La sua mano sinistra stringeva con forza le lenzuola sotto di lui mentre la destra copriva la bocca, in un gesto che faceva male. Non perché stesse provando del dolore (anzi, l'opposto) ma perché doveva trattenersi dal mordersi.
Eppure, lo sapeva benissimo, sarebbe stato l'unico sistema per bloccare i gemiti che gli venivano spontanei.
“Ehi, Eren... vedi di non trasformarti in un gigante o ti ammazzo seduta stante.”
Socchiuse gli occhi, fissando il viso di Rivaille, che aveva, come sempre, quell' espressione fredda, distaccata. Non importava molto che lo stava preparando per fare sesso: lui non sarebbe cambiato di una virgola.
Ed Eren poteva capirlo benissimo dal fatto che non percepiva il calore di una pelle umana toccarlo ma la morbidezza di una stoffa, più precisamente un guanto. Perché se c'era una cosa che Rivaille odiava era la sporcizia. E toccare una persona, soprattutto il suo pene, implicava che non si sarebbe stati puliti troppo a lungo. Eren si chiese se avrebbe mai trovato altri sistemi per conciliare piacere ed ossessione.
Smise di preoccuparsi troppo quando il caporale maggiore giudicò che fosse pronto per completare il rapporto. Tolse le due dita che lo stavano preparando ed entrò in lui senza troppi complimenti, senza delicatezza e gentilezza.
Era uguale a quando combatteva con i giganti: veloce, potente, inarrestabile. Eren amava osservarlo in azione, ma avrebbe preferito che le persone le trattasse un po' meglio. Almeno non si sarebbe ritrovato a urlare per il dolore, sentendo il suo corpo spaccato in due. O avrebbe voluto sfogarsi urlando: Rivaille iniziò a baciarlo proprio per farlo stare zitto. La risposta a tale gesto furono dei morsi abbastanza forti da farlo sanguinare. Ciò fece incazzare abbastanza il più grande da indurlo a muoversi più velocemente, come per punirlo.
Ci vollero poche spinte per far venire entrambi. Rivaille si staccò immediatamente, togliendosi i guanti sporchi e buttandoli nel cestino accanto al letto.
“La prossima volta ricordami che dobbiamo farlo in un luogo un po' più pulito.”
Eren sbuffò, fissando il letto disfatto e pieno di macchie del sangue di Rivaille.
“Scusa se questa stanza è una topaia.”
“E' perché tu non la pulisci a dovere, marmocchio.”
Si alzò, facendo una faccia schifata alla vista del letto.
“Vedi di sistemare tutto questo casino entro domani, Eren. Buonanotte.”
Uscì della stanza dopo essersi pulito alla meglio. Eren sapeva benissimo che tanto si sarebbe chiuso in bagno per pulirsi in maniera che sfiorava la patologia pura.
Chiuse gli occhi, sospirando.
Ogni sera era così. Non era sesso, o quello che Eren si immaginava fosse l'atto in sé. Nelle sue fantasie le due persone coinvolte si amavano e si trattavano a vicenda come se fossero un tesoro l'uno per l'altra. Ma, a parte il fatto che lo stava facendo con un uomo (aveva sempre pensato che sarebbe stata Mikasa la prima con cui avrebbe fatto l'amore, forse per il loro rapporto stretto), più che un rapporto sessuale sembrava una battaglia. Non si stavano amando, ma dimostrando chi comandava e chi subiva. Rivaille lo sottometteva con il suo corpo e le spinte, evitando di ferirlo per ovvi motivi; Eren, per tutta risposta, lo mordeva e lo graffiava, come se non accettasse troppo volentieri tale situazione.
Non c'era amore, non c'erano sentimenti. Del resto loro erano soldati, combattevano ed uccidevano ogni giorno. Forse avevano perso la loro umanità nel momento stesso in cui, per la prima volta, avevano inciso della carne con lo scopo di sterminare. Forse non potevano più amare come persone normali.
E allora andava bene anche così, dove a guidarli era solo la voglia di unirsi a qualcuno.
Come due animali.
Come due uomini.

Note notose.

Chiedo perdono per lo schifoooo! -va a nascondersi-
La mia prima RivaillexEren e ammetto che non mi è venuta il massimo... perdonate ciò.
Una dedica a Rota, colei che mi ha praticamente trascinato in questo fandom. Questo è colpa tua, sappilo!