Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: LaReginaAkasha    21/04/2013    0 recensioni
Una giornata difficile in una vita che scorre tranquilla e grigia. Un incontro tanto desiderato, tanto sognato... tanto temuto!
Può il semplice suono di una voce farti fermare il cuore e anestetizzare il pensiero, come stava capitando a lei in quel momento? Se era così lo voleva come farmaco salva vita…
Avrebbe dato tutto perchè quel formicolio di vita e passione potesse rimanerle vivo e bruciante dentro per sempre…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Era un pomeriggio di sole in città. Lei si era recata lì per una lezione, che però era stata annullata, come al solito all’ultimo momento e troppo tardi. 

Quindi fece una passeggiata in centro, prima di andare a prendere il suo treno.

 Era sola quel pomeriggio, le sue compagne non avevano potuto assentarsi dal lavoro, così lei era andata per prendere gli appunti per tutte. 

Con una organizzazione così caotica dei corsi e il lavoro in contemporanea, avevano formato un team affiatato per recuperare in maniera capillare tutti gli appunti: c’era sempre qualcuna che non poteva prendere le ore di recupero per seguire le lezioni e tutte ci tenevano a fare del loro meglio... 

Era sempre stato così per tutte... 

Anche se l’università non l’avevano frequentata insieme, tutte avevano fatto i salti mortali per uscire con il massimo dei voti nel minor tempo possibile e ci erano riuscite. Ora, dopo altre esperienze, erano tutte lì a frequentare la specializzazione post-laurea. Non si sapeva se le avrebbe aiutate nella loro carriera quel corso noioso e mal organizzato, ma attualmente per come era messa la situazione era un’ipoteca sul futuro che dovevano guadagnarsi. 

Inoltre, avevano già superato la metà della durata, nessuna avrebbe mollato adesso! Dopo tutti quegli sforzi, quegli anni e anche i fior fior di soldi spesi in tasse in continuo aumento, per non parlare dei turni di tirocinio fatti nei fine settimana per evitare di perdere le ore di lavoro. 

 

Quel giorno di primavera che si era fatto tanto attendere, perchè il primo di sole e caldo, nonostante fosse già Aprile inoltrato, era stato decisamente negativo. 

Si era alzata già in preda a quel senso claustrofobico, di mancanza d’aria, tipico dei giorni pre-ciclo. In realtà era tipico anche di altri periodi, ma quelli erano decisamente una certezza nel loro scandirsi temporale. In più, il suo già normale stato di ansia ed estrema sensibilità emotiva si era negli ultimi mesi acuito. 

La sua vita non era brutta, anzi in molti probabilmente gliela invidiavano, ma per lei era un inferno. Le sembrava sempre di rincorrere quello che desiderava senza ottenerlo mai e di collezionare traguardi di cui infondo non le importava. 

E non la facevano sentire n’è appagata, n’è migliore.

 

C’era sempre quel senso di inadeguatezza che l’accompagnava. Non si sentiva all’altezza di niente e di nessuno. Forse il suo comportamento schivo e decisamente timido, la faceva apparire a volte fredda ed altera, quasi imperiosa. Ma lei si sentiva solo in difetto rispetto alla gioiosa e semplice leggerezza di vivere degli altri. 

Non la comprendeva, ma la invidiava. 

Tutto poteva essere così facile, se si avesse avuto in dono un animo semplice.

Ma lei non lo aveva, era complicata e insicura, con troppi complessi e aspettative. “Per avere una testa così piccola il tuo cervello pensa troppo!” le aveva detto, pochi giorni addietro, una delle sue poche amiche intime. 

Vero, ma come spesso lei pensava, non poteva concedersi il lusso di una lobotomia. Così quel raggiante giorno di Aprile, lei era lì in una delle più belle città di Italia con l’animo frantumato e logoro, mentre guardava senza vedere le vetrine di moda. Avrebbe voluto comprarsi qualcosa di nuovo, ne aveva bisogno, non per il suo animo ferito, ma per una esigenza pratica: niente di quello che aveva nell’armadio le andava più bene. Le andava tutto largo, cadendogli dalle spalle come se fosse una gruccia, rendendola ancora più piccola e gracile di quello che già apparisse. 

Ma non era dell’umore giusto... neanche quello sapeva fare come le altre donne. 

Lo shopping. 

Di rado trovava qualcosa che le piaceva, che le stava bene, che avesse un prezzo adeguato, ma soprattutto raramente trovava qualcosa che le piacesse quando era dell’umore giusto per comprarlo. Si guardò nella vetrina, non era brutta l’immagine che vide riflessa davanti sè. Una bambolina ad altezza naturale. Poco meno di un metro e mezzo, magra ma con delle forme ancora graziose e sode. I capelli mossi, stranamente corti, tinti di un rosso scuro che si abbinavano alla pelle bianca come la porcellana e agli occhi di uno strana sfumatura a metà tra il verde scuro e il marrone chiaro, incorniciati da lunghe ciglia nere. Vestiva per una volta alla moda: leggins di jeans aderenti, bikers di cuoio con strass e maglia di cotone extra-large grigia con disegnato sopra una enorme farfalla... 

Lei amava le farfalle, erano così graziose e leggiadre, eleganti ed effimere... come i sogni.

Si liberavano in età adulta in una forma così raffinata e vivace, abbandonando l’orripilante forma addolescenziale, mummificata in una crisalide con i suoi pregressi complessi da essere strisciante e molliccio. Come fanno i sogni che diventano realtà, come avrebbe voluto fare lei. Le amava così tanto da essersene tatuata una sul collo. 

 

Ma era stato inutile, nonostante tutti gli sforzi, i suoi complessi erano ancora lì. 

Non era l’aspetto fisico ad abbatterla. 

Era l’aspetto interiore. Si sentiva sempre sconfitta su quello. Insignificante, pesante, triste. Senza rendersene conto iniziò di nuovo a piangere. 

Maledizione! Non di giorno, non in pubblico, non adesso in mezzo a tante persone. Come avrebbe fatto a nascondersi? Non poteva... ci provò lo stesso, facendo scivolare gli occhiali da sole al loro posto sul naso, invece di usarli come cerchietto. 

Ci provò, ma non abbastanza in tempo per non essere notata. 

Già, nel momento in cui fece scivolare gli occhiali, notò lui, ad un passo da lei, che la guardava sbigottito, con quei suoi stramaledetti occhioni neri, di cui non riuscivi mai a capire quale fosse la vera emozione nascosta dietro. 

Così scuri e fluidi, così caldi e così sfuggenti... 

Stramaledettissimi occhi che non la guardavano mai... 

Possibile che proprio adesso dovessero essere lì a guardarla nella sua miseria? “Maledizione, maledizione e maledizione un’altra volta. Ma lui su settimana non lavora?!?!?!? Che cavolo ci fa qui?” 

Ok, lei era nella sua città, ma non pensava che lo avrebbe mai incrociato...

 

Rimase di ghiaccio, con le lacrime inzuppate di trucco che sgorgavano dagli occhiali. Imbarazzata per la situazione, come anche per il ricordo dell’ultima volta che si erano visti e sentiti. E nessuno di quei ricordi era piacevole... quanto meno per lei.  

 

«Ma stai piangendo?!? »

No, scemo sto irrigando le aiuole della città!” pensò lei, ma ovviamente le parole rimasero lì, nella sua testa a rimbombarle da una parte all’altra della scatola cranica tipo eco. 

Disse solo un laconico «mmmmh» mentre fissava il suo sguardo sulle scarpe, diventate di sommo interesse... 

Tutto pur di non vedere l’espressione di lui in quel momento... tra lo schifato e l’imbarazzato. 

 

«Sei proprio una fontana eh! Ogni volta che ti vedo piangi!»

 

Oh noooooo... ma come? Se n’è accorto? 

Se lo ricorda? Noooooo.... maledizione!

 

Altri ricordi le si affacciarono alla mente... ricordi di lei, che delusa dai strani sentimenti che provava durante quelle serate, non sopportandosi, crollava a piangere tentando di rifugiarsi in qualche angolo sperduto del locale, sperando che nessuno la notasse. E invece qualcuno che la notava e veniva anche a confortarla c’era sempre. 

Ma mai lui, altri ragazzi, gentili e preoccupati. 

E lei si faceva coccolare... 

Un lusso che non si era mai concessa prima, e di cui si vergognava... 

Che figura vile che faceva! Ma era stato così bello essere consolati per una volta da forti braccia... Anche se avrebbe preferito quelle di lui... Ma le sue non erano mai arrivate. E perchè avrebbero dovuto? Lei ne era certa: lui non la guardava neanche per sbaglio! O forse no... Era talmente convinta che non l’avrebbe mai guardata da darlo per scontato? “Maledizioneeeeeeee!!!!!

 

«Mmmmmh vorrà dire che stavolta farò io il cavalier servente della situazione... »

 

Solo il suono di quel “mmmmhhh”, cupo, vibrante e caldo le fece tremare le ginocchia figuriamoci il resto, se fosse stata abbastanza in sè da capirne il significato... 

Può il semplice suono di una voce farti fermare il cuore e anestetizzare il pensiero, come stava capitando a lei in quel momento? Se era così lo voleva come farmaco salva vita... 

Avrebbe dato tutto perchè quel formicolio di vita e passione potesse rimanerle vivo e bruciante dentro per sempre...

 

 

Nel frattempo, lui le si era avvicinato togliendole gli occhiali, asciugandole gli occhi impiastricciati di lacrime e trucco.  

Lei rimaneva lì, immobile a fissarlo attonita e debole. 

Le uscì solo un lieve «Eh?!?» prima che lui se la stringesse addosso come fosse un gattino... 

Lei era tramortita, non capiva più nulla, sentiva solo il suo corpo, stanco e scosso dai brividi, contro quello caldo e fermo di lui. 

Accadeva solo con lui, il corpo di lei reagiva, impedendole di pensare. Si lasciò andare accoccolata al suo petto, godendosi il caldo rassicurante, piangendo come una bambina... senza vergogna, scossa dai singhiozzi. 

E fremente per altre sensazioni a cui non era abituata. 

Lui non chiese nulla, la tenne semplicemente salda, mentre la rassicurava accarezzandole la schiena. 

 

Lei non capiva se fosse un sogno o meno... era lì, al caldo, al sicuro, a occhi chiusi con il cervello in stand-by e il sangue che affluiva in organi normalmente poco ossigenati... 

Non sapeva se era realtà o meno. 

Non voleva neanche saperlo.

Si lasciò coccolare dal suo raggio di sole, posticipando l’incontro con la realtà, con i sensi di colpa, con la vergogna. 

Si godette semplicemente quel inaspettato momento tanto desiderato. 



ADA: Un grazie speciale a Heaven Tonight che mi spinge a pubblicare anche qui tutte le schifezze che sto scrivendo, nonostante sia di un imbarazzo devastante. E grazie anche per farmi da beta e correggiere la mia prorompente dislessia da tastiera XD.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: LaReginaAkasha