Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: DreamingLandan    20/04/2013    1 recensioni
Quella mattina mi svegliai prestissimo, l’eccitazione prese il sopravvento. Erano le 8am del 19 Agosto 2011, un urlo dal piano di sotto raggiunse la mia stanza rapidamente, a quanto pare non ero affatto l’unica in fibrillazione. “Cri hai preso tutto?” avvertivo un leggero senso di panico in queste parole “Si quante volte te lo devo dire mamma? mi metti ansia cosi!” risposi con lo stesso tono, poi scesi la scala di corsa con mille pensieri nella testa, “Guarda che io lo faccio per te perché ti conosco! Perché sei tu che stai un mese fuori casa non io” urlava di nuovo “oddio mi prende il panico” mise una mano tra i capelli e si girò dall’altra parte, “Si lo capisco, ma non c’è bisogno di urlare né di fare tutto questo caos, è una settimana che mi preparo per partire credo di aver preso proprio tutto!” le dissi andando verso la porta d’ingresso “Ok, va bene ti credo” con un aria perplessa sorrise e usci di casa. Neanche il tempo di mettere il piede fuori della porta che lanciai un urlo “Cavolo il telefono sul letto! papà aspetta ti prego!” dissi correndo. Sentii delle risate..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passarono dei giorni, non lo sentii per niente, tra il lavoro e le varie spese dovetti concentrarmi il piu possibile sulla mia vita perché non andasse a rotoli. Vedevo Carlotta la sera ma entrambe distrutte andavamo a dormire, non ebbi mai il tempo di raccontarle tutto. “Pronto” risposi con la voce da zombie chiedendomi chi fosse all’una di notte “ti ho svegliata? scusami” quella voce, “Nick?” “si, mi dispiace, ti chiamo domani” “no, non attaccare aspetta un secondo” posai il telefono sul letto mi stropicciai gli occhi sbadigliando e silenziosamente me ne andai in salone, “eccomi” “mi dispiace averti svegliata” “ figurati, domani è sabato posso dormire” “si è quello che ho pensato” “ma tu dove sei?” “sto tornando ora a casa, ero in studio con amici” “oh davvero? Stavi scrivendo?” chiese il mio lato da fan “si anche, sai aspettavo una tua telefonata in questi giorni” “si, avrei voluto chiamarti il giorno dopo che ci eravamo visti ma purtroppo, le cose non vanno molto bene, cioè scusa non andavano, non voglio spiattellarti i miei problemi, mi dispiace non averti chiamato” “che problemi?” “vivere qui da sola è difficile ma non fa niente ora va meglio” “vuoi parlarne?” “no, non posso, non ci riesco” “vogliamo vederci?” ecco il batticuore, il batticuore della prima volta che lo vidi venirmi incontro, splendido batticuore “magari” sussurrai “arrivo” attaccò. Con il pigiama addosso mi legai i capelli in uno chignon misi la sciarpa intorno al collo e poi infilai la sua felpa, una leggera truccata e mi misi sul divano a contare i minuti che lo separavano da me. I freni di una macchina, lo sbattere di uno sportello, i passi sulle scale e due tocchi alla porta, era arrivato. Aprii la porta lentamente, lui era li in piedi con il suo stupendo mezzo sorriso, “apri senza chiedere chi è?” avrei voluto saltargli addosso e stringerlo a me ma tremante dopo una risata dissi un “ciao”, “bella felpa” rispose lui, “ a proposito dovrei ridartela, ma prima lavarla”, “no la puoi tenere”, “davvero?” “si perché no, ti sta bene!” “vuoi entrare? Fa freddo fuori” “no la tua amica dorme non potremmo stare insieme” mentre lui pensava a cosa poter fare io morivo dalla felicità per le parole usate nelle sue frasi, “ti va di andare a casa mia?” “a casa tua?” il cuore mi usciva dal petto “si, sono dai miei genitori, ma la casa è grande quindi non disturbiamo” mi guardai tirando il pigiama e poi lo guardai, stava ridendo “vuoi cambiarti e poi andiamo?” “magari”. Corsi in camera a cambiarmi mentre mi aspettava in macchina, era completamente buio, presi un paio di leggins una canottiera e dopo una lavata veloce indossai tutto, felpa compresa. Scrissi un biglietto a carlotta nel caso irrealizzabile non fossi tornata e uscii. Lui era li insieme al suo sorriso che mi aspettava, poi partì. “Villa Jonas” mi ripetevo in testa mentre si apriva il cancello per far entrare la macchina, “è davvero spettacolare qui” “già” disse lui parcheggiando. Scesa dalla macchina rimasi con la bocca spalancata a guardarmi intorno tanto che lui dovette afferrarmi la mano per trascinarmi in casa. Una volta dentro era peggio che mai, alla fine si mise dietro di me e iniziò a spingermi conducendomi in cucina. “vuoi qualcosa da mangiare o da bere?” “no grazie” risposi intontita, rinunciò a parlarmi e si mise a trafficare nel frigo, tirò fuori di tutto riempiendo un vassoio, poi lo prese e facendomi un cenno andammo nel salone. Si quel salone me lo ricordavo, l’avevo visto su un giornale, niente in confronto alla realtà. Mi sedetti sul divano a un metro da lui. era intento a fare zapping tra i canali quando si fermò ad un canale di quelli con le pubblicità a ripetizione, lo guardai dubbiosa e vidi che era girato verso di me con aria piu perplessa della mia, “ti avvicini?” chiese scocciato di dirmi quello che dovevo fare. Mi misi a circa 40 centimetri da lui, alla fine sbuffando mi afferrò il braccio e mi trasportò fino a lui. eravamo attaccati tanto che sentivo il suo cure pulsare. “ti piace il baseball?” “non so come si gioca” “davvero? Io lo adoro, ogni notte torno a casa e mi metto a guardarlo” “non preferisci dormire?” “hai sonno?” chiese, “no sono sveglia” risposi sbadigliando mentre lui rideva. Delicatamente passo il mio braccio sotto al suo, scivolò un po piu in basso con la schiena e infine afferò la mia mano intrecciando le nostre dita “poggia la testa su di me se hai sonno” chi poteva avere sonno in una situazione del genere? Avevo l’adrenalina a mille. Non so ne come ne quando ma mi addormentai, ero in una fase di dormi veglia, sentivo il televisore e la sua mano ma la mente vagava. Mi risvegliai scossa dalla sensazione di cadere
   
 
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