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Autore: bik90    22/04/2013    9 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Quando il sole batté sulle sue palpebre, Eleonora si decise ad aprire gli occhi. Per un attimo non riconobbe dove si trovasse ma ad una analisi più attenta notò il poster di una Rihanna mezza nuda che capeggiava sulla parete della stanza di Davide. Si voltò trovando il volto dell’amico vicinissimo al suo e sorrise per un attimo prima di ricordare quello che era accaduto la sera precedente. S’irrigidì leggermente e non volle ammettere d’aver provato, nonostante fosse stata ubriaca, una forte gelosia nel vedere Martina in compagnia dell’altra ragazza. Dover tenersi tutto dentro, poi, era terribile. Osservò il profilo del ragazzo e in quel momento si svegliò. Si guardarono negli occhi in silenzio prima che Davide si stiracchiasse.
<< Giorno bella addormentata >> la salutò ridacchiando.
<< Mi stai prendendo in giro perché ieri mi sono addormentata? >> rispose Eleonora alzandosi in piedi.
L’amico le aveva messo addosso un suo vecchio pantalone da ginnastica e una maglia a maniche lunghe che le stava enorme. Iniziò a cercare i suoi vestiti mentre l’altro la osservava.
<< Ricordi tutto di ieri? >>.
<< Sì >> si limitò a dire la ragazza cercando di non far trasparire l’enorme piacere che aveva provato nel vedere Veronica Suena per terra. Non avrebbe saputo giustificarlo << Non abbiamo fatto sesso, vero? >> chiese per spostare l’attenzione su altro anche se sapeva già la risposta.
Davide le lanciò contro il cuscino.
<< Se vuoi rimediamo subito! >> esclamò provando ad afferrarla con aria giocosa.
Eleonora si scansò con una breve risata.
<< Mica ti sei fatto male? >> domandò subito dopo riferendosi al pugno che la più grande gli aveva dato.
L’altro si alzò con fare spavaldo la maglietta e le mostrò l’ematoma viola.
<< Credi che una come quella possa scalfirmi? >> disse sfacciatamente.
<< Superman, attento alla criptonite >> scherzò la ragazza aprendo la porta della stanza per dirigersi in cucina a fare colazione.
Trovò la madre dell’amico intenta ai fornelli.
<< Giorno Mariella >> salutò allegramente afferrando un biscotto e avvicinandosi alla donna.
<< Ciao ma >> fece Davide grattandosi la testa.
<< Buongiorno ragazzi >> rispose Mariella sorridendo a entrambi.
Eleonora notò come avesse già apparecchiato per tutti e due e pochi secondi dopo essersi seduti versò il tè alla ragazza e al figlio il suo solito latte e caffè.
<< Grazie >>.
La donna le sorrise dolcemente e la ragazza si ritrovò a pensare che Mariella era contenta della vita che faceva. Casalinga, un marito e un figlio da accudire. La vita che lei ripudiava con tutta se stessa mentre l’altra pareva appagata e felice di tutto quello. Scosse il capo sorseggiando il liquido ambrato.
<< Che facciamo oggi pomeriggio? >>.
Lei si strinse nelle spalle.
<< Vado a cavallo, devo montare Agamennone >>.
<< Vengo anch’io allora! >>.
<< Hai chiesto il permesso a mamma? >> lo canzonò Eleonora mangiando un altro biscotto.
<< Davide se poi ai colloqui un solo professore parla male, tuo padre ed io ti togliamo tutto. Sappilo >>.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
<< E poi nel pomeriggio dobbiamo andare a trovare zia Caterina >> aggiunse la donna alludendo all’anziana parente che abitava in un altro paese.
<< Cosa? Oh, mamma dai! Posso evitarmela? >>.
<< Non sei venuto con noi nemmeno la volta scorsa. Questa volta non puoi mancare >>.
Eleonora rise sotto i baffi mentre beveva il suo tè.
<< Fantastico >> brontolò Davide ammutolendosi.
 
<< Non hai portato con te Martina? >> domandò Valentina in un momento di pausa.
Eleonora inarcò il sopracciglio mentre la guardava e si strinse nelle spalle prima di accendersi una sigaretta.
<< E piantala di fumare >> affermò l’altra strappandogliela di bocca e gettandola per terra << Ti fa solo male >>.
<< Non devo portarmela dietro ogni volta che vengo al maneggio >> rispose secca sbuffando rumorosamente per il gesto dell’amica << Non ti sopporto quando fai così >>.
<< Oh, che tono duro. Avete litigato? >>.
<< No >>.
<< Che le hai fatto? >> chiese la più grande interpretando il suo monosillabo al contrario.
<< Io proprio niente! >> sbottò Eleonora scattando in piedi << E’ stata lei! >>.
Valentina scoppiò in una sonora risata che per poco non la fece cadere dallo steccato su cui erano sedute.
<< Ah sì? Non vedo proprio cosa avrebbe potuto farti quella ragazzina, Domenghi! >>.
L’altra si passò una mano tra i capelli senza sapere cosa dire. Si sentiva così stupida per il comportamento che assumeva ogni volta che si parlava di Martina.
<< Allora? >>.
<< Niente, lascia stare >> rispose infine la ragazza dai capelli biondi slacciando le redini di Agamennone e salendogli in groppa.
<< Dai, non fare la bambina adesso! Lo sai che con me puoi parlare di tutto! >>.
Eleonora le diede le spalle ma poi si fermò titubante se aprirsi o meno con l’amica. Cosa avrebbe dovuto dirle? Che le dava fastidio che la più piccola avesse degli amici? Che cosa stupida era quella che le passava per la testa!
<< Io… >> mormorò appena << …non lo so… >>.
<< Scendi, scema >> proclamò Valentina facendole un cenno col capo << Ti offro una cioccolata calda, okay? >>.
La diciottenne annuì lentamente. Ricondusse il suo cavallo nel box e seguì l’amica in casa. Erano sole, si sistemarono in cucina e, mentre la proprietaria di casa armeggiava con tazze e pentolini per il latte, l’altra si sistemò intorno al tavolo con lo sguardo fisso su un punto indefinito.
<< Ambra? >> domandò per cercare di deviare la futura conversazione.
<< Non è scesa questo fine settimana, deve studiare parecchio >>.
<< Spiace, non deve essere semplice non vedersi spesso >>.
<< Ci si abitua, non è la fine del mondo. L’importante è che ci siano sempre i sentimenti >> rispose Valentina appoggiandosi al lavandino << E tu? Hai deciso cosa farai dopo il liceo? >>.
A quella richiesta, Eleonora s’irrigidì leggermente.
<< No >> disse << Lo sai che ho qualche problema coi cambiamenti >> aggiunse con un filo di voce.
L’altra asserì col capo ricordando di essere una delle poche che l’aveva vista piangere parecchi anni prima. Anche se non lo mostrava mai, quella ragazza in apparenza fredda e menefreghista, aveva un lato dolce e gentile che quasi a nessuno era dato vedere. Chiuse gli occhi per un solo istante ricordando quella scema.
<< E Martina è un cambiamento per te? >> le domandò cauta.
A quel nome, la ragazza dai capelli biondi strinse la mascella fino quasi a farsi male. Si limitò ad un leggero cenno d’assenso prima di osare alzare gli occhi verdi sull’altra che abbozzò un sorriso.
<< Io non so davvero… >>.
<< E’ un bel cambiamento, se posso permettermi >> affermò risolutamente Valentina strizzandole l’occhio.
<< Idiota! >> esclamò Eleonora scagliandole contro una mela presa dalla fruttiera poco distante da lei.
L’amica la prese al volo e la posò in un posto più sicuro.
<< A parte gli scherzi, perché avete litigato? Quando eravate a cena da me mi sembravate…in sintonia >>.
Si voltò per versare la cioccolata calda e porse una delle due tazze ad Eleonora che la fissò a lungo senza risponderle.
<< Aspetta >> fece subito dopo << Davide…lui conosce Martina? >>.
L’altra divenne rossa e si ostinò a non parlare.
<< Ehi, guarda che non è successo niente di grave >> alleggerì Valentina con un mezzo sorriso << E’ normale che… >>.
<< No >> la interruppe Eleonora << Noi facciamo sempre tutto insieme >>.
<< Dai, Ele non farne un dramma. Siamo persone individuali, ognuno fa le proprie esperienze e le proprie conoscenze. Anche marito e moglie hanno diritto delle volte a non stare sempre appiccicati >>.
La vide annuire poco convinta.
<< Fagliela conoscere, no? Così ti passa questo stupido senso di colpa nei suoi confronti >>.
<< Non capisci proprio un cazzo, sai? >>.
<< Ehi, calmina! >> le disse risentita la ragazza dai capelli scuri << Ti stai facendo tutti questi problemi perché hai fatto qualcosa senza Davide o perché ti trovi meglio con lei che col tuo storico amico? >>.
Per la rabbia del momento, Eleonora scaraventò per terra la tazza da cui aveva fatto pochi sorsi facendola andare in mille pezzi e Valentina comprese d’aver esagerato. Non doveva spiattellarle quella verità davanti agli occhi con tanta irruenza. Con quella ragazza doveva soppesare ogni singola parola se non voleva rischiare di vederla scattare come in quel momento. Sapeva che era quello il vero problema e soprattutto che l’amica faticava ad accettarlo nascondendosi dietro false illusioni. Abbassò gli occhi sulla cioccolata calda sparsa sul pavimento e poi tornò a guardarla.
<< Eleonora >> affermò con tono fermo << Non comportarti come una bambina >>.
<< Fottiti! >> le urlò contro l’altra ragazza correndo verso la porta di casa e uscendo.
Mentre la guardava andare via, Valentina pensò che, nonostante fossero trascorsi otto anni, era rimasta la stessa bambina che aveva trovato a piangere nella stalla.
 
Era entrata nella stalla perché Eleonora era dentro da un buon quarto d’ora e temeva le fosse accaduto qualcosa mentre riponeva l’animale nel box. Era la prima volta che glielo faceva fare da sola. Sin dal primo passo che aveva messo dentro, aveva sentito dei gemiti sommessi. Si era guardata intorno non vedendo nessuno e solo dopo una manciata di secondi aveva compreso che provenivano dal box di Agamennone. Si era avvicinata titubante e l’aveva vista. Se ne stava rannicchiata contro la parete di legno, il volto nascosto in mezzo alle ginocchia e cercava di reprimere le lacrime. Quell’immagine l’aveva fatta sorridere tristemente. Eleonora era una bambina di dieci anni, molto più sveglia e intelligente di qualunque altra sua coetanea. Le stava simpatica, aveva imparato in fretta a cavalcare un cavallo adulto e Agamennone, dal carattere poco affine a quello dei bambini, era molto docile con lei. Era entrata all’interno sotto lo sguardo vigile dell’animale, che aveva compreso anche lui che qualcosa non andasse, poggiando una mano sulla sua spalla. A quel contatto, la bambina aveva alzato gli occhi guardandola in silenzio. Valentina aveva diciotto anni ed era stata informata dai suoi genitori dell’improvvisa sparizione del signor Domenghi per evitare di fare qualche brutta figura. Dopotutto vivevano in un piccolo paese e le voci di spargevano abbastanza in fretta.
<< Tutto bene? >> le aveva domandato piegandosi sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza.
Eleonora aveva annuito lentamente mentre si asciugava gli occhi.
<< Non dirlo alla mia mamma >> aveva sussurrato appena << Io sono grande >>.
Quella frase aveva fatto sorridere l’altra che le si era seduta accanto iniziando ad accarezzarle i capelli.
<< Non ti preoccupare >> l’aveva consolata comprendendo che ora sentiva una grande responsabilità nei confronti non solo delle sorelle ma anche della madre << Non è successo niente >>.
L’altra aveva annuito per la seconda volta tirando su col naso.
<< Anche gli adulti piangono, sai? Non solo i bambini >>.
<< Io non sono più una bambina >> le aveva risposto prontamente Eleonora alzandosi in piedi guardando finalmente Valentina.
Ogni traccia di tristezza o malinconia era scomparsa dal suo viso per fare posto ad una luce di compostezza e serietà che mai le aveva visto. Era diventata adulta.
 
La visita alla zia si era conclusa prima del previsto con immensa gioia di Davide che era libero di uscire. Provò un paio di volte a chiamare Eleonora ma la ragazza con gli rispose. Quando era al maneggio, dimenticava anche come si chiamava. Per un attimo pensò di raggiungerla ma poi la pigrizia ebbe il sopravvento. Avrebbe dovuto cambiarsi e non ne aveva nessuna voglia. Così prese le chiavi della moto e uscì per farsi un giro. Non si era fatto un programma su dove andare, per questo vagò per parecchio tempo senza una meta precisa ma con l’intenzione di non tornare a casa prima di incontrare Lavinia e sua cugina mentre passeggiavano.
<< Ehi Lavi! >> esclamò fermandosi e togliendosi il casco << Ciao Marina >> aggiunse conoscendo di vista l’altra ragazza un anno più piccola di loro.
<< Ehi… >> mormorò Lavinia leggermente imbarazzata per quello che era successo il giorno prima.
<< Ciao Davide, come va? >>.
<< A posto, non mi lamento. Poteva andarmi peggio, oggi sono stato a trovare una vecchia zia di mia madre. Che palle! >>.
Entrambe risero.
<< Ti va di prendere un caffè? >> propose Marina che rispetto alla cugina era nettamente più intraprendente.
<< Volentieri, offro io >> rispose Davide mettendo il cavalletto.
Al bar, chiacchierarono del più e del meno intorno a tre tazzine di caffè macchiato discutendo anche di progetti futuri. Lavinia voleva tentare il test di ammissione alla facoltà di veterinaria a Perugia ed era fermamente convinta che quella fosse la sua strada. Il ragazzo la ascoltò leggermente ammirato e quando toccò a lui si strinse nelle spalle. Con Eleonora non parlava mai di università o simili; quando era in sua compagnia, pareva che fosse tutto molto distante.
<< Andrò all’università anch’io…credo… >>.
<< Non hai un’idea più precisa? >> chiese la compagna di classe.
<< Forse economia… >> rispose vago Davide.
Marina scoppiò a ridere prima di ringraziare e salutare alludendo ad un impegno che non poteva assolutamente saltare.
<< Si vede con qualcuno? >> domandò lui non appena furono rimasti soli con un mezzo sorriso.
<< Un tipo della ragioneria >> disse Lavinia ridendo sottovoce.
Si guardarono negli occhi rimanendo in silenzio.
<< Non sono arrabbiato per quel bacio >> affermò l’amico infine sapendo che era ciò che metteva in difficoltà l’amica.
<< Oh >> fece la ragazza arrossendo improvvisamente senza sapere cos’altro aggiungere.
Aveva capito di essere innamorata di Davide da un bel po’ ma era rimasta nell’ombra credendo di non poter mai essere contraccambiata visto il rapporto che aveva con Eleonora. Aveva sempre pensato che i due prima o poi finissero con lo stare insieme e dare vita a un rapporto duraturo. Invece la dichiarazione sincera dell’amica l’aveva completamente spiazzata e dato la forza di venire fuori.
<< Eleonora ed io siamo molto uniti ma… >>.
<< Non sai se ne sei innamorato >> concluse Lavinia al suo posto.
Il ragazzo si limitò ad annuire.
O per lo meno lei dice di no, pensò senza sapere se essere contento o meno.
<< Davide, non preoccuparti >> affermò la sua coetanea << Io ti voglio bene >>.
 
Da lunedì iniziava la settimana dello studente e tutti i ragazzi si sentivano più liberi da interrogazioni e compiti in classe. Di solito non era quello il periodo in cui si svolgeva ma i rappresentanti d’istituto avevano insistito parecchio affinché si anticipasse. Eleonora era stata quella che in particolare si era fatta sentire alludendo al fatto che le quinte non potevano permettersi di perdere un’intera settimana di lezioni dopo Pasqua facendo presente che tutti e tre erano dell’ultimo anno e sia Davide che Romano organizzavano dei corsi. La preside non aveva trovato nulla da controbattere e avevano potuto organizzare tutto. Martina aveva saputo tutte quelle informazioni da Simona che tendeva a informarsi di quello che accadeva a scuola e successivamente a riferirlo all’amica. Come da routine, sarebbero anche uscite a mezzogiorno visto che era il primo giorno. Stava salendo le scale dell’istituto leggermente di corsa visto che l’altra la stava già aspettando per andare al corso di film dell’orrore tenuto da Davide Molarte, quando vide passarle davanti Eleonora. Si bloccò osservandola sparire indisturbata sulle scale antincendio. Dove stava andando? Era curiosa di scoprirlo e non le dispiacque poi così tanto dare buca a Simona. Non le era mai andata a genio l’idea di trovarsi nella stessa aula con la persona che considerava un autentico idiota, ma aveva promesso all’altra sedicenne che ci sarebbero andate insieme. Senza curarsi della risposta, si affrettò a seguirla.
<< Mi stai seguendo? >> disse Eleonora non appena Martina si ritrovò anche lei sulle scale antincendio.
L’altra per un attimo rimase a fissarla sorpresa di trovarsela di fronte.
<< Non…non dovresti essere dentro a seguire i corsi anche tu? >> le domandò cercando di risponderle a tono.
L’altra scoppiò in una sonora risata.
<< Perdere tempo dietro quelle cavolate? Credimi, ho di meglio da fare che vedere film dell’orrore >>.
Sono pienamente d’accordo con te, pensò la più piccola con un mezzo sorriso.
<< E anche tu >> aggiunse subito dopo << Vieni con me? >>.
Martina osservò tenderle la mano e tutta la rabbia che provava per quello che era successo sabato sfumò improvvisamente.
<< Vengo solo perché la penso come te stavolta >> rispose << Ma non significa che non sia arrabbiata >>.
Eleonora si strinse nelle spalle come se le fosse indifferente ma la verità era che dentro di sé era euforica che Martina avesse accettato. Sapeva d’aver esagerato ma non era intenzionata a chiedere scusa.
<< Come ti pare >> dichiarò prima di voltarsi e iniziare ad arrampicarsi verso il tetto.
<< Che diavolo fai? >> esclamò la ragazza dai capelli rossi sconvolta.
<< Non urlare e metti i piedi dove li ho messi io >> le rispose la più grande quando ebbe finito guardandola dall’alto.
Martina ubbidì senza smettere un solo attimo di chiedersi perché si fosse innamorata proprio di lei. Sarebbe stato indubbiamente più semplice se quello che provava per Eleonora, lo sentisse per Veronica. Era abbastanza certa che sarebbe stata contraccambiata senza problemi.
<< Sei completamente pazza >> continuò quando l’ebbe raggiunta << Lo sai che se ci vedessero… >>.
<< Fatti meno problemi, bimba >> tagliò corto l’altra prendendo dallo zaino un libro e un telo da mare.
Vi si stese sopra iniziando a leggere senza più degnarla di uno sguardo. La più piccola la imitò osservandola. Quando si ubriacava, si comportava come una cretina e perdeva probabilmente ogni freno inibitorio ma doveva ammettere che era attratta anche da quel suo lato che odiava tanto. Si disse che se fosse stata più coerente non avrebbe dovuto più rivolgerle la parola dopo la mezza rissa che aveva scatenato sabato sera eppure continuava a ripetersi di non stare facendo niente di male.
<< Odio quando mi chiami così >> mormorò incrociando le braccia sul petto.
Eleonora ridacchiò leggermente senza staccare gli occhi dalla pagina.
<< Che farai dopo il diploma? >> chiese Martina << Non dirmi che non ci hai mai pensato >> aggiunse notando la sua espressione perplessa.
<< Manca ancora del tempo >> si limitò a rispondere evasivamente l’amica.
<< Per come scrivi, secondo me dovresti prendere lettere all’università >>.
La ragazza dai capelli biondi alzò lo sguardo sorpresa da quelle parole. Anche lei aveva pensato parecchio a quella facoltà ma era sempre stata restia ad accettare che le piacesse. Sua madre, nonostante non glielo avesse mai detto, avrebbe voluto che si iscrivesse a legge con sua cugina per diventare un brillante avvocato e guadagnare molti soldi oppure a qualunque altra facoltà che venisse successivamente ben retribuita. Dubitava che Lettere e Filosofia rientrasse negli schemi di famiglia. Sospirò pensando che non desiderava diventare improvvisamente la pecora nera della famiglia, non dopo tutto quello che aveva fatto per arrivare in cima.
<< Non lo so >>.
<< Oh, dai! Scrivi molto bene e non sono l’unica che te lo dice >> affermò la più piccola alludendo ai commenti positivi che parecchia gente sul web le aveva lasciato per le sue storie.
<< Anche tu scrivi bene, ti iscriverai a quella facoltà? >>.
<< Io ho più tempo di te per decidere! >> esclamò Martina non capacitandosi di come l’altra riuscisse sempre a capovolgere la situazione << Stavamo parlando di te, comunque >>.
Eleonora si strinse nelle spalle considerando il discorso concluso.
<< Ti vedi ancora con quella? >>.
L’amica la guardò valutando attentamente quali parole usare per non mandare in malora quei momenti che potevano vivere insieme.
<< Sì…io… >>.
<< Okay, non mi interessa >> la interruppe seccamente Eleonora rimettendo la testa sul libro con un po’ troppa foga.
Martina allungò una mano verso il suo viso ma l’altra si scostò quel tanto che bastava per non farsi toccare. Non era gelosa, bruciava letteralmente di invidia in quel momento e questo la fece sorridere.
<< Non fare quella faccia, sul serio non mi interessa >> enfatizzò la più grande.
<< Se non ti interessa perché l’hai domandato? >>.
Eleonora si stese sul telo da mare e lasciò che il libro le scivolasse di mano mentre faceva un respiro profondo.
<< Può darsi che mi dispiaccia leggermente per sabato sera >> disse cauta << Ma quella non mi piace lo stesso >>.
La ragazza dai ricci capelli rossi le si stese accanto mettendosi di lato per poterla guardare.
<< Può darsi? >> ripeté quasi sarcasticamente.
La più grande si coprì il volto col volume.
<< Può darsi >> affermò nuovamente << Smettila, bimba! >>.
Quando tornò a guardarla, notò come il viso di Martina fosse vicinissimo al suo. Quei grandi occhi verdi erano meravigliosi e, nel sentire che le aveva sfiorato la mano, fu attraversata da un brivido di piacere. Era assurdo, l’altra non aveva fatto niente di particolare per scatenare simili reazioni in lei eppure accadeva e voleva capirne il perché. Si mosse per mettersi nella sua stessa posizione e un lampo di dolore le attraversò lo sguardo.
<< Che hai? >> chiese la più piccola notandolo immediatamente.
<< Niente, bimba >> rispose Eleonora << Mi è venuto il ciclo stamattina. Per fortuna aggiungerei, ha fatto una settimana di ritardo lo stronzo e mi ha fatto letteralmente cagare sotto dalla paura >>.
Paura?, si ripeté mentalmente Martina, Allora significava che lei…
<< Ele… >> iniziò titubante << …tu…non…non sei vergine? >>.
<< Certo che no >> rispose prontamente la ragazza dai capelli biondi senza comprendere quale fosse il motivo di quella esitazione nella sua voce << Perché tu sì, invece? >>.
<< No >>.
 
Lo aveva fatto e lo faceva con Davide, ne era sicura. Era l’unica persona con la quale Eleonora poteva fare del sesso. Se lo sentiva. E la cosa la faceva infuriare non poco. Come poteva donarsi a quel ragazzo che non capiva niente? Come poteva farsi toccare da lui? Non era possibile, preferiva Davide a lei! Non poteva crederci. Le sue parole le avevano fatto capire che era una cosa che facevano spesso. Desiderava che fosse solo sua e invece era costretta a vedere come quell’idiota gliela portasse via da sotto il naso. Era una sensazione terribile, che la faceva tremare per la rabbia. Quasi subito dopo quella breve conversazione era andata via, non sopportando l’idea che quella candida pelle fosse toccata da mani rozze e dall’espressione che le aveva rivolto Eleonora aveva compreso che l’altra non aveva capito cosa avesse detto di sbagliato. Era stata spontanea e sincera senza sapere quale dolore avesse provocato nel cuore della più piccola. Era uscita da scuola ancora visibilmente scossa ed entrò nell’auto di Veronica che la stava attendendo.
<< Ehi, tutto a posto, Marty? >> le chiese immediatamente la più grande facendo manovra per uscire dal parcheggio.
<< Sì >> mormorò l’altra che sarebbe volentieri scoppiata a piangere per i pensieri che stava facendo.
Veronica guidò verso un posto isolato dove stare tranquille; aveva compreso che c’era qualcosa che non andava e, essendo mezzogiorno, avevano ancora un po’ di tempo prima di riportarla a casa per pranzo.
<< Mi vuoi dire che hai? >> insistette quando si fermò << Hai litigato con qualcuno? >>.
<< Io… >> iniziò Martina voltandosi verso di lei.
Non riuscì a continuare e ancor prima di accorgersene posò le sue labbra su quelle dell’altra ragazza che non si oppose. Voleva dimenticare quello che aveva scoperto, voleva sentirsi appagata almeno per qualche attimo e avere l’illusione di essere felice. Veronica poteva aiutarla in questo.
<< Ma cosa… >> fece la ragazza dai corti capelli leggermente frastornata da quel gesto.
<< Ti prego, non dirmi di no >>.
Veronica le accarezzò il viso scostandole quei ricci che tanto le piacevano e le sorrise baciandola. Non si sarebbe mai negata. Delicatamente, ma con fermezza, insinuò una mano sotto la maglietta che indossava fino ad arrivare al suo reggiseno. Glielo abbassò per poter accarezzare direttamente la pelle e la sentì gemere. Cercò ancora le sue labbra mordendogliele senza farle male e scese a baciarle il collo. Martina sussultò per il piacere che la stava invadendo e chiuse gli occhi immaginando che fosse Eleonora. Almeno nella sua mente poteva fantasticare di poterla avere. Aiutò la ragazza a spogliarla e si lasciò guardare solo con l’intimo addosso e i jeans abbassati fino alle caviglie.
<< Sei bellissima >> sussurrò Veronica visibilmente eccitata mentre si leccava le labbra.
La più piccola arrossì leggermente allungando il collo per arrivare alle sue labbra. Si baciarono ancora prima di farle comprendere che voleva che si denudasse. Quando rimasero entrambe solo in slip e reggiseno, Veronica si mise sopra di lei senza farle male e le slacciò il pezzo di sopra dell’intimo. Sentì Martina fare lo stesso e iniziare ad accarezzarle la schiena mentre lei si perdeva ad ammirare quel seno così perfetto e meraviglioso. Incominciò a lambirne uno con la lingua sentendo il capezzolo diventare sempre più duro e l’altro con la mano libera prendendolo tra il pollice e l’indice. La più piccola gemette di piacere, segno che stava facendo un ottimo lavoro, e le diede un bacio sulla guancia.
<< Ho desiderato farlo fin dalla prima volta che ti vidi >> le bisbigliò con voce rotta.
<< Ti prego… >> mormorò semplicemente Martina.
A quelle parole, l’attenzione di Veronica si spostò verso il basso. Con la punta delle dita percorse il suo ventre facendo sospirare l’altra fino ad arrivare all’elastico del suo slip. Ne seguì il profilo prendendosi ancora qualche istante per vederla sofferente e impaziente prima di sfilarglielo.
<< Sei davvero meravigliosa >> disse contemplandola finalmente nuda.
Martina non rispose temendo di potersi tradire se avesse parlato. Nella sua testa era tutto completamente differente ma non poteva rivelarglielo. La sentì stringere con forza i suoi glutei con entrambe le mani prima di fare una leggera pressione per farle allargare le gambe.
<< Guardami Martina >>.
L’altra aprì gli occhi trovandosi di fronte il volto di Veronica. Si baciarono con forza mentre la più grande accarezzava la sua parte più intima. Infilò un dito sorridendole.
<< Non è la prima volta che lo fai, eh? >> domandò maliziosa iniziando a spingere e a darle un ritmo da seguire col bacino.
La più piccola ormai era preda delle sue emozioni. Era passato troppo tempo prima che qualcuno l’avesse toccata in quel modo, aveva bisogno di raggiungere l’apice del piacere e di sentirsi un minimo appagata. Non chiedeva molto in fondo. Sussultò prepotentemente quando Veronica la penetrò con un secondo dito e si lasciò completamente andare all’orgasmo che le era montato dentro come un uragano.
<< Ele…o…no…ra… >> sussurrò. 
  
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