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Autore: giormoments    22/04/2013    5 recensioni
Gli occhi pizzicano, le lacrime spingono per uscire ma no, Louis non vuole piangere. Vuole spaccare, rompere qualcosa. L’incendio di pochi minuti di prima è tornato prepotente ed arrogante a bruciargli l’anima, a bruciargli la gola che scotta e gli impedisce di deglutire.
Harry vede il corpo piccolo, che spesso ha accolto sul suo petto, scosso dai singulti convulsi e si avvicina per stringerlo ancora una volta.
“Vattene” però gli borbotta glaciale Louis allontanandosi ancora di un paio di passi.
Harry si blocca e fissa la schiena del ragazzo sconquassato dal pianto trattenuto. Abbassa lo sguardo e “Scusa, ti lascio da solo” sussurra mentre si volta per tornare su suoi passi.
“Non hai capito” lo riprende però il più grande, dandogli ancora le spalle. “Vattene dalla mia vita”
Non può averlo detto davvero.
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Larry, 3248 parole di angst, ispirata a Walk Away dei The Script
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'm saying "Walk Away", but still he stays



Un abbraccio è un gesto semplice.
Due corpi che si avvicinano e si donano calore ed affetto, braccia che si allacciano.
Chi l’avrebbe mai detto che un gesto tanto semplice da diventare quasi scontato potesse scatenare un simile putiferio?
Nessuno.
Nessuno avrebbe mai potuto predirlo, prevederlo in qualche modo.
Nessuno avrebbe mai potuto farlo per il semplice fatto che un abbraccio dovrebbe essere un gesto spontaneo e puro. Non dovrebbe essere temuto quasi come fosse una malattia contagiosa.
È una cosa che viene dal cuore. Come può dunque una cosa che viene dal cuore essere in qualche modo sbagliata?
È questa la domanda che martella il cervello di Louis per tutto il post-concerto a Sheffield.
Non l’avevano programmato, certo che non l’avevano programmato.
Ma comunque cosa c’è di male? Gli altri si abbracciavano.
Niall aveva addirittura dato un bacio sulla guancia a Louis.
E allora perché un gesto bello come un abbraccio doveva essere impedito?
Louis l’aveva chiesto anche al manager di turno quella sera, quello che gli aveva fatto la ramanzina per quel contatto puro durato all’incirca quattro nanosecondi.
“È così e basta” lo aveva liquidato il tizio con un gesto della mano. “Non dovete toccarvi.”
Certo, la fa facile lui.
Lui non è costretto a condividere il palco con la ragione per cui apre gli occhi ogni mattina, vederla a mezzo metro da lui e non poterla nemmeno sfiorare con la punta delle dita.
Si sono schierati insieme, lui ed Harry, fianco a fianco come al solito, ma ancora una volta ne sono usciti sconfitti.
Perché non si nasconde una cosa che non esiste, giusto?
E se allora si vuole togliere l’attenzione dalla relazione tra i due, perché evitare i contatti sul palco e lasciare invece che gli altri si abbraccino e si bacino senza problemi?
Se Harry però ha adottato un comportamento remissivo e se ne sta ad uno dei tavoli con la mano di Louis tra le sue, il più grande è totalmente furioso.
Odia, odia la loro casa discografica.
Vorrebbe mandare a puttane tutto. Li stanno soffocando, stanno tarpando loro le ali. Anzi, gliele stanno bruciando, piuma dopo piuma.
Perché in quei momenti il dolce calore che Louis sente costantemente al centro del petto grazie ad Harry diventa un incendio.
Un incendio in grado di divorare boschi e foreste. Un fuoco che brucia e fa male.
È il fuoco della rabbia, che il più grande sente andargli al cervello e agli occhi, facendoglieli bruciare tanto da voler piangere per spegnerlo.
A spegnere quell’incendio, quel fuoco divoratore che lo sta incenerendo dall’interno, c’è Harry.
C’è Harry che gli massaggia piano il palmo della mano sinistra nel vano ma dolcissimo tentativo di calmarlo.
Lo guarda fisso, sente gli occhi verdi trapassargli la pelle come ormai fa sempre con una felicità inaudita. Lo sta leggendo, vede e comprende alla perfezione la frustrazione del più grande.
Ma lui a differenza di Louis si tiene tutto dentro, si chiude in se stesso e si sfoga solo quando è da solo col suo ragazzo, nel letto di una camera d’albergo o nella cuccetta del tourbus che dividono.
Louis invece non riesce a mascherare mai il nervosismo.
La mano sinistra viene coccolata da Harry, ma la destra fa ticchettare le unghie contro il tavolo e le gambe si muovono ritmicamente, senza riuscire a trovare pace.
Si sente... legato. Si sente come se qualcuno gli stesse tenendo saldamente i polsi legati dietro la schiena.
E lui è stanco di non muoversi. È stanco di sentirsi un burattino e le braccia iniziano a fare male. I muscoli iniziano ad intorpidirsi.
E per Harry è la stessa cosa: si sente completamente chiuso in gabbia.
Ma si consola pensando che in quella gabbia ci sta con Louis, con la persona che ha sradicato tutte le sue certezze per crearne di più belle, di più pure.
Il piccolo lascia delicatamente la presa sulla mano di Louis e lo prende per i fianchi facendolo avvicinare a sé.
Il più grande lo asseconda nei movimenti fino a sentire il calore assolutamente familiare e calmante del petto di Harry contro la sua schiena.
Il riccio gli allaccia le braccia attorno ai fianchi e Louis posa le sue mani su quelle decisamente più grandi del piccolo.
Adagia la testa sulla spalla di Harry e quello inspira a pieni polmoni il suo profumo con il naso immerso nei capelli castani.
Louis sente finalmente i muscoli rilassarsi, sente la mascella distendersi dopo essere rimasta tesa per tutta la sera e si accoccola contro il petto del suo ragazzo.
“Domani stiamo insieme tutto il giorno, mh?” gli promette il piccolo all’orecchio in modo che solo Louis possa sentirlo.
Il contatto tra le labbra calde, il fiato caldo del più piccolo contro il suo lobo ed il pensiero di passare la giornata a letto con lui gli provoca una serie di brividi che rotolano lungo tutta la spina dorsale.
Louis annuisce piano per girare lentamente il volto verso quello del ragazzo e strofina dolcemente il naso contro la guancia nivea e liscia per posare poi le labbra su quelle rosse di Harry.
Un bacio semplice, a fior di labbra che trasuda amore in ogni tocco.
La nuca di Louis trova di nuovo il posto perfetto sulla spalla di Harry e si rilassa con le loro mani intrecciate sullo stomaco quando un vibrare insistente lo desta da quell’agognato momento di tranquillità.
Fa sgusciare il telefono fuori dalla tasca ed apre il messaggio. Sente il nervoso attanagliargli la gola solo leggendo il mittente.
‘Domani ti vedi con Eleanor. Fate una passeggiata per negozi e andate a pranzo insieme, fatti trovare pronto alle dieci e trenta.’
Louis non ragiona più. Sbatte violentemente il telefono sul tavolo e scatta in piedi dirigendosi verso uno dei portelloni.
Urla al conducente di fermarsi e le teste degli altri tre spuntano dalle loro cuccette, spaventati dalle grida che non avevano mai sentito provenire dalla voce di Louis.
Il conducente accosta nella prima piazzola che trova ed il più grande esce sbattendosi dietro il portellone, facendo tremare le parenti tanto lo chiude con violenza.
Harry, che ha letto il messaggio da sopra la spalla di Louis, si alza subito ed esce anche lui, seguendolo.
Lo vede camminare sull’asfalto e scavalcare le barriere di contenimento in ferro per iniziare a camminare tra i campi. L’erba gli arriva ai polpacci ma Louis non sembra curarsene, cammina spedito senza una meta precisa. Vaga e basta, ha bisogno di aria e di allontanarsi da tutto e da tutti.
Si ferma nel bel mezzo del nulla e non riesce a respirare. Ha le vie respiratorie ostruite dal dolore, sente i polmoni ridotti alla dimensioni di un mandarino, non riesce a respirare regolarmente ed il corpo è scosso da singhiozzi.
Gli occhi pizzicano, le lacrime spingono per uscire ma no, Louis non vuole piangere. Vuole spaccare, rompere qualcosa. L’incendio di pochi minuti di prima è tornato prepotente ed arrogante a bruciargli l’anima, a bruciargli la gola che scotta e gli impedisce di deglutire.
Harry vede il corpo piccolo, che spesso ha accolto sul suo petto, scosso dai singulti convulsi e si avvicina per stringerlo ancora una volta.
“Vattene” però gli borbotta glaciale Louis allontanandosi ancora di un paio di passi.
Harry si blocca e fissa la schiena del ragazzo sconquassato dal pianto trattenuto. Abbassa lo sguardo e “Scusa, ti lascio da solo” sussurra mentre si volta per tornare su suoi passi.
“Non hai capito” lo riprende però il più grande, dandogli ancora le spalle. “Vattene dalla mia vita”
Non può averlo detto davvero.
Harry è sicuro che ci sia stata un’interferenza e che quelle che gli sono arrivate non siano le parole del suo ragazzo.
Perché il suo ragazzo non gli direbbe mai di andarsene dalla sua vita così, su due piedi. Non glielo direbbe proprio.
Vero?
“Come... Come hai detto?” chiede infatti con la voce che già trema. Ha paura, Harry.
È vero, Louis a volte reagisce male, ma non ha mai reagito in quel modo e non si è mai comportato in quel modo nei confronti del riccio.
“Hai capito bene” mormora Louis voltandosi verso Harry. “Vattene, prima che sia troppo tardi”.
“Posso sapere che diavolo stai dicendo, Lou? Sei sconvolto, sei arrabbiato e lo capisco, ma quello che dici non ha senso” asserisce Harry sentendo già gli occhi inumidirsi.
“Posso sapere per qualche motivo stai con me?” chiede voltandosi verso il riccio allargando le braccia.
“Non ci credo che me lo stai chiedendo davvero” farfuglia Harry con un groppo in gola.
Vuoi lasciarmi?
“No, davvero , sono serio! Perché stai con me?” domanda ancora retorico senza dar tempo all’altro di replicare, continuando: “Ti ho portato solo guai da quando siamo insieme!”
“Guai? Ma scherzi? Quali sarebbero i guai? Perché io da quando stiamo insieme ricordo solo cose belle” alza la voce Harry.
Stanno davvero affrontando quel discorso, di notte, dispersi chissà dove nel bel mezzo del nulla?
Louis ride beffardo ma gli occhi sono spenti, umidi e glaciali.
“Ci nascondiamo. Se non ci fossi io, tu non dovresti passare tutto questo. Niente notizie sui giornali, niente storie fittizie che ti dipingono come una macchina del sesso. Niente di tutto questo. Se non ci fossi io tu non saresti costretto a nascondere la persona bellissima che sei” un fiume in piena usciva (esce) dalle labbra tremanti di Louis.
“Lou” il tono roco è supplichevole “Ti prego fermati. Non dire queste cose, sei solo arrabbiato”.
“Se fossi in te, mi sarei già mollato” ride ancora, ma ciò che ne esce non è la risata di Louis.
Tu non sei Louis, pensa Harry. No, quello decisamente non è il ragazzo che ama, che ha stretto tutte le notti da due anni a quella parte. Non è quello che l’ha amato e gli ha insegnato a fare l’amore.
“Lou...” ormai la voce di Harry è un sussurro. Le guance sono rigate dalle lacrime, respira a fatica e gli occhi sono arrossati.
Harry non ha mai contemplato la possibilità di una vita senza Louis.
Non l’aveva mai fatto semplicemente perché Louis era tutto quello che gli serviva per stare bene e chissà grazie a quale scherzo del destino, lui lo ricambiava.
Ora invece, con Louis che gli sta dicendo di lasciarlo, di andarsene dalla sua vita, che è lui ad aver rovinato la sua immagine, si sente soffocato solo al pensiero di passare un giorno in sua assenza.
“No, amore, non piangere, devi ascoltarmi” dice Louis avvicinandosi e posandogli i palmi sulle guance.
Quel tocco scotta, brucia come fuoco ma ad Harry piace scottarsi se è Louis a farlo.
“Devi ascoltarmi, davvero. Ascolta bene quello che sto dicendo prima che possa pentirmene” gli sussurra mentre coi palmi scaccia le lacrime da quegli occhi così belli. “Devi ascoltarmi, perché quando vai troppo a fondo in una storia ti svegli solo quando è troppo tardi”.
Harry non lo guarda, tiene gli occhi bassi sulle sue scarpe anche se non vede nulla. Lo sguardo è completamente appannato dalle lacrime.
Si sente impotente, inerme davanti al fiume di parole di Louis. Lo sta lasciando, o almeno ci sta provando, ed Harry già non riesce più a respirare.
“Va’ via, lasciami. Lo sto dicendo per te” lo rassicura tra le lacrime Louis, “Va’ via prima che possa farti più male di quanto già non abbia fatto. Vai, prima che sia troppo tardi. Ci faremo solo del male e non voglio fartene ancora. Ho sbagliato tutto, eri così piccolo quando ci siamo conosciuti. Mi sono insinuato a forza nel tuo cuore così giovane e ti ho attirato nella trappola senza pensare alle conseguenze. Guardati. Sei bellissimo” si ferma un attimo per riprendere fiato e costringe Harry a guardarlo negli occhi. “Sei la cosa più bella che io abbia mai visto. Ti ho rovinato. Guardati, sei così bello. E non parlo dell’aspetto fisico. Dentro sei bello il doppio di quanto tu lo sia fuori. È come se tu fossi la mela ed io il verme: ti sto rovinando dall’interno. Stai marcendo ed è tutta colpa mia”.
“Lou basta, ti prego” ormai piange senza contegno e senza vergogna. Posa le mani su quelle di Louis, ancora sul suo viso, e davvero vuole farlo smettere.
Doveva aspettarselo, che prima o poi sarebbe scoppiato.
Louis era la roccia, quello che doveva sopportare le malignità e una fidanzata fittizia.
“Perché uno come te sta con me? Un ragazzo così caparbio, bello, innocente, buono da far male sta con uno come me? Tu riesci a vedere i colori nei luoghi più scuri. Tu trovi la bellezza anche nei volti più tristi. Avresti potuto avere il mondo e invece ti sei innamorato di me ed io ho rovinato tutto” si interrompe e fa un’altra pausa.
Ha il fiatone per il fiume in piena di parole che ha sputato lì, in quel campo secco e incolto.
“Approfittane ora perché se non te ne vai adesso dovrai restare. Non ti lascerò andare e non ti lascerò respirare. Davvero Harry, se cerchi il Paradiso ti assicuro che io ne sono lontanissimo”
Cala il silenzio nella distesa, ma mai silenzio è stato più rumoroso.
Le parole di Louis rimbombano cattive nella testa di Harry, che ha in testa solo le parole del più grande.
“Posso parlare io, ora?” chiede con voce flebile alzando lo sguardo verso gli occhi di Louis, rossi di pianto e spalancati innaturalmente.
Stavolta è Harry ad asciugargli le gocce salate con i pollici.
“Tu sei il Paradiso per me, ok? Sei tutto ciò che di bello esiste al mondo. Mi rendi felice e non mi interessa se il mondo ci reputa sbagliati o se per tenerci al sicuro devo passare come il puttaniere, non mi interessa, ok? Mi beccherei tutte le offese del mondo per tenerti al sicuro. E dannazione, perché non riesci a vedere quanto tu sia bello? Se ti vedessi come ti vedo io capiresti perché ti amo così tanto. Sì, è per questo che sto con te: perché ti amo. Ti amo più di quanto sia umanamente possibile e comunque sembra sempre troppo poco.  Ogni giorno mi stupisco del fatto che riesco ad amarti sempre di più. Amo la persona che sei, amo il modo in cui ti immoli per proteggermi ogni volta, amo il modo in cui ti ingelosisci anche se non ne hai alcun motivo perché io sono completamente ed innegabilmente tuo. E non perché tu ti sia insinuato dentro di me come un verme, dannazione, mi viene da ridere solo a pensarci! È ridicolo, Louis! Avevo sedici anni quando ci siamo conosciuti e mi hai aperto gli occhi. Non avevo mai conosciuto un tipo di amore così potente e forte come quello che mi hai donato tu e che mi hai insegnato a donare. Mi hai insegnato ad amare, mi hai insegnato a fare l’amore perché è questo che facciamo noi! Noi non abbiamo mai fatto sesso, nemmeno quando litighiamo. Noi abbiamo sempre fatto l’amore, e me l’hai insegnato tu! Se io sono la persona bella che descrivi è anche e soprattutto grazie a te. Ho imparato da te, sei tu il mio modello e se sono così è solo grazie a te. E non sono perfetto, come dici tu,  lo dici perché mi ami e ti capisco perché mi succede lo stesso! Non riesco a trovarti un difetto nemmeno mentre mi implori di lasciarti, mentre mi implori di andarmene perché sei la mia rovina. Non lo sei Lou, nemmeno se ti impegnassi riusciresti a rovinarmi. Tu mi migliori, giorno dopo giorno, hai modellato il mio carattere facendolo diventare quello che è e lo migliori ogni secondo che passiamo insieme. Sei tu che mi tieni ancorato alla Terra e mi dai la forza di andare avanti. E non pensare che tu mi stia tarpando le ali: tu le curi, le accarezzi e le rendi più belle in modo che io possa volare sempre più in alto” stavolta il fiume in piena è Harry.
Non può accettare che Louis pensi di averlo rovinato, perché Harry sta bene.
Finché c’è Louis, finché Harry e Louis stanno insieme, il riccio non può che sentirsi meravigliosamente bene.
Louis lo guarda con gli occhi azzurri spalancati e sembra aver ricominciato a respirare. La presa sul corpo di Harry si è allentata e si sente completamente svuotato da ciò che ha detto, ma allo stesso tempo si sente riempito dalle parole di Harry.
Abbassa la testa e si stringe al corpo del più piccolo lasciando finalmente via libera alle lacrime.
Piange senza alcun freno, senza inibizioni e stringe tra le mani piccole la maglia di Harry che se lo stringe addosso e lo conforta.
Lo stringe, lo ingloba mentre cerca di calmare i singhiozzi che pervadono la gola del più grande.
Le gambe di Louis cedono e si ritrovano entrambi in ginocchio, ma sempre uniti.
Harry infila le mani nei capelli perfetti del fidanzato e lo accarezza, lo coccola, lo bacia mentre i singhiozzi diminuiscono.
“Scusa” gli sussurra contro il collo. “Scusa, non lo so che mi è preso” farfuglia mentre Harry sorride e scuote la testa, anche lui col viso rigato da lacrime leggere.
“Va bene, l’abbiamo superata” dice carezzandogli il collo e le spalle, “siamo forti, le supereremo tutte”.
“Ti amo, davvero” risponde Louis con tono malfermo, “ti amo davvero tanto, non vivrei senza di te” e stringe ancora di più il corpo del riccio, negando coi gesti quello che l’aveva pregato di fare proprio qualche minuto prima.
Perché, seriamente, Louis ed Harry non sarebbero gli stessi l'uno senza l’altro. Continuerebbero a vivere, i loro polmoni continuerebbero a dargli aria, il cuore continuerebbe a far girare il sangue, ma non sarebbero le stesse persone felici che sono l’uno tra le braccia dell’altro.
“Anche io ti amo, tanto” sorride Harry. Il momento peggiore è passato, Louis è calmo e lo sta stringendo tra le sue braccia, come è giusto che sia.
Louis si sente esausto. È come se gli ultimi minuti gli abbiano assorbito tutte le energie vitali, fa fatica anche a tenersi dritto.
Si stende quindi sull’erba; i fili secchi gli pizzicano la pelle ma Harry si accoccola accanto a lui e lo tiene tra le sue braccia forti, pronte ad accoglierlo, a consolarlo e calmarlo come sempre.
Passa qualche minuto di silenzio, stavolta pacifico. L’unico rumore che si sente è quello del bacio che si scambiano ad occhi chiusi. Un bacio lento, di quelli che fanno perdere la cognizione del tempo e dello spazio, di quelli che ti invadono il cervello fino a non farti capire più nulla, fino a farti dimenticare tutto ciò che di brutto c’è al mondo.
Si scostano e rimangono a guardarsi negli occhi, dove entrambi trovano tutto quello di cui necessitano per vivere bene.
Louis improvvisamente sorride, prima di baciare ancora una volta quelle labbra rosse – come ha potuto pensare di poterne fare a meno anche solo per un secondo? – e si stende completamente sulla schiena, con la mano sulla pancia di Harry che, come mentre erano sul tourbus, la stringe tra le sue.
Ride. Finalmente Louis ride e stavolta è sincero, non (come) mentre diceva tutte quelle cose brutte.
Sorride e Harry vede la luce nella notte. Quel sorriso è capace di illuminare anche la più oscura delle notti.
“Sono sdraiato su una roccia” sorride facendo una smorfia buffa che fa ridere dolcemente Harry.
“Ed io sono sdraiato accanto alla mia” risponde il piccolo stringendosi al corpo del fidanzato, rimanendo così per un po’ incurante del fatto che gli altri ragazzi e la crew saranno preoccupatissimi per loro. Loro stanno insieme, stanno bene.



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I The Script dovrebbero iniziare ad uscire dalla mia testa, prima di tutto!
Questa canzone (Walk Away) mi è entrata dentro dal primo momento in cui l'ho sentita e subito mi è partita la plot angst.
Poi ho visto un episodio di Modern Family (♥♥♥) in cui c'è la scena finale, quella della roccia, e ho ricollegato tutto.
L'ho scritta ier sera più o meno a quest'ora e non appena ho finito mi sono sentita completamente esausta e svuotata.
Mi ci sono impegnata talmente tanto che era come se ci fossi io al posto di Louis a dire tutte quelle cose e contemporaneamente fossi al posto di Harry che se le sentiva dire, piangeva e rispondeva.
Ad un certo punto ho anche iniziato ad avere crisi d'identità perché c'è un po' di me in entrambi.
C'è un po' di me nel Louis che pur di assicurare ad Harry un futuro migliore si annullerebbe e si farebbe da parte; c'è un po' di me nell'Harry testardo e deciso a non lasciarsi sfuggire dalle dita la persona che ama.
Ancora adesso ho un po' di confusione perché l'ho scritta talmente di getto che devo ancora scindere me stessa da Harry e Louis.
Detto ciò, per una volta mi sento soddisfatta.
E' uscita come volevo quindi per una volta sono contenta del lavoro che ho fatto.
L'unica cosa che mi preoccupa è Louis, non vorrei averlo dipinto psicopatico o chissà cosa.
Volevo solo far passare il suo amore incondizionato ed infinito per Harry. Volevo far passare che darebbe la sua vita se questo significasse il bene per Harry.
E dall'altra parte volevo far apparire Harry deciso a convincere Louis che lui sta bene solo ha quando Louis accanto.
Sto dicendo un sacco di boiate, eh?
Lo so, è l'ora, sono loro due che mi confondono ed è anche la tanta stanchezza ç_ç
Vi lascio quindi, ma vi chiedo di lasciarmi un parere, anche due righe, per sapere cosa ne pensate perché questa storia per me è davvero importante e devo necessariamente sapere cosa ne pensate.
Un grazie straordinariamente enorme va a Cris, Deb ed Ef che come al solito mi stanno accanto anche nei momenti in cui mi prenderei a sberle da sola ♥ Non so come fate a sopportarmi, ma grazie per continuare a farlo ♥♥♥
  
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