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Autore: ViKy_FrA    09/11/2007    6 recensioni
Sora è partita per un lavoro-studio in INghilterra per tre mesi, lasciandosi alle spalle la casa, la famiglia, gli amici e l'amore. Dopo un inizio scoraggiante, Sora si accorgerà di come sia impossibile tenere le distanze dai i problemi altrui, soprattutto quando ormai vi si è immersi completamente...
Intanto, anche gli altri ragazzi dovranno fare i conti con l'amore lontano...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Digimon

CAPITOLO 10°

ANCORA TELEFONATE

 

 

Sora prese portafogli e cellulare e li fece cadere nella borsa, si controllò un'altra volta nello specchio e poi si decise a lasciare la sua stanza. Per quella domenica la signora aveva programmato una bella visitina ai nonni materni, che vivevano fuori Londra, ed era stata così carina da invitare anche lei. Sora aveva rifiutato imbarazzata: si sarebbe sentita totalmente fuori luogo. Kathy aveva fatto un po' i capricci perché voleva a anche lei, ma le era passata non appena Julia aveva pilotato l'attenzione della sorellina sulla tele che trasmetteva un cartone animato. Anche a Julia avrebbe fatto molto piacere la sua presenza, ma era troppo pacata per iniziare a pregarla.

Steaven naturalmente si rifiutò di partecipare a quell'allegra gita famigliare.

Anzi, a Sora era sembrato di sentire una bella litigata tra il ragazzo e i suoi genitori in cucina, mentre lei era ancora di sopra a sistemarsi la stanza. Si era messa subito l'mp3 nelle orecchie, sentendosi a disagio con se stessa nell'origliare qualcosa di così privato come un litigio.

Scese le scale ricontrollando il contenuto della borsa, ed entrò in sala, credendo di trovarci Steaven.

- Steav sto uscendo… Dovrei tornare per metà pomeriggio, o anche prima, dipende se trovo dove mangiar… - finì di controllare la borsa e alzò gli occhi sul salotto. Deserto. - STEAV!! - urlò, per sapere dove trovarlo.

- Sono di sopra! - si sentì rispondere.

Sora alzò gli occhi al cielo all'idea di dover fare le scale un'altra volta.

Entrò nella stanza del ragazzo e lo trovò a smanettare al computer.

- Esco. - ripeté.

- Ciao. - disse con tono logico, senza voltarsi.

- Ok, a mai più rivederci! - rispose lei con un accento risentito di fronte a così poco interesse, per prenderlo in giro.

- No, dai! Dove vai? - chiese ruotando sulla sedia da ufficio, per poterla guardare in faccia.

- Pensavo di tornare nel negozio di ieri che ci ha fatto vedere Lou… Ma non so per che ora tornare! Cioè, dipende se trovo ancora Ohotara, oppure no… E da come va con lui… -

- Ti dai al rimorchio? - la prese in giro.

- No! - rispose Sora scandalizzata, prendendolo sul serio - Ce l'ho il ragazzo!! - sottolineò.

- Dai? - non lo sapeva e non lo avrebbe nemmeno immaginato - E… a quanti kilometri di distanza? - chiese allusivo a una possibile tresca in terra straniera.

- Piantala!! Io vado! - rispose risoluta e fece per girarsi verso le scale.

- Aspetta! - la richiamò Steav - Facciamo che alle tre ti passo a prendere in quel negozio e ti faccio fare un giro per il centro di Londra… -

- Davvero? - chiese piacevolmente sorpresa.

- Sì, per oggi sarai la mia ragazza, quindi attenta a cosa fai con quel tipo… -

- Baka! - borbottò, sospirando esasperata.

- Eh? - chiese lui, cogliendo la parola.

- Niente… -

- Odio che mi si parli in una lingua che non conosco… - puntualizzò in modo buffo.

Sora sparì e per tornare pochi istanti dopo con un mano un dizionario tascabile Giapponese/Inglese. Lo lanciò a Steave che lo prese al volo.

- Buona ricerca! - esclamò.

- No, scusa… Tu vai a vivere momentaneamente all'estero e ti porti dietro un dizionario tascabile???? - dal tono riteneva la cosa a dir poco ridicola.

- Non lo uso! - si difese le - E' quello che usavo a scuola quando non c'erano le verifiche, è come un porta fortuna!! -

Steven sembrava ancora incredulo mentre lo sfogliava.

- Piuttosto… Come fai oggi per il pranzo? -

- Me la cavo… - rispose senza togliere gli occhi dal dizionario, poi alzò di scatto la testa. - Anzi, no… Pranzo con te oggi alle tre, quindi attenta a non scroccare troppo da Otaro! -

- Si chiama Ohotara! E poi io non… Ahh! - esclamò infine con un gesto stizzoso delle braccia. - Lasciamo stare! Ci vediamo dopo! - disse lasciando la stanza.

- Ciao amore mio!! - si sentì rispondere con tono piatto.

Sora alzò gli occhi al cielo e inspirò profondamente. Aveva già una gran voglia di strangolarlo ed erano solo le undici e un quarto di mattina!

 

Sora spinse mollemente la porta del negozio, convinta di trovarla chiusa. Fu molto sorpresa di accorgersi che invece si mosse docile sotto la sua spinta.

Aveva da sempre un ottimo senso dell'orientamento, sviluppato da anni di vita girovaga con Tai nei quartieri delle città giapponesi. Era assurda la precisione matematica con cui il suo ragazzo era in grado di perdersi in qualunque posto andassero a visitare.

- Siamo ancora chius- - rispose automaticamente Ohotara dietro il bancone, ma alzando gli occhi dal grande tomo davanti a lui e vedendola si interruppe "Ciao! Sei tornata, allora!" riprese in Giapponese "Vedo che il mio fascino ha mietuto un'altra vittima…!"

"Scemo!" esclamò lei avvicinandosi alla cassa. Aveva un modo di fare piuttosto 'libertino' che portava Sora a prendersi un'involontaria confidenza, benché continuasse a chiamarlo per cognome. Forse erano stati quei tre anni all'estero a renderlo così bonariamente sfacciato, caratteristica che Sora aveva ritrovato anche in Mimi dopo il suo trasferimento in America, ad accentuare il suo carattere già espansivo. O forse erano state le sue brevi esperienze all'estero in vacanza-studio a predisporla a cercare confidenza in connazionali trovati in terra straniera.

"Ho letto sullo scontrino che sete aperti anche di domenica pomeriggio, così ho pensato che a quest'ora dovevi già essere in giro, se eri di turno tu…"

"Bhè, qui dentro siamo in tre a scambiarci i turni… E una di noi fa solo un part-time. Se consideri che io ho orario pieno, rischi di trovarmi due volte su tre!" rise, coinvolgendo anche Sora. Aveva una risata contagiosa, dovette riconoscere lei.

"Ma non hai l'università?"

"Non ho l'obbligo di frequenza ai corsi… Basta che mi prepari l'esame!" aggiunse allungando un'occhiata al librone aperto sul banco.

"Ancora storia?" parlando, Sora si era appoggiata coi gomiti al ripiano, dalla parte opposta a dove stava Ohotara.

"No, letteratura." rispose alzando la copertina per confermare la sua affermazione "Vuoi un resoconto veloce si Geoffrey Chaucer? Cioè, hai una vaga idea di quanto fosse affascinante la moglie di Bath?" continuò fingendosi serio, facendo ridere di nuovo Sora.

(La moglie di Bath è uno dei personaggi più famosi e stravaganti dell'opera principale di Chaucer, 'Canterbury Tales' (tra l'altro Chaucer compare anche nel film 'Il destino di un cavaliere'… ^_^) ndV)

"No, ti prego, risparmiamela!!" rispose con la voce cadenzata ancora dal riso. "Ma… In tre anni di studi siete ancora al Medioevo?"

"Mannò! E' che letteratura l'ho iniziata dopo… E poi guarda che le cose all'università si fanno seriamente…!" aggiunse con un tono serio molto simile al fasullo precedente. Infatti la ragazza scoppiò a ridere di nuovo, forse per prenderlo in giro, forse perché la frase le ricordava quella scherzosa di prima.

"Guarda che adesso non sto scherzando!!" si lagno lui, con un fare così ferito e allo stesso tempo comico che non aiutò certo Sora nel riprendere l'autocontrollo.

 

Continuarono a parlare del più e del meno, Ohotara tentò infinite volte di farle il filo, ma Sora regolarmente lo rimetteva verbalmente al suo posto. Erano passato da un pezzo mezzogiorno quando il ragazzo decise che quasi quasi era ora di sistemare la merce arrivata qualche giorno prima in viste dell'apertura all'una.

Ohotara sparì nella stanza dietro il bancone e tornò con uno scatolone sigillato.

"La fregatura è che ci arriva la roba, ma non abbiamo spazio dove esporla… Questo negozio è troppo piccolo…" si lamentò in tono pensoso mollando lo scatolone sul banco. Lo aggirò e lo riprese tra le braccia dalla parte di Sora, portandolo dietro gli scaffali, nella zona che aveva vivisezionato Julia il giorno prima. Sora lo seguì.

Ohotara si era messo per terra, lo scatolone ora aperto accanto a lui, e si apprestava a togliere un po' di volumetti dagli scaffali più bassi.

"Che dici, Evangelion posso mollarlo momentaneamente in magazzino? O e meglio piantarci Kanon di là?" chiese dubbioso, quasi a sé stesso. Tanto che si stupì nel sentirsi rispondere.

"Bhè… Evangelion è un classico… Anche se io preferisco l'altro!" precisò subito, inginocchiandosi per terra.

Lui la guardò.

"Preferisci Kanon?"

"Preferisco le storie d'amore… E poi in Evangelion succedono cose troppo impressionanti per i miei gusti…!"

"Che schiappa!!" la prese in giro.

"Scusa se mi fanno impressione ossa che si spezzano e sangue che gronda in giro!!" protestò.

"Ma così anche Saiyuki…"

"Esattamente!" lo precedette.

"Sacrilegiooo!!!" enfatizzò Ohotara. (concordo con lui… U.U ndV)

Fingendo di mettere il broncio, lo sguardo di Sora cadde sulla scatola aperta, con tutti i suoi bei volumetti allineati e in fila. Le venne un'idea.

"Scusa, ma… Se metti un tavolino davanti al bancone… Con sopra questi scatoloni con dentro in questo modo i manga dei mesi scorsi… Cioè, non è comunque un po' di spazio in più?"

"In effetti il bancone è bello lungo… E le sue vetrinette non arrivano fino a terra…" constatò lui.

"Ovvio che gli scatoloni vadano un po' sistemati… ricoperti…"

"Sì, perché con tutto il tempo libero che ho, posso anche dedicarmi al decoupage!!" ironizzò Ohotara, con tanto di gesti.

"Oh, che rompiscatole, te lo faccio io adesso!!" sbottò alzandosi "Non hai in giro qualcosa tipo carta da regalo…?"

"No" rispose in tono piatto, fissando i volumetti di Evangelion "il decoupage è un mio hobby troppo recente perché possa già essermi procurato il materiale…!"

Sora sbuffò esasperata, facendo alzare lo sguardo al ragazzo.

"Non ce l'ho, è inutile che sbuffi!" ribadì logicamente.

"Che uomo sfaticato!"

"Senti, 'Donna dalle idee impossibili', vammi a prendere la lista che c'è vicino alla cassa"

"Allora cosa va in magazzino? Evangelion?" chiese avviandosi al bancone.

"No" rispose lui iniziando a togliere i volumetti dal ripiano "Evangelion andrà in una scatola decorata che un certa ragazza mi porterà domani!" concluse alzando lo sguardo su di lei, un con sorriso ironico, ma incredibilmente accattivante.

Sora si trattenne a stento dal ridere, scuotendo la testa. Certo che era veramente scemo! Ma così simpatico…! Aveva un bel modo di fare e sapeva metterti a tuo agio.

Un pensiero attraversò la testa di Sora mentre prendeva in mano la lista ce era stata mandata a prendere.

Chissà se Tai sarebbe stato geloso…

 

 

 

 

_*_*_

 

 

 

 

(NOTA: la scena che segue si svolge mentre in INGHILTERRA sono circa le nove di sera... Quindi quando tutto ciò che accade a Sora in questo capitolo è già avvenuto. Ciò non c'entra nulla con la narrazione, ma ci tenevo a spiegarlo x chiarezza... L'ho messo proprio qui x staccare un po' la narrazione... E poi perché questo è anche l'ordine cronologico in cui IO ho scritto la storia... ^_^)

Izzi aveva tutt'altro carattere rispetto a Tai, decisamente. Più calmo, riflessivo, attento allo stato d'animo di chi aveva di fronte… Matt si era ritrovato a far la telefonata per Tai quasi con un kalashnicof puntato tre le scapole, mentre Izzi non riprese più l'argomento per tutta la sera. O forse era solo bravo in matematica: se da loro erano le cinque di domenica pomeriggio, in America erano le due di mattina!! E se anche si fosse risollevata la questione dopo cena, magari intorno alle dieci, nella Grande Mela gli orologi battevano le sette del mattino, di DOMENICA mattina… E si sa che la giornata di domenica inizia sempre attorno a mezzogiorno…

Fu così che Matt, dando ancora prova del fondamento della sua vita, della sua onorevole caratteristica principale, della priorità della sua grandiosa scala di valori, l'amicizia, telefonò in America alle cinque del mattino, incurante delle ore di sonno di cui si privava e della pecunia di cui privava il suo portafogli.

Izzi gli aveva proposto di chiamare da casa sua, ma Matt aveva tirato fuori la scusa dell'orario giapponese: avrebbe dovuto disturbare l'intera famiglia in piena notte, e lui era già così obbligato dopo la calorosa accoglienza di quella sera…

In realtà lo metteva a disagio l'idea di telefonare di fronte a Izzi, con l'amico che si sarebbe demoralizzato visibilmente a ogni sua gaffe o uscita inopportuna. Meglio la pace e la tranquillità della propria casa.

"Bella Mimi!!" la salutò allegro, come se si fossero incontrati casualmente per strada.

"Vaffanculo!" Lapidò lei, irritata, capendo all'istante con quale imbecille fra le sue vaste conoscenze in materia fosse al telefono. A proposito di uscite inopportune…

"No, non riattaccare, non ti stavo prendendo in giro!!" la pregò.

"Che diavolo vuoi?" sbottò, con un tono sempre meno che delicato.

"Fare una chiacchierata da buoni amici!!" buttò lì, accattivante.

"Oh cielo…" gia si stava disperando.

"Come va la vita?"

"Male!"

"Perché?"

"Perché sto parlando con te!!" sempre più acida, e pensare che aveva il carattere più dolce fra tutte le conoscenze di Matt…

"Cattiva… Cos'è tutto questo odio?" si lagnò.

"Cos'è tutto questo interesse dopo la tua mail lapidaria di settimana scorsa?"  ribatté.

"Ohoo… Ancora con quella storia? E poi non si risponde a una domanda con un'altra domanda… E' la base dell'educazione Mimi…!" inscenò un tono di rimprovero così carico da non sembrare autentico nemmeno per sbaglio.

"Che hai combinato?" lo ignorò palesemente.

"Perché sei così prevenuta? Comunque, se una ragazza lancia messaggi ambigui nei miei confronti, come posso comportarmi?" decise di lanciarsi nel vuoto, e di arrivare subito al dunque.

"Non le sei già saltato addosso?" chiese scettica.

"Andiamo, mi prendi per una persona così frivola?"

"…" il silenzio dall'altro capo del telefono fu terribilmente eloquente.

"Vabbè, dai, cosa mi consigli?" tagliò corto.

"Non è che è un uomo e tu non sei più sicuro della tua sessualità e così in crisi decidi di chiedere consiglio a me?"

"Mimi, lo sai che esiste la punteggiatura, vero? Comunque no, non sono gay!! Dai, prendimi sul serio!!!"

"Ma perché stai stressando proprio me?" non se ne capacitava proprio…

"Perché tanto anche Sora è all'estero e chiamare una per chiamare l'altra…"

"Addio!" sparò.

"No, no, scherzavo!! Ho chiamato te perché tra tutte le mie ex sei quella con cui ho un rapporto migliore!" e sembrava pure sincero!

" 'Ex'? " chiese precisazioni.

"Certo cara, hai già scordato la nostra stupenda storia d'amore??"

"Ma se saremo stati insieme una settimana scarsa!! Bhè… escludendo fantasie tue personali, ovvio…" ma perché tutti la pensavano così?? Era l'unico a essersi illuso??

"E' durata più un mese intero!!" precisò, a sua discolpa.

"Più di un mese intero a pomiciare!!"

"E scusa se è poco!!"

"Bhè, scusa se ho un senso più alto dell'amore, IO!! E poi in che senso 'rapporto migliore'?"

"Non hai minacciato di evirarmi alla fine della storia…" chiaro e coinciso.

"Questo perché non voglio privare il mondo di tanti piccoli Matt di bell'aspetto!!" logico, no?

"Vabbè, tornado al mio problema…"

"Che sei gay?? L'ho detto io che una vicinanza così stretta con Tai ti avrebbe portato a una crisi di identità sessuale!!"

"Ma la finisci???"

"Vabbè, dimmi che diamine volevi??" si arrese.

"Cosa vuol dire quando una femmina lancia messaggi ambigui?" semplice e diretto.

"Femmina?" La domanda suonava tanto come una minaccia di morte…

"Dolcissimo e raffinatissimo esponente del gentil sesso." si corresse.

"Mhm" approvò la nuova definizione "Bhè, molte ragazze credono che si possa essere semplici amici con i ragazzi, e quindi hanno atteggiamenti di confidenza che per loro sono limpidi, mentre mandano il ragazzo in questione in confusione totale…"

"No, non è questo…"

"E allora cos'è?"

"Dunque… Se lei ti fa una battuta che potrebbe essere ironica ma potrebbe anche essere seria, cosa vuol dire?"

"Che tu non capisci una mazza del tono di voce delle persone?"

"No, dai seriamente…"

"Che cazzo ne so!!" sbottò "Non leggo nella mente di tutte le ragazze di 'sta terra!!!"

Bene, era ufficiale: Matt era una cane a 'tastare il territorio'.

"Ok, riformuliamo… Ehm… Tu!"

"Io?"

"Tu!"

"Io."

"…Se dovessi fare una battuta che potrebbe essere mal interpretata, la faresti?"

"Eh?"

"Cioè, se sai che quello che potresti dire potrebbe far illudere qualcuno su qualcosa su vuoi due, avendo avuto un po' di tempo rima di rispondere, lo diresti?" ritentò.

Mimi ripeté a mezza voce la frase, cercando di afferrarne il senso.

"Non ho capito." Si arrese infine.

"Ma sei scema?"

"E tu sei dislessico!!!"

"Ok, riprovo… Hai un po' tempo prima di dare una risposta… Con questa risposta tu potresti illudere un ragazzo su voi due… Oppure rispondendo in un altro modo, no. Tu cosa risponderesti." finalmente era stato chiaro… Matt stesso aveva capito cosa aveva detto!

"La seconda, mica sono stronza geneticamente!! Anche se è abbastanza assurdo che io abbia tempo, perché sono sempre piuttosto istintiva…"

"E d'istinto cosa diresti?" meglio raccogliere più info possibili…

"Bhè… io tendo a provocare o prendere in giro…"

"Ma se avessi tempo per rispondere… Tipo via mail o in una chat…" di proposito non parlò di sms "…aggiusteresti il tiro…? Sempre se puoi essere fraintesa!"

"Bhè, credo di sì…"

"Grazia cara!!" ok, ora aveva un quadro della situazione da proporre a Izzi! Almeno credeva…

"Ma guarda che mica tutte le femmine funzionano uguale!!" protestò, giusto perché la conversazione stava filando fin troppo liscia.

"Femmine?" la canzonò.

"Fottiti!!" lapidò.

"E' stato un piacere anche per me sentirti!!" rispose serafico.

E riappesero entrambi.

 

 

 

 

*_*_*

 

 

 

 

Steven aveva deciso che il Giapponese non faceva per lui, e che TUTTI i dizionari tascabili fossero suoi nemici, non solo quelli di francese, tanto detestata materia scolastica. Maledicendo le lingue straniere che gli avevano fatto perder tanto tempo, finì alla bell'e meglio i compiti, finì di scaricarsi (abusivamente) un paio di canzoni da internet, e si precipitò fuori di casa alla volta del negozio di Manga.

Scese le scale infilandosi la felpa, sull'uscio si mise contemporaneamente scarpe e giacca e uscì in fretta da casa. Quattro secondi contati e corse di nuovo dentro: non solo non aveva chiuso la porta di casa, ma nessuna finestra!! Fece un giro veloce in tutte le stanze per controllare lo stato delle finestre. Le trovò quasi tutte chiuse al piano terra, poi salì di sopra e continuò il giro. Forse per caso o forse per istinto, si ritrovò alla fine davanti alla stanza di Sora.

Non era mai entrato in quella stanza, nella stanza delle baby-sitter, nemmeno nei pochi giorni in cui era inutilizzata. Sostanzialmente non voleva avere niente a che fare con quelle ragazze.

Aveva fermato la mano a mezz’aria sopra la maniglia, bloccato all'improvviso da quel pensiero... Era grazie a Julia che aveva cambiato atteggiamento verso di lei. Si vergognava ad ammetterlo, ma istintivamente non sentiva di dover esser sgarbato con lei. E ciò andava decisamente contro i suoi principi. Non che vivesse con lo scopo di rovinare la vita alle baby-sitter, ma quelle ignare ragazza si ritrovavano volenti o nolenti nel bel mezzo del suo gioco di rancore... E poi, più era maleducato e meno possibilità c'erano di affezionarsi...

Oggettivamente doveva riconoscere che fra tutte le ragazza alla pari che erano entrate e uscite da quella casa, Sora non era certo la peggiore, tuttavia lei era stata la prima a dare una sensazione così chiara di sicurezza.

In un certo senso la richiesta di Julia di provare a essere gentile con lei gli aveva dato il permesso di far crollare il suo muro, era come l'autorizzazione a legarsi a quella nuova e sconosciuta ragazza, come se la regola autoimposta di essere scontroso e cafone potesse essere illogicamente infranta.

Aveva detto che lei aveva passato anni a restare a casa da sola, una sera, prima di cena. Una frase banale, ma che l'aveva colpito, che gli aveva fatto pensare al fatto che quella ragazza mai vista prima avesse un universo tutto proprio, complesso e articolato come il suo, come quello delle sue sorelle, come quello - a conti fatti - di ogni essere umano.

E poi la notte stessa, che si era messo a parlare di sé così normalmente, forse proprio guidato dall'idea che anche Sora fosse una persona che potesse avere dei problemi, delle gioie, oltre a un voto abbastanza alto in inglese per andare all'estero a lavorare.

Non che ritenesse 'vuote' tutte le ragazze precedenti, semplicemente non ci aveva mai pensato.

E poi c'era quell'alone materno che emanava... E solo la sera prima, quando l'aveva abbracciato... COME l'aveva abbracciato...

La sua mano si mosse indecisa sopra la maniglia.

Dietro quella porta c'era un piccola parte del mondo di Sora. Le sue cose, quelle più utili e quelle più care. In fondo c'era una parte di lei...

Improvvisamente si sentì un intruso, un impiccione, un ladro che lotta con la sua retta coscienza.

- Sora è precisa... Avrà sicuramente già chiuso la finestra... - mormorò.

E così ridiscese le scale e lentamente uscì di casa, chiudendo l'uscio. Passo dopo passo raggiunse la fermata del bus più vicina.

 

Si sentì uno scampanellio, prodotto dalla porta del negozio che si apriva, e poi:

- Sora, quando hai finito di tradirmi, possiamo anche andare a mangiare!! -

Sora si voltò verso l’entrata, sorridendo ironica.

- Sicuro? Potrei avvelenarti il cibo per sbarazzarmi di te!! -

- No, non credo, sei troppo buona… - continuò a prenderla in giro Steaven avanzando verso di lei. Solo allora fece un gesto di saluto all’indirizzo di Ohotara, che ricambiò.

- Bene, Ohotara. Io andrei, grazie della compagnia! -

- Ci si vede…! - la salutò, accompagnando le parola con un gesto della mano all’altezza della fronte.

- Sora, sai mica che manga non ha Julia…? - commentò Steaven guardando dei manga esposti in certe famose scatole su un tavolino.

- Non ne ho la più pallida idea… E poi Kathy non sarebbe gelosa? -

Steven fece spallucce - Mica glielo vado a raccontare! - liquidò semplicemente.

- Al massimo puoi chiedere a Ohotara… -

- No vabbè… Tanto dovrà ancora leggere quelli che ha preso ieri… - rispose in tono strano, come se avesse il livello di entusiasmo al minimo. Chissà cosa gli aveva fatto cambiare così l tono.

- Ok, allora a presto!!! - esclamò infine Sora all’indirizzo di Ohotara.

- Ciao Takenouchi!! - le rispose, prima che entrambi prendessero la porta lasciandosi dietro solo un acuto scampanellio.

 

- Allora, hai voglia di qualcosa di particolare?? - la chiese Steven non appena sceso lo scalino del negozio, con un tono tanto diverso dall’ultimo usato, tanto che Sora si fermò un istante a fissarlo. Continuava a non capire quell’impercettibile cambiamento di umore.

- Sei tu l’uomo, fai il cavaliere e invitami da qualche parte! - gli rispose.

- Wow, notizia dell’ultima ora, sono un uomo!! - la prese in giro, anzi SI prese in giro.

- Ok! Mi correggo: sei tu il moccioso, seguo i tuoi capricci!!! - e affettò un’aria di superiorità.

- Perché ho una insana voglia di spingerti sotto un auto? -

- Fai pure, tanto la strada è deserta!! - forse era la zona, o il fatto che fosse domenica pomeriggio, fattostà che non passasse nemmeno un auto in quel momento.

- Sono un tipo paziente… Aspetto l’autotreno!! -

- Dai, ‘tipo paziente’, muoviti che ho fame!! -

Steven sbuffò - Che noiosa che sei!! Non preoccuparti, che c’è un bel posto qui vicino? -

- Andiamo in un McDonald e poi sull’erba del parco?? -

- Spiritosa… No. -

- A me sarebbe anche piaciuto… -

- Bhè… Se ti va… - rispose, in tono quasi mite, continuando a guardare dritto davanti a sé.

Sora tornò a guardarlo, per questo nuovo cambio di tono, ora quasi tenero e sorrise.

- No, fai tu… Mi fido! - e detto questo se lo prese a braccetto.

 

La portò poco lontano, in un locale a metà tra un bar e un ristorante. Un posto davvero carino (^_^ ndV).

Continuò imperterrito a prenderla in giro per tutto il pranzo, sordo alle battute di risposta e alle sue proteste. Insisteva sul fatto che fosse la sua ragazza, che avesse ‘costumi troppo libertini’ per lui e che guardasse il sedere a tutti camerieri!

Sora avrebbe voluto chiedergli come mai non era voluto andare con i suoi, ma aveva la netta sensazione che quello fosse un tasto da non toccare, non ancora…

Stevaen insisté per offrire lui, e come al solito a nulla valse ogni tipo di protesta o opposizione.

- Sei un idiota! - sbuffò Sora alla fine, rinunciandoci.

- Un idiota che ti ama! - replicò, continuando ostinato con la sua messinscena.

Fuori dal locale, senza nessun motivo particolare, cadde il silenzio. Semplicemente Steaven si dimenticò di commentare l’ennesima lamentela di Sora. Fu così che la frase del ragazzo, dopo quella breve assenza di parole, parve più seria di quel che volesse.

- Non so proprio che fare con Lou… -

- Te l’ho detto, prova a parlarle ancora… E vedi che sensazione ti da questa volta! Magari era solo in un momento un po’ strano… O forse ti sentirai ancora a disagio, ma, almeno verbalmente, avrai la conferma che va tutto bene… -

- Forse hai ragione tu… -

- Guarda che non c’è dubbio!! - scherzò.

Steven sorrise.

- E’ che… mi ha lasciato un senso di inquietudine e di incertezza… Mi è sembrato che volesse dirmi di prepararmi a dirle addio… -

- Ma… Cosa ti ha detto di preciso?? - provò a far chiarezza Sora.

Steven si strinse lentamente nelle spalle, ma dall’espressione sembrava stesse cercando di ricordare il più precisamente possibile.

- Di preciso nulla… Si è lanciata in una delle sue riflessioni sul futuro, un po’ ambigue, che io conosco così bene… Te l’ho detto, è più che altro una sensazione quella che ho provato… -

Sora rimase zitta, come se stesse valutando qualcosa.

- Andiamo da lei - propose infine.

- Eh? -

- Massì, andiamo a trovarla! Cioè, magari io vado a farmi un giro, ma almeno così tu ti tranquillizzi… Ti va? - si spiegò.

Steven la guardò sorpreso. Sora non capì che non si aspettasse una proposta del genere da lei o se proprio non ci aveva pensato.

- Ok - disse lentamente - Però abita un po’ lontano rispetto a qui… -

- Allora prendiamo la metropolitana! - rispose logica.

Steven scoppiò a ridere. Ovvio che avrebbero dovuto prendere la metropolitana, era quello che intendeva dire con la sua frase. Non pensava certo di arrivare dall’altra parte di Londra a piedi!!

- Cosa c’è da ridere?? - chiese Sora minacciosa.

- Niente… - rispose senza smettere di farlo.

- Scemo, dimmelo!! - rispose lei innervosita, tirandogli un colpo secco sul braccio, ma Steav sembrava non riuscire a smettere. E più lui seguitava, più i colpi di Sora si facevano meglio assestati. Continuarono così fino alla fermata della metro, tanto che il ragazzo, nel tragitto sul mezzo pubblico, iniziò teatralmente a sostenere di avere qualche osso del braccio rotto.

 

La zona dove abitava Lou, a detta di Sora, era identica a tutti gli altri quartieri residenziali di Londra. Naturalmente Steaven contestò che lei non capiva un accidente di architettura inglese, anzi, di architettura in generale.

- Mi pare ovvio, altrimenti non sarei qui!! - ribatté lei.

- E dove saresti, scusa? -

- A studiare architettura in una università in Giappone?? - chiese retorica.

- Per me sarebbe interessante… - disse fra sé e sé, dimenticandosi per un attimo di prendersi gioco di Sora.

Lei lo guardò abbozzando un sorriso. Era la prima volta che esprimeva i suoi gusti con lei.

- Cosa vuoi fare dopo la scuola? -

- Il mantenuto!! - ribatté con un sorriso sornione da trentadue denti.

- Ma non riesci a stare serio un attimo?? - si lagnò la ragazza.

- Oggi no! - rispose con la sua faccia da sberle - Ecco, siamo arrivati - disse poi, fermandosi davanti a un cancello di legno, con le assi larghe e vicine così da non far scorgere l’interno, e una fitta siepe a destra e a sinistra.

Steaven citofonò. Gli rispose un secco - Sì? - al quale rispose con un laconico - Sono io! -. Subito scattò il portoncino del cancello, e il ragazzo fece strada lungo il vialetto verso la porta di casa.

Lou viveva in una piccola bifamigliare, con un bel giardino curato intorno, anche se non molto grande, tappezzato di aiuole. Sia per l’aspetto impeccabile della scena che per la totale assenza di bici o altri oggetti ludici (come parlo forbito!! NdV), Sora dedusse che lì non dovevano abitare bambini. Non ci aveva pensato: chissà se Lou aveva fratelli o sorelle??

La porta si aprì un istante prima che Steaven incollasse il dito al campanello, mostrando la figura di Lou. Aveva i capelli bianchi raccolti in un mollettone sopra la testa, un felpa decisamente più grande della sua taglia e dei pantaloni lisi di una tuta. Appariva particolarmente pallida – forse perché non è truccata, pensò Sora – e nel complesso si sarebbe potuta benissimo mimetizzare contro una parete.

Senza nessun motivo apparente, Steaven incollò comunque il suo dito al campanello, facendolo suonare inutilmente per svariati secondi. Lou sorrise sadica, reprimendo il tentativo di strozzarlo.

- Oggi sono irritabile! - disse a lui, poi si voltò verso di lei - Ciao Sora! - la salutò cambiando totalmente tono. Lasciò l’entrata commentando - Prego. -

I due ospiti mormorarono - Permesso - entrando in casa, e Sora si diede un curioso occhio intorno. Gli spazi erano ben più grandi di quanto non si potesse immaginare dall’esterno, e tutto l’arredamento era chiarissimo, abbagliante insieme alle pareti candide.

- Steav sta mattina mi sono arrivate le mestruazioni – prima del previsto! -, quindi vedi di rompere poco! - sbottò facendogli strada verso il salotto.

Sora spalancò gli occhi per tanta franchezza, e si voltò verso il ragazzo, che fece un gesto vago, come a dirle di non badare a tanta stravaganza.

Lou li fece accomodare in sala e portò del thè con dei biscotti e una torta margherita a cui mancavano già delle fette.

- Sei a casa da sola? - chiese Steav adagiano la giacca di Sora sul bracciolo del divano, sopra la sua.

- Sì… - rispose senza entusiasmo - Lo sai che i miei zii sono cattolici e che la domenica non ci sono… -

- Tutto il giorno? - chiese sorpreso Steaven come se proprio non lo sapesse.

- Macchè!! Sta mattina c’erano… E’ che hanno preso l’abitudine – logica, secondo me – di dormire la mattina e andare in chiesa al pomeriggio… Poi oggi avevano anche altro da fare, non so… - concluse con un’alzata di spalle.

- Come stai? - chiese Sora, in una solidarietà tutta femminile.

- Sto crepando dal mal di pancia…! Non so più cosa fare… - commentò - Comunque, se è lecito sapere… Perché Steaven ti ha portata qui? Cioè, che non conoscesse Londra si sapeva- -

- Ehi! -

- -ma arrivare a farti fare un giro turistico di casa mia mi sembra eccessivo…! -

- Veramente siamo stati colti da uno spirito missionario e siamo venuti a trovarti, ma se preferisci tolgo il disturbo e ti lascio agonizzare in santa pace!! - rispose risentito Steven per esser stato accusato di ignoranza totale riguardo la sua stessa città.

- Ecco, bravo, vattene e lasciaci tra donne! - lo prese in giro lei.

- Allora può anche restare! - rincarò Sora.

- Ti ci metti anche tu? -

- Lou, è tutto il giorno che mi sfotte! Devo fargliela pagare!! -

- Ti darò una mano!! - le rispose facendo l’occhiolino.

- Sono circondato… - si lagnò Steven.

- Steav, mi vai a tosare il prato, per favore?? Nel frattempo noi pensiamo a come farti soffrire…! Oh, in alternativa puoi svuotare la fossa biologica… Basta che sparisci un paio d’ore…!! -

Sorridendo ironico, a questo punto Steaven non si fece troppi problemi a mostrarle un certo dito…

- Pagherai che questa! - replicò lei calma.

 

Alla fine Steven non sloggiò e le due ragazze non riuscirono a pianificare nulla.

Passarono il resto del pomeriggio a ridere e scherzare, oppure a parlare sostanzialmente di nulla, tuttavia Sora notò che quando se ne andarono Lou aveva ripreso un po’ di colore. Forse gli analgesici avevano fatto il loro effetto, oppure quella era un reazione naturale del tutto indipendente dalla loro visita, ma era innegabile che nel momento dei saluti fosse di ottimo umore.

- Sora, mi raccomando devi tornare appena puoi che devo farti vedere lamia stanza!! - disse con una tale enfasi da essere evidente la caricatura di una ragazzina che si rivolgeva a una nuova amica.

- Guarda che ti prendo sul serio!! -

- Vorrà dire che terrò pronti dei biscotti! - e questa volta non stava scherzando.

- Ciao lesa! Ci vediamo domani a scuola! - la salutò Steaven baciandole la fronte.

Lei gli rispose con un sonora pacca sul sedere.

- Non so se vengo - disse poi - Cioè, per venire, vengo, ma non so se entro in classe… -

Steaven sospirò alzando gli occhi la cielo.

- Ciao Lou! - salutò un’ultima volta Sora.

- Ciao ragazzi!! - disse Lou, rimanendo sulla porta aperta a guardarli avviarsi per il vialetto, finché il portoncino di legno non li inghiottì. Attese qualche secondo, persa nei suoi pensieri, poi richiuse la porta e tornò in salotto a riordinare.

 

- Mi è sembrata tranquilla. - disse Sora all’improvviso, sulla strada per la fermata della metrò. Erano rimasti in silenzio per tuta la strada senza un motivo particolare.

Steven non rispose subito, come se stesse valutando qualcosa.

- Devi piacerle molto: è raro che si mostri così di buon umore. - commentò poi, continuando a guardare dritto davanti a sé.

- Bhè… - iniziò Sora, scegliendo con cura le parole di una lingua che ancora none era sua - ieri mi ha detto che come tipo di persona le piacevo… -

Steaven sorrise - Allora con lei non dovrai più preoccuparti di nulla! E’ una ragazza strana, difficile da capire e da apprezzare… Ma sa essere veramente unica… E indispensabile… -

Sora tacque. Non aveva altro da aggiungere e, sinceramente, non avrebbe saputo che altro dire.

Erano quasi arrivati alla fermata che Steven riprese a parlare.

- Grazie, ora sono più tranquillo… Non che mi aspettassi chissà che, ma… Te l’ho detto, era tutta una questione di ‘sentire’… Del resto Lou sarebbe capacissima di farmi sentire tantissimo a mio agio e contemporaneamente scervellarsi su chissà quale suo machiavellico gioco, oppure di lasciarmi disorientato e perso per puro gioco… E’ sempre stata straordinaria in questo: farti percepire esattamente quello che vuole lei… Scusa, ti sto sotterrando di riflessioni mie, e forse capiresti molto di più sapendo altro su Lou, ma non mi sembra il caso che sia io a raccontartene… E’ che tu sei la prima persona con cui posso parlarne. -

Sora rimase così colpita da quest’ultima frase che si arrestò di botto.

- Coi miei, piuttosto la morte, di amici così stretti non ne ho, con Lou non mi pare proprio il caso, con Dave non esiste, con Kathy peggio che andar di notte, e non voglio inquietare Julia, ne ha già abbastanza per i fatti suoi… Sora? - disse poi, accorgendosi che non era più accanto a lui.

Sora, che aveva udito tutto distintamente, corse in avanti e lo prese di slancio a braccetto.

- Non ti preoccupare, ho sentito tutto. E… bhè, se hai bisogno sai dove abito…! - scherzò lei.

Steaven ridacchiò e coprì le mani della ragazza sul suo braccio con lei sue, mentre scendevano le scale della metropolitana.

Sora non avrebbe mai creduto che potessero esistere persone così sole, così disperate da aggrapparsi disperatamente con le unghie alla prima mano dolce che gli veniva candidamente tesa.

Per l’ennesima volta in quei giorni gli tornò alla mente Matt. Forse anche lui si sarebbe sentito perso se non avesse avuto fin da principio degli amici dai quali rifugiarsi incondizionatamente.

 

Tornarono a casa poco prima del resto della famiglia. Cenarono tutti insieme, ma Steav riuscì ad essere così scontroso da arrivare a litigare di nuovo con suo padre. Sora fece semplicemente finta che tutto quello non stesse avvenendo, continuando a mangiare e a chiacchierare con Kathy e Julia, dimostrando una grande dose di tatto, cosa che fu infinitamente apprezzata dalla signora. Alla fine Steav si chiuse in camera sbattendo la porta e Sora non lo vide più fino al giorno seguente.

Mentre la signora sparecchiava, approfittandone per parlare col marito, Sora mise a letto i bambini, come le aveva chiesto lei. Nella stanza di Julia, la ragazzina, seduta sotto le coperte, si scusò per l’accadimento.

- Scusa, Sora, per la scenata di sta sera… -

- Ma non pensarci! Tu non c’entri nulla! - le rispose, sistemandole le coperte e invitandola a sdraiarsi posandole una mano sulla spalla.

- Però mi da fastidio per te… Non dev’essere una bella situazione… - insisté.

- Ti ho detto di non pensarci, ma grazie per l’interessamento! -

Jula sorrise - Buona notte Sora! -

- Note bellezza! - le rispose dandole una carezza sulla guancia.

Una volta in corridoio, decise di provare a vedere come stava Steave. Bussò alla sua porta, ma sentì il ragazzo risponderle:

- Ti prego, Sora, ho voglia di stare da solo… -

Lei batté un’altra volta, come a dirgli che aveva capito.

- Grazie… - lo sentì dire, sinceramente riconoscente.

Si buttò esausta sul suo letto e girò lo sguardo vero il comodino: dentro una cornice buffa decorata con gli animaletti dello zoo era conservata una foto sua e di Tai; accanto, in una tutta di vetro, una fotografia di tutta la compagnia al completo.

Era riuscita a non pensare a Tai per tutto il giorno, ma era proprio la sera che il suo ricordo la assaliva, insieme alla voglia di rivederlo e di stare con lui.

Mancavano poco più di due mesi e mezzo al suo ‘ ritorno in Patria ’ , al momento in cui sarebbe stata di nuovo con lui, e se tutto procedeva col ritmo di quei primi dieci giorni, davvero non riusciva ad immaginare fin dove si sarebbero evoluti i fatti.

Prese il peluches a forma di gatto che le aveva regalato il suo ragazzo prima di partire, imponendosi di non piangere. Dopo la prima lettera scritta a Tai era riuscita a non lasciarsi andare più in un effluvio di lacrime, quella era la prima volta che ne sentiva così il bisogno. Strinse più forte il gatto di peluches, sulle labbra una sola parola.

“Tai…”

 

 

 

 

@@@@

 

BHA! BUBBOLE!!

 

E CON LA CIFRA TONDA ANCHE QUI SIAMO IN PARI CON MANGA.IT!!! Olèèè!!!!

 

Bene, bene, bene… Mi esalta un sacco pubblicare su due siti… (volendo tre… ma è una mia lunga storia su cui avrò già sproloquiato… cmq alla fine sono due!!) !!! Da ora sarà tutto inedito, ma le attese lunghe e penose comunque; in compenso mi velocizzerò (di un giorno?) perché lo sproloquio sarà uno e uno solo!!! Magari più lungo, ma così quelle anime pie (Kilamoon) che si scelano i cap sia da manga.it che da efp mi devono sopportare un po’ meno!! =P

 

Non ci credo… Volevo ri-postare questo cap la sera di Halloween, senza sapere che un anno prima spaccato lo stavo postando la prima volta su manga.it!! Che ridere… =P Purtroppo non l’ho potuto fare pechè sono stata trascinata dagli eventi universitari e dalla mia pigrizia… Ma ora sono in un momento senza scadenze particolari, quindi potrei (e sottolineo il condizionale) anche farmi vedere di nuovo a breve… =P Cioè è sicuro perché il decimo capitolo di Quella che non sei è già scritto devo solo concluderlo (credo), mentre per l’undicesimo di questo manca poco… Cioè solo la parte principale che dà il titolo al cap nonché quella più divertente per me… Contate su questo: mi diverte e sarò veloce!! … … … Perché mi ostino a illudervi??

Oddio che flash…: questo vuol dire che sta storia non è aggiornata da un anno??? SHOCK!!! Ci credo che tutti mi abbandonano!!! Sono senza speranze… ç_ç…

 

I piccoli ringraziamenti di rito… Che, tra l’altro, una volta andavo a ripescare le persone che commentavano proprio il cap in questione… Ora mi limito a quelle che già ringraziavo nel capitolo in questione… Tanto, tranqui: dal prossimo non ci saranno più recuperi e nostalgie: tutti insieme!! =) (E così ringrazierò anche la povera gente di manga.it – sempre se qualche impavido mi ha seguito fin qui... – al momento giusto... senza anticipare qui... =P)

Dicevo, Thanx to: Tremenda!! Iceh8h!! Kilamoon!! Jin!!

 

A proposito di nostalgie, su manga.it scrissi:

…ho scoperto che la tabella che usavo x il fuso orario era toppata (del resto,l’avevo scritta io… -.-“….)… e che quindi degli orari potrebbero non combaciare…. ma nn ho voglia di mettermi a spulciare poco meno di un centinaio (URKA!!! O_O!!!) di pag di fic, quindi correggerò il tutto SE e QUANDO ne avrò voglia!!! (tanto non cambierebbe poi molto x la narrazione…)

Cmq probabl il momento in qui ne avrò voglia sarò quando sistemerò i file x pubblicarli su efp… EBBENE SI’!!! pubblico anche su efp!!! Solo che sn un po’ indietro rispetto che a qui… vabbè!!! ^_^

Ehm… Se vi dicessi che non l’ho fatto… O almeno, non mi sembra =P …? Bhè, se notate qualcosa non dovete far altro che dirmelo =) !! Ah, il bello è che la tabella l’avevo fatta io… Ma non avevo digitato un numero e da lì mi sono persa… Vabbè… =P

 

E finalmente i dovutissimi, rispettosissimi, inchinissimi (= “inchini” al grado superlativo =P) a…

§ Kari 89: Oh, vai tranqui, non ho capito nemmeno io!! Siamo arrivati al fatidico punto in cui perdo il controllo della storia e quella si scrive da sola =P ... Nella fic su Harry Potter era più evidente però... =P Dunque, vediamo se riesco a psicoanalizzare la situazione... E’ che in effetti avendo riletto da poco questi ultimi capitoli, avendone una visione un po’ globale mi rendo conto che non è che sia molto chiaro... (che eufemismo!!) Allora... Tra Matt e Mimi qualcosa c’è stato, ma sembra che non abbia lasciato conseguenze – nel capitolo delle mail mi sembra si dicesse chiaramente fossero solo amici... Cmq nel prox cap c’è una mezza frase a tal proposito, tanto x semplificarci la vita!! A Mimi, Izzi fa qualche effetto... Tipo fracassare tutta la casa quando rientra a notte fonda – vedi scorso cap... credo... Mentre Izzi, da bravo danno nelle relazioni umane (ehi, la mia psiche aveva bisogno di incontrare qualcuno messo peggio di me... =P), non sa cosa fare, come farla, ha paura di essere rifiutato, non vuole illudersi... etc etc... perché in fondo a lui Mimi piace, evidentemente... E Matt si mette a fare il Signor Stranamore al telefono, senza grandi successi, almeno per ora!! Cielo, spero solo di non aver incasinato di più le cose!! Per Tk e Kari ho ghignato un sacco... =P Grazie mille davvero, e un bacio a te!!

§ Kilamoon: Oh, grazie grazie grazie!! Vedo che la bambina ha riscosso successo ^_^!! Per quanto riguarda i tovagliolini volevo fare una cosa concreta, realistica... e divertente! Bhè, io mi scrivo sulle mani, ma nella situazione di kari e tk sembrerebbe piuttosto infattibile!!! =P Allora ci conto di trovarti anche in tutte le puntate a venire... Anche perché da oggi, tutto ineditooo!!! (mi sento il tg5 con la nuova veste scenografica... che poi han cambiato solo due colori e lo schermo... forse...) E FINALMENTE LA STORIA CONTINUAAAA!!!! Tanti bashini e bashetti!!!

§ HikariKanna: Tranqui, meglio tardi che mai!!! E poi conta anche la qualità! Che in una ff (soprattutto le mie) magari non è il massimo, ma se uno si diverte, ci mette la passione e qualcosa di suo, allora è perfetta!!! E una cosa personale e divertente come una ff non deve avere ritmi diversi dall’autore, no? Sennò non è più sua... (No, non mi sto salvando, lo penso davvero =P) Certo è che danno sono e danno resto =P !! Comunque, ecco il continuo!, e non dico più che dal prox cap è inedito, sennò mi uccidete =) ops, l’ho detto... =P Fe-li-cis-si-ma che questa fic ti piaccia così tanto, devvero! Grazie mille... Ciaociao! ^_^

§ Sakuchan: Erro o non ti ho mai vista da queste parti?? Ma Benvenuta!! Adoro quando sbucano nuovi lettori a fic già iniziata, soprattutto se da così tanto e così lunga!! Tra i preferiti!!! WOW!!! ^_^ Stampata?? WOW-WOW!!! Ed è bella lunghetta!!! Ciò mi fa molto molto contenta =) Troppo gentile, ma se la carta si autocombustiona è solo per protesta nei confronti miei e delle fic =P !! Scherzi a parte, grazie mille!! Continuerò così, non ti preoccupare... magari velocizzo un po’?? Bye!

 

VOI continuate così, perché considerando quante ff ho pubblicato ma non completato (sono ferme da... ehm... un piao di anni... =P eh, sì, ci sono fic messe peggio di questa... sempre per colpa mia =P !!) una GRANDE parte dell’incentivo a SCRIVERE, e TIRARMI FUORI dalla testa la storia per metterla da PENSIERI a PAROLE sono proprio i vostri commenti!!! Grazie a tutte quante!! Ma mi sembra di non trovare mai le parole giuste per farvi capire, se non un autentico “Grazie!”

 

Ineditamente al prossimo capitolo... 11!!! =P

   
 
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