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Autore: CharlotteisnotReal__    21/04/2013    2 recensioni
Michelle Miller è una ragazza di diciotto anni.
Non ha più una madre e non ha mai avuto un padre -o almeno così le piace pensare- in compenso, però, ha una sorella maggiore, Minerva, sempre al suo fianco ed un gatto nero di nome Salem pronti a darle tutto l'affetto di cui ha bisogno.
Thomas Matthew DeLonge è un uomo di trentasette anni.
Ha una madre che darebbe tutto per lui ed un padre che lo ha ama talmente tanto da avergli dato il suo nome, ma ha una moglie che lo rinnega e degli amici -meglio una seconda famiglia- che stentano a riconoscerlo.
Michelle non ha mai avuto tanto e quel poco che aveva se l'era sempre fatto bastare.
Thomas, invece, aveva sempre avuto tutto. Soldi, fama, ricchezze... Eppure non era mai contento.
Michelle odiava i bar, come odiava chi beveva.
Thomas era -inconsapevolmente- un alcolizzato.
Quando sentì una scia di profumo dal sapor di fragola avvicinarsi Thomas alzò il volto e fu allora ed in quelle condizioni che lei lo vide.
Per quanto diversi potessero esser stati il destino aveva fatto si che si incontrassero, volendo che i loro mondi diventassero un tutt'uno...
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom DeLonge
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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II


Don't leave me hanging 
In a city so dead 
Held up so high 
On such a breakable thread


«Mischa!». Urlò infuriata Minerva, entrando nella camera della ragazza sbattendo la porta al muro. «Che diavolo ci fa un estraneo nel mio salotto?!». Continuò fuori di sé la ragazza, non lasciando a Michelle nemmeno il tempo di svegliarsi per bene. «Ma che ore sono?». Domandò spaesata la giovane, mentre la sorella si era gettata esasperata sul letto accanto a lei. «Sono le nove, ma non è questo il punto! Mischa, mi sta bene che tu mi porti in casa animali feriti, cani abbandonati, smarriti, ma non una persona che per quanto ne so potrebbe esser anche un assassino!». Sbottò la ragazza, gettandosi le mani sulla faccia. «Mi spiace Mini, io... Mi ricordava la mamma». Ammise poi, sperando che la sorella trovasse il tutto come una scusa plausibile.  «E va bene. -Acconsentì la ragazza, sapendo quanto fosse dolente e ancora aperta la ferita riguardante la loro mamma- Ma che questa sia la prima ed ultima volta». Si rivolse minacciosa alla sorella, che seguiva attentamente l'indice di lei spostarsi a destra e a sinistra, prima che entrambe scoppiassero a ridere. «Devo andare». Disse scoccando un bacio sulla guancia di Michelle. «Credo passerò la notte da Ben, ma voglio che quel tizio sparisca dal mio soggiorno entro mezzogiorno, chiaro?». Domandò autoritaria. «Agli ordini, signora!». Esclamò Michelle, balzando giù dal letto e correndo dietro alla sorella, che già era corsa alla porta d'entrata. «Lì c'è il tuo tè -disse indicando una tazza sul ripiano della cucina- Io scappo, a domani». Sussurrò poi, scoccando un'ulteriore bacio sulla guancia della minuta ragazza.
 
Michelle, ancora in pigiama, corse a recuperare la sua colazione andando poi a sedersi sulla poltrona accanto al divano. Per un attimo la ragazza si perse nel volto di quello sconosciuto.
 
Thomas aveva un viso paffuto, che ispirava simpatia, delle labbra sottili con un lieve accenno di barbetta chiara appena sotto il naso. Portava una cuffia sulla testa, che schiacciava i suoi capelli medio-lunghi contro la fronte, andando a coprirgli di poco gli occhi, leggermente vicini fra loro.
Gli occhi chiari della ragazza vagarono per la figura dormiente di Thomas, constatandone la massiccia forma. Quelle enormi spalle larghe e le braccia muscolose potevano anche incutergli un'aria sinistra, ma il suo viso lo tradiva, facendo si che la sua natura docile di mostrasse a chiunque.
 
«Cos'hai da fissare, pel di carota?». Domandò sghignazzando sotto i baffi Thomas, che ancora non aveva aperto occhio.
Michelle arrossì, colta in flagrante, per poi sviare la domanda, dandogli il buongiorno. «Ben svegliato! Allora, dormito bene?». Chiese premurosa, mettendo su il caffè per il suo ospite, sicura che gradisse solo quello; Thomas aveva proprio la faccia da dipendente dalla caffeina. Ed in effetti era così, a causa degli orari improponibili delle tournée Thomas era stato costretto a bere tanto di quel caffè che ora non poteva farne a meno. «Sì, ti ringrazio infinitamente».
 
 
«Allora sei un cantante...». Sussurrò sorpresa Michelle, stendendosi sull'erba accanto a Thomas.
Quel giorno il sole batteva forte su tutta la città e la ragazza si era offerta di accompagnare Thomas a fare una passeggiata, per alleviare i suoi postumi da sbornia, fin quando i due non finirono in un parco, a raccontarsi a vicenda.
 
«E dimmi un po', quanti anni hai?». Chiese curiosa la ragazza, fissando il cielo limpido sopra di lei. «Tu quanti me ne dai?». Domando sghignazzante Thomas, che perse subito il sorriso quando si sentì rispondere  «Tanti».
«Quindi per te trentasette anni sono tanti. - Constatò con finta aria pensierosa- E tu quanti anni avresti?». Domandò di rimando, intuendo a gradi linee quale sarebbe stata la risposta. «Diciotto». Sorrise Michelle, quasi come fosse felice di poter dare quella risposta. «Sei così piccola, e già ti credi grande!». Sorrise dell'ingenuità della ragazza Thomas, che in risposta ricevette un innocuo buffetto sulla spalla. «Non è vero!». Rispose gonfiando le guance lei, segno che di li a poco si sarebbe infuriata parecchio. «E come mai una ragazzina della tua età vive tutta sola in un appartamento a San Diego?». Domandò con fare scontato lui, non immaginando neppure lontanamente la risposta.
«I miei genitori non ci sono ed io vivo sola con mia sorella e Salem». Sussurrò a mal in cuore.
«E dove sono?». Domandò curiosamente Thomas, non capendo la risposta a quella domanda avrebbe potuto ferire la ragazza.
«Mia madre è in un centro riabilitativo, dopo gli alcolisti anonimo ha capito il suo problema ed ora combatte contro la depressione. - Sospiro pesantemente, liberandosi di quel macigno dal petto- Mentre mio padre semplicemente non c'è più. Ha preferito lasciare tutto e tutti pur di non affrontare i problemi della sua famiglia». Sorrise amaramente, certa che le lacrime presto avrebbero solcato il suo viso, ma così non fu, perché la sorpresa arrivò prima.
Thomas, inaspettatamente, le aveva stretto forte le mani fra le sue, infondendogli forza e coraggio, ed ora le sussurrava teneramente frasi di conforto. «Mi spiace, non avrei dovuto. Son stato proprio stupido». Ammise colpevole, scusandosi ripetutamente con la ragazza. «Non ti preoccupare... -Sorrise lei- Ora a grandi linee puoi immaginare perché io ti abbia portato a casa la scorsa notte, solo vorrei sapere perché ti sei ridotto in quello stato...». A quelle parole il sorrise sghembo sparì dalla faccia di Thomas, lasciando spazio solo ad un contrito cipiglio. «È una storia lunga, e non credo possa interessarti, te la racconterò, un giorno, se mai dovessimo rincontrarci. -Sorrise, lasciando da parte l'amarezza dei ricordi- Ora sarà meglio che ti riaccompagni a casa». Disse poi, alzandosi e porgendo una mano alla ragazza.
 
 
Si era fatto ormai mezzogiorno e Michelle mangiucchiava sola soletta il suo pasto, condividendo qualcosina con Salem, che beatamente attingeva dal piatto della ragazza, ignorando la scatoletta di pesce fresco appena svuotata nella sua ciotola. Michelle proprio non riusciva a ritrovare l'appetito, sentendo la mancanza di qualcuno, giustificandola con l'assenza della sorella, ma, quando il telefono di casa squillò, quel vuoto che Mischa sentiva non si riempì, anzi. Una fitta all'altezza delle costole la trafisse, quando, rispondendo alla domanda della sorella disse: «Sì, Tom se n'è andato».






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«Ma voglio che quel tizio sparisca dal mio soggiorno entro mezzogiorno, chiaro?». 




 
Charlie's:

Eccomi qua! Purtroppo sono di passaggio perché ho una miriade di faccende da sbrigare. Mi scuso per il colossale ritardo e ringrazio Layla per aver recensito lo scorso capitolo! :)
A presto, Carlotta. 

  
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