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Autore: I_Cant_be_no_superman    21/04/2013    1 recensioni
In realtà non so come introdurre questa ff u.u
[Larry, what else?]
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti :D
Eccomi tornata con una Larry.. questa ff è nata in un brutto momento e tratta di un tema abbastanza importante...
Ora io non scrivo mai di queste cose perchè non avendole mai vissute ne verrebbe fuori qualcosa di oscena ma mi sono voluta mettere alla prova :D spero di non deludervi u.u

ps. scusate i possibili errori..







Pov Louis

“Lou vieni anche la prossima settimana?” domandò Holly aggrappandosi alla mia gamba.

“Certo piccoletta!” le risposi abbassandomi al suo livello e lasciandole un piccolo bacio sulla fronte.

Come ogni venerdì ero in ospedale per passare alcune ore con i bambini affetti da cancro. Era una delle cose che preferivo fare, mi rendeva felice sapere che potevo rendere la loro giornata diversa, più divertente.

Il clima in ospedale era orrendo e, anche se per poco, farli ridere avrebbe fatto bene.

Avevo sempre odiato gli ospedali. Fin da piccolo ero costretto a vedere mia madre entrare è uscire da quel posto e ogni volta che tornava a casa, dopo un ciclo di terapie, era sempre più provata e stanca.

Ero entrato in contatto con la morte e il dolore troppo presto e pensare che quei bambini dovevano combattere ogni giorno contro il male che mi aveva portato via la mamma, era una sensazione che trovavo intollerabile.

Era per quello che il mio venerdì pomeriggio era tutto per loro. Passato a giocare in una banale sala giochi del reparto oncologico, rendendo quel ambiente un luogo magico per poche ore così ogni bambino poteva essere chi voleva senza pensare alla malattia per un po’.

Sapevo che non era niente di importante ma era tutto quello che potevo fare. Vedere sorridere quei bambini mi faceva sentire bene ed era come se mia madre fosse accanto a me.

Certo, lavorare e studiare non mi permettevano di passare chissà quanto tempo con loro ma ero comunque riuscito a creare un bel rapporto sia con i bambini che con i loro genitori.

L’immagine sorridente della piccola Holly mi torno in mente, ricordai i primi tempi che avevo iniziato a venire in ospedale e a quanto fosse difficile, per lei, riuscire a muoversi dopo l’ennesimo ciclo di terapia.

Mi distruggeva vedere quella bambina abbandonata in un lettino. Poi con il tempo era migliorata e ora, nelle belle giornate, la portavo fuori in giardino per prendere un po’ d’aria.

Quella settimana avrebbe anche avuto l’ultima visita per verificare se la malattia fosse regredita abbastanza per consentirle di tornare a casa.

Sapevo che se l’esito fosse stato positivo non l’avrei vista più cosi spesso ma dopo aver parlato con sua madre avevo ottenuto il permesso di poter andare a trovarla a casa.

Stavo per recermi all’uscita dell’ospedale quando la voce di quello strano ragazzo mi fermò.

“Te la cavi bene con i bambini!” disse sorridendomi.

Era un ragazzo riccio, piuttosto magro e con la pelle quasi trasparente tanto era bianca. Era da un paio di settimane che ogni volta che ero in reparto veniva a vedere quello che facevo.

All’inizio avevo pensato che fosse uno degli infermieri o un tirocinante ma poi vedendolo giocare con alcuni bambini avevo intuito che dovesse essere un parente.

“Li ho sempre amati!” gli risposi. Quello si avvicino piano a me senza smettere di sorridere.

La prima cosa che mi aveva colpito di lui erano i capelli, dovevano essere davvero morbidi, ma adesso che lo osservavo da vicino i suoi occhi mi fulminarono.

Erano di un verde intenso quasi tendente all’azzurro. Quegli occhi mi rimassero impressi dentro e arrossi senza neanche rendermene conto.

Quel ragazzo era bello ma non di quella bellezza senza significato, era quel tipo di bellezza che ti rimane dentro che ti fa capire che non è l’aspetto quello che conta ma come si è dentro. Per quanto fosse bello esteriormente ero ancora più certo che fosse bello anche dentro.

Non sapevo neanche chi fosse quel ragazzo ma avevo una strana voglia di conoscerlo, di capire quali segreti nascondessero i suoi occhi.

“Già” disse triste, forse.

“Sei qui in visita?” domandai curioso.

“In un certo senso!” disse grattandosi la testa in difficoltà.

“Comunque io sono Louis” mi presentai tendendo una mano verso di lui.

“In realtà so già chi sei, in ogni caso io sono Harry!”

Vidi il ragazzo prendere la mia mano e stringerla amichevolmente. Aveva la pelle fredda ma il suo tocco era molto piacevole.
“Piacere di conoscerti!”

“Il piacere è mio. Vai già via?” domandò.

“In realtà inizio il turno al bar tra un po’ ma se voglio arrivare in orario devo andare via prima!” spiegai.

“Lavori?”

“Si, fin da quando ero piccolo. Aiuto mio zio con il suo locale solo da qualche mese!”

“Va bene!” disse in difficoltà “Ci vediamo la settimana prossima allora!” concluse salutandomi. Gli diedi le spalle pronto ed andare ma poi mi venne un idea.

“Senti, se chiamassi mi zio e gli dicessi che arrivo un po’ più tardi prenderesti un caffè con me?” domandai speranzoso che mi rispondesse di si.

Lo vidi arrossire leggermente prima di guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa.

“Non voglio crearti problemi!” confessò tornando a puntare i suoi stupendi occhi nei miei.

“Non preoccuparti e pur sempre mio zio e poi non mi prendo mai ferie quindi non mi dirà niente!”

“Va bene, aspetta un attimo vado a recuperare la giacca”

“Ok, ti aspetto fuori cosi chiamo mio zio.”

Harry mi sorrise prima di avviarsi chissà dove. Il fatto che avesse accettato il mio invito mi rendeva la persona più felice della terra.

Amore a prima vista?

In realtà non lo sapevo ma nella mia vita avevo perso troppe cose e grazie a questo avevo imparato a sfruttare ogni singola occasione per essere felice.

Quel ragazzo mi piaceva e forse per lui valeva la pena di rischiare.

Uscì dall’ospedale per chiamare mio zio Liam e chiedergli un permesso per quel giorno. Sapevo che non sarebbe stato difficile visto che era una vita che non rimanevo una giornata a casa.

Spiegargli che era tutto apposto e che non stavo per morire fu più complicato. Era decisamente protettivo e dopo quello che era successo a mia madre, sua sorella, si preoccupava per poco.

“Si zio sta tranquillo!” dissi per l’ennesima volta mentre gesticolavo al vuoto.

Misi giù il telefono senza aspettare che mi rispondesse sperando che capisse che stavo bene.

Sospirai rassegnato ad avere uno zio completamente fuori di testa e mi voltai per tornare in ospedale ma la sua risata mi fermò sul posto.

“Tuo zio sembra un tipo esilarante” disse Harry cercando di smettere di ridere.

Gli feci la linguaccia prima di avviarvi verso il piccolo chiosco che si trovavo all’angolo della strada.

“È un tipo protettivo!” spiegai quando Harry si trovava al mio fianco.

“Stavo scherzando” disse in tono preoccupato come per paura di aver detto qualcosa che non doveva.

“Non ti preoccupare”

“Louis devo dirti una cosa, riguarda l’ospeda..”

“Non parliamo di ospedale adesso!” dissi interrompendolo.

“Ok” accettò abbassando lo sguardo “posso farti solo una domanda?”

Annui mentre eravamo ormai arrivati vicino al piccolo chiosco.

“Perché lo fai? Ok, hai detto che non dovevamo parlare di questo ma sono curioso!”

Lo guardai, era davvero stupendo.

Non avevo mai detto a nessuno il vero motivo per cui andavo in ospedale, tranne alla mia famiglia ovviamente, perché sapevo che pochi avrebbero capito il mio bisogno di rivivere quel dolore.

Per un attimo pensai di mentirgli rifilandogli la solita scusa del “lo faccio cosi per fare” ma difronte alla sincerità disarmante dei suoi occhi non riuscì a farlo.

“Mia madre e morta di cancro e venire in ospedale mi fa sentire meglio” dissi abbassando lo sguardo e concentrandomi sul piccolo menu che si trovava sul tavolo che avevamo scelto.

Il lungo silenzio di Harry era la reazione che sapevo dovevo aspettarmi, per un attimo mi venne voglia di scappare.

“Mi dispiace!” disse sincero. Gli sorrisi alzando lo sguardo e trovandolo intendo a fissarmi.

“Lo faccio perché non riesco a immaginare quello che passano quei bambini e adoro vederli sorridere. Ok, tu che volevi dirmi?” chiesi.

Mi fisso in modo strano per un attimo prima di rispondere.

“Niente di importante!”

“Ragazzi che ordinate?” la voce del cameriere ci interruppe e la conversazione su quell’argomento fino lì.

Passammo l’intero pomeriggio insieme a parlare di tutto che ci veniva in mente anche delle cose più stupide.

Da quel momento ogni venerdì dopo aver passato il nostro tempo con i bambini ci ritrovavamo in quel piccolo chiosco a parlare di tutto quello che ci era successo.

Con Harry mi veniva facile parlare di tutto gli avevo persino raccontato tutto il dolore che provavo ogni volta che mia madre tornava in ospedale, di quanto non avrei mai voluto rivivere tutto quello e di come la mia vita fosse cosi vuota a volte.

Anche lui si era aperto con me. Come me, era entrato in contatto con quella malattia troppo presto nella sua vita e, come me, se ne era stancato.

Era stato liberatorio per entrambi parlare di queste cose e ad un certo punto eliminammo completamente quell’argomento preferendo parlare di cose più allegre.

Fu uno di quei venerdì che accadde la cosa più bella di tutte.

Io e Harry avevamo deciso, per una volta, di fare un giro nel parco e dopo aver camminato per un bel po’ ci eravamo seduti su una panchina in riva ad un piccolo lago artificiale.

Quando mi ero girato a guardandolo mi ero accorto di amarlo.

Era stata una fulminazione improvvisa anche se ero ben consapevole del fatto che lui mi fosse entrato dentro da subito.

Quando si sentii osservato si girò a guardarmi i suoi occhi brillavano di una luce particolare anche se il suo viso, nelle ultime settimane, era dimagrito in modo eccessivo.

Non gli avevo posto domande perché sapevo che se me ne avrebbe voluto parlare lo avrebbe fatto è basta.

“Credo di essermi innamorato di te” sussurrai a meno di un centimetro dalle sue labbra prima di baciarle delicatamente.

Un semplice bacio a stampo che riuscì a emozionarmi dal profondo.

Lui si staccò da me guardandomi spaventato mentre si alzava dalla panchina.

“Non possiamo… Io.. I-mi dispiace Louis!” balbetto prima di darmi le spalle e correre via.

Avrei potuto inseguirlo in quel momento ma non lo feci consapevole di cosa avevo appena fatto. Gli avevo raccontato tutto di me e lui aveva fatto lo stesso.

Mi ero confessato a lui parlando per la prima volta di quello che avevo passato e di come non volessi riviverlo sembrava perfetto.

Ma poi lo avevo scoperto. Avevo scoperto il motivo per cui lui si trovava lì e nonostante tutto mi ero innamorato di lui pronto ancora una volta a passare l’inferno.

Non mi importava, me ne ero innamorato per la splendida persona che era e con lui avrei lottato fino alla fine.

Mi alzai cominciando a correre verso l’ospedale mentre tutti i pezzi cominciavano a combaciare piano nella mia testa.

In quelle settimane era stato tutto perfetto fino a quando non avevo parlato a Harry di mia madre e del fatto che non volessi più passare tutto quello, da quel momento il rapporto mio con quel ragazzino riccio era cambiato.

Era distante e i suoi cambiamenti fisici avrebbero dovuto insospettirmi ma non me ne ero preoccupato troppo preso da me stesso.

Arrivai all’ospedale notando immediatamente un enorme agitazione all’ingresso.

Mi avvicinai per vedere di cosa si trattava e mi sentii morire dentro.

Harry era stesso a terra mentre il suo corpo non smetteva un attimo di muoversi in preda alle convulsioni. Cercai di avvicinarmi a lui ma i dottori me lo impedirono prima di trascinarlo all’interno di una sala li vicino.

Mi strinsi la testa tra le mani pregando con tutto me stesso che lui non mi abbandonasse che rimanesse con me. Non potevo sopportare di perderlo.

Non so per quanto tempo rimasi su quella sedia ad spettare che qualcuno mi dicesse di poterlo vedere ma non  mi sarei mosso fino a quel momento.

Avevo mandato un messaggio a mio zio per avvertirlo che non sarei andato a lavoro e avevo aspettato.

In fondo cos’è l’amore se non aspettare?

Aspettare di trovare qualcuno che sia in grado di amarti nonostante tutto.

Aspettare di trovare quel qualcosa per cui vale la pena lottare fino alla fine.

Aspettare è basta. Perché se l’amore, quello vero, fosse facile il mondo non sarebbe un lungo in cui vivere. L’amore e complicato e fa male, dannatamente male, ma noi sia sempre lì ad aspettare che questo ci si presenti davanti.

Quando finalmente riuscì ad entrare nella sua stanza, Harry era addormentato tranquillamente. Sembrava che quello che era successo nelle ore precedenti fosse tutto un brutto sogno.

Mi avvicinai cautamente al suo letto, come per paura di svegliarlo, e gli strinsi la mano tra le mie.

Calde lacrime cominciarono a bagnarmi il viso mentre sentivo i ricordi invadermi in modo stravolgente.

“Non provare nemmeno a lasciarmi solo, non ci provare. Giuro che se lo fai trovo un modo per portarti indietro e ti uccido di nuovo con le mie mani” dissi prima di lasciarmi andare sul suo corpo stringendolo a me.

“Dovrebbe essere una minaccia?” domandò flebilmente. Sollevai lo sguardo trovando i suoi occhi verdi ad aspettarmi.

“Dici che non funziona?” chiesi di rimando asciugandomi le lacrime e sorridendogli.

“Se avresti avuto la voce da duro avrebbe avuto il suo effetto!” spiego annuendo.

“Ci lavorerò!”

“Mi dispiace di non avertelo detto prima, del cancro intendo” continuò abbassando lo sguardo sulle nostre mani intrecciate. Se credevo che sarei andato via si sbagliava alla grande.

“Non sono cosi stupido Haz!”

“Dopo che mi hai raccontato di tua madr..”

“Non mi interessa ok? Con te posso affrontarlo, perché per quanto possa essere stupido io ti amo e so che è masochista ma voglio provarci davvero con te!” buttai fuori sincero.

“Se sei al mio fianco posso farcela” disse sorridendomi.

“Mi dispiace di essere scappato prima. Io so di essermi innamorato di te ma avevo paura!” continuo il riccio stringendo la presa sulla mia mano.

“Io ti ho inseguito e lo rifarei altre cento volte se significherebbe sentirti ripetere che sei innamorato di me!” conclusi prima di abbassarmi a baciarlo veramente questa volta.

L’amore non solo si aspetta ma si insegue perché vuole essere conquistato e apprezzato.

Sarebbe andato tutto bene fino a quando lui sarebbe stato al mio fianco.











Mi farebbe davvero piacere sapere che ne pensate :D
Vi ringrazio se lo farete e anche se tutto quello che farete sarà leggere u.u
Marinella
   
 
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