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Autore: JuliaSnape    22/04/2013    2 recensioni
Harry cerca di capire i propri sentimenti, si isola per paura, provando a nascondere a tutti come si sente realmente fin quando la situazione non diventa insostenibile ed esplode…nell’ufficio di Piton.
“Quindi tu ‘credi’ che sia giusto escludere qualcuno solo perché diverso?
‘Credi’ sia giusto denigrare le persone perché hanno un punto di vista contrario al nostro, non reputi invece con certezza assoluta, che la libertà personale di poter essere sé stessi con l’unicità che questa comporta sia la cosa più bella di cui siamo dotati? Credi sia giusto che ti abbiano insultato perché, forse, hai dei gusti sessuali differenti ai loro, è questo che mi vuoi dire?”
Harry rimase basito da tutto il discorso del professore che, mentre parlava, si era infervorato.
“Io…”
“Harry, non permettere a nessuno di decidere chi sei.
Tu sei chi credi e cerchi di essere, sei unico.
Quindi inizia a scegliere una vita piena, che ti rispecchi, non passarla nell’ombra per paura degli altri.
Scegli sempre il meglio per te, ignora quello che gli altri si aspettano da te, guarda cosa vuoi tu, cosa vuole Harry e una volta capito prova a raggiungerlo."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Contest: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10300442&p=1
Contenuto pacchetto cliché: Harry. Cliché: gay represso.
Coppia: severus/Harry Cliché: l'ha sempre amato, ecco perchè l'ha protetto in segreto.
Contenuto pacchetto Sfida: Plimpi Ghiottoni (Fleetwood Mac-Landslide)
NdA: Non sono molto sicura sulla fine, la parte ‘divertente’ da cui è ripreso il titolo l’avrei tagliata, ma trattandosi di cliché e avendo letto alcune storie su questa coppia, alla fine ho deciso di tenerla. Spero di essere stata chiara nello spiegare che non ho nulla contro l’omosessualità né che la reputo tanto meno un problema, il centro della storia è che Harry ha paura di venire giudicato ed essere emarginato, non che trova sbagliato il suo modo di essere. Non ho mai scritto su di loro, ma devo dire che è proprio vero che c’è una prima volta per tutto. Buona lettura!


 

10 punti


Non avrei mai pensato di scrivere su di loro,
ma a contest con pacchetti a sorpresa
non si comanda....
Una dedica speciale a:
Christian, Claudia, Grazia, Viola, Flavia, Dafne, Federica, Irene
che mi sopportano e hanno aiutato (chi più chi meno XD) alla revisione finale, grazie!



 

Mentre i suoi amici iniziavano a cambiarsi per la notte, facendo pronostici sulla partita dell’indomani e confrontandosi riguardo a l’ultimo voto preso in Trasfigurazione, Harry stava sdraiato, ancora vestito, sul proprio letto a baldacchino con la testa visibilmente altrove, guardandoli ma senza in realtà vederli davvero.
Il suo fare pensieroso non passò inosservato trai suoi compagni di stanza, in special modo dal suo migliore amico, che gli chiese cosa lo turbasse, lui però rispose che era solo stanco e ansioso per la partita del indomani e stava ripassando mentalmente i possibili schemi di gioco.
Il rosso parve tranquillizzarsi alla notizia, e dopo avergli dato una piccola pacca sulla spalla tornò a conversare con gli altri sulle ultime notizie del campionato di Quidditch.

Harry fissò con maggiore attenzione i suoi compagni che in quel momento erano a torso nudo e intenti  a discutere di sport. Certo, anche per lui il quidditch era importante, ma in alcuni momenti gli sembrava davvero che non sapessero parlare d’altro e si rammaricò un po’ di questo.
Smettendo di rimuginare,  prese infine la propria decisione, si alzò e diresse velocemente verso la  porta; i ragazzi allarmati gli chiesero subito dove stesse andando, visto che ormai il coprifuoco era scattato, ma lui rispose loro che doveva andare a trovare la McGranitt per informarsi meglio sulla partita del indomani e mentre quelli provarono a dissuaderlo o obiettare  lui era già sceso nella Sala Comune.

“Harry, va tutto bene?” Ron si era precipitato dietro di lui; percepiva che l’amico era in ansia e sembrava voler nascondere qualcosa, ma non riusciva a capire cosa.
“Lo hai…lo hai visto, di nuovo?”

Harry fece segno di diniego guardandolo negli occhi.       
“No, Ron. Però mi sono dimenticato di avere lezione di Occlumanzia con Piton e anche se è tardi è meglio che vada o domani potrebbe usarlo come pretesto per non farmi giocare.”

“Non credo che la McGranitt glielo permetterebbe.”

“Lo so, però è meglio non rischiare, non credi?”

Il rosso si grattò la testa stancamente.
“Vuoi che ti accompagni?”

“Tranquillo Ron, vai a riposarti, tornerò il prima possibile, non preoccuparti.”

“Come vuoi amico, a dopo.”
E con un’ultima lunga occhiata lasciò il compare tornando nella stanza da letto.
Quando la porta si fu finalmente chiusa alle sue spalle, il moro fece un sospiro di sollievo e iniziò a uscire silenziosamente dal dormitorio; ancora non poteva definirsi ‘tardissimo’ però non voleva rischiare di incappare in Hermione e nei suoi nuovi panni da Prefetto.
Ron poteva eluderlo senza sforzarsi più di tanto, ma se avesse incontrato la Grifondoro sarebbero nati dei problemi.
La riccia non avrebbe fatto altro che porgli delle domande, pretendendo altresì delle risposte esaustive, non lasciandolo andare finché non avesse scoperto tutti i ‘se’ e i ‘ma’ del caso.
E lui non si sentiva né di rispondere ai suoi interrogatori né di fa star in pena l’amica.

Quindi, appena fu certo di essere solo mise il magico mantello che gli aveva lasciato in eredità suo padre e si diresse verso i sotterranei mentre la mente tornava indietro nel tempo all’anno precedente, quando tutto era iniziato.

 

* * *
 

Harry Potter era sempre stato un ragazzo particolare, che si trattasse del mondo Magico o Babbano era ormai abituato a ‘spiccare’ sempre trai suoi coetanei.
Oltre i vari motivi per cui si sentiva differente rispetto alla maggioranza dei suoi compagni (oltre essere orfano di entrambi i genitori era anche il bambino sopravvissuto a Voldemort) , nell’ultimo periodo aveva aggiunto un ulteriore punto che lo faceva sentire diverso: aveva capito di essere gay.

Non era ancora conoscenza di questo fino all’anno prima, quando si era scoperto a soffermarsi sempre più spesso a osservare, senza farsi  notare, il corpo scolpito dei suoi compagni di squadra mentre si cambiavano la divisa di Quiddicht, e aveva iniziato a sentire nitidamente il diverso l'interesse scaturito a seconda di chi fossero suoi interlocutori.
Con il tempo aveva preso atto delle sue preferenze.

La cosa da un punto di vista logico non lo turbava particolarmente, sapeva che non c’era nulla di male e che ormai erano negli anni ’90, non nel Medioevo e la mentalità degli uomini si era evoluta (almeno quella della maggior parte),  dentro però non era affatto tranquillo e per questo non voleva che nessuno ne fosse informato.
Non che non si fidasse dei suoi amici, in particolare di Ron e Hermione poi, con i quali si confidava su tutto, ma preferiva tenere quell’aspetto della sua vita per sé, almeno finché non fosse stato sicuro di ciò che era e voleva.

Tutto il suo rimuginare e arrovellarsi di pensieri lo avevano portato a chiudersi maggiormente in sé e a sentirsi insicuro in tutto.
Sebbene con difficoltà si era riuscito a trattenere dal parlarne con qualcuno, ma il non poter condividere i suoi pensieri, dubbi e paure era estremamente doloroso ed aveva rischiato di implodere più volte.
Per quante scuse e motivazioni potesse dare a sé stesso sull’essere completamente certo prima di confidarsi con qualcuno, alla base del suo silenzio vi era la paura.

Aveva profondamente paura di essere rifiutato nuovamente.

Era sempre stato emarginato, sia in famiglia sia nella vecchia scuola babbana, venendo considerato il ‘diverso’ , lo stramboide di turno, quello particolare che andava evitato per non diventare come lui, e non voleva che ciò accadesse di nuovo. No, non a Hogwarts, non ora che aveva trovato così tante persone a cui voleva bene e che ricambiavano il suo affetto; non voleva perderli o essere giudicato in modo negativo per ciò che era.

Certo, sapeva altresì che loro non lo avrebbero denigrato per questo, ma aveva lo stesso una paura matta e senza la certezza che non avrebbero smesso di volergli bene, non avrebbe rischiato, per il momento.
Quello che però non poteva sapere, oltre a quanto fosse difficile condividere certe cose da solo, era che in quel periodo si sarebbe trovato alle strette da una persona che non avrebbe mai pensato potesse interessargli.

Mancava circa una settimana alla seconda prova del Torneo  Tremaghi, era in ansia e, sebbene non lo volesse mostrare, aveva una profondo sentimento di negatività ad aleggiargli nel cuore, come se la sconfitta fosse già stata preannunciata ed era scontato che perdesse.

Non era ancora riuscito ad aprire l’uovo e se avesse continuato così, probabilmente sarebbe stato l’unico a non sapere cosa avrebbe dovuto affrontare nella sfida che forse lo avrebbe ucciso.
Harry aveva rischiato la vita più volte e sapeva che sarebbe sempre stato in pericolo finché non avesse sconfitto definitivamente Voldemort, ma almeno ad Hogwarts si sentiva sicuro.
Certo, grazie all’esperienza degli anni passati aveva avuto modo di valutare che la sicurezza della scuola non era infallibile, ma nonostante tutto continuava a sentirsi protetto dov’erano Silente e i suoi amici. Eppure questo importante fattore, che di solito lo rassicurava e gli alleggeriva i pensieri, ora non riusciva a suscitargli gli stessi effetti.
Sarebbe stato solo ad affrontare la prova e con tre scuole a valutare le sue azioni, ogni suo sbaglio ed esitazione.

Gli girava già la testa al pensiero di non farcela, ma si sentì mancare pensando alla prospettiva di sopravvivere e portare disonore alla sua Casa e alla sua scuola.
Era in questo stato di autocommiserazione, solo con i suoi pensieri  -poiché Ron ed Hermione erano in biblioteca a fare altre ricerche-, quando quasi si scontro con Draco Malfoy.

Il biondo subito si scansò fissandolo indignato, lamentandosi della sua ottusità che gli impediva perfino di guardare avanti quando camminava e fu in quel momento che Harry notò la spilla ‘Potter fa schifo ‘ drappeggiargli sulla divisa. Draco subito ghignò osservando la sua espressione e gli fece vedere come proseguiva, ‘Vota per Cedric’.
Il Grifondoro alzò le spalle e fece per proseguire quando Draco iniziò ad insultarlo.
Esibì il solito repertorio colorito che gli dedicava quando sapeva di essere solo con lui, lontano dagli occhi, ma soprattutto orecchie, dei professori.
Alla fine delle tante ingiurie però, il biondo usò una new entry…finocchio.

Harry si gelò, sentendosi mancare per la seconda volta in meno di venti minuti. Senza essersene reso conto si era arrestato sul posto.
Draco che non aspettava altro che una reazione, vedendo che almeno quel colpo era andato a segno continuò a dargli addosso.

Chissà, forse se lo avesse provocato al punto da farsi affatturare non gli avrebbero permesso di partecipare al Torneo e fare la parte del protagonista per l’ennesima volta…senza togliere che si divertiva un mondo a innervosirlo.  Quando non era in compagnia di Lenticchia e la Mezzosangue, lo Sfregiato era così solo, inerme… qualcosa di sadico sollecitava i sentimenti di Draco, forse la gelosia o un’immedesimazione inconscia.

Il moro apparentemente non si scompose e dopo avergli intimato più di una volta di starsi zitto, si girò di scatto e gli puntò la bacchetta contro.
Il Serpeverde sorrise e gli disse che questo non cambiava la realtà dei fatti e lo ribattezzò ‘finocchietto Potter’.
Harry avendone abbastanza si limitò a lanciargli contro un’Experliarmus e si allontanò in fretta, se fosse rimasto non voleva sapere cosa sarebbe potuto accadere.

Mentre gli insulti di Draco, che accompagnavano la sua uscita, si disperdevano nell’aria, si ritrovò a correre; aspettò di aver svoltato il corridoio e, vedendo che non passava nessuno, si infilò il mantello del padre.

Aveva troppe cose dentro con cui combattere, stava esplodendo e l’ultima cosa che voleva era farsi a vedere.
Tutto quello che desiderava era entrare nel proprio dormitorio, chiudercisi dentro e dormire per qualche millennio; non voleva affrontare nulla, tanto in un modo o nel altro tutto gli si rivoltava contro.

Avrebbe provato a conseguire il suo piano se, una volta saliti i primi scalini, non avesse visto un’orda di ragazzi iniziare a scendere nella sua direzione.
Emotivamente instabile com’era sul momento, decise per una dipartita indolore, iniziò a percorrere le scale in discesa più veloce che poté, senza badare a quelli che lo costeggiavano o gli erano dietro.
Senza pensare, se non all’obiettivo fisso di nascondersi, iniziò a scendere sempre più in fondo, fin quando finalmente si fermò e si accorse di essere arrivato nei sotterranei.
Prima che potesse pensare lucidamente sul da farsi si fermò a riprendere fiato, ma mentre inalava l’aria rarefatta che aleggiava in quel luogo, delle voci maschili fin troppo familiari gli giunsero all’orecchio.

Era Draco e sembrava in buona compagnia.

Immediatamente e senza pensare Harry entrò nella prima stanza che si trovò vicino, si chiuse la porta dietro e vi si poggiò contro  in silenzio.
Attese che passassero e dopo che il trio fu presumibilmente entrato nella propria Sala Comune, Harry vide finalmente dov’era finito: lo studio di Piton.
Non doveva, né aveva intenzione di essere lì, ma del resto non voleva essere in nessuna parte, desiderava solo sparire… dai suoi problemi, da sé stesso, da tutto.

Si alzò in piedi mantenendosi addosso il mantello, valutò per un attimo la stanza, come misurandola, poi infine si rannicchiò in un angolo senza più la forza di combattere.

Solo, non importava quante persone ci fossero al castello o quante gli volessero bene, adesso era solo, incompreso e con l’anima e il cuore in subbuglio.
Piangeva a terra, chino su sé stesso provando a soffocare i singhiozzi che per la frequenza, gli avevano fatto calare leggermente il mantello.
Doveva sempre lottare per essere accettato e ora non c’è la faceva più.

Perso com’era nella sua disperazione non si accorse dell’entrata felpata del uomo, che rimase imperturbabile finché non udì il suo pianto.
Irrigidendosi avanzò immediatamente nell’aula cercando la fonte di quel rumore e rimase sconcertato di quel che vi trovo.
Nonostante parte della schiena fosse coperta dal mantello, Piton capì immediatamente che era il piccolo Potter quello che stava frignando, sicuramente pensando di non poter essere udito, oltre che visto, nel suo ufficio.

Sentì nascere diversi sentimenti contrastanti tra loro mentre fissava quella sua piccola testa bruna riccioluta che si dimenava tra le sue stesse braccia provando a quietarsi.
Benché un moto di tenerezza gli aleggiasse dentro, insieme a rabbia mista ad altro, non si riuscì a trattenersi dall’usare per l’ennesima volta la maschera che si era costruito negli anni e con cui ormai conviveva.

“Potter, si può sapere cosa diamine stai facendo? Hai forse scambiato il mio ufficio per il bagno della signorina Malcontenta??”
Si morse immediatamente la lingua per la cattiveria gratuita appena proferita, non aveva intenzione di ferire il testardo Grifondoro più di quanto non lo fosse già di suo, ma era proprio questo il problema a portare troppo a lungo una maschera: non si riusciva più a toglierla.

Harry udendo quelle parole alzò di scatto la testa e alla vista del professore con il proprio mantello in mano, si spostò subito indietro.
Era con la schiena al muro, letteralmente, ancora a terra, non era riuscito ad alzarsi.
Sembrava un animale che sta per essere ucciso dal cacciatore.
Guance, collo e volto completamente bagnati e con nuove lacrime pronte a sgorgare di nuovo da quei smeraldi umidi, provò a parlare ma il fiato gli morì in gola.

I took my love, I took it down
climbed a mountain and I turned around

Piton lo fissava inespressivo, mentre il cuore gli si attanagliava, il ragazzo lo guardava ancora, aspettava di essere nuovamente denigrato, attendeva il suo ‘sparo’, ma nonostante questo alzò lievemente la testa come per fronteggiarlo.

and I saw my reflection in the snow covered hills
'til the landslide brought it down

Severus fu colpito da questo gesto, ma scosse mentalmente la testa pensando a quanto fossero stupidamente coraggiosi i Grifondoro.

“Potter, cosa è successo?”

Harry scosse velocemente la testa, asciugandosi malamente gli occhi.
“Niente, professore.”

“Potter.”
Lo richiamò in tono preventorio mentre quello si alzava e provava ad allontanarsi.

“Dove credi di andare?”
Quasi gli ringhiò contro bloccandolo per un braccio, non poteva permettersi di lasciarlo andare in quelle condizioni.

Potter.”
Ripeté una terza volta non accennando a lasciarlo mentre Harry gli dava le spalle.

Il ragazzo che era sopravvissuto, a quell’ennesimo richiamo si girò di scatto e si liberò con forza dalla morsa, gridando contro l’uomo tutta la sua rabbia  mentre nuove lacrime gli rigavano il volto.
“MI LASCI ANDARE! A lei non frega niente sapere cosa è successo, vuole solo un altro motivo per attaccarmi e togliermi punti e io mi sono rotto il cazzo di questo! Lei è un grosso ipocrita e non capisce niente! NIENTE!
Come tutti del resto…nessuno mi capisce davvero.”
Finì in un sussurro trasformatosi subito in un singhiozzo disperato, che lo fece voltare di scatto stringendosi con forza il braccio.

oh, mirror in the sky, what is love?

Gli avrebbe detto di smettere di fare la vittima, gli avrebbe tolto una miriade di punti per l’atteggiamento e il linguaggio usato, lo avrebbe deriso, avrebbe fatto tutto questo se avesse lasciato che fosse la sua maschera, e non lui, a parlare.

can the child within my heart rise above?

“Harry…” gli disse solo infine, poggiandogli una mano sulla spalla.

Sapeva cosa voleva dire nascondersi e trattenersi per poi esplodere e ancor di più conosceva l’importanza di avere vicino le persone ‘giuste’ in quei momenti.
Harry a quel tocco delicato si voltò e fissò il professore che era sempre solito aggredirlo con occhi vitrei, confuso del fatto che non lo avesse richiamato o maledetto all’istante.

“Voglio solo aiutarti.”

Harry percependo la sincerità in quelle parole  e vedendo il suo sguardo preoccupato e compassionevole insieme, non riuscì a trattenersi e si gettò a capofitto tra le braccia che l’uomo sembrava gli stesse offrendo.

Can I sail thru the changing ocean tides?

Una volta superato lo shock iniziale, Piton iniziò ad accarezzargli dolcemente la schiena mentre quello gli riempiva il mantello di calde lacrime.

Passò qualche istante prima che il flusso di gocce e singhiozzi diminuisse, allora Severus lo prese dolcemente per le spalle allontanandolo quanto bastava per vederlo chiaramente in faccia.

“Allora, mi vuoi raccontare cosa è successo?”

Il ragazzo annuì mordendosi il labbro mentre aveva il volto ancora rosso per il pianto.
Il professore di Pozioni non seppe resistere dal togliergli uno dei suoi ciuffi ribelli da davanti gli occhi e per poi asciugare delicatamente questi ultimi con un fazzoletto di seta verde ricamato.

“Così va meglio, ora siediti e dimmi tutto.”
Gli fece cenno alla piccola poltrona nera accanto alla libreria, su cui subito Harry si sedette con disagio.

La sicurezza che gli avevano dato le braccia del professore e quel magnetismo che si era creato in quel momento, stava lentamente lasciando posto alla consapevolezza e alla vergogna di essere ‘esploso’ proprio davanti a lui, bagnandogli, tra l’altro, la veste.

“Potter, capisco che sei sconvolto ma voglio, anzi, esigo saperne subito la ragione.”
Il dolore del ragazzo era il suo del resto, teneva a lui con tutto il cuore e proprio questo gli si spezzava a vederlo in quelle condizioni.

Can I handle the seasons of my life?

Harry prese un respiro ad occhi chiusi, poi si decise ad alzare il viso sullo sguardo penetrante del uomo -che sarebbe stato in grado di sostenere solo per poco- e iniziò a raccontare, dapprima con molti intermezzi ed esitazioni, in seguito vomitando tutto quello che gli era successo -non solo nell’ultimo periodo, ma in generale nella sua vita- e come si era sentito.
 
Piton, sebbene assai coinvolto e rabbioso per l’intera situazione, rimase imperturbabile, non riuscendo però a evitare di rabbuiarsi nell’udire gli atti di bullismo che il riccio aveva subito.
Solo quando Harry ebbe finito di raccontare ed ebbe bevuto del succo d’uva spina chanti*x (prodotto dei Goblin di  montagna, da quanto aveva letto sulla bottiglia) il Capo Casa Serpeverde si decise a parlare.

“Prima che…prima che inizi a parlarti, sei consapevole che tutto, e dico tutto questo, non è colpa tua, vero?”
Era irato con tutte le persone che nel corso degli anni lo avevano deriso e fatto sentire dissociato, in particolare però era indignato per il comportamento dei suoi alunni che avevano osato insultare e attaccare Potter per i suoi, presunti o meno, gusti personali.
Doveva contenersi, ora avrebbe pensato  a Potter poi a quei bifolchi.

“Io, credo di sì…”
L’esitazione che aveva avuto Harry bastò a far scattare Piton.

“Quindi tu ‘credi’ che sia giusto escludere qualcuno solo perché diverso?
‘Credi’ sia giusto denigrare le persone perché hanno un punto di vista contrario al nostro, non reputi invece con certezza assoluta, che la libertà personale di poter essere sé stessi con l’unicità che questa comporta sia la cosa più bella di cui siamo dotati?  Credi sia giusto che ti abbiano insultato perché, forse, hai dei gusti sessuali differenti ai loro, è questo che mi vuoi dire?”

Harry rimase basito da tutto il discorso del professore che, mentre parlava, si era infervorato.
“Io…”

“Harry, non permettere a nessuno di decidere chi sei.
Tu sei chi credi e cerchi di essere, sei unico.
Quindi inizia a scegliere una vita piena, che ti rispecchi, non passarla nell’ombra per paura degli altri. Sei un ragazzo davvero notevole, non buttarti via.
Scegli sempre il meglio per te, ignora quello che gli altri si aspettano da te, guarda cosa vuoi tu, cosa vuole Harry e una volta capito prova a raggiungerlo con tutte le tue forze, perché la vita  è unicamente tua, non loro.”

Concluse fissandolo intensamente negli occhi.

Harry lo guardava come ipnotizzato mentre la sua anima assorbiva tutte quelle parole, quelle perle che gli stavano venendo offerte da quel uomo che, tra le altre cose, lo aveva definito notevole.
Aveva gli occhi lucidi per la commozione.
Piton si dovette trattenere dal sorridere vedendo l’effetto che il suo discorso aveva fatto sul ragazzo.

“Allora, hai intenzione di vivere per loro o per te?”

“Per me, professore…”

“Molto bene, ora però si è fatto tardi…è meglio che tu vada.”

Harry s’incupì rendendosi conto che il loro incontro improvvisato era già giunto al termine, quando era stato ‘stanato’ il tempo sembrava essersi dilatato, ma poi aveva ripreso a scorrere più inesorabile di prima.

Piton lo guardò ancora, interiormente sollevato di vederlo più sereno.
“O c’è altro che vorresti dirmi?”

Il Grifondoro aveva tante cose che avrebbe voluto dirgli, ma in quel momento aveva una gran confusione in testa, così penso di riferirgli la cosa che gli premeva di più in quel momento, rimandando il resto.

“Io…vorrei ringraziarla professore, davvero.”

“Dovere. Ora vai però, hai bisogno di riposo, è faticoso gestire i propri sentimenti.”
In effetti sebbene Harry non volesse lasciare quella stanza dove finalmente aveva visto un po’ di luce e serenità, doveva ammettere di sentirsi svuotato e stremato insieme e non vedeva l’ora di poggiarsi sul suo morbido letto con le lenzuola di flanella.

“E’ vero…allora arrivederci professore e grazie ancora.”

“Di nulla Potter, ora vai e ricorda di finire il saggio di Pozioni per domani, scritto in maniera comprensibile, mi raccomando. Qui non abbiamo frequentato un corso preparatorio per leggere i tuoi geroglifici.”

Harry sorrise vedendolo ritornare il professore di sempre.

“Provvederò, arrivederci.”
Piton gli fece un segnò del capo  e dopo che si furono fissati per un attimo, lo osservò uscire dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Sospirando si sedette stancamente sulla sedia che il Grifondoro aveva occupato poco prima; Harry non era l’unico che aveva combattuto con  i suoi sentimenti quel pomeriggio.
Tutto quello che aveva detto al ragazzo lo sentiva davvero come suo e sebbene su alcune cose aveva peccato di ipocrisia -aveva detto a Harry che non doveva prendere troppo in considerazione ciò che ci si aspettava da lui, ma se il ragazzo avesse applicato questa filosofia per evitare di sconfiggere Voldemort sarebbe stata la fine- era contento di averlo potuto consolare e di avergliele dette.

Si massaggiò lentamente la fronte ripensando al momento del loro abbraccio. Certo, non era partita da lui l’iniziativa, ma doveva ammettere, almeno con se stesso, di aver gioito di quel contatto. Erano più vicini e come gli era accaduto in precedenza quando lui stava male, allo stesso modo sentendo che Harry si tranquillizzava tra le sue braccia, anche lui si era sentito meglio.

Scosse la testa non volendo indagare oltre, aveva fatto un bel discorso, in cui credeva davvero, a Potter, ma lui rimaneva il primo a non accettarsi e a nascondersi.
L’unica con cui si era aperto era stata Lily, a suo tempo, lei era l’unica che lo aveva davvero capito, accettato e amato per quello che era, però era stato capace di distruggere anche quell’unico bel rapporto che aveva con lei. Aveva commesso un errore, un gravissimo errore che stava pagando ancora e che si sarebbe rinfacciato per sempre, ma almeno aveva la magra consolazione di stare provando a rimediare mettendo anima e corpo sulla sua missione.
Certo, quando aveva accettato di vegliare su Potter non avrebbe mai pensato che questo suo compito (così sgradito all’inizio), sarebbe culminato in qualcosa che attualmente sembrava sfiorare l’affetto, ma al momento rifiutava di pensarci.

Well, I've been afraid of changing
'Cause I've built my life around you

Avrebbe protetto il ragazzo a costo della sua vita, aiutandolo magari com’era accaduto poco prima, ma oltre a questo non poteva avere un ulteriore coinvolgimento emotivo o avrebbe rischiato di rovinare tutto.
Doveva solo darsi tempo, attendere, vedere e valutare quale fosse la scelta migliore, ma non per lui, Severus Piton, bensì per il ‘bene superiore’.
 

* * *



Arrivato davanti agli alloggi del professore si tolse il mantello e bussò, ma solo per forma, infatti entrò senza aver ancora ricevuto l’invito.
Piton che stava seduto a scrivere qualcosa alla scrivania alzò un sopracciglio guardandolo severo.

“Potter. Non mi sembra di averti detto che potevi entrare, inoltre sei ben oltre fuori dal coprifuoco e non mi sembri ferito gravemente, ne deduco quindi che non è un’emergenza. Meno cinque punti a Grifondoro.”

“Scusi professore, ma…le volevo dire una cosa importante.”

“Nulla che potesse aspettare domani o magari venirmi riferita a un orario più consono?  Meno quattro punti per la sua scarsa logica.”

“No, ha la priorità.”

“Sentiamo allora.” Si alzò incrociando le braccia continuando a guardarlo torvo.

But time makes you bolder

“Si ricorda professore, quando mi ha detto di cercare di capire cosa volevo realmente e di provare a raggiungerlo con tutte le mie forze? “

Children get older

Parlando si era avvicinato  pericolosamente all’uomo che lo fissava interrogativo annuendo appena.

I'm getting older too

“Beh, credo di averlo finalmente capito…e ora ci provo.”

So, take my love, take it down

Dettò questo si protese verso di lui e lo baciò con slancio, bacio che l’uomo, anche se all’inizio molto sorpreso, non rifiuto.

Oh climb a mountain and turn around

Severus lo guardò negli occhi e sogghignando disse:

‘’Bel lavoro Potter, dieci punti a Grifondoro.”

If you see my reflection in the snow covered hills

Forse il ‘bene superiore’ poteva essere anche il suo alla fine.

Well maybe the landslide will bring you down.
 
 



L'angolo di Julia



Non avrei mai pensato di poter scrivere una Snarry...ma oh, beh, la vita non si sa mai cosa ci riserva XD oltre al fatto che ho scritto questa storia unicamente per il contest che ancora non è stato concluso...ma dettagli;
mi è piaciuto sperimentare e spero di aver reso bene i sentimenti contrastanti di Harry, soprattutto il 'voler parlare, ma bloccarsi per paura'.
Spero che questa oneshot vi sia piaciuta, un grazie a chiunque preferirà, ricorderà ma soprattutto a chi recensirà...anche solo per dirmi che non è risultata gradita XD
Il finale mi lascia tutt'ora titubante, ma poi penso che era un contest sui cliché e che se a suo tempo l'ho conclusa così c'era un motivo...facciamo finta, va x3
Grazie a tutti, alla prossima!


JuliaSnape

  
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