Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: debbythebest    21/04/2013    1 recensioni
Questa storia è ambientata Dopo The Departed, in un AU dove Stefan è stato soggiogato da Rebekah, ed Elena è morta come nella fine della serie. Ma qualcuno si sentirà in debito nei suoi confronti. Qualcuno la aiuterà con i nuovi e improvvisi cambiamenti. L'amore si nasconde dietro ogni momento. Tutto ciò che dobbiamo fare, è capire se siamo pronti ad accogliere questa consapevolezza.
/Tratto Dal Primo Capitolo/
Prima che potessi rendermene conto, la mia vista si offuscò, ed un senso di smarrimento si fece strada in me. Sentii che provare a respirare sarebbe stato solo tentativo di rianimare un corpo ormai inghiottito dall'acqua. Era dunque questo, ciò che significava morire? Perdere semplicemente conoscenza, e non risvegliarsi più?
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Elijah, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'After the Departed - Elena's diary <3'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

27- Il Mondo Di Ghiaccio Intorno A Noi




Mystic Falls 1012 DC
 
Strinse i denti sentendo la pelle a contatto con la lama.
 
-Esther, non lo fare!-. Pregò piangendo. Ma la strega non la stava ascoltando, troppo presa dall'incantesimo, che sembrava averla totalmente soggiogata.
 
-Esther, ti prego. Nessuno ha mai osato fare questo tipo di incantesimo! L'equilibrio della natura si spezzerebbe, Silas si era raccomandato! Perché pensi che lo avesse nascosto? É innaturale, come la magia che serve per risvegliare questo tipo di demoni. "L'espressione" é una maledizione Esther! Si ritorcerà contro di te!!-. Daina chiuse gli occhi sperando che sarebbe andata per il meglio. Per Drian, per tutti coloro che avrebbero sofferto di questo male. Che gli Dei perdonassero Esther Mikaelson, che la salvassero dall'ira funesta dell'Ade in cui sarebbe sprofondata. Dall'oscurità dell' "Altro Lato".
 
-Esther...-. Provò ancora a chiamarla. Quando le gocce di sangue caddero dal taglio sul suo braccio nell'utensile in terra cotta, Tatia capì di aver fallito.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
 
 
Faceva freddo. Mio Dio, si congelava. Come se fossi in una ghiacciaia sentii il gelo su ogni parte del mio corpo. Ancora non aprivo gli occhi, eppure già sapevo che non mi trovavo in luogo piacevole.
Aprii gli occhi con una fatica straordinaria. Era come se mi avessero chiuso le palpebre con della colla. Alla fine ci riuscii. Vedevo nient'altro che una landa gelida e desolata intorno a me. Ero nel bel mezzo del nulla, e stavo morendo di freddo.
Quando percepii una presenza mi alzai a sedere di scatto. Ero stata sdraiata fino a quel momento, e la posizione non era stata delle più comode.
Ancora. Ora ne ero sicura. C'era qualcuno dietro a me.
Mi voltai di scatto, e capii che avevo ragione. Di fronte a me, c'era una ragazza che sens'altro era Daina. Portava una lunga veste bianca, in tinta con il luogo. Mi sorrise rassicurante, ma diffidai di lei sin dal principio.
 
-Elena, sono tua amica. Vogliamo la stessa cosa!-. Con la premura di una madre si chinò e si avvicinò a me. Io invece indietreggiai facendo uno strano rumore sul ghiaccio.
 
-Ne dubito. Tu non sei buona!-. Con la confusione nello sguardo piegò la testa di lato. Un gesto che facevo anche io...
 
-É riuscita a fare questo, allora? A convincerti di essere dalla parte del giusto?-. Strinsi gli occhi per non ascoltarla.
 
-Mio Dio, é riuscita a fare questo a te...-. Si alzò in piedi, lontana da me, allora alzai le palpebre.
 
-Di chi stai parlando?-. Chiesi con disprezzo.                                                                              
 
-Di mia sorella. Non le é bastato prendere i miei poteri e costringermi a scappare dal ragazzo che amavo...lei é arrivata a questo. L'ha fatto innamorare di lei, non so come, e poi lui si é convinto che io li stessi ostacolando! Non avevo più i miei poteri quando Esther mi ha presa. Non credi che mi sarei difesa?-. Non volevo ascoltare. Non dovevo. Ma quello che stava dicendo aveva un senso, e mi vennero in mente le parole di mia madre. "La risposta é nella progenie della Luna, ed é di tale progenie che dovete avere paura!". "Andromeda ...ecco di chi parla...". Mi coprii la bocca con una mano senza che potesse vederlo.
 
-Stai mentendo! C'é il male più primordiale nei tuoi occhi!-. Mi alzai e mi allontanai dalla figura ulteriormente.
 
-Non mento Elena! Ed é di questo che hai paura: della possibilità che ciò sia la verità. Sai come si chiamava mio figlio?-. Non mi interessava. Non ero una che si faceva corrompere così. E riguardo al male nei suoi occhi...non solo lo vedevo, ma lo sentivo.
 
-Cosa c'entra tuo figlio??-. Lei si avvicinò ancora. Con quel buio che predominava nel suo sguardo.
 
-Drian era il suo nome. L'ho amato con tutta me stessa, ma quando aveva solo sette anni Esther mi prese per il suo incantesimo, e usò il mio sangue per generare gli Originari! Non mi uccise, no. Ma a finirmi ci pensò lei: Andromeda!-. Sentivo la paura prendere possesso della mia anima. E sapevo che la creatura dinnanzi a me si stava nutrendo proprio di quel terrore.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
-Oh dannazione!-. Prima che potesse cadere al suolo la sorresse. Si era talmente fatto prendere dalla situazione, che aveva dimenticato quanto di volta in volta divenissero deboli i suoi tentativi di farla restare nel mondo tangibile.
La prese in braccio con una strana fatica, e con lo sguardo perso chiese un silenzioso aiuto. Era tutto cambiato, non c'era che dire. Gli mancava terribilmente essere un immortale. Perché essere un demone in quel caso significava poterla proteggere di più di quanto lei stessa non avrebbe saputo fare. Perché ora non era niente se non un umano. La strinse di più contro se stesso, come se da un momento all'altro sarebbe potuta andare via da lui. Ed era proprio questa la sua paura. Finalmente aveva trovato qualcuno che lo amava, e non l'avrebbe lasciata andare via.
 
Itaca guardò la scena spaventata. Cosa era successo adesso? Aveva sentito parlare delle trance, ma non ne era stata mai sicura. Oltre ai sensi sviluppati tutti gli altri come lei avevano anche qualche potere mentale che lei non possedeva, e questo a quanto pare causava un ulteriore padroneggiamento dei propri poteri. Ma se la Cinque non aveva ancora imparato ad usarli allora...
 
-Non ha ancora imparato a controllare le visioni?-. Chiese preoccupata aiutando Elijah a portare Elena nella sua auto.
 
-Otto ore....e stanno diventando più frequenti...-. Lacrime silenziose scendevano dai suoi occhi pieni d'ombra. Non doveva lasciarla andare via. Non voleva.
 
-Elena...-. Mormorò mentre le accarezzava il bel volto con le dita tremanti. Cercò di restare calmo, ma quando si trattava di lei non tutto andava come avrebbe voluto.
 
-Hey, hai sentito quello che ho detto?-. Domandò ancora. Lui negò.
 
-Serve aiuto con la semidea?-. Quella voce in lontananza bastò a farli voltare entrambi.
 
-Non da te!-. Disse Elijah fra i denti. Itaca si avvicinò lentamente, e quando arrivò dinnanzi a Klaus lo schiaffeggiò un paio di volte. Lui le bloccò  la mano prima che un altro schiaffo potesse scalfirgli la faccia.
 
-Che diavolo stai facendo ragazzina??-. Sbottò arrabbiato l'ibrido.
 
-Si, sei tu!-. Constatò acida la semidea. Per tutta risposta lui alzò il sopracciglio, e lei gli diede un calcio proprio sotto il ginocchio.
 
-E questo é per avermi dato della 'ragazzina', idiota!-. Klaus si ritrovò piegato su se stesso con un dolore alla tibia più che insopportabile. Aveva quasi dimenticato con chi aveva a che fare. Roba da matti...
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Sul volto di Stefan Salvatore c'era solamente stupore in quel momento.
 
-Io...non lo so...-. Disse chiudendo gli occhi e cercando di ricordare. Da quando era tornato però non era più lo stesso. Ricordava perfettamente il periodo con Rebekah, ma é come si fosse allontanato da lei che rimaneva ancora un mistero. Quel pensiero bastò per fargli rizzare i peli dietro la schiena. Nella sua mente troneggiava la fuga. Sapeva per certo che era scappato da lei, ma non ricordava affatto come.
 
-Qui sta succedendo qualcosa che sta sfuggendo dal nostro controllo...-. Damon si avvicinò cautamente al fratello mantenendo comunque le distanze.
 
-Rebekah!-. L'altro si alzò di scatto come se gli si fosse improvvisamente accesa la lampadina.
 
-Cosa?-. Domandò confuso il fratello.
 
-Sono sicuro che c'entra lei!-. Disse Stefan deciso.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
-No! Andromeda é buona!!-. Presi improvvisamente posizione continuando però ad indietreggiare.
 
-Ed é una verità o una supposizione??-. Chiese Tatia restando ferma lì dov'era.
 
-Una verità!-. Dissi sibilando quelle parole. E mi accorsi di aver fatto un grosso sforzo per pronunciarle, perché una piccola, minuscola parte della mia anima ormai in pezzi mi diceva che forse era una supposizione e non una verità.
 
-Bene...-. Con una sorta di inchino mi salutò, poi chiuse gli occhi come in sofferenza e svanì nel nulla. Rimasi turbata da tutto ciò. Perché Daina aveva reagito così?
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Nel momento in cui aprii gli occhi la prima cosa che sentii fu una sorta di saetta che mi penetrava nella testa. Un dolore lancinante la seguì. Come fosse stata una punizione divina. Arrancai stanca cercando di aprire gli occhi, e fu allora che capii che qualcosa non andava.
 
-Lijah...?-. Chiesi subito con un filo di voce. Provavo a riprendere le forze, ma non mi riusciva troppo bene se al momento non riuscivo neanche ad aprire gli occhi.
 
-Sono qui!-. Una mano si posò sulla mia guancia, e mi tranquillizzai all'istante.
 
-La testa...-. Dissi solamente. Quando finalmente riuscii a mettere a fuoco vidi che eravamo in viaggio. Elijah mi sorrise dal posto del conducente, e io ricambiai con un sorriso stanco e allo stesso tempo troppo nervoso per essere il mio.
 
-Quanto stavolta?-. Domandai confusa cercando una risposta nei suoi occhi spenti.
 
-Hai dormito otto ore, come previsto.-. Prese un respiro profondo e notai che le mani gli tremavano leggermente, ma cercava di nasconderlo. -Abbiamo tentato di aspettare il tuo risveglio lì, ma poi Itaca aveva fame e ci siamo messi in viaggio...-. Abbozzò un sorriso visibilmente finto.
 
-Io...dove siamo?-. Guardai a fatica fuori dal finestrino e non vidi gli alberi che ci avevano accompagnato per tutto il tragitto all'andata. Elijah continuò a guardare la strada e solo dopo qualche secondo mi rispose.
 
-Stiamo prendendo una scorciatoia. Arriveremo a Mystic Falls in qualche ora, vedrai!-. Leggermente nervosa mi massaggiai il collo dolorante.
 
-Come va?-. Lo spronai ad una conversazione. In un primo momento sembrò non capire, però dopo si rese conto del significato della domanda e le sue mani tornarono a tremare un po'.
 
-Non voglio mai più vedere la sua faccia, eppure continuo a ritrovarmelo davanti in continuazione!-. Sbottò sarcastico. Povero Elijah. Sapevo che ciò che stava provando era tutt'altro che piacevole, eppure non riuscivo a trovare un modo per porre fine alle sue sofferenze.
 
-Non devi preoccuparti, ci sono qui io con te.-. Gli accarezzai la spalla e con occhi pieni di nostalgia lo guardai profondamente. Sentii che mi mancava il vecchio Elijah, quello deciso che mi aiutò  nei momenti difficili e che si sacrificò  per Bonnie e Tyler. Non che non lo ammassi così come era adesso, però c'era qualcosa di diverso in lui che non faceva che renderlo triste e cupo. Prima sembrava un po più...felice. Abbandonai totalmente la teoria della sua contentezza da umano quando mi resi conto che non era così. Volgendo lo sguardo verso di me piegò la testa di lato curioso, come aveva sempre fatto prima di tornare umano. Le sue iridi color cioccolato si illuminarono solo per me, e si avvicinò piano piano al mio viso. Proprio quando stava per baciarmi si fermò e rimasi a fissare i suoi occhi curiosa di quale sarebbe stata la sua mossa. Ferma, ad osservare con i miei occhi l'incantesimo che si impossessava di noi in questi momenti.
 
-Elena, la tua bellezza é per me, come quei navigli nicei d'un tempo che, mollemente, sull'odorato mare riportavano il pellegrino stanco d'errare alla sua sponda natia...-. Del tutto concentrato sul mio sguardo sfiorò le sue labbra contro le mie, e questo lo capii solo qualche momento dopo, quando approfondì il bacio. Gli portai una mano al viso ancora mezza stordita allontanandomi dolcemente. Risi.
 
-Stai guidando, e non ci siamo solo noi sulla strada ...-.
 
Itaca e Klaus, dalla macchina affianco alla nostra gridavano impauriti.
 
Poi tutto scomparve in una satura nuvola di fumo. Due voci raggiunsero i miei padiglioni auricolari, ma non riuscii ad avvisarlo. Una cosa che tutt'ora pesa sulla mia coscienza. Non so perché, forse non fu neanche colpa mia. Eppure seppi che se mi fossi svegliata più tardi, o se semplicemente avessi tenuto la bocca chiusa niente sarebbe accaduto. Suoni stridenti, struggenti e ruggenti mi trapanarono l'udito. Mille voci, mille urla. Sbattei contro il vetro e poi sbalzai in un secondo fuori dall'abitacolo della macchina. Avevo delle schegge di vetro conficcate nella carne, lo sapevo. Ma non era il dolore, e nemmeno il fatto che avessi qualche osso rotto a fermarmi. Facendo leva sul braccio che mi faceva male di meno mi alzai da terra con un enorme fatica. Intorno sembrava essersi scatenato l'inferno. Sentii un paio di braccia maschili che mi aiutavano e per un attimo pensai si trattasse di lui. Però quando due enormi occhi blu elettrico mi fissarono indecisi capii che era di Klaus che si trattava. Rimasi fissa sui suoi occhi cercando isterica una risposta. Respiravo così velocemente che mi sembrava che i polmoni potessero scoppiare da un momento all'altro. Mi faceva male inspirare, ma neanche questo mi fermò. La prima cosa che feci fu tornare all'auto.
 
-Elena!!!-. La voce di Itaca in lontananza mi chiamava disperata senza che io l'ascoltassi. Aprii lo sportello come una furia e un urlo mi uscì da solo dalla bocca. Improvvisamente diventò tutto in terza persona, e mi sembrò che non fosse stata la mia voce ad urlare come una pazza, ma una donna disperata.
"Troppo sangue, troppo sangue....". Singhiozzai cercando di capire quale fosse l'espressione sul viso di Elijah, ma c'era troppo sangue....troppo sangue...
Liquido rosso che usciva dalla sua bocca, dal suo naso, dallo squarcio sulla sua testa...
Mi ritrovai a sentire il dolore fisico in me moltiplicato di cento mila volte. Provai a dire qualcosa ma sentii la bile salire in gola e la bocca asciutta. Come se tutto ciò che mi avesse fatto andare avanti fino ad allora fosse svanito. Come se la mia ancora di salvezza fosse affondata lasciandomi sulla nave...
 
-Elijah....-. Toccai tremante la sua mano e percepii un leggero battito cardiaco che di momento in momento si affievoliva sempre di più.
La strinsi di più sapendo quello che inevitabilmente sarebbe successo di lì a poco. Ma non potevo, non volevo accettarlo.
 
-Ti prego amore resisti...lo fai per me...?-. Provai a dire altro per tenerlo il più possibile con me, eppure non mi uscirono altre parole.
 
Le braccia sottili di Itaca mi portarono via e protestai animatamente. I miei occhi iniziarono a vedere cose che non esistevano e sapevo con esattezza che non sarei più stata io. Conigli rossi con gli occhi bianchi passeggiavano indisturbati tra prati di erba blu sotto un cielo verde mela. Elijah sorrideva felice e mi teneva la mano.
Anch'io sorridevo, ed era tutto rosa, tutto fatto di colori pastello e si stava bene. Sembrava che tutto intorno a noi due fosse fatto del più puro nulla, e che noi fossimo le uniche cose vere. Sorrisi, lui con me. Ad un tratto vidi qualcosa di macabro nel suo sguardo, che mi fece rabbrividire.
 
-Elijah...-. Mormorai con un tono che fece divenire quell'affermazione una domanda.
 
-Elena non mi sento bene...-. E si toccò il petto spaventato. Io cercai di aiutarlo, ma lo sentii svanire sotto le mani, e fu orribile, perchè mi sentii totalmente impotente. Io, che ero una dea. Elijah iniziò a tossire, e giù sull'erba blu come il cielo vidi cadere del sangue. Orripilata cercai di afferrarlo.
 
-Elijah!!!!-. Mi allontanavo sempre di più da lui. Qualcosa mi portava via dall'uomo che amavo senza che potessi fare nulla. Con occhi spaventati e confusi mi fissò e non riuscii più a parlare. Che scherzo era? Un altro colpo di tosse lo scosse. E un altro, e poi un altro ancora fin quando non lo vidi sparire sotto il mio sguardo in una nuvola sfocata. Tentai ancora di urlare, ma era come se fossi muta, e in attimo mi ritrovai davanti ad una figura tutta bianca.
 
Intorno a me tutto era diventato nero, come quando avevo incontrato la presunta morte. La figura si avvicinò ed io feci un passo indietro. Sembrava non avesse faccia. Portava una veste bianca semi-trasparente e aveva un velo davanti al volto.
 
-Chi sei, cosa volete ancora da me?????!!!!-. Urlai alzando gli occhi e rivolgendomi agli spiriti e agli dei. Ammesso che esistessero e mi stessero sentendo quale scopo aveva ucciderlo???
 
-É okay tesoro, sono io...-. La voce della figura bastò per sconvolgermi. Mi inginocchiai a terra con gli occhi sgranati.
 
-Cosa hanno fatto ad Elijah? Perché? Per vedermi soffrire?-. La figura si tolse il velo rivelando il suo viso e mi sentii cadere in un baratro.
 
-Oh tesoro, no. Ma dovevano pur iniziare a ristabilire l'equilibrio da qualche parte,no?!-. Una cosa che avevo sempre notato di Miranda Sommers era che qualsiasi cosa le si dicesse, lei ne trovava il lato buono. Questo lato però non era così buono.
 
-Uccidendolo?-. Mormorai debolmente. Mi venne vicina e si chinò alla mia altezza.
 
-Hanno grandi cose in mente, bambina! Mio Dio vorrei potertelo dire...-. Si morse il labbro. -Ricordati quello che ti dissi la volta scorsa!-. Io annuii.
 
-Me lo ricordo!-. Sentenziai sicura. Mi sorrise.
 
-Bene. Inizia da quello, poi risolvi il puzzle. Tasselli mancano, ma sono pochi! Riuscireste a trarre le conclusioni anche adesso se tu e Jeremy vi impegnaste...-. Chiuse gli occhi un momento e io l'abbracciai d'istinto.
 
-Ti prego Elena sta attenta e resisti. Anche quando tutto ti sembrerà andare incontro resisti! Nei hai passate troppe bambina mia, ma é proprio per questo che devi finire questa storia...-. Chiusi gli occhi solo un istante...
 
-Elena, stai tranquilla!!!-. Smisi di dimenarmi e vidi dei dottori intorno alla macchina di Elijah. Ormai era ridotta ad un catorcio.
 
-É vivo?-. Chiesi speranzosa con le lacrime che mi incendiavano gli occhi. Itaca restò un attimo in silenzio, poi arrivò Klaus e mi abbracciò improvvisamente.
"Ma che...". Rimasi impalata all'inizio. Era davvero l'ultima cosa che mi aspettavo. Quando ricambiai l'abbraccio più che sospettosa sentii un singhiozzo contro il collo, e mi strinse di più.
 
-Mi dispiace...-. Mormorò l'ibrido nel mio orecchio.
 
-Cosa...-. Mi staccai da Klaus e notai il suo sguardo confuso.
 
-Lui davvero...-. Lo supplicai con lo sguardo di mentire, di dirmi che era vivo. Così avrei potuto vivere nella mia illusione.
Si limitò ad abbassare lo sguardo.

-I medici sono arrivati tardi, io...io...-. Annuii in preda al pianto. Mi tappai la bocca con la mano per soffocare i singhiozzi e lo accettai. Stavolta sarei davvero morta insieme a lui. Elena Gilbert non esisteva più.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: debbythebest