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Autore: Seele    22/04/2013    4 recensioni
{Scritta da She Flies e Seele}
Louis vive di apparenze, di silenzio.
Zayn vive di solitudine, della voce di sè stesso.
Niall vive di parole, di libri.
Harry vive di colori, d'arte.
Ma nessuno di loro, almeno per il momento, vive d'amore.
|| Larry || Ziall ||
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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It's dark inside


Sistema i libri, velocemente perché è quasi l'ora di pranzo e, ovviamente, farebbe di tutto pur di non saltarlo.
Viene investito quasi immediatamente da ragazzi e ragazze provenienti da tutto l'edificio, quasi lo trasportano con loro, ma, nemmeno lui sa come, riesce ad arrivare, camminando con la sua solita aria da paperotto sperduto, fino ad una panchina.
Alla sua panchina.
Sulla quale si siede, osservando minuziosamente intorno, perché gli piace che quell'angolo di parco rimanga vuoto, immerso nel verde.
A Niall piace ascoltare gli uccellini che, timidi, cinguettano dall'alto degli alberi, gli piace vedere tutta quella natura intorno a lui e sorride, quando vede, alzando gli occhi verso l'alto, che un uccellino sta portando un piccolissimo rametto nel becco e lo trova un gesto così tenero che per poco rinuncerebbe al suo panino, pur di star lì a guardare con lo sguardo perso verso l'azzurro.
Il cielo.
Il cielo è azzurro come le sue iridi, il suo ex-ragazzo gli diceva sempre che qualche potenza divina, da lassù, aveva ritagliato due pezzi di cielo per darglieli a lui, come occhi. Alza un angolo della bocca, riluttante al ricordo e si concentra sul cibo che si porta ogni giorno da casa.
Ama mangiare, gli piace così tanto che non farebbe altro dalla mattina alla sera; non ingrassa e questo lo aiuta perché può star sicuro di aver sempre una bella linea, pur inghiottendo quantità di cibo disumane, ed il suo panino è quasi alla fine, quando si rende conto che sono già le 13:00 e che ha soltanto tre pomeriggi per leggere tutto il romanzo di Agatha Christie e farne la tesi.
Scuote le briciole che gli sono rimaste sul tessuto dei jeans e, lasciando un ultimo sguardo al cielo, si dirige verso la libreria più vicina che, onestamente, non sa nemmeno dove si trovi.
Percorre vie che nemmeno conosce, sorride a bambini che lo guardano incuriositi e poi, come una grazia divina scesa dal cielo, si trova davanti ad una porta a vetri, piena di scaffali al suo interno e ringrazia Dio in tutte le lingue possibili del mondo mentre spinge la porta ed entra.
Mormora un "Salve" come saluto ad un ragazzo seduto poco distante da lui, immerso nella lettura. Quello lo guarda per poco, rivolgendogli in minima parte i suoi occhi e torna al suo libro.
Niall pensa che sia uno di quei classici secchioni topi di biblioteca che, tanto per passare un po' il tempo dopo la laurea breve, si prendono un anno senza far nulla e sospira, il silenzio in quel posto lo sta assordando, vorrebbe il parlare della gente da cui è sempre e perennemente circondato, vorrebbe tutto meno che il silenzio.
Il silenzio è pieno di cose non dette e Niall odia le cose tenute nascoste, odia tutte le parole messe a tacere; ed infatti lui è logorroico, ha la parlantina, è un ragazzo che parla talmente tanto che alla maturità, il professore di diritto, si era quasi addormentato.
Mentre si reca verso lo scaffale dei romanzi gialli, non può far a meno di pensare che il ragazzo di poco prima sia... stranamente affascinante, seppur un tantino maleducato; non si risponde a qualcuno che ti saluta? Soprattutto se fai un lavoro che implica lo stare a contatto con la gente?
Niall non capisce le persone in quel modo e per quanto non conosca quel ragazzo, ci sta pensando anche troppo, ma è una sua caratteristica: quando qualcosa lo colpisce... diventa un'ossessione, quasi.
Ma Niall ci ragiona che si è trovato davanti una di quelle bellezze che non può passare inosservata, anzi, colpisce l'attenzione di qualcuno, l'attrae come una calamita. E forse è pensando troppo intensamente a quegli occhi troppo scuri che gli cade una pila di libri. Si morde le labbra, impreca a mezza voce e si china per cercare di sistemare il danno, mentre, lo vede, dal fondo del piccolo corridoio, se ne sta in piedi il ragazzo di prima.
Biascica alcune scuse, prima di vederlo arrivare e chinarsi lentamente per terra, per raccogliere il suo disastro, ancora, senza dire nulla.
"Non fa niente, lascia fare a me", gli dice tranquillo il ragazzo; non sembra infastidito né particolarmente amichevole, solo...indifferente? E a Niall, che è tutto fuorché una persona indifferente, ciò dovrebbe causare almeno un minimo di fastidio, e invece si ritrova a fissare con la coda dell'occhio il viso di quel ragazzo così affascinante.
"Che cercavi? Posso aiutarti?" gli chiede ancora il ragazzo, alzandosi in piedi da terra per sistemare i libri sugli scaffali. Niall impiega qualche secondo a rispondere, inizialmente scuote la testa d'istinto perché è ancora sorpreso per quella bellezza così particolare, che ha qualcosa di asiatico, che sa di paesi lontani e sconosciuti, prima di ricordarsi che , in effetti ha bisogno di aiuto, e ringrazia il fatto che non l'abbia visto dissentire.
"Sì, cercavo Il segreto di Chimneys di Agatha Christie” risponde infine, facendo mente locale perché si è improvvisamente dimenticato del perché è entrato in quella libreria.
Il ragazzo non risponde, non sembra neppure aver sentito finché s'incammina verso un angolo della libreria, seguito da Niall, entra nella sezione “gialli” e recupera il libro da uno degli scaffali più bassi.

Ce ne sono due edizioni”, si rivolge a lui, “una comprende anche la critica di...”
Qualsiasi cosa va bene”, lo interrompe Niall alzando le spalle. Solo allora il ragazzo incontra i suoi occhi e può rendersi conto di quanto non siano semplicemente marroni, hanno anche una sfumatura quasi dorata; il libraio ridacchia, quasi sottovoce.
In un primo momento Niall decide di non farci troppo caso, è ancora abbastanza scosso da quella risata, ma alla fine il suo carattere viene fuori e mentre il ragazzo imbusta il libro gli chiede senza troppi giri di parole perché stava ridendo.

Ah, scusa”, risponde lui, “è solo che non sembri persona da leggere libri gialli. Ma forse è solo una mia impressione...”
Non leggo solo quelli”, spiega Niall, trascinato come al solito dalla sua voglia di parlare a raffica, “è per l'università. Ci danno sempre nuovi libri da leggere, di tutti i tipi.”
Il libraio annuisce, e per una persona normale quella sarebbe la fine di un discorso, ma per Niall è solo un buon pretesto per continuare.

La prossima settimana dovrei consegnare una relazione su Sayers, quindi credo che tornerò” sorride, pagando il libro, “devo solo scegliere che testo leggere, perché possiamo deciderlo noi.”
Il ragazzo si fa pensieroso per un secondo, in questo momento dovrebbe parlare visto che si tratta del suo lavoro e infatti lo fa. “Potresti leggere
Cinque piste false, o...”
Ma allora Niall, che ha ottenuto da lui qualche parola, gli porge la mano: “Niall.” si presenta.
L'altro lo guarda per un secondo con i suoi occhi ambrati e penetranti, come a volerlo studiare, infine stringe la sua mano. “Zayn.” risponde a sua volta.
E, finalmente, abbozza un sorriso.

*****


Harry è una di quelle persone, o meglio di quegli studenti, che vedono arte in qualsiasi cosa e potrebbero persino fermarsi in mezzo alla strada pur di scattare una fotografia a qualcosa di particolare, che li ispira, che vogliono in seguito disegnare. Una di quelle persone che, finché non disegna l'oggetto della sua ispirazione, è incapace di parlare, esprimersi o attraversare senza farsi investire; ma, soprattutto, Harry ha dei capelli riccissimi e delle adorabili fossette.
In questo momento, libero dagli studi sulla prospettiva appena terminati, si trova a casa della sorella maggiore che si sta preparando per uscire con il suo fidanzato; Gemma è una ragazza bellissima, e quando era piccolo Harry la ritraeva sempre e migliorava ogni volta di più il suo stile.

Pensavo di dire a mamma di organizzare una cena con i genitori di Rob, ormai è da quattro mesi che stiamo insieme”, racconta Gemma, ma suo fratello sfoglia con aria annoiata un giornale di moda che ha trovato lì vicino. Davvero, lui la moda non l'ha mai capita; preferisce di gran lunga i vestiti macchiati di vernice a quelli firmati, e -anche se lui non se ne rende particolarmente conto- se ne sono accorti un po' tutti quelli che gli stanno intorno. Una volta una sua compagna di corso gli ha persino consigliato un detersivo contro le macchie difficili, siccome ogni volta che indossava qualcosa era sempre macchiato di colore.
Har? Mi stai ascoltando?”, chiede sua sorella, e Harry alza subito gli occhi dal giornale e le sorride. “Sì, dovremmo decisamente farlo”, risponde, anche se non ha la più pallida idea di cosa Gemma abbia detto. Lei annuisce soddisfatta e torna a parlare di Robert, il suo ragazzo, mentre inizia a mettersi il fondotinta.
Harry continua a sfogliare la rivista; ci sono molte foto di modelle o modelli, ed ecco, in effetti lui non è
esattamente attratto dalle ragazze...quindi, ormai al culmine della noia, salta le pagine di vestiario femminile e sfoglia quelle della sezione maschile.
Non che gli interessi davvero, ma siccome sua sorella vorrebbe regalargli qualcosa alla moda si mette alla ricerca di qualcosa che gli piaccia; è concentrato, davvero attento nell'osservare i vestiti, quando improvvisamente, senza saperlo, sfoglia una delle ultime pagine e quasi non si affoga con la sua stessa saliva.
Il motivo è molto semplice; c'è un ragazzo, fotografato in intimo, che è davvero bellissimo. E non possiede semplicemente quella bellezza che ti fa soffermare sui particolari o che ti strega, quel modello possiede quella bellezza capace di farti male, una di quelle che non puoi scordarti e che ti porti dietro, come ricordo distratto ma difficile a svanire, per tutta la vita.
Ha tossito così forte, osservando quegli occhi così azzurri -e sa che di solito i modelli indossano delle lentine colorate, ma quegli occhi sembravano talmente veri da togliere il fiato-, da far preoccupare sua sorella che immediatamente gli si avvicina.

Ehi!”, esclama, allarmata. “Tutto bene?”
Per fortuna la rivista è caduta a terra e si è rovesciata, chiudendosi, così da rendere impossibile intuire a chi non l'abbia vista in precedenza la pagina che ha causato tutte quelle sensazioni a Harry; questi si ricompone, smette di tossire e Gemma scoppia in una fragorosa risata.

Certo che tu, la moda, non la puoi proprio soffrire!”, lo prende in giro, raccogliendo da terra la rivista, ignara del fatto che in quel momento, e solo in quel momento, la moda gli sia interessata eccome.

*****

Harry non è un tipo da pub, decisamente. Però questa sera ha voglia di fare qualcosa di diverso, magari di parlare un po' con il barista che è suo amico, bere e pensare ad altro.
Già, ad altro, visto che c'è un pensiero che lo tormenta da un bel po': la sua professoressa d'arte, quel pomeriggio, ha dato ancora una volta mostra della sua originalità -meglio conosciuta come pazzia, fra i suoi studenti- e ha accennato che darà loro un compito da svolgere nella prossima settimana piuttosto interessante, a suo dire.
Quindi, sapendo quanto la professoressa Dunn possa essere stravagante, Harry ha pensato bene di svagarsi e evitare di conseguenza di sbiancare a quel pensiero.
Ed è proprio continuando a riflettere su quale sarà il tema del nuovo compito della Dunn, che Harry apre la porta del pub e subito una musica alta e fastidiosa arriva alle sue orecchie, prima che vada a sedersi al solito posto e richiami l'attenzione del suo amico barista.

Ehi, Grimmy!”, esclama per coprire la voce di due ragazze ubriache sedute lì accanto, che fanno commenti poco casti e senza vergogna su alcuni ragazzi che stanno osservando. Il barista si gira, salutandolo con un cenno della testa.
Harry, era da una vita che non venivi qui!”, sorride il ragazzo. “Come va? Se vieni qui non è mai per un buon motivo”, ride forte.
Avevo solo voglia di cambiare aria”, risponde l'altro sorridendo a sua volta. Un tempo lui e Nick stavano insieme, ma quando è finita sono rimasti amici e adesso lo sono ancora, anche se non trascorrono insieme molto tempo.
Vuoi qualcosa da bere?”, domanda Nick. Harry ridacchia, per quale altro motivo dovrebbe trovarsi in un pub? Il ragazzo osserva per un attimo la sua espressione divertita, poi alza gli occhi al cielo e gli versa il solito in un bicchiere.
Chiacchierano per qualche minuto, mentre il barista serve anche gli altri clienti, finché sorride in modo furbo.

Sei ancora gay, Harry?”, domanda dal nulla, rischiando di fare affogare l'amico con il suo drink.
No, sono magicamente tornato etero!”, sbuffa ironico, arrossendo. Ma Nick non smette di sorridere.
Beh, mi dispiace per te”, sogghigna, “perché c'è un ragazzo parecchio carino che ti sta fissando come se vorrebbe trapassarti con lo sguardo.”
Harry arrossisce ancora di più. “Chi è?”
Nick lancia uno sguardo oltre le spalle dell'amico, fingendo indifferenza, poi torna a pulire un bicchiere che aveva appena sciacquato.

Non ne ho idea”, commenta infine, “l'ho visto qui solo un paio di volte e non ci ho mai parlato.”
Getta ancora un altro sguardo fugace dietro il ragazzo, poi sorride prima di voltargli le spalle: “credo dovresti alzarti, sta venendo proprio verso di te.”
Harry ha il cuore in gola, perché sente quell'assurda sensazione? Non è la prima volta che qualcuno, maschio o femmina, gli rivolge certe attenzioni.
Eppure, quando finalmente vede il ragazzo di cui Nick stava parlando, quasi smette di respirare: labbra sottili ma invitanti, capelli castano chiaro, pelle leggermente dorata, due occhi così azzurri da fare invidia al cielo. E la sua voce, quando parla...è acuta, ma non fastidiosa, piacevole, particolare. Harry sente il suo stomaco contorcersi mentre quello sconosciuto si avvicina fino a quasi occupare il suo spazio vitale -in teoria dovrebbe dargli fastidio- e gli ricorda qualcuno che ha già visto, prova una strana sensazione che però è uguale a qualcun'altra.



******

A Louis, la sfacciataggine, non manca. Mai.
In nessuna occasione, in nessuna situazione, qualunque cosa accada intorno a lui, non è capace di non essere sfacciato.
E non è da meno, quando, notando una chioma indistinta della semi-oscurità del pub, sorride sul vetro del bicchiere dal quale sta bevendo.
Non sa precisamente che cosa sia, il barista gliel'ha detto, ma la sua mente è troppo stanca anche per pensare.
Ed è proprio quella cosa di cui non ricorda il nome, che lo spinge a camminare nella direzione di quella figura voltata di schiena, isolata dal resto del pub, concentrata su se stessa.
Si lascia andare ad un sorriso che neanche lui saprebbe giudicare e chiede al barista di riempirgli una seconda volta il bicchiere.
È ubriaco, e lo sa bene, perciò non si fa scrupoli a girarsi alla sua sinistra e "Tesoro, dove vai vestito antistupro?" la sua voce è più ubriaca del suo cervello e riesce a percepire appena una leggera e cristallina risata provenire da dietro al bancone, prima che i più grandi occhi verdi che abbia mai visto, si posino su di lui.
Lo osserva, mentre "Sono vestito normalmente", risponde.
Ma non ci fa caso a quelle parole, Louis parla perché ha buttato giù troppa roba alcolica, altrimenti si sarebbe limitato ad osservarlo da lontano, senza fare una mossa.
"Mi piacciono i tuoi occhi!" strilla poi, dopo averli guardati a lungo "Li ho sempre voluti verdi" continua, mentre il ragazzo di prima gli porge di nuovo il bicchiere sul bancone.
"Grazie" dice soltanto e a Louis, davvero, non piacciono le parole, ma è ubriaco e quindi ha voglia di usarle, di lasciarle vibrare tra le corde vocali, lasciarle finalmente libere.
"Posso sapere il tuo nome, oppure pensi che la CIA ti ucciderebbe?" lo guarda, da sopra il vetro del bicchiere, mentre beve, ancora.
Quello sembra pensarci su, quasi come se non si ricordasse il proprio nome e Louis arriccia le labbra, leggermente infastidito perché questa sera, a Louis, le parole piacciono.
"Harry, mi chiamo Harry" e Louis continua ad osservare la linea della mascella marcata, le fossette innocenti che si formano al lato della sua bocca, sulle guance, mentre cerca di smorzare un sorriso, quei capelli che sembrano un groviglio inestricabile e ride, pensando che gli piacerebbe affondarci una mano all'interno.
"Okay, Harry, perché qualcosa mi dice che non sei un tipo che gira tutta la notte in cerca di una sbronza?" è sicuro di non aver mai composto un periodo così lungo, ma è quella la sensazione che gli dà Harry.
Un tenero ragazzino.
"Forse perché non lo sono" Louis si chiede se lo guarderà di nuovo in faccia, fino alla fine della serata, invece che nascondere i suoi occhi verso il basso o magari su un punto imprecisato alle sue spalle.
Sbadiglia e "Sei frocio?" gli domanda senza mezzi termini.
E Louis ottiene quello che vuole: lo guarda, di nuovo.
Sembra che quella domanda lo abbia destabilizzato, lo abbia spinto sul confine di una scarpata e allora Louis sbuffa, decisamente annoiato da tanta riservatezza che avrebbe anche lui, certo, se non fosse ubriaco.
"Rilassati, amico. Sono dalla tua parte" gli batte un paio di volte la mano sulla spalla come per rassicurarlo, e poi si rivolge al barista "Tesoro, hai carta e penna?", quello lo guarda leggermente spaesato e poi gli porge ciò che gli ha chiesto.
Louis non lascia mai il suo numero ad uno sconosciuto. Non lo fa a lavoro, non lo fa al supermercato, non lo fa con le modelle... Ma lo fa in un pub di periferia di Londra, porge un foglietto spiegazzato al ragazzo che si trova davanti e poi, prima che il suo cellulare cominci a squillare, sbadiglia apertamente, fregandosene di dare bella vista della sua bocca spalancata.
"Chiamami, Harry. Appena puoi, per qualunque cosa, a qualunque ora" e poi, finalmente, risponde alla telefonata, urlando per sovrastare la musica e ridendo della voce preoccupata di Paul e di Kaliha in sottofondo.
"Dove sono?" ripete la domanda del suo interlocutore, mentre guarda ancora Harry.
È interessato ai movimenti frenetici e nervosi che fanno le sue mani, in quel momento. "In un pub in periferia... Non so, sono con un ragazzo" la voce di Paul è fastidiosa quando gli urla di non fare cazzate, perché ne va della sua carriera e dei soldi che beccherà in futuro, è fastidiosa perché gli impedisce di dire qualcosa che vorrebbe dire in continuazione.
"Oh, andiamo Paul, mi sto solo divertendo un po', niente di male" ormai non lo ascolta più, come del resto fa quasi sempre anche da sobrio, bensì allunga la mano verso il viso di Harry e scaccia un riccio che gli è andato a coprire la fronte.
"Lasciami stare una buona volta. Non farò nulla di male, davvero," le parole di Paul, sono passate in secondo piano rispetto a quelle di Kaliha, che adesso lo avverte che lo stanno venendo a prendere.
Chiude la chiamata senza ascoltare altro, perché odia essere comandato a bacchetta, anche se fa tutto quello che gli viene detto.
Louis guarda Harry, ancora una volta, prima di vedere Paul con la coda dell'occhio, già sulla soglia d'entrata.
"È stato un piacere conoscerti, uccellino" dice, prima di cominciare a correre verso l'uscita secondaria, inseguito dal suo manager e dalla truccatrice.
Ride, mentre corre.
Ride perché uccellino non è veramente appropriato come soprannome, ride perché l'eccitazione della corsa lo sta mandando fuori di testa e ride ancora di più quando Paul riesce ad afferrarlo per un braccio e tirarlo verso di lui.
"Ciao Paulie", Louis non sa che faccia fa, perché il buio glielo impedisce e l'unica cosa che riesce a vedere, adesso se chiude gli occhi, sono due giganteschi occhi verdi che lo fissano sbarrati.
"Andiamo a casa, Lou" la risata scema dalle sua labbra, non gli gratta più lo stomaco in maniera quasi dolorosa, la testa diventa pesante e le parole non hanno più voglia di uscire dalla sua bocca. "Domani cominci a lavorare alle nove. Niente storie su quello che è successo stasera, nessuno deve sapere nulla, okay? Dio, Louis, un giorno di questi mi farai diventare pazzo" Louis annuisce soltanto, mentre Paul alla guida continua a parlare e Kaliha gli sta porgendo una bottiglietta d'acqua.
"Chi era quel ragazzo?" Louis scrolla le spalle, di lui si ricorda a malapena gli occhi e ancora meno come era fatto.
Ed è passato pochissimo tempo.
Ma è un buon osservatore e di certo, lo saprebbe ricordare in ogni minimo dettaglio più insignificante, se solo non fosse ubriaco.
"Non me lo ricordo", Louis ricorda soltanto come le sue dita stringevano il bicchiere e come cercava di non guardarlo in viso a tutti i costi.
"Meglio così" decreta alla fine.
Ma Louis è troppo stanco e troppo ubriaco anche per sentire un'altra sola parola, e si addormenta sulla spalla di Kaliha.



Note Autrici:

Inizio subito col dire che, se dicessi di sentirmi solo onorata di poter scrivere con Seele, sarei una bugiarda, ma di quelle gigantesche.

Non so, davvero, come diavolo le possa piacere il modo in cui scrivo ma io amo letteralmente il suo, Zayn è perfetto, Harry è perfetto... Non so davvero come esprimermi quando si parla del suo modo di scrivere, ma siccome questa non è una recensione, ma dello spazio su cui scrivere le note, ho soltanto da dire che come già ha detto, ci abbiamo messo tanto di noi, soprattutto in Zayn e Louis.
Quindi... Uhm... Non credo di aver altro da dire, se non un ringraziamento a chi ha recensito ed anche solo a chi ha letto.

Grazie ancora, alla prossima c:




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