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Autore: Yanothing    21/04/2013    1 recensioni
La mia prima ff basata a grandi linee su una storia vera.
Un amicizia che comincia all'età di sedici anni, periodi molto difficili, problemi con alcool e farmaci, il mondo della musica punk-rock, un amore sano e puro, continue sfide che si infrangono contro le vite dei personaggi, sopratutto contro la vita dell'eterno giovane Billie.
"Portami indietro a un’ora fa, il tempo sta fermo mentre gli anni passano".
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quando mi svegliai sentii la testa pesante, non avevo idea di quanto tempo fosse passato, ma l'ambientazione era completamente diversa dall'ultima volta che avevo tenuto gli occhi aperti, cercai di mettere a fuoco ciò che mi circondava, uscì un flebile lamento dalla mia bocca, sentivo la saliva seccarsi sui denti, mentre la gola era già un deserto, eppure mi sentivo come in un profondo stato di rilassatezza. Pochi istanti dopo mi resi conto di dov'ero, era una macchina, questo ero riuscito a capirlo sopratutto dai rumori che sentivo, ma non sapevo di chi, ricordavo solo che stavo discutendo con Mike quando..
Girai lentamente il viso verso sinistra e fui sollevato dal vederlo al mio fianco, concentrato sulla strada come se dovesse vincere il mondiale di formula uno, aveva la fronte corrugata e la bocca era piegata in un espressione di preoccupazione, la stessa preoccupazione che riuscii a leggergli negli occhi appena si girò a guardarmi per pochi istanti. Frenò di colpo, accostando al marciapiede e tirando un sospiro di sollievo.
"Cristo..cristo..cristiddio!" poggiò la fronte sul volante, lo guardai alzando un sopracciglio, non capivo cosa avesse, gli poggiai una mano sulle spalle.
"M-Mike?"
La sua schiena tremava sotto la mia mano, come in preda a continue e leggere scosse di terremoto, piccole convulsioni, poi appresi che erano fori singhiozzi causati dal pianto. Stava inzuppando la gomma del volante con le lacrime che stava versando per non so quale motivo, sentii un vuoto allo stomaco e lo abbracciai, nascondendo il viso tra i suoi capelli, lo strinsi forte prendendondolo tra le mie braccia e cominciai a cullarlo.
"Non piangere..che..che succede? P-perché piangi?"
Mi spinse via, facendomi cadere sul sedile del passeggero senza alcuna delicatezza, indietreggiai poggiando la schiena al finestrino e rimasi a guardarlo in silenzio, mi bruciavano gli occhi e nemmeno io sappevo perché, avevo un groppo in gola e non c'era l'alcool a scioglierlo, mi morsi il labbro e continuai a ripetere "Mike" per implorarlo di guardarmi e di dirmi cosa stava succedendo, di farmi capire perché stava piangendo, ma lui non si decise a guardarmi per buoni minuti, finché non alzò il viso umido per le lacrime, i suoi occhi rossi e gonfi fissarono i miei, erano imploranti tanto quanto i miei.
"Perché piango Billie!? Perché mi avevi detto di aver chiuso! Mi avevi detto che i farmaci non facevano più parte della tua vita! Okay che ogni tanto ti scappa la bronza, okay, lo capisco, che sia o meno per divertimento, capita anche a me cristo, ma i farmaci no! Ti mandano il cervello in pappa cazzo! Piango perché ti ho visto svenire tra le mie braccia ed eri bianco cadaverico e hai perso conoscenza per almeno venti minuti! Cristo Billie Joe! Cristo!"
Mi urlò in faccia, e sentii i condotti lacrimari inondarsi, non sopportavo di aver causato tutto questo, non sopportavo di essere la causa del suo dolore, io potevo e dovevo essere solo la causa del mio dolore, ecco perché non mi meritavo nessuno attorno, perché combinavo stronzate, perché sono un debole del cazzo, perché non so resistere a un flacone di qualsiasi tranquillante o ansiolitico o sonnifero.
Eppure non ricordavo di aver preso nulla, avevo un vuoto, niente di niente.
Avevo cancellato completamente la notte precedente fino a quella mattina quando corsi a vomitare nel bagno dello studio, quando presi due pasticche, due pasticche di ritalin, prese da un flacone di ritalin nella tasca del mio giubbotto, però non ricordavo ne perché ne per come fossero finite nel mio giubbotto.
Continuavo a guardare gli occhi di Mike, erano spenti, erano impauriti, avevo il cuore a pezzi, ricordai una cosa, ricordai che dovevo correre a casa da Adrienne a fare non so cosa di preciso, però avevo bisogno di vederla.
Abbassai lo sguardo e notai una macchia scura sui miei jeans, mi resi conto che si trattava delle mie lacrime, mi passai una mano sugli occhi e tirai su col naso, poi guardai Mike che teneva lo sguardo fisso davanti a se, gonfiava e sgonfiava il petto lentamente per cercare di calmarsi, gli poggiai una mano sul braccio sentendo le vene gonfie e pulsanti sotto le mia pelle, mi avvicinai a lui e lui si girò lentamente a guardarmi.
"Ti porto in ospedale."
"No..M-Mike devo andare da Adrienne..ti p-prego..perdonami.." mi buttai su di lui, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo e feci dei profondi respiri per cercare di trattenere i singhiozzi, gli buttai le braccia al collo e lo strinsi a me.
Lui ricambiò l'abbraccio solo dopo qualche istante, cominciò a carezzarmi i capelli corvini e a stringermi, mi sentivo protetto tra le sue braccia, mi sentivo invincibile, sapevo che avrei potuto sconfiggere tutto col suo aiuto.

Lo strinsi, non sapevo nemmeno io cosa mi stava prendendo, forse avevo leggermente esagerato, ma la paura ormai era diventata padrona, giorno dopo giorno.
Sciolsi lentamente l'abbraccio e lo guardai accennando un sorriso, aveva sempre quest'aria da bambino che mi aveva incantato fin dal nostro primo incontro, quei suoi occhioni verdi che facevano sciogliere qualsiasi intreccio nel cuore di chiunque, quelle fossette appena visibili, sorrise anche lui.
"Però andiamo in ospedale.."
"No, Mike per favore..sto bene..credimi..andiamo a casa, mi faccio una doccia, riposo e starò bene okay?..per favore.."
"Io.." sospirai "okay..andiamo..".
Rimisi in moto e mi avviai verso casa sua, speravo almeno che Adrienne potesse darmi qualche delucidazione su come mai avesse quel ritalin in tasca, visto che lui mi aveva ribatido che non ricordava nulla della sera precedente.
Arrivammo dopo un venti minuti, andammo alla porta, non aveva le chiavi con se così suonammo sperando che Adie quella mattina non fosse andata al negozio e infatti per nostra fortuna dopo qualche secondo venne ad aprire. Billie la guardò di sottecchi, come un cucciolo bastonato, un lieve sorriso sulle labbra.
"Scusa.." sussurrò, ma non ne sembrava convinto, come se nemmeno lui sapesse per cosa.
"Che ha combinato?" mi guardò lei, dopo aver buttato un occhiata sul marito.
"E' svenuto allo studio.."
Ci fece entrare, Billie la abbracciò e gli chiese scusa almeno altre dieci volte nonostante lei gli avesse detto che era tutto ok, che non era stato nulla, che era tutto passato, io rimasi all'angolino, come il terzo incomodo ad un appuntamento di coppia, poi lui le diede un bacio sulle labbra e la guardò negli occhi.
"Vado a fare una doccia.."
"Okay amore.." gli carezzò una guancia accennando un sorriso e poi lo guardammo trascinare i piedi fin al piano di sopra.
"Allora?"
"Allora cosa?"
"Perché aveva questo?" le mostrai il flacone di ritalin e notai lo stupore nei suoi occhi "non dirmi che non ne hai idea ti prego."
"Io..no..non l'aveva fino a l'altro ieri, ne sono sicura.."
"Come fai ad esserne sicura?"
"Lo so Mike. Lo so e basta."
"Cos'è successo ieri? Non ricorda nulla di ieri sera, ricorda solo che doveva chiederti scusa, ha un vuoto.."
Sospirò e si sedette sul divano abbassando lo sguardo sulle punte delle proprie scarpe, io rimasi a guardarla in piedi di fronte a lei.
"Abbiamo discusso..un fottutissimo litigio e lo sai come fa quando litighiamo no? Ha preso ed è uscito..si è ritirato questa notte, saranno state le 2.30, io ancora non dormivo, ma ero già a letto, pensavo sarebbe salito in camera e mi avrebbe abbracciata chiedendomi di fare pace come ogni volta, ma invece è rimasto qui giù..o forse in cantina..io..non lo so..e poi quando questa mattina mi sono alzata lui era già uscito..io non so cosa sia successo, non lo vedevo da ieri, saranno state le 7.00 di sera.." deglutì a fatica quando sentii dei passi sulle scale.

  
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