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Autore: Yanothing    21/04/2013    1 recensioni
La mia prima ff basata a grandi linee su una storia vera.
Un amicizia che comincia all'età di sedici anni, periodi molto difficili, problemi con alcool e farmaci, il mondo della musica punk-rock, un amore sano e puro, continue sfide che si infrangono contro le vite dei personaggi, sopratutto contro la vita dell'eterno giovane Billie.
"Portami indietro a un’ora fa, il tempo sta fermo mentre gli anni passano".
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Permesso?" la porta scricchiolò mentre Mike la apriva lentamente, alzai lo sguardo e annuii, si sedette accanto a me ai piedi del letto e mi mise un braccio attorno le spalle.
"Questa storia del musical non è tanto male no?" azzardai girandomi a guardarlo.
"Credo sia una gran cosa.." sorrise, ma sapevo che aveva altro da dirmi, così aspettai finché non si fece coraggio e riprese a parlare "però..non ne abbiamo bisogno..siamo appena tornati da un tour..è dal 2004 che non ci fermiamo..e..e io ho visto che questo tour non è andato eccezionalmente come gli altri..ho visto che ti eri calato una maschera..ti conosco Billie..so che sei stanco, so tutte le volte in cui hai trovato nuovamente rifugio nell'alcool..".
Chiusi gli occhi, da quella volta che chiesi aiuto a Mike tenergli le cose nascoste era diventato fin troppo difficile, si sentiva un po' come in diritto di aiutarmi tutte le volte che lui credeva che avevo bisogno di aiuto, ma ciò mi infastidiva o meglio mi faceva star male, non volevo che lui entrasse in quella parte della mia vita, non volevo che c'entrasse nessuno, era già successo e non volevo che ricapitasse, non volevo che il mondo si fermasse di nuovo per le mie cazzate e se cercavo di tenergli le cose nascoste era solo per paura di farlo star male, di far star male chiunque.
"Io.."
"Non parlare..tocca ancora a me..non voglio che ricaschi in quello che hai passato..quindi se è di una pausa che hai bisogno lascia perdere la roba del musical.."
Non potevo permettergli che dettasse leggi sulla mia vita, non poteva sapere cos'era meglio per me, non lo sapevo nemmeno io, non volevo che mi parlasse così, lui non sapeva cosa avevo passato, non lo sapeva nessuno, e nessuno sapeva quanta paura avevo di ricadere nel baratro, quel musical era la cosa giusta da fare, e poi non era tutto questo gran lavoro, avremmo dovuto fare le selezioni per il cast, poi avremmo dovuto adattare le musiche e avremmo dovuto sistemare per bene la storia che ruotava attoro American Idiot. Rob ci aveva spiegato bene cosa dovevamo fare, e l'idea era originale, portare la musica rock in teatro, sarebbe stata la giusta svolta per la nostra carriera, non che mi importasse tanto, ma perché non dovevamo rischiare? Perché dovevamo stare con le mani in mano? Solo perché Mike credeva che ero stanco? Solo perché credeva che non stavo bene? Al diavolo quel che credeva. Il musical si sarebbe fatto.

"Allora ora bisogna adattare gli arrangiamenti, cambiare qualche tonalità, la velocità, metà del lavoro l'abbiamo fatto."
La faceva facile lui, "l'abbiamo fatto". Perché lui cosa aveva fatto in queste settimane? Non dava nemmeno giudizi sui ragazzi che si presentavano al cast, fosse stato per me allora avrei potuto scegliere quattro ragazzetti con le corde vocali mal messe. L'unico motivo per cui non l'ho fatto è perché ero io che avevo deciso di fare quel lavoro, avrei potuto rifiutare, ma accettai, perché pensai che in quel modo la mia piccola opera avrebbe preso forma, ed effettivamente sarebbe stato così, solo che io, Mike e Frank dovevamo avere dei riconoscimenti, nessun'altro, noi tre e quei ragazzi che si stavano impegnando a lavorare al nostro fianco, insiseme a tutti i tecnici che ci assistevano in studio, Rob non faceva altro che stare dietro di noi e dire "buon lavoro, ottimo". Era il nostro lavoro per forza doveva essere buono.
Ammetto che avevo un po' svalutato l'intensità di questo lavoro, credevo sarebbe stato più facile, e lo sarebbe pure stato se avrei lasciato che qualcuno mi desse una mano, ma non avrei permesso a nessuno che non sia Mike o Frank di mettere mano sulle mie canzoni.
"Si Rob, ora cominciamo subito con l'adattare la musica, tu cosa vuoi suonare eh? Batteria? Chitarra? O il basso? Sentiamo, che ruolo hai in questo lavoro?"
Tutti si girarono a guardarmi, stupiti dalla mia isterica risposta. Rob non sapeva cosa rispondere, sapeva bene che in quel mio attacco c'era tutta la verità possibile, sapeva che avevo ragione sul fatto che non aveva fatto niente nonostrante lo definisse "il nostro lavoro", e sapeva pure che non sopportavo quando si sentiva parte dei Green Day, era il nostro produttore, si, gli dovevamo tanto, si, era ormai un amico dopo tutti gli anni che lavoravamo insieme, ma i Green Day erano una cosa al di fuori di lui, al di fuori di tutti, solo io, Mike e Frank potevamo comprendere cosa fossero i Green Day.
"Ah Rob? Il gatto ti ha mangiato la lingua? Che succede?" mi avvicinai verso una panca alla quale era poggiata una chitarra acustica e gliela portai, tenendola dritta davanti a lui, sapevo che qualche accordo con la chitarra lo sapeva fare, lavorava pur sempre con la musica anche se non era un musicista. "Tieni bello, cominciamo ad arrangiare qualcosa in acustico eh? 21 guns per esempio, dai, lavoriamo!" stavo quasi urlando, non capivo bene cosa mi stesse prendendo, non era mio solito rispondere così, manifestare così puramente i miei sentimenti, non sapevo perché avessi cominciato ad attaccare Rob in quel modo, anche se mi aveva fatto girare le palle, non era la prima volta, ma io non avevo mai reagito così, mi guardavano tutti in silenzio, forse non avevano il coraggio di parlare, sembravo una donna isterica in preda agli ormoni pre mestruazioni, non mi riconoscevo, l'unica volta che ero stato così era per l'eccesso di alcool mischiato al ritalin, ma ero pulito, non prendevo quella roba da anni e non l'avevo presa.
Mike mi levò la chitarra di mano e mi mise un braccio attorno le spalle, trascinandomi fuori dallo studio.
"Che ti è preso?"
Mi liberai dal suo braccio e cominciai a camminare verso il vicolo sul retro senza rispondergli.
"Billie mi rispondi?"
"Che vuoi!?" mi girai di scatto verso di lui, un altro attacco incontrollato d'ira. Cosa mi stava succedendo?
"Datti una calmata per la miseria! Sei mestruato o che so io!?"
"Vaffanculo pure tu!"
"Mi dici che cazzo ti prende!? Non ti vedo così da.." si bloccò, e io scoppiai a ridere, sapevo cosa intendeva, no mio caro, strada sbagliata.
"Non ho preso un cazzo. Non rompermi i coglioni. Il fatto che ti abbia chiesto aiuto una volta non implica che tu devi aiutarmi anche quando non ho bisogno o non voglio aiuto."
Si avvicinò a me, bastarono poche lunghe falcate per raggiungermi, e anzi costringermi ad indietreggiare finché non sentii le spalle contro il muro, lo guardai negli occhi, erano un misto di rabbia e paura e forse, forse pure delusione. Credevo che mi sarebbe arrivato un pugno dritto in faccia, non era giusto come gli avevo parlato, non era giusto ciò che gli avevo detto e inoltre non era completamente vero.

"La vita è uno spasso, vero Billie? Ti diverti? Bere, fumare, prendere pasticche, ti diverte?"
"Ma che cazzo dici? No!"
"E allora perché lo fai?"
"Mike cazzo ho chiuso con quelle robe, cristo smettila di guardarmi così!"
Infilò repentinamente una mano nella mia giacca e ci tirò fuori un flacone giallo.
"E questo!?"
Non ricordavo l'esistenza di quel flacone, non sapevo come fosse finito nella mia tasca, deglutii a fatica, sapevo di non avere nessuna colpa, ma in questi casi è difficile mantenere un comportamento innocente.
"Me..me le ha prescritte il medico.." sussurrai la prima cosa che mi venne in mente, e poteva pure essere vero, il ritalin non te lo vendono senza ricetta medica, anche se non è difficile riuscirlo a trovare, avevo completamente un vuoto di ciò che successe la sera precedente, veramente avevo un vuoto fino alla mattina, fino a quando non entrai nel bagno dello studio e..
No. Non poteva essere vero. Non ricordavo un cazzo. Guardai il flacone, era mezzo vuoto, sentii la testa girare e la gola asciugarsi, sentivo tutti i muscoli indolenziti, non mi avrebbero retto in piedi ancora per molto, una perla di sudore scivolò a terra dalla punta del mio naso, persi i sensi, cadendo tra le braccia di Mike.

  
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