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Autore: Cicciopalla    21/04/2013    2 recensioni
Un uomo dal cielo che cerca la sua scatola blu.
Due fratelli che cacciano demoni mentre cercano di scoprire una cura per l’Angelo al loro fianco.
Un dottore che risolve crimini insieme al detective più geniale, finché i crimini non si svelano più di semplici atti umani di violenza.
Tutto inizia a cambiare.
Niente è come sembra.
Moriarty è reale, e ha i suoi piani.
[SUPERWHOLOCK]
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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And his name is…

« È stato cosììììììì carino! Oh Cassie, sei innamorato? Oh è cosììììì adorabile, penso che vomiterò! Cassie and Deanie sitting on the stairs, almost k-i-s-s-i-n-g. » Lucifero ridacchiava mentre saltava su e giù al fianco di Castiel, battendo le mani come un bambino iperattivo che stava per ricevere la caramella a lungo desiderata. « Oh Cassie, cade per un umano! È come una di quelle favole! »

 

Castiel gemette dentro di sé. Era stato un… momento strano sulle scale e non aveva idea di cosa pensare, ma aveva dato a Lucifero l'opportunità perfetta per trovare un nuovo modo per mettere Castiel a disagio negli spazi pubblici. L'angelo era certo di essere arrossito un paio di volte, ma Dean non aveva chiesto perché. Forse poteva immaginare cosa stesse accadendo dentro la testa di Castiel, forse non voleva metterlo ancora più a disagio. In entrambi i casi, Castiel era lieto che non avesse fatto domande.

 

« Sai, penso di dover diventare più protettivo, dopo tutto sei il mio fratellino. »

 

Castiel roteò gli occhi e lanciò un'occhiata torva a Lucifero. Non c'era niente di cui essere protettivi, specialmente dal momento che a Lucifero non interessava un bel niente di Castiel.

 

Non era suo fratello, non nella maniera in cui Balthazar o Uriel lo erano, e non condividevano un legame profondo come Dean e Sam. In effetti, Lucifero era più un coglione fastidioso che cercava di rendere la vita di Castiel sulla terra il peggiore possibile.

 

E se c'era qualcosa che Lucifero non aveva mai fatto era preoccuparsi di Castiel e del suo benessere. Dopo tutto lui era quello che costantemente cercava di far sentire Castiel il più infelice possibile.

 

Lucifero alzò le spalle mentre seguiva Dean e Cas su per le scale. « Voglio solo essere sicuro che sappia ciò che sta per succedere. » L'angelo caduto cinguettò l'angelo caduto, le sue mani intrecciate dietro la schiena mentre osservava Castiel con cattiveria negli occhi. Si divertiva a metterlo a disagio, specialmente con Dean in giro. Era come se volesse distruggere qualsiasi cosa stesse formandosi tra Castiel e Dean, solo per vederli soffrire entrambi.

 

A Lucifero non piaceva Dean, non quanto gli era piaciuto Sam, ma probabilmente perché Sam era stato destinato ad essere il suo tramite. Dean doveva essere quello che doveva fermarlo, tecnicamente, perché aveva scatenato tutte i ricordi che aiutavano Sam a combattere contro Lucifero. 

Non si poteva proprio vedere, e ovviamente Lucifero non disse niente al riguardo, ma l'arcangelo caduto era ancora molto arrabbiato per il fatto che la sua libertà gli fosse stata portata via a causa di due 'normali' ragazzi umani.

 

Dean e Sam, ovviamente, erano tutto fuorché normali, ma Lucifero si rifiutava di vedere ciò. Forse perché stava ancora tenendo il broncio per la sua perduta libertà.

 

« Voglio dire, suvvia! » Lucifero fece l'occhiolino a Castiel, che stava davvero cercando di ignorare suo fratello. Sfortunatamente non era facile, e neanche le pillole lo aiutavano come dovevano. Probabilmente perché il corpo di Castiel e la sua mente erano diventati immuni contro le sostanze attive. Avrebbe probabilmente dovuto chiedere a Dean una medicina più forte se avesse dovuto liberarsi di Lucifero più a lungo di qualche minuto.

 

Lucifero ghignò da orecchio a orecchio mentre si sporse verso l'orecchio di Castiel. « Sappiamo entrambi che tutto ciò che vuole fare è fottert - »

 

La presa di Castiel attorno alla balaustra si fece più stretta e il vecchio legno sotto le sue dita iniziò a frantumarsi.

 

« Whoa, amico, stai bene? » Dean, che ora stava qualche scalino sopra Castiel, girò la testa per guardare l'angelo. 

Castiel poteva vedere a malapena il contorno del suo corpo nella luce fioca della tromba delle scale ma poté quasi percepire la sua preoccupazione nascosta.

 

L'angelo si schiarì la gola e annuì. « Sì. » Fu la sua semplice risposta, ma la sua voce era tesa e la faccia cupa. Dean corrugò le sopracciglia ma si voltò nuovamente, sapendo che Castiel non gli avrebbe detto cosa stava succedendo dentro di sé.

 

Lucifero sghignazzò nuovamente, canticchiando divertito mentre Castiel seguiva Dean.

 

« Sai che è la veriiiiiitààà »

 

L'atmosfera nell'appartamento era migliorata da quando Dean e Castiel l'avevano lasciato. Sam e Ten stavano ridendo riguardo qualcosa sul display del telefono di Sam, e Castiel era certo di aver udito Dean dire qualcosa come: « Raduno di nerd. »

 

Il Master sembrava molto annoiato dalla conversazione; il biondo Signore del Tempo prese un morso del suo panino che reggeva in modo allentato in mano, i suoi piedi nervosamente .

 

« Oh, siete tornati! » sorrise Eleven. Saltò giù dalla sedia e afferrò due piatti poggiati sul piccolo tavolo. Il Signore del Tempo li spinse nelle mani di Dean e Castiel, i suoi occhi brillavano mentre sorrideva da orecchio a orecchio. « Spero vi piaccia la marmellata! È deliziosa! »

 

Dean grugnì ma occhieggiò il panino con interesse, mentre Castiel fissava il piatto come se non fosse certo sul da farsi col cibo - e di fatti lo era.

 

« Non ho richiesto cibo… » incominciò l'angelo, ma il Dottore continuò semplicemente a guardarlo come se il panino fosse la creazione della sua vita.

 

Dean roteò gli occhi e fece un cenno con la sua testa verso il soggiorno. « Sediamoci. »

 

Il cacciatore prese posto sulla poltrona mentre l'angelo si fermò per rimanere in piedi goffamente di fianco alla sedia come se non fosse sicuro di cosa fare con se stesso. « Glielo dirai? » chiese Lucifero, i suoi occhi curiosi. « Riguardo il tuo quasi bacio con il Winchester? »

 

Castiel, come quasi sempre, non rispose.

 

Lucifero si tamburellò il mento con l'indice mentre i suoi occhi si fermarono su Sam. « Mi chiedo cosa penserebbe lui al riguardo… » disse con un cenno verso il giovane Winchester.

 

Dopo parecchi minuti nella goffa posizione di fianco alla sedia senza toccare il panino, l'angelo decise di poggiare il piatto di nuovo sul piccolo tavolo. Ovviamente Castiel poté vedere la delusione sul volto di Eleven, ma non aveva fame e perciò non voleva mangiare.

Si sarebbe scusato più tardi.

 

Castiel doveva ammettere che era meravigliato dal modo in cui brillava l'anima di Eleven.

L'anima in sé era un insieme di orologi e anelli di luce che brillavano lievemente di una luce verdastra. Poteva ancora vedere le tracce delle vecchie anime, come quella di Ten, ma il verde e l'argento dell'anima di Eleven erano molto più intensi dell'oro e dell'arancione di Ten.

 

Sembra una parte dell'universo, realizzò Castiel. Tutte loro, insieme, sembravano piccoli ristretti universi rattoppati assieme in uno strato finché non diventavano un grande universo di orologi funzionanti e luce. L'anima attuale, però, era la più forte di tutte e brillava sopra le altre come se fosse stata il centro.

Tuttavia, c'era qualcosa di strano riguardo allo strato attuale dell'anima di Eleven, ma Castiel non riusciva a capire cosa.

 

Lo sguardo di Castiel vagabondò al Master: aveva anch'egli un'anima bellissima, anche se quasi tutti gli orologi erano danneggiati e funzionavano a malapena. Le luci delle sue anime, tuttavia, erano brillanti e luminose come quelle del Dottore. Lo stato attuale dell'anima del Master era di un blu glaciale, che ricordava a Castiel un accendino.

 

Sam alzò lo sguardo dal telefono e notò che suo fratello era tornato nella stanza. « Dean, Cas. » Il suo sguardo vagò da Dean a Castiel. « Tutto okay quindi? » C'era preoccupazione nella sua voce, ma d'altronde quando Sam Winchester non era preoccupato?

 

Lucifero ridacchiò, il suo corpo oscillava da parte a parte mentre sorrideva.

 

« Sì, Sam. » annuì Castiel. « Mi sento molto meglio adesso. »

 

Lucifero rise, la sua mano si massaggiava il mento mentre i suoi occhi guizzavano da Sam a Dean e indietro a Castiel. « Ti senti un po'… innamorato? » chiese l'arcangelo caduto, il suo gomito affondava il fianco di Castiel. « Giusto? »

 

Castiel ignorò il fratello, invece fissò lo sguardo su Dean, che sembrava godersi il panino.

 

Sì, Castiel amava Dean.

 

Lo amava con ogni fibra del suo essere.

 

Quello era stato il motivo di molte cose che aveva fatto, di cose per cui era stato disapprovato dagli altri angeli.

 

Castiel non era ancora abituato a poter amare come un umano, insieme alle altre cose umane ed emozioni che aveva sperimentato mentre era attorno ai Winchester, e perciò era spesso confuso dal suo stesso comportamento. Gli Angeli non erano stato programmati per sentire ciò che sentivano gli umani, o per essere vicini agli umani, erano stati progettati per ricevere ordini ed obbedire.

 

Era stato bravo in quello, ricevere ordini, obbedire, ma più tempo passava con gli umani, con Dean, più iniziava a mettere in dubbio cose, a prendere decisioni personali…

 

Tuttavia, non era mai stato capace di decidere se amava Dean o no, perché amare Dean era adesso uno dei suoi tratti, qualcosa che lo stava bruciando dentro come la sua impronta della mano sul braccio di Dean.

 

Con Dean e Castiel era sempre stato qualcos'altro.

 

Castiel non poteva dire quando aveva iniziato ad amare Dean, ma poteva ricordare la prima volta che aveva visto Dean, nella Fossa, la sua anima così lucente e bellissima.

 

Doveva aver iniziato ad amare Dean nell'esatto momento in cui aveva toccato la sua anima con la sua Grazia.

 

Castiel poteva ricordare la prima volta in cui lo aveva toccato, afferrandolo stretto e salvandolo dall'Inferno, e poteva ricordare tutte le cose che aveva visto, sentito, mentre toccava l'anima di Dean.

 

Conosceva Dean. Sapeva tutto. E amava tutto di Dean, perché per Castiel Dean era più che perfetto. Per Castiel, Dean era tutto.

 

Qualche volta era un po' spaventoso.

 

Qualche volta si ricordava di essere un soldato del Paradiso senza l'abilità di amare come gli umani.

 

E sì, forse era perché aveva toccato l'anima di Dean, forse era a causa del legame che si era formato tra di loro, e sì, forse non avrebbe provato interesse verso Dean se non gli avesse toccato l'anima all'Inferno.

 

Castiel, tuttavia, era molto felice di amare Dean, di poter essere capace di amare Dean come un umano amava un altro essere umano, perché non riusciva neanche a ricordare il tempo in cui amore era niente più che una parola per lui, quando non c'era stato nessun Dean per lui.

 

Le emozioni, Castiel aveva realizzato, erano bellissime. E così umane.

 

« Ti rendi conto che le emozioni ti rendono debole? » una volta gli aveva chiesto Uriel.

 

« Sai che lui non è capace di comprendere l'amore che provi per lui, vero? » una volta gli aveva chiesto Balthazar.

 

La sua risposta era stata sì, entrambe le volte.

 

Ma anche se le emozioni lo rendevano debole, e anche se Dean non poteva comprendere il modo in cui Castiel lo amava, Castiel non avrebbe mai voluto tornare in Paradiso. Non sarebbe stato mai capace di ritornare in Paradiso comunque, non dopo quello che aveva fatto.

 

« Sorveglieremo su di te, Castiel. » aveva promesso Inias. « Ti aiuteremo. »

 

Ma io non merito aiuto…

 

Lucifero sorrise mentre osservava Castiel, sapendo molto bene cosa stava succedendo dentro la sua testa. Tuttavia, fu John a tirare Castiel fuori dai suoi pensieri.

 

« Qualcuno sa dov'è Sherlock? » chiese l'uomo biondo. « Non è nella mia stanza e neanche nella sua… »

 

Dean alzò un sopracciglio. « Holmes? È andato a comprare del latte. » Gli occhi di John si spalancarono lentamente mentre un insieme di incredulità e confusione attraversarono la sua faccia. « Non te l'ha detto? » chiese Dean, adesso confuso anch'egli. Perché John avrebbe iniziato a farsi prendere dal panico se gli era stato detto che Sherlock stava comprando del latte? »

 

« Ho la sensazione che qualcosa sia davvero sbagliato qui. » iniziò Ten e Eleven annuì in accordo. « Sì! C'è abbastanza latte nel frigo! Perché comprarne altro… »

 

« Perché non lo sta facendo, dannazione! » Sam si massaggiò la faccia con la sua mano prima di alzarsi. Sapevano tutti che ciò significava una cosa sola: Sherlock era andato a occuparsi del caso da solo.

 

« Quell'idiota! » borbottò John, frustrazione e rabbia nella sua voce mentre iniziò a camminare su e giù di fronte gli altri. « Dev'essere stato Moriarty… Forse ha scoperto qualcosa, o… ha ricevuto un messaggio… qualcosa… E ora sta cercando di batterlo da solo! »

 

« Che facciamo adesso? » volle sapere il Master, i suoi occhi scuri fissi su John, seguivano ogni passo che il piccolo uomo faceva. « Tu sai che non possiamo trovarlo, giusto? Potrebbe trovarsi ovunque adesso! »

 

Sam scosse la testa. « Non possiamo trovarlo. » Il giovane Winchester si voltò per guardare Castiel. « Ma tu puoi, vero? Un volo veloce su Londra e saprai dove si trova. Non può essere lontano. »

 

Gli occhi di John si spalancarono in sorpresa, e tutti gli occhi si diressero verso Castiel, aspettando che lui accettasse.

 

L'angelo sospirò frustrato. Non sarebbe stato facile come speravano. « Non posso cercarlo. »

 

Calò il silenziò nella stanza mentre tutti continuavano a fissarlo. Tutte le loro speranze di trovare Sherlock erano puntate verso di lui. « Perché? » volle sapere Dean, la voce seria. Forse presumeva che Lucifero, di nuovo, stesse bloccando Castiel dall'aiutarli.

 

Castiel fece un grande respiro e chiuse gli occhi. « Potrebbe rilevare la mia presenza. » L'angelo aprì gli occhi nuovamente, solo per guardare le facce confuse degli altri.

 

« Chi? » chiesero all'unisono i Winchester.

 

Castiel sapeva che non sarebbe stato capace di uscire da quella situazione senza dire loro chi era davvero Moriarty. Occhi blu lo trafissero da una parte: Lucifero lo stava osservando, le braccia incrociate al petto mentre gli occhi erano stretti. L'angelo caduto scosse la testa, lentamente, e Castiel sapeva che era un avvertimento.

 

Dean, tuttavia, dovette aver realizzato perché lo sguardo di Castiel avesse deviato dalla sua parte. Il maggiore dei Winchester tese la mano verso il braccio di Castiel; la presa di Dean era forte ma non cercava di fargli male, era più per raddrizzarlo.

 

« Dai, dicci ciò che sai, Cas. » disse Dean, i suoi occhi verdi grandi e seri, e Castiel voleva davvero, voleva davvero aiutarli, ma doveva ammettere che temeva l'ira di suo fratello maggiore.

 

Castiel fissò Dean, poi voltò la testa per guardare nuovamente Lucifero. Suo fratello abbassò la testa, i suoi occhi ancora fissi su Castiel. « Non ci proverei. » disse con un tono grave nella sua voce.

 

« Castiel. » La voce di Sam era leggera, e rassicurante, e Castiel voltò il capo per guardare il giovane Winchester. L'angelo sapeva come doveva apparire, gli occhi spalancati e il corpo teso, e si sentì come un animale spaventato… « Sai che è solamente un'allucinazione, vero? »

 

Certo che lo sapeva.

 

Lucifero grugnì e lanciò a Sam un'occhiata sprezzante. « Disse l'alce che non poteva sopportarmi. »

 

Castiel deglutì ma annuì.

 

« Allucinazioni? Cosa? » chiese il Master, infastidito perché non stava capendo cosa stava succedendo. Ten scosse la testa, il suo dito indice premuto contro le sue labbra, e il Master sbuffò ma rimase silenzioso.

 

Castiel iniziò a sentirsi davvero a disagio sotto lo sguardo di tutti, si mise a giocare con la cintura del suo impermeabile per calmarsi, qualcosa che era diventata una sua abitudine quando diventava troppo nervoso. « Non è facile… » borbottò l'angelo.

 

Sam sospirò e annuì lentamente. « Lo so. » E sì, ovviamente lo sapeva.

 

« Per favore. » Lo sguardo fermo di Dean sembrava guardare dritto dentro Castiel. Castiel premette le labbra insieme e il suo corpo si agitò. Chi era lui per negare a Dean una preghiera?

 

« Non ti permettere, Castiel. » sibilò Lucifero, basso e pericoloso.

 

« Il suo vero nome non è Moriarty. » iniziò Castiel, e Lucifero fece un passo avanti, verso Castiel. « È un angelo caduto. » Lucifero fece un altro passo, ma Castiel rimase fermo dov'era, le sue mani strette in pugni mentre i suoi occhi erano su Dean. Sapeva che ormai tutti lo stavano guardando, i loro occhi spalancanti e le loro bocche aperte, ma gli occhi di Castiel erano fermamente fissi sul volto del cacciatore. Poteva vedere le lentiggini, e le conosceva tutte.

 

« Il suo nome è Murmur. » Lucifero sibilò in rabbia e gli occhi di Castiel schizzarono verso Lucifero, un piccolo sorriso di trionfo sulle sue labbra prima che i suoi occhi ritornassero su Dean, che reggeva lo sguardo senza dire una parola.

 

« Murmur? » chiese Sam. « Murmur, l'angelo che adesso è un duca all'Inferno? »

 

Le sopracciglia di Dean si alzarono in sorpresa, e voltò il capo per guardare suo fratello. « Che cazzo, Sam? Lo conosci? »

 

Sam roteò gli occhi e agitò la mano verso il fratello. « Non di persona. Ma ho letto di lui. » Un piccolo sorriso lampeggiò sulle labbra di Sam. « Ricerche. Qualcuno di noi deve sapere, giusto? »

 

Dean arricciò il naso, chiaramente infastidito dal fatto che Sam sapesse qualcosa che lui non sapeva.

 

« Quindi, chi esattamente è questo… Murmur? » chiese Ten, sporgendosi in avanti per poggiare i gomiti sulle sue ginocchia.

 

John era stranamente silenzioso e pallido. Nessuno stupore, il nemico mortale del suo migliore amico era all'improvviso un angelo caduto… Castiel presunse che fosse abbastanza in shock.

 

« È un duca dell'Inferno, un angelo caduto che adesso detiene trenta legioni di demone e spiriti maligni. » Fu Sam a rispondere, non Castiel, che era al momento occupato a guardare Dean: il cacciatore stava osservando suo fratello, ma Castiel sapeva che Dean poteva sentire il suo sguardo.

Lucifero brontolò qualcosa, cercando di catturare l'attenzione di Castiel.

« I suoi tramiti preferiti sono conosciuti come guerrieri. Indossa solamente una doppia corona ed è capace di forzare le anime morte ad apparire di fronte a lui per rispondere alle sue domande. »

 

Calò il silenzio mentre tutti cercarono di metabolizzare la notizia.

 

« Un duca… dell'Inferno… » incominciò Dean, lentamente. Il suo volto era austero e pensieroso e Castiel sapeva che Dean non aveva la benché minima idea di come combattere un duca dell'Inferno, neanche un po'.

 

Avere a che fare con un duca dell'Inferno sarebbe sicuramente stato pericoloso, specialmente se si trattava di uno col comportamento di Murmur. Era furbo e sapeva come muoversi. Sapeva come far parlare e far obbedire qualcuno, e non sarebbe stato facile raggirarlo.

 

Ma d'altronde, avevano una volta raggirato Crowley, un demone conosciuto come re dell'Inferno, quindi forse sarebbero stati capaci di sconfiggere un angelo caduto che adesso era un duca dell'Inferno.

 

« Te lo ricordi? » chiese Sam, le sue sopracciglia corrugate in preoccupazione. Dean scosse la testa. No. Non lo ricordava, perché a quel tempo Murmur era già stato Moriarty.

 

« Lo conosci? » Dean voltò il capo verso Castiel. L'angelo annuì leggermente. « Lo conoscevo. Quando era ancora un angelo. Ma ero troppo giovane e cadde subito dopo Lucifero. I miei ricordi di lui sono sfocati e non attendibili. »

 

Era vero, poteva a malapena ricordare Murmur. Castiel non l'aveva visto molto spesso e dopo la caduta di Lucifero era semplicemente svanito dal Paradiso. Nessuno aveva mai più parlato di lui.

 

Lucifero grugnì, i suoi occhi stretti luccicanti di rabbia. « È caduto per me, ragazzo. » disse, e c'era orgoglio nella sua voce.

 

Sì, c'erano stati alcuni angeli che erano caduti per Lucifero, ma Murmur era sempre stato quello che lo ammirava di più.

 

« Beh, ottimo! » Dean si alzò e poggiò il piatto adesso vuoto sul bracciolo della poltrona. « Cosa stiamo aspettando? Evochiamolo! »

 

Castiel sospirò pesantemente e scosse la testa ancora una volta. Se solo le cose fossero potute essere così facili. « No, Dean. Non puoi evocarlo. »

 

Dean si fermò. « Perché? » chiese schiettamente, chiaramente non capiva perché non potessero evocare un angelo caduto.

 

Lucifero grugnì e seppellì il volto tra le sue mani. « Oh Cassie, il tuo cacciatore è un idiota. »

 

L'angelo caduto era ancora arrabbiato, Castiel poteva sentire la sua ira come un brivido sotto la pelle, ma Lucifero si tratteneva e Castiel era certo che avrebbe colpito quando non se lo fosse aspettato. Ciò era un po' allarmante, specialmente ora che Castiel conosceva l'umore di Lucifero così bene, ma Castiel scelse di ignorare quella sensazione e focalizzarsi sul problema invece.

 

« Perché è un angelo caduto, Dean. » rispose pazientemente Sam. « Ci servirebbe un libro di magia nera per evocare qualcuno come lui. »

 

E non c'era tempo per cercare un libro di magia nera.

 

« Comunque, è fin troppo potente per essere evocato come un angelo normale. »

 

Dean grugnì e ricadde sulla poltrona. « Perfetto. » borbottò.

 

« Tuttavia… » riprese Sam, lentamente, e Castiel poteva sentire la sua esitazione. « Sappiamo chiamare un demone. Supponiamo che Meg lavori per Mor- Murmur - »

 

Dean interruppe suo fratello con una risata bassa. « Oh no Sammy, non ci provare! Non abbiamo bisogno dell'aiuto di una fottuta demone stronza! »

 

Castiel dovette concordare, anche se non gli piacque il modo in cui Dean aveva descritto Meg. « Ci vorrebbe fin troppo per farci dire dove si trova Sherlock. » L'angelo concordò. « E noi non sappiamo se lei sta lavorando per Murmur. »

 

« Wow, è magnifico. » disse il Master, le sue gambe accavallate di fronte a lui mentre osservava i Winchester e Castiel. « Voi tre state discutendo sulla moralità e demoni mentre Sherlock sta fronteggiando un angelo caduto da solo, senza sapere come sconfiggerlo. È davvero magnifico. Penso che dovremmo farci un film da ciò e chiamarlo - » si fermò e alzò le mani per imitare una locandina dei film con le sue mani. « "Come Sherlock Holmes morì perché i suoi amici erano troppo impegnati a mangiarsi panini con la marmellata". »

 

« Hai un'idea migliore? » scattò Dean. Castiel sapeva che non gli piaceva molto il Master e le parole del Signore del Tempo infastidirono  il cacciatore solamente di più di quanto già non lo fosse. Il Master sogghignò.

 

« In realtà, avrei un'altra idea. » disse Sam all'improvviso prima che il Master fosse capace di rispondere con un commento acuto al comportamento di Dean, il suo volto si accese. Il giovane cacciatore si voltò per fronteggiare Dean. « Ti ricordi quando sono venuto ad aiutare te e Cas con Alastair? »

 

Dean grugnì. « Ovviamente mi ricordo. » bofonchiò il maggiore dei Winchester.

 

« L'intero magazzino era pieno di simboli che non lo resero impossibile da localizzare agli angeli, e non avevamo idea di dove tu fossi, ma Ruby era capace di localizzarti, ricordi? »

 

Dan grugnì mentre ricordava la scena.

 

Castiel inclinò la testa da un lato. Anche lui si ricordava. Si era sempre chiesto come Sam fosse stato capace di trovarli.

 

« Ruby mi ha mostrato un modo per aggirare la strada dietro gli angeli, e scommetto che questo può aiutarci a trovare Sherlock senza attirare l'attenzione di Murmur! »

 

Il nome di Sherlock e il tono ottimista di Sam riportarono John indietro, i suoi occhi blu scuro brillavano di determinazione.

 

« Cosa ti serve? »

 

Dean strinse la mascella, chiaramente non felice dell'idea di Sam, ma nessuno lo avrebbe ascoltato comunque, e quindi guardò mentre tutti si alzavano per preparare il rituale mentre Castiel stava silenzioso di fianco la poltrona.

 

« Può trovarlo. » disse Castiel con la sua voce bassa. « Dovresti avere fede nelle abilità di Sam. »

 

Dean grugnì e appoggiò la schiena alla poltrona, la sua testa riposava contro il dorso della poltrona. « Io ho fede nelle abilità di Sam. » disse il cacciatore, i suoi occhi sul soffitto scuro. « Semplicemente non mi fido di lui in caso di merda di demone. »

 

E come poter biasimarlo?

 

Castiel decise di rimanere in silenzio, e Dean non aggiunse nient'altro. 

 

Era una lunga notte da organizzare. Si misero in cerchio attorno al tavolo, i loro sguardi diretti verso la mappa che il Master guardava con interesse mentre Sam la infuocava. Gli occhi di Dean si oscurarono alla flebile luce delle fiamme.

 

« Calmati, Dean. » sussurrò Castiel nell'orecchio di Dean. « È sicuro. Sam sa cosa sta facendo. » Dean non disse niente, e Castiel sapeva quanto disprezzasse l'uso del rituale di Sam.

 

Le fiamme si spensero e solamente una parte della mappa rimase intatta. Sam raccolse con cautela il pezzo rimanente, le sopracciglia corrugate. 

« Lo conosci questo posto? » Si voltò verso John.

 

Il dottore militare diede una rapida occhiata alla carta, i suoi occhi stretti. « Sì… » disse mentre si grattava pensosamente le tempie.

« È stato incendiato uno o due anni fa. L'incendio distrusse metà del magazzino. La causa è ora abbandonata perché nessuno si preoccupa di ricostruirla a causa dell'alto costo della ristrutturazione. »

 

Sam si voltò verso Cas. « Ci puoi portare lì? »

 

Ovviamente poteva.

   
 
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