- Esclamò Sonic per sdrammatizzare.

-Lo avete perso?!?!- Esclamò incredula la ragazza, mentre Tails abbassava lo sguardo ripensando alla triste fine di una delle sue invenzioni.

-Ehi, non occorreva essere così diretti!- Ribatté Sonic, poi continuò a bassa voce rivolgendosi alla ragazza: -Non infierire oltre, è stato un duro colpo per lui!- Amy annuì sorridendo poi disse:

-Comunque non importava che tu ti svegliassi presto per modificare il radar! Potevamo cercare un nuovo smeraldo grazie a quello che abbiamo già! È un metodo più lento ma funziona lo stesso! poi tu avevi un estremo bisogno di riposarti ieri sera!-

Tails si incupì ancora di più  ma prima che Amy potesse chiedergli cosa fosse successo e cosa avesse detto di male Sonic la precedette:

-Ecco… ci sarebbe un problemino… il Chaos Emerald… è… come dire… scomparso! Svanito nel nulla! Né io ne Tails ne sappiamo più nulla da almeno… dieci minuti!-

-CHE COSA?!?- Gridò Amy esterrefatta spalancando i suoi grandi occhi.

-Sì ma abbiamo ragione di credere che lo abbia preso Shadow… a questo punto sono quasi sicuro che non si tratti del dr. Eggman…- Ribatté Tails, cercando di tranquillizzare la ragazza ma con un tono più rivolto a sé stesso.

-Come puoi esserne così sicuro?- Chiese lei toccando con un dito il bordo di legno verniciato in arancio della finestra sul banco da lavoro del volpino.

-Non credo che possa aver avuto il tempo di controllare se voi eravate vivi o meno, di venire a verificare fino qui ad Emerald Town e di mobilitare qualche robot per venire a recuperare lo smeraldo tenendo nel contempo la sua base sotto controllo e il tutto in poche ore! Insomma il suo QI sarà anche strabiliante e gli permetterà di trovare soluzioni a ogni tipo di problema, ma adesso che ha tutto nelle sue mani non farà per nessuna ragione passi avventati!- Le spiegò Tails.

-Possibile…- Commentò Sonic – per questo noi dobbiamo cercare di precederlo e di trovare uno smeraldo! Se il dottore entra in possesso di tutti e sette siamo spacciati… a proposito! Ieri sera ci siamo dimenticati di chiedertelo: quanti Chaos Emeralds aveva quel pallone gonfiato prima che…- Sonic fece una smorfia e trattenne lo sdegno che gli procurava anche la sola allusione alla sua cocente sconfitta di quella notte, poi continuò – prima che entrasse in possesso dei quattro che avevamo recuperato noi?- Chiese alla riccia.

-Che io sappia nessuno! E nemmeno quegli stupidi di Decoe e Bocoe hanno mai parlato di Chaos Emeralds… però non ne sono del tutto certa…- mormorò lei in risposta.

-Questo non quadra del tutto… se Eggman ha così tanto bisogno degli smeraldi perché non si è dato da fare prima che noi venissimo a sapere delle sue intenzioni?- Chiese Tails corrucciando la fronte e portandosi il dito indice sulle labbra, cercando di trovare una risposta plausibile.

-Magari voleva che sgobbassimo noi al posto suo per poi giocarci quel brutto tiro…- Disse Sonic, tentando di abbozzare una spiegazione per l’amico volpino.

-E qui allora si torna al discorso che stavamo facendo ieri pomeriggio: perché non ha aspettato che avessimo tutti e sette gli smeraldi?- Chiese Tails, che, più le mosse di Eggman si facevano palesi meno riusciva a comprenderle.

-Magari la sua è una tattica! Agisce senza logica per sorprenderci meglio!- Esclamò Sonic sorridendo, consapevole di aver sparato una cavolata delle sue.

-Posso permettermi di interrompervi per esprimere il mio parere? Secondo me non dovremmo starcene qui a perdere tempo ad arrovellarci il cervello per capire quali sono le sue intenzioni e cosa l’ha spinto ad agire in un certo modo, ma darci da fare per partire e trovare uno smeraldo! Così stiamo solo perdendo tempo!- Constatò saggiamente Amy.

-Hai ragione… non è necessario capirlo per combatterlo, quindi smettiamo di starcene qui a fare salotto e partiamo per la nostra nuova destinazione!- Esclamò Sonic, col suo tono di instancabile condottiero.

-Bene! Allora io direi che è giunto il momento di attivare il radar per testare le sue nuove abilità!- Disse Tails avvicinandosi al portone del garage, per permettere al radar di captare meglio le onde energetiche che dovevano arrivargli dallo smeraldo più vicino. Il volpino premette il pulsante di accensione del piccolo dispositivo, che fece apparire sul suo schermo tondeggiante una dettagliata riproduzione del territorio di Mobius in tre dimensioni con linee gialle. Lo zoom automatico si attivò e ingrandì sempre più il luogo in cui si trovava lo smeraldo, fino a che, dopo complicati calcoli, non apparvero le coordinate aeree da seguire per raggiungere la gemma e il radar non emise un segnale acustico per informare il suo possessore che le informazioni erano pronte. Il tutto in meno di una decina di secondi: per poco Tails non si commosse.

-Dove dobbiamo andare, Tails?- Gli chiese Amy gentilmente avvicinandosi a lui, mentre Sonic stava spingendo il Tornado X fuori dal garage.

-Posso affermare che lo smeraldo…-cominciò il volpino staccando gli occhi dal radar e voltandosi verso di lei, ma non poté concludere la frase perché vide che il volto della ragazza passare dallo stranito al sospettoso, così le chiese: -Amy, ti senti bene?- La ragazza lo guardò negli occhi e stette zitta per qualche secondo, poi disse:

-Io sì… ma tu? Hai una faccia che fa veramente spavento…-

Tails si sentì mancare per un attimo, poi rispose quasi balbettando:

-Sto bene Amy, davvero, non preoccuparti…-

-Hai dormito un po’ stanotte? Ho notato la bella finestra verniciata in arancione sul tuo tavolo… l’hai costruita stanotte?- Chiese lei, preoccupata per l’amico.

-Sì… non riuscivo a dormire, così ho pensato di costruire quella, dal momento che il salotto ha proprio bisogno di una nuova finestra!- Rispose lui sorridendole.

-Tails… è già la seconda notte che non dormi… potresti crollare lo sai?- Ribatté Amy rimproverandolo con gentilezza.

-Amy… stai tranquilla… ho detto che non ti devi preoccupare…- Ripeté il volpino. La riccia lo guardò storto, ma prima che potesse aprire bocca per dirgli quanto ritenesse sbagliato e sconsiderato il comportamento dell’amico, la voce scattante di Sonic gridò:

-Ragazzi non è che potreste venire qui vicino al Tornado per dire tutto anche a me? Lo so che sarà una sorpresa bellissima tipo giungle assassine, montagne da torcicollo o abissi acquatici pieni di mostri affamati e inferociti, però non è giusto che mi teniate così sulle spine!- Il riccio aveva infatti spostato il Tornado lontano dal garage del volpino nel largo spiazzo dietro alla casa, dove l’aereo poteva decollare meglio, e se ne stava appoggiato con un gomito al suo corpo metallico.

Il volpino e la riccia si avvicinarono a lui e al velivolo, poi Tails diede un ultimo sguardo alle direttive e disse:

-Non ho più dubbi! Deve trattarsi della città di Soleanna!- Esclamò Tails contento.

Sonic, tranquillizzato dalla notizia, fingendo di essere deluso commentò:

-Be’… allora sicuramente qualche malefico mostro marino è risalito dagli abissi e sta imperversando in quella città! Accidenti non posso credere che uno smeraldo sia finito in un posto così… dannatamente normale!-

-Un vero colpo di fortuna!- Esclamò Tails. –Soleanna è davvero una città stupenda e sarà interessante camminare per le strade e osservare tutti i capolavori artistici della zona! …Oltre a cercare lo smeraldo…intendo!- Esclamò Tails, lasciandosi come sempre prendere dal suo consueto entusiasmo.

-Già… almeno non dovrebbero esserci pericoli… tranne quelli di natura robotica inviati da uomini obesi con hobby assurdi!- Disse Sonic lanciando uno sguardo ad Amy, ma la vide girata a fissare la porta del garage. –Che c’è Amy?- Le chiese, guardando nella sua stessa direzione.

-Eh?- Rispose lei voltandosi di scatto. –No nulla… il fatto è che mi sembrava di aver sentito un rumore… nulla di che…- Aggiunse a bassa voce.

-Era sembrato anche a me poco fa…- Disse Sonic stringendo le palpebre ed esaminando la porta del garage e il tetto dell’abitazione
di casa Prower con le sue iridi verdi. Si allontanò dal tornado, avvicinandosi di nuovo all’officina di Tails, deciso più che mai che, di qualsiasi cosa si trattasse, l’avrebbe scoperta.

-Sonic, dove stai andando?- Chiese Tails distogliendo lo sguardo dal radar e facendolo passare all’amico. Sonic non gli rispose e
non si voltò, mentre camminava portò indietro un braccio e aprì le dita della mano facendo ai due compagni cenno di rimanere fermi e nel contempo di fare silenzio. Rimase fermo e in ascolto cercando di capire la natura dei suoi sospetti, ma quando sentì una flebilissima vocina metallica scandire dall’alto della cima di un albero nel giardino la frase “Allarme: 001 in avvicinamento. Pericolo. Necessità urgente di una direttiva!”; non ebbe più dubbi. Si voltò di scatto verso le fronde dell’albero e a quel punto il piccolo Egg-fly decise che l’unico modo per riportare i suoi circuiti sani e salvi alla Techno base, era quello di andarsene immediatamente di lì. A tutta velocità trapassò le foglie dell’albero sul quale si era appostato per filmare i tre “obiettivi” e raccogliere informazioni sulle loro mosse future e sfrecciò il più veloce possibile lontano da casa Prower.

Ovviamente non avrebbe avuto possibilità di fuga se Tails non avesse gridato al riccio di fermarsi e di non inseguirlo.

-Perché non dovrei farlo Tails?! Dall’altra parte di Mobius quel grassone si ascolta ogni virgola di quello che diciamo sorseggiando un’aranciata! Dannazione, ecco perché ovunque andassimo c’erano sempre i robot di Eggman ad aspettarci!- imprecò furibondo il riccio, tornando al Tornado.

-Sonic ti prego lascia perdere quel robot e andiamocene subito!- Esclamò Amy cercando di calmare il riccio.

-Lascia perdere?! Come faccio a lasciarlo perdere?!?! Adesso lo prendo e lo calpesto fino a farlo diventare una tazzina da the!- Gridò lui fuori i sé, preparandosi a darsi la spinta per sfrecciare dietro alla piccola spia metallica.

-Sonic non capisci!? Non possiamo assolutamente perdere tempo dietro a quel robot! Adesso Eggman manderà una cinquantina di robot d’attacco a Soleanna! Dobbiamo assolutamente precederli, trovare lo smeraldo e mettere al sicuro noi e la pietra prima che la recuperi Eggman!- Rispose Tails saltando nella cabina di pilotaggio dell’aereo, mentre Amy occupava il primo posto passeggeri.

Il riccio osservò il robottino allontanarsi sempre più con un misto di rabbia cieca e di disgusto, soffocò un’imprecazione poi saltò a bordo del Tornado X ed esclamò:

-Allora non c’è tempo da perdere! Andiamo!-

-Aspetta! Cosa facciamo con Shadow? Non lo aspettiamo? Aveva detto che ci avrebbe dato una mano nella ricerca degli smeraldi ieri!- Disse Tails rivolto al riccio, dopo essersi voltato verso di lui.

-Faremo a meno di lui.- Fu la laconica risposta di Sonic, che si sentiva beffato e con l’orgoglio a pezzi. Quello che lo disturbava non era il fatto di essere stato spiato e tenuto sotto osservazione da Eggman per chissà quanto tempo, ma che lui non se n’era minimamente accorto, e questo lo frustrava moltissimo.

Tails rimase per un attimo a guardare il volto scuro e infastidito del riccio, poi lanciò uno sguardo ad Amy e lei gli rispose con un’alzata di spalle, come per dire: “lascialo fare, prima o poi gli passerà!”; poi si voltò di nuovo, fece ben aderire i guanti alla pelle e strinse con determinazione la cloche dell’aereo tra le mani, esclamando:

-Signore e signori, prepararsi al decollo!....-

I potenti motori del velivolo si attivarono con un rombo e cominciarono a scaldarsi, poi le ruote del carrello d’atterraggio iniziarono a girare dapprima lentamente, poi con sempre più rapidità, come per prendere la rincorsa in preparazione ad un lungo ed impegnativo salto, fino a che, al comando del giovane aviatore, il carrello non si ritirò e l’aereo non spicco il volo alzandosi nel cielo azzurro di Mobius.

-…Destinazione Soleanna!- Concluse solennemente il pilota. Amy sorrise e Sonic appoggiò la testa al vetro, rimanendo in silenzio fra i suoi pensieri.

“Non rilassarti troppo, Eggman. Qualsiasi cosa tu abbia in mente di fare, non riuscirai mai a metterla in atto perché te lo impedirò con ogni mezzo. Parola di Sonic the Hedgehog!”.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti miei amatissimi lettori! Mi sento veramente a pezzi per aver aggiornato dopo così tanto tempo...lo so, faccio schifo e sono imperdonabile... ma... oh... non voglio nemmeno rompervi troppo le scatole con delle giustificazioni scontate... quindi: BENE! Spero che non mi odiate troppissimo e che questo capitolo vi sia piaciuto. Ora, so che vi ha fatto veramente pena, ma mi auguro comunque di ricevere ancora le vostre belle e scintillanti bandierine verdi, perché ho faticato davvero un sacco per scriverlo e pubblicarlo entro tre mesi... 
Adesso vi saluto e vi prometto che la prossima volta cercherò di fare presto. ù.ù
Ah, dedico la bozza della scena Knouge che è in questo capitolo alla cara Baghi, (Xelfilia <3) perché so quanto le piace questa coppia :)

Un abbraccio a tutti, e come sempre anche a quelli che leggono e basta e a quelli che aprono la storia solo perché la vedono prima nella lista ma in realtà non la leggono neanche ù.ù Vi amo TUTTI, gnek! <3

Alla prossima,

Lù **

  
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