Film > The Amazing Spider-Man
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Autore: grace_law_smith    22/04/2013    3 recensioni
Quando tutto sembra perso, quando senti solo dolore, quando hai paura, arriva Peter.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Li chiamavano 'imprevisti'.

-Ehi, ciao! Sei Grace, no? L’amica di Gwen?...Be’, sabato, dopo domani, organizzo una festa…porta chi vuoi!-
La bruna mi consegnò un volantino con l’indirizzo e il numero di telefono. Annuii senza dire parola.
Mi diressi un po’ stranita verso casa mia.
Le cose dall’ufficializzazione del fidanzamento di Gwen con Peter andarono peggio.
Non che loro avessero realmente ufficializzato la cosa, ma si vedeva che stavano bene insieme.
Gwen era sempre contenta, parlava in continuazione di quanto fosse felice di stare con Peter.
Parker, invece, nonostante fosse entusiasta di non essere più invisibile agli occhi dell’altro sesso (e non solo) sorrideva e basta.
L’amicizia che c’era tra noi scomparve e tutto precipitò. Ogni giorno, a scuola, non avevo il coraggio di salutarli. Un po’ per imbarazzo, un po’ perché non ce l’avrei fatta a sorridere e far finta di niente davanti Peter. E, avendo considerato questi fattori altamente soggettivi, mi nascondevo e facevo finta di non vederli.
Saltavo tutti i corsi che avevo con loro e anche la mia media iniziava a precipitare. Cercavo di recuperare andando ai corsi pomeridiani ma Gwen era così impegnata con l’attività scolastica che la trovavo anche di pomeriggio e ciò mi costringeva a studiare senza l’aiuto dei professori.
Mia madre si accorse presto di quello che stava accadendo o per lo meno, capì che qualcosa non andava.
Invano tentò di scoprire qualcosa, non le dissi nulla. Non me la sentivo!
Poi, però, pensai a una cosa. Come mai Peter venne da me a dirmi che lui e Gwen si erano messi insieme? Perché proprio a me e perché era combattuto nel dirmelo?
I miei sentimenti per Peter maturarono presto, forse troppo presto. Non me ne resi nemmeno conto: dai momenti di tristezza passavo a sorridere come una malata perché pensavo a lui e al fatto che avrei rivisto quel suo dannatissimo sorriso, quant’era bello.
Ma un giorno passato insieme non poteva significare nulla.
Conoscevo il vero Peter? Tanto ormai era tutto inutile, lui stava con Gwen e io, fingendo di essere contenta della loro relazione, facevo andare tutto bene.
Ero seduta sul letto della mia camera a fissare il tetto e a pensare alla strana situazione in cui mi trovavo quando qualcuno bussò alla porta.
-Sì?-
-Tesoro, c’è qualcuno di sotto che vuole vederti.- fece mia madre.
Sobbalzai incuriosita, aprii la porta.
-Chi è?- chiesi con gli occhi pieni di felicità.
-Ha detto di chiamarsi…Peter.- disse mia madre confusa. -Ti aspetta di sotto.-
Sgranai gli occhi. Peter? Come sapeva dove abitavo? Cioè, quella era la domanda più stupida che potessi farmi perché, cazzo, Peter Parker era venuto fino a casa mia per parlarmi.
Mia madre mi vide pensierosa e capì subito cosa doveva fare.
Chiusi la porta e sentii i passi di mia madre scendere per le scale e dire a Peter: -Scusa Peter, Grace sta dormendo.-
-Rimango qui.- disse Peter deciso. -Finché non si sveglia.-
Poi, non so come, mia madre fece accomodare Peter fuori. Gli disse di andarsene, o qualcosa del genere.
Fuori pioveva, cioè, piovigginava. Ma il tempo era quello lì. Strano a dirsi, dato che di mattina c’era stato il sole. Ma New York era imprevedibile. New York era la mia città, come me: imprevedibile.
Scostai la tenda della finestra che avevo in camera per osservare Peter.
Restò seduto lì un bel po’, quasi due ore.
Quelle poche parti di cielo rimaste, non coperte dai grattacieli, iniziavano a scurire per dar vita alla notte.
La notte di New York….non si vedevano più le stelle. Ormai quelle erano rappresentate dalle luci degli appartamenti di Wall Street, bisognava ammetterlo.
Una notte stellata a New York non si vedeva da tanto tempo e mi mancava.
Stetti ad aspettare le stelle per un po’ di tempo finché mia madre non mi chiamò per la cena.
-Sì, arrivo…- dissi piano.
Guardai un ultima volta fuori dalla finestra per osservare Peter che fino a quel momento c’era stato ma che ora non c’era più.
 Si era arreso, probabilmente.
Un senso di rimorso mi pervase completamente tanto che non riuscivo ad alzarmi e raggiungere la cucina.
Poi pensai e mi ricordai di Spider-Man, di quella volta che mi aveva salvato. E capii che forse ero innamorata di lui e non di Peter, anche se quest’ultimo mi ricordava vagamente il primo.
Forse l’eroe che si era preso cura di me era il mio vero amore. Forse la maschera e la calzamaglia che mi faceva tanto ridere erano quelle poche cose che mi facevano innamorare di lui.
A quel pensiero sorridi e mi alzai pronta per addentare il polpettone.
Raggiunsi la soglia della porta con un sorriso da ebete quando, alle mie spalle, sentii dei rumori strani.
Mi voltai velocemente in preda alla paura. Il cuore batteva a mille e mi scappò quasi un urlo quando Spider-Man mi lanciò una ragnatela per farmi stare zitta.
-Ehi, ehi…calma, non voglio farti male!- disse lui pronto.
Mia madre, che da sotto aveva sentito rumori provenire dalla mia camera urlò: -Tutto ok, tesoro?-
Guardai velocemente in basso, come se potessi guardare mia madre e poi guardai Spider-Man, in cerca di aiuto.
Ero agitatissima, non riuscivo a stare ferma. Spider-Man mi disse di parlare con mia madre per qualche secondo e dirle che stavo bene. Lo feci.
Ritornata in camera il ragazzo/uomo era seduto sul mio letto.
-Ecco, ho fatto. Adesso mi spieghi che cazzo vuoi?- gli dissi a bassa voce ma arrabbiata.
Quella maschera mi perseguitava. No, non la maschera di Spider-Man, quella di Peter Parker. Lavanda. C’era ancora quel profumo, la voce di Spider-Man era anche vagamente simile a quella di Peter. Impossibile fosse lui.
-Voglio parlarti.-
-Troppe persone oggi mi vogliono parlare.-
-No, sempre le stesse.-
Guardai l’uomo ragno interrogativa.
-Vieni qui.- mi disse e indicò il letto.
-Perché dovrei?-
-Grace, siediti.-
-Come cazzo sai il mio nome?- dissi pronta.
Il ragazzo si alzò e si avvicinò a me mentre alzava la maschera all’altezza delle labbra. Mi sorrise.
E capii tutto.
Un sorriso, mi bastava solo un sorriso per capire che Spider-Man era la stessa persona che per quasi un mese mi aveva fatto sentire male.
Piano, avvicinandosi a me, Peter appoggiò le sue labbra morbide sulle mie.
E mi mancava il fiato per continuare.

*

Passò un altro giorno prima della festa di Kimberly, la ragazza che mi aveva invitato. Solo dopo avevo scoperto il suo nome e anche il fatto che il suo invito per me le era stato dato da Gwen. La bionda, nonostante tutto, era rimasta mia amica. Be’, non ci parlavamo, però lei ci teneva a me e io avevo baciato Peter.
Cioè, Spider-Man. Nulla era chiaro nella mia mente, sapevo solamente di essere  innamorata della stessa persona e che quella ricambiava il mio amore. Ma stava ancora con Gwen e questo lo odiavo. Non si può stare con due persone contemporaneamente, è impossibile ma sorvolai sul fatto.
Ero seduta sui gradini di casa mia, con un vestito tanto corto quanto adatto a una festa, aspettando che George Stacy con sua figlia mi venissero a prendere.
L’auto rossa sfrecciò veloce sull’asfalto di fronte casa mia e Gwen, abbassando il finestrino, fece segno di salire.
-Ciao!- salutò contenta la bionda.
Dio mio, era bellissima, io non avrei avuto speranze con Peter.
-Ciao…- dissi sottovoce con un sorriso forzato. -Grazie del passaggio, Signor. Stacy.-
-Di niente Grace, allora.- fece partire subito l’auto. -Promettete eviterete gli alcolici?-
Gwen rise. -Certo Papà, perché no.- e continuò a ridere.
-E tu che dici, Grace?-
-Certo Agente Stacy, perché no…- e risi anch’io.
Poi guardai Gwen e notai che lei mi stava già sorridendo e, senza dire nulla, mi abbracciò.
Capii subito cosa voleva fare. Voleva fare pace, ma lei non sapeva nulla. Non sapeva del bacio tra me e Peter, del fatto che ero pazza di lui e che lui, forse, ricambiava.
Rimasi fredda a tutte le attenzioni di Gwen durante la serata, non tanto perché fossi ancora arrabbiata con lei, perché mi sentivo in colpa. Cosa che lei, i primi tempi, non faceva.
Peter arrivò un’ora dopo ed erano già le dieci e mezzo. Salutò Flash, un paio di amici e poi si diresse verso Gwen.
La festa proseguiva in modo fantastico: Kimberly fece mettere un po’ di musica e le luci soffuse creavano l’atmosfera perfetta e se la prima parte (che durò dalle dieci e mezzo alle undici e mezzo) era stata abbastanza movimentata con canzoni che fecero ballare persino Robert Robot che fino a quel momento era stato un vero e proprio robot, la seconda parte della festa (dalle undici e mezzo in poi) si trasformò in un mortorio.
Non che lo fosse veramente ma i compagni più stanchi si addormentarono sui divani mentre le coppiette più sdolcinate di tutta la scuola pomiciavano durante i lenti.
Io, invece, rimasi seduta, da sola, in un angolo. Parlai con qualcuno che mi fece conoscere Gwen, ma nulla di che.
Frequentavo solo il quarto anno mentre la maggior parte degli invitati frequentava il quinto. Insomma, io per loro ero ancora la matricola del primo anno.
Erano tutti fatti, chi, tra un ballo e l’altro, urlava di quanto era ubriaco e scappava sempre una risata. Le solite feste adolescenziali americane, nulla di nuovo. No, avevamo solo Spider-Man come pezzo forte, ma nessuno lo sapeva.
Infatti Peter si fece notare subito. Parlò con un gruppo di ragazzi del quarto e quinto anno. Flash compreso. Già, sembrava stranissimo: Peter Parker che parlava con Flash, il grande e potente Flash.
Ma tutto da quando Peter diventò Spider-Man. Cosa da non dimenticare.
Lo guardai tutto il tempo, osservai tutte le sue mosse. Non per ossessione, per attrazione. Lui ricambiava i miei sguardi. Ma non lo faceva notare.
Quando i nostri occhi s’incrociavano mi scappava un sorrisino, ma anche io facevo finta di niente.
Ogni tanto Gwen mi si avvicinava per parlarmi di ‘quanto fosse fantastica la festa!’, per me era solo indifferente.
Bevevo un bicchiere di Coca-Cola quando Steven, il playboy della scuola, si avvicinò a me:
-Ciao, sei Grace?-
-Come mai ultimamente mi fanno tutti questa domanda?-
-Perché sei talmente carina che tutti vorrebbero conoscerti.-
Mi rivolse un gran sorriso che non ricambiai.
Kimberly si avvicinò:
-Steve e Grace! Non ci posso credere, state insieme? E da quando?-
Scoppiai a ridere e nel giro di qualche secondo tutti ci fissavano.
-No, non stiamo insieme, Kim. Mi ero avvicinato a Grace per parlare…-
Annuii indifferente mentre Gwen si avvicinava a noi.
Chiese un po’ a Kim cosa stava succedendo e, infine, aggiunse il suo parere:
-Secondo me sareste una coppia bellissima!-
Fissai incredula Gwen e Steven.
-No, dico, stai scherzando?- dissi infine.
-Perché? Siete perfetti…Peter, tu che ne pensi?-
Peter mi guardò deluso.
-Sì, ehm…perché no?-



Be', come tutti sapete (o spero la maggior parte di voi) questa gif è tratta dal primo film della trilogia di Spider-Man mentre Peter/Spidey bacia Mary Jane Watson.
Ripeto, come ho già specificato nel primo capitolo, che il personaggio di Grace NON è ispirato a Mary Jane Watson ma questa era l'unica gif che si adattava al capitolo.
Spero di essere in tempo col capitolo e spero che tutti i recensori dei primi due (e anche nuovi) recensiscano questo capitolo.
Con la speranza che vi piaccia,
Marianna.

  
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