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Autore: Forever 1D    22/04/2013    1 recensioni
MA IO LA VEDEVO!
La vedevo con me su quella terrazza, mi guardava sorridendo, seduta in un angolo del grande tetto, la vedevo sorridere, e piangere allo stesso tempo; ma io troppo codardo non mi voltavo, le davo le spalle perché se no avrei ceduto, non lo facevo da tanto, non lo facevo da un giorno in particolare.
Era quella notte, la notte di quattro anni prima, quando per colpa delle mie parole l’avevo fatta scappare.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SHALALALALALALALALALA COME E' BELLO NAVIGAAAAR!
Ahahahahahah no ok!
Salve gente, è la vostra Path che vi parla!
Siete in Presenza di una one shot TRISTOOOSA ahahahah sul nostro Niall!
Ebbene si, se trovate qualche errore è colpa del computer spastico!
Insomma, niente di più!
Un bacio, fatemi sapere che ne pensate!

 













Guardavo la città dall’alto, mentre il traffico della metropoli si andava ad intensificare, io rimanevo lassù, lontano da tutti, lontano dalla parte della mia vita che mi faceva più paura, avevo il terrore di girarmi e ritrovarmela alle spalle, con tutta la sua bellezza che mi aveva soffocato, quagli occhi non me li ero dimenticati, erano lì davanti a me, nel vuoto e nella notte, due occhi grigi, quasi bianchi, come se fossero carichi di neve, quelle labbra fini, rosee come del resto erano le guance, quelle guance che più volte avevo pizzicato per vederla ridere, quelle guance su cui innumerevoli volte avevo posato un umido bacio solo per vederla arrossire, l’innocenza nei suoi movimenti metteva un certo calore nel cuore che mai avevo provato, ma eppure, dopo tutte quelle notti da soli, quelle giornate insieme, lei se n’era andata, un fulmine a ciel sereno, un boato, e la mia piccola Coralie era scomparsa, portata via per sempre dalle acque scure.
Quella notte fu l’incubo, l’inferno, il dolore lacerante che spinge sull’orlo della pazzia, le mie mani affondavano nella sabbia umida inutilmente, le lacrime si congelavano negli occhi, mentre con sguardo perso scrutavo le onde alte per vederla riemergere in superfice, ma niente, la luna spendeva in un cielo sereno, la notte non emetteva rumore, c’eravamo solo io e la consapevolezza della morte di Coralie.
La mia Coralie.
Erano ormai passati ben quattro anni, ma come una rutine, quella notte continuava a riaffiorare in mente, nei momenti più difficile e fragili, mi si ripresentava lei.
Odiavo me stesso, odiavo quella notte, odiavo il fatto di non averla protetta, di non averla salvata, di averla lasciata andare senza tuffarmi, avrei preferito morire, una morte dolorosa, sofferta, agoniata, implorata a denti stretti, l’avrei dovuta cercare e non piangere come un bambino sulla sabbia, avrei dovuto morire congelato insieme a lei in quelle profondità nere del mare del nord.
Se la mia Coralie era morta, dovevo pagarne io le conseguenze.
I sensi di colpa non si arrestavano mai, tornavano a galla e mi soffocavano, quattro anni prima lei era morta, e quattro anni dopo ancora io la vedevo.
La vedevo per casa rimettere a posto i panni sparsi per terra, la vedevo nel mio letto coricarsi e appoggiare la testa sul cuscino, la vedevo in bagno, mentre con un sorriso leggero si pettinava i suoi lunghi capelli neri, la vedevo in cucina preparare la cena, mentre io ero seduto al tavolo che la guardavo incantato, la sentivo ridere, scherzare, la sentivo cantare per casa quando rientravo dal lavoro.
Ero pazzo, una follia quasi maniacale, riordinavo la sua roba sul cassettone di camera, ripiegavo le sue maglie e pantaloni e le posavo delicatamente nell’armadio, c’era ancora la sua parte piena di abiti, quei setosi vestiti che aveva indossato durante le nostre apparse su red carpet famosi, a eventi importanti era venuta in tutto il suo massimo splendore.
E lei era mia, ero stato io il fortunato ad averla, lei era solo ed esclusivamente mia.
Potevo ancora percepire le sue mani sulle spalle quando mi innervosivo, sentivo le sue labbra vicino all’orecchio sussurrarmi qualcosa di incoraggiante, e pizzicarmi il sedere per farmi muovere; la mia piccola Coralie però non c’era più, scomparsa, volata, uccisa dalle mie stesse parole.
MA IO LA VEDEVO!
LA vedevo rientrare in casa, come se lei non se ne fosse mai andata, la vedevo correre felice per il prato urlandomi che mi amava.
Lei amava me, amava solo me, io ero suo, lei era mia.
Questa era la legge.
Ma lei non c’era più, e a dispetto di quattro anni, ancora, io l’amavo.
Amavo una figura immaginaria, amavo le sue foto, amavo la sua voce registrata sulle videocassette, amavo i nostri ricordi, amavo il suo profumo.
MA IO LA VEDEVO!
Di notte, sempre, la vedevo di fronte al mio letto, mi sorrideva, e diceva che amava solo me, sentivo i suoi passi, li sentivo, erano leggeri sulla moquette bianca, la invitavo più volte a stendersi accanto a me, ma lei non mi sentiva.
Ero, ormai, rinnegato da tutti, non ero più un cantate, ero un relitto che vagava su questa terra, ero un corpo senza più anima, non ero niente, un immagine sfocata della sua terribile sorte.
Oh, la mia Coralie.
Non c’era salma su cui poter piangere, non c’era un corpo ricoperto da quella sottile stoffa che portava, non c’erano più i suoi bellissimi capelli da accarezzare, le sue labbra da baciare, le sue guance da pizzicare e la sua pelle da riscaldare.
MA IO LA VEDEVO!
La vedevo con me su quella terrazza, mi guardava sorridendo, seduta in un angolo del grande tetto, la vedevo sorridere, e piangere allo stesso tempo; ma io troppo codardo non mi voltavo, le davo le spalle perché se no avrei ceduto, non lo facevo da tanto, non lo facevo da un giorno in particolare.
Era quella notte, la notte di quattro anni prima, quando per colpa delle mie parole l’avevo fatta scappare.


“Ti prego, no, non mi lasciare! Sai che scherzavo, Coralie torna qui…daiii..” la chiamavo ripetutamente, cercando di attirare l’attenzione su di me.
MA io barcollavo, e lei correva.
Correva lontano da me.
“Coralie lo sai che ti amo, dai, era una presa in giro quella..” aumentai il passo, la volevo raggiungere e baciare, volevo risistemare tutte le mie cazzate, volevo solo proteggerla.
Ma lei non mi sentiva.
Lei correva.
Correva incontro alla morte.
La spiaggia s’interrompeva con una grossa muraglia di scogli, che portavano direttamente al mare.
E lei stava puntando proprio a quelli.
“Coralie, sta attenta, dai fermati, parliamone, non ti volevo ferire, è l’ultima mia intenzione. Te lo giuro..io ti amo..” ma quelle parole non furono udite neanche da me, sovrastate dall’urlo agghiacciante di Coralie, che veniva porta via nelle profondità dell’oceano.



Le luci dei grattacieli inondavano la serata fresca di fine settembre, Londra era sempre più bella; era la città preferita di Coralie, l’amava, amava tutto di quella metropoli.
“Sai, mi manchi..” era da tanto che non udivo la mia voce, non la sentivo da parecchie sere, era un sussurro forzato, un sussurro instabile, sarei scoppiato da un momento all’altro.
“Ci credo Niall..” la sua voce mi spiazzò, mi girai di scatto.
Lei era lì, davanti a me, con una veste bianca che le svolazzava intorno alle caviglie, aveva gli occhi grandi, come me li ero sempre ricordati, le labbra non erano congelate dal freddo delle acque, bensì erano rosee e morbide, la pelle pallida, ricoperta da un velo di rossore sulle guance, i capelli lunghi, neri, lucenti, in cui tante volte avevo passato le dita, ora erano legati in una treccia serena.
Lei, la mia Coralie.
“Niall, guardati, guardami..” la mia piccola si avvicinò, i piedi scalzi, le labbra tirate in un candido sorriso, tese una mano verso di me.
“Che ti sta succedendo Niall, dov’è il mio amore? Dov’è il ragazzo giocherellone? Dove sei!?” la sua voce era melodia per le mie orecchie, era davanti a me, come molti anni prima, a farmi la solita predica, ma in quel momento m’importava solo di lei, e della sua presenza.
“Non mi hai mai parlato, mi hai solo rivolto cenni, mentre io morivo ogni giorno di più..” tremavo, le gambe, le braccia, la testa. Tremavo.
“Non potevo mio amore, sarei stata sciocca a farlo. Niall, è passato troppo tempo..” la mia piccola indietreggiò, allontanandosi da me.
“No, ora che ti ho ritrovata, no, non fuggire!” il panico s’impadronì di me, avanzai verso la mia piccola Coralie, cercando di fermarla.
Ma lei si allontanava, andava verso il buio del tetto, verso le tenebre che ricoprivano la notte.
“Non lasciami di nuovo solo!” implorai sentendo delle calde lacrime uscire dagli occhi.

Lei era lì.
La mia piccola.
La mia amata.

“Ti amo..” sussurrò la sua spendida voce, prima di sparire nel buio.
“Ti amo anch’io mia piccola. Ti amerò per sempre..”
 
 
  
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